Epistola alla Gioventù. 4chan è Internet. Paris - Manhattan

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1 I L G I O R N A L E D E L L I C E O C L A S S I C O G A L I L E O G A L I L E I Epistola alla Gioventù Q uando arriva il tuo momento cosa c'è al mondo di più sbagliato che lasciarsi sfuggire l'occasione? Di arrendersi senza neanche provarci? Io credo che, per un verso o per un altro, sia arrivato il nostro momento e, quando dico nostro, intendo di tutti quelli che prenderanno in mano questo giornalino, di tutti coloro che inizieranno a leggere questa lettera e lasceranno perdere perché non avranno la voglia di leggerla e di tutti quelli che la leggeranno fino all'ultima parola, di quelli che penseranno che tutto ciò che sto scrivendo sia soltanto un'idiozia utopistica e infattibile e anche di coloro che crederanno nelle mie parole. E' arrivato il momento di iniziare a crederci o di riiniziare a crederci. Dobbiamo credere in noi e nelle nostre possibilità senza fare gli struzzi, pensando di poter nascondere la testa sotto la sabbia in eterno per paura di non riuscire, senza giustificare noi stessi dicendo che siamo t r o p p o (Continua a pagina 2) Guardateli questi superflui! Sono sempre malati, vomitano il loro fiele e lo chiamano giornale. (Nietzsche) 4chan è Internet L arrivo di Internet ha cambiato e sta cambiando molte cose, dalla libertà di parola al bullismo, dalla diffusione delle notizie fino alla produzione di musica, dall intero mondo della cultura fino addirittura al mondo dell umorismo. Molti pensano che sia grazie ai social network che si è sviluppato un tipo di u- morismo caratteristico di Internet, ma è anche perché molti non conoscono boards.4chan.org, un sito controverso che cercherò di descrivere nel modo più neutro possibile. Nato nel 2003, il sito è suddiviso in sei sezioni dedicate alla cultura giapponese, agli interessi di tutti, alla creatività... anche all intrattenimento per adulti, detto anche NSFW (Not Safe For Work: "non adatto al lavoro" o, più specificamente, "ad essere aperto in ufficio"). (Continua a pagina 9) Paris - Manhattan Q uando ho visto la locandina del lungometraggio non ho potuto non pensare al grande regista Woody Allen. Come non farlo? Il titolo rimanda subito a due grandi film del regista e, guardando la storia, si possono subito riconoscere elementi comuni con le commedie del cineasta americano. Difatti la stessa regista afferma di ammirare le opere di Allen ed il suo universo dal quale la profondità passa attraverso l'umorismo. (Continua a pagina 16) A L L I N T E R N O... Scuola: Dai cento e lode ai cento metri (a pagina 3); Teatro: i perché di una passione (a pagina 4). Attualità: Soldato blu, smetti di picchiare! (a pagina 5); OGM: quanti conoscono la verità? (a pagina 6); Nel Paese dell omertà (a pagina 7); O mia o di nessuno (a pagina 8). Cultura: La scuola ed il 68 (a pagina 10); Potere e morte (a pagina 11). Musica: Il pianoforte (a pagina 13). Recensioni: Il grande Gatsby (a pagina 14); The amazing Spiderman (a pagina 15); The mistery of Edwin Drood (a pagina 17); Kingdom Hearts (a pagina 18). Narrativa: Silenzio (a pagina 19); Ho 15 anni.. (a pagina 19).

2 (Continua dalla prima pagina) pochi, troppo deboli. Non lo siamo. Smettiamola di raccontarci bugie perché la verità è che abbiamo un potenziale enorme, dobbiamo solo capire se abbiamo il coraggio di metterlo in gioco e rischiare per salvare in primo luogo noi stessi e magari anche chi verrà dopo di noi. Non posso credere che le lotte studentesche degli anni ottanta siano state spazzate via lasciandoci solo un gran senso di incompletezza e di amaro in bocca. Accogliamo l'insegnamento di chi ce l'ha fatta e prendiamo, finalmente, le redini della nostra vita! Magari siamo davvero troppo piccoli o troppo pochi (come si sente spesso dire) per dare un cambiamento duraturo ma nessuno è mai "troppo qualcosa" per lasciarsi strappare il futuro dalle mani, il futuro di noi ragazzi e quello di un'italia che va a rotoli e che non può far altro che scendere un gradino dopo l'altro verso il baratro sociale. Iniziamo a capire che non possiamo più abbassare la testa, dobbiamo rispondere; non possiamo più permettere di essere trattati come pedine, dobbiamo essere stanchi di pagare ogni giorno per qualcosa di cui non siamo colpevoli e dobbiamo essere stanchi di lasciare che tutto questo passi sotto silenzio. Io sono stanca delle ingiurie che continuiamo a subire, a partire dalla Riforma Moratti del 2004 fino all'ultima brillante idea del Ministro Profumo. Voglio e pretendo con tutta me stessa una reazione! Come possiamo ancora permettere che la società odierna tagli su di noi? Sul nostro futuro e sul suo stesso futuro? Come possiamo credere che la situazione si possa magicamente risollevare senza che nessuno di noi alzi un dito? Spero che ormai tutti si siano resi conto che è inutile aspettare un qualche evento provvidenziale che salvi il nostro futuro, chi o cosa può farlo se non siamo noi i primi a lottare per ottenere la salvezza? Mettiamoci nell'ottica che ormai siamo parte attiva e forse addirittura la più attiva della società e che nessuno ci verrà ad aiutare ed a rimboccare le coperte quando le cose andranno male. Non so se ci siamo accorti che qui le cose stanno procedendo in modo tale che dire che stanno andando male è un colossale eufemismo. E' per caso venuto qualcuno a ribaltare la situazione ed a restituirci ciò che ci dovrebbe essere dovuto? No, e non arriverà nessuno, non contiamoci troppo. Invece di sperare nell'impossibile investiamo su noi stessi e guardiamo alla vita con ottimismo riflettendo sul fatto che paradossalmente questa situazione, che definire critica è ironia pura, ci ha fornito un'occasione irripetibile: abbiamo ogni mezzo ed ogni motivazione per far sentire la nostra voce. La voce di cui disponiamo deve essere usata per far risuonare le nostre parole fino a quando le orecchie di chi non vuole ascoltare saranno costrette almeno a sentirci e credo che facciano molto più eco mille voci che sussurrano di dieci che urlano (passatemi la metafora). Intendo dire che quindici esaltati che scendono in piazza perdendo la voce nel dire banalità falsamente rivoluzionarie e piuttosto conformiste non cambiano le cose, fanno solo confusione e, nel giro di poco, le loro grida perdono significato e vengono portate via dal vento (e da qualche nuova meravigliosa riforma dell'ultima ora). Contrariamente l'unione di tutti noi, o anche solo di quei pochi speranzosi non ancora troppo delusi per provare, con toni pacifici e proposte invece dei soliti insulti, potrebbe riscontrare in futuro qualcosa di buono. Ecco l'eco di cui parlo. Crediamoci come hanno sempre fatto quelli prima di noi e non lasciamo che chi ha dato la vita per un futuro migliore sia morto invano. Crediamoci perché è il momento di farlo e crediamoci oggi e domani e, prima o poi, le cose cambieranno. Iniziamo a crederci insieme e chi avesse abbandonato ogni speranza, riinizi a crederci con me, siamo troppo giovani per accontentarci, commiserarci, essere delusi o scontenti ma, al tempo stesso, siamo abbastanza grandi per fare qualcosa. Cosa sia realmente questo "qualcosa" io non lo so e non credo lo sappia nessuno, ma voglio scoprirlo. Ludovica Squillacioti IIB 2

