MARIANO SCARDINO 18 aprile 2015!

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1 MARIANO SCARDINO 18 aprile 2015 Buongiorno a tutti, sono Mariano Scardino, sociologo e giornalista di moda. Per otto anni sono stato caporedattore di un quindicinale di moda che si chiama MOOD magazine, in tempi non sospetti (pre avvento web e tecnologia) un fashion magazine che si occupava di divulgare e diffondere la moda attraverso la carta, mirando a osservare i cambiamenti di gusto dei consumatori e delle tendenze in atto, non solo nella moda, ma anche nell arte, nel design, nell architettura, nella fotografia; una formula editoriale in mix fra ambiti creativi assolutamente complementari. Attualmente alterno consulenze editoriali a quelle di immagine e formazione presso alcune scuole di moda a Milano. Quale lo scenario nella formazione? Prima di rispondere alle domande che mi sono state rivolte, è d obbligo chiarire la differenza che esiste fra abbigliamento e Moda, sono due concetti completamente differenti, sebbene apparentemente legati, ma concetti molto diversi fra di loro. Disegnare abbigliamento vuol dire progettare indumenti seguendo alcune regole fondamentali di taglio, cucito e confezione; regole che sono le stesse da

2 sempre e che rispettano canoni di vestibilità universali e criteri estetici formali, riconosciuti sovente come accettabili da tutti. Nel senso che una gonna ha un punto vita e un orlo, una giacca deve avere due maniche, una camicia un colletto, e così via Per arrivare a creare moda bisogna conoscere e aver assimilato queste regole di base, definite di estetica formale e vestibilità universale (bisogna cioè aver assimilato il saper fare, confezionare adeguatamente, ma se si vuole creare moda bisogna imparare a oltrepassare queste regole in virtù di una propria visione creativa - non aggiungendo una manica in più alla giacca - ma reinventando quello stesso indumento come abito, cioè come oggetto da abitare con il nostro corpo fermo e in movimento. Non a caso ogni epoca storica ha la sua visione per nulla universale del costume, della moda e degli abiti. Soltanto passando creativamente, dal mero progetto dell indumento, al concepimento dell abito, studiando e ricercando la qualità estetica, la cifra stilistica delle forme, dei materiali e dei colori, si crea moda. E qualche stilista di moda ha creato negli anni il proprio stile, accompagnandolo al suo nome e cognome, nel mondo.

3 Si potrebbe dunque affermare che la moda viene a crearsi fondamentalmente nel momento in cui si insegna e si impara a superare il mero progetto dell indumento in sé (per cui esistono le scuole di moda che insegnano a fare questo passaggio) e si punta a diffondere la cultura dell immagine di quell abito servendosi della Comunicazione per nobilitare un fatto artistico, le forme disegnate, il colore e i materiali scelti, lo stile dell abito. Ma si fa moda anche quando come oggi avviene spesso si punta a innovare le tecniche artigianali con l uso delle moderne tecnologie, a creare l estetica del bello e non solo l immagine dell utile del prodotto disegnato. Questo chiarimento fra moda e abbigliamento è fondamentale per tanti motivi, ed è importante che arrivi soprattutto ai giovani che oggi si accingono a studiare moda. In un momento storico di gran confusione, in cui probabilmente non si conoscono le differenze che corrono fra pap e abbigliamento, fra alta moda e sartoria, fra marchio e brand, fra logo e firma, e molti giornalisti (anche bravi) definiscono Zara moda democratica, mentre sarebbe corretto connotare questo marchio di grande successo come abbigliamento low cost, è giusto chiarire alcuni concetti base, legati alla cultura della moda con la M maiuscola.

4 Credo che oggi sia fondamentale chiarire ai giovani studenti questi concetti base dell ABC della moda, come chiarire anche il ruolo e il termine stesso di stilista. Chi si scrive ad una scuola per STILISTI è colui che imparerà a creare uno stile e a rappresentarlo con gli abiti che disegna, ma oltre a saperlo comunicare e rappresentare, dovrà saper concepire e disegnare un abito tecnicamente. Sembrerà banale, ma è così. E questa chiarezza quasi ovvia, che si è offuscata nel corso degli anni. MODELLISTA è invece colui che sa disegnare e rendere concreta e vestibile l idea dello stilista. SARTO è colui che sa confezionare in maniera adeguata quell idea. Quale il confine fra queste tre competenze? Non necessariamente uno stilista deve essere anche modellista. Non necessariamente uno stilista deve esser sarto. Ma la storia insegna che spesso un sarto e un modellista diventano stilisti, e non viceversa.

