GAZZETTINO martedì 3 dicembre Indice articoli

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1 GAZZETTINO martedì 3 dicembre 2013 (Gli articoli della presente rassegna, dedicata esclusivamente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) Indice articoli REGIONE (pag. 2) I sindaci: no alla nuova Sanità Fa rumore l addio al bonus bebè UDINE (pag. 3) Confronto nella Cgil sulle riforme istituzionali Alla Raco in settanta rischiano la mobilità Alla Vetroresina stipendi in ritardo, ma ci sono garanzie anche per la 13esima PORDENONE (pag. 5) Imu, indicazioni in ritardo. Nei centri fiscali torna il caos Ideal Standard, tensione e manager "sequestrati" Electrolux, continua il "boom" di licenziamenti con l incentivo Rino Romano, ultima svendita

2 REGIONE I sindaci: no alla nuova Sanità La Conferenza permanente per la programmazione sanitaria, sociale e sociosanitaria regionale, presieduta dal sindaco di Sacile Roberto Ceraolo, ieri ha bocciato con 8 voti contrari, 3 a favore e 2 astenuti le Linee di gestione 2014 del servizio sanitario presentate dall'assessore regionale alla Salute, Maria Sandra Telesca, che venerdì le porterà in Giunta per l'approvazione. «A tutti è chiaro il senso della collaborazione, anche se ogni territorio ha i suoi problemi. Li ho ascoltati, ma ho anche detto che il mio compito è quello di fare sintesi», ha commentato l'assessore, confermando così che l'esito non scalfisce la sostanza del documento. Nel merito, la critica più pesante, spiega il presidente Ceraolo (che insieme al sindaco Di Bisceglie aveva proposto una riconvocazione dell'organismo prima del voto), è che «la diminuzione di risorse si rifletterà sull'erogazione del sistema, ma se l'impostazione data anticipa la riforma non è giusto che la rideterminazione dei servizi sia nelle mani dei direttori aziendali. Deve essere la politica a decidere». Il documento, tra l'altro, dettaglia la dotazione finanziaria di ogni area vasta, che rispetto all'anno scorso subisce una decurtazione, pur «mantenendo gli attuali Lea, livelli essenziali di assistenza», sottolinea Telesca. Per l'area vasta Giuliano-Isontina ci sono 695,652 milioni; per quella Udinese 875,028 milioni; per l'area Pordenonese 463,732 milioni. In totale, 2 miliardi e 34 milioni il finanziamento per le Aziende nel 2014, comprendendo in tale budget la farmaceutica territoriale, l'afir, la protesica, la specialistica, il ricovero, la prevenzione, l'adi, l'integrazione socio-sanitaria, la medicina convenzionata, le strutture residenziali specifiche/handicap, il finanziamento per la ricerca Irccs, la quota Rar assegnata alle aziende, la quota riproporzionata. Nel budget dell'udinese sono compresi anche i 9 milioni per il Dipartimento servizi condivisi. Su uno dei fronti caldi del sistema regionale, ovvero la permanenza in attività di alcuni punti nascita in rapporto alle regole fissate dall'accordo Stato-Regioni del 2010 e recepite dalla Regione con il Dgr 1083/ in sostanza sotto i 500 parti l'anno si pongono problemi di sicurezza - le Linee di gestione 2014 affermano che «qualora detti livelli di sicurezza non possano essere garantiti nelle singole strutture, attiene alla responsabilità della direzione aziendale di mettere in atto tutti i provvedimenti necessari».

