Autori: Prof.ssa Alessandra Carrubba Dipartimento A.A.T. Università di Palermo Dott. Antonino Sutera Assessorato Agricoltura e Foreste, U.O.

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2 Monografia edita da: Regione Siciliana Assessorato Agricoltura e Foreste. Dipartimento Interventi Infrastrutturali Servizio XI Servizi allo Sviluppo Autori: Prof.ssa Alessandra Carrubba Dipartimento A.A.T. Università di Palermo Dott. Antonino Sutera Assessorato Agricoltura e Foreste, U.O. Menfi Progetto grafico: ZeroNove25 - Sciacca Carrubba, Alessandra Le piante officinali: colture antiche per un agricoltura multifunzionale / Alessandra Carrubba, Antonino Sutera. - S. I.: Regione Siciliana Assessorato Agricolture e Foreste, Dipartimento interventi infrastrutturali, Servizio XI servizi allo sviluppo, Piante medicinali. I. Sutera, Antonino CDD-21 SBN Pal CIP - Biblioteca centrale della Regione Siciliana Alberto Bombace La presente pubblicazione non è in vendita ed è stata licenziata nel dicembre 2008 per conto dell Unità Operativa 73 SOAT Menfi AG. soat.menfi@regione.sicilia.it Le Piante Officinali

3 PREFAZIONE Il ruolo delle piante officinali ha assunto caratteri sempre più diversificati, legati al manifestarsi di molteplici condizioni, esigenze ed opportunità che negli ultimi anni ne hanno promosso lo sviluppo sia in termini di superfici aziendali, di produzioni realizzate che di nuove imprese agricole operanti in tale comparto. Un offerta alquanto ampia, quindi, che risponde ad una domanda di erbe aromatiche in linea con le dinamiche delle preferenze dei consumatori che prediligono l acquisto di preparazioni erboristiche, ma anche industriali, a base di principi attivi naturali, estratti da erbe ottenute senza ricorrere all utilizzo di prodotti di sintesi chimica. Se da una parte, conoscere ed utilizzare le erbe officinali significa appagare la voglia di naturalità che il loro uso implica, dall altra, contribuisce a promuovere quelle esternalità positive che la loro coltivazione genera in ambito aziendale e paesaggistico, soddisfacendo appieno quei requisiti di multifunzionalità agricola e ponendosi in armonia con le proposte di diversificazione della relativa attività. La stampa di questa monografia, a sette anni di distanza dalla prima edizione, rappresenta la volontà di contribuire alla riscoperta delle erbe officinali presenti nella tradizione siciliana al fine di promuoverne la coltivazione e il consumo, rendendole così foriere di natura nelle nostre abitudini quotidiane. Prof. Giovanni La Via Assessore per l Agricoltura e le Foreste della Regione Siciliana Le Piante Officinali - 3 -

4 PRESENTAZIONE In un quadro mutevole, quale è quello attuale c è ancora spazio per la coltivazione delle piante officinali? La risposta è certamente sì. Tutte le moderne tendenze dell agricoltura, la diversificazione delle produzioni, la multifunzionalità, la sostenibilità ambientale, possono trovare nella coltivazione delle specie officinali diverse significative risposte. In primo luogo, la coltivazione di alcune specie officinali di rilevante interesse economico potrebbe costituire una via importante per l utilizzazione razionale e sostenibile di molte aree rurali, specialmente se marginali o a rischio di marginalizzazione. Negli ecosistemi considerati fragili, in effetti, l adozione delle tecniche colturali comunemente in uso negli altri territori non è in genere consigliabile, semplicemente perché le loro risorse non possono sostenere il peso di un agricoltura condotta con i metodi tradizionali: è pertanto opportuno studiare e predisporre nuovi modelli di agroecosistema da gestire con metodi più conservativi e rispettosi degli equilibri ambientali. In altre parole, è opportuno predisporre forme di sviluppo sostenibile. Un altro aspetto degno di considerazione coinvolge il ruolo importante dell introduzione delle piante officinali in direzione dell incremento della multifunzionalità dei sistemi agricoli. Il loro inserimento nel mosaico colturale isolano, valorizzando le risorse ambientali del territorio e generando un decisivo incremento delle sue attrattive turistiche e paesaggistiche, potrebbe ad esempio incrementare la fruibilità dell ambiente rurale, costituendo polo di attrazione verso le realtà turistiche ed agrituristiche esistenti. L ambiente rurale, così, da semplice luogo di produzione di beni primari diventerebbe meta ricreazionale, inserito in un circuito economico in collegamento con l ambiente urbano. In ultimo, va ricordato il ruolo importante che le specie officinali potrebbero sostenere all interno delle prassi di valorizzazione e della tutela delle risorse ambientali. All interno dell Unione Europea, tutte le normative impostate allo scopo di sostenere l obiettivo della valorizzazione degli ambienti marginali tentano di collegare lo sviluppo complessivo del settore agricolo agli obiettivi della sicurezza alimentare e della tutela ambientale, ponendosi come obiettivo a medio termine anche un maggiore livello di protezione dell ambiente dall uso non razionale dei mezzi tecnici, soprattutto se di derivazione chimica. I ben noti regolamenti sull agricoltura biologica fissano una serie di passi tesi ad incoraggiare tutti gli agricoltori che esercitano la loro attività in maniera tale da proteggere, mantenere in buone condizioni o migliorare l ambiente e lo spazio naturale, nella convinzione che la riduzione e la razionalizzazione dell uso di insetticidi e pesticidi, o Le Piante Officinali

5 l applicazione di tecniche di agricoltura ecocompatibile, possano soddisfare le esigenze di protezione dell ambiente e delle risorse naturali, salvaguardando la salubrità delle produzioni e ponendo un freno all abbandono dell attività agricola nelle aree svantaggiate. Proprio le tecniche di coltivazione in regime biologico offrono importanti opportunità per la coltivazione delle piante officinali, per due importanti motivi. In primo luogo, orientare la produzione in biologico verso specie diverse da quelle tradizionali costituisce una delle strade di più immediata percorribilità per sfuggire alla severa concorrenza da parte dei Paesi esteri. Secondariamente, l adozione di tecniche di coltivazione biologiche si presenta come una scelta strategica estremamente importante per la valorizzazione delle specie officinali. I prezzi ottenibili per le officinali coltivate sono sempre correlati alla qualità del prodotto, e i consumatori richiedono la rispondenza a requisiti di qualità sempre più precisi, considerati l unica concreta possibilità di fronteggiare la competizione con le merci reperibili a bassissimo prezzo dai paesi extraeuropei. L adozione delle tecniche di produzione biologica è uno strumento di grande efficacia per garantire questi requisiti qualitativi, incrementando quelle caratteristiche di naturalità che sono una base importante del loro valore commerciale, ed una qualità dei prodotti percepita come superiore porterebbe in definitiva a prezzi di vendita più remunerativi. L esistenza di tutta questa lunga serie di implicazioni economiche ed ambientali nel senso più ampio del termine pone il comparto delle piante officinali a pieno diritto nell ambito delle attività produttive orientate verso la valorizzazione e rivitalizzazione del territorio rurale. Dott. Dario Cartabellotta Dirigente Generale Dipartimento Interventi Infrastrutturali Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste Dott. Paolo Girgenti Dirigente Servizio XI - Servizi allo Sviluppo Dipartimento Interventi Infrastrutturali Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste Dott. Francesco Gagliano Dirigente Unità Operativa 73 SOAT Menfi Servizio XI Servizi allo Sviluppo Dipartimento Interventi Infrastrutturali Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste Le Piante Officinali - 5 -

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7 LE OFFICINALI Vengono definite officinali tutte le specie vegetali che, direttamente o tramite i principi attivi estratti da esse, possiedono interesse medicinale o aromatico e vengono comunemente utilizzate in erboristeria. Il termine comprende quindi sia le classiche specie aromatiche e medicinali, sia un gran numero di colture destinate alla preparazione dei prodotti più diversi: cosmetici, profumi, liquori, coloranti, concianti, insetticidi, ma anche additivi alimentari ad azione conservante ed antiossidante, integratori dietetici ecc Va da sé che l appartenenza ad un gruppo piuttosto che ad un altro caratterizza le potenzialità economiche di ogni specie, e riveste quindi una certa importanza nella scelta di quali piante coltivare. Le piante aromatiche Si definiscono piante aromatiche le specie dotate di una o più sostanze che conferiscono particolari odori e sapori e che vengono impiegate nella preparazione di bevande, profumi, cosmetici e per condire alimenti. Esse si suddividono in due categorie fondamentali: specie da essenza spezie, o piante aromatiche da condimento Le prime sono piante dotate di una elevata concentrazione di principi attivi ad azione profumante, costituiti da miscele complesse di sostanze organiche volatili, estratte generalmente per distillazione o mediante trattamento con solventi. Esse costituiscono un importante materia prima per l industria chimica fine (alimentare, farmaceutica o cosmetica), che tuttavia non fa uso delle piante o dei materiali vegetali grezzi, quanto dei principi aromatizzanti estratti da essi mediante trattamenti fisici e/o chimici piuttosto complessi. Le maggiori produzioni mondiali di specie da essenza provengono principalmente da Paesi industrializzati, mentre la loro coltivazione nei Paesi in via di sviluppo è basata sull esistenza di mercati di esportazione. I principali Paesi produttori sono quindi l Unione Europea, USA, Giappone e Canada, e le produzioni ottenute in questi Paesi alimentano un settore industriale di notevolissime proporzioni. Basti pensare che nella sola Francia il volume d affari delle industrie del profumo e dei cosmetici nel 1990 è stato valutato pari a 6 miliardi di dollari. Sotto la denominazione di piante aromatiche da condimento vengono invece individuate le specie comunemente adoperate in erboristeria e/o in cucina, tal quali o sottoposte a minime trasformazioni (macinazione, essiccazione ecc), eseguite soprattutto con lo scopo di aumentarne la conservabilità e la trasportabilità fuori dai luoghi di produzione. Le Piante Officinali - 7 -

8 Dal punto di vista commerciale, il settore delle spezie presenta connotazioni del tutto particolari. In linea generale, i due fattori che influenzano maggiormente la domanda globale delle spezie sono le abitudini culinarie delle popolazioni che ne fanno uso (soggette a modificazioni assai lente nel tempo) e le dimensioni di queste ultime. Al contrario di quanto già visto per le specie da essenza, il cospicuo flusso commerciale che ne deriva proviene principalmente da alcuni Paesi particolarmente poveri delle aree tropicali; la produzione delle spezie gioca in queste aree un ruolo economico cruciale, in quanto rappresenta spesso la loro fondamentale risorsa per le esportazioni. Ad esempio si cita l India per pepe, cardamomo, cassia e curcuma, l Indonesia per pepe, noce moscata e vaniglia, il Madagascar per vaniglia, pepe e chiodi di garofano. Molti di questi Paesi, cosapevoli dell importanza delle spezie per le loro traballanti economie, hanno cercato di promuoverne la produzione ed il commercio per lo più attraverso organizzazioni governative, ottenendo buoni risultati. Di fatto, i Paesi in via di sviluppo, a differenza dei Paesi industrializzati, possono usufruire di ingenti quantità di manodopera a costi relativamente bassi, e di conseguenza si presentano fortemente competitivi sul piano del prezzo. Va tuttavia rilevato che sul piano della qualità e dei controlli fitosanitari, le loro produzioni lasciano sovente molto a desiderare. In una situazione commerciale che appare al momento così consolidata, su questo punto sembra possibile costruire e rafforzare la competitività dei nostri prodotti. Molte industrie trasformatrici, soprattutto svizzere, tedesche e italiane, oggi si dichiarano disposte a pagare prezzi più elevati in cambio di maggiori garanzie sulla qualità del prodotto. Le piante medicinali In base alla definizione dell Organizzazione Mondiale della Sanità, sono tutte le specie vegetali contenenti, in uno o più dei loro organi, sostanze che possono essere utilizzate a fini terapeutici o preventivi, o che sono i precursori di sintesi chemiofarmaceutiche. Le specie medicinali sono elettivamente destinate all industria e quindi a potenziali acquirenti assai esigenti sotto il profilo qualitativo; esse devono rispettare il triplice vincolo qualitàsicurezza-efficacia e, per questo motivo, molto spesso i laboratori farmaceutici interessati al loro acquisto curano e controllano l intero processo produttivo della materia prima, compresi la ricerca genetica ed il miglioramento delle tecniche di produzione. In molti casi, le industrie danno vita a precisi accordi contrattuali con l imprenditore agricolo, in modo da assicurarsi così l approvvigionamento di una certa partita di prodotto con caratteristiche qualitative prefissate; dal canto suo, l imprenditore agricolo si assicura il ritiro della produzione, avvantaggiandosi al tempo stesso dell assistenza tecnica fornita dal laboratorio farmaceutico. La maggior parte delle specie vegetali indirizzate verso questo segmento di mercato deriva da Paesi Le Piante Officinali

9 industrializzati, in cui esse vengono coltivate con agrotecniche intensive che presuppongono largo dispendio di mezzi tecnici. Un discorso a parte riguarda le specie per uso erboristico, utilizzate per la preparazione di infusi, tisane, decotti e preparazioni fitoterapiche per automedicazione. Sebbene quest ultima pratica non sia certamente da incoraggiare, essa alimenta un settore di mercato che negli ultimi dieci anni ha avuto un incremento notevolissimo e che ancora non sembra avere esaurito la sua ascesa. Di fatto, al contrario di quanto visto in precedenza, la maggior parte dei prodotti presenti sul mercato e appartenenti a questa categoria proviene da Paesi in via di sviluppo, in grado di saturare i mercati europei con merce che, dato il basso costo della manodopera, si presenta fortemente competitiva sul piano del prezzo al consumo. Le piante per altri usi La coltivazione delle piante officinali, che fino a qualche anno fa veniva indicata unicamente come possibile realtà per la valorizzazione delle aree marginali, oggi si è sempre più trasformata in un settore altamente specializzato. Basti pensare alla molteplicità di utilizzazioni che le vedono coinvolte: dall alimentare alla liquoristica, dai profumi ai cosmetici in senso generale, all additivazione alimentare, alla preparazione di integratori dietetici. La tabella 1 riporta le più importanti utilizzazioni moderne delle piante officinali, oltre a quelle già citate come aromatiche e medicinali. Una prima suddivisione le ripartisce, in base alla loro destinazione, tra specie a destinazione alimentare ( food ) e non alimentare ( no-food ). FOOD Uso domestico Aromatizzazione e conservazione degli alimenti (spezie) Automedicazione erboristica Uso industriale Coloranti Conservanti (Antiossidanti - Antibatterici) Addensanti ed emulsionanti Aromatizzanti e profumanti Edulcoranti Uso farmaceutico-alimentare Nutraceutici e cibi funzionali NO-FOOD Industria chimica fine Insetticidi, antifeedant Cosmetica principi attivi eccipienti Farmaceutica principi attivi - eccipienti Tab. 1 - utilizzazioni delle piante officinali Le Piante Officinali - 9 -

10 IL MERCATO Aspetti caratteristici Il diagramma in fig. 1 schematizza l andamento della filiera delle piante officinali in Italia. Come già accennato, poiché la concorrenza estera è spesso in grado di offrire merce a prezzi estremamente ridotti, i tre/quarti della disponibilità nazionale interna provengono dall estero. Produzione Nazionale 25% Importazioni 75% Disponibilità interna % Industrie di trasformazione 85% 21: alimentare 21: liquori e bevande 33: farmaceutica 10: cosmetica Distribuzione finale : erboristerie 25: farmacie 20: grande distribuzione 15: vendita a domicilio Fig. 1 - La filiera delle piante officinali in Italia All interno di questa, può essere individuato un 85 % trasformato dall industria (farmaceutica, cosmetica ed agroalimentare) ed un 15 % direttamente utilizzato nel settore dell erboristeria. Sebbene il mercato delle piante officinali e dei suoi derivati sia in costante evoluzione e caratterizzato da una moltitudine di aspetti differenti, possono venire delineate alcune sue caratteristiche fondamentali: Le Piante Officinali