5 Io credo che oggi una scuola di base debba formare più un moderno, contemporaneo, modellista-sarto che uno stilista tradizionale, puntando sulla conoscenza profonda della cultura Estetica contemporanea, per offrire ai giovani una visione innovativa del mestiere creativo. Lo scenario moda che si presenta dinnanzi a un giovane studente oggi è molto complesso. Qualche anno fa lo stilista in un azienda decideva tutto, deus ex machina assoldato, aveva l ultima parola su tutto, campagna pubblicitaria compresa. Le scuole di moda formavano in maniera teorica, soprattutto sul disegno e lo sviluppo della creatività, ma oggi non è più così. Oggi in un percorso di studi di cinque anni alla STO- RIA DEL COSTUME E DELLA MODA (se accenniamo soltanto a discipline e insegnamenti teorici) va avvicinato lo studio della Comunicazione, della Sociologia, dell Estetica, dei nuovi Media e del web. La storia che non accenna alla comunicazione, all estetica, alla sociologia e all importanza che ha assunto il web nel nuovo millennio rimane sterile, priva di appeal per le nuove generazioni di studenti.

6 AL DISEGNO DEL FIGURINO va avvicinato lo studio della rappresentazione grafica e spiegato il suo significato non solo tecnico,ma anche estetico di utilità, percezione e fruibilità finale, come fatto artistico e stilistico. AI MATERIALI TESSILI tradizionali va avvicinato lo studio di tutti gli materiali definiti non tessili, ma altrettanto utili e accattivanti per lo sviluppo delle collezioni più innovative. Alla CONFEZIONE di TAGLIO E CUCITO tradizionale per lo sviluppo di TIPOLOGIE di abbigliamento va affiancato il livello pratico di laboratorio con strumenti tecnologicamente avanzati, ormai ritenuti fondamentali e in uso in ogni scuola di moda, in ogni azienda, in ogni atelier. Alle lezioni di ECONOMIA E MARKETING che illustrano e spiegano il sistema della moda nelle sue parti va affiancata la concretezza, e cioè visite guidate presso aziende, laboratori, fiere, manifestazioni di settore, musei, gallerie d arte, in Italia e all estero. Se una volta (ma in fondo, anche se sembra lontanissimo, parliamo soltanto di pochi anni fa) una PREPA-

7 RAZIONE di BASE nel taglio e cucito bastava per preparare a lavorare tradizionalmente" negli atelier e spesso quella conoscenza di base continuava e si arricchiva con il tirocinio all interno dell azienda, oggi quella base non è più sufficiente per affrontare la confezione di un abito che abbia un contenuto moda. Parliamo soltanto di pochi anni fa, ma la velocità con cui le regole nel mondo della moda, nelle aziende, negli atelier e nelle scuole sono cambiate, è notevole. Una scuola moderna di moda deve capovolgere le regole; puntare a fare cultura della moda, proprio in una scuola dove si forma tecnicamente a confezionare abiti e puntare a insegna e progettare il contenuto moda e lo stile di quegli abiti confezionati. Bisogna approfittare della preparazione tecnica per nobilitare con la cultura sartoriale gli abiti che si disegnano ed è questo valore aggiunto che spesso manca nelle scuole professionali che insegnano la confezione. Soltanto in questo modo la cultura tecnica diventa un fatto estetico e artistico, un punto di forza che prepara la nostra classe creativa a creare la moda e lo stile, ad affrontare il mondo del lavoro, l università, le accademie e l eccellenza che offre il settore.

