FIRE SAFETY ENGINEERING Sistemi di rivelazione incendio

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1 FIRE SAFETY ENGINEERING Sistemi di rivelazione incendio Lucca,13 Aprile 2017 Ing. Borghini Fabio Membro gruppo FIRE ANIE Sicurezza

2 Origine e genesi della FIRE SAFETY ENGINERING (FSE) ISO/TR Fire Safety Engineering Ha lavorato il sottocomitato ISO SC4/TC92 a partire dal 1988 Emesso nel 1999 ed aggiornato nel 2008 D.M. 9/05/2007 D.M. 3/08/2015 Approccio Ingegneristico alla sicurezza antincendio Art 6.1: impone la stesura di un documento denominato SGSA (Sistema di gestione della sicurezza antincendio). Art 6.3: La prima verifica della SGSA avviene in concomitanza con il sopralluogo finalizzato al rilascio del CPI come descritto nel D.P.R. 37 del 12 Gennaio Norme tecniche di prevenzione incendi, ai sensi dell art.15 del D.Lgs 8 marzo 2006, n.139» Art 6.3: La prima verifica della SGSA avviene in concomitanza con il sopralluogo finalizzato al rilascio del CPI come descritto nel D.P.R. 37 del 12 Gennaio 2008 (sostituito dal D.P.R. 151 del 1 agosto 2015).

3 Enti normativi internazionali e quadro normativo Normazione Mondiale Settore elettrico Altri Settori IEC CENELEC ISO TC 21 CEN. CEI Italia Europa Mondo. UNI UNI 9795 Italia TC Europa Mondo

4 D.M. 3 agosto Norme tecniche di prevenzione incendi, ai sensi dell art.15 del D.Lgs 8 marzo 2006, n Noto anche come «Codice di Prevenzioni Incendi», viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 192 del 20 agosto 2015, entra in vigore il 18 novembre 2015 I decreto è composto da 5 articoli e da 1 Allegato: Articoli: ART 1 - Approvazione e modalità applicative delle norme tecniche di prevenzione incendi - ART 2 - Campi di Applicazione - ART 3 - Impiego dei prodotti per uso antincendio - ART 4 - Monitoraggio - ART 5 - Disposizioni Finali Allegato composto da 4 sezioni: Sezione G: Generalità (Termini, definizioni e simboli grafici) Sezione S: Strategie antincendio (Reazione al fuoco, Compartimentazione, Esodo, ) Sezione V: Regole Tecniche Verticali Sezione M: Metodi (Metodologia, Scenari di incendio, Salvaguardia della vita) L obiettivo del decreto è di ottenere un testo unico che semplifichi la normativa vigente ed includa tutta la normativa antincendio, rendendola anche omogenea ed armonizzata

5 D.M. 3 agosto Norme tecniche di prevenzione incendi, ai sensi dell art.15 del D.Lgs 8 marzo 2006, n Il D.M. risulta alternativo ai decreti di prevenzione incendi «orizzontali». Tali decreti continuano a rimanere in vigore. Esempi di decreti orizzontali sono: D.M. 16 Febbraio 2007 (Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione) D.M. 9 Marzo 2007 (Prestazione di resistenza al fuoco delle costruzioni nelle attività soggette al controllo del corpo nazionale dei vigili del fuoco) D.M. 20 Dicembre 2012 (Regola tecnica di prevenzione incendi per gli impianti di protezione attiva contro l incendioinstallati nelle attivitàcsoggette ai controlli di prevenzione incendi) Il Decreto raccoglie le Regole Tecniche Orizzontali (RTO), e si riferisce ad attività non specifiche. Fornisce linee generali in merito alle misure e alle strategia da adottare. Alle RTO si aggiungono le Regole Tecniche Verticali (RTV), specifiche per applicazioni particolari. Tali applicazioni non si riferiscono alle attività presenti nell allegato I del D.P:R. 151/2011. Oltre alle Regole Tecniche Verticali presenti nel decreto, sono state aggiunte (e verranno ulteriormente aggiunte) altre Regole Tecniche Verticali, inerenti specifiche attività.