11 Segmentazione dell offerta. Secondo le stime ufficiali, all interno delle specie officinali coltivate in Italia circa 3-4 dominano su tutte le altre. Si parla in particolare della menta, coltivata tradizionalmente in Piemonte, e poi del giaggiolo, del dragoncello e della lavanda. A parte questi pochi casi, la superficie impegnata a piante officinali sul territorio nazionale è estremamente diversificata: il 90% della superficie totale è rappresentato da circa 40 specie, tutte coltivate su estensioni estremamente ridotte. Ciò determina una notevole frammentazione dell offerta di queste specie sul mercato, con conseguenze deleterie, ad esempio, sul meccanismo di formazione dei prezzi. Domanda in ascesa. Il fenomeno, caratteristico non solo dell Italia ma anche di tutti i Paesi industrializzati, viene ben rappresentato dall incremento del numero delle erboristerie sul territorio nazionale, passate da 1500 nel 1988 a 2800 nel 1993, e giunte a 4900 nel Il dato testimonia la notevole e crescente propensione del consumatore medio verso l acquisto ed il consumo delle produzioni erboristiche. Stasi della produzione. L Italia, che fino al dopoguerra poteva considerarsi tra i più forti produttori europei di piante officinali, ha assistito ad un lento e progressivo calo della sua produzione interna; da più di vent anni, la superficie complessivamente impegnata a piante officinali sul territorio nazionale (Bergamotto escluso) si attesta sui 1500 ha, a dimostrazione della scarsa risposta del mondo produttivo agricolo alle sollecitazioni del mercato. Forte peso delle importazioni. Secondo i più recenti dati ISTAT, l Italia esporta annualmente circa 3200 t di piante officinali e/o loro parti, per un controvalore di quasi 10 milioni di euro, mentre ne importa t, corrispondenti a circa 50 milioni. Si genera in questo modo un buco commerciale di tutto rispetto. Normative insufficienti. A tutt oggi, la normativa che regola il settore risale al 1931; il disegno di legge che dovrebbe regolamentare tutto il settore erboristico viene rinviato da una legislatura all altra ed è all esame delle camere da diversi anni. Questo costituisce un fattore di importanza cruciale nel generare il clima di indeterminatezza che avvolge il comparto delle piante officinali. Le Piante Officinali

12 PROSPETTIVE, VANTAGGI E VINCOLI La coltivazione Se la raccolta e l utilizzazione delle erbe officinali costituiscono pratica antichissima, non altrettanto si può dire per la loro coltivazione in pieno campo. Le ricerche svolte in questo senso sono relativamente recenti, e i tentativi di fornire agli agricoltori un corpo di informazioni concrete ed applicabili sono ancora piuttosto limitati e frammentari. Al momento, la coltivazione delle piante officinali non interessa grandi aziende, se non per poche specie la cui produzione sia completamente meccanizzabile. Essa può invece interessare le piccole aziende e le forme cooperativistiche, purché sia risolto il problema del reperimento di manodopera a basso costo. Di fatto, nel settore delle piante officinali, in cui ciò che interessa non è tanto la resa in biomassa o seme, quanto le caratteristiche qualitative e la resa in principio attivo, il problema della scelta dell agrotecnica più opportuna diventa abbastanza delicato. Numerosi fattori giocano un ruolo fondamentale nella resa e nella composizione dei principi attivi. Essi vengono ripartiti in fattori intrinseci (genotipo, condizioni di maturità della pianta, parte della pianta raccolta) ed estrinseci (condizioni nutrizionali, termiche, di illuminazione, di umidità). Insieme, essi concorrono a determinare quella particolare fase fenologica in cui le rese in principio attivo sono massime, definita tempo balsamico. La pratica agricola viene attuata tramite una serie di tecniche che, in vario modo, concorrono a modificare l ambiente di crescita delle piante allo scopo di ottimizzare l uso delle risorse a loro disposizione. In questo senso, essa può determinare importanti modificazioni nella qualità e nella quantità dei principi attivi rispetto a quelli prodotti dalle piante allo stato spontaneo. La letteratura disponibile sull argomento abbonda di riferimenti sugli effetti delle principali pratiche colturali sulla qualità e quantità dell essenza in numerose specie vegetali. Sono stati dettagliatamente studiati gli effetti legati alle variazioni dell ambiente di coltivazione, della modalità d impianto (epoca e densità di semina), di fertilizzazione (soprattutto azotata), nonché gli effetti dell irrigazione (negli ambienti in cui essa è possibile), della competizione con le infestanti, delle tecniche di raccolta e conservazione del prodotto. I dati disponibili convergono tutti nell individuare le piante officinali come specie coltivabili con ampi margini di successo negli ambienti più diversificati, a patto che si scelga con cura il materiale genetico da utilizzare e che si presti molta attenzione alla coltivazione soprattutto nei primi mesi dall impianto. Alla produzione delle piante officinali, purché coltivate con rigore e seguendo i metodi dell agricoltura biologica, sembrano così aprirsi nuovi e promettenti spazi. La coltivazione delle piante officinali si configura come una delle possibilità più concrete e realisticamente percorribili offerte agli agricoltori per il rilancio produttivo di numerose aree interne. La loro coltivazione portereb Le Piante Officinali

13 be infatti al territorio diverse ricadute positive, schematizzabili come segue: Vantaggi agronomici 1. possibilità di coltivazione in biologico; nella maggior parte dei casi, le specie officinali possono essere coltivate con scarso o nullo ricorso ai prodotti di sintesi chimica. Grazie alla loro ridotta richiesta di input colturali ed energetici, esse si prestano molto bene ad essere coltivate con i metodi dell agricoltura biologica, da cui oggi sembra impossibile prescindere se si vuole andare incontro alle richieste di un mercato sempre più consapevole ed esigente. 2. possibilità di valorizzazione di aree marginali; anche se oggi appare chiaro che non è questa l unica caratteristica positiva delle piante officinali, è un fatto indiscutibile che esse rappresentano una validissima risorsa per valorizzare aree marginali, anche di collina e di montagna, in cui risulterebbe problematico inserire le classiche specie da reddito. La coltura delle specie officinali, specialmente se cespitose e perenni, potrebbe ad esempio contribuire a stabilizzare suoli a rischio d erosione; allo stesso modo, il loro apparato radicale fascicolato ed espanso potrebbe contribuire alla difesa dei suoli minacciati da un eccessivo calpestio ad opera degli animali al pascolo, dagli incendi e dallo sfruttamento irrazionale. Vantaggi economici 1. Le piante officinali sono colture non eccedentarie, cioè non fanno parte del lungo elenco di specie, soprattutto a destinazione alimentare, che con i loro surplus produttivi hanno generato tanti problemi nell ambito della Comunità Europea. L esistenza di forti correnti di importazione, soprattutto da Paesi extracomunitari, lascia anzi intravedere per esse ampi spazi di mercato. 2. Si tratta di specie economicamente flessibili, che cioè possono andare facilmente e rapidamente incontro alle mutevoli esigenze del mercato, venendo proposte o sostituite in tempi piuttosto brevi. 3. Sono altamente innovative, costituiscono cioè una risposta nuova dell agricoltura alle richieste del mondo industriale; in quanto tali, si affacciano su porzioni di mercato nuove e questo ne aumenta fortemente le possibilità commerciali. 4. Richiedono minime modificazioni dell assetto aziendale, in quanto possono trovare collocazione all interno degli ordinamenti produttivi presenti nella maggior parte delle aziende agricole, senza la necessità di operare costosi investimenti in macchinari o attrezzature e senza dover sconvolgere l assetto aziendale corrente. Le Piante Officinali

14 Vantaggi paesaggistico-ambientali Numerose sono le possibilità offerte dalla coltivazione delle piante officinali anche sul piano della salvaguardia, della valorizzazione e del recupero del patrimonio ambientale mediterraneo. Esse sono, in primo luogo, inseribili in itinerari produttivi integrati, cioè possono trovare collocazione all interno di reali filiere produttive, comprendenti tutte le diverse fasi che vanno dalla coltivazione fino alla trasformazione e alla commercializzazione. L esecuzione a livello locale (di azienda o di piccolo comprensorio) di tutti questi passaggi permette, oltre alla concentrazione del valore aggiunto nelle mani del produttore, anche una più efficiente utilizzazione della manodopera locale e quindi, in senso lato, delle risorse umane presenti nel territorio. Un secondo indiscutibile vantaggio offerto dalla coltivazione delle specie officinali è legato all incremento della fruibilità dell ambiente rurale. L agricoltura oggi non deve venire vista come semplice fonte per la produzione di materie prime e cibo, quanto come attività in grado di valorizzare l ambiente agrario rendendolo piacevole e interessante anche per chi non si occupa direttamente di agricoltura. In questo senso, l introduzione di alcune specie di interesse officinale potrebbe contribuire alla valorizzazione estetica di parecchie aree interne, che vedrebbero così amplificate le loro potenzialità agrituristiche e ricreazionali. Un terzo punto, che va acquistando gradatamente un importanza sempre maggiore, è legato alla valorizzazione del germoplasma mediterraneo. La flora del bacino del Mediterraneo, ed in particolare quella siciliana, è costituita da un enorme quantità di specie, molte delle quali vengono già tradizionalmente utilizzate dalla popolazione rurale come valida fonte per l approvvigionamento di alimenti e medicamenti sia per l uomo che per gli animali. La generale mancanza di interesse verso quello che è un patrimonio di preziose conoscenze ne ha determinato in molti casi l abbandono. Oggi, il recupero di questo patrimonio si presenta come un obiettivo di grande importanza. In sostanza, ci troviamo di fronte ad un settore produttivo pieno di possibili sviluppi; quali sono allora le cause della sua attuale condizione di arretratezza? Un loro esame dettagliato dovrebbe prendere in causa componenti economiche, sociali e, perché no, anche psicologiche. Alcune delle più incisive sembrano comunque essere le seguenti cinque: 1. carenza di manodopera. Le piante officinali, almeno allo stato attuale, non sono sempre meccanizzabili, e molte delle loro operazioni colturali, per potere essere svolte al meglio, richiedono una grossa partecipazione del lavoro umano. E ovvio che le aree geografiche in cui la manodopera è reperibile a costi inferiori sono, da questo punto di vista, avvantaggiate, così come è chiaro che le aree in cui la manodopera non è facilmente disponibile mal si prestano alla coltivazione di specie mediamente più esigenti delle altre Le Piante Officinali

15 2. mancanza di informazione e di aggiornamento tecnico. La sperimentazione sulle specie officinali ha raggiunto ormai livelli notevoli; numerosi sono gli studi operati, in diverse zone, sull adattabilità e le tecniche colturali in pieno campo di molte specie officinali ed alla maggior parte delle richieste della produzione è stato dato un corpo di risposte soddisfacenti. Ciò che sembra mancare è invece un efficace opera di trasferimento agli addetti ai lavori delle nozioni disponibili. 3. scarsità di attrezzature per la prima trasformazione. In molte specie non sono state ancora trovate risposte soddisfacenti alle richieste dei piccoli coltivatori-trasformatori: macchine che separino le foglie dagli steli, essiccatoi di piccole dimensioni ecc. Anche a questo riguardo, tuttavia, va sottolineato come le industrie meccaniche stiano gradatamente iniziando a farsi carico del problema, adattando diversi piccoli macchinari già esistenti alle specifiche esigenze dei coltivatori di piante officinali. Ciò che sembra ancora mancare è un efficace opera di pubblicizzazione di queste attrezzature. 4. difficoltà nell individuazione del mercato. Il mercato delle piante officinali si presenta decisamente poco trasparente; poche sono le informazioni disponibili e manca una banca dati che se ne occupi espressamente. Inoltre, l ottenimento di prodotti di qualità è condizione necessaria ma non sempre sufficiente per assicurarne la collocazione sul mercato. Un punto molto importante è che la collocazione del prodotto sul mercato va individuata prima della sua coltivazione, per non correre il rischio di ritrovarsi con i magazzini pieni di prodotti di altissima qualità ma invenduti. 5. forte divario ingrosso-dettaglio. Nelle piante officinali si assiste alla creazione di imponenti margini di valore aggiunto da una fase all altra della trasformazione: la differenza di valore generato dai successivi passaggi fino al consumatore finale può essere elevatissima. Un esempio per tutti è quello dell origano, che i grossisti acquistano dai produttori ad un prezzo medio variabile intorno a 2-3 /kg di secco (infiorescenze e foglie sfioccate); nei successivi passaggi commerciali il prezzo incrementa notevolmente, fino a giungere agli 8/10 /kg di secco che costituiscono il prezzo di listino a cui Aboca Erbe vende agli erboristi e, infine, ai più di 20 che costituiscono il prezzo a cui il prodotto può essere acquistato, in sacchetti da 50 g, sui banconi dei supermercati. Questo enorme valore aggiunto non rimane quasi mai nelle mani del produttore, ma si disperde fra le numerose figure intermedie della filiera. A tal fine, sarebbe necessario includere nel processo produttivo anche le fasi di prima trasformazione e confezionamento. Le Piante Officinali

16 Fra gli obiettivi segnalati per la valorizzazione ed il rilancio economico del comparto delle piante officinali, quindi, due sembrano particolarmente importanti: 1. incremento della stabilità produttiva 2. riduzione del gap economico tra fresco e trasformato Perché la produzione sia effettivamente remunerativa occorre che essa riesca ad incontrare i parametri di qualità richiesti dall industria e dal mercato; è bene precisare che il mercato non punta tanto verso l ottenimento occasionale di prodotti di alta qualità, quanto verso una maggiore stabilità, sia qualitativa che quantitativa. L obiettivo finale, in pratica, è quello di ottenere produzioni buone, ma soprattutto qualitativamente costanti. In questa situazione, una considerazione si impone: coltivare piante officinali è possibile, gli spazi commerciali esistono, ma alcuni interventi sono di importanza prioritaria. E necessario uno sforzo congiunto sia da parte dei produttori che da parte delle autorità. La tab. 2 schematizza alcuni degli interventi necessari allo scopo. Interventi del Legislatore Interventi dei Produttori a Promuovere la costituzione di centri di assistenza e documentazione sulle coltivazioni, anche in biologico. a Ammodernare le tecniche agricole b Promuovere la coltivazione delle piante officinali, anche con il recupero delle terre incolte, mediante contributi di investimento o di esercizio a conduttori che presentino piani di conversione colturale o che dimostrino di praticare agricoltura a basso impatto ambientale. b Aumentare il ricorso alla cooperazione c Promuovere corsi di formazione e aggiornamento professionale per i coltivatori di piante officinali, comprendenti anche l insegnamento di tecniche colturali a ridotto impatto ambientale. c Seguire con attenzione le esigenze del mercato (non solo locale) e Promuovere la realizzazione di centri consortili e cooperativi per la prima trasformazione e la conservazione delle piante officinali, loro parti e derivati. e Disciplinare il settore erboristico con una rapida approvazione della legge attualmente in discussione. Tab. 2 - sviluppo della coltivazione delle piante officinali Le Piante Officinali

