RISPARMI E BILANCI DELLE FAMIGLIE Loris Nadotti - Università degli Studi di Perugia Valeria Vannoni - Università degli Studi di Perugia
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- Liliana Bernasconi
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1 RISPARMI E BILANCI DELLE FAMIGLIE Loris Nadotti - Università degli Studi di Perugia Valeria Vannoni - Università degli Studi di Perugia Questo capitolo del Rapporto si pone l obiettivo di analizzare la portata e il senso della crisi economica per le famiglie umbre, attraverso uno studio delle dinamiche dei risparmi e, più in generale, dei bilanci familiari. Le famiglie, che la teoria dei saldi finanziari assume tradizionalmente come settore istituzionale in situazione di avanzo finanziario, nella gestione delle proprie risorse devono assumere scelte di duplice natura, economica e finanziaria: sotto il profilo economico, la decisione fondamentale riguarda la definizione della dimensione dei consumi e, conseguentemente, del risparmio; dal punto di vista finanziario, invece, le ipotesi da valutare si riferiscono proprio alla destinazione delle risorse non consumate a investimenti finalizzati a incrementare la ricchezza reale o finanziaria. In questa direzione, gli impieghi possono concretizzarsi in acquisti di immobili, aziende e oggetti di valore) o di attività finanziarie (depositi, titoli di Stato, azioni, ecc.): le scelte di investimento si rifletteranno nella composizione dell Attivo patrimoniale di bilancio delle singole unità economiche. Le decisioni di finanziamento determineranno, invece, la struttura del Passivo, evidenziando l eventuale ricorso a capitale di debito offerto da intermediari finanziari o raccolto in altra forma. Un elemento discriminante nelle valutazioni delle famiglie sarà, innanzitutto, costituito dall ammontare di risorse a disposizione, rappresentato dal risparmio accumulato, dato un certo livello di reddito. Gli investimenti effettuati dai soggetti appartenenti a questo settore sono tipicamente riconducibili ad interventi di natura edilizia (acquisto abitazione o lavori di ristrutturazione). L impegno risulterà, pertanto, relativamente limitato e complessivamente inferiore al volume totale del risparmio. E proprio sulla base di tali semplificazioni che il settore delle famiglie è tradizionalmente considerato in situazione di surplus finanziario. Aldilà di tali considerazioni di tipo teorico, la gestione dei bilanci familiari deve, però, fare i conti con le reali dinamiche di mercato, che possono imporre la necessità di adeguamenti anche bruschi ai mutati scenari dell economia e della finanza. La crisi economica e finanziaria degli ultimi anni ha rappresentato, in tal senso, uno shock di notevole intensità per l intero paese: con il presente lavoro si intende approfondire le ripercussioni di tali eventi sulle famiglie dell Umbria. Le considerazioni di seguito presentate si fondano principalmente sull analisi dei dati Istat per la regione Umbria e dei risultati dell Indagine periodica condotta dalla Banca d Italia sui bilanci delle famiglie italiane, relativamente al segmento umbro del campione 1, nonché delle statistiche periodiche diffuse dal medesimo Organo di vigilanza. 1 L ultima indagine disponibile, riferita all anno 2012, ha riguardato famiglie e individui. Delle famiglie, 258 sono famiglie umbre, cui corrisponde un numero di individui pari a
2 La percezione della crisi economica da parte delle famiglie La crisi economica e finanziaria scoppiata nel 2007 si è ripercossa in maniera determinante su tutti gli attori del sistema economico, imponendo tra l altro la necessità di una revisione dei comportamenti di spesa e finanziari dei diversi soggetti. Tra questi, le famiglie si sono trovate a scontare gli effetti di una crisi che ha dapprima investito le relazioni con il sistema bancario e finanziario e, in seguito, ha interessato gli aspetti reali della gestione dei bilanci familiari. Nello scenario tipico, infatti, la crisi ha comportato un sostanziale mutamento delle condizioni economiche