2 I cristiani arabi nel Medio Oriente di oggi: identità e dinamiche politiche.

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1 2 cristiani arabi nel Medio Oriente di oggi: identità e dinamiche politiche. L odierna situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente è nel segno della complessità. lle molteplici differenze interne, di chiesa, di liturgia, di tradizione comunitaria, si aggiungono quelle legate al clima sociale e politico di ciascun paese. Con la sola eccezione degli armeni, in comune vi è l identità araba e cristiana. Come arabi portati a identificarsi con lo stato nazionale, come cristiani avversi alle ideologie politiche espresse dall islam. Con la costituzione dei nuovi stati nazionali arabi i cristiani esercitarono un ruolo notevole da un punto di vista culturale e politico: essi furono tra i principali esponenti della nahda, quel movimento di rinascimento culturale e politico sorto nel mondo arabo alla fine del secolo XX che faceva dell arabità l identità di fondo e che intendeva formare in modo moderno i nuovi stati arabi. Lo sviluppo culturale che i cristiani avevano conosciuto nei decenni precedenti e la loro apertura alle idee democratiche e liberali dell Occidente, permise loro di esercitare un influsso indiscusso all interno dei vari movimenti di indipendenza nazionale. Si trattò di un rinascimento che coinvolgeva tutti i campi: quello economico, politico, filosofico, culturale e artistico. Le idee moderne passano nelle società mediorientali soprattutto grazie ai cristiani arabi, che fondano giornali e riviste, e creano un nuovo dibattito intellettuale. Nel campo più specificamente politico la maggior parte dei partiti di opposizione nascono per iniziativa o con la collaborazione di arabi cristiani. Questa molteplicità di presenza e ruoli culturali 5

2 esercitati dai cristiani avevano per comune denominatore l apertura verso la modernità nei suoi vari aspetti, e per fine quello di dare vita a società e a modelli di stato in cui si adottassero i principi democratici e una visione laica delle istituzioni, con l obiettivo di costruire stati moderni in cui l adesione allo stato nazione passasse attraverso la cittadinanza nazionale e non attraverso l adesione a una confessione religiosa. n questo senso, dai cristiani veniva enfatizzata l identità nazionale L B N O S R R Q Beirut musulmani 40 % cristiani 64,6 % ebrei 38 % Monte Libano musulmani 22,3 % cristiani 47,2 % leppo musulmani 12,5 % cristiani 16 % ebrei 30,6 % Mossul musulmani 7,9 % cristiani 39,3 % ebrei 3,3 % Baghdad musulmani 6,1 % cristiani 46,4 % ebrei 13,7 % Bassora rispetto a quella comunitaria, e l identità araba come elemento culturale di lunga durata che accomuna tutti gli arabi indipendentemente dalla propria confessione religiosa. Questa nuova cultura politica, condivisa anche da molti intellettuali e politici musulmani aperti alla modernità, era particolarmente congeniale ai cristiani, perché permetteva loro di superare l assetto sociopolitico tradizionale proprio dello stato musulmano, in cui i non musulmani erano ridotti comunque a l livello d istruzione dei cristiani in Medio Oriente. Tre casi esemplari: Libano, Siria e raq Regione tasso di scolarizzazione (studenti/ 20% della popolazione) musulmani 2,6 % cristiani 9,8 % ebrei 15,6 % dati della tabella si riferiscono alla fine del secolo XX e mostrano come in quella fase storica, che vide il rafforzamento della presenza delle comunità cristiane e del loro ruolo sociopolitico, il livello d istruzione e di cultura dei cristiani fosse di norma superiore a quello della popolazione musulmana e talvolta a quello della popolazione ebrea. nche oggi i cristiani arabi, sebbene in forte declino numerico, conservano in molti paesi uno status socioculturale di rilievo, legato prevedibilmente all appartenenza alle classe medioalte di molti loro rappresentanti. cittadini di secondo rango e privi di ruolo politico. partire dagli anni trenta, e soprattutto negli anni seguenti la seconda guerra mondiale, si costituiscono e ottengono l indipendenza i nuovi stati arabi nazionali, tendenzialmente laici nella loro struttura. n essi però l assetto democratico ebbe vita difficile, e spesso conobbe