3 Scuola Dai cento e lode ai cento metri Studenti convocati da ogni dove per la cerimonia di premiazione di quelli meritevoli U na telefonata inaspettata. Sabato 1 dicembre, alle 11.00, nell aula magna di quella scuola da poco salutata, vi è stata una cerimonia di premiazione dei vincitori del premio Porta, dei vincitori di certamina, agoni, concorsi, olimpiadi, dei centisti. Il ritorno a scuola porta con sé una sensazione curiosa. Certo, non è la prima volta da settembre che rientro in quell edificio caldo, ma ogni volta quella sensazione mi accompagna. Mi sento estranea nel luogo stesso dove mi son fatta le ossa. E un luogo a cui devo molto, eppure non c è affatto nostalgia nell osservarlo. Alla cerimonia ci sono molte più persone di quanto mi aspettassi, perciò si moltiplicano saluti e cenni cortesi, qualche abbraccio e una conversazione dietro l altra. Giunti in aula magna, ci scopriamo studenti di tutte le età: maturati, maturandi, acerbi. Il motivo diviene chiaro di lì a poco. Ci accoglie il video di presentazione del liceo di quest anno, Io mi ricordo... firmato Bernardo Pellegrini. Un opera, devo dire, di pura classe. A parlare sono degli ex-classicisti che testimoniano soprattutto cosa il liceo classico si è rivelato essere nella loro vita. Applaudito il bel video, il preside di quest anno, Pietro Ceraolo, dà il via alla cerimonia con un discorso di benvenuto ai presenti prima di passare la parola ai vari professori che distribuiranno attestati e riconoscimenti. Vengono chiamati i vincitori del premio Porta, il certamen che si tiene ogni anno nel nostro liceo, e i vincitori dei vari certamina affrontati lo scorso anno, da Pontedera a Volterra, dal Taciteum ternano all agone placidiano. Non mancano poi le olimpiadi di italiano, di matematica, di filosofia. Sono iniziative che portano spesso gli studenti lontano, a visitare tutta l Italia, garantendo un occasione non solo di mettere alla prova le loro capacità ma anche di conoscere località, persone, ambienti diversi e stimolanti. Con un occhio di riguardo vengono avvicinati anche gli studenti talentuosi nel campo del cinema o dell arte. S introduce poi, in maniera forse nuova, una premiazione per tutti gli sportivi, a sottolineare che l allenamento della mente, aspetto caratterizzante di un liceo classico, si completa con l allenamento del fisico e dello spirito di squadra. Nuoto, atletica, pallavolo, calcetto: tutti in fila (e in festa a giudicare dall entusiasmo dei Rosanero) per ricevere il riconoscimento delle vittorie a vario livello, da quello d Istituto a quello provinciale e regionale. I professori appaiono, forse inconsciamente, orgogliosi. Cercano il frutto del loro lavoro, che è soddisfazione nostra e loro. Infine, premiazione dei centisti alla maturità di quest anno. Potremmo quasi sentirci un po trascurati. L intento celebrativo della cerimonia è piuttosto chiaro: l accento vuole cadere sulla vitalità e sul merito di tanti studenti che studiano ma anche si divertono, si organizzano, viaggiano, in generale che si impegnano per qualcosa che ritengono in vario modo importante. L immagine dipinta vuole porsi ad esempio per tutti gli altri. Che in qualcuno susciti invidia, in altri ammirazione, in altri dubbio, essa vuole esserci. Il gioco a volte sta nell interpretazione. Mettere tutto insieme, tuttavia, non mi è sembrata una buona scelta. Vincitori e partecipazioni, centisti e ginnasiali, certamen nazionali e concorsi interni all Istituto, agoni e sport in una sola volta... E' risultato piuttosto dispersivo. Non che si dovesse premiare qualcosa sì e qualcosa no, oppure valorizzare una cosa più di un altra: semplicemente sarebbe potuto essere più bello dividere tra gli ambiti; più caratterizzante dedicare del tempo per far le congratulazioni ora ad un ottimo traduttore o ad un ottimo studente, ora ad un ragazzo che s impegna e si organizza nella maniera migliore per mettere accanto ai libri una medaglia o il riconoscimento di una prova. Ilaria Tono, Caporedattrice di Rapsodia dal 2010 al

4 SCUOLA Teatro: i perché di una passione B uio nella sala. In un i- stante comprendo che il mio momento è arrivato. Sono apparentemente calmo, ma in realtà sono sconvolto da un turbinio di emozioni: là fuori, seduti ai propri posti, i miei amici, i miei familiari, i miei professori attendono che lo spettacolo cominci. Sono turbato al pensiero di poter fare una brutta figura e deludere le loro aspettative, ma in questo momento provo a trovare la massima concentrazione. Ad un tratto inizia il conto alla rovescia e si apre il sipario... Avanzo sul palco, distinguo i volti di persone conosciute, ma provo a non guardarli perché adesso tutto ciò che devo fare è tirare fuori le mie capacità e dare il meglio non per gli altri, ma per me stesso e per ripagare gli sforzi di chi mi ha preparato per arrivare qui. Quando lo spettacolo finisce la gioia mia e dei miei compagni è incontenibile: il pubblico applaude con grande convinzione, scorgo i sorrisi dei miei amici e dei miei genitori e questo mi riempie di soddisfazione e allegria. Dentro di me, al di là dei giudizi altrui, sono orgoglioso, poiché sono riuscito a superare la paura e la vergogna, esibendomi con una certa naturalezza che non mi sarei mai aspettato di riuscire a trovare. Soprattutto è stato bello esibirmi assieme ai compagni con cui ho lavorato per mesi, ho provato contentezza nel farlo per la prima volta in un vero teatro e per una sera mi sono sentito un piccolo attore. Nonostante i primi timori, sono stato in grado di mostrare quanto avessi imparato in un anno di prove e riprove e alla fine è stato quasi divertente. Durante tutto il periodo del corso di teatro ci sono stati sempre grandi dubbi sulla riuscita dello spettacolo, c era chi aveva l incertezza se sarebbe valsa la pena di continuare, ma, grazie anche ai nostri insegnanti, che ci hanno incoraggiato a crederci, abbiamo proseguito il nostro cammino teatrale fino ad arrivare a un esito più che soddisfacente, al di là delle nostre aspettative. Grazie a questa esperienza ho capito che quella del teatro è per me una grande passione, poiché mi dà modo di tirare fuori parti del mio essere che non conoscevo e di mostrare quanto sia in grado di immedesimarmi in un personaggio e di farlo mio. La recitazione mi permette di vivere migliaia di vite diverse, mi fa sentire a mio agio e mi regala soddisfazioni immense. L adrenalina che mi prende nell esibirmi davanti a centinaia di persone non è paragonabile neppure a quella che sente lo scalatore di una montagna, è molto di più, è qualcosa di speciale, qualcosa di magico, che le parole non riescono ad esprimere. La cosa più sensazionale è che sul palcoscenico mi sento tranquillo, mi sembra di essere solo e le parole mi escono spontaneamente, mi muovo con una certa naturalezza e non provo quella timidezza che avrei in altre occasioni. In sostanza, l esperienza del teatro è qualcosa di unico e fantastico che consiglio a tutti di sperimentare, poiché dà la possibilità di vivere migliaia di stupende emozioni in un attimo. Bruno Fracasso VA 4

5 Attualità Soldato blu, smetti di picchiare! È passata qualche settimana dalla votazione parlamentare sulla famigerata Legge di Stabilità. I commi inerenti alla scuola sono stati ritirati, ma prima che il ministro Profumo facesse prudentemente un passo indietro, revocandoli il 15 novembre, si è scatenata in tutta Italia una protesta compatta da parte dei professori, i quali in molte scuole hanno occupato assieme agli studenti mentre in altre hanno sospeso le attività e- xtrascolastiche (è il nostro caso) ed in altre ancora hanno praticato varie forme di sciopero. Anche gli alunni, i quali si sono visti davanti per l ennesima volta una riforma che intaccava la loro i- struzione, hanno protestato: il 14 novembre è stata proclamata giornata di sciopero sociale e manifestazione nazionale. Sono stati organizzati cortei in settantaquattro città italiane: oltre a studenti e professori, sono scesi in piazza anche statali, precari, operai e esodati. Il corteo più numeroso è stato sicuramente quello di Roma, formato da circa ventiquattromila studenti, in gran parte alunni dei licei, ma anche ragazzi delle medie e universitari, insieme a ventimila lavoratori. A Milano erano trentamila, a Firenze un po meno. A Bologna, Genova, Napoli e Palermo si sono raggiunti i diciassettemila manifestanti; a Bari si sono uniti agli studenti ed agli statali circa mille operai dell Ilva, a Torino i lavoratori della FIAT. I cortei di tutte le città sono partiti pacificamente nonostante un grande spiegamento di forze da parte della Polizia. La protesta è continuata senza problemi fino a metà mattinata... poi sono partiti gli scontri. A Roma, nei pressi di Ponte Sisto, sono iniziati a volare, scagliati da una prima fila di manifestanti in passamontagna, sampietrini e bottiglie rotte. Poi sono subentrate le bombe carta, i sacchetti di plastica pieni di vernice ed i petardi. Nonostante siano pochi, in confronto alla massa dei manifestanti pacifici, questi venticinque stronzi, con la loro concezione distorta della protesta, bastano sempre a far scoppiare il disastro (Luca Telese). E chi ci dice che non sia il loro o- biettivo, far scoppiare il disastro? Comunque sia, stavolta ci sono riusciti. A Milano hanno addirittura spezzato il braccio ad un poliziotto con una mazza da baseball. I soldati blu, come li chiama Beppe Grillo, riferendosi ad un famoso film di Ralph Nelson, hanno reagito con una durezza incredibile. A Roma le cariche ed i lacrimogeni sparati si sono contati a decine; i manganelli sono calati, con una forza inaudita, non solo sulle teste colpevoli, quelle coperte dai passamontagna e dai caschi da motociclista. L adrenalina è difficile da tenere sotto controllo, in quei momenti ha commentato il prefetto Manganelli (un nome un programma, non trovate?): ma l adrenalina stavolta ha spinto la nostra Polizia un po troppo lontano. Di solito basterebbe isolare quei venticinque facinorosi e caricare loro. Invece no. Come al solito, le teste calde lanciano la pietra, urlano l insulto e si ritirano nella schiera dietro di loro, quella dei manifestanti pacifici, che non può far altro che inghiottirli. Poi svicolano, si tolgono il passamontagna e si dirigono tranquilli a casa. La Polizia, lì davanti, si vede arrivare addosso il sampietrino e, inseguendo il colpevole, ha da farsi largo tra gli innocenti. Frustrata per non a- verlo raggiunto, abbatte la sua ira sulla testa di quelli intorno, di quei poveracci la cui unica colpa era trovarsi in testa ad una manifestazione. Abbatte la sua ira ed anche il suo sfollagente. Non parliamo di tutti i poliziotti presenti, badate bene, ma comunque di un numero considerevole: secondo quella stessa procura che ce li ha mandati, il numero dei celerini che hanno commesso abusi oscilla tra cento ed i trecentocinquanta. Il termine abuso in questo caso indica: cinque lacrimogeni sparati dall alto, dal ministero di Giustizia, di cui uno ha colpito allo sterno un manifestante, rompendogli due costole; i calci in faccia ad un pacifico studente universitario a terra che ha riportato la frattura del naso, della mascella, dello zigomo e la perdita di sette denti; manganellate ad una settantina di manifestanti pacifici. Ora il bilancio finale delle cariche dei soldati blu: l esito meno grave della giornata quale sarà, chiederete voi? Microfrattura della mascella. Quello più grave? Paralisi completa e duratura del lato destro del corpo, causa colpo di sfollagente ad una vertebra toracica. (Rapporto medico di un ospedale di Roma). Niccolò Koenig VB 5