alle quali erano regolate le operazioni bancarie (ad esempio in forma di riduzione dei tassi di interesse riconosciuti sulle varie forme di risparmio detenute dalle famiglie e/o aumento del costo dei finanziamenti), fino a tradursi in crisi dei consumi, a causa della diminuzione dei redditi e della capacità di spesa delle famiglie, travolte, tra l altro, anche dalla caduta del tasso di occupazione. Il numero dei disoccupati in regione ha, infatti, raggiunto nel 2013 il 10,4 per cento, ancora in aumento rispetto al 9,8 per cento del Anche i livelli retributivi riconosciuti ai lavoratori della regione nel 2013, piuttosto modesti, influiscono su tali dinamiche: secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro dell Istat, infatti, la media delle retribuzioni mensili dei lavoratori dipendenti in Umbria è di euro pro-capite, a prezzi correnti, valore inferiore del 3 per cento circa alla media nazionale. In termini reali ciò corrisponde a una riduzione di cinque punti percentuali dal Le statistiche diffuse dall Istat riguardo al giudizio sulle risorse economiche complessive delle famiglie umbre negli ultimi dodici mesi indicano un aumento dei casi in cui tali risorse sono giudicate scarse: in particolare, tra il 2012 e il 2013 si può osservare la transizione di un 5 per cento circa di famiglie dalla classe che riteneva le risorse adeguate nel 2012 e, invece, scarse nel 2013 (tab. 1). Questo risultato è in linea con quello concernente il giudizio sulla situazione economica delle famiglie rispetto all anno precedente, ritenuta un poco peggiorata dal 44 per cento circa dei soggetti (tab. 2). Anche l Indagine di Banca d Italia sui bilanci familiari ha evidenziato che, a livello nazionale, le condizioni economiche dichiarate dalle famiglie intervistate sono nel complesso peggiorate tra il 2010 e il Da notare, tuttavia, con spirito positivo il fatto che la percentuale di famiglie umbre che reputano le risorse disponibili assolutamente insufficienti è in diminuzione (tab. 1). Nel 2012, invece, le percentuali riferite a famiglie che percepivano la propria condizione economica con difficoltà o grande difficoltà erano risultate entrambe in aumento rispetto all anno precedente (tab. 3). Tab. 1 - Famiglie per giudizio sulle risorse economiche complessive della famiglia negli ultimi 12 mesi e anno (valori %) ottime 0,8 1,8 2,0 0,8 0,8 1,2 adeguate 54,7 49,7 57,8 9,0 56,6 51,8 scarse 37,1 39,1 34,9 34,9 35,6 41,7 assolutamente insufficienti 5,6 8,4 4,6 5,0 6,6 4,5 438
3 Tab. 2 - Famiglie per giudizio sulla loro situazione economica rispetto all anno precedente e anno (valori %) molto o poco migliorata 6,7 3,6 2,8 5,2 3,4 2,9 invariata 40,0 44,1 58,7 52,6 42,2 38,1 un poco peggiorata 36,8 37,5 28,3 33,1 40,8 44,1 molto peggiorata 15,1 13,5 9,5 8,7 13,3 14,3 Tab. 3 - Percentuale delle famiglie per giudizio sulla condizione economica percepita e anno (valori %) con grande difficoltà 12,6 12,1 13,0 6,4 9,8 con difficoltà 5,9 20,8 18,4 17,6 23,9 con qualche difficoltà e con una certa difficoltà 55,4 61,9 62,1 70,2 60,8 con facilità e con molta facilità 6,0 5,3 6,5 5,8 5,5 Le statistiche sulla percezione della condizione economica delle famiglie umbre lasciano intravedere un evoluzione nel complesso poco favorevole dei bilanci delle famiglie della regione: nei paragrafi che seguono la situazione delle famiglie umbre sarà analizzata considerando in maniera analitica le voci principali che ne compongono i bilanci, in modo da evidenziare le tendenze in atto. In particolare, sotto il profilo economico, sarà esaminata da un lato la composizione e il livello del reddito familiare e dall altro la struttura dei consumi; sotto il profilo finanziario, ci si occuperà di valutare la capacità e la destinazione del risparmio delle famiglie e, quindi, la composizione della ricchezza familiare. I bilanci delle famiglie umbre Gli aspetti economici: il reddito e le spese per consumi La voce principale dei bilanci familiari è rappresentata, sotto il profilo economico, dal reddito da lavoro dipendente: gli ultimi dati