17 LE OFFICINALI IN AMBIENTE MEDITERRANEO Da quanto si è detto in precedenza, si evince chiaramente come le piante officinali rappresentino una risorsa di notevole importanza per gli ambienti rurali siciliani. In Sicilia, territorio assai diversificato dal punto di vista pedo-climatico, troviamo allo stato spontaneo un gran numero di specie potenzialmente molto interessanti, tradizionalmente utilizzate in medicina popolare, nella pratica veterinaria o per condire alimenti. Purtroppo molte tra queste rischiano di scomparire, a causa della irrazionale gestione del territorio determinata dalle tecniche agricole intensive (monocolture, erbicidi, pascolo selvaggio) ma anche dai rimboschimenti effettuati con pini ed eucalipti che, notoriamente, mal si prestano alla formazione di un sottobosco diversificato. Le pagine che seguono forniscono, sotto forma di scheda tecnica, alcune indicazioni di ordine pratico, utili per quanti vogliano intraprendere questo tipo di coltivazione. Le specie trattate sono state scelte tra le officinali erbacee più diffuse negli ambienti interni siciliani, ma una certa attenzione è stata dedicata anche a specie che, meno rappresentate allo stato spontaneo, potrebbero agevolmente essere coltivate in diversi ambienti isolani. Le trattazioni non pretendono di esaurire completamente l argomento, compito questo di opere ben più ampie, ma consentono di orientarsi all interno del mondo delle piante officinali. Per ogni scheda vengono riportate le norme basilari per la coltivazione con il metodo di produzione biologico, che ragionevolmente consideriamo l unico possibile per chi adesso voglia intraprendere questa coltivazione. Per ogni specie, inoltre, vengono riportate anche le principali tecniche di fertilizzazione così come riportate in letteratura o derivate da esperienze sperimentali. La corrispondenza delle dosi consigliate nei due regimi di produzione (convenzionale e biologico) non deve essere interpretata come tassativa, perché alla base delle due tecniche si trovano filosofie profondamente diverse. Nella concezione tradizionale, infatti, alle piante viene restituito, sotto forma di elementi prontamente assimilabili, quanto da esse asportato nel corso del ciclo colturale. Nel regime di produzione biologico, il concetto di base è invece quello del mantenimento nel tempo della fertilità di base del suolo, attraverso apporti costanti di materiale organico o minerali poco solubili, che vengano gradatamente trasformati dalla microflora del terreno in forme assimilabili dalle piante. Le concimazioni in biologico non sono, pertanto, la stretta traduzione di quelle previste con la fertilizzazione chimica. Nel regime di produzione biologico si tenta di avvicinarsi il più possibile a condizioni di tipo naturale, con la convinzione che l obiettivo finale della pratica agricola non è tanto quello di gonfiare le produzioni fino al massimo livello possibile di resa, quanto il loro mantenimento nel tempo su livelli costanti e, per usare una parola oggi usata ed abusata, sostenibili". Le incognite da affrontare rimangono numerose: quali piante coltivare, Le Piante Officinali

18 quali investimenti fare, come reperire i compratori, come assicurare al prodotto standard qualitativi adeguati e costanti. A tale scopo, il problema va affrontato adottando un approccio di filiera, considerando cioè tutte le fasi del processo produttivo: dall ottenimento del prodotto agricolo fino alla sua commercializzazione, includendo tutte le fasi intermedie di trasformazione e confezionamento. Prima di passare alla coltivazione in campo, è necessaria la verifica di alcune premesse di base. Il diagramma in fig. 2 schematizza la procedura da seguire quando si vuole introdurre in un territorio una o più piante nuove. Come già accennato, la decisione di coltivare piante officinali all interno di un dato territorio deve muovere, anzitutto, da un approfondita indagine di mercato, in modo da verificare i requisiti richiesti dall industria di trasformazione e dai consumatori. Questo permetterà di selezionare un certo numero di specie particolarmente promettenti, di cui comunque dovrà essere ancora verificata l adattabilità bioagronomica all ambiente in esame. In questo senso, importanti informazioni possono essere ricavate verificando le condizioni di presenza/assenza, allo stato naturale, entro il comprensorio in esame. Mentre la prima condizione rappresenta una sostanziale conferma dell adattabilità della specie alle condizioni pedoclimatiche dell ambiente in esame, nel secondo caso si richiederanno delle verifiche più approfondite del comportamento produttivo delle specie alle condizioni di pieno campo. In ambedue i casi, è indispensabile la valutazione qualitativa del prodotto ottenuto, allo scopo di verificarne la conformità agli standard qualitativi fissati dall industria. I più importanti aspetti della tecnica colturale delle singole specie andranno fissati in relazione a quest ultimo punto. INDAGINE DI MERCATO Verifica delle richieste del consumo e dell industria Individuazione delle specie Presenti nel territorio Assenti nel territorio Verifica in pieno campo Definizione dell agrotecnica Valutazione qualitativa Fig. 2 - Introduzione in un territorio di specie alternative Le Piante Officinali

19 PIANTE OFFICINALI IN SICILIA: PROSPETTIVE DI VALORIZZAZIONE DEGLI EFFETTI SALUTISTICI Uno stimolo importante alla coltivazione di numerose specie officinali risiede nella crescente rivalutazione delle loro potenzialità salutistiche. La problematica è ampia, perché coinvolge non solo le classiche e ben note argomentazioni legate al loro uso medicinale in senso stretto, ma anche le molteplici attività che queste piante possono svolgere nell organismo umano per la prevenzione degli stati patologici più temuti, e per l instaurazione ed il consolidamento in chi ne fa uso di condizioni generali di benessere psico-fisico. A fronte del miglioramento generalizzato delle condizioni di vita e dell allungamento della sua durata media, nel mondo moderno la preoccupazione dei consumatori nei confronti delle loro condizioni di salute è sempre crescente. In un contesto ambientale sempre più contaminato da agenti inquinanti, allergogeni e potenzialmente patogeni, si assiste alla proliferazione esponenziale delle malattie degenerative. L ansia collegata al desiderio di poter governare le proprie condizioni di salute il più a lungo possibile si traduce in una sempre maggiore attenzione nei confronti della salubrità del contesto ambientale in cui si vive, dei cibi che si mangiano e delle sostanze con cui si entra quotidianamente a contatto nelle abitazioni, nei luoghi di lavoro, nei centri urbani ma anche mediante comuni pratiche quotidiane come la cura del corpo o l igiene personale. Nella crescente consapevolezza che moltissime sostanze di uso quotidiano esercitano degli effetti percepibili sulla salute, si è necessariamente affacciata alla coscienza l idea parallela che alcune di esse fanno male e devono pertanto essere evitate (gli additivi alimentari di derivazione industriale, le vernici che rilasciano composti tossici ) e che, per converso, esistono altre sostanze che fanno bene (vitamine, antiossidanti, immunostimolanti ). In questo quadro un po confuso e a volte contraddittorio, nella maggior parte dei consumatori emerge con forza un idea dominante, e cioè che i prodotti naturali, o di origine naturale, proprio in virtù di questa loro condizione di base rientrano nel ristretto novero dei prodotti che fanno bene. L idea in sé è abbastanza discutibile: un prodotto di derivazione naturale non è innocuo o benefico solo in quanto naturale ; oltre alla semplice considerazione che molti tra i più tossici veleni conosciuti sono ricavati dalle piante, andrebbe tenuto in debito conto il fatto che riconoscere a questi composti un effetto biologico, implica necessariamente l esigenza di stabilire una loro precisa modalità di somministrazione e un attento dosaggio, pena la loro perdita di efficacia, o peggio un radicale mutamento dell effetto farmacologico. Alla necessità di diffondere questa consapevolezza va attribuita l emanazione della circolare del Ministero della Salute n. 4 del 25 luglio 2002, dal titolo Problematiche connesse con il settore degli integratori alimentari: indicazioni e precisazioni, che recita testualmente: il termine naturale, con cui spesso vengono qualificati alcuni prodotti alimentari salutistici, non dà di per sé garanzie in Le Piante Officinali

20 termini di sicurezza d uso o di effetti favorevoli per l organismo perché, come noto, non tutte le sostanze naturali hanno proprietà benefiche. Oggi più che mai, appare in altre parole assolutamente necessario mettere in guardia dai rischi dell uso improprio dei prodotti di derivazione erboristica, che proprio perché biologicamente attivi devono essere assunti con consapevolezza ed evitando quanto più possibile il ricorso all automedicazione. La questione coinvolge numerose sostanze di derivazione vegetale che, pur non possedendo un esplicita attività farmacologica, presentano la proprietà di coadiuvare o potenziare l effetto di alcuni farmaci, o di rallentare alcune forme di degenerazione cellulare, o, più in generale, di agire positivamente sul metabolismo umano. Dal punto di vista funzionale si tratta di preparati alimentari contenenti sostanze ritenute in grado di apportare un riconoscibile beneficio alla salute, agendo in direzione dalla prevenzione di una malattia o della riduzione del rischio associato alla stessa. Nutraceutici, integratori dietetici, alimenti funzionali, sono solo alcuni dei termini che definiscono questa nuova foltissima categoria di prodotti, di collocazione intermedia tra gli alimenti ed i prodotti farmaceutici, che negli ultimi anni è stata al centro di un espansione senza precedenti. Si stima che circa il 70 % degli americani oggi compri e utilizzi prodotti nutraceutici su base regolare, e anche in Italia secondo i dati diffusi dall Unione Nazionale Consumatori, i prodotti naturali presenti sul mercato nazionale sono 8.000, tra cui 215 integratori, con notifiche di nuovi preparati presentate ogni anno al ministero della Salute; più di tre milioni di italiani consumano regolarmente preparati a base di erbe, con un giro d'affari di valutabile nell ordine del milione di euro, e tutto lascia supporre che questa moda di consumo subirà nel prossimo futuro un ulteriore incremento. Il fatto che finora l interesse dei consumatori nei confronti dei prodotti salutistici di derivazione vegetale sia mosso soprattutto da una spinta di natura emotiva, porta con sé un altra importante conseguenza, e cioè la tendenza a ritenere che le essenze vegetali conservino le loro proprietà benefiche solo quando provenienti da condizioni naturali, cioè raccolte da popolamenti spontanei. La pericolosità di questo tipo di approccio per i delicati equilibri ambientali è immediatamente evidente, e la letteratura sull argomento abbonda di casi in cui estesi popolamenti naturali di piante officinali sono stati drasticamente ridotti (spesso oltre la loro possibilità naturale di ricostituzione) per effetto di un eccessiva pressione del carico di prelevamento. Il Ginseng americano ma anche quello giapponese e coreano, alcune specie di Arnica in Spagna e addirittura interi popolamenti di rosmarino in Sardegna costituiscono solo alcuni dei possibili esempi. Se è vero che la raccolta delle specie officinali spontanee è sicuramente il metodo più antico per l approvvigionamento da parte delle comunità umane, è altrettanto vero che la raccolta dello spontaneo consente di soddisfare fabbisogni molto limitati, e mal si adatta ad un utilizzazione delle piante officinali su scala industriale. Alla base di ciò stanno tre ragioni fondamentali: la prima è proprio che la produzione specializzata permette di Le Piante Officinali

21 limitare il rischio di depauperamento dei popolamenti naturali, rischio reale nei casi in cui l aumento della richiesta di una specie viene soddisfatto incrementandone la raccolta dai luoghi di vegetazione naturale. La seconda considerazione è che la raccolta dallo spontaneo non garantisce quei requisiti di uniformità quantitativa e qualitativa che oggi vengono fortemente richiesti dai compratori, siano essi semplici consumatori che strutture industriali più o meno grandi. Solo in coltivazione, infatti, è possibile modulare la risposta quanti-qualitativa delle produzioni seguendo le richieste del mercato e soddisfacendone le esigenze. Sotto il profilo qualitativo, è ormai ampiamente accertato che le popolazioni spontanee presentano un estrema variabilità nella loro composizione fitochimica. Per quanto riguarda invece l aspetto quantitativo, va sottolineato il fatto che la produzione spontanea è difficilmente quantificabile ed in qualche caso può venire drammaticamente sovrastimata. Alcuni autori di lingua inglese pongono l accento sulla possibilità, sempre presente, che l insorgenza di eventi casuali ed imprevedibili presso le stazioni di vegetazione spontanea conduca ad una diminuzione improvvisa delle disponibilità naturali, generando il fenomeno economico definito di boom and bust (esplosione e fallimento): da principio si origina un flusso di reddito cospicuo, seguito (per mancanza di prodotto) da un improvviso e drammatico crollo economico dell attività. Un terzo aspetto è infine dato dalla semplice constatazione che la coltivazione offre la possibilità di valorizzare specie poco diffuse, se non addirittura rare, che hanno manifestato potenzialità tali da suggerirne l uso da parte di alcuni settori produttivi, ma che non possiedono una fitomassa sufficiente da far fronte a tale uso, e in qualche caso nemmeno sufficiente a svolgere su di esse un adeguata attività sperimentale. Al di là delle motivazioni di natura psicologica su cui senza dubbio si basa l attenzione rivolta verso i prodotti salutistici, numerosi studi mostrano come in molti casi essi possano effettivamente aiutare l utilizzatore a raggiungere alcuni degli obiettivi prefissati, purché però siano rispettate alcune importanti condizioni. Specialmente se di derivazione vegetale, essi dovranno essere selezionati con cura, consumati in maniera appropriata, ed il prodotto dovrà essere accuratamente standardizzato in modo da contenere gli ingredienti necessari per esercitare l attività desiderata. La coltivazione specializzata è l unico metodo sostenibile e vantaggioso per soddisfare tutti questi requisiti, fornendo al mercato produzioni adeguate alle richieste, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. Restano tuttavia da sciogliere ancora numerosi nodi di natura tecnica, e la ricerca agronomica assume, a questo punto, un importanza cruciale, per due ordini di motivazioni: 1. è noto che variazioni apparentemente minime della tecnica colturale possono produrre modificazioni assai vistose della composizione in sostanze biologicamente attive, e quindi della funzionalità salutistica, delle piante coltivate. Lo studio mirato e puntuale della tecnica agronomica applicabile alle singole essenze, e dell effetto esercitato da questa sul contenuto in principi attivi, diventa quindi una necessità imprescindibile. Le Piante Officinali

22 2. L adozione di tecniche colturali orientate verso il metodo biologico, o quantomeno verso itinerari sostenibili, ecocompatibili e rispettosi dell ambiente, in assenza di componenti geneticamente modificate e di input tossici o comunque dannosi, rappresenta uno dei criteri di scelta privilegiati da parte di un mercato al consumo sempre più attento e consapevole. Le specie vegetali che trovano posto tra i prodotti di interesse salutistico sono numerosissime: la tab. 1 riporta solamente alcune tra tutte quelle che trovano effettiva collocazione nei prodotti da banco più diffusi. Si nota facilmente come alcune tra queste (aglio, peperoncino, vite) siano già largamente diffuse nei sistemi agricoli siciliani, pur se coltivate con finalità diverse da quelle erboristico-salutistiche. In questi casi, la scoperta (o la rivalutazione) di proprietà benefiche per l organismo umano può costituire una motivazione importante per una loro rivalorizzazione economica, consentendo di ampliarne e diversificarne le potenzialità di mercato. Un esempio per tutte è offerto dalla comune erba medica (Medicago sativa L.), universalmente nota come specie foraggera, che condivide con numerose altre leguminose spontanee l abbondante presenza di sostanze ormonosimili, dette fitoestrogeni proprio per sottolinearne la provenienza vegetale, attive sull organismo umano e animale e sempre più frequentemente suggerite in alcune nuove metodologie terapeutiche per il trattamento dei disturbi legati alla menopausa. A questo gruppo di specie se ne affiancano numerose altre a distribuzione più ridotta, per lo più assenti dagli ordinamenti colturali ma più o meno largamente diffuse allo stato spontaneo; per queste specie, la cui adattabilità ambientale è in linea di massima confermata, l obiettivo della ricerca si sposta verso la messa a punto della più opportuna tecnica colturale, finalizzandola all ottenimento di quantità elevate e costanti dei principi attivi più interessanti per l uso salutistico. L iperico (Hypericum perforatum L.) costituisce un ottimo esempio di pianta officinale spontanea utilizzata da lungo tempo per scopi erboristici (particolarmente famoso il suo uso per la cura delle ustioni) che è passata dallo status di pianta spontanea a quello di coltura di interesse agrario nel momento in cui è cominciato l interesse nei suoi confronti da parte dell industria farmaceutica, grazie alla scoperta, intorno agli anni 80, delle sue proprietà come antidepressivo naturale. Oggi, i prodotti a base di iperico disponibili includono fitofarmaceutici e nutraceutici, tè d erbe, tinture, succhi e macerati oleosi, il cui consumo ha subito un incremento notevole, tanto che l iperico rappresenta una delle piante medicinali più utilizzate nel mondo. In Italia, con circa 156 ha, è la seconda pianta officinale coltivata,preceduta soltanto dalla camomilla; le numerose evidenze sperimentali che comprovano la sua efficacia nei confronti di numerose forme di depressione lieve, tuttavia, lasciano prevedere un notevole incremento della sua coltivazione, e la sua presenza allo stato spontaneo in numerosissime aree naturali o semi-naturali dell isola permette di darne già per scontata l adattabilità alla coltivazione in diversi ambienti della nostra regione Le Piante Officinali