6 ATTUALITA O.G.M.: quanti conoscono la verità? O ggi gli ettari impiegati nella coltivazione di ORGANISMI GENETI- CAMENTE MODIFICATI superano i 385 milioni, il che equivale al 40% della superficie degli U.S.A. Le domande che una qualsiasi persona ha il diritto ed il dovere di porre sono svariate (dobbiamo però scegliere quelle apparentemente più importanti): 1.Cos è in definitiva un O.G.M.? 2.Quali sono i prodotti sottoposti a manipolazione genetica? 3.Quali principali prodotti O.G.M. troviamo in commercio? 4.Come possiamo individuare un prodotto O.G.M.? 5.Quali sono i suoi pro ed i contro? 6.La salute ne potrebbe risentire? Pochi mesi fa si è svolta un indagine nel supermercato COOP di Vecchiano, un piccolo paese in provincia di Pisa; i risultati parlano chiaro: siamo mal informati, superficiali nella conoscenza degli O.G.M. e ci disinteressiamo spesso di nuove scoperte che pensiamo siano lontane anni luce dal mondo in cui viviamo. In realtà sono più vicine di quanto si pensi. Un O.G.M = essere VIVENTE con un patrimonio genetico modificato utilizzato principalmente in ambito industriale, di medicina, di agricoltura od alimentare. Milioni sono i prodotti che hanno subito una modifica nel loro materiale genetico. Tra i più importanti: La SOIA ( 56% della soia tot.) Il COTONE ( 28% del cotone tot.) La COLZA ( 19% della colza tot.) Il MAIS ( 14% del mais tot.) Al primo posto con il 59% delle coltivazioni totali troviamo gli U.S.A., seguono l Argentina (20% del tot.), Canada e Brasile ( 6% del tot.), fino ad arrivare alle Filippine con la più bassa percentuale che equivale a meno dell 1% sul totale. In Italia al momento è consentita la commercializzazione ma non la coltivazione di O.G.M. Immaginiamo adesso di trovarci in un supermercato: abbiamo una miriade di cibo che ci circonda, i nostri occhi vagano tra gli scaffali, le mani tastano ogni genere di alimento, ma la cosa importante da ricordare per essere consapevoli di quello che mettiamo sulle nostre tavole, oltre alla lista della spesa, è porsi questa domanda: potrebbero essere stati sottoposti a manipolazione genetica? La classe più ampia, ribadisco, è quella degli alimenti a base di soia, insieme a quella delle bevande. Riporto come esempio: hamburger, dessert surgelati, zuppe, prodotti di panetteria, dado, gelatine alla frutta... Non da trascurare sono gli alimenti a base di: - mais: olio di mais, zucchero, farina di mais... - olio di colza o di cotone quali snack, prodotti fritti o al forno. Ma come riconoscerli? L ETICHETTA è la nostra soluzione. Se l alimento non è venduto preconfezionato, la dicitura compare permanente dove esso è esposto o sull imballaggio. ATTENZIONE: se l alimento è costituito da OGM autorizzati in proporzioni non superiore allo 0,9% degli ingredienti alimentari, l etichettatura può NON essere APPLICA- TA. O.G.M. = salute malata? L O.M.S. ( Organizzazione Mondiale della Sanità ) afferma con chiarezza: I prodotti O.G.M. oggi in commercio sul mercato internazionale non possono presentare rischi per la salute umana grazie agli infiniti controlli a cui vengono sottoposti.... ma come in qualsiasi prodotto potrebbero verificarsi effetti collaterali, per questo ben attenti (consiglio una lente d ingrandimento sempre a portata di mano per eventuali caratteri minuscoli sulla confezione del prodotto). Concludo porgendovi la fatale domanda (molti non riescono ad avere un pensiero al riguardo, altri forse avranno già una loro opinione: a favore, non a favore) : E Voi che cosa ne pensate? LA VIGNETTA Da RatMan Asia Pardi IVB 6

7 ATTUALITA S ud, terra di omertà. Ma non sempre è il Sud, a volte è anche il resto dell'italia, a volte è anche il Nord, a volte è anche il Veneto. Ed è l'omertà la protagonista della storia dell'omicidio della bella Sandra Casagrande (44 anni), pasticcera di un piccolo centro trevigiano, avvenuto la sera del 29 gennaio del lontano Sandra Casagrande era centro di numerose voci ed attenzioni nel suo paese, era una donna vedova, attraente, simpatica e soprattutto piena di pretendenti. Probabilmente uno di questi, tra le 22 e le 23 del 29 gennaio del 1991, dopo essere entrato nella pasticceria dopo l'orario di chiusura, si è scagliato contro la bella donna infliggendole ventidue coltellate. La procura allora inizia le indagini e perquisisce le abitazioni di nove uomini, senza però trovare l'assassino. Tre persone erano entrate dopo l'orario di chiusura, l'ultima delle quali aveva dato l'allarme. Nessuna di Nel paese dell'omertà esse è stata però ritenuta colpevole. Così, il 17 giugno dello stesso anno, il pm Bruni si è trovato costretto a chiudere il caso classificandolo come delitto irrisolto. Anni dopo, nel 2009, il caso si è riaperto grazie ad Antonio Fojadelli, procuratore di Treviso, ed all'inchiesta di Gianni Severo, giornalista ed amico di Sandra. Nonostante l'impegno e la voglia di scoprire l'assassino, le inchieste sono fallite. Pochi giorni fa però, finalmente qualcuno parla: è il signor Martignon, il quale afferma che il nome dell'assassino è noto ma è stato insabbiato poiché apparteneva ad un personaggio importante, probabilmente conosciuto ed invitato alle feste organizzate da Sandra Casagrande. Il movente è chiaro: la donna lo aveva rifiutato. Per questa ragione il suo nome quindi non può saltar fuori, ed è per questo che non è saltato fuori negli ultimi vent'anni. Il Sud è terra di omertà, si sa. Ma talvolta lo è anche il Nord, talvolta lo è anche il Veneto. Davide Nardini IIID "Bisogna liberarsi da questa catena feroce dell'omertà che è uno dei fenomeni sui quali si basa la potenza mafiosa. Si è legati a questo fatto dell'omertà, del non riferire nulla delle cose di Cosa Nostra all'esterno, di non sentire lo Stato, di sentire sempre lo Stato come un nemico o comunque come una entità con cui non bisogna collaborare." Paolo Borsellino LA VIGNETTA Dal Vernacoliere 7