8 Viviamo in un momento storico che io definisco da FUTURO ANTERIORE, nel senso che tutti siamo ipertecnologicizzati, eppure tutti abbiamo voglia di riscoprire il passato, e per nostalgia o necessità di mercato, non c è visione moderna e tendenza nella moda, che non sia rappresentata da un ritorno ad epoche passate, fatto di riscoperta di tradizioni e stili memorici. Siamo già nel futuro, ma aspiriamo a rappresentarlo con gli stilemi del passato. Basta soltanto guardare le tante campagne pubblicitarie moda (e non solo) e ci si rende conto. Non c è collezione nelle ultime stagioni, fatta di abiti e accessori che non sia tecnologicamente avanzata nei materiali utilizzati per le collezioni e che non abbia un appeal, un gusto, rivolto al passato. Per la moda siamo una generazione di nuovi consumatori definiti Decadenti Millenials. Chi prepara la nuova classe creativa deve tener conto soprattutto di queste tendenze, deve investire sulla tecnologia e insegnare ad usarla ma anche a decodificare e tradurre in progetti e prodotti le tendene in atto nel mondo dei consumi. Fondamentale è insegnare la sociologia dei consumi unitamente all estetica, per arrivare a progettare e

9 prodotti che siano al passo coi tempi contemporanei e non solo indumenti da vendere. Come formatori nella moda ci toccherà esortare alla critica dei consumi, insegnare a guardare al futuro attraverso nuovi strumenti e conoscenza critica del sistema moda. Sono tantissimi i giovani designer che si avvicinano alla moda promuovendo piccoli progetti e pezzi han made, tailor made, ecoideali aprendo botteghe di sartoria o forge creative con poche risorse ma molta attenzione e curiosità da parte del sistema. Ci toccherà offrire agli studenti tutte quelle chiavi di lettura critiche e interpretative delle tendenze in atto e del sistema moda in quanto fenomeno sociale, non solo di mercato, di economia, di prodotto o di espressione della pura creatività. Oggi, ci troviamo di fronte a un giovane studente di moda evoluto, nato e cresciuto nel secolo dell Estetica, della Comunicazione della Pubblicità dei marchi e dei loghi, elargiti dal mercato accessibile, dalle televisioni, dalla carta stampata, da internet. Siamo di fronte a una diffusione dell immagine del settore moda molto potente (nel bene e nel male) ma anche di fronte di fronte a una curiosa, confusa radiogra-

10 fia di un Millennio in cui i media e il web hanno fatto da padrone sfrontatamente, senza regole e filtri. Siamo di fronte a una generazione di giovani che hanno assorbito attraverso i tanti mezzi virtuali disparati input video e visivi parole e immagini, comunicazione e pubblicità, vivendo la moda come un dato di fatto compiuto, assimilato, pronto per essere acquistato nei negozi o sognato attraverso icone e simboli in internet, nelle televisioni, nella pubblicità, come per magia o per gioco. Difficilmente un giovane distingue fra spettacolo e moda, sfilata e prodotto, fenomeno promozionale, pubblicitario e moda come mestiere concreto, reale, fatto di impegno e lavoro serio. Le scuole di moda spesso hanno insegnato soltanto teoria e creatività, hanno puntato poco sull analisi e la critica di settore. Le televisioni, e l editoria di settore spettacolarizzando il mestiere di stilista, hanno spesso divulgato un immagine standard parziale e festaiola di questo mestiere. Il primo compito di una scuola seria e moderna è quello di porre ordine e rimedio a questa confusione, far capire ai giovani studenti come stanno cambiando le cose, come sta cambiando la mentalità nel settore,

11 come stanno cambiando i programmi delle scuole di moda e le aziende. e importante chiarire che un fashion blogger non è un giornalista di moda che una testata cartacea di moda non è un web magazine che uno stilista non diviene necessariamente un direttore creativo di brand che uno spettacolo televisivo dove si gioca a rifarti l immagine e il look spesso non ha nulla a che vedere con chi si occupa di moda che una sfilata non è concepita per promuovere e fare pubblicità alle modelle che spesso una presentazione statica di prodotto è più utile di mille fotografie o short movie E importante dichiarare loro quanto oggi ci sia bisogno di riscoprire la realtà, la concretezza del Fare moda, studiare la sartoria in maniera moderna, con un atteggiamento innovativo, critico e creativo, perché è ciò che chiede il mondo del lavoro realmente.