diffusi dall Istat, riferiti all anno 2011, pur evidenziando un incremento della componente relativa ai redditi da lavoro autonomo, registrano infatti un incidenza del 40,7 per cento del reddito da lavoro dipendente sul totale dei redditi familiari in regione (tab. 4). Dal 2011 si evidenzia, inoltre, un contributo del 2,5 per cento riconducibile ai redditi da capitale e altri redditi, assenti negli anni precedenti. Tab. 4 - Famiglie per fonte principale di reddito familiare e anno (valori %) lavoro dipendente 41,7 38,5 40,8 40,7 lavoro autonomo 16,3 14,2 14,3 16,6 trasferimenti pubblici 40,7 45,4 43,7 40,2 capitale e altri redditi ,5 439
4 Tab. 5 - Reddito netto familiare per fonte principale di reddito e anno (euro) Reddito mediano annuale delle famiglie (in euro) inclusi fitti imputati esclusi fitti imputati Reddito medio annuale delle famiglie (in euro) inclusi fitti imputati esclusi fitti imputati In media, il reddito netto familiare nel 2011, inclusi i fitti imputati, si è attestato a euro, in aumento dello 0,77 per cento circa rispetto all anno precedente (tab. 5). Dal 2008, anno di esplosione della crisi economica e finanziaria, la crescita complessiva del reddito medio sui quattro anni è stata del 5,76 per cento, incremento che appare difficilmente conciliabile con l andamento dei prezzi di mercato e, quindi, con la gestione delle risorse familiari. L Indagine sui bilanci familiari della Banca d Italia ha, tuttavia, evidenziato come tra il 2010 e il 2012 il reddito familiare medio in Italia sia calato in termini nominali del 7,3 per cento, quello equivalente del 6 per cento 2, mentre la ricchezza media è diminuita del 6,9 per cento: ciò rende il dato riferito all Umbria apprezzabile, seppur modesto. Secondo quanto rilevato nell Indagine campionaria di Banca d Italia, il reddito disponibile netto alimenta il risparmio in circa il 92 per cento delle famiglie umbre; la parte destinata ai consumi è, invece, pressoché interamente assorbita da spese per consumi non durevoli. Il dato è in linea con quello per le altre regioni dell Italia centrale, in cui la struttura dei consumi familiari risulta composta per il 95,9 per cento da spesa per beni non durevoli e per il rimanente 4,1 per cento da spesa per beni durevoli. Le voci più rilevanti nella spesa media mensile familiare sono quelle per l abitazione (principale e secondaria, tabella 6), per alimentari e bevande e trasporti. Con riguardo alle spese per l abitazione, nel 2012 esse sono imputabili ad immobili di proprietà nell 81,7 per cento dei casi (tab. 7). Dal 2011 si rileva una contrazione della spesa media mensile per il totale dei gruppi di spesa, in linea con la limitata crescita dei redditi familiari (tab. 8). Tab. 6 - Spesa per l abitazione per anno (euro e valori percentuali) spesa media mensile per abitazione (in euro) 328,0 325,0 306,0 300,0 286,0 rapporto spesa media mensile su reddito medio mensile per abitazione (percentuale) 13,2 12,8 12,4 12,0 11,4 Tab. 7 - Titolo di godimento dell abitazione per anno (valori %) abitazione in affitto 15,3 18,9 18,4 23,7 18,3 abitazione di proprietà 84,7 81,1 81,6 76,3 81,7 2 La Banca d Italia richiama l attenzione circa l interpretazione di tali risultati, che richiede cautela: gli intervalli di confidenza delle stime sono relativamente ampi; la valutazione negativa dell andamento di alcune voci componenti il reddito è stata presumibilmente accentuata dal basso livello del clima di fiducia delle famiglie e dalle condizioni del mercato del lavoro nel momento in cui sono state condotte le interviste rispetto al periodo di riferimento dell indagine. 440