8 ATTUALITA O mia o di nessuno Quando l' amore diventa ossessione S ono troppe. Una cifra e- sorbitante. Ormai troppo spesso leggiamo sul giornale di una donna massacrata dall'ex convivente, dal marito o dall'amante. Secondo fonti molto attendibili oltre 14 milioni di donne sono vittime di abusi sessuali, fisici o psicologici in Italia ed il numero sembra in subire un aumento tragicamente costante. Inoltre molte di queste vittime non denunciano i maltrattamenti ricevuti, ritenendo che sia inutile e pericoloso per loro ed in particolar modo per i loro eventuali figli. Le storie hanno più o meno lo stesso inizio ed una (purtroppo quasi sempre) tragica fine: una donna, ovviamente i- gnara del pericolo, si innamora di un uomo che magari conosce molto bene, ben visto dalla società e di buona famiglia, o, peggio ancora, ne incontra uno per caso su qualche social network da casa senza averlo mai visto. Inizia così una relazione che da normalissima diventa ben presto ossessiva da parte dell'uomo (sono rarissimi i casi di donne stalker), il quale diventa sempre più possessivo, geloso e violento. Usa anche frasi veementi di cui non ne aveva mai usufruito prima del tipo Non vali niente, Non sai cucinare un accidente e, quando questa prova ad alzare un po' i toni, tu sei matta! Sta al tuo posto, che è meglio!. Una tattica degli uomini violenti sta nel cambiare improvvisamente carattere, cogliendo in tal modo la donna di sorpresa e comportandosi in modo tenero ed affettuoso magari il giorno dopo, proprio per lasciarle in stato confusionale. La situazione degenera ulteriormente quando nella coppia subentrano i bambini perché a quel punto, semmai ci fosse stato un desiderio di ribellione da parte della vittima, quest'ultima non può più, in quanto deve cercare di salvaguardare quel pochissimo senso di famiglia unita per il bene dei filgli. Le vittime pensano che l'arrivo di un bambino possa mitigare il carattere lunatico del marito o del convivente. Ma si sbagliano e di grosso. Le violenze continuano e si ripetono, sempre di più e senza sosta, fino a che alcune, poche per ora, si stancano e li denunciano alle forze dell'ordine. Ma non sempre queste persone scontano una pena adeguata al crimine e troppo spesso e- scono presto di galera. A quel punto quasi sempre subentra lo stalking, ovvero telefonate a tutte le ore, la presenza di lui dovunque, messaggi soffocanti ed al limite della follia, pestaggi e ricatti, come ad esempio la minaccia di sequestrare la prole alla donna o di far del male ad un suo famigliare o amico. E si giunge infine ad un, molto probabilmente, fatale scontro con l'uomo, il quale uccide o ferisce la donna giustificandosi con le solite frasi: La amavo troppo, O mia o di nessun altro... Questa è, a grandi linee, la situazione di molte ragazze indifese in Italia e non solo. Vogliamo dunque dire basta seriamente a questo delirio di onnipotenza maschile? Vogliamo dunque ribellarci ad una mentalità che ormai, nella maggior parte dei maschi, ritiene la donna un oggetto o un essere debole? Ricordiamoci che non bastano le sole manifestazioni e varie pubblicità contro il femminicidio a far cessare il fenomeno. Siamo noi e solo noi a poterlo impedire, rivolgendoci a centri specializzati ma sopratutto con il coraggio di dire io non ci sto più! Giulia Dargenio VA Burned Soul Di Veronica Ferrarini IIC 8

9 Cultura 4chan è Internet (Continua dalla prima pagina) U n altra sezione invece è dedicata a contenuti casuali che per lo più riassumono quelli delle altre sezioni, comprese quelle NSFW (quest ultima categoria trova la sua apoteosi nella sotto-sezione Random, accessibile scrivendo /b/ dopo l indirizzo del sito). Gli utenti possono scrivere (o postare, utilizzando un inglesismo che sta diventando sempre più popolare) qualsiasi immagine o pensiero, chiedendo consigli o aiuti al resto dell utenza, sotto completo anonimato: non è possibile rintracciare chi abbia inserito sul sito determinati argomenti. Proprio questo anonimato rende possibile la distribuzione di immagini, video, immagini in movimento (le cosiddette gif ) o comunque documenti riguardanti attività illegali come utilizzo o spaccio di droga, pedopornografia, zoofilia, necrofilia, omicidio (o tortura) e prostituzione minorile, senza alcuna conseguenza, poiché chi posta tali immagini non può essere comunque rintracciato. Ma la cosa incredibile di questo sito, nel bene o nel male, è che la sua utenza è davvero enorme e ancor più vasto il numero di persone che invece visitano il sito senza commentare o scrivere nulla. Tale comunità, che spesso si autodefinisce comunità dei /b/ rothers, ovvero dei fratelli con un riferimento alla sezione random del sito, /b/, è diventata così grande ed importante col passare degli anni che ormai si crede possa influenzare in grandi dimensioni il mondo anche al di fuori di Internet. Per esempio, è da 4chan che sono nate le meme, fumetti umoristici disegnati male che sono diventati sempre più popolari, fino ad apparire sulle magliette che si vendono nelle bancarelle, anche se a giudizio della stessa utenza la popolarità delle meme è inversamente proporzionale al loro essere divertenti e sono diventate quindi cancer, soprattutto quando altri siti, ad esempio Reddit o 9gag, hanno cominciato a pubblicare immagini dello stesso tipo. E non ci sarebbe da stupirsi se uno degli undicenni ignari e buonisti che indossano la maglietta di Me Gusta se ne vergognasse, dopo aver saputo che proviene da un sito frequentato principalmente da persone che molti definerebbero malati mentali. Perfino la canzone pop Gangnam Style del cantante sudcoreano PSY, che grazie all umorismo surreale del suo video ufficiale sta diventando uno dei video più visualizzati di YouTube (la principale piattaforma video di Internet), deve gran parte della sua popolarità all utenza di 4chan, che cominciò a creare immagini umoristiche riguardo alla canzone sin dalla sua uscita in Corea quest estate. Il boom del successo della canzone si è avuto da poco, quando in grandi città di tutto il mondo sono stati organizzati eventi giovanili di massa per ballare come PSY: alle 16:45 del pomeriggio del 10 novembre di quest anno, per esempio, a Roma erano in 30mila ad essersi ritrovati a ballare la canzone coreana. Se 4chan sia il Male o il Bene è difficile da definire: da una parte è un mondo di bullismo, mancanza di rispetto, violenza e illegalità; dall altra è un mondo di rivoluzione culturale. C è chi qui potrebbe storcere il naso, e non senza ragione: chi vorrebbe che un cambiamento radicale di questa sorta avesse come autori dei feticisti dell immoralità? Al che comunque bisognerebbe ricordare che ogni corrente ha le sue mele marce: ricordiamo, banalmente, il flusso culturale degli anni 60, che oltre ai Beatles, ai Jefferson Airplane ed ai Rolling Stones da una parte ed i Monty Python dall altra, ha prodotto anche, per dirne una, le stragi di Charles Manson e della Manson Family. L utenza del sito ed i suoi contenuti, con il passare del tempo, stanno cambiando Internet e cambiare Internet significa anche cambiare il mondo. Cambiare Internet significa cambiare la diffusione di notizie, la diffusione di cultura, la diffusione di arte e d intrattenimento. L utenza di 4chan ha favorito l incremento delle vendite dei videogiochi di Team Fortress 2 e della nuova serie di Pokémon, anche tra clienti adulti. L utenza di 4chan ha creato di un cartone animato per bambine (My Little Pony: L amicizia è magica) lo show preferito di moltissimi maschi adulti. L utenza di 4chan ha fatto chiamare Hitler did nothing wrong ( Hitler non ha fatto nulla di sbagliato ) una marca di aranciata tramite un concorso online. E chi lo sa, presto potrebbe perfino manovrare le elezioni dei presidenti USA. Il futuro ce lo saprà dire. Nicola Settis IC 9

10 Numero 12 CULTURA I Dicembre 2012 La scuola ed il 68 l movimento del 68 ha portato nella scuola numerosi cambiamenti, con effetti sia positivi che negativi. Per prima cosa è cambiato il rapporto fra insegnanti ed alunni, in precedenza autoritario, infatti dopo gli anni della contestazione è divenuto più amichevole e democratico, con una maggiore attenzione da parte dei docenti alle esigenze dei ragazzi ed alle loro richieste. Gli studenti hanno iniziato ad avere maggior rilievo nella scuola anche grazie a nuove leggi che hanno introdotto strutture di rappresentanza dei ragazzi. Gli argomenti affrontati in classe, di conseguenza, sono cambiati: si è cominciato a parlare di questioni più attuali che interessassero più da vicino gli studenti, i quali perciò venivano maggiormente coinvolti nella discussione. Nella scuola si è cominciato anche a parlare di politica grazie alle prime assemblee ed ai confronti, a volte anche violenti, tra le varie ideologie, nelle quali all epoca i ragazzi credevano molto di più di oggi. C è poi un aspetto interessante che riguarda l insegnamento e soprattutto quello delle materie umanistiche. Prima, nell insegnare la letteratura, la storia, la filosofia, il greco od il latino, i professori davano più importanza alla conoscenza mnemonica e nozionistica. Poco alla volta si è lasciato sempre più spazio all aspetto riguardante l emotività, i pensieri e le opinioni degli studenti sugli argomenti di studio. Ad esempio, riguardo ad una poesia od un romanzo, agli studenti veniva chiesto di parlare di cosa ne pensassero, di quali emozioni provassero e di discuterne tra loro e con il docente. Tutto questo ha portato sicura- mente conseguenze positive per- l aspetto tecnico per poter poi ché per una formazione completa riuscire anche lui a scrivere cordi una persona è molto imporrettamente. tante che questa impari ad espri- Possiamo quindi concludere dimere i propri pareri ed a contecendo che in una scuola ideale stare in modo corretto quelli de- dovrebbero essere importanti in gli altri. egual misura sia quello che gli Inoltre una scuola in cui si viene studenti dicono e pensano, sia lo ascoltati è sicuramente più moti- studio e la conoscenza. vante rispetto ad una in cui conta soltanto quanto si studia e non Livia Piragine IVB cosa si pensa. Si deve però riflettere anche su un altro aspetto della situazione, questo purtroppo negativo. Il fatto che il lato nozionistico dell istruzione abbia meno importanza, ha fatto sì che oggi gli studenti abbiano in parte perso l abitudine a memorizzare ed a far proprie le conoscenze. In altre parole, se da una parte è molto importante l emotività dello studente, questi dovrebbe anche essere in grado, ad esempio, di analizzare un testo sotto LA VIGNETTA Di Francesca Porpora 10

