MANIPOLAZIONE E DIPENDENZA AFFETTIVA. «Non ha importanza chi inizia il gioco, ma chi lo termina»

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1 MANIPOLAZIONE E DIPENDENZA AFFETTIVA «Non ha importanza chi inizia il gioco, ma chi lo termina»

2 Riconoscere un manipolatore E un manipolatore? Almeno 14/30 Colpevolizza gli altri, ricattandoli in nome del legame familiare, dell amicizia, dell amore, della coscienza professionale, ecc. Fa credere agli altri che bisogna essere perfetti, che non si deve mai cambiare opinione, che occorre sapere tutto e rispondere immediatamente alle richieste e alle domande Utilizza i principi morali degli altri per soddisfare le proprie necessità (cortesia, umanità, solidarietà, antirazzismo, gentilezza, generosità, ecc.)- double bind Mette in dubbio le qualità, la competenza, la personalità degli altri: critica, svaluta e giudica Può essere geloso, anche se è un genitore o un parente Utilizza lusinghe per adularci, fa regali o diventa improvvisamente pieno di premure verso di noi

3 Fa la parte della vittima per essere compatito (esaspera i suoi malesseri e il suo carico di lavoro) Rifugge dalle sue responsabilità riversandole sugli altri Non comunica chiaramente le sue richieste, i suoi bisogni, i suoi sentimenti e le sue opinioni Risponde molto spesso in modo vago Cambia argomento con disinvoltura nel corso di una conversazione Evita i colloqui e le riunioni Fa arrivare i suoi messaggi attraverso intermediari (telefona invece di parlare di persona o lascia appunti scritti) Invoca ragioni logiche per mascherare le sue richieste Predica il falso per sapere il vero, deforma e interpreta Non sopporta le critiche e nega l evidenza Fa minacce velate o ricatta apertamente

4 Semina zizzania, crea sospetti e conflitti per avere la situazione sotto controllo e per provocare la rottura della coppia Cambia idea, comportamenti, opinioni a seconda delle persone e delle situazioni Mente Punta sull ignoranza degli altri e li convince della sua superiorità E egocentrico I suoi discorsi sembrano logici e coerenti, mentre i suoi modi, le sue azioni e il suo stile di vita non lo sono affatto Si riduce sempre all ultimo momento per chiedere, comandare o far fare qualcosa agli altri Non tiene conto dei diritti, dei bisogni e dei desideri altrui Ignora le richieste (nonostante dica di occuparsene) Produce uno stato di malessere o un sentimento di non libertà

5 Ci fa fare cose che probabilmente non avremmo fatto spontaneamente E efficiente nel perseguire i propri fini ma a spese altrui E costantemente oggetto di discussione tra le persone che lo conoscono, anche quando lui non è presente Il manipolatore, il manipolatore perverso, il vero perverso Il narcisista

6 «Sua madre è un alcolista, che di botte ne ha prese tante, non solo da grande, non solo dal compagno. E una donna complicata, fragile, che va presa in pillole ma ha una grande umanità. Suo figlio ha sviluppato negli anni un modo di amare alternato ad odio profondo. Non penso sia cattivo, ripropone lo stesso modello impostato con la madre. E l unica modalità che conosce. Considera probabilmente che questo tipo di dinamiche violente facciano parte di qualsiasi rapporto normale.» «Gli giravo intorno come un pianeta intorno al sole, vivevo dei suoi stati d animo, mi lasciavo trascinare sulle montagne russe, su e giù a suo piacimento. Penso di aver sviluppato una forte dipendenza affettiva, diversamente non ci sarei stata più di due giorni. Ero convinta che il mio amore incondizionato l avrebbe fatto rialzare. Avevo paura di essere abbandonata, rifiutata, lui così bisognoso d amore mi garantiva tacitamente che non mi avrebbe mai lasciata.» «Ma non lo odio, gli voglio bene come si ama un figlio problematico, separarmi da lui è come staccarmi un gamba. Ho paura a farlo camminare da solo ma voglio aver fiducia».

7 Vittima e carnefice L altro: - viene percepito più che come soggetto distinto, come un nuovo, desiderabile elemento che viene a far parte della nostra realtà; - soddisfa il nostro bisogno di complementarietà. In questo senso, la spinta all'unione è in realtà una fortissima spinta all'inclusione. L altro ha il potere (nel senso della potenzialità) di darmi tutto ciò che cerco, ma al contempo ha il potere (nel senso della discrezionalità incondizionata) di negarmelo. E' necessario perciò che io usi tutto il mio potere per evitare che l'altro mi sfugga o mi escluda da parte del suo mondo.