23 Nome Specie Parte Funzione Funzioni Principi Diffusione comune famiglia adoperata principale secondarie attivi in Sicilia Aglio Allium sativum L. Bulbi (estratto) Prev. aterosclerosi Radical scavenger Allicina, alliina *** (Liliacee) Immunostimolante Astragalo Astragalus Radice Radical scavenger Immunostimolante Alcaloidi, b- * membranaceus sitosterolo, L.(Leguminose) polisaccaridi Borragine Borrago officinalis Semi Integratore acido g-linolenico *** (Borraginacee) di acidi grassi Echinacea E. angustifolia var. Radice Immunostimolante Antisettico Polisaccaridi N.P. angustifolia DC; E. purpurea (L.) Moench) (Composite) Eleuterococco Eleutherococcus Radice Adattogeno Immunostimolante Saponine, N.P. senticosus (Araliacee) Antiinfiammatorio vitamine Erba medica Medicago sativa L. Foglia Integratore Prev. aterosclerosi Vitamine, ** (Leguminose) vitaminico Ormonosimile saponine, fitoestrogeni Gingko Gingko biloba Foglia Radical scavenger Prev. aterosclerosi Alcaloidi, * (Gingkoacee) (antiageing) Immunostimolante germanio Ginseng Panax Radice Adattogeno Immunostimolante vitamine N.P. quinquefolius L. Stimol. d. funzioni (Araliacee) cerebrali Iperico Hypericum Sommità fiorite Antidepressivo Antisettico Ipericina ** perforatum Antiageing Iperforina (Ipericacee) Kava-kava Piper methysticum Radice Adattogeno Antidepressivo Alcaloidi N.P. Forst. (Piperacee) Disinfettante (Kavaina), resine Mirtillo Vaccinium myrtillus Bacche Antiedemigeno Vasoprotettore Flavonoidi N.P. L. (Ericacee) Antinfiammatorio (Mirtillina) Peperoncino Capsicum annuum Frutti Prev. aterosclerosi Coad. n. malattie Capsaicina *** L. (Solanacee) Antinfiammatorio cardiovascolari Ratania Krameria triandra Radice, Radical scavenger Astringente Lignani, gomme, N.P. Ruiz. e Pavon parte aerea tirosina (Krameriacee) Ribes Ribes nigrum L. Frutti Immunostimolante Integratore Flavonoidi, N.P. (Saxifragacee) vitaminico vitamine Tanaceto Tanacetum Foglia Analgesico Antiinfiammatorio Lattoni * (feverfew) parthenium L. (emicrania) sesquiterp. (Composite) (Partenolide), resine Unghia Uncaria tomentosa Corteccia Immunostimolante Antiinfiammatorio Alcaloidi N.P. di gatto (Willd.) DC (Rubiacee) Vite Vitis vinifera L. Frutti Radical scavenger Fenoli *** (Vitacee) (N.P.: presenza non segnalata; *: segnalata allo stato spontaneo; **: diffusa allo stato spontaneo o coltivata su ridotte superfici; ***: molto diffusa allo stato spontaneo o largamente coltivata) Tab. 1 Le specie vegetali più diffuse sul mercato dei prodotti salutistici Le Piante Officinali

24 Spiccate proprietà salutistiche, oltre che un abbondante presenza entro la nostra flora spontanea, sono attribuite anche alla borragine (Borrago officinalis L.), che (al contrario dell iperico) solo da pochi anni ha iniziato il percorso da specie spontanea a pianta coltivata. Attualmente la coltura della borragine cumula, su tutto il territorio italiano, un ettaraggio complessivo inferiore all unità, ripartito tra Emilia, Lombardia e Toscana. La tab.1 elenca, infine, alcune specie di grande interesse commerciale (echinacea, ginseng, kava-kava e altre) che non sono normalmente rappresentate nella nostra flora spontanea, né sono oggetto di coltivazione su superfici sufficientemente ampie da essere soggette a rilevamento. Si tratta di specie su cui un attività sperimentale specifica e mirata potrebbe però rivelare potenzialità nuove. In molti casi, infatti, una copiosa serie di ricerche svolte in ambienti diversi ha messo in luce diverse caratteristiche che permettono di ipotizzarne la possibilità di venire coltivate con successo anche nelle aree semi-aride mediterranee, ricorrendo a interventi agronomici non particolarmente onerosi. L Echinacea (E. angustifolia var. angustifolia DC; E. purpurea (L.) Moench), ad esempio, è una delle colture officinali di maggiore interesse economico nel mondo, e sul mercato statunitense occupa già uno spazio assai considerevole. Al genere appartengono nove specie, tutte originarie dell America settentrionale; la più diffusa è E. angustifolia, alta fino a 60 cm e caratterizzata, come suggerisce il nome specifico, da foglie piuttosto strette oltre che da una biomassa complessivamente inferiore rispetto ad E. purpurea; quest ultima può raggiungere 1,5 m di altezza e, come la precedente, viene comunemente adoperata come pianta medicinale per il trattamento delle patologie più diverse (dal morso dei serpenti fino al mal di testa). Il suo interesse principale oggi deriva dalle sue riconosciute attività immunostimolanti, cicatrizzanti, antivirali ed antibatteriche. La principale difficoltà connessa alla sua coltivazione è dovuta alla scarsa germinabilità dei semi, che richiedono specifici pre-trattamenti (stratificazione a temperatura controllata ecc.); per questo motivo, il trapianto di piantine ottenute in vivaio è per lo più preferibile alla semina diretta. Così come per l echinacea, l attenzione potrebbe rivolgersi verso altre specie che costituiscono la base per la preparazione di prodotti salutistici molto popolari, come il ginkgo biloba, adoperato per migliorare la memoria a breve termine; il ginseng (Panax quinquefolius L.), per incrementare l energia e come blando sedativo; la kava-kava (Piper methysticum Forst.), per calmare gli stati ansiosi e trattare l insonnia. Le ultime due specie costituiscono importanti esempi di piante dotate di proprietà adattogene (in grado di aiutare l organismo a fronteggiare situazioni di stress) e immunostimolanti (in grado di incrementare le capacità immunitarie dell organismo, mettendolo in condizioni di resistere più efficacemente all attacco delle patologie ma anche di fronteggiarle quando queste si sono manifestate). Oggi che Le Piante Officinali

25 lo stress è diventato praticamente una malattia sociale, le potenzialità economiche di queste specie sono evidenti. Una rassegna delle potenzialità salutistiche delle piante officinali, infine, non può trascurare il vasto gruppo di specie variamente dotate di sostanze ad attività antiossidante (o radical-scavenger). Queste sono sostanze che impedendo o rallentando i processi ossidativi, limitano l azione negativa esercitata dai cosiddetti radicali liberi, prodotti normalmente durante il percorso metabolico dell organismo, ma derivanti anche dalla trasformazione di specifiche molecole assunte con l alimentazione e da agenti inquinanti come il fumo di tabacco e i prodotti della combustione dei carburanti fossili. Il problema dei radicali liberi è stato oggetto, negli ultimi venti anni, di una lunga serie di studi, e oggi la loro importanza nell eziologia di diverse malattie è universalmente riconosciuta. Altrettanto unanimemente, la ricerca oggi concorda sul fatto che, in condizioni di sempre maggiore generazione di radicali liberi, il potenziamento degli antiossidanti endogeni mediante l assunzione di antiossidanti con la dieta potrebbe avere un importanza cruciale nell attenuazione degli effetti cumulativi operati da molecole soggette ad alterazione ossidativa. La cosa non è nuova, ed è noto ad esempio che in Oriente alcune piante erbacee vengono usate da parecchio tempo per ritardare il processo di invecchiamento umano e per prevenire e/o curare alcune malattie. Per conseguenza, alcuni degli effetti clinici delle erbe potrebbero essere, in qualche modo, correlati alle loro possibili attività antiossidanti; la più recente ricerca farmacologica sta lavorando molto in questa direzione, e a molte piante di uso comune (dalle aromatiche più diffuse all aglio) sono state attribuite interessanti capacità in questo senso. Lo studio dei principi antiossidanti contenuti in alcune piante officinali, che potrebbero aiutare a prevenire il danno ossidativo, ha assunto quindi negli ultimi anni una notevole importanza. In tab. 2 vengono riportate alcune delle specie su cui la ricerca condotta in tutto il mondo ha evidenziato le maggiori proprietà in tal senso. Le specie più rappresentative sono soprattutto numerose Labiate, tra cui il Rosmarino (Rosmarinus officinalis L.), la Salvia (Salvia officinalis L.), l Origano (Origanum vulgare L.; O. heracleoticum auct. non L.) ed il Timo (Thymus vulgaris L.). Il Rosmarino è stato, negli anni, una tra le specie più studiate; in alcuni lavori diventati ormai classici, già negli anni 50 il francese Chipault descriveva le proprietà antiossidanti di più di 30 specie, ponendo al primo posto proprio il rosmarino. Oggi la letteratura disponibile sull argomento abbonda di citazioni, di volta in volta riferite alla parte aerea della pianta sminuzzata, ai suoi estratti, agli oli essenziali da essa ottenuti. Le Piante Officinali

26 Nome Specie Parte Principi Diffusione comune famiglia adoperata attivi in Sicilia Aglio Allium sativum L. Bulbi Lignine *** (Liliacee) Basilico Ocimum basilicum L. P. aerea Fenoli ** (Labiate) (estratti, oli essenziali) Cipolla Allium cepa L. Bulbi Lignine *** (Liliacee) Coriandolo Coriandrum sativum L. Frutti Fenoli (anetolo) * (Ombrellifere) Cumino Cuminum cyminum L. Frutti, foglie Fenoli * (Ombrellifere) (b-pinene, terpinolene)x Dittamo Origanum dictamnus L. P. aerea Fenoli N.P. (Labiate) (estratti, oli essenziali) Fagiolo rosso Phaseolus vulgare L. Semi (estratti) Antociani ** (Leguminose) Luffa Luffa cilindrica L. Pianta intera (estratti) Acido nor-diidroguaiaretico N.P. (Cucurbitacee) Maggiorana Majorana hortensis L. Estratti fogliari Fenoli N.P. (Labiate) Origano Origanum vulgare L.; O. Foglie Fenoli *** heracleoticum auct. n. L. (estratti, oli essenziali) (Labiate) Peperoncino Capsicum annuum L. Frutti Carotenoidi *** (Solanacee) Rosmarino Rosmarinus officinalis L. P. aerea Fenoli *** (Labiate) (estratti, oli essenziali) (carnesolo, rosmarichinone) Salvia Salvia spp. (Labiate) P. aerea Fenoli *** (estratti, oli essenziali) (carnesolo, rosmanolo, rosmadiale) Santoreggia Satureja hortensis L. P. aerea Fenoli * (Labiate) (estratti, oli essenziali) Sesamo Sesamum indicum L. Semi (olio) Sesamoline * (Pedaliacee) Soia Glycine max Merr. Semi (olio) Catechine * (Leguminose) Timo Thymus vulgaris L., T. P. aerea Fenoli *** serpyllum L., T. capitatus (estratti, oli essenziali) Hoffm. et Link (Labiate) Vite Vitis vinifera L. Frutti Flavonoidi *** (Vitacee) (N.P.: presenza non segnalata; *: segnalata allo stato spontaneo; **: diffusa allo stato spontaneo o coltivata su ridotte superfici; ***: molto diffusa allo stato spontaneo o largamente coltivata) Tab. 2 Alcune tra le più importanti specie erbacee a riconosciuta attività antiossidante Le Piante Officinali

27 Al di là della notevole variabilità riscontrabile tra le diverse trattazioni in merito alle metodologie adottate, ai microorganismi sotto osservazione, alla durata degli esperimenti, vi è concordanza quasi unanime nell attribuire ai derivati del rosmarino un efficacia antiossidante paragonabile e talvolta superiore a quella del BHT (butilato di idrossitoluene) e del BHA (butilato di idrossianisolo), due prodotti di derivazione sintetica largamente adoperati dall industria agroalimentare. I principi attivi identificati nella pianta, responsabili delle diverse azioni conservanti ad essa ascritte, sembrano essere polifenoli (acido rosmarinico, derivati dell acido caffeico e flavonoidi) e derivati terpenici (diterpeni triciclici, rosmaridifenolo, carnosolo, rosmanolo). E interessante tuttavia notare come nessuno dei diversi composti isolati sembri essere singolarmente responsabile della molteplicità di azioni attribuite alla pianta intera, per cui ad esempio l olio essenziale, miscela di numerosissimi composti volatili, possiede un attività superiore a quella della somma dei suoi diversi componenti. Diversi autori concludono quindi ipotizzando l esistenza di un certo sinergismo d azione tra i diversi componenti, che potrebbero avere nella pianta intera un efficacia diversa rispetto a quella dei singoli composti isolati. Il concetto non è nuovo, tanto che ad esempio in fitoterapia si va affermando la tendenza a considerare le piante e i loro derivati erboristici come insiemi unici e complessi di sostanze a vario grado di attività, i cosiddetti fitocomplessi (o fitomedicine nel caso in cui venga riconosciuta ad essi una ben definita azione terapeutica). Il comparto dei prodotti salutistici rappresenta, quindi, un settore economico e commerciale già adesso di grande interesse, e dotato di enormi potenzialità per il prossimo futuro. La forte connotazione psicologica di questa forma di consumo, tuttavia, impone che la produzione si accosti al consumatore trasmettendogli un chiaro, inequivocabile messaggio di affidabilità e sicurezza, garantendo produzioni sempre qualificate, controllate e tracciabili. A questo scopo, per infondere all acquirente la sensazione di fiducia che potrà consentire la creazione ed il consolidamento di un mercato così delicato e sensibile, è in primo luogo necessario abbandonare improvvisazioni e ricette estemporanee. La standardizzazione di questi prodotti, ottenuta mediante una stretta collaborazione tra industriali, farmacobotanici ed agronomi, pur se piuttosto complessa si rende assolutamente necessaria, così come auspicabile sarebbe la stesura di un codice di Buona Pratica Agricola per ciascuna delle specie interessate. Le Piante Officinali