11 CULTURA I l tema del delitto rappresenta una fonte di enorme interesse per l uomo sin dagli albori della sua esistenza. L omicidio viene spesso considerato un residuo dell istinto animale insito nell uomo al quale l umanità intera è indissolubilmente legata. Influenzato dalla società dell epoca, Dante giudica in maniera nettamente meno severa gli assassini rispetto a coloro che hanno commesso frode, come i ladri. Oggi, assolutamente impensabile, questa scelta rappresenta una concezione decisamente particolare del concetto di colpa. Nel sistema dantesco gli omicidi hanno commesso un peccato di violenza, cedendo all istinto selvaggio e impulsivo comune ad ogni bestia feroce. Un atto disumano, terribile nella sua crudeltà, ma nemmeno minimamente paragonabile, secondo la mentalità medioevale, all uso della ragione volta al male. Questo pensiero esclude dunque che l omicida abbia bisogno di usare la ragione, ma al contrario lo tratteggia come la totale negazione della capacità di riflettere, donata da Dio al genere umano. L idea che l istinto omicida sia di fatto un bisogno primordiale conservato nella psiche dell uomo è stato oggetto di numerosi studi, alcuni secoli dopo, per Sigmund Freud, il celebre psicanalista austriaco. Egli arriva addirittura a considerare la guerra come sfogo per eccellenza della necessità violenta di dare la morte. Ed è questa una delle due principali teorie riguardanti la psicologia dell atto. In contrapposizione, inevitabilmente, vi è la concezione dell omicidio come atto di grande astuzia e perfino di valore estetico, quasi una forma Potere e morte Il tema del delitto in Hitchcock e nel cinema d arte. Alcune delle idee di Friedrich Nietzsche, un filosofo tedesco le cui controverse teorie, ed in particolare la teoria del Superuomo, sono state interpretate in modi molto differenti, nonché distorte ed alterate durante il periodo nazista, rappresentano il pretesto talvolta utilizzato per giustificare la violenza gratuita e l omicidio. In "Nodo alla gola" (Hitchcock, 1948) un carismatico professore, brillantemente interpretato da James Stewart, diventa mano a mano consapevole che il giovane David è stato strangolato con un nodo scorsoio (Rope) da una coppia (quasi certamente omosessuale, anche se nel film, per ragioni di censura, il dato non è esplicitato) di suoi ex-studenti, che hanno agito esclusivamente per dimostrare la loro superiorità, stravolgendo le teorie di Nietzsche. Oltre all importanza tecnica del film (che ha dato il nome al Rope Match, tecnica di montaggio), di particolare rilievo è la psicologia degli assassini, che rappresenta essenzialmente il nucleo fondamentale attorno cui ruota tutta l opera di Hitchcock. L atto di dare la morte sembra avere nel cinema del "Maestro del Brivido" alcune fondamentali basi: innanzitutto, rappresenta l esorcizzazione della paura di andarsene. L omicidio è l antidoto: uccidendo sfuggiamo alla fine. Gli assassini di Hitchcock sono a tutti gli effetti i burattinai grotteschi del più terribile fra i binomi: potere e morte. Fieri dell atto commesso, sono portati alla sfida e all ostentazione del proprio e- stro.come in "Dieci piccoli indiani" (Clair, 1945), tratto dal famoso romanzo di Agatha Cristhie, dove l omicidio è un virtuoso gesto di bravura. Il pubblico è così spesso indotto ad apprezzare le menti criminali, talvolta addirittura dipinte come personaggi positivi. Cavalcando l onda del voyeurismo morboso che raggiunge l apoteosi in "Frenzy" (1972), Hitchcock ci presenta una galleria di geniali assassini che guadagnano spesso tutta la nostra simpa-, 11

12 CULTURA tia, o quantomeno l ammirazione per l evidente sangue freddo (di cui è senz'altro dotato il personaggio di Ray Milland in "Delitto Perfetto"). Come asserisce James Stewart nelle vesti di professore, il delitto è (o dovrebbe essere) un arte. Gli spettatori dall aria disgustata erano già rimasti a bocca aperta, pochissimi anni prima, di fronte all ingegnosità della coppia Stanwyck-MacMurray nel classico noir "La fiamma del peccato" di Billy Wilder (1944). Il crimine presenta in queste opere alcune caratteristiche che lo rendono un virtuosismo: gli innumerevoli modi per portare un esistenza a spegnersi, nonché l idea della ribellione e della beffa nei confronti della società a cui si è costretti ad appartenere. Ancora oggi, non è raro che il volto dei curiosi si trasformi in una smorfia di orrore compiaciuto che attraversa il tempo: non a caso il "Maestro del Brivido" vanta innumerevoli remakes e omaggi di ogni genere, dal "Delitto perfetto" (Davis, 1998) all interessante "Psyco" di Gus Van Sant (1998), fino a "Formula per un delitto" (Schroeder, 2002), coraggiosa ma vuota e banalizzante interpretazione dell intenso dramma del Il cinema di Hitchcock ha contaminato, in questo senso, vari generi. Nei titoli, nei gesti, in ogni singola inquadratura l atmosfera è carica di delitto e di morte. La tentazione di tapparsi gli occhi è talvolta fortissima. La ricerca di un senso, però, ci porta ad attendere l atto in maniera maniacale. Uccidere sembra rendere più vivo l uomo. Ma nel finale, seguendo la legge del contrappasso, la distruzione fisica e metaforica dell assassino riporta nello spettatore la coscienza del bene e del male. Caduto il castello di carte, del Superuomo resta solo il folle sorriso in dissolvenza. Claudio Tongiorgi IVA LA VIGNETTA Di Francesca Porpora 12

13 Musica Il Pianoforte L a musica trae le sue origini dal momento in cui l uomo ha avvertito la necessità di esprimere se stesso agli altri in modo da riflettere al di fuori ciò che provava dentro. Ma da cosa è nato questo bisogno? Si presume che le primissime forme di musica siano nate dal ritmo, segnato tramite il battito delle mani e dalla riproduzione di alcuni suoni quotidiani. Per musica oggi non intendiamo più l imitazione di suoni abituali, ma anche traslazione da sentimento a melodia. Di conseguenza, così come le emozioni nella loro variabilità sono molteplici e profondamente soggettive, anche gli stili musicali rappresentano sensazioni differenti tra loro. Infatti possiamo apprezzare una vastissima varietà di canzoni, dal rock al rap, dalla house alla classica, interpretate da una quantità innumerevole di artisti. Il rock, ad esempio, esprime la rabbia dell autore mentre la classica è caratterizzata da suoni rilassanti e tranquilli. Con il tempo si sono sviluppati generi molto simili tra loro che, alcune volte, non suscitano nessuna suggestione. Ad essi sono molte volte preferiti quei gruppi o quegli autori definiti come intramontabili, ovvero rimasti ormai definitivamente nelle memoria collettiva di tutti gli appassionati di musica. Uno degli strumenti più interessanti e senza dubbio inconfondibili è il pianoforte. Esso è stato ideato proprio qui, in Toscana, ai tempi di Cosimo III De Medici. Lo strumento non ebbe molta fama inizialmente, ma in seguito ad alcuni perfezionamenti fu invece molto apprezzato, specialmente in Germania, patria dei più famosi pianisti. Il pianoforte è stato uno degli strumenti maggiormente innovativi nella storia della musica grazie alla sua infinita varietà di suoni riproducibili, realizzabile grazie all ausilio di 88 tasti (è infatti lo strumento più completo al mondo). La sua semplice tastiera bianca e nera ha ispirato le menti brillanti di una gran quantità di musicisti, ma anche di pittori, poeti e scrittori di romanzi. Nonostante risalga a diversi secoli fa, il pianoforte è tutt oggi protagonista di meravigliose canzoni. Anche se è trascorso molto tempo, sono ancora molti i compositori di musiche classiche o comunque pianisti di eccezionale talento in grado di riprodurre fedelmente i brani di Chopin, Bach ed altri ancora. Lasciarsi trasportare dalla leggerezza delle delicate note suonate da autori immortali, essere trascinati lontani, via dalla freddezza del mondo per ritrovarsi in una dimensione a parte, in un minuscolo angolo costruito da esuli suoni senza avvertire la necessità di tornare indietro, senza aver bisogno d altro... è questo ciò che significa saper ascoltare il pianoforte. Ogni singola nota è paragonabile, se vogliamo, ad una parola, ed ogni composizione ad un romanzo, che ci descrive un emozione, un avventura, un momento specifico della vita dell autore. Effettivamente, se ci facciamo caso, lo scopo di una canzone e di un racconto è esattamente lo stesso, seppur raggiunto seguendo strade diverse: comunicare agli altri un esperienza od un opinione personale. Probabilmente molti di voi non apprezzano questo genere, ma credo che questa sia esclusivamente una questione di punti di vista, di pareri personali. Infatti, come ho già scritto, gli stili musicali e le emozioni sono concetti soggettivi, quindi credo che nessuno sia in grado di permettersi di fare osservazioni agli altri riguardo all argomento. Viola Morganti IVD Amos Tozzini IVD "La musica è una rivelazione più profonda di o- gni saggezza. Chi penetra il senso della Musica potrà liberarsi da tutte le miserie in cui si trascinano gli altri uomini." L.V. Beethoven 13