evoluzioni verso forme di governo «autoritarie» di tipo nazionalista: è il caso della Siria e dell raq e, in parte dell Egitto. Culturalmente poi è continuata e si è rafforzata fino a oggi la dialettica conflittuale interna all islam tra i fautori di un movimento di riforma aperto alla modernità e movimenti che, sorti proprio nei primi decenni del secolo come reazione a tali processi di modernizzazione sociale e politica, sostengono invece culturalmente e politicamente il ritorno all islam integrale: dai Fratelli Musulmani, fondati nel 1928, a taluni esponenti dell islam tradizionale degli ulema e delle istituzioni islamiche statali, fino, più recentemente, ai nuovi movimenti islamici radicali. Queste complesse dinamiche politiche e culturali in cui si intrecciano appartenenze confessionali, rapporto con la modernità, costruzione di nuovi compagini statali, hanno conosciuto però percorsi ed esiti diversi nei vari contesti nazionali, da cui è scaturita anche una diversa situazione delle comunità cristiane arabe nei rapporti con il proprio stato di appartenenza. Schematicamente si possono enucleare quattro tipologie sociopolitiche principali che identificano la situazione delle comunità cristiane nei vari stati del Medio Oriente, così come è evoluta in questo secolo e si configura attualmente. 1. Presenza di una chiesa nazionale compatta: è il caso dell Egitto, in cui si ha la presenza cristiana più numerosa, appartenente nella quasi assoluta totalità alla chiesa copta, che ha le sembianze di una chiesa nazionale, da sempre presente nella storia del paese. 6

3 Pluralità e complessità delle chiese cristiane in Medio Oriente l cristianesimo orientale è caratterizzato da una pluralità di chiese, a testimonianza della ricca vita culturale e religiosa delle comunità cristiane dei primi secoli, e della loro evoluzione storica. La divisione in chiese indipendenti è infatti dovuta sia a motivi dottrinali collegati alle discussioni cristologiche del V e V secolo, sia ai rapporti con la chiesa cattolica latina che, a partire dal secolo XV, si propose di ricostituire una nuova comunione con le chiese orientali formando, a partire dalle diocesi orientali, nuove chiese cattoliche che conservassero gerarchia e liturgia proprie, ma fossero in comunione dogmatica con la chiesa di Roma, riconoscendo il primato giurisdizionale del papa (è il cosiddetto fenomeno dell uniatismo). nfine nel secolo XX, in concomitanza con la crescente presenza politica ed economica degli stati europei in Medio Oriente, si moltiplicarono gli arrivi di missionari latini e protestanti, con la formazione di nuove diocesi latine e la restaurazione del patriarcato latino di Gerusalemme, e, d altro canto, la formazione di comunità protestanti orientali. Dopo venti secoli di evoluzione storica le chiese orientali si trovano oggi divise in quattro grandi famiglie. La famiglia orientale ortodossa: è la più importante quanto a numero di fedeli, e comprende le chiese copta, siriaca e armena apostolica. Queste chiese si separarono dalla comunione con le altre chiese dell impero romano nel secolo V (inizio V per la chiesa armena), rifiutandosi di aderire alla dottrina cristologica diofisita (che riconosce in Cristo due nature sussistenti nell unica persona divina), affermata dal Concilio di Calcedonia (451). Le attuali tre chiese orientali ortodosse invece restarono fedeli alla definizione monofisita, che riconosceva in Cristo la sola natura divina, che aveva assorbito in sé la natura umana. Su queste divisioni dottrinali si innestavano ben più forti divisioni di carattere sociopolitico, in particolare dettate dalla volontà di autonomia dei più antichi patriarcati di lessandria e ntiochia rispetto al patriarcato di Costantinopoli, appoggiato dall imperatore. Fa parte della famiglia orientale ortodossa anche la chiesa assira o chiesa dell Oriente (o nestoriana): essa si separò dalle altre chiese al momento del Concilio di Efeso (431), rifiutando la condanna della posizione di Nestorio, che sosteneva che in Cristo vi erano due nature ipostatizzate strettamente unite tra loro tramite un legame morale, non ontologico. Le chiese orientali ortodosse sono tra loro del tutto autonome, e non hanno