6 D.M. 3 agosto Applicabilità - Il codice si applica alle attività prive di regola tecnica verticale. Se presenti D.M. specifici è possibile scegliere se utilizzare i D.M. specifici oppure il presente D.M. (articolo 2 comma 2). Il codice è applicabile sia alle nuove attività che alle attività esistenti (Paragrafo G.2.2 punto 2). Secondo l articolo 2 comma 2 del decreto, nel caso di interventi di ristrutturazione parziale o ampliamento, è possibile utilizzare il presente decreto, a patto che le misure di sicurezza antincendio esistenti siano compatibili con gli interventi da realizzare. Secondo quanto riportato nell articolo 2 del decreto (Campo di applicazione), il codice si applica direttamente alle seguenti attività soggette al controllo dei vigili del fuoco secondo il DPR 151/2011: 9, 14, 27-40, 42-47,50-54, 56, 57,63, 64,66, 70,75, 76 Il codice NON si applica alle attività: 1-8, 10-13, 15-26, 41, 48-49, 55, 58-62, 65, 67-69, 71-74, Per le definizioni delle attività si veda l allegato 1 del DPR 151/2011

7 D.M. 3 agosto RTO ed RTV attualmente presenti - RTO (Presenti nel Decreto) RTV (Presenti nel decreto) S.1: Reazione al fuoco S.2: Resistenza al fuoco S.3: Compartimentazione S.4: Esodo S.5: Gestione della sicurezza antincendio S.6: Controllo dell incendio S.7: Rivelazione ed allarme S.8: Controllo di fumi e calore S.9: Operatività antincendio S.10: Sicurezza degli impianti tecnologici e di servizio V.1: Aree a rischio specifico V.2: Aree a rischio per atmosphere esplosive V.3: Vani degli Ascensori RTV (Integrati successivamente) Uffici (D.M. 8 Giugno 2016) Attività 71 Alberghi (D.M. 9 Agosto 2016) Attività 66 Autorimesse (D.M. 21 febbraio 2017) Attività 75

8 D.M. 3 agosto Strategia antincendio - In linea generale le RTO presenti nella sezione «S - Strategia antincendio» sono tutte strutturate in modo similare. Esempio del capitolo S.7 «Rivelazione ed allarme» Premessa; Livelli di prestazione; Criteri di attribuzione dei livelli di prestazione; Soluzioni Progettuali; Indicazioni complementari; Segnaletica Riferimenti. Alcune RTO hanno ulteriori paragrafi, che dettagliano richieste specifiche per la singola RTO. Esempio: il capitolo S.8 «Controllo di fumo e calore» ha un paragarfo dedicato allo smaltimento di fumo e calore d emergenza.

9 D.M. 3 agosto Strategia antincendio Progettazione secondo RTO - Nel caso il progettista decidesse di progettare secondo la RTO «S.7 Rivelazione ed allarme», deve seguire i seguenti passi: 1. Definire i criteri di attribuzione dell attività in funzione di diversi parametri: Rvita, Rbeni, Rambiente, densità di affollamento, presenza di disabili, quote, superfici, carichi di incendio, destinazioni d uso, attività svolte. 2. Associare i criteri di attribuzione ad uno dei 4 livelli di prestazione definiti dal decreto; 3. Definire, in funzione del livello di prestazione adottato le aree da sorvegliare, le seguenti funzioni: Funzioni Minime degli IRAI* (suddivise in Funzioni principali e funzioni secondarie) Funzioni di evacuazione e allarme Funzioni di avvio protezione attiva ed arresto altri impianti. 4. Procedere con la soluzione progettuale in conformità alla vigente regolamentazione e alle norme e documenti tecnici adottate dall ente di normazione nazionale. Nel caso specifico i riferimenti normativi sono parzialmente riportati nel paragafo S.7.7 (Esempio: UNI 9795, UNI 11224, ISO , ) *Impianto Rivelazione Allarme Incendio