3 Fa rumore l addio al bonus bebè Elisabetta Batic La Giunta Serracchiani azzera le risorse per il bonus bebè e in Consiglio regionale scoppia la polemica. A sollevare il caso è il consigliere Luca Ciriani (Pdl verso il Nuovo centrodestra) durante l esame della legge finanziaria 2014 licenziata ieri dalla Prima commissione integrata con i voti di Pd, Sel e Cittadini (nessun contrario, astenuti Pdl, M5S e Lega). La manovra di bilancio approderà in Aula la prossima settimana ma è già scontro tra l opposizione di centrodestra e la maggioranza sull emendamento di Giunta (poi ritirato su pressing dell opposizione) che sopprime il bonus di mille euro, stanziato dalla precedente Giunta guidata da Renzo Tondo. Duro il commento di Cirian: «Incredibile il comportamento della Giunta progressista e di sinistra a fronte di un provvedimento che assegnava mille euro alle famiglie più bisognose alla nascita di un bambino». Pronta la replica dell assessore alla salute Maria Sandra Telesca: «La linea è quella di convogliare tutti gli interventi puntuali e una tantum su uno stanziamento complessivo per le politiche della famiglia, con 4 milioni destinati ad abbattere le rette degli asili nido». Parole poco convincenti per Ciriani che definisce la decisione della Giunta «una caduta rovinosa, vedremo se dopo le nostre proteste faranno marcia indietro». «Alle famiglie diciamo che non avranno più il bonus bebè ha sottolineato Telesca - ma beneficeranno dell abbattimento delle rette degli asili nido». Confermando che la voce relativa al bonus bebè rimane senza fondi, «ritirando l emendamento abbiamo voluto lasciare un apertura per poter valutare la situazione in sede di assestamento di bilancio». Ma Ciriani rincara: «Il bonus bebè introdotto dal centrodestra rappresentava un importante gesto di attenzione per le famiglie che sono in pesanti difficoltà in un momento in cui anche il solo acquisto dei pannolini può rappresentare un problema». Ad intervenire sulla sanità anche Riccardo Riccardi (Pdl-Fi) che ha posto l accento sui 143 milioni di euro in meno per la Direzione centrale salute (90 quelli in meno per il servizio sanitario regionale rispetto al 2013) ed osservando che la cultura (destinataria di 26 milioni di euro) gode invece di un +20% in termini di risorse. Favorevoli alle scelte per il settore socio-sanitario i Cittadini: secondo il capogruppo Pietro Paviotti «la programmazione è l unica via d uscita». UDINE Confronto nella Cgil sulle riforme istituzionali UDINE - La valutazione della Cgil sulle riforme istituzionali in FVG al centro di una tavola rotonda che si terrà oggi alle 9 nella sede della camera del lavoro in via Bassi 36. Parteciperà Vincenzo Martines, presidente della Quinta Commissione del Consiglio regionale. Oltre al segretario provinciale Alessandro Forabosco, interverranno Alessandro Baldassi (Funzione pubblica), Villiam Pezzetta (Fillea), Gino Dorigo e Daniela Vivarelli (pensionati). Un incontro importante visto i tempi sempre più stretti della riforma che sta approdando in Regione.

4 Alla Raco in settanta rischiano la mobilità Paola Treppo Se non interverranno fatti nuovi, tra cui la modifica dei mercati, o una ripresa nello specifico comparto, quello degli scambiatori di calore, per decine di lavoratori della Raco di Attimis, quello che ormai è alle porte sarà un anno nero: scade infatti nel giugno del 2014 l'ammortizzatore sociale della cassa integrazione straordinaria per crisi attivato all'inizio della scorsa estate, e per la durata di 12 mesi, per i circa 230 dipendenti dell'opificio attivo del centro collinare della Val Malina. Si tratta di una fabbrica che ha permesso, per molti anni, di sostenere economicamente numerose famiglie della Pedemontana friulana e, in particolare, della zona già svantaggiata della "montagna povera" di Faedis, Attimis, Nimis e anche del vecchio capoluogo di mandamento, Tarcento, oltre all'area limitrofa di Povoletto. Nei periodi migliori, la Raco è riuscita a dare occupazione a più di 300 persone, che poi sono scese all'odierno organico a seguito di precedenti tagli. Sebbene assorba ancora molta manodopera e numerosi impiegati amministrativi e di segreteria, l'azienda si trova a fronteggiare concorrenza e aumento di costi. Per questo, nel giugno prossimo, terminata la cisg, il cui assegno è stato sempre regolarmente anticipato e liquidato, entreranno in mobilità 70 persone, con la riduzione conseguente, quindi, di circa un terzo dell'attuale forza lavoro. Un incontro, già programmato per fare il punto sulla vertenza, è previsto tra la proprietà, le Rsu e