28 SAPERI,AROMI E COLORI MEDITERRANEI sapevate che Piante colorate, ricche di aromi, di storia, di tradizione, una nicchia produttiva che merita maggiore attenzione. Consigliate dai medici o semplicemente occasioni per arredare la casa. Il mercato delle piante aromatiche e officinali fattura 300 milioni di euro se si considera anche l'omeopatia e la cosmesi naturale. Un mercato fiorente, trainato dalle grandi proprietà salutistiche e curative delle piante. Le attività connesse alla produzione e alla commercializzazione impegnano più di addetti, il numero degli esercizi interessati, in particolare le erboristerie,continua ad aumentare (oggi sono più di 5.000). Ecco perché le enormi potenzialità di questo comparto agricolo meritano un momento di approfondimento e di riflessione. Nella cucina siciliana abbondano le erbe che arricchiscono anche il piatto più umile di gusto e aromi, ma anche di saperi. Queste erbe non si limitano a darci sapori, ma donano anche benefici per le loro proprietà intrinseche, come l aglio, considerato il Re delle Erbe per le sue virtù terapeutiche e medicamentose, che vanta un gran numero di proprietà salutari, alimentari e aromatiche che lo pongono tra le piante indispensabili. Mentre l'uso gastronomico è per lo più innocuo e utile oltre che al gusto, l'uso terapeutico richiede cautela. D altronde Ippocrate raccomandava Primum non nocere", e "Phàrmakon" veniva definita, nei primi poemi omerici, qualunque sostanza che, se introdotta nell'organismo, poteva divenire, in base al suo dosaggio, un medicamento oppure un veleno. L'Aglio appartiene alla famiglia delle Liliacee come la Cipolla, e il prezioso Asparago. Le Liliacee sono in genere piante rustiche. In medicina e in cucina viene usato il bulbo, diviso in tanti bulbilli chiamati spicchi di aglio. Coltivato nei climi caldi è più aromatico e più dolce. La caratteristica dell'aglio va ricercata in una sostanza, l'alliina, contenuta nelle sue cellule. Tagliando l'aglio, le cellule si rompono e l'alliina per azione enzimatica si trasforma in allicina, dall'odore caratteristico. Oltre a queste attività antibetterica, contiene anche il Solfuro di Allile che difende l'organismo dall'effetto dannoso dei Radicali liberi, allicina, ajoene inibitore della lipossigenasi ed antiaggregante piastrinico, contiene anche le vitamine A, B, C, e principi antibiotici dati dalla garlicina e alisina, sali minerali e zolfo, iodio, silice. Il suo sapore cambia molto a seconda che sia consumato crudo o cotto, quando è crudo è più penetrante. Viene usato quotidianamente in cucina per insaporire piatti di carne, pollo, cacciagione, pesce, crostacei e verdure. Fra i vari aromi è quello che divide di più l'opinione pubblica, o piace, come alla maggior parte delle persone, oppure è detestato, come per gli inglesi e pare anche ai vampiri Molte sono le interpretazioni sull'origine geografica dell'aglio. Linneo indica nella Sicilia il luogo d'origine di questa pianta, mentre altri botanici sostengono che le prime regioni dove si coltivava sistematicamente erano l'egitto e l'india Le Piante Officinali

29 Usato dai popoli antichi soprattutto come farmaco, in diverse epoche e luoghi del mondo se ne trovano testimonianze. La prima citazione certa si trova nel Codex Ebers (1550 a.c.), un papiro egiziano lungo 20 metri che contiene alcune centinaia di formule terapeutiche. Nell antico Egitto vi fu un largo consumo di questa pianta. Nonostante i faraoni preferissero astenersi dall aglio, cibo sgradito alle divinità, era ritenuto indispensabile nella dieta degli schiavi impegnati nella costruzione delle piramidi schiavi nutriti con un pezzo di pane uno spicchio d aglio e mezza cipolla. Altra testimonianza viene dalla Bibbia quando si parla dell esodo il bene più prezioso lasciato dagli Ebrei durante la fuga dall Egitto ; giunti nella terra promessa introdussero l uso dell Aglio come condimento. Nella Roma Imperiale, disdegnato dai patrizi, era largamente usato da contadini e soldati. Nonostante questo i romani, consapevoli delle sue innumerevoli proprietà curative, dedicarono questa pianta a Marte dio della guerra. Plinio il Vecchio ne approfondì la conoscenza esaltandone le virtù terapeutiche. Il medico di Nerone faceva mescolare succo d'aglio e miele per schiarire la voce dell'imperatore, usanza tuttora frequente presso i cantanti lirici. Nel 1858 il chimico e biologo Luigi Pasteur, fornisce la prima prova scientifica delle proprietà dell aglio, dichiarando la sua efficacia nel bloccare la riproduzione di numerosi batteri nocivi. Ritenuto un afrodisiaco naturale già dal medioevo, adesso sembra che un enzima nitric oxide synthase (NOS) sia primariamente responsabile del meccanismo dell'erezione. Recenti studi hanno dimostrato che l'aglio, in certe forme, può stimolare la produzione di NOS, particolarmente negli individui che hanno un basso livello di questo enzima. L'aglio risulta efficace per combattere dolori reumatici, catarri bronchiali, bronchiti, vermi intestinali, febbri. Utile in soggetti con colesterolo alto. Utilizzato spesso come coadiuvante delle terapie farmacologiche in caso di ipercolesterolemia. In particolare la sua attività ipolipemizzante sembra sia dovuta all'inibizione della sintesi del colesterolo: in questo caso l'aglio riduce il colesterolo LDL (cosiddetto cattivo) e i trigliceridi mentre il valore del colesterolo HDL, cosiddetto "buono" perché non si deposita sulle pareti dei vasi arteriosi, rimane invariato. Dati epidemiologici dimostrano inoltre, che il rischio di cancro gastrico è inversamente proporzionale al consumo di Aglio, tanto è vero che questa patologia è rara in Cina, dove viene fatto abbondante uso di Aglio nell'alimentazione. Molte speranze sono riposte nella sua attività anticancerosa.la Leggenda vuole che Allio fosse un giovane molto simpatico e brillante, ma pettegolo e maligno, che si divertiva a seminar zizzania nell'olimpo: a Venere diceva che Pallade criticava le sue acconciature, a Diana faceva sapere che Giunone la trovava mascolina, a quest'ultima che Cerere la definiva "quella cicciona"... Insomma, per colpa di Allio scoppiavano sempre liti tremende, difficili da sedare, tanto che Giove un bel giorno decise di punirlo: "Visto Le Piante Officinali

30 che con le tue chiacchiere miri sempre ad essere al centro dell'attenzione, d'ora in poi dovrai vivere nell'ombra, e chi ti frequenterà non potrà nasconderlo". Così detto, trasformò il giovane Allio in aglio, destinato a nascere e crescere sottoterra, proseguire la sua vita nel buio delle dispense e denunciare i suoi frequentatori con il "profumino" che lascia nell'alito... Certo l'aglio non è per gli ipocriti nel senso che, non lo si può frequentare senza che si sappia in giro: se prima di esser consumato ha un profumo pungente, ma seducente, è innegabile che l'alito di chi l'ha mangiato e le mani di chi l'ha preparato non hanno precisamente un buon odore. L'espressione latina Allium olere significa letteralmente puzzar d'aglio. Nell'antica Roma, serviva ad indicare chi apparteneva alla classe sociale più bassa. Comunque per attenuare il cattivo alito dopo aver mangiato aglio, si possono masticare alcune foglie di prezzemolo oppure qualche chicco di caffè. Per togliere l'odore di aglio dalle mani, prendete un cucchiaio e strofinatelo sotto l'acqua corrente fredda per un paio di minuti. L'uomo ha sempre attribuito all'aglio anche virtù scaramantiche. Fin dell'antichità trecce di aglio venivano poste in ogni casa come protezione contro gli spiriti maligni. Così mescolando conoscenze scientifiche a superstizione e leggende, nel corso dei secoli l'aglio è stato indossato come collana per eliminare i parassiti intestinali, spalmato sul petto per aiutare l'espettorazione o sulle giunture per combattere artrosi ed artriti, bevuto in tisane ed elisir come tonico e depurativo. Per effetto della superstizione accadeva anche, che la donna di casa, la mamma o a volte la nonna, pretendeva di curare il proprio bambino segnando con una croce il basso ventre e mormorando preghiere misteriose Lunedì santu ch abbisci la matina di Pasca lu vermu n terra casca casca a facci buccuni; Pi nomu di Cristo t ammazzu cu n pocu di agghiu vermi russu ti tagghiu. Più o meno, Lunedì Santo che albeggia la mattina di Pasqua, il verme a terra cade, cade a faccia sotto, per il nome di cristo ti ammazzo con un po d aglio verme rosso ti taglio. Con o senza la razioni di vermi la farmacopea ufficiale attribuisce all aglio anche proprietà vermifughe.l esaltazione in chiave scientifica dei medicamenti vegetali è una realtà del nostro tempo,che ha radice nell antica tradizione popolare. Una conferma autorevole delle proprietà terapeutiche di questa pianta viene dal primo Congresso internazionale sull'aglio, tenutosi a Washington nel È stato dimostrato quanto questa pianta sia un eccezionale antisettico, antipiretico, antireumatico e come, mangiandone un solo spicchio al giorno, diminuisca il rischio di contrarre alcune malattie. Comunque chi ne vuole provare gli effetti medicamentosi, occorre che si rivolga ad un esperto, anche per la valutazione delle controindicazioni. In Italia, la produzione interna non è sufficiente a soddisfare le esigenze, guarda caso la Cina è uno dei paesi fornitori, ma questa e storia dei nostri giorni Le Piante Officinali

31 SCHEDE TECNICHE Le Piante Officinali

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33 Aneto Coltura annuale AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Richiede suoli freschi, profondi, fertili, di medio impasto; è sensibile alle gelate, ai forti venti ed agli stress idrici prolungati, ma anche alle piogge persistenti (specialmente in fioritura e durante la maturazione dei frutti). TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Semina diretta, meccanica, a file, con seminatrici per cereali o di precisione. Profondità: 2-3 cm circa. Epoca: Autunnale nelle aree mediterranee, primaverile negli ambienti temperati (marzo-maggio, il più anticipatamente possibile). Sesti: Tra le file cm, utilizzando kg di seme /ha. Densità finale: piante/m 2. Per ottenere una coltura uniforme di aneto è utile, subito prima della semina, lavare il seme in acqua corrente ed asciugarlo all aria. Le Piante Officinali

34 Aneto Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: kg/ha di N kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O corrispondenti, in biologico, a: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più 5-8 q/ha di guano oppure 6-7 q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). Eccessive somministrazioni di azoto sono da evitare, perché la coltura tende all allettamento e la resa in olio essenziale diminuisce sensibilmente. Irrigazione: Necessaria nella fase vegetativa fino alla fioritura. Avversità e Parassiti: Parassiti fungini, larve di lepidotteri (in campo) e coleotteri (in magazzino). Raccolta: modalità: Manuale o meccanica, adoperando le comuni mietitrebbiatrici per cereali semimeccanica (sfalcio, pre-essiccazione in campo o al chiuso e successiva trebbiatura meccanica). Sulla base delle nuove acquisizioni sui tempi balsamici della pianta, l epoca di raccolta più consigliabile coincide con la fase di maturazione lattea dell ombrella centrale della pianta: l aneto infatti produce la maggior quota di olio essenziale nel periodo compreso tra l apertura dei fiori e la loro sfioritura; l accumulo dell olio essenziale continua fino alla maturazione lattea dei frutti, epoca che quindi sembra la più adatta per effettuare la raccolta. UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Frutti (comunemente detti semi ) e ombrelle intere. Usi: Industria farmaceutica (aromatizzante per cibi conservati) Ind. cosmetica (saponi e profumi) Ind. alimentare (liquori, vermouth) La pianta contiene buone quantità di olio essenziale, presente soprattutto nelle ombrelle e nei frutti. Nell olio di aneto sono stati individuati oltre 100 componenti Le Piante Officinali

35 Anice Verde Coltura annuale AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Terreni leggeri, ben drenati, ricchi di sostanza organica e di calcare. Non tollera suoli troppo argillosi e ombreggiamento.teme le gelate tardive. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Semina diretta a file, su terreno ben preparato. Si consiglia di utilizzare per la semina i semi più grandi, provenienti dalle ombrelle centrali della pianta, dato che la densità iniziale di investimento e l energia germinativa sembrano direttamente collegate con le dimensioni del seme. Epoca: Primaverile (marzo-aprile) Sesti: Tra le file cm, distribuendo kg/ha di seme; densità: piante/mq. Le Piante Officinali

36 Anice Verde Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: kg/ha di N kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O corrispondenti, in biologico, a: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più 5-8 q/ha di guano oppure 6-7 q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). Irrigazione: Necessaria nella fase vegetativa fino alla fioritura. Avversità e Parassiti: Parassiti fungini, larve di lepidotteri (in campo) e coleotteri (in magazzino). Raccolta: modalità: manuale meccanica, adoperando le comuni mietitrebbiatrici per cereali semimeccanica (sfalcio, pre-essiccazione in campo o al chiuso e successiva trebbiatura meccanica). epoca: Estate (agosto-settembre, circa 30 gg dopo la fioritura). Resa: Fino ad 1 t/ha di frutti. UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Frutti (comunemente detti semi ). Usi: Industria farmaceutica (aromatizzante per cibi conservati) Industria cosmetica (saponi e profumi) Industria alimentare (liquori, dolciumi, caramelle). Poiché il seme perde rapidamente l aroma, sia nelle preparazioni domestiche che nelle utilizzazioni industriali deve venire utilizzato rapidamente e macinato immediatamente prima del consumo Le Piante Officinali

37 Assenzio Gentile Coltura annuale Pur essendo una pianta perenne, il ciclo colturale dell assenzio gentile è annuale, poiché la grande quantità di biomassa prodotta dalla pianta al primo anno ne influenza negativamente lo sviluppo al secondo anno. AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Preferisce terreni leggeri e ben drenati, esposti al sole. Non tollera i ristagni d acqua che provocano, frequentemente, il marciume dei rizomi. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Porzioni di rizoma, divisione dei cespi (per divisione del cespo madre che può darne fino a 30 e successivo trapianto in buchetta) TECNICHE COLTURALI Sesti: Rizomi: vengono posti, in gruppi di 3-4, sul fondo di solchi distanti cm e profondi cm e ricoperti poi con 5-7 cm di terreno; si adoperano circa 2-3 t/ha di rizomi.. Seme: Quasi mai, data la bassa fertilità delle piante e l insufficiente germinabilità che di norma non consentono l ottenimento di colture uniformi e sufficientemente fitte. Epoca: Autunno o fine inverno (rizomi). Aprile-maggio (piantine alte circa 10 cm). Densità: piante mq. Le Piante Officinali

38 Assenzio Gentile Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: kg/ha di N kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O Raccolta: modalità: manuale, falciando la pianta ad un altezza tale da non asportare la porzione basale del fusto che è priva di foglie e perciò senza valore commerciale. Una raccolta anticipata (inizio della fioritura) permette di ottenere olio essenziale con basso contenuto di tujone. epoca: Estate (piena fioritura) In copertura: kg/ha di N, corrispondenti, in biologico, a: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più 9-10 q/ha di guano oppure 7-8 q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). Irrigazione: Solo di soccorso durante il periodo estivo. Avversità e Parassiti: Crittogame (soprattutto a carico dei rizomi) e insetti. Resa: Prodotto verde t/ha, prodotto secco 3-5 t/ha (resa del 20-25%). Resa in olio essenziale sul secco: 0,5-0,7%. UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Piante intere e sommità fiorite. Se le sommità fiorite non sono destinate alla distillazione, vengono riunite in mazzetti ed essiccate all aria e all ombra; questo trattamento viene ancora oggi seguito per ottenere un prodotto adatto all aromatizzazione del vermut. Usi: Industria farmaceutica (correttivo del sapore di molti medicinali) Industria alimentare (preparazione di vermut e bibite analcoliche) Le Piante Officinali

39 Borragine Coltura annuale AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Pur adattandosi a tutti i tipi di terreno, predilige terreni ben drenati e in pieno sole.teme le gelate. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Semina diretta, manuale o meccanica, a prof. < 0.5 cm, a spaglio o a file continue (distribuendo 1 g di seme per un metro di fila), o a postarelle distanti cm. Epoca: Autunnale nelle zone più calde ed aride, primaverile nelle aree più temperate. Sesti: A file, cm tra le file e sulla fila. Investimento totale in campo: piante/mq a file, di più a spaglio. Le Piante Officinali

40 Borragine Lavorazioni: Preparazione del letto di semina: lavorazione a cm dopo la raccolta della coltura precedente Scerbature meccaniche (2-3) nell interfila non appena la coltura raggiunge i cm di altezza. Raccolta: modalità: manuale (taglio a circa 5-10 cm dal terreno). epoca: piante intere: Aprile-maggio infiorescenze: Giugno-agosto Resa: Infiorescenze: 0,5-1 t/ha Concimazione: all impianto: 50 kg/ha di N 100 kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O corrispondenti, in biologico, a: all impianto: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più 5-8 q/ha di guano oppure 6-7 q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). Irrigazione: Solo di soccorso. UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Usi: domestico (culinario; diversi piatti tradizionali) industria farmaceutica (fonte di acido linolenico) Avversità e Parassiti: Funghi (oidio), insetti Le Piante Officinali