14 Recensioni C osa accomuna la storia di una baleniera a caccia di un cetaceo bianco e la tragedia di un americano arricchito che tenta di conquistare la donna che ama? Il primo soggetto appartiene al Melvilliano Moby Dick, mentre il secondo a Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald. Scritti a distanza di oltre mezzo secolo l'uno dall'altro, i due romanzi condividono un particolare ed efficace metodo usato nella costruzione dei protagonisti, in seguito ripreso ed utilizzato non solo in molta narrativa moderna, ma anche e soprattutto nel cinema mainstream americano ( L'infernale Quinlan di Welles, Il terzo uomo di Carol Reed ed il più recente Il silenzio degli innocenti di Demme ne sono alcuni degli esempi più illustri). Tale metodo, teorizzato da Melville e portato alle estreme conseguenze da Fitzgerald, consiste nell'evitare la descrizione a tutto tondo del personaggio focale, rendendolo protagonista per carisma e centralità nel racconto, ma riducendone la presenza nella narrazione e filtrandolo attraverso il punto di vista di un altro personaggio, narratore interno ed apparente protagonista. Nel caso del romanzo di Fitzgerald, Gatsby è il personaggio focale e Nick il narratore interno. Tramite il metodo sopra descritto l'autore non solo crea un alone di fascino e mistero intorno al personaggio di James Gatz, ma, ritraendolo solo tramite brevi ed efficaci pennellate, lascia che ogni lettore ricavi, sulla base delle sue poche parole e dei pochi Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald avvenimenti, una propria idea riguardo l'uomo, e non ne acquisisca solo precise e fredde informazioni. Gatsby è del resto uno dei personaggi simbolo dell'america, della quale impersona con dolente malinconia la caduta sotto il peso dei propri sogni. Celebrato e citato, il personaggio creato da Fitzgerald è arrivato a rappresentare, assieme proprio al capitano Achab della succitata opera di Melville, l'archetipo dell'uomo solo. L'autore ambienta la sua storia nell'epoca del jazz, gli anni '20, sull'isola di Long Island, e ci presenta il personaggio di Gatsby solo nel terzo dei nove capitoli che compongono l'opera, narrandoci successivamente il suo passato tramite analessi, descrivendo la povertà della sua infanzia e il modo in cui l'uomo è riuscito ad arricchirsi. Nei capitoli successivi, lo svolgimento si concentra sul tentativo di Gatz di conquistare Daisy, cugina di Nick. La donna, di ambiente sociale diverso dall'amante (come la più classica tradizione romantica prevede), assume nell'opera il valore di simbolo del sogno americano, ricercato disperatamente e mai raggiunto. Significativa è in questo senso la potente immagine evocata nel libro di Gatsby che dalla finestra della sua villa osserva la luce della camera della donna splendere nella casa di questa, lontano da lui. Lei, come il sogno dell'america al suo popolo, sfugge al protagonista, che nel tentativo disperato di raggiungere la sua meta non può che trovare morte violenta. Le parole finali che Fitzgerald dedica all'essenza effimera delle illusioni di Gatsby portano in sé una carica di disperazione che non solo eleva definitivamente l'opera da melodramma a potente allegoria sociale, ma con ferocia trovano, nella morte del personaggio, l'immortalità del testo. Nicola Dardano IA "Non c è fuoco né gelo tale da sfidare ciò che un uomo può accumulare nel proprio cuore." da Il grande Gatsby 14

15 R E C E N S I O N I A ll'età di sette anni Peter Parker viene affidato agli zii Ben e Mary dai genitori che non rivedrà mai più. Dieci anni dopo Peter è un liceale solitario innamorato della sua compagna di classe Gwen Stacy, figlia del capitano di polizia della città. La scoperta di una valigetta di suo padre contenente uno studio che egli aveva fatto prima di morire porta Peter a conoscere il Dottor Curt Connors, vecchio a- mico e collega del padre. E' nel suo laboratorio, dove egli studia la possibilità di innesti tra cellule animali ed umane, che Peter viene morso da un ragno radioattivo e si ritrova dotato di straordinari poteri. Dopo il delizioso "500 Giorni insieme" il giovane regista Mark Webb dirige il reboot della storia dell'uomo Ragno, già raccontata da Sam Raimi dieci anni fa dove, miscelando sapientemente action, romanticismo, humour e teenmovie, il regista ottenne un risultato che, seppur non esente da imperfezioni, è sostanzialmente riuscito. Quello presentatoci da Webb è un Uomo Ragno completamente diverso da quello di Raimi: è più giovane, si fa guidare maggiormente dall'istinto, forse un po' troppo spigliato rispetto all'originale ma dannatamente realistico. Questo per merito anche dell'impeccabile interpretazione di Andrew Garfield nel ruolo di Peter che, sfruttando la sua grande abilità espressiva, è riuscito a rendere il suo personaggio molto simile all'originale Spider-Man ideato nel lontano 1962 dal genio di Stan Lee, tra l'altro presente all'interno del film in un divertente cameo. Ma oltre all'interpretazione di Andrew Garfield quasi tutto il cast svolge un buon lavoro: ottima la bellissima Emma Stone che interpreta The amazing Spiderman una Gwen Stacy (primo grande amore di Peter nel film, così come nei fumetti) dal carattere forte ma dal cuore tenero, decisamente diversa da quella che troverà la morte per mano di Goblin nello storico fumetto pubblicato nel Giugno 1973; ottimi anche Martin Sheen e Sally Field nel ruolo degli zii di Peter, moderni nonostante l'anziana apparenza. L'unica pesante nota stonata del cast e dell'intero film è Rhys Ifans, interprete del Dottor Connors alias il lucertolone Lizard. C'è da premettere che, nonostante sia uno dei personaggi storici nei fumetti dell'uomo Ragno ( la sua prima apparizione risale addirittura al sesto numero dell'uomo Ragno, datato 1963), Lizard non è uno dei cattivi più carismatici, soprattutto per il fatto che non è un vero cattivo non essendo malvagie le sue intenzioni: Lizard nasce accidentalmente dall'esigenza del Dottor Connors di far ricrescere quel braccio mancante che tanto gli servirebbe. Inoltre il suo personaggio è stato un po' messo in ombra nel corso degli anni da altri villain di ben altra caratura, ad esempio Venom ed il già citato Goblin. Oltre a queste premesse, il Lizard/Connors di Ifans ha tutta la parvenza di un personaggio improvvisato, non bene caratterizzato dall'attore e non ben sviluppato all'interno del film, tanto che anche il combattimento finale si risolve in poco tempo senza alcuna preoccupazione da parte dello spettatore sul suo esito. La regia di Mark Webb alterna vari stili: essa infatti è più intima, quasi anonima nella prima parte del film, mentre diviene frenetica nella seconda parte trascinata da un montaggio finalmente incalzante. Dovendo affrontare un'impresa sicuramente difficile, Mark Webb ridisegna la storia ed il carattere dell'uomo Ragno, donando loro un taglio più moderno e noir rispetto alla precedente saga, riuscendo nel suo intento e lanciando un chiaro segnale a tutta Hollywood: il vero Spider-Man è tornato. CI PIACE: + Regia ottima + Andrew Garfield perfetto come Peter Parker + Non Banale + Ottimo il cast. NON CI PIACE X : - tranne Rhys Ifans, male come Lizard. - Villain privo di carisma. - Combattimento finale un po' tirato via. VOTO 85/100 Mattia Mazzaccaro IIID 15