legami giuridici o disciplinari con la chiesa cattolica romana né con la comunione ortodossa rappresentata dal patriarca di Costantinopoli. La famiglia ortodossa (calcedonese): è rappresentata in Medio Oriente da quattro chiese autocefale facenti parte della comunione greco-ortodossa, e perciò divise dalla chiesa cattolica dal Si tratta, per l area araba, dei tre patriarcati di ntiochia, di Gerusalemme e di lessandria, costituitisi nel secolo V a partire da quella minoranza di fedeli e di clero che accettò Calcedonia, decidendo quindi di rimanere in comunione con le altre chiese. questi bisogna aggiungere in Turchia il patriarcato ortodosso di Costantinopoli. La famiglia cattolica: è formata da sette chiese (maronita, caldea, greco cattolica, copta cattolica, armena cattolica, siriaca cattolica e patriarcato latino di Gerusalemme) pienamente unite alla chiesa di Roma; esse riconoscono dunque il primato giurisdizionale del papa, da cui dipendono per il conferimento al patriarca eletto della «ecclesiastica communio», per l approvazione dei candidati all episcopato e per varie questioni disciplinari. Da alcuni anni esiste il Consiglio dei Patriarchi cattolici del Medio Oriente, che costituisce un momento di confronto comune e periodico sui problemi delle comunità cristiane dell area. La famiglia riformata: presente solo dal secolo scorso, comprende tredici diverse denominazioni protestanti, tutte di modesta entità, di cui fanno parte comunità luterane, evangeliche, presbiteriane e l Unione delle chiese evangeliche armene del Medio Oriente, per un insieme di circa fedeli, presenti soprattutto in Egitto, Libano e Siria. E tipico delle chiese orientali che la loro giurisdizione non sia in primo luogo territoriale, ma comunitaria: il singolo patriarca ha cioè giurisdizione su tutto il suo clero e i suoi fedeli ovunque essi siano, ma nello stesso territorio gli altri patriarchi hanno giurisdizione sui propri fedeli. Soprattutto nelle città più importanti, risiedono perciò diversi vescovi, perché ogni chiesa ha il proprio: emblematico è il caso di leppo che è sede vescovile per nove chiese. Nel caso delle chiese cattoliche orientali si ha una situazione di compromesso tra la visione orientale e quella latina: ogni patriarca cattolico orientale ha giurisdizione sui propri fedeli residenti nei territori mediorientali di origine, ma non su quelli della diaspora: le diocesi di rito orientale della diaspora dipendono infatti dalla Congregazione per le Chiese Orientali, che è l organo istituzionale della Santa Sede preposto agli affari delle chiese orientali. Le varie chiese hanno poi ciascuna le proprie istituzioni che si sovrappongono sul territorio, e cui fanno specifico riferimento i fedeli delle rispettive comunità: si tratta delle curie, dei consigli di comunità, delle strutture pastorali di vario genere, dei tribunali ecclesiastici. La volontà di mantenere la propria identità e le proprie tradizioni liturgiche non ha impedito in anni recenti la moltiplicazione di sforzi di carattere ecumenico, che hanno condotto alla formazione del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (CEMO), cui partecipano tutte le chiese. l CEMO è un luogo importante di incontro e di confronto tra le varie chiese, per promuovere in Medio Oriente un azione più unificata e concorde, e per affrontare i problemi che emergono per i cristiani e per la società. La prospettiva ecumenica e di superamento delle divisioni, anche se talvolta difficile da perseguire nel concreto, resta infatti l unica prospettiva in grado di fornire nel lungo periodo rinnovato vigore alle chiese arabe e orientali. 7