41 Calendula Coltura annuale AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Si adatta a quasi tutti gli ambienti ed i terreni; predilige le esposizioni soleggiate ed i terreni ricchi di sostanza organica, ben aerati e sufficientemente umidi, purché senza ristagni. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Semina diretta, anche meccanica, o trapianto di piantine già radicate in vivaio.. Epoca: Semina diretta in autunno o primavera (aprile). Trapianto alla fine dell inverno (climi caldi) o in aprile-maggio (climi freddi). Sesti: 70 cm tra le file, distribuendo 2-3 kg/ha di seme. Densità: 5-7 piante/mq. L adozione di densità più elevate inibisce la formazione delle ramificazioni laterali, e quindi determina una minore produzione di fiori. Le Piante Officinali

42 Calendula Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, sarchiatura meccanica tra le file e scerbature sulla fila. Concimazione: all impianto: 50 kg/ha di N 100 kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O corrispondenti, in biologico, a: all impianto: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più 5-8 q/ha di guano oppure 6-7 q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). La calendula è piuttosto esigente in fosforo e potassio, che stimolano la produzione di capolini e ne incrementano le dimensioni; la concimazione azotata deve invece essere moderata, perché tende ad allungare il ciclo vegetativo ed a far produrre una maggiore quantità di foglie invece che di fiori. Irrigazione: Solo di soccorso. Fasi di massimo fabbisogno: emergenza e formazione del capolino. Da evitare con fioritura in atto. Avversità e Parassiti: Funghi (oidio e ruggini), insetti (afidi). Raccolta: modalità: Generalmente manuale, recidendo il capolino appena sotto il ricettacolo. Data la forte scalarità di fioritura della specie, la raccolta viene effettuata in più riprese; se le piante sono lasciate in buone condizioni, è possibile raccogliere continuamente anche per parecchi mesi. epoca: Maggio-giugno (inizio fioritura) Resa: 6-10 t/ha di capolini freschi; 1,5-2,5 t/ha di secco. Il prodotto raccolto va essiccato rapidamente ma con cura (brevi esposizioni intorno agli 80 C), in modo da evitare che si decolori e quindi si deprezzi commercialmente. Dopo l essiccazione si ottiene una droga assai igroscopica (che cioè tende ad assorbire umidità dall ambiente), motivo per cui si consiglia di confezionarla subito o di porre molta attenzione alle condizioni di conservazione. UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Capolini. Usi: industria alimentare (coloranti naturali; preparazione di liquori) industria cosmetica (creme emollienti, lozioni e unguenti) industria farmaceutica (antisettici, cicatrizzanti e antiinfiammatori locali) Le Piante Officinali

43 Camomilla Coltura annuale AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Si adatta molto bene a tutti i tipi di terreno, specialmente se leggeri. Le operazioni di semina dovrebbero venire effettuate tenendo conto dell estrema piccolezza del seme; per incorporare uniformemente quest ultimo al terreno è pertanto necessario miscelarlo con materiale avente granulometria e peso specifico simili (ad es. segatura di legno). L operazione va eseguita su terreno ben livellato e amminutato e preferibilmente seguita da rullatura della superficie, in modo da facilitare l adesione del seme al terreno e da evitare che questo venga disperso dal vento. La semina a file offre il vantaggio di determinare un notevole risparmio di seme e consente l uso delle seminatrici a rullo, che evitano di dover ricorrere alla rullatura post-semina. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Semina diretta, meccanica, superficiale, a spaglio o a file con seminatrici di precisione. Trapianto di piantine già radicate in semenzaio. Epoca: Primaverile (marzo) nelle aree più settentrionali. Autunnale in ambienti più caldi. Sesti: cm tra le file, distribuendo 1-3 kg/ha di seme, in modo da assicurare un investimento di piante/ mq. Le Piante Officinali

44 Camomilla Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Su terreni leggeri, rullatura post-semina. Con coltura in atto, una o più lavorazioni superficiali a scopo diserbante. Concimazione: all impianto: 40 kg/ha di N 100 kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O corrispondenti, in biologico, a: all impianto: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più 5-8 q/ha di guano oppure 6-7 q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). L elemento maggiormente determinante la produzione di capolini è l azoto, che però manifesta effetti ancora più vistosi se somministrato insieme al fosforo e al potassio. Irrigazione: Dopo la semina; in seguito, secondo necessità. Un intervento irriguo al momento della fioritura permette di ritardare la formazione del seme e di eseguire una raccolta supplementare. Avversità e Parassiti: Funghi (soprattutto peronospora), insetti (afidi). Resa: In aree meridionali, da 1,5 a 5t di capolini freschi/ha. Capolini essiccati 0,7-0,9 t/ha Raccolta: modalità: Manuale (con forbici o pettini da mirtillo); meccanica (macchine munite di pettini che strappano il capolino dalla pianta). Uno dei principali problemi della coltura è la sua forte scalarità di maturazione, così che su una stessa pianta si trovano fiori a tutti gli stadi di sviluppo. Questo può costituire un inconveniente per la raccolta, che fino a qualche tempo fa veniva effettuata integralmente a mano. L applicazione anche alla camomilla della raccolta meccanica, tuttavia, ha dato risultati eccellenti. Dopo la raccolta, le sommità fiorite vengono fatte essiccare all aria e all ombra, oppure in essiccatoi ad aria forzata. epoca: Maggio. UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Capolini. Usi: domestico (calmante, blando sedativo) industria farmaceutica (sedativo, antinfiammatorio) industria cosmetica (creme, detergenti, profumi, shampoo) industria alimentare (bevande, dolci, gelati, liquori e vermouth). Fra tutte le piante medicinali la camomilla comune è forse la più popolare e le sue proprietà calmanti e sedative sono note fin dai tempi più antichi Le Piante Officinali

45 Cardo Mariano Coltura annuale o biennale AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Si coltiva in ambienti asciutti e in pieno sole, anche aridi e sassosi, dal livello del mare fino a m di altezza. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Semina diretta a file Epoca: Primavera (aprile) o autunno. La temperatura ottimale di germinazione del seme è intorno ai 22 C, mentre il processo germinativo si arresta a temperature inferiori a 10 C; per questo motivo, la semina viene normalmente effettuata nel periodo primaverile o, negli ambienti a temperature più miti, in quello autunnale. Sesti: cm tra le file, utilizzando 4-5 kg/ha di seme. Densità: 5-7 piante/mq. E opportuno non superare tali valori per evitare che le piante producano capolini di dimensioni ridotte. Le Piante Officinali

46 Cardo Mariano Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: 50 kg/ha di N 50 kg/ha di P 2 O 5 50 kg/ha di K 2 O corrispondenti, in biologico, a: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più 3-5 q/ha di guano oppure 3-5 q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). Eccessive somministrazioni di azoto sono da evitare, perché la coltura tende all allettamento e la resa in olio essenziale diminuisce sensibilmente. Irrigazione: Non necessaria. Avversità e Parassiti: Funghi (oidio e Botrytis), coleotteri. Resa: Circa 1,5 t/ha di frutti Raccolta: modalità: Meccanica (con comuni mietitrebbiatrici). epoca: Estate. L operazione si effettua quando i frutti hanno assunto un colore nero uniforme e le piante sono sufficientemente disidratate, affinché le macchine mietitrebbiatrici possano lavorare correttamente. UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Frutti, molto più raramente le foglie e le radici. Usi: Domestico (i capolini venivano, fino a qualche tempo fa, cotti come i carciofi, mentre le foglie giovani, private delle spine,si consumavano come insalata). industria farmaceutica (estrazione della silimarina) industria cosmetica (lozioni, pomate) I frutti del Cardo Mariano vengono utilizzati in fitoterapia per il trattamento delle disfunzioni epatiche; il principio attivo responsabile delle proprietà epatoprotettive della pianta, presente in diversi formulati commerciali, è costituito dalla silimarina, un complesso flavonico contenuto nel seme in percentuale variabile dall 1.5 al 3%, costituito da una miscela di tre flavoni isomeri (silibina, silidianina, silicristina) Le Piante Officinali

47 Cicoria Coltura annuale o poliennale AMBIENTE DI COLTIVAZIONE I suoli più adatti alla coltivazione della cicoria sono quelli profondi, di tessitura media e ben drenati; terreni con oltre il 30% di argilla causano alle piante problemi nell emergenza e difficoltà durante l estirpamento, con elevate perdite (10-20%) dovute alla rottura della parte distale della radice. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Semina diretta, manuale o meccanica, molto superficiale (circa cm). Epoca: Marzo-aprile. Una semina precoce consente alla coltura di allungare il ciclo, mentre una semina posticipata mette al riparo dalle gelate e riduce il periodo della prefioritura. Sesti: cm tra le file Densità: Finale: piante/m 2. Le Piante Officinali

48 Cicoria Lavorazioni: Aratura a cm di profondità. Concimazione: all impianto: kg/ha di N kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O corrispondenti, in biologico, a: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più 6-8 q/ha di guano oppure 5-6 q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). Normalmente, la coltura non necessita di apporti supplementari di elementi fertilizzanti: l arricchimento del terreno in sostanza organica ed in azoto, infatti, non sempre garantisce rese quanti-qualitative più elevate, mentre, per altro verso, costituisce un rischio per lo stato sanitario di tuberi e fittoni. Sempre per questo motivo va considerata con cautela la precessione con colture miglioratrici (leguminose). Irrigazione: Solo di soccorso. Avversità e Parassiti: Funghi (soprattutto marciumi radicali). Raccolta: modalità: Meccanica, adoperando le medesime attrezzature adoperate per la bietola, opportunamente regolate. Raccolta: epoca: settembre La cicoria non presenta, durante il periodo invernale, una interruzione fisiologica della crescita, attività che viene semplicemente rallentata. Quindi è possibile, almeno in teoria, ritardare la raccolta delle radici fino a che le condizioni climatiche lo consentono. Resa: Fino a 50 t/ha di radice fresche. UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Radice. Usi: Domestico (preparazione di surrogato del caffe) Industria alimentare (estrazione dell inulina). L inulina è un polisaccaride del fruttosio, utilizzato dall industria alimentare come base per la preparazione di surrogati di caffè e per la produzione di sciroppi di fruttosio, impiegato dall industria dolciaria come dolcificante; dopo idrolisi, può anche essere fermentata per ottenere alcool ed altri prodotti. Dopo l estrazione dell inulina dalle radici, sono disponibili delle polpe (disidratate o surpressate) simili a quelle prodotte con la barbabietola da zucchero, e utilizzabili nell alimentazione dei ruminanti Le Piante Officinali

49 Coriandolo Coltura annuale AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Vegeta bene in tutte le aree a clima temperato. Si adatta a tutti i tipi di terreno, ma cresce particolarmente bene in quelli sabbiosi. TECNICHE COLTURALI Densità: 50 piante/mq Una maggiore fittezza conduce alla formazione di piante con semi piccoli, a causa dell elevata competizione intraspecifica.a volte, per portare le piante alla densità voluta, può essere opportuno effettuare un diradamento quando hanno raggiunto i cm di altezza. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Semina diretta, meccanica, con seminatrici per cereali o di precisione, ad una profondità di 1,5-2,5 cm circa. Trapianto di piantine già radicate in semenzaio. La semina diretta consente un notevole risparmio di tempo e manodopera, ma deve venire effettuata con seme di buona qualità ed altamente germinabile. Epoca: Autunnale (spec. trapianto), primaverile (marzo-aprile). Negli ambienti mediterranei, in regime asciutto, i risultati migliori sono stati ottenuti seminando direttamente in campo intorno alla prima decade di gennaio. In aree più temperate, la semina autunnale può venire eseguita solo adoperando cultivar resistenti al freddo. Sesti: Per produrre seme: cm tra le file; 20 cm tra pianta e pianta, distribuendo kg/ha di seme. Le Piante Officinali

50 Coriandolo Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: kg/ha di P 2 O 5 in copertura: kg/ha di N corrispondenti, in biologico, a: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più q/ha di guano oppure 8-10 q/ha di fosfato naturale. Poco esigente in potassio, la pianta è invece piuttosto esigente in fosforo. L azoto deve venire somministrato con cautela, perché un eccesso di questo elemento può favorire l allettamento nella fase di sviluppo dei frutti. Irrigazione: Utile nelle fasi di fioritura e formazione dei semi, per evitare la stretta. Avversità e Parassiti: Funghi (soprattutto marciumi radicali e oidio), insetti. Resa: 1-1,5 t/ha di seme. Raccolta: modalità: manuale meccanica (mietitrebbia) semimeccanica (sfalcio, essiccazione, trebbiatura). Raccolta: epoca: Giugno-luglio. Data la forte scalarità di maturazione della specie, la raccolta manuale è quella che consente la maggiore uniformità e le migliori caratteristiche qualitative del prodotto. Essa si esegue raccogliendo le ombrelle appena tendono a maturare, recidendole insieme al loro peduncolo. In seguito vengono fatte essiccare e i semi separati dai peduncoli tramite battitura. Su superfici molto estese, in cui la raccolta manuale è antieconomica, si sfalciano le piante alla base, si lasciano essiccare in campo (possibilmente su teloni) e successivamente si trebbiano. La raccolta con mietitrebbie, se il prodotto non è perfettamente maturo, può provocare ingolfamenti della macchina; d altra parte, tempi di attesa troppo lunghi portano ad una diminuzione del prodotto, dato che i semi maturi si distaccano con facilità. UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Frutti (comunemente detti semi ). Usi: Domestico (aromatizzante per alimenti, prep. del curry) Industria farmaceutica (aromatizzante per medicinali) Industria cosmetica (saponi e profumi) Industria alimentare (liquori, vermouth). Industria chimica fine (estrazione dell acido petroselinico) Le Piante Officinali

51 Cumino Coltura annuale AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Spontaneo in terreni freschi e permeabili, si adatta ai terreni argillosi di origine alluvionale ma preferisce quelli più fertili e leggeri, con buona disponibilità idrica. La pianta richiede temperature miti durante la fase vegetativa per almeno 3-4 mesi.teme le gelate. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Semina diretta a file. Epoca: Primavera (aprile) o autunno. Sesti: Tra le file cm, distribuendo 8-10 kg/ha di seme. Densità: 50 piante/mq, ma può aumentare. Le Piante Officinali

52 Cumino Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: 50 kg/ha di N kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O corrispondenti, in biologico, a: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più 7-9 q/ha di guano oppure 6-8 q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). Irrigazione: Solo di soccorso. Avversità e Parassiti: Funghi (soprattutto oidio), insetti. Resa: 1,2-2 t/ha di frutti. Raccolta: epoca: Luglio-settembre (inizio imbrunimento ombrelle). Raccolta: modalità: Generalmente manuale. Le piccole dimensioni della pianta (15-30 cm di altezza) fanno sì che la raccolta manuale assicuri generalmente risultati migliori di quella meccanica. Le ombrelle si raccolgono quando cominciano ad ingiallire, prima della loro completa maturazione per evitare che i semi si disperdano. Dopo il taglio, vengono di solito legate in piccoli mazzi e poste ad essiccare in locali asciutti e ventilati; il seme viene poi allontanato per sbattimento o trebbiatura. UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Frutti. Usi: Alimentare (preparazione di liquori, aromatizzante) Il frutto ( seme ) del cumino è l ingrediente base di tutti i tipi di curry e chili. Esso contiene circa il 10% di olio volatile e un'essenza il cui principio attivo più importante è l'aldeide cuminica. Ha proprietà aperitive, digestive e carminative (riduce i gas intestinali) Le Piante Officinali