16 R E C E N S I O N I (Continua dalla prima pagina) Paris - Manhattan di Sophie Lellouche T uttavia Lellouche ha saputo creare un proprio racconto basandosi sull'immagine di Woody. La protagonista Alice, interpretata da un espressiva Alice Taglioni, è talmente incantata dal regista americano, da instaurare continui monologhi col grande poster che tiene in camera. Questo fenomeno è un evidente richiamo a Provaci ancora Sam, dove lo stesso Allen immagina di parlare con Bogart riguardo ai suoi problemi con le donne. Alice è infatti da molto tempo una giovane single nonostante gli insistenti tentativi della famiglia, soprattutto da parte del padre ebreo, di sistemarla con uomini che non condividono le sue passioni e sono quindi incapaci di sorprenderla e di renderla felice. Mentre il personaggio di Alice cerca risposte riguardo alla sua esistenza ponendosi domande di fronte ad un muto poster, ecco che un uomo inaspettatamente entrerà nella sua vita portandola alla realtà. Interpretato da un Patrick Bruel visibilmente a suo agio nei panni del personaggio, Victor arriva nella vita di Alice per caso - aveva conosciuto il padre ad una cena vendendogli un allarme per la farmacia di famiglia con la sua schiettezza, il suo modo di essere terra terra e con la sua generosità. Mentre lui le farà aprire gli occhi sulla realtà che la circonda, lei lo spingerà ad essere sempre più se stesso. Alice pur non sembrando particolarmente attratta da Victor come dal giovane Vincent, uomo di successo che condivide tutte le sue passioni, non riuscirà a non esserne incuriosita come d'altronde Victor non riuscirà a non assecondarla in ogni suo capriccio. Alla fine Alice, abbandonando il poster dell'idolo, si farà coraggio per seguire la sua strada e raggiungere, in un esilarante corsa in monopattino, Victor, che avrà una grande sorpresa per lei e per tutti gli spettatori del film. Alice Taglioni ha dimostrato una grande capacità espressiva interpretando la sua Alice in diversi momenti, dai più tristi ai più felici e divertenti. Diversa, ma altrettanto bella, è l'interpretazione di Patrick Bruel che, con buone capacità, è riuscito a recitare un personaggio realista e folle allo stesso tempo e che possiede un grande intuito. Benché molti abbiano ritenuto Paris-Manhattan una commediuola, ritengo che Sophie Lellouche abbia avuto una buona idea per il suo film d'esordio. Propone, infatti, un rapporto tra una donna ed un uomo molto intuitivo, raccontandolo con mirabile semplicità, e, pur accostandosi alle commedie di Woody Allen, riesce a mantenere uno stile proprio separandosi dal mono tono depressivo del celebre regista. A differenza dei personaggi di Woody Allen, in cui si possono ritrovare le paranoie e introspezioni del commediografo americano, il personaggio di Sophie, Alice, ha identità, personalità ed ossessioni proprie. Così Lellouche ci dimostra che basta un'idea semplice e dei bravi attori per creare una storia profonda e sincera, come quelle che Woody Allen puntualmente ogni anno ci racconta. E benché la strada sia ancora lunga e faticosa per la regista in evoluzione, direi che ha tutto ciò che le serve per proporci film ancora più interessanti. Chissà, magari un giorno sarà il suo poster ad essere appeso in una delle nostre stanze. Daniele Matronola IIB 16

17 R E C E N S I O N I The mistery of Edwin Drood Q uando oggi sentiamo il nome di Charles Dickens, sicuramente la prima cosa che ci viene in mente è il suo celeberrimo romanzo, capolavoro della letteratura inglese, Oliver Twist. Se poi volessimo aggiungere qualche titolo in più, ci sarebbero altri grandissimi testi dello scrittore inglese che hanno goduto di molta fama, come David Copperfield, Tempi Difficili o Grandi speranze. Eppure non molti sanno che il suo ultimo racconto è ritenuto uno dei libri più oscuri e discussi della storia della letteratura. Il romanzo in questione si intitola Il mistero di Edwin Drood e si tratta di un giallo intricatissimo, caratterizzato da personaggi inquietanti oltre che ambigui. Il libro venne pubblicato a puntate a partire dal 1869 e destò sin dall inizio grande curiosità: ogni inglese, persino la regina stessa avrebbe voluto sapere come sarebbe finita la storia, ma l improvvisa morte di Dickens nel 1870 lasciò il romanzo incompleto e da 142 anni i lettori si interrogano su quale possa essere la conclusione del racconto. Cosi, il laboratorio di recitazione di primo livello del teatro Verdi, in occasione dei 200 anni dalla nascita di Dickens, ha voluto lavorare su questo testo e rappresentare una sua interpretazione del racconto con un ipotetico finale, immergendosi nel fascino dell incompiuto e del mistero. Il titolo dello spettacolo è stato Who Killed Edwin Drood? Non a caso, l acronimo del titolo è WKED o wicked che in inglese vuol dire moralmente malvagio o ingannevole. La storia, ambientata nella cittadina inglese di Cloisterham, verte intorno alla scomparsa in circostanze misteriose del ricco Edwin Drood, ingegnere che per volere dei defunti genitori si appresta a sposare la giovanissima Rosa Bud. Nel corso delle 12 scene che compongono la rappresentazione teatrale, i ragazzi del laboratorio di primo livello hanno mostrato al pubblico i momenti antecedenti la misteriosa sparizione del protagonista e i vari personaggi che caratterizzano la vicenda. A partire da John Jasper, maestro del coro della cattedrale ed accanito oppiomane, nonché zio di Edwin; Neville Landless, giovane giunto dall India con sua sorella Helena per intraprendere studi approfonditi presso il canonico del luogo, il reverendo Septimus Crisparkle; e molti altri personaggi che in un modo o nell altro hanno estaurato una stretta relazione con Edwin Drood. Grazie alla supervisione dei maestri del laboratorio di recitazione, Federico Guerri e Luca Biagiotti, i ragazzi del cast, oltre 30 giovani di età compresa tra i 14 e i 19 anni(di cui molti peraltro studenti del nostro liceo), hanno messo in scena nelle 4 serate tra il 25 ed il 28 Settembre nella sala Titta Ruffo del Teatro Verdi uno spettacolo ricco di suspense e mistero: ogni personaggio è stato rappresentato con estrema cura, frutto del grande lavoro svolto da questi aspiranti attori nel corso dell anno per rendere il testo ancora più misterioso ed affascinante. Così se è vero che gli indizi per risolvere l'enigma erano presenti in ogni scena dello spettacolo, è altrettanto vero che il finale stesso ha lasciato ancora più dubbi: ma dunque Edwin è stato veramente assassinato o forse è solo sparito? Noi abbiamo lasciato al pubblico la libertà di trovare la soluzione ad un mistero che molti, nel corso degli anni, hanno provato a dipanare. Il grande successo che lo spettacolo ha riscosso in tutte e quattro le serate è il giusto riconoscimento per un gruppo di ragazzi che ha voluto rielaborare con grande impegno e determinazione un testo considerato tra i più grandi gialli di sempre e mostrare al pubblico il mistero che dal lontano 1870 si porta con sé. Tommaso Ricci IIIB 17

18 RECENSIONI "K ingdom Hearts" è un videogioco prodotto da Square-Enix (la casa di produzione videoludica che ha sostituito la Square-Soft, fallita dopo il terribile flop del lungometraggio "Final Fantasy") ed uscito in Italia nell'anno 2002 per la console PS2. Ad oggi, dopo aver venduto milioni di copie in tutto il mondo ed aver dato vita a numerosi seguiti, "Kingdom Hearts" è considerato uno dei cicli di videogame più riusciti di ogni tempo. Impersonando Sora, un giovane adolescente dal grande cuore, costantemente allegro ma decisamente sciocco, il giocatore si troverà immerso in un nuovo universo dove vengono unite la magia dell'animazione "Disney" assieme allo splendido gameplay della serie videoludica "Final Fantasy". Il protagonista, dotato di una particolare arma a forma di chiave (KeyBlade), si troverà suo malgrado a girare tra i vari mondi di questo universo immaginario alla disperata ricerca dei suoi due cari amici Riku e Kari. Affiancato in questo viaggio da due eroi d'eccezione come Paperino e Pippo, Sora si troverà coinvolto nei malefici intrighi di Kingdom Hearts una misteriosa associazione di malvagi, guidata da antagonisti storici dei cartoni "Disney" (ad esempio Malefica o Capitan Uncino), combattendo in prima fila la dura battaglia tra luce ed ombra. La trama di questo videogame, che può risultare tanto semplice all'inizio (lo svilupparsi della vicenda è identico a tutti i "Final Fantasy", dove un lunghissimo prologo inizia il giocatore all'apprendimento dei comandi e della storia) si evolve e si complica per tutta la durata (una delle più estese di sempre!) del videogioco fino ad appassionare il giocatore, invogliandolo sempre più a raggiungere un fantastico finale. Il gameplay, quasi identico a quello dei vari "Final Fantasy", presenta l'innovativa scelta del combattimento in movimento che permetterà a Sora e compagni di combattere i nemici (i terribili Heartless, creature delle tenebre private del loro cuore) saltando, rotolando, utilizzando magie ed altre tecniche tipiche dei giochi di ruolo senza il bisogno di momenti di pausa. La colonna sonora, quasi interamente ripresa dai temi dei cartoni "Disney", accompagna la fantastica "Simple and Clean", canzone di apertura e chiusura del videogame interpretata da Hitada Hikaru. Il gioco presenta comunque alcuni difetti, ad esempio la quasi totale assenza di missioni secondarie oppure il livello di difficoltà che varia da alcuni combattimenti difficilissimi ad altri fin troppo semplici. Queste pecche però non possono certo sminuire il grande valore di questo videogame. Un gioco dove a predominare sono i buoni sentimenti, dove a trionfare nel finale del gioco non è soltanto il bene, bensì l'amicizia instauratasi fra tutti i personaggi. Guardando le immagini, impugnando il joy-stick e giocando i vari mondi, il giocatore non può, vedendo quei cartoni che hanno segnato la sua infanzia e quelle musiche che tutt'ora intrattengono il suo cuore, non sentire un nostalgico brivido percorrergli la schiena fino ad emozionarlo. Un titolo imperdibile per chiunque, come me, ami solleticare il suo lato sensibile fino alle lacrime. Lorenzo Bruni IIA 18