5 I dati, riferiti a medie, forniscono un quadro molto preoccupante soprattutto in considerazione del netto peggioramento delle condizioni delle famiglie appartenenti alle classi di reddito più modeste. In particolare si può notare come dal 2008 al 2013 la spesa media mensile delle famiglie sia diminuita per la sanità del 36,7% (da 124,5 a 78,8 ), quella per i consumi alimentari dell 8,6%, quella per i trasporti del 28,5%, quella per l istruzione del 14,5% e quella per la cultura e il tempo libero del 10,5%. Queste tendenze sono sicuramente più accentuate dove i valori del reddito familiare si attestano ai livelli più bassi e rappresentano con chiarezza il netto impoverimento di un gran numero di famiglie e il deterioramento del livello e della qualità della vita nella regione. Da leggere come segnale di allarme anche le statistiche riferite alla percentuale di famiglie che non riescono a far fronte a spese impreviste per anno, nel 2012 pari addirittura al 50,8 per cento del totale (tab. 9). Questo dato va interpretato, infatti, come un accentuazione della vulnerabilità delle famiglie che, al manifestarsi di imprevisti, soprattutto in periodi di restrizione nell offerta di credito da parte del sistema finanziario, possono vedere mutare repentinamente in peggio le loro condizioni socio-economiche di sussistenza, fino al verificarsi di casi di vera e propria insolvenza. Tab. 8 - Spesa media mensile familiare per gruppo di spesa e anno (euro) alimentari e bevande 511,1 502,0 494,9 505,1 499,5 467,0 abitazione (principale e secondaria) 622,8 664,3 683,6 689,7 633,3 631,4 combustibili ed energia 145,6 153,8 145,1 125,8 128,3 137,6 mobili, elettrod. e servizi per la casa 139,9 150,9 178,6 136,9 109,2 129,1 sanità 124,5 111,4 113,6 102,0 90,4 78,8 trasporti 504,3 372,0 442,0 333,0 394,5 360,3 comunicazioni 51,9 54,0 51,2 41,4 44,6 43,1 istruzione 29,7 12,0 18,7 20,2 26,8 25,4 tempo libero, cultura e giochi 130,0 124,1 113,2 112,2 121,7 116,4 altri beni e servizi 252,8 260,1 253,1 227,0 258,1 235,8 non alimentari 2.174, , , , , ,9 totale 2.685, , , , , ,9 Tab. 9 - Famiglie che non riescono a far fronte a spese impreviste per anno (valori percentuali) totale 33,0 32,9 33,5 39,1 50,8 Gli aspetti finanziari Il risparmio e gli investimenti La capacità di risparmio delle famiglie rappresenta un elemento vitale per buon il funzionamento dell economia: oltre ad essere un indicatore della capacità finanziaria delle famiglie, il risparmio è, infatti, esso stesso motore dell economia, poiché in grado di alimentare i circuiti del credito, degli investimenti e della mobilizzazione delle risorse dalle unità in surplus a quelle in deficit. 441
6 La ricchezza familiare può essere ottenuta come somma delle attività reali e delle attività finanziarie; il valore così determinato può, quindi, essere valutato al netto delle passività finanziarie (mutui e altri debiti), ossia come ricchezza familiare netta. In Umbria, nei decenni passati (Corallini, 1988 e 2000), si è riscontrata una notevole propensione al risparmio da parte delle famiglie che hanno destinato alla accumulazione di ricchezza reale e finanziaria quote considerevoli del reddito sottratto al consumo. Secondo l Indagine Banca d Italia sui bilanci familiari, la ricchezza netta delle famiglie umbre presenta un valore mediano di circa euro: risultato, questo, superiore sia a quello riferito all Italia nel suo complesso ( euro), sia a quello osservato per le regioni dell Italia centrale ( euro). Da notare che, a livello paese, il valore della ricchezza netta nel 2012 è stato inferiore del 12,7 per cento circa rispetto al dato rilevato per il 2010, principalmente per effetto della perdita di valore della parte di ricchezza costituita dagli immobili che ne formano la quota maggiore. Le attività finanziarie rappresentano, complessivamente, il 63% circa della ricchezza netta (decurtata dei debiti contratti principalmente per il finanziamento delle abitazioni) delle famiglie umbre rispondenti al questionario Banca d Italia, che sembrano quindi prediligere gli investimenti di natura finanziaria rispetto alla detenzione di attività reali. Le passività finanziarie sono costituite quasi per intero da debiti verso banche e società finanziarie; debiti commerciali e debiti verso altre famiglie risultano, infatti, passività caratterizzate da percentuali prossime allo zero. Questo risultato rende evidente un orientamento ancora molto forte, quasi esclusivo, al sistema bancario e creditizio