10 D.M. 3 agosto 2015 Definizione delle funzioni nella RTO «S.7» Criteri di attribuzione Livelli di prestazione Definizione delle Funzioni e aree da sorvegliare I Criteri di attribuzione ed i livelli di prestazione sono definiti in funzione delle varie RTO

11 D.M. 3 agosto 2015 Livelli di prestazione - Nel caso della RTO «Rivelazione ed allarme (Capitolo S.7)» i livelli di prestazione sono i seguenti: Livello di prestazione I II III IV Descrizione La rivelazione e allarme incendio e demandata agli occupanti Segnalazione manuale e sistema d'allarme esteso a tutta l'attività Rivelazione automatica estesa a porzioni dell'attivita, sistema d'allarme, eventuale avvio auto- matico di sistemi di protezione attiva Rivelazione automatica estesa a tutta l'attivita, sistema d'allarme, eventuale avvio automatico di sistemi di protezione attiva Tabella S.7-1: Livelli di prestazione per rivelazione ed allarme incendio

12 D.M. 3 agosto Criteri di attribuzione - LP I II Nel caso della RTO «Rivelazione ed allarme (Capitolo S.7)» i criteri di attribuzione sono i seguenti: Criteri di attribuzione Attivita dove siano verificate tutte le seguenti condizioni: profili di rischio: Rvita compresi in A1, A2, Ci1, Ci2, Ci3; Rbeni pari a 1; Rambiente non significativo; attivita non aperta al pubblico; densita di affollamento non superiore a 0,2 persone/m2; non prevalentemente destinata ad occupanti con disabilita; tutti i piani dell'attivita situati a quota compresa tra -5 m e 12 m; superficie lorda di ciascun compartimento non superiore a 4000 m2; carico di incendio specifico qf non superiore a 600 MJ/m2; [1] non si detengono o trattano sostanze o miscele pericolose in quantita significative; non si effettuano lavorazioni pericolose ai fini dell'incendio. Attivita dove siano verificate tutte le seguenti condizioni: profili di rischio: Rvita compresi in A1, A2, B1, B2, Ci1, Ci2, Ci3; Rbeni pari a 1; Rambiente non significativo; densita di affollamento non superiore a 0,7 persone/m2; tutti i piani dell'attivita situati a quota compresa tra -10 m e 54 m; carico di incendio specifico qf non superiore a 600 MJ/m2; [1] non si detengono o trattano sostanze o miscele pericolose in quantita significative; non si effettuano lavorazioni pericolose ai fini dell'incendio LP III IV Tabella S.7-2: Criteri di attribuzione dei livelli di prestazione Criteri di attribuzione Attivita non ricomprese negli altri criteri di attribuzione. In relazione alle risultanze della valutazione del rischio nell'ambito e in ambiti limitrofi della stessa attivita (es. attivita con elevato affollamento, attivita con geometria complessa o piani interrati, elevato carico di incendio specifico qf, presenza di sostanze o miscele pericolose in quantita significative, presenza di lavorazioni pericolose ai fini dell'incendio,...). [1] Per attivita di civile abitazione: carico di incendio specifico qf non superiore a 900 MJ/m2