53 Finocchio da seme Coltura annuale o biennale AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Vegeta bene in tutte le aree a clima temperato. Largamente coltivato e diffuso in tutti i Paesi temperati fino ad altitudini superiori a 1000 m. Si adatta a tutti i tipi di suolo, purché non eccessivamente sabbiosi o soggetti a ristagno idrico. Il ph ottimale varia tra 4,8 e 8,3. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Semina diretta, meccanica, con seminatrici per cereali o di precisione, ad una profondità di 2 cm circa. Trapianto di piantine già radicate in semenzaio. Bisogna prestare una certa attenzione alla scelta del materiale di propagazione, preferibilmente acquistando semi (=frutti) certificati: seme autoprodotto in azienda può infatti provocare difformità della coltura. Se il seme è ancora immaturo, inoltre, si possono avere fenomeni di dormienza.il seme dei tipi dolci è più grosso, di colore verde chiaro-grigiastro, con costolature evidenti; il seme dei finocchi spontanei e dei tipi amari (per lo più perenni) è più piccolo e più scuro.. Epoca: Autunnale (spec. trapianto) primaverile (da febbraio a maggio, evitando le gelate). Sesti: cm tra le file; cm tra pianta e pianta, distribuendo 4-6 kg/ha di seme. Densità: piante/mq. Le Piante Officinali

54 Finocchio da seme Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O in copertura: kg/ha di N corrispondenti, in biologico, a: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più q/ha di guano oppure q/ha di fosfato naturale. La coltura è piuttosto esigente in fosforo; gli apporti di azoto devono invece essere relativamente limitati, per evitare un eccessivo sviluppo delle foglie a scapito del seme. Irrigazione: Utile nelle fasi di fioritura e formazione dei semi, per evitare la stretta. Avversità e Parassiti: Funghi (soprattutto marciumi radicali e oidio), insetti. Resa: 1-1,5 t/ha di seme; in conduzione biennale, rese inferiori al 1 anno e superiori al 2. Secondo la Farmacopea Ufficiale, il contenuto in umidità dei semi non deve superare il 10%; se alla raccolta tale valore viene superato, si procede all essiccazione, naturale o artificiale; in quest ultimo caso, la temperatura di essiccazione non deve superare i 35-40%, perché con valori superiori si alterano le caratteristiche organolettiche dei semi. Raccolta: epoca: Settembre-ottobre (prima delle piogge). modalità: manuale (2-3 interventi) meccanica (mietitrebbia) semimeccanica (sfalcio, essiccazione, trebbiatura). Data la forte scalarità di maturazione della specie, la raccolta manuale è senz altro preferibile per ottenere un prodotto della migliore qualità; la raccolta meccanica può venire effettuata su coltivazioni piuttosto estese, ma richiede una pianificazione accurata e, spesso, deve essere seguita da un essiccazione del prodotto all aria (e, dato il periodo, al coperto) per assicurarne la conservabilità. Il momento migliore viene a cadere alla fine dell estate, quando il colore dei primi frutti vira verso il giallo chiaro e le costolature sono ben evidenti. UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Frutti (comunemente detti semi ). Usi: Domestico (aromatizzante per alimenti) Industria farmaceutica (aromatizzante per medicinali) Industria cosmetica (saponi e profumi) Industria alimentare (liquori, vermouth). Industria chimica fine (estrazione dell anetolo). L olio essenziale si trova per il 60 % nei frutti e per la restante parte nelle ombrelle e nelle parti verdi della pianta, da cui viene estratto per distillazione in corrente di vapore Le Piante Officinali

55 Iperico Coltura annuale o biennale (solo eccezionalmente poliennale) A causa delle malattie fungine alle quali può essere soggetto, l iperico non deve mai essere coltivato in successione a se stesso, se non dopo parecchi anni. TECNICHE COLTURALI Epoca: Semina diretta: fine estate-autunno tardo-estiva o autunnale. Trapianto: aprile/maggio, in dipendenza del clima, Nelle aree più calde e asciutte anche nel periodo autunnale. La semina nel periodo estivo-autunnale permette al seme una sorta di stratificazione naturale, per mezzo della quale l umidità e le basse temperature invernali sbloccano la fase di dormienza. In questo caso l emergenza avverrà nel periodo di marzo-aprile. Nel caso della semina diretta si consiglia comunque di pretrattare il seme stratificandolo in sabbia umida alla temperatura di 0-5 C per una settimana oppure prerefrigerandolo per 7 giorni a 4 C. Densità: piante/mq. AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Allo stato spontaneo predilige le stazioni soleggiate ed aride del piano basale, collinare e montano, mentre in coltivazione non ha speciali esigenze di terreno; cresce bene su terreni calcarei, ma anche su quelli silicei ed acidi, tollera quelli argillosi, ma nel caso di semina diretta necessita di un terreno leggero, privo di infestanti perenni e senza ristagni di acqua. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Semina diretta (solo in presenza di terreni in situazione ottimale di tessitura e giacitura) con macchine seminatrici adatte, ricoprendo il seme di terra e quindi compattandolo mediante rullatura. Trapianto. Il trapianto consente risultati più sicuri e produzioni più elevate rispetto alla semina diretta e assicura una buona produzione di fiori già al primo anno. Sesti: cm tra le file, distribuendo 3 kg/ha di semente (germinabilità 70%). Le Piante Officinali

56 Iperico Lavorazioni: Aratura autunnale a cm di profondità, seguita da un erpicatura e, in caso di semina diretta, una rullatura. Concimazione: all impianto: kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O in copertura: kg/ha di N, preferibilmente in tre interventi: tre settimane dopo l emergenza o il trapianto; alla chiusura della fila; dopo il primo taglio. Alcuni autori sostengono che la concimazione azotata abbasserebbe il tasso di ipericina nelle piante e favorirebbe le malattie fungine. Avversità e Parassiti: Funghi, insetti. Raccolta: modalità: Manuale o meccanica (su grandi superfici si adottano le falciacaricatrici). Poiché i fusti non contengono ipericina, si consiglia di tagliare a 20 cm dal suolo al primo raccolto e ancora più in alto in quelli successivi, quando la pianta raggiunge altezze più elevate e forma steli più legnosi. Raccolta: epoca: Massima fioritura (70% dei fiori aperto): al primo anno, dalla fine di giugno ai primi di luglio (se si semina o trapianta in autunno), dalla fine di luglio all inizio di agosto (se si trapianta in marzo/aprile), fino a settembre/ottobre (se si semina in aprile/maggio). Dal secondo anno in poi la prima fioritura si avrà in giugno/luglio e la seconda in settembre. Resa: Piante intere q/ha di droga secca al 1 anno; q/ha di droga secca al 2 anno. Sommità fiorite q/ha di droga secca al 1 anno; 5-55 q/ha di droga secca al 2 anno. L estrema variabilità delle rese al secondo anno è legata all incidenza negativa delle malattie fungine,che possono falcidiare la coltura. UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Piante intere e sommità fiorite. Usi: industria alimentare (preparazione di liquori) industria cosmetica (lozioni e oli solari, prodotti astringenti e tonificanti) industria farmaceutica (tranquillanti e antidepressivi naturali; antisettici; cicatrizzante e antiinfiammatorio locale) Le Piante Officinali

57 Issopo Coltura poliennale (5-6 anni) AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Predilige terreni calcarei e asciutti, ma si adatta anche ad altri tipi di suolo, purché ben esposti e soleggiati. Tollera la siccità. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Divisione dei cespi Talee erbacee Seme (semenzaio a prof. <1 cm e successivo trapianto; 2 g di seme permettono di impiantare 1 mq di semenzaio). Epoca: Divisione dei cespi: marzo-aprile talee: fine estate seme: preparazione dei semenzai in febbraio e trapianto in maggio; da 1 mq di semenzaio si ottengono piante per 100 mq a dimora. La messa a dimora delle talee o delle porzioni di cespo nel periodo tardo estivoautunnale è preferibile in ambienti caratterizzati da estati calde e siccitose. Sesti: cm tra le file. Densità: 4-6 piante/mq. Le Piante Officinali

58 Issopo Lavorazioni: Aratura a cm di profondità. Annualmente, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O in copertura: kg/ha di N, alla ripresa vegetativa. corrispondenti, in biologico, a: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più 6-8 q/ha di guano oppure 5-6 q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). Irrigazione: Quasi mai necessaria. Avversità e Parassiti: Funghi (ruggine, oidio). Raccolta: modalità: Manuale (taglio della parte erbacea evitando quella più lignificata). epoca: Giugno- luglio (inizio fioritura) Al primo anno d impianto si effettua un solo raccolto; negli anni successivi (particolarmente se si interviene con l irrigazione) è possibile avere una seconda fioritura a fine estate e pertanto saranno possibili due raccolte (giugno e ottobre). UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Foglie, sommità fiorite e parti erbacee. Usi: Alimentare (liquori; pianta aromatica da condimento) industria farmaceutica (principi attivi tossifughi e anticatarrali). Resa: 3-4 t/ha di prodotto fresco al primo anno, 8-10 t/ha (totale dei due sfalci) al secondo anno e nei successivi Le Piante Officinali

59 Lavanda Coltura poliennale (da 6 a 10 anni) AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Vegeta bene in terreni asciutti, calcarei e relativamente profondi; tollera male i terreni acidi mentre si adatta bene a quelli alcalini. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Talea erbacea o legnosa Seme (raram.). L uso del seme viene limitato, ovviamente, alle varietà di lavanda fertili; il cosiddetto lavandino, costituito dagli ibridi sterili di Lavandula officinalis x Lavandula spica, viene propagato esclusivamente per talea. Per facilitare il radicamento delle talee vengono talvolta adoperati dei prodotti ormonici (IBA, NAA, 2,4-D, IAA). Epoca: Primavera (talee radicate), autunno (se non ci sono gelate). Sesti: File distanti 1,5-2 m. Densità: 1-2 piante/mq.. Le Piante Officinali

60 Lavanda Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: kg/ha di N kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O in copertura: kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O kg/ha di N (in primavera di ogni anno) E opportuno non eccedere nelle concimazioni azotate, perché quantitativi di azoto troppo elevati possono provocare l allettamento delle infiorescenze, con conseguenti difficoltà nella raccolta meccanica. corrispondenti, in biologico, a: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più 4-6 q/ha di guano oppure 5-6 q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). Irrigazione: Necessaria solo in vivaio. Avversità e Parassiti: Funghi (marciumi radicali, oidio), insetti. Raccolta: epoca: Piena fioritura-inizio sfioritura (il 70% dei fiori aperto). modalità: Manuale o meccanica, impiegando falcia-legatrici o falcia-caricatrici. E consigliabile recidere le infiorescenze e una piccola parte del fusto erbaceo, lasciando intatte le porzioni legnose della pianta. Nel prodotto raccolto devono essere presenti pochissime foglie, che deprezzano la qualità dell olio essenziale. Resa: Infiorescenze: fino a 5-7 t/ha nella lavanda vera, t/ha negli ibridi. Fiori sgranati: t/ha. UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Infiorescenze. L aroma della lavanda deriva dal suo olio essenziale, concentrato soprattutto nei peli ghiandolari posti nel calice dei fiori. Usi: Domestico (profumante per biancheria) Industria cosmetica (profumi di vario tipo, deodoranti e saponi) Le Piante Officinali

61 Liquirizia Coltura poliennale (circa 4 anni) AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Terreni di tipo argilloso-siliceo e calcareo, da poco a mediamente fertili, di piano e di collina, profondi e permeabili. Su terreni salsi, la coltura produce radici mediamente più sottili, con un maggiore contenuto in zuccheri. Per i primi 2 anni, può essere coltivata in consociazione con specie erbacee a ciclo autunno-vernino da raccogliere verso la fine della primavera (ad esempio orzo da raccogliere alla maturazione cerosa). TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Per porzioni di rizoma (prelevate in autunno, da piante madri che abbiano almeno 3 anni di età e conservate in sabbia poco umida), deponendo circa q/ha di rizomi a cm di profondità. Epoca: Autunno-primavera. Sesti: cm tra le file e cm sulla fila. Le Piante Officinali

62 Liquirizia Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: kg/ha -1 di P 2 O kg/ha -1 di K 2 O kg/ha -1 di N (starter). in copertura: solo in caso di carenza, apporto supplementare di P 2 O 5. corrispondenti, in biologico, a: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più q/ha di guano oppure 8-10 q/ha di fosfato naturale. Irrigazione: Indispensabile al primo anno; secondo la necessità, da ripetere per tutto il periodo estivo. Avversità e Parassiti: Funghi (soprattutto marciumi radicali e oidio), insetti. Resa: t ha-1 di radice fresca (50% di umidità), (raccolta spontanea: 1-3 t ha-1). Raccolta: modalità: rimozione della parte aerea scavo e raccolta delle radici e degli stoloni, estratti dal terreno mediante aratura a cm di profondità (aratro o ripuntatore). epoca: Ottobre-novembre (dopo le prime piogge, all ingiallimento delle foglie prima del riposo vegetativo). UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Radici. Usi: Domestico (bastoncini da masticare) Industria farmaceutica (aromatizzante per medicinali o principio attivo con effetti espettoranti, anti-infiammatori ed antispasmodici) Industria cosmetica (saponi e profumi). Industria alimentare (succo tal quale o glicirrizina per la produzione di caramelle, bibite, dolci, gelati e prodotti da forno; additivo della birra scura; rinforzante dell aroma del cacao). Manifattura dei tabacchi: additivo di concia Le Piante Officinali

63 Malva Coltura annuale nei paesi freddi, biennale in quelli caldi AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Predilige terreni leggeri e ben esposti; resiste poco alla siccità. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Semina diretta, meccanica o manuale, distribuendo 10 kg/ha di seme. Trapianto di piantine ottenute in semenzaio. Epoca: Semina diretta a fine aprile, o in autunno nelle aree mediterranee Trapianto in aprile-maggio, dopo giorni dall emergenza delle plantule. I semenzai vanno preparati alla fine dell inverno ponendo a germinare 1g di semente per m 2 (si ottengono circa 300 piantine utili). Sesti: cm tra le file, utilizzando 5-6 kg/ha di seme; trapianto a 30 cm sulla fila. Densità: 10 piante/mq. Se si preferisce ottenere un abbondante produzione di fiori anziché di foglie, è opportuno ridurre la densità di investimento del 20-25%. Le Piante Officinali

64 Malva Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Sarchiature diserbanti tra le file (motocoltivatore o zappatrice) e manuali sulla fila, una subito dopo l impianto e una o due con la coltura in atto. Concimazione: alla semina o al trapianto: kg/ha di N kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O in copertura: kg/ha di N (primavera del secondo anno). corrispondenti, in biologico, a: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più 9-10 q/ha di guano oppure 7-8 q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). Irrigazione: Subito dopo la semina o il trapianto e poi secondo necessità (una o più irrigazioni di soccorso durante il periodo estivo). Avversità e Parassiti: Attacchi fungini (ruggine e oidio). Raccolta: epoca: Fiori: estate (giugno-luglio) del secondo anno; in condizioni favorevoli è possibile effettuare una seconda raccolta gg dopo la prima. Foglie: estate (massimo rigoglio vegetativo) fin dal primo anno; si effettuano di solito due raccolte. modalità: manuale o meccanica (solo per le foglie). Resa: Fiori: 0,5-0,8 t/ha di fresco (0,1-0,2 t/ha di secco). Foglie e cimette: da 3-4 t/ha (2 raccolti all anno) a 4-6 t/ha (4 raccolti all anno). UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Foglie, fiori e occasionalmente radici. Usi: Industria farmaceutica (emollienti, antinfiammatori, antispasmodici) Industria cosmetica (saponi e profumi) Industria alimentare (liquori, vermouth) Le Piante Officinali

65 Marrubio Coltura annuale AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Terreni asciutti, ben drenati e in pieno sole. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Semina diretta, divisione delle radici. Epoca: All inizio dell autunno nelle aree mediterranee Divisione delle radici in primavera. Sesti: 60 cm tra le file, lasciando circa 50 cm tra pianta e pianta. Le Piante Officinali