8 Questo atteggiamento è alimentato dalla connivenza e dalla collusione. Ciascuno dei due si comporta, in modo da chiudere gli occhi sugli aspetti e le caratteristiche dell'altro che non trovano una sistemazione ottimale nel proprio mondo, anzi, possono contrastare con esso e incrinarne la pretesa coerenza. Per collusione si intende un autoinganno, una fantasia su di sé, confermata, alimentata e rinforzata dall'altro con cui si è in relazione. Un uomo e una donna che partono dall'attesa di una perfetta complementarietà, una volta entrati in relazione, si comunicano reciprocamente in modo ambiguo e allusivo quello che sono e quello che possono divenire. Per fornirsi mutuamente una conferma devono farsi reciprocamente delle richieste; esporsi in questo modo al rischio di un rifiuto o di una disconferma richiede sia sicurezza di sé che fiducia nell'altro. Questo però comporta un autoinganno reciproco: nessuno dei due si mostra per ciò che è realmente, mentre le aspettative vengono alimentate.

9 Quali aspettative? Può trattarsi di credenze negative, del tipo: «Qualsiasi cosa faccia finirò per essere respinto» «Prima o poi verrò abbandonato», «Ogni mia mossa di autonomia sarà scambiata per un rifiuto» «Si può contare solo su se stessi» Oppure di credenze positive, come «Tutto ciò che faccio desta ammirazione» «So consolare e salvare» ecc. Questo insieme di credenze deriva dalle esperienze personali di vita, che si sono costruite fin dall'infanzia nelle relazioni fondamentali con le figure affettivamente rilevanti.

10 Una persona nella quale sono state alimentate aspettative largamente positive su se stesso - del tipo «so fare bene le cose», «so aiutare efficacemente gli altri» - è anche una persona mal capace di tollerare le frustrazioni. Sarà perciò facilmente affascinata da una persona che vive miti opposti di autosvalutazione e di desiderio di valorizzazione. «Salvami!» «Ti salverò!» L altro diventa una creatura autoerotica. Le aspettative sono però una prigione: il divario tra ciò che l'altro è e quello che noi miticamente ci aspettiamo che sia, costituisce di fatto gran parte del potere straordinario che gli attribuiamo nei nostri confronti. La possibilità che ciò che andiamo affannosamente cercando potrebbe esserci negato capricciosamente e ingiustamente dall'altro, manifestata dai suoi tentativi di sottrarsi alle nostre pretese, costituisce una pressione su di noi con la quale tocca fare i conti.

11 I primi eventi della relazione che smentiscono l'attesa della perfetta complementarietà suscitano reazioni di dispetto e immagini di tradimento «Ma come? Tu stesso mi hai fatto credere che avrei ottenuto questo!» cui si reagisce con azioni di potere: se la complementarietà non si rivela perfetta, non è perché non può esserlo, ma perché tu, inspiegabilmente ti rifiuti di darmi quello che so che tu puoi darmi. La maggior parte delle relazioni amorose deve vedersela con momenti di disagio; più o meno pesanti, più o meno duraturi o profondi. I sentimenti di noia e frustrazione sono caratteristici indicatori di un disagio che si avverte internamente quando l altro dice o fa qualcosa; spesso dice o fa qualcosa che già sappiamo, che ci aspettiamo che dica o che faccia, perché quello è il suo modo di agire abituale in quella situazione e non c è niente da fare, per quanto glielo si possa dire non cambia..

12 A volte i sentimenti negativi non vengono esplicitati all altro ma semplicemente registrati nell interno e detti ad altri o semplicemente prendono la via di un pensiero autoriflessivo. Ci sono coppie che non perdono occasione per rinfacciarsi ogni motivo d irritazione in un litigio costante continuo, fra insulti, dispetti e urla; chi non è abituato a vederlo dall esterno si può anche spaventare. Spesso forme di intolleranza reciproca esibita sono anche un modo per non passare a vie di fatto più definitive. C è poi il rinnovarsi del gioco delle parti in una sorta di messa in scena nella quale non sempre i sentimenti negativi espressi sono veramente sentiti.

13 Tre possibilità: La relazione funzionale Comunicazione Tempo-Spazio

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15 La relazione disfunzionale La dipendenza affettiva

16 Tutti siamo interdipendenti. Quando l interdipendenza si trasforma in disagio e quindi in dipendenza si parla di dipendenza affettiva. L amore diventa «come una droga». Il comportamento dell altro influenza il nostro benessere in modo ossessivo e ripetitivo. Il bisogno dell altro si trasforma in sofferenza. Uno dei due si dedica completamente all altro dimenticando se stesso e la propria individualità, inizia a vivere in una condizione di malessere che spezza il giusto equilibrio tra vita individuale e vita di coppia. Intimità o differenziazione? Né troppo vicini né troppo lontani

17 Qual è il bisogno? Amare o essere amati? La codipendenza nasce dal bisogno di controllare il comportamento altrui che provoca malessere, non capendo che la vera guarigione non sta nell altro bensì in se stessi. Il codipendente permette al comportamento dell altro di influenzarlo ed è ossessionato dal desiderio di controllare quello stesso comportamento. L ossessione, il controllo e il desiderio di cambiare l altro spostano il focus da se stessi e impediscono la propria realizzazione personale. La dipendenza affettiva è poco visibile e poco riconosciuta socialmente Da chi si può dipendere? Da un amico, da un fidanzato, dal marito, da un figlio, da una persona che vive un disagio più o meno grave a vari livelli.