visto quale principale interlocutore per il soddisfacimento dei fabbisogni familiari. Con riferimento alle forme di risparmio, il 95,9% delle famiglie umbre rispondenti al questionario Banca d Italia ha dichiarato il possesso di almeno un deposito bancario o postale, in conto corrente o a risparmio, con un numero di depositi bancari o postali, nelle due alternative in conto corrente o a risparmio, che risulta variabile tra 1 e 7 (graf. 1). Questo dato giustifica la rilevanza, per le famiglie umbre coinvolte nell indagine, dei redditi da capitale, prevalentemente riconducibili a redditi da capitale finanziario, in forma di interessi attivi su depositi. Solo il 4,10% dei rispondenti non è titolare di alcuna delle forme di risparmio in questione; l 86,94% delle famiglie intervistate detiene un numero di depositi compreso tra 1 e 3. Graf. 1 - Depositi bancari o postali detenuti dalle famiglie (valori percentuali) 0,75% 0,75% 6,72% 0,75% 13,43% 39,55% 33,96% Fonte: elaborazioni dell autore su dati Banca d Italia 442
7 I risultati appaiono sostanzialmente allineati con quelli ottenuti a livello italiano: l Indagine ha, infatti, evidenziato che, nel 2012, circa il 93 per cento delle famiglie deteneva almeno un attività finanziaria, in aumento rispetto alla rilevazione precedente in cui la percentuale era del 91,5 per cento. Il 69 per cento delle famiglie italiane è titolare di un solo deposito bancario. I dati riferiti all Umbria appaiono, inoltre, in linea anche con quelli riferiti alle altre regioni dell Italia centrale, per le quali è stato riscontrato il possesso di depositi bancari e postali nel 95,1 per cento dei casi (il 91,8 per cento delle famiglie ha dichiarato il possesso di depositi bancari e postali in conto corrente, il 21,2 per cento il possesso di depositi bancari e postali a risparmio). Con riguardo ai diversi strumenti, i conti correnti rappresentano, al pari delle altre regioni italiane 3, la forma più diffusa tra le famiglie umbre, nonostante la contrazione dei tassi di interesse offerti su tale forma di raccolta (graf. 3); molto rilevanti, tuttavia, anche i risparmi in forma di depositi rimborsabili con preavviso. In generale, i dati Banca d Italia per le famiglie umbre testimoniano un espansione dei depositi in tutte le forme dal 2011 (graf. 2). Anche nel 2013, le statistiche Banca d Italia danno conto di una crescita a ritmi piuttosto sostenuti dei depositi della clientela residente: in particolare, le famiglie consumatrici sembrano prediligere forme di deposito con durata prestabilita, vincolati o rimborsabili con preavviso, i cui livelli di remunerazione, pur in diminuzione, rimangono più elevati rispetto a quelli riconosciuti sulle forme in conto corrente o a vista. Graf. 2 - Depositi della clientela - Famiglie consumatrici, Istituz. Soc. private, dati non classificabile val. resid., Banche e Cassa Depositi e Presiti Depositi con durata prestabilita , , , , , ,00 - Depositi rimborsabili con preavviso Buoni fruttiferi e certificati di depositi emessi (incl. scaduti da rimbors.) Conti correnti giu-11 set-11 dic-11 mar-12 giu-12 set-12 dic-12 mar-13 giu-13 set-13 dic-13 mar-14 Fonte: elaborazioni dell autore su dati Banca d Italia Tra le altre forme di risparmio, quelle preferite sono i Buoni fruttiferi postali e le obbligazioni emesse da banche italiane; rilevano anche i prestiti alle cooperative e i Buoni ordinari del Tesoro. Anche in questo caso è sorprendente il marcato gradimento accordato agli strumenti di investimento più liquidi e a breve scadenza: i BOT vengono ampiamente preferiti ad altri titoli del debito pubblico italiano più remunerativi, ma a scadenza più lunga come i BTP, i CCT e i CTZ. 3 A livello italiano, la preferenza delle famiglie è nell 87,2 per cento dei casi rivolta a tale forma di deposito. 443