13 D.M. 3 agosto Criteri di attribuzione - Nel caso della RTO «Rivelazione ed allarme (Capitolo S.7)» i criteri di attribuzione sono i seguenti: Livello di prestazione Aree sorvegliate Funzioni minime degli IRAI Funzioni principali Funzioni secondarie Funzioni di evacuazione e allarme Funzioni di avvio protezione attiva ed arresto altri impianti I - [1] [2] [3] II - B, D, L, C - [5] [3] III [8] A, B, D, L, C, E, F, G, H [4] [5] [3] o [7] IV Tutte A, B, D, L, C, E, F, G, H, M, N, 0 [5] e [6] [7] [1] Non sono previste funzioni, la rivelazione e l'allarme sono demandate agli occupanti. [2] L'allarme e trasmesso tramite segnali convenzionali codificati nelle procedure di emergenza (es. a voce, suono di campana, accensione di segnali luminosi,...) comunque percepibili da parte degli occupanti. [3] Demandate a procedure operative nella pianificazione d'emergenza. [4] Non previste ove l'avvio dei sistemi di protezione attiva ed arresto altri impianti sia demandato a procedure operative nella pianificazione d'emergenza [5] Con dispositivi di diffusione visuale e sonora o altri dispositivi adeguati alle capacita percettive degli occupanti ed alle condizioni ambientali (es. segnalazione di allarme ottica, a vibrazione,...). [6] Per elevati affollamenti, geometrie complesse, sia previsto sistema EVAC secondo norme adottate dall'ente di normazione nazionale. [7] Automatiche su comando della centrale o mediante centrali autonome di azionamento (asservite alla centrale master), richiede le ulteriori funzioni E, F, G, H della tabella S.7-4. [8] Spazi comuni, vie d'esodo e spazi limitrofi, aree dei beni da proteggere, aree a rischio specifico. Tabella S.7-5: Soluzioni conformi per rivelazione ed allarme incendio

14 D.M. 3 agosto Funzioni minime degli IRAI - Nel caso della RTO «Rivelazione ed allarme (Capitolo S.7)» le funzioni principali e secondarie sono le seguenti: Funzioni minime degli IRAI Funzioni principali degli IRAI A, Rivelazione automatica dell'incendio B, Funzione di controllo e segnalazione D, Funzione di segnalazione manuale L, Funzione di alimentazione C, Funzione di allarme incendio Tabella S.7-3: funzioni principali degli IRAI Funzioni secondarie degli IRAI E, Funzione di trasmissione dell'allarme incendio F, Funzione di ricezione dell'allarme incendio G, Funzione di comando del sistema o attrezzatura di protezione contro l'incendio H, Sistema o impianto automatico di protezione contro l'incendio J, Funzione di trasmissione dei segnali di guasto K, Funzione di ricezione dei segnali di guasto M, Funzione di controllo e segnalazione degli allarmi vocali N, Funzione di ingresso e uscita ausiliaria O, Funzione di gestione ausiliaria (building management) Tabella S.7-4: funzioni secondarie degli IRAI

15 D.M. 3 agosto Definizione delle funzioni nelle EN/UNI - Le funzioni degli IRAI sono definite nella EN54-1:2011 e richiamate dalla UNI 9795:2013 Funzione di rivelazione ed attivazione Funzione di comando per segnalazioni ed attivazioni Funzioni associate locali Funzioni associate remote

16 D.M. 3 agosto Strategia antincendio Progettazione secondo FSE - Il decreto prevede tre diverse approcci di progettazione della sicurezza antincendio, così come definito nella sezione G al Paragrafo 2.6: 1. Applicazione di norme o documenti tecnici: Il progettista applica le norme e documenti tecnici in vigore, utilizzando prosotti, soluzioni e configurazioni richiamate nelle norme e documenti tecnici. (Progettazione Classica) 2. Applicazione di prodotti o tecnologie di tipo innovativo: Il progettista può utilizzare prodotti e tecnologie di tipo innovativo, frutto dell evoluzione tecnologica ma sprovvisti di apposita specifica tecnica. L idoneità sarà attestata dal progettista in base alla valutazione del rischio e supportata da certificazioni di prova resi disponibili. (Progettazione Evoluta) 3. Ingegneria della sicurezza antincendio: Il progettista applica i metodi della sicurezza antincendio secondo procedure, ipotesi e limiti indicati nel decreto e secondo la le procedure previste dalla normativa vigente. (Progettazione secondo Fire Safety Engineering)