12 Se in questi venti anni la Moda con la M maiuscola si è avvicinata come non mai all Arte (si pensi agli stilemi di elevata cultura artistica di alcune ultime campagne pubblicitarie famose, vedi Prada e Dolce& Gabbana) troppo spesso purtroppo i media di settore e le televisioni si sono soffermati soltanto a diffondere quell aspetto che io definisco cosmetico del mestiere di stilista. Ora si deve tornare a fare l abito, a pensare che con questo mestiere non si progetta soltanto un look e l aspetto delle cose, ma soprattutto l abito e la sartoria di qualità. Certamente bisogna sin dal primo anno studiare il disegno e il figurino, ma bisogna anche preparare e abituare gli allievi di moda alla critica di esso, e anche in questo caso ci aiuta illustrare e capire le differenze. Un disegno non è sempre un idea. (tantomeno quella giusta) Un figurino non diventa sempre un modello.(tantomeno quello adeguato a una certa fisicità) Un illustrazione non sempre rappresenta l idea di abito e non necessariamente uno stile. Sono questi tre livelli che bisogna imparare a ricercare dentro se stessi e fuori di sé, da riconoscere per disegnare la moda che si ha dentro.

13 Certamente bisogna studiare il mondo dei tessuti, ma tenendo presente la grande linea spartiacque della ricerca e dell innovazione sui materiali tessili e non tessili ad essi applicata oggigiorno e informare gli allievi. Non è più sufficiente oggi parlare di tessuti o materiali tessili tradizionali e illustrare i campionari di base. Le aziende che oggi producono materiali tessili speciali sono tantissime e spesso delegano proprio a giovani studenti di moda il compito di provare a utilizzare i loro tessuti per rendere il contenuto moda e la cifra stilistica di essi. Essere creativi stilisti oggi significa rendersi aperti al cambiamento di mentalità incessante e avere l accortezza di guardare sempre dentro le cose, nel loro spirito, nel loro dna; significa avere un atteggiamento propositivo e critico nei confronti dell evoluzione del gusto e dei consumi, vuol dire informarsi costantemente e conoscere il nuovo che non sempre coincide le novità propagandate e pubblicizzate, vuol dire guardare al sistema in cui si aspira a lavorare con tutta la sicurezza che proviene dal passato e dagli studi di base. Una scuola di moda moderna ha l obbligo di investire sulle tecnologie, di insegnare a decifrare le nuove grammatiche videovisive, di insegnare a utilizzarle per il disegno dei modelli, ma l allievo deve sapere anche come si fa con riga, matita e gessetto. Saper

14 utilizzare gli strumenti tradizionali è vantaggioso per non diventare schiavi e vittime delle nuove tecnologie, ma servirsene adeguatamente, velocizzando il proprio lavoro. Oltre a quelli istituzionali, quali sono gli insegnamenti di Cultura della Moda da attivare, destinati a giovani studenti provenienti dalla scuole medie? Una scuola che miri a stimolare la curiosità e l intelligenza sia sull aspetto tecnico della confezione (quindi come fare confezione) che creativo e culturale dell abbigliamento (perchè fare moda oggi) è una scuola che io ritengo moderna e al passo coi tempi e il cambiamento in cui viviamo. Le formule di supporto all attività didattica istituzionale e le risposte che si possono ottenere attraverso l attivazione di esse sono tante, ma è fondamentale attivare la partecipazione e il contributo speciale di esperti protagonisti del mondo del lavoro, di settore, nella moda. In molte scuole di moda a Milano e in Italia ai programmi istituzionali vengono avvicinate lezioni speciali di approfondimento su temi specifici destinati ai bienni o in generale ai cinque anni delle superiori.