8 Graf. 3 - Tassi passivi sui conti correnti a vista: tasso effettivo, Banche partecipanti alla rilevazione campionaria dei tassi passivi 0,60 0,50 0,40 0,30 0,20 0,10 - Fonte: elaborazioni dell autore su dati Banca d Italia Non compaiono, se non in misura del tutto trascurabile, forme di risparmio più complesse e caratterizzate da un profilo di rischio tipicamente più elevato, quali ad esempio fondi comuni - ETF in valute diverse dall euro, titoli di stato esteri, azioni e partecipazioni estere, citati come opzioni di risposta nel questionario Banca d Italia. La composizione dei portafogli d investimento delle famiglie umbre risulta, quindi, orientata verso forme di risparmio di tipo tradizionale, quali i Buoni fruttiferi postali, i Buoni ordinari del Tesoro e i prestiti alle cooperative; tuttavia, attenzione particolare merita il dato riferito alla detenzione di obbligazioni bancarie, che indica il persistere di una fiducia da parte dei risparmiatori nei confronti del sistema bancario, nonostante le vicende legate alla crisi finanziaria (graf. 3). Il dato va interpretato in maniera positiva soprattutto tenendo conto che, a livello italiano, gli investimenti in titoli obbligazionari delle famiglie consumatrici sono risultati in diminuzione, in favore di un aumento della domanda di depositi. Nelle pubblicazioni periodiche con cui la Banca d Italia analizza le caratteristiche salienti delle singole economie regionali, si legge, inoltre, che a fine 2013 le obbligazioni bancarie rappresentano circa il 38 per cento dei titoli depositati a custodia dalle famiglie consumatrici umbre, con una durata media di circa 2,3 anni, remunerazione prevalentemente a tasso fisso e struttura contrattuale di tipo ordinario nel 64 per cento circa dei casi. A livello italiano, l Indagine ha evidenziato, con riferimento ai singoli strumenti, che il 92,8 per cento delle famiglie possiede un deposito bancario o postale, il 10,4 per cento obbligazioni e quote di fondi comuni, il 6,9 per cento titoli di Stato, il 5,6 per cento Buoni fruttiferi postali e il 4,4 per cento azioni e partecipazioni italiane. Le restanti forme di investimento finanziario risultano diffuse in segmenti molto ridotti della popolazione (2,5 per cento in certificati di deposito o pronti contro termine, il 2,2 per cento in gestioni patrimoniali, l 1,2 per cento in prestiti alle cooperative e il 1,1 per cento in titoli esteri). La diffusione delle attività finanziarie diverse dai depositi andrebbe, tuttavia, valutata in rapporto ai diversi livelli di reddito familiare disponibile, in quanto a 444
9 livelli di reddito più elevati dovrebbe presumibilmente corrispondere in misura maggiore la detenzione di strumenti più complessi. Inoltre, la preferenza accordata alle forme di investimento più liquide, ma meno remunerative può essere ascritta alla situazione di incertezza e di rischio percepita dalle unità familiari che, complessivamente, le porta a scegliere strumenti finanziari più semplici e facilmente accessibili rispetto ad altri più remunerativi ma, al contempo, più complessi e rischiosi (Corallini, 1980). Le recenti turbolenze del mercato finanziario hanno rafforzato la tendenza da parte delle famiglie a rifuggire investimenti finanziari caratterizzati da un elevato grado di volatilità dei risultati anche a costo di ottenere rendimenti decisamente modesti. Graf. 3 - Forme di risparmio delle famiglie (valori percentuali) Fonte: elaborazioni dell autore su dati Banca d Italia Le passività finanziarie Altre attività finanziarie Prestiti alle cooperative Altri titoli esteri Obbligazioni di società private estere Gestioni patrimoniali Quote di società di persone Azioni di società non quotate in borsa Azioni di società quotate in borsa Fondi comuni - ETF azionari in euro Fondi comuni - ETF misti, bilanciati o flessibili in Fondi comuni - ETF obbligazionari in euro Fondi comuni-etf di liquidità Obbligazioni di banche italiane Obbligazioni di imprese italiane Altri titoli di stato CTZ BTPI BTP CCT BOT Buoni fruttifieri postali Certificati di deposito 1,12% 0,75% 0,37% 0,37% 0,37% 0,37% 0,37% 0,37% 1,49% 1,87% 2,61% 2,24% 1,87% 1,87% 1,87% 2,99% 2,24% 3,36% 4,85% 4,10% 8,96% 13,06% 0,00% 2,00% 4,00% 6,00% 8,00% 10,00% 12,00% 14,00% Le passività finanziarie, cioè i debiti, costituiscono la componente negativa della ricchezza delle famiglie; esse rappresentano le fonti di finanziamento degli impegni familiari, assieme al risparmio accumulato. 445