17 D.M. 3 agosto La FSE nel Decreto - Nei termini e definizioni del decreto la FSE (Ingegneria della sicurezza antincendio) viene così definita: G Ingegneria della sicurezza antincendio (metodo prestazionale, fire safety engineering - FSE): applicazione di principi ingegneristici, di regole e di giudizi esperti basati sulla valutazione scientifica del fenomeno della combustione, degli effetti dell'incendio e del comportamento umano, finalizzati alla tutela della vita umana, alla protezione dei beni e dell'ambiente, alla quantificazione dei rischi di incendio e dei relativi effetti ed alla valutazione analitica delle misure antincendio ottimali, necessarie a limitare entro livelli prestabiliti le conseguenze dell'incendio, secondo le indicazioni del capitolo M.1. All interno del decreto esiste, quindi, una sezione specifica e dedicata alla Fire Safety Engineering. Sezione M

18 D.M. 3 agosto La FSE nel Decreto ministeriale - M.1:Metodologia per l ingegneria della sicurezza antincendio M2:Scenari di incendio per la progettazione prestazionale Premessa Premessa Fasi della Metodologia Identificazione dei possibili scenari di incendio Prima fase: analisi preliminare (M.1.3) Selezione degli scenari d incendio di progetto Seconda fase: analisi quantitative (M.1.4) Descrizione quantitativa degli scenari d incendio di progetto Documentazione di progetto Durata degli scenari d incendio di progetto Sommario tecnico Stima della curva RHR Relazione tecnica Focolare predefinito Gestione della Sicurezza antincendio Riferimenti Criteri di scelta e d uso dei modelli e dei codici di calcolo Riferimenti M3:Salvaguardia della vita con la progettazione prestazionale Premessa Progettazione prestazionale per la salvaguardia della vita Calcolo di ASET Calcolo di RSET Soglie di prestazione per la salvaguardia della vita Riferimenti La sezione M si articola su tre capitoli e vari sotto capitoli esplicativi

19 D.M. 3 agosto Progettare secondo FSE- Analisi preliminare Analisi Quantitativa Selezione delle soluzioni progettuali idonee

20 D.M. 3 agosto Progettare secondo FSE- E composta da varie sotto-fasi al fine di definire i rischi da contrastare e la quantificazione dei criteri oggettivi per la successiva analisi numerica M.1.3 Analisi Preliminare M Definizione del progetto Si definisce lo scopo del progetto e si identificano le seguenti finalità progettuali: destinazioni d uso; finalità della progettazione prestazionale; Vincoli; Pericoli;, Condizioni al contorno; Caratteristiche degli occupanti. M Definizione delle soglie di prestazione per la vita. Definizione delle soglie di prestazione della struttura Identificazione degli obiettivi di sicurezza antincendio Si definiscono gli obiettivi di sicurezza antincendio in funzione delle finalità della progettazione prestazionale. Esempi di obiettivi di sicurezza: Livello di incolumità degli occupanti; Massimo danno tollerabile dell attività; Continuità di esercizio dopo un evento incidentale. Cap. M.3 Cap. S.2 M Definizione delle soglie di prestazione Gli obiettivi di sicurezza anticendio vengono tradotti in soglie di prestazione di tipo qualitative e quantitative. Le soglie di prestazione rendono quantitative gli effetti termici sulle strutture, la propagazione dell incendio ed i danni ad occupanti, ambiente e struttura. Devono anche essere definite: Soglie di prestazione per la vita Soglia di prestazione per la progettazione con finalità al mantenimento della capacità portante della struttura. M Individuazione degli scenari di incendio di progetto Rappresentano la schematizzazione degli eventi che possono verificarsi nell attività, in relazione a caratteristiche del focolare, occupanti ed edificio. Modalità di identificazione, selezione e quantificazione degli scenari di incendio. Cap. M.2