4 La presenza cristiana nella Turchia dal 1071 a oggi 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Per questo i copti, sebbene minoritari, si identificano fortemente nello stato egiziano, anche se la loro effettiva partecipazione alla vita politica e sociale ha molti limiti che i copti cercano continuamente di colmare. 2. Presenza di una chiesa e comunità cristiana prevalente, con forte ruolo sociale e politico: è il caso del Libano, in cui la comunità cristiana maronita riuscì a ottenere, tramite l appoggio francese, la costituzione del Libano come stato indipendente, in cui i maroniti, con gli altri cristiani, erano la maggioranza. n Libano la comunità maronita si identifica con lo stato, ma in questo caso, unico tra tutti gli stati arabi, il ruolo dei cristiani nella vita politica è dominante. Oggi questa tipologia è però messa in crisi dalla perdita della maggioranza demografica da parte dei cristiani, in seguito alla guerra del , che ha avuto effetti disastrosi sulla comunità maronita; da questa crisi nasce il l grafico mostra con drammatica chiarezza come nel primo quarto di questo secolo la popolazione cristiana in Turchia sia stata ridotta a dimensioni modestissime come effetto delle persecuzioni degli armeni prima e successivamente dei trasferimenti dei greco-ortodossi. rischio attuale di una perdita di identificazione con lo stato da parte dei maroniti, con conseguente minore partecipazione alla vita politica e civile libanese che potrebbe avere conseguenze molto negative per i cristiani del Libano. 3. La terza situazione è quella tipica di stati come la Siria, la Giordania, l raq, e in parte l area palestinese e israeliana: in questo caso non esiste una chiesa che esercita un ruolo predominante, ma si ha la presenza di un mosaico di comunità cristiane tutte minoritarie. La loro situazione in questo caso è strettamente dipendente dal governo che detiene il potere politico e gli atteggiamenti adottati variano a seconda del contesto. n Giordania la comunità cristiana, che si sente minoritaria, ha un grande attaccamento alla monarchia per assicurarsi la sua protezione; in Palestina si ha partecipazione alla lotta di liberazione nazionale, che unisce cristiani e musulmani; in Siria si ha una partecipazione modesta al potere con altre minoranze. E da notare che in Siria e in raq sono al potere regimi appartenenti al partito Baas, che ha un ideologia laica, secondo cui l integrazione politica della popolazione passa attraverso il nazionalismo laico, cui molti cristiani aderiscono perché lo considerano un baluardo contro l islamizzazione. 4. Una quarta tipologia riflette infine la situazione di comunità cristiane nella prima metà del secolo: si tratta di comunità cristiane orientali che sono state soggette da parte dei governi a politiche e ad azioni militari miranti a ottenere la loro scomparsa. l caso più eclatante a questo riguardo è quello rappresentato dai cristiani in Turchia, che in questo secolo sono stati prima colpiti con il massacro degli armeni deciso dal governo dei «giovani turchi» nel 1915, e poi dalle successive politiche del nuovo stato turco. Nel primo caso, il governo turco intraprese un azione repressiva contro la comunità armena, al cui interno vi erano gruppi politici che richiedevano una maggiore autonomia per le regioni armene, con la speranza che a livello internazionale si giungesse al riconoscimento di un nuovo stato armeno. Per porre fine definitivamente al problema il governo turco autorizzò altre etnie vicine a scatenare rappresaglie contro gli armeni, mentre i militari armeni che prestavano servizio nell esercito furono privati delle armi. Si calcola che nel corso della repressione forse da mezzo milione a un milione di armeni furono trucidati dalle truppe regolari e dalle bande autorizzate dal governo. n seguito il nuovo stato turco, nonostante la pretesa laicità, proseguì in una politica che considerava implicitamente l appartenenza culturale musulmana come essenziale per l identità turca: la confessione cristiana è stata vista come incompatibile con la nuova cittadinanza turca, nonostante che le comunità cristiane greco- 10

5 ortodosse e armene della Turchia fossero da sempre radicate nell area. Dopo l azione contro gli armeni, nel 1922 nell ottica di rendere più omogenea la popolazione della Turchia il governo turco approfittò del termine della guerra greco-turca per sancire, all interno delle trattative che stipulavano la fine della guerra, che si attuasse uno scambio di popolazione, obbligando la maggior parte dei cristiani greco-ortodossi a lasciare la Turchia: musulmani di Grecia entrarono in Turchia, contro cristiani ortodossi inviati in Grecia. cristiani rimasti in Turchia furono ulteriormente penalizzati dallo stato turco in particolare nella prima metà