10 Nel caso delle famiglie, le passività finanziarie assumono prevalentemente la forma del mutuo e del prestito personale, concessi dagli intermediari finanziari. Altre risorse possono essere raccolte attraverso l indebitamento di natura commerciale e con altre famiglie. Dall ultima Indagine sui bilanci delle famiglie italiane condotta da Banca d Italia è risultato che, nel caso delle famiglie umbre, le passività finanziarie sono costituite quasi per intero da debiti verso banche e società finanziarie; debiti commerciali e debiti verso altre famiglie risultano, infatti, opzioni di risposta selezionate con percentuali prossime allo zero. Questo risultato evidenzia un orientamento ancora molto forte, quasi esclusivo, al sistema finanziario quale principale fonte di finanziamento dei fabbisogni familiari. La dipendenza dal credito bancario può rappresentare un motivo di vulnerabilità per le famiglie umbre, in considerazione dell andamento del mercato dei prestiti: le statistiche periodiche sul credito, evidenziano, infatti come nel 2013 sia proseguita la contrazione del credito alle famiglie umbre (tab. 10). Questo fenomeno può essere spiegato dall azione congiunta di due ordini di fattori principali, ossia la domanda di prestiti ancora debole e il persistere di un atteggiamento molto selettivo sul lato dell offerta, a causa del peggioramento delle prospettive dell attività economica e del deterioramento della qualità del credito (tab. 11). Gli indicatori di rischiosità del credito delle famiglie hanno, infatti, registrato un lieve peggioramento, determinando in molti casi l applicazione di maggiorazioni di costo (spread) più gravose da parte degli intermediari. Tab Prestiti alle famiglie, consistenze di fine periodo in milioni di euro Famiglie produttrici Famiglie consumatrici Fonte: Banca d Italia Tab Sofferenze su prestiti alle famiglie, consistenze di fine periodo in milioni di euro Famiglie produttrici Famiglie consumatrici Fonte: Banca d Italia Per le famiglie consumatrici si rileva, nel complesso, una riduzione dei finanziamenti oltre il breve termine, sia per la componente destinata all acquisto di abitazioni che per quella relativa ad altri immobili e beni durevoli (graf. 4). La contrazione dei prestiti ha riguardato, in termini di volume, anche la forma del credito al consumo (graf. 5). I tassi di interesse praticati sulle forme di prestito classificabili tra i rischi a scadenza e destinati all acquisto di abitazioni, in continua diminuzione dagli inizi del 2010 fino a dicembre 2011, hanno poi registrato un aumento fino a dicembre 2012; nei periodi successivi, i tassi si sono mantenuti sostanzialmente sugli stessi livelli dei trimestri precedenti nella classe di fido accordato fino a euro, mentre sono risultati in diminuzione nel caso dei prestiti concessi per importi pari o superiori (graf. 6). 446
11 Graf. 4 - Finanziamenti oltre il breve termine: consistenze per destinazione economica Acquisto beni durevoli Acquisto immobili diversi da abitazioni Acquisto immobili - abitazioni - dic-08 mar-09 giu-09 set-09 dic-09 mar-10 giu-10 set-10 dic-10 mar-11 giu-11 set-11 dic-11 mar-12 giu-12 set-12 dic-12 mar-13 giu-13 set-13 dic-13 mar-14 giu-14 Fonte: elaborazioni dell autore su dati Banca d Italia Graf. 5 - Credito al consumo dic-08 mar-09 giu-09 set-09 dic-09 mar-10 giu-10 set-10 dic-10 mar-11 giu-11 set-11 dic-11 mar-12 giu-12 set-12 dic-12 mar-13 giu-13 set-13 dic-13 mar-14 Fonte: elaborazioni dell autore su dati Banca d Italia Nel complesso, la quota di famiglie umbre indebitate nel 2012 è stata pari al 29,9 per cento, in aumento rispetto al 2010 (29,1 per cento); l incremento è riconducibile alla componente del credito al consumo, mentre è risultata in diminuzione la quota di famiglie indebitate con solo mutuo (tab. 7). La percentuale di famiglie umbre indebitate, in linea con quella delle atre regioni dell Italia centrale (29,9 per cento nel 2012), è, invece, significativamente più elevata rispetto alla media italiana (25,3 per cento nel 2012). 447