19 Narrativa S ilenzio Scende le scale, scende silenziosa questa è la magia silenziosa, come un fiocco di neve scende e si ferma, alla fine delle scale, smarrita, come se dovesse sciogliersi (e forse è così, forse qualcosa è andato storto, qualcuno si è sbagliato, invece di donna doveva nascere fiocco di neve, invece no) e non si scioglie, si guarda intorno un attimo e riparte silenziosa verso la porta, senza vedermi, senza sentirmi. Come fa a non sentirmi, mi domando, perché io mi sento così rumorosamente in confronto a lei, lei silenziosa, mi sento troppo, mentre lei ha la giusta misura no, giusta non è la parola, la parola è perfetta la perfetta misura di essere. E non lo fa neanche di proposito, non è un attrice, le altre, tutte le altre, recitano, ma lei è. E nel modo più perfetto che esista, ed è silenziosa. Esce dalla porta, scende altri scalini, alza la testa, continua. Vorrei alzarmi e andare da lei, chiederle se... Non lo so. Cosa potrebbe volere da me, lei così perfetta? Come potrebbe desiderare di parlare con me, io che sono rumore? Vorrei alzarmi e seguirla, soltanto per poterla guardare a- scoltare, nel silenzio ancora un po. Ma me ne sto qui, seduto sulle scale, a cercare di capire come. Come sarebbe possibile che il rumore e il silenzio siano contemporaneamente, siano, loro stessi. Va da lei. Vado da lei. Lei si è fermata, si è seduta su uno Silenzio scalino, ha tirato fuori il cellulare. «Ciao.» Riesco a dire. Alza lo sguardo. Anche il suo sguardo è silenzioso. Ora mi viene un dubbio. Parla? Potrebbe non aprire bocca, potrebbe non emettere suono mai. Potrebbe essere la sua condizione di vita, il suo voto, il silenzio, sempre, perché infrangerlo sarebbe cadere, sarebbe infrangersi, sarebbe smettere di essere lei stessa, così perfetta, nel silenzio. Mi guarda. La guardo. Ho sbagliato. Non dovevo parlare. Dovevo semplicemente sedermi accanto a lei, in silenzio, sorridere e meno male che i sorrisi non fanno rumore. Dovevo trasformare il mio rumore, il rumore che ho qua dentro, il rumore per lei, in silenzio. Dovevo diventare come lei. E invece ho parlato. Mi guarda. Un suono: «Posso aiutarti?» Ha parlato. Ha parlato di una voce non sua, non potevo immaginare una voce che meno si addicesse a quei tratti a quei passi, una voce che vi si addica non esiste. E se pure esistesse, sarebbe una voce così sottile, che solo volendo la si sentirebbe, una voce che è quasi un pensiero. «Be, devo andare.» Quinta parola che pronuncia e già alla sua voce mi ci sono abituato, ma... Si alza, se ne va, silenziosa, ma adesso il suo silenzio sembra incrinato, adesso che ha emesso suono. Se ne va. Non sono buono neanche a parlare, io che sono rumore, come lei non sa essere silenzio. Siamo quello che non siamo. Comincia a nevicare. La neve che adoro, la neve che sembra uscita dritta da una fiaba per bambini. La neve. Mi prende in giro, questa neve, questo silenzio improvviso che zittisce la città, che sfonda la mia pelle e mi gela le ossa di silenzio. L essenza del silenzio proprio adesso che il silenzio è stato rotto, che non m importa se lei mi considera pazzo adesso che lei non è più, non è più silenzio. Silenzio che da lei, dai suoi passi entra nel mio corpo e spegne il rumore, il rumore per lei. Il silenzio arriva ovunque. Sono silenzio. Provo un passo. Nessun rumore. Smuovo uno strato di fiocchi bianchi che mulinellano nell aria per posarsi tutt intorno, e sulle mie scarpe, minuscola esplosione silenziosa. Mi allontano. Non un fruscio. Il silenzio sono io. Beatrice Bacci IC Ho 15 anni... H o 15 anni e vorrei fare una rivoluzione; di quelle rivoluzioni che stravolgono tutto l'impianto. L'impianto del più potente, del più figo, del più ricco, del più bello, del più portato, del più importante, del superiore, del raccomandato, del ruffiano, dello snob, del più giusto... Tutto questo non mi piace. Non mi piace questo gioco. Ho 15 anni e vorrei averne 80 per avere più esperienza, ma vorrei anche averne 5 per non tenere tanto peso sulle spalle e per poter correre all'infinito. Ho 15 anni e sono sicura di quello che sono e di ciò che penso, ma sono anche la persona più fragile del mondo: quella che piange per il compito di latino, quella che ha paura dell'ago della puntura per il vaccino... Ho 15 anni e sono fortunata ad essere fortunata. Ho 15 anni e qualcosa lo voglio lasciare. Lo voglio lasciare qui oppure dove andrò. Ho 15 anni e mi piace scrivere. E tu, che leggi, quanti anni hai? Ho 15 anni ed ho paura di pubblicare ciò che scrivo. Ho 15 anni e, per questo, l'ho appena fatto. Aurora D'Annibale VE 19

20 Numero 12 P Dicembre 2012 er un attimo immaginiamo, chiudiamo gli occhi e sogniamo... Dobbiamo andare dall'altra parte di un bosco, superare un luogo oscuro chiamato Ignoranza ed arrivare dall'altra parte, dalla nonna che ci attende a braccia aperte, con tanti dolcetti, i doni della vita. Iniziamo a camminare, ci inoltriamo nella strada, questo luogo altro non è che la nostra scuola, che dovrebbe darci la forza e la tranquillità di procedere fino ad arrivare dall'altra parte. Ma, purtroppo, improvvisamente da dietro un cespuglio esce un lupo, un terribile lupo che vuole divorarci. Ci inganna, ci toglie dalla strada più semplice e ci fa procedere lungo una strada più lunga e difficile, quella che vuole lui. Poi imbocca la strada giusta, quella che aveva già percorso tempo prima e che ormai non ha più segreti per lui. Arriva dalla nonna e se la mangia, ingoiando con lei il nostro futuro. E, una volta giunti alla casa della nonna, dopo averci abilmente truffato ed illuso di essere la nostra dolce nonnina, che questo bel futuro sia proprio davanti a noi, ci mangia, togliendoci tutto. E tutti noi restiamo lì, noi siamo lì, nella sua pancia. Non riusciamo a gridare, a muoverci, a chiedere aiuto... Ma passerà un cacciatore, un uomo buono. Un uomo che vedrà il lupo e capirà cosa sia successo. Lui aprirà la pancia del lupo e ci tirerà fuori, sia noi sia la nonna, riportando la speranza nella nostra vita. E quando dovremo tornare dalla nonna, percorrendo quella strada, la tro- veremo sgombra e semplice da percorrere e ci porterà presto da lei... Ti prego, cacciatore, sbrigati... Con questa simpatica reinterpretazione della famosa fiaba di Cappuccetto Rosso, la Redazione conclude l'ultima uscita del 2012 ed augura a tutti coloro che leggano Rapsodia di passare piacevolmente le vacanze natalizie. La Redazione REDAZIONE RAPSODIA Redazione Caporedattore: Lorenzo Bruni. Viceredattore: Davide Nardini. Professore Responsabile: Antonietta Pisano. Cura dell impaginazione: Elisabetta Tomasi. Hanno scritto: Ludovica Squillacioti, Mattia Mazzaccaro, Davide Matronola, Lorenzo Bruni, Beatrice Bacci, Aurora D Annibale, Tommaso Ricci, Nicola Dardano, Viola Morganti, Amos Tozzini, Claudio Tongiorgi, Nicola Settis, Livia Piragine, Niccolò Koenig, Davide Nardini, Asia Pardi, Giulia Dargenio, Bruno Fracasso, Ilaria Tono. Hanno disegnato: Francesca Porpora. 20

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