15 Vengono attivati seminari sul disegno e la rappresentazione grafica, workshop e laboratori di progetto durante l anno scolastico, tenendo presente l utenza, il percorso e il livello di preparazione degli allievi. Ognuna di queste formule per sua natura è differente. Un seminario nelle modalità, nella durata e nei contenuti, è chiaramente diverso da un workshop, ma ognuna di queste formule può essere utilizzata a seconda dell obiettivo da programmare e raggiungere con la scolaresca e il docente nel biennio e nel quinquennio (o comunque sia durate i cinque anni). Non è raro in queste scuole assistere a lezioni speciali tenuti da giornalisti noti, docenti universitari, direttori di testate importanti. Seminari specifici sull uso delle tecnologie, tenuti da tecnici creativi specializzati nel disegno di moda ad esempio. Workshop sui tessuti tenuti da titolari di azienda e stilisti disegnatori di campionari tessili. Laboratori di progetto dove si realizzano capi di abbigliamento con un tutor stilista affermato che segue gli allievi dal disegno al prodotto finito.

16 Queste sono le formule utilizzate nelle scuole di moda che aiutano ad ampliare la conoscenza del settore, ad approfondire i contenuti moda; ma sono anche queste le occasioni che avvicinano gli alunni e i docenti, la scuola alla realtà di settore, alle aziende,al mondo del lavoro,ai protagonisti del sistema moda. E in questo modo che le aziende entrano nelle scuole e le scuole prendono i primi contatti con il mondo del lavoro, contribuendo a creare e sviluppare connessioni e pubbliche relazioni divenute ormai fondamentali per il mantenimento della qualità dell indirizzo scolastico professionale dedicato alla moda. Sono queste le formule che esorto ad attivare in una scuola di moda evoluta, moderna e che aiutano a ridefinire le competenze dei giovani studenti, futuri creativi sarti e stilisti. E in questi contesti che si capisce come sta cambiando realmente il settore, ascoltando la voce dei protagonisti. Ed è in questi contesti che si chiarisce quale può essere la strada percorribile per il futuro e quale potrà essere l occupabilità dei giovani studenti di moda.

17 Sono queste formule che rendono una scuola professionale di moda - che punta sulla cultura e la preparazione tecnico-creativa - differente da un altra. Oggi una scuola di moda che aspira all occupabilità dei suoi allievi non può che essere vicino affiancarsi culturalmente, tecnicamente al mondo del lavoro e legarsi a professionisti di settore disponibili a collaborare sui programmi didattici. Noi abbiamo la fortuna di formare e lavorare in un settore come quello della moda estremamente lungimirante, in cui le aziende tessili e di confezione, gli stilisti, i marchi e i professionisti sono molto sensibili alla richieste di collaborazione e tutoraggio provenienti da una scuola di moda. Con l università e le aziende non abbiamo mai trovato chiusura nel momento in cui abbiamo avanzato richiesta di collaborazioni e richiesto assistenza per progetti speciali, seminari destinati a giovani studenti di moda. Se questa apertura del settore moda è un dato di fatto che si è consolidato negli anni in una città come Milano - per eccellenza la città della moda nel mondo - oggi questa stessa apertura è intercettata ovunque in Italia.

18 Peraltro, la tendenza in atto a cui si assiste è quella di una forte richiesta da parte delle aziende di tecnici creativi specializzati e meno di stilisti tradizionali. Molte aziende si ritrovano a fare i conti e colloqui sempre più spesso ad aspiranti direttori creativi neodiplomati, mentre la ricerca di giovani neo diplomati è nella direzione di tecnici creativi specializzati, soprattutto nello specifico ambito della confezione uomo, teen e accessori e nel disegno di monotipologia per la confezione di abbigliamento donna. Spesso le aziende al loro interno e sotto il proprio marchio aprono vere e proprie scuole a numero chiuso per preparare giovani aspiranti tecnici creativi, non trovandone sul mercato del lavoro. Se da una parte la classe creativa di oggi aspira a diventare immediatamente direttore creativo di un brand famoso dopo il diploma, dall altra le aziende chiedono alle scuole di formare sul fare e la concretezza a cui si accennava prima, chiedono di formare cioè tecnici creativi, giovani sarti o modellisti per la confezione di tipologie di abbigliamento, culturalmente preparati, con una forte competenza sull uso delle nuove tecnologie.