12 Graf. 6 - Tasso attivo effettivo su rischi a scadenza per acquisto abitazione (operazioni in essere) per classe di grandezza del fido globale accordato, Banche partecipanti alla rilevazione campionaria dei tassi attivi 5,80 5,60 5,40 5,20 5,00 4,80 fino a euro 4,60 4,40 4,20 4,00 dic-08 apr-09 ago-09 dic-09 apr-10 ago-10 dic-10 apr-11 ago-11 dic-11 apr-12 ago-12 dic-12 apr-13 ago-13 dic-13 Fonte: elaborazioni dell autore su dati Banca d Italia. La condizione di vulnerabilità finanziaria delle famiglie, definita dalla presenza congiunta di una spesa annuale per il servizio del debito superiore al 30 per cento del reddito disponibile (al lordo degli oneri finanziari) e reddito familiare inferiore alla mediana, è tuttavia migliorata nel caso delle famiglie umbre: nel 2012, infatti, la percentuale di famiglie finanziariamente vulnerabili è stata dell 1,8 per cento, contro il 2,2 percento del Il rapporto tra mutuo residuo e reddito, che può essere considerato un indicatore di sostenibilità dell indebitamento familiare, risulta pari a 2 nel 2012, in crescita rispetto al corrispondente valore registrato per il 2010 (1,4). L incidenza delle rate sul reddito familiare è in diminuzione, risultato questo ascrivibile all effetto combinato della contrazione nei volumi di debito e alle dinamiche occupazionali e, quindi, reddituali delle famiglie. Tab. 7 - Indicatori di indebitamento e vulnerabilità finanziaria (valori percentuali e migliaia di euro) Quota di famiglie indebitate 27,1 29,1 29,9 di cui Con solo mutuo 15,1 14,6 12,2 Con solo credito al consumo 16,5 19,8 22,3 Con entrambi i prestiti 4,5 5,3 4,6 Mutuo famiglia mediana 49,2 44,8 55,3 Rapporto rata su reddito 19,5 18,1 17,3 Mutuo residuo su reddito 1,4 1,4 2,0 Quota famiglie vulnerabili 2,0 2,2 1,8 Fonte: Banca d Italia 448
13 Riflessioni conclusive La condizione complessiva delle famiglie umbre negli ultimi anni è complessivamente peggiorata sia per quanto concerne il processo di accumulazione del risparmio, sia per quanto attiene alla situazione debitoria. E diminuito il numero delle famiglie che riescono a risparmiare ed è aumentata la sperequazione nella distribuzione del reddito e della ricchezza. E considerevolmente aumentato il numero delle famiglie che con difficoltà riescono a fare fronte ai propri impegni di spesa. A fronte di un evidente diminuzione del livello medio dei consumi è aumentato il ricorso al credito destinato a questo tipo di spesa mentre, parallelamente, è diminuito il livello di indebitamento medio per l acquisto di abitazioni. Le turbolenze dei mercati finanziari hanno indotto le famiglie ad accrescere la propria preferenza per le forme di investimento caratterizzate da un maggiore grado di liquidità. L impressione è che il settore famiglie sia ancora paralizzato a causa della netta diminuzione del reddito reale percepito dalla gran parte di esse negli ultimi anni e dalla conseguente impossibilità di accumulare risparmio nelle quantità osservate nei decenni passati. Nell attesa di tempi migliori chi può mantiene inalterate le proprie abitudini di spesa e di investimento, mentre le fasce più deboli riducono i consumi o, per tentare di mantenere gli stili di vita e le abitudini conseguite negli anni passati, fa ricorso sempre più frequentemente all indebitamento. Riferimenti bibliografici Banca d Italia 2014 Economie Regionali, L economia dell Umbria, giugno 2014 Supplementi al Bollettino Statistico, Indagini campionarie, I bilanci delle famiglie italiane nell anno 2012, Anno XXIV Numero 5, 27 gennaio Supplementi al Bollettino Statistico, Indicatori monetari e finanziari, La ricchezza delle famiglie italiane, Anno XXIII Numero 65, 12 Dicembre 2013 Corallini S. (a cura di) 1988 Reddito e risparmio delle famiglie umbre, Perugia, Coop Umbria 1990 Reddito e risparmio delle famiglie umbre seconda indagine, Perugia, Coop Umbria 449
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