le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil di categoria, per la giornata del 16 dicembre prossimo. In quell'occasione i vertici della Raco daranno forse indicazioni più precise sullo stato di salute dell'azienda, il cui mercato di riferimento fa capo in parte all'italia e in parte all'estero. Fino a oggi la cassa straordinaria è stata comunque utilizzata in base alle commesse e non è mai scesa al livello critico delle zero ore. Alla Vetroresina stipendi in ritardo, ma ci sono garanzie anche per la 13esima POVOLETTO - (PT) Grande preoccupazione da parte dei dipendenti della "Vetroresina Ap", storico opificio di Povoletto che produce di tubi e serbatoi, a causa del ritardato pagamento di alcune commesse importanti; per questo la Srl si è vista costretta a posticipare, di conseguenza, anche i pagamenti agli addetti diretti, circa 40 tra uomini e donne. La proprietà ha garantito comunque che, entro breve, la mensilità non liquidata sarà accreditata e che la tredicesima, attesa da tutto il personale vista la vicinanza alle festività natalizie, verrà liquidata come ogni anno. Un incontro in tal senso si è già tenuto nei giorni scorsi nella sede di Confindustria, a Udine, riunione cui hanno preso parte la proprietà e le organizzazioni sindacali di categoria di Cgil, Cisl e Uil. La temporanea carenza di liquidità dovrebbe trovare definitiva soluzione a brevissima scadenza, grazie al pagamento di alcuni lavori da parte di due importanti clienti. Nonostante la recessione, la Srl di Povoletto, prima in Italia a lanciare questo genere di innovativo prodotto, sta cercando di reggere l'urto della crisi, sebbene abbia dovuto ricorrere all'ammortizzatore sociale del contratto di solidarietà.

5 PORDENONE Imu, indicazioni in ritardo. Nei centri fiscali torna il caos Davide Lisetto Il ritardo del governo sul decreto che riguarda l Imu sta gettando nel caos i Centri di assistenza fiscale e quindi tutti i contribuenti che si affidano agli sportelli per il pagamento della rata sulla seconda casa, sui terreni e sugli immobili legati alla produzione. E proprio dai Caf arriva l allarme sulle difficoltà del calcolo della seconda rata. L approvazione del decreto - sul quale per altro ci sono state modifiche e non vi sono ancora certezze - che cancella, solo parzialmente, il versamento di dicembre sulle abitazioni principali è arrivato troppo a ridosso delle scadenze. Tanto che la confusione negli ultimi giorni si è moltiplicata. E sono moltissime le persone che si rivolgono ai centri di assistenza fiscale per avere informazioni. Tanto che anche in provincia in alcuni Caf si è lavorato anche sabato e domenica scorsi: il ritardo del decreto e delle circolari ministeriali ha costretto gli operatori a una sorta di corsa contro il tempo. «I bollettini, infatti, devono essere stampati, compilati e spediti a domicilio in fretta. È necessario - spiega Daniele Morassut, responsabile del Caf Cisl di Pordenone - mettere i contribuenti nella condizione di poter pagare la rata per le seconde case entro il 16 dicembre. Inoltre, non è ancora chiaro quali dovranno essere le indicazioni sui terreni». Ci sono poi alcuni Comuni che non hanno ancora deliberato formalmente le aliquote, anche se in realtà ci sono dei "verbali di impegno" che consentono comunque ai Caf di procedere. Insomma, una situazione che potrebbe aumentare la confusione soprattutto sul fronte della prima casa rispetto ai Comuni che hanno incrementato - nel 2012 e nel l aliquota oltre quella ordinaria del 4 per mille. «Una situazione - denunciano i Caf - che rende estremamente probabili gli errori nella determinazione degli importi da pagare entro il 16 gennaio con l elevatissimo rischio di dare il via a un enorme contenzioso tra contribuenti e amministrazioni locali». A creare la maggiore confusione è il decreto legge che abolisce la seconda rata sulla prima casa. Non accenna a diminuire la polemica sul provvedimento, approvato dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana. Provvedimento che penalizza chi ha la prima casa nei Comuni che nel 2013 hanno incrementato le aliquote superando il livello standard del 4 per mille. Le risorse necessarie vengono reperite soprattutto aumentando gli acconti fiscali, che gravano su banche e assicurazioni. Raschiato il fondo del barile il governo si è accorto che mancavano all'appello ancora 350 milioni, e ha deciso di farli pagare ai proprietari, che dovranno coprire il 40% degli aumenti Imu decisi dai Comuni. Sul fronte opposto l accusa di "iniquità" da parte dei sindaci che invece si sono impegnati a tenere le aliquote al minimo.