21 D.M. 3 agosto Progettare secondo FSE- E composta da varie sotto-fasi al fine di effettuare le verifiche di sicurezza degli scenari individuati nella fase preliminare M.1.4 Analisi Quantitatviva M Elaborazione delle soluzioni progettuali In funzione dello scopo e delle finalità progettuali vengono elaborate una o più soluzioni progettuali, da sottoporre a verifica di soddisfacimento degli obiettivi di sicurezza antincendio M Valutazione delle soluzioni progettuali Il professionista calcola gli effetti che gli scenari di incendio di progetto definiti, determinerebbero per ciascuna soluzione progettuale identificata nella fase precedente. M Selezione delle soluzioni progettuali idonee Il professionista seleziona la soluzioni progettuale finale tra quelle verificate positivamente, rispetto agli scenari di incendio di progetto Definizione scopo e finalità progettuali. Cap. M Definizione soluzioni progettuali. Cap. M Definizione degli scenari di incendio di progetto. Cap. M Definizione degli obiettivi di sicurezza antincendio Cap. M.1.3.2

22 D.M. 3 agosto Soglie di prestazione - Al fine di sviluppare il progetto nella sua integrità, nella fase preliminare è necessario: M.1.3 Analisi Preliminare Definire le soglie di prestazione per la vita (M.3): Definire le soglie di prestazione della struttura(s.2) Identificare, selezionare e quantificare gli scenari di incendio (M.2)

23 D.M. 3 agosto Soglie di prestazione per la vita - Obiettivi del professionista possono essere : Dimostrare che tutti gli occupanti possano raggiungere o possano permanere in un luogo sicuro, senza esposizione eccessiva ai prodotti dell incendio E/OPPURE Dimostrare che i soccorritori possano operare in sicurezza M.3 Al fine di assicurare che tutti gli occupanti possano raggiungere un luogo sicuro, vengono definiti due parametri: ASET (Available Safe Escape Time): Tempo DISPONIBILE per l esodo; RSET (Required Safe Escape Time): tempo RICHIESTO per l esodo; Da questi due valori si ricava il Margine di sicurezza: Una corretta progettazione impone: ASET > RSET t marg = ASET - RSET 10% RSET < t marg < 100% RSET (in funzione dell affidabilità dei dati) t marg > 30 secondi

24 D.M. 3 agosto Soglie di prestazione per la vita; calcolo di ASET - ASET viene definito utilizzando dei metodi di calcolo basati su modelli specifici: Modello gas tossici; Modello gas irritanti; Modello calore; Modello visibilità In funzione del metodo di calcolo scelto si otterranno delle soglie di prestazione che verranno confrontati con le soglie di prestazione riportate in tabelle presenti nel decreto. Esempio: Modello dei gas tossici: M.3 semplificando il concetto descritto nel decreto, in questo modello ASET è il tempo per cui un soggetto medio, esposto ad inalazione di CO, risulti incapacitato. La ISO 13571:2007 indica come ppm.min la dose incapacitante di CO. Se si ipotizza che un soggetto medio possa essere esposto ad una concentrazione di ppm.min ASET risulta essere 10 minuti.

25 D.M. 3 agosto Soglie di prestazione per la vita; calcolo di RSET - RSET è calcolato tra l innesco dell incendio ed il momento in cui gli occupanti raggiungono un luogo sicuro M.3 Il documento di riferimento è la ISO/TR REST è determinato dalla somma di: Tempo di rivelazione (t det ): tempo necessario al sistema di rivelazione automatico per accorgersi dell incendio; Tempo di allarme (t a ): tempo tra la rivelazione dell incendio e l allerta agli occupanti; Tempo di pre-movimento (t pre ): tempo necessario agli occupanti di svolgere una serie di attività che precedono il movimento. È composto da un tempo di riconoscimento + un tempo di risposta. Il tempo di riconoscimento è il tempo necessario affinché l occupante riconosca l esigenza di rispondere all allarme. Il tempo di risposta è il tempo necessario all occupante di svolgere le attività legate allo sviluppo dell emergenza (esempio: arresto delle apparecchiature, ma anche attività errate e inappropriate). È il tempo più complesso da determinare e può durare anche diversi minuti. Tempo di movimento (t tra ): tempo necessario agli occupanti per raggiungere un luogo sicuro, dal termine delle attività di pre-movimento. REST = t det + t a + t pre + t tra