degli anni quaranta, quando fu imposta una tassazione su base confessionale, e ai cristiani fu imposta una pressione fiscale di molte volte maggiore rispetto a quella prevista per i musulmani. l risultato fu l emigrazione di quasi tutti i cristiani rimasti, i quali, spesso appartenenti alla borghesia imprenditoriale e commerciale, dovettero lasciare le loro proprietà a basso prezzo ad acquirenti musulmani. Proprio questo trasferimento di ricchezza a basso costo ha consentito la formazione di una nuova borghesia musulmana a stanbul. Se ancora nel 1915 vi erano in Turchia circa due milioni e mezzo di cristiani, oggi ne sopravvivono al massimo poco più di centomila. Sorte analoga a quella degli armeni in Turchia conobbero in raq i cristiani assiri, massacrati nel 1933 dalle truppe irachene e da bande irregolari sostenute dal governo, perché avevano avuto vincoli di alleanza con gli inglesi, i quali avevano promesso agli assiri un loro stato indipendente, disattendendo poi la promessa. Un esempio odierno di questa tipologia è la politica di dichiarata ostilità verso i cristiani, che giunge anche all uso della forza militare contro di loro, attuata nel mondo arabo dal governo islamico del Sudan contro le popolazioni cristiane della parte meridionale del paese. l fatto che sia possibile enucleare almeno quattro tipologie mostra la complessità della situazione attuale dei cristiani del Medio Oriente, per cui non si può ragionare in termini di cristianità orientale unitaria a livello di identità, espressioni, strategie politiche. n effetti molteplici sono gli elementi di differenziazione tra i cristiani: in primo luogo vi è l antica divisione in differenti chiese e riti, ognuno dei quali ha una tradizione e fisionomia propria che tende a custodire gelosamente; inoltre emerge chia- ramente dalle varie tipologie che le varie comunità cristiane vivono in contesti nazionali differenti, definiti da diversi climi sociali e politici, ed è in questi contesti nazionali che le comunità cristiane esprimono le loro dinamiche differenziate. parte il caso degli armeni, se un elemento identitario comune vi è tra le varie comunità e le varie situazioni del Medio Oriente arabo è proprio il fatto di essere arabi e cristiani, un binomio non sempre bene accettato nel mondo arabo, in cui spesso identità araba e musulmana vengono fatte coincidere. Nel caso dei cristiani, l identità araba li porta a identificarsi con lo stato nazionale cui appartengono e in cui essi sono socialmente e economicamente integrati, e li spinge a lottare per una piena partecipazione politica in quanto cittadini; il fatto di essere cristiani li porta però a opporsi a tutte quelle forme di ideologia politica che si fondano sul pensiero islamico, che discrimina i cristiani sia in linea di principio sia di fatto. Questo loro atteggiamento culturale di fondo mostra il loro distacco dalla cultura islamica maggioritaria nel mondo arabo e li costituisce come un elemento di pluralismo culturale interno, che però oggi sembra spesso avere forti difficoltà a esprimersi e a essere riconosciuto pienamente. La presenza cristiana nel Medio Oriente oggi Chiesa Totale Egitto Libano Siria raq Giordania sraele Palestina ran Turchia diaspora Copta cattolica / / / / / / / / 10 Copta ortodossa 3147,5 3138,9 1,9 / 1,8 1,2 0,8 2,8 / / 400 Greca cattolica 442,8 4,7 255,2 111,8 0,7 22,1 43,9 4,4 / / 500 Greca ortodossa 967,1 4,4 294, ,8 81, ,6 / Maronita 529,1 2,5 490,9 28 / / 7,3 0,3 / / 1000 Caldea 417,4 0,5 4,9 6,7 390,3 / / / 15 / 100 rmena apostolica 540,4 7,6 196,4 111,8 25 3,5 1,3 2, qualche milione Siriaca ortodossa 176,3 0,2 14,7 89,4 37,2 2,2 0,1 2,5 / Latina 86,3 3,8 2,9 11,1 5,2 34,9 13,2 15,2 / / / Protestante 80,8 20,9 20,2 20,1 5,8 4,4 4,5 4,8 / / / Siriaca cattolica 99,4 1,3 19,7 22,4 55,5 / 0,1 0,5 / / 50 ssira 120,3 / 4,9 16,8 87,7 / / 0,9 10 / 100 rmena cattolica 58,2 0,6 19,7 24,6 5,5 0,4 0,1 0,3 / 7 50 Totale 6815,6 3335,6 1326,3 945,6 615, ,3 76, % sulla popolazione 6,3% 5,7% 43,8% 7,1% 3,2% 4,2% 2,1% 3,8% 0,3% 0,2% valori in migliaia (1995) dati della tabella rappresentano la stima minima dell attuale presenza cristiana in Medio Oriente 11

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