6 Ideal Standard, tensione e manager "sequestrati" Davide Lisetto Doveva essere un incontro di quelli programmati per discutere della cassa integrazione per i tredici impiegati della holding in esubero. Ma la mancanza al tavolo di confronto dei diretti responsabili della società (cioé il vertice del management nazionale rappresentato da Domenico Antetomaso e Roberto Gelsomino) ieri mattina ha scatenato di nuovo la rabbia e la tensione nello stabilimento Ideal Standard di Orcenico. A trattare erano stati delegati il responsabile del personale Stefano De Corti e il collega Massimo Maremmi. Ma il sindacato provinciale e le Rsu dello stabilimento si sono rifiutati di sedere al tavolo sostenendo che la controparte "naturale" avrebbe dovuto essere la dirigenza nazionale del gruppo. A quel punto è stato chiesto un nuovo incontro: il sindacato ha anche richiesto la presenza del management proprio nello stabilimento di Orcenico. Con la mediazione di Unindustria si è cercato di ottenere una data e un impegno telefonico. Viste le difficoltà in pochi minuti i delegati hanno chiamato il "rinforzo" degli operai che hanno "assediato" la palazzina della direzione occupando di fatto gli uffici. Il clima di tensione è salito. È volato anche qualche insulto all indirizzo della direzione. E i lavoratori hanno blindato gli uffici in cui si trovavano i dirigenti minacciando di non andarsene finché da Milano non fosse arrivata una data di incontro. Alla fine la mediazione: l incontro è stato fissato per domani a Orcenico con l impegno, da parte aziendale e come per altro già fatto dalla Regione, di chiedere al ministero dello Sviluppo il rinvio del summit che era previsto per lo stesso giorno a Roma. Il clima di tensione sarebbe stato generato anche dall incontro tra vertice aziendale ed Rsu a Trichiana venerdì scorso: il verbale parla di un possibile trasferimento degli impianti di Orcenico (a ottobre 2014) proprio a Trichiana. La cosa ha fatto andare su tutte le furie il sindacato pordenonese che rivendica l accordo ministeriale del 21 novembre in cui l impresa si impegna a cedere lo stabilimento visto che vi sono delle manifestazioni di interesse da parte di potenziali investitori. La data dell incontro, comunque, in tarda mattinata ha riportato la calma nella palazzina della direzione. Ma in serata la società ha fatto sapere che il vertice al ministero non è stato spostato e ha dato la disponibilità a incontrare il sindacato provinciale nella giornata di domani mattina, ma a Roma e non a Orcenico. "Atto di irresponsabilità", l ha bollato il sindacato. Che oggi sarà nuovamente dal prefetto. E la tensione oggi potrebbe risalire.