26 D.M. 3 agosto Soglie di prestazione della struttura - Il capitolo S.2 si riferisce alla resistenza al fuoco della struttura S.2 Definisce diversi punti al fine di determinare una corretta progettazione per garantire la capacità portante delle strutture in condizioni di incendio nonché la capacità di compartimentazione, per un tempo minimo necessario al raggiungimento degli obiettivi di sicurezza di prevenzione incendi. I macro punti presenti nel capitolo sono: Livelli di prestazione; Criteri di attribuzione dei livelli di prestazione; Soluzioni progettuali; Verifiche delle prestazioni di resistenza al fuoco; Curve nominali di incendio; Criteri di progettazione in caso di incendio; Procedura per il calcolo di incendio specifico di progetto; Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione; Modalità per la classificazione in base ai risultati di prove, calcoli e tabelle.

27 D.M. 3 agosto Scenari di incendio per la FSE - Il capitolo M.2 descrive la procedura di identificazione, selezione e quantificazione degli scenari di incendio, così come richiesto dall analisi preliminare e quantitativa. Gli scenari di incendio non sono altro che i possibili incendi che possono verificarsi in funzione di tre aspetti fondamentali: Caratteristiche dell incendio; Caratteristiche dell attività; Caratteristica degli occupanti. M.2 Identificazione degli scenari di incendio: Gli scenari di incendio specifici per l attività possono essere identificati mediante analisi storica di eventi generatisi in edifici simili. Devono anche essere valutati eventuali eventi iniziatori e tutto ciò che possa essere fonte di innesco. Selezione degli scenari di incendio: Attività necessaria al fine di ridurre tutti gli scenari di incendio identificati ad un numero ragionevole di scenari, al fine di alleggerire il lavoro di verifica delle soluzioni progettuali. In genere si scelgono i più gravosi e credibili Quantificazione degli scenari di incendio: Gli scenari di incendio selezionati vengono convertiti in dati numerici di ingresso per valutare le soluzioni progettuali adottate.

28 D.M. 3 agosto Documentazione di progetto - La documentazione di progetto sarà integrata da: un sommario tecnico; da una specifica relazione tecnica; dal programma per la gestione della sicurezza antincendio. M.1.3 Analisi Preliminare Cap. M.1.6 Sommario Tecnico Sintetizza il processo seguito per individuare gli scenari di incendio di progetto e le soglie di prestazione Firmato congiuntamente dal dal professionista antincendio e dal responsabile dell attività Cap. M.1.7 Relazione Tecnica Vengono presentati i risultati dell analisi ed il percorso progettuale seguito. Include: Soluzioni progettuali agli scenari di incendio di progetto Esito delle analisi con tabelle disegni, Modelli di calcolo utilizzati; Giustificazione dei parametri iniziali e valori associati Confronto dei risultati con i modelli, a conferma della scelta progettuale Tabulati e dati di input M.1.4 Analisi Quantitatviva Cap. M.1.8 Programma per la gestione della sicurezza antincendio Vengono esplicitati i provvedimenti presi per i seguenti punti: Organizzazione del personale Identificazione e valutazione dei pericoli derivanti dall attività Controllo operativo Gestione delle modifiche Pianificazione di emergenza Sicurezza delle squadre di soccorso Controllo delle prestazioni Manutenzione dei sistemi di protezione Controllo e revisione

29 Grazie per l attenzione! Per qualsiasi informazione la nostra segreteria è a disposizione: segreteria@associazionefirepro.it Registratevi sul nostro sito per ricevere le news tecniche Arrivederci al prossimo incontro

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