18 Caratteristiche dei dipendenti affettivi: Prendersi cura degli altri sentendosi responsabili del loro benessere Convinzione di non meritare la felicità e di essere amati per come si è, quindi annullarsi nel dare/fare per l altro quale unica modalità per poter essere amati Mancanza di contatto con se stessi Mancanza di autostima e di fiducia in se stessi Bisogno di provare emozioni forti Ossessione/controllo dell altro Negazione/bugie Problemi di comunicazione Alto livello di tolleranza (nel subire umiliazioni, aggressioni e insulti) Paura del cambiamento e dell abbandono

19 Quando amiamo troppo giustifichiamo; ci adattiamo; mettiamo a repentaglio il nostro benessere emotivo e la nostra salute (le nostre emozioni e il nostro pensiero).

20 Come uscire dalla dipendenza affettiva? Esempi di piccoli cambiamenti di vita quotidiana Porre limiti/confini Assumere un atteggiamento di sano egoismo Avere fiducia in se stessi Ridere di sé Imparare a dire di no Lasciare andare Riprendere propri hobby, passioni, interessi accantonati Fare ciò che ci si sente, rispettando le proprie emozioni e i propri tempi Accettare se stessi e gli altri senza volerli cambiare per appagare i propri bisogni Avere una buona autostima per godere della compagnia dell altra persona

21 Chiedersi se la relazione che si sta vivendo è idonea per noi e ci permette di sviluppare le nostre potenzialità Porre la propria serenità al centro di tutto Acquisire un autonomia affettiva per entrare in relazione con gli altri, perché li vogliamo, li scegliamo e non perché abbiamo bisogno di loro per esistere

22 Consapevolezza di vivere un disagio Condividere con persone che hanno avuto lo stesso problema Partecipare a dei gruppi di auto mutuo aiuto Chiedere aiuto a un counselor o a uno psicoterapeuta

23 Chi è il counselor? Il counselor è un professionista della relazione di aiuto. E' colui che offre il suo tempo, la sua attenzione interessata e partecipativa, nonché il suo rispetto a chi si trova in una condizione di difficoltà e di incertezza e che, attraversando un momento di difficoltà, sente la necessità di chiarificare alcuni aspetti di sé, anche in rapporto all'ambiente che lo circonda. Il counselor è un esperto di comunicazione e relazione in grado di facilitare un percorso di autoconsapevolezza nel cliente, affinché trovi dentro di sé le risorse per aiutarsi. Il counselor non si sostituisce mai alla persona che aiuta e gli restituisce la responsabilità di prendere le proprie decisioni, pur comprendendolo empaticamente.

24 Di cosa si occupa il counselor? Quali sono le differenze rispetto allo psicoterapeuta? Il counselor si occupa di situazioni che riguardano l area del benessere in cui la necessità è quella di potenziare i punti di forza, nel momento in cui una persona si trovi in un momento di difficoltà e non abbia necessariamente bisogno di uno psicoterapeuta. Lo psicoterapeuta è più centrato sul passato della persona, mentre nel counseling ci si focalizza sul qui e ora, sullo stato presente. Anche i tempi di durata del trattamento sono diversi in quanto nella psicoterapia sono medio lunghi, proprio perché c è la necessità di fare un lavoro più approfondito, mentre nel counseling sono molto più brevi.

25 Il contratto che si stipula con il cliente è più specifico e focalizzato sulla problematica presente nel counseling, mentre è progressivo e focalizzato sugli obiettivi di ricostruzione della personalità nel caso della psicoterapia. Anche le finalità di intervento sono diverse: nel counseling abbiamo supporto, orientamento, sviluppo dell autonomia decisionale, training di abilità specifiche, invece nella psicoterapia si parla di riabilitazione, cura e trasformazione ricostruttiva della personalità, obiettivi che richiedono necessariamente tempi più lunghi e competenze specialistiche. Vi sono poi delle peculiarità che fanno parte della professione dello psicologo e che un counselor che non sia al contempo anche psicologo non può svolgere quali, ad esempio, l impiego di interviste e test della personalità (cognitivi e attitudinali).

26 VALENTINA SAMBROTTA Sociologa Criminologa Counselor della relazione d aiuto valentinasambrotta@hotmail.it;

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