66 Marrubio UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Frutti (comunemente detti semi ). Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: kg/ha di N Il Marrubio presenta esigenze in elementi nutritivi piuttosto ridotte, per cui in genere si avvantaggia delle concimazioni somministrate alle colture precedenti. Prima dell impianto possono comunque essere utili delle leggere concimazioni azotate, da somministrare preferibilmente in forma organica. Raccolta: modalità: Manuale, recidendo la pianta una decina di centimetri più in basso dei fiori inferiori ed evitando di raccogliere le parti lignificate della base. Usi: Industria farmaceutica (principi attivi espettoranti e tossifughi) Industria cosmetica (saponi e profumi) Industria alimentare (liquori, vermouth). Sia il marrubio che i preparati medicinali che da esso derivano possiedono un sapore estremamente sgradevole. E' questa una delle cause della sua assenza in cucina, ma anche del suo limitato impiego nel campo della medicina vegetale. Per queste due ragioni spesso viene utilizzato in combinazioni alcoliche, in quanto l'alcool oltre ad estrarre i principi terapeutici (altrimenti poco solubili in acqua), riesce ad ovviare, in parte, al disgustoso sapore. epoca: Fiori: quando sono ancora in bocciolo. Resa: q.li/ha di sommità fiorite secche Le Piante Officinali

67 Origano Coltura poliennale (5-6 anni) AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Vanno evitati terreni con ristagni frequenti. Si adatta anche a suoli tendenzialmente argillosi e ricchi di calcare. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Talea erbacea Divisione dei cespi Seme (raram.) TECNICHE COLTURALI Impianto Sesti: (aree mediterranee): cm tra le file cm sulla fila investimento totale in campo: 2-3 piante/mq (aree temperate): cm tra le file cm sulla fila investimento totale in campo: 5-8 piante/mq. Nelle aree temperate è possibile infittire un po gli impianti perché in genere non si hanno problemi di competizione per l acqua. La propagazione per seme, pur essendo teoricamente possibile, è poco diffusa per le piccole dimensioni dei semi e per la loro scarsa germinabilità, perché genera colture assai difformi e perché ritarda di almeno un anno l entrata in produzione. Epoca: Primavera e autunno L impianto primaverile è preferito nelle aree più temperate (centro e nord Italia) e al Sud se si opera in irriguo; nelle aree mediterranee in genere si attua l impianto autunnale quando la coltivazione viene fatta in asciutto, in modo da consentire alla coltura di usufruire delle piogge autunnali ed invernali. Le Piante Officinali

68 Origano Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O kg/ha di N (starter) in copertura: kg/ha di N alla ripresa vegetativa. corrispondenti, in biologico, a: all impianto: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più q/ha di guano oppure q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). Resa: 1 anno: 2 t/ha di biomassa fresca 2 anno e successivi: fino a 10 t/ha. Con l invecchiamento, gli impianti tendono a lignificare e le produzioni, pur mantenendosi quantitativamente piuttosto elevate, perdono in qualità per effetto dell incremento della frazione legnosa a scapito delle infiorescenze e delle foglie. Per questo, è meglio non prolungare la durata dell impianto oltre il 4 anno o, altrimenti, effettuare un operazione di ringiovanimento eliminando con la zappa la frazione più lignificata dei cespi (quella centrale) e lasciando vegetare la parte periferica. Irrigazione: Indispensabile solo al 1 anno; in seguito, solo di soccorso. Avversità e Parassiti: Funghi (soprattutto oidio), insetti. Raccolta: modalità: manuale meccanica (falciatrici) epoca: Fioritura (maggio-giugno). UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Sommità fiorite (foglie+infiorescenze). Usi: Domestico (aromatizzante per alimenti) Industria farmaceutica (aromatizzante per medicinale) Industria cosmetica (saponi e profumi) Industria alimentare (antiossidante e antimicrobico). L olio essenziale, estremamente aromatico, viene estratto per distillazione in corrente di vapore a partire da materiale vegetale sia fresco che secco. Se ne trova in maggiore quantità nelle infiorescenze (circa il 2,5 %), meno nelle foglie e in tracce negli steli Le Piante Officinali

69 Psillio Coltura annuale AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Vegeta bene su suoli sabbiosi. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Semina diretta a file. Epoca: Primaverile (marzo-aprile). Autunnale (novembre-dicembre). Sesti: cm tra le file; 20 cm sulla fila. Densità: 20 piante/mq. Le Piante Officinali

70 Psillio UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Frutti (comunemente detti semi ). Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: kg/ha di P 2 O 5 in copertura: kg/ha di N in primavera. corrispondenti, in biologico, a: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più 5-8 q/ha di guano oppure 6-7 q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). Irrigazione: Non necessaria. Usi: Domestico (aromatizzante per alimenti) Industria farmaceutica (formulati dietetici, principi attivi regolatori dell intestino). Il seme di psillio contiene al suo interno notevoli quantità di mucillagini, sostanze dotate della proprietà di rigonfiarsi ed aumentare di volume a contatto con l acqua. Questa caratteristica ne fa una ricercatissima materia prima per numerosi integratori alimentari utili nelle diete dimagranti e nel trattamento di alcune disfunzioni intestinali: una volta ingerite, infatti, le mucillagini dello psillio aumentano fino a volte il loro volume iniziale, fenomeno che favorisce il senso di sazietà. Avversità e Parassiti: Funghi, insetti. Resa: 0,5-1 t/ha di frutti Le Piante Officinali

71 Rosmarino Coltura poliennale (fino a 10 anni) AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Si adatta a tutti i tipi di suolo, particolarmente delle fasce costiere, purché ben drenati. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Talea semilegnosa (radicata in vivaio) Divisione dei cespi Seme (raram.) TECNICHE COLTURALI Impianto Sesti: cm tra le file cm sulla fila. Dato il notevole sviluppo raggiunto dalla specie, è consigliabile impiantare a sesti piuttosto larghi. Una buona pratica potrebbe essere quella di utilizzarla come bordura o siepe, con notevoli vantaggi anche estetici. Epoca: Primavera, autunno. La propagazione per seme viene effettuata in primavera (marzo-giugno), distribuendo 10 kg di seme/ha, quasi sempre a spaglio. La moltiplicazione per talea viene invece effettuata prelevando, in luglio-agosto, talee di legno semimaturo lunghe circa 10 cm e scegliendo preferibilmente i rami che non hanno fiorito (in caso contrario vanno eliminati tutti i fiori ed i loro steli fino alla parte fogliosa). Le talee possono venire trattate con ormoni rizogeni (IBA allo 0,4-0,5 %) e vengono successivamente piantate in letto freddo (torba e sabbia). Una volta radicate, si invasano in contenitori di 7-8 cm, si fanno svernare in cassone e si mettono a dimora nella primavera successiva. Nelle zone a clima mite, è possibile mettere le talee direttamente a dimora in autunno. Le Piante Officinali

72 Rosmarino Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: kg/ha di N kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O annualmente: kg/ha di N (alla potatura) corrispondenti, in biologico, a: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più q/ha di guano oppure q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). Viene considerata una specie poco esigente, per cui la concimazione di mantenimento nella maggior parte dei casi non viene, in realtà, effettuata. Un eccesso di fertilizzazione azotata, tra l altro, può avere ripercussioni negative sulla sintesi delle essenze aromatiche e può predisporre la pianta ad attacchi parassitari.se le piante vengono sfruttate commercialmente, tuttavia, sono consigliabili leggere concimazioni azotate alla potatura primaverile. Irrigazione: Indispensabile solo al 1 anno; in seguito, solo di soccorso. Avversità e Parassiti: Funghi (soprattutto oidio), insetti. Potatura: Annualmente, allontanamento dei rami più vecchi, fino a metà della loro lunghezza. Raccolta: epoca: Per uso domestico, tutto l anno Per l estrazione dell olio essenziale, in primavera-estate. modalità: manuale (forbici) meccanica, (falciatrice). L uso della falciatrice non permette alla pianta di assumere il caratteristico notevole sviluppo, per cui spesso si preferisce operare la raccolta manuale con forbici, che lascia la pianta in buone condizioni di integrità. In ogni caso è bene rapportare l entità della raccolta allo sviluppo ed al vigore della pianta: dopo una raccolta abbondante è bene ridurre i tagli per i due anni successivi. Resa: 1 anno: 2-4 t/ha di biomassa fresca. 2 anno e successivi: da 6 a 20 t/ha. UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Sommità fiorite (foglie + infiorescenze), foglie. Usi: Domestico (aromatizzante per alimenti) Industria farmaceutica (aromatizzante per medicinali) Industria cosmetica (saponi, profumi, deodoranti) Industria alimentare (aperitivi, amari, antiossid. e antimicrobico). Industria chimica (estrazione della canfora). La distillazione dell olio essenziale viene eseguita da luglio a settembre, dopo la fioritura, togliendo le parti legnose dal materiale da distillare. Utilizzando le foglie essiccate si ottiene l essenza più fine Le Piante Officinali

73 Salvia officinale Coltura poliennale (5-6 anni) AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Specie tipicamente mediterranea, si adatta anche a terreni tendenzialmente argillosi e ricchi di calcare, purché non soggetti a ristagni frequenti. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Talea semilegnosa (radicata in vivaio) Divisione dei cespi Seme (raram.) TECNICHE COLTURALI Impianto Sesti: cm tra le file cm sulla fila Man mano che si aumenta la densità d impianto aumenta anche l ombreggiamento delle foglie inferiori, che possono ingiallire e cadere provocando una diminuzione della resa per pianta. La semina diretta viene effettuata piuttosto raramente, a causa della difformità della coltura e del ritardo dell entrata in produzione. Si preferisce di solito l impianto per talee radicate, effettuato prelevando in luglio-agosto dei segmenti di stelo lunghi 7-8 cm, da piantare successivamente in letto freddo (torba e sabbia) in modo da metterli a dimora una volta radicati, nell aprile successivo. Questo procedimento, anche se più lento, offre le migliori garanzie di riuscita; negli ambienti più caldi è tuttavia possibile mettere le talee a dimora direttamente in campo nel periodo autunno-invernale (ottobre-gennaio). Epoca: Primavera, autunno. Le Piante Officinali

74 Salvia Officinale Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O kg/ha di N (starter) annualmente: kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O (in unica soluzione alla ripresa vegetativa) 100 kg/ha di N (50% alla ripresa vegetativa, 50% dopo il 1 sfalcio). corrispondenti, in biologico, a: all impianto: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più q/ha di guano oppure q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). La concimazione azotata incrementa il peso dei cespi, determinando la produzione di un maggior numero di foglie, anche se spesso di dimensioni inferiori. Nessun effetto viene segnalato sulla percentuale e le caratteristiche qualitative dell olio essenziale. In conduzione irrigua, la concimazione azotata è indispensabile per ottenere produzioni abbondanti. Resa: 1 anno:2-4 t/ha di biomassa fresca. 2 anno e successivi: da 6 a 20 t/ha. Irrigazione: Indispensabile solo al 1 anno; in seguito, solo di soccorso. La pratica dell irrigazione, pur se non strettamente indispensabile, permette di ottenere produzioni abbondanti, consentendo ad esempio di fare due sfalci: uno ai primi di giugno in piena fioritura e l altro, di sole foglie, a ottobre inoltrato. Avversità e Parassiti: Funghi (soprattutto oidio), insetti. Raccolta: (una all anno, due se si irriga) modalità: manuale meccanica (falciatrice) Il taglio dei fiori avviene a circa cm sotto di essi, mentre le foglie si tagliano a cm da terra. epoca: Fioritura (giugno). UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Sommità fiorite (foglie+infiorescenze), cimette (apici degli steli con foglie). Usi: Domestico (aromatizzante per alimenti) Industria farmaceutica (aromatizzante per medicinali) Industria cosmetica (saponi, profumi, dentifrici, deodoranti) Industria alimentare (aperitivi, amari, antiossid. e antimicrobico) Le Piante Officinali

75 Salvia Sclarea Coltura biennale o poliennale AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Preferisce terreni relativamente fertili di natura calcarea. Vegeta bene nei terreni leggeri e tollera quelli acidi; teme i ristagni. TECNICHE COLTURALI Impianto Modalità: Semina diretta a file. Epoca: Primavera (aprile-maggio) o inizio dell autunno. Sesti: 50 cm tra le file, distribuendo 15 kg/ha di seme. Densità: piante/mq. Le Piante Officinali

76 Salvia Sclarea Lavorazioni: Aratura a cm in pre-impianto. Con coltura in atto, 2-3 erpicature diserbanti nell interfila. Concimazione: all impianto: 100 kg/ha di N 100 kg/ha di P 2 O kg/ha di K 2 O in copertura: kg/ha di N in primavera del secondo anno. corrispondenti, in biologico, a: all impianto: q/ha di letame maturo o sostanza organica compostata, più q/ha di guano oppure q/ha di fosfato naturale, scorie Thomas, sali di K, borlande (se necessario). Irrigazione: Solo di soccorso; la pianta è estremamente aridoresistente. Avversità e Parassiti: Funghi (marciumi radicali, oidio), insetti. Resa: Infiorescenze: fino a 10 t/ha di fresco, t/ha di secco. La pianta fresca possiede un odore forte e pungente, non sempre gradevole, che comunque scompare durante la distillazione ed è del tutto assente nell olio essenziale, caratterizzato invece da un aroma fresco e piacevole, con note dolci-amare. Raccolta: epoca: Infiorescenze: per distillazione in estate, 8-10 gg dopo la piena fioritura; per uso erboristico prima che i fiori schiudano. modalità: Manuale o meccanica con barra falciante (può determinare la presenza di una quantità eccessiva di foglie, che deprezzano l olio essenziale). L olio essenziale diminuisce e si altera in poco tempo, per cui è opportuno distillare il prodotto immediatamente dopo la raccolta. Se invece il prodotto viene destinato all erboristeria, le infiorescenze vengono riunite in mazzetti e fatte essiccare all aria e all ombra, preferibilmente su telai. Successivamente possono essere conservate in vasi di vetro al riparo dall'umidità. UTILIZZAZIONI Parti utilizzate: Fiori e foglie. Usi: Industria cosmetica (fissativo per cosmetici) I semi immersi in acqua producono una mucillagine che tradizionalmente viene impiegata per rimuovere i corpi estranei dagli occhi: il seme viene introdotto nell angolo della palpebra inferiore, e la mucillagine da esso prodotta aderisce ai corpi estranei permettendone con facilità l allontanamento. Da qui il nome inglese della pianta, "clary", derivato da"clear eye" ( vista chiara ) Le Piante Officinali

77 Timo Coltura poliennale (3-4 anni) AMBIENTE DI COLTIVAZIONE Esige esposizioni soleggiate e clima da temperato (alla semina) a caldo (durante lo sviluppo vegetativo). Predilige suoli di natura calcareo-argillosa, con ph da neutro a sub-alcalino (7-8).Teme i ristagni. TECNICHE COLTURALI TECNICHE COLTURALI Epoca: Divisione dei cespi in marzo-aprile, con trapianto direttamente a dimora. Talea in marzo-aprile, con trapianto in cassoni freddi (torba e sabbia in parti uguali); trapianto in campo nell autunno successivo. Seme in aprile-giugno (semenzaio); trapianto dopo gg (sett.-ott.). L impianto primaverile è preferito nelle aree più temperate (centro e nord Italia) e al Sud se si opera in irriguo; nelle aree mediterranee in genere si attua l impianto autunnale quando la coltivazione viene fatta in asciutto, in modo da consentire alla coltura di usufruire delle piogge autunnali ed invernali. Sesti: cm tra le file e cm sulla fila. Dosi di seme (semenzai): 0.5-1g/mq (1 mq di semenzaio: circa100 mq a dimora). Impianto Modalità: divisione dei cespi talea erbacea seme (semenzaio, raramente semina diretta). La propagazione per seme, pur essendo teoricamente possibile, è poco diffusa per le piccole dimensioni dei semi e per la loro scarsa germinabilità, perché genera colture assai difformi e perché ritarda di almeno un anno l entrata in produzione. Può invece venire ipotizzata la semina in semenzaio, da effettuarsi nel periodo estivo disponendo il seme (0,5-1 g/mq) a profondità non superiori a 1 cm, e trapiantando successivamente (settembreottobre) in campo le piantine ottenute. Più comunemente si ricorre all impianto per talee erbacee, ottenute prelevando dei segmenti di vegetazione lunghi 5-8 cm, munite di una porzione del ramo portante, a partire dai germogli laterali non fioriferi delle piante madri. Densità: piante/mq Le Piante Officinali

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