7 Electrolux, continua il "boom" di licenziamenti con l incentivo PORDENONE - (d.l.) Prosegue la mobilitazione dei lavoratori Electrolux dopo lo sciopero europeo della scorsa settimana. Alcune iniziative sono già previste per i prossimi giorni: un assemblea sarà organizzata per i dipendenti della logistica, mentre non si escludono scioperi a "rotazione" in modo da coinvolgere tutti i lavoratori "dosando" il più possibile il pacchetto di otto ore di sciopero a disposizione. E una serie di iniziative sarà organizzata anche durante la pausa natalizia che comincerà il 20 dicembre. L obiettivo è quello di continuare a sensibilizzare la comunità anche sotto Natale. Insomma, la protesta dei dipendenti Electrolux non andrà in vacanza nemmeno a ridosso delle vicine festività. Potrebbe anche essere organizzata una presenza quotidiana di un gazebo al fine di sensibilizzare i cittadini sulla lotta per il mantenimento della Zanussi a Porcia. Nel frattempo continuano ad aumentare le richieste dell incentivo di 42 mila euro lordi (la scadenza del bonus è a fine anno) da parte di lavoratori che si licenziano in un clima di panico, seppure nella consapevolezza che fuori dalla fabbrica è ormai impossibile trovare un occupazione. La maggior parte delle richieste arriva da donne: operaie di anni in media che approfittando del bonus messo a disposizione dell azienda decidono di lasciare la fabbrica. Alcuni sono lavoratori immigrati, anche se ormai sono pochi i dipendenti di origine ghanese rimasti. Poche, invece, le richieste da parte degli impiegati. In meno di un mese i licenziamenti volontari, con conseguente mobilità, sono stati circa settanta. Meno richiesto è invece l incentivo all auto-imprenditorialità: nonostante sia stato recentemente incrementato a 50 mila euro lordi sono pochi i lavoratori che decidono di andarsene per mettere in piedi un attività individuale o di gruppo. Evidentemente i tempi non sono assolutamente facili. Infine, sulla vertenza dalle Rsu di Porcia il messaggio è chiaro: rispetto a una possibile avvio di trattativa (il 18 dicembre prossimo incontro con l azienda) non se ne parla proprio: prima di qualsiasi confronto l impresa dovrà ritirare i provvedimenti annunciati (e da realizzare prima della fine dell investigazione) che riguardano i 187 esuberi tra gli impiegati e il trasferimento di "pezzi" di produzioni in Polonia e in Ungheria. Intanto il governatore veneto Luca Zaia chiede di accelerare. «Ormai siamo arrivati ai calci di rigore, abbiamo già passato anche i supplementari. È da un mese che stiamo trattando un paziente difficile, molto ammalato che rischia di diventare un cadavere eccellente. Si faccia in fretta».

8 Rino Romano, ultima svendita Cristina Antonutti «Il settore del mobile è in crisi, si va giù come birilli». Le parole di Pierangelo Romano, figlio di Rino, inquadrano con efficacia una realtà che in provincia di Pordenone è sempre più critica. Ieri il Tribunale di Pordenone ha ammesso al concordato preventivo l impresa familiare di Rino Romano, da 55 anni nel commercio, precursore delle televendite quando ancora esisteva Telebarbara. Si tratta di una procedura con continuità aziedale, significa che la grande mostra di mobili continuerà fino all esaurimento. La famiglia Romano, infatti, ha messo in vendita lo stabile che si trova in piazza Santa Caterina a Cordovado, di proprietà della "Rino Romano & C. sas". C è già un acquirente. Se non ci saranno improvvisi impedimenti, con il ricavato della vendita saranno pagati i fornitori. La "Rino Romano Arredamenti" si accinge dunque ad affrontare l ultima grande svendita. Il magazzino sarà svuotato, previsto dal piano per l ammissione al concordato preventivo, che è stato curato l avvocato Nicola De Stefano. Oltre agli immobili aziendali di proprietà, ormai non funzionali all esercizio di impresa, è prevista la completa riorganizzazione e ristrutturazione della società in modo da poter avere a disposizione entro il 2014 un fondo cassa attivo, senza dover ricorrere a strumenti finanziari. L azienda si trasformerà in uno studio di assistenza e consulenza gestito dallo stesso Pierangelo Romano, arredatore di interni: avrà filosofie e dimensioni completamente diverse. Le grandi strutture di vendita, infatti, non hanno più mercato. Si lavorerà esclusivamente su ordinazione, portando i clienti nelle fabbriche. L'azienda di Rino Romano è nata nel 1958 come vendita e assistenza tecnica di televisioni ed elettrodomestici. Nel 1967 ha cambiato settore cominciando a vendere mobili e arredi per la casa. Il nuovo negozi risale al 1976: 4 piani seppi di mobili, circa 1500 metri quadrati adibiti all'esposizione di cucine, camere, soggiorni, salotti, arte povera, studi, bagni, arredi per cantine e mobili su misura. I tempi del concordato non dovrebbero essere lunghi. Il Tribunale ha nominato commissario giudiziale il commercialista Gianluigi Degan e convocato i creditori per l udienza fissata per il 15 gennaio, quando si esprimeranno sulla fattibilità o meno della procedura.