19 Chi dopo cinque anni di studi vuole entrare nel mondo del lavoro deve predisporsi alla specializzazione. Chi intende proseguire gli studi a livello universitario e accademico deve predisporsi all approfondimento del settore dal punto di vista culturale in maniera del tutto trasversale fra arte, moda, design, estetica, comunicazione, economia, nuove tecnologie. Se le aziende richiedono figure tecniche e creativi specializzati (uomo, donna, kids, teen, tessuti, accessori) le università e le accademie di moda richiedono una preparazione di base eccellente. E un dato di fatto che la tendenza in atto in molte aziende note e famose è a rincorrere un nuovo concetto di artiginalità, cioè quel saper fare e creare prodotti unici, inimitabili, irripetibili, han made. Questa tendenza suggerisce alle scuole di condurre gli allievi a riscoprire la cultura materiale e il patrimonio di tecniche artigianali che noi italiani in ogni nostra regione custodiamo da sempre. I grandi nomi della moda stanno riscoprendo già da qualche anno il valore e l autenticità della sartoria artigiana per connotare i loro prodotti industriali come eccellenti e di qualità. La riscoperta del taglio e cucito e del fatto a mano, delle rifiniture accurate e dei dettagli preziosi personalizzati hanno conquistato i grandi

20 nomi da subito, quasi a voler affinare la visione del loro prodotto industriale, e renderlo contemporaneo, non solo fashion, affidando a giovani artigiani e sarti creativi che sapientemente sanno mixare quella cultura manuale con l industria per creare pezzi unici e inimitabili. Un giovane creativo che acquisisce competenze in questa direzione è oggi indubbiamente avvantaggiato nella ricerca del lavoro, in un momento storico in cui la richiesta di tecnici creativi artigiani è altissima. Nel mondo sono tanti i giovani creativi di talento che rispolverando e modernizzando antiche e moderne tecniche sartoriali e artigiane amano definirsi più che stilisti o fashion designer, moderni sarti e modellisti. E questa la visione vincente del mestiere di stilista del futuro: sapere innovare il mestiere del sarto artigiano. Molti giovani hanno fatto di questo mestiere ritenuto vecchio e obsoleto il loro punto di forza. Sono sarti creativi sotto i riflettori dei più importanti magazine di moda, quelli che riconducono la moda al fare, sostituiscono l atelier di prestigio con la bottega del sarto ma per questo non meno prestigiosa di un atelie; la produzione industriale con il pezzo unico, aprendo modernissimi spazi di sartoria su misura per

21 uomo e donna, sia nell abbigliamento che nell accessorio. Sono giovani creativi che navigano alla riscoperta dell autenticità,del pezzo unico, che desiderano lavorare nel sistema moda ricavandosi un proprio spazio, sostituendo la produzione seriale o l incarico annuale dell azienda famosa, spesso non più ritenuto così speciale, per mettersi immediatamente in mostra e in gioco con il loro prodotto artigianale. Negli ultimi dieci anni chi si è affermato con il proprio nome e cognome lo ha fatto in questo modo; oppure ha semplicemente rianimato e nobilitato marchi storici già esistenti (vedi Tom Ford, Frida Giannini, Prada ) Quali sono allora le nuove competenze da acquisire in questa direzione? E qui mi rivolgo alla scuola, bisogna: Formare per condurre i giovani creativi a riscoprire e diluire il concetto di autenticità sartoriale, e riscoprire, rianimare, le tecniche artigiane

22 Bisogna: Formare per condurre i giovani a studiare, favorire e progettare l immagine di un sarto moderno Bisogna: Formare sondando i settori utili di espressione di un progetto moda, confezione uomo? tipologie donna? accessori? homewear? Bisogna: Formare sondando le possibilità del territorio, documentando le realtà in cui la scuola è inserita e l artigianato esiste anche se vecchio e obsoleto Bisogna formare dunque per guardando al cambiamento. Territorio Bisogna infine riflettere su un fatto non poco importante, e cioè iniziare a guardare alla scuola di moda cala-

23 ta all interno del contesto territoriale artigianale, culturale in cui si trova e in cui opera e fa formazione. Credo che sia fondamentale per ricondurre, in questo particolare momento storico, a quella cultura e ai valori artigiani di cui si parlava, guardare con altri occhi creativi all intero patrimonio artistico, artigianale,manuale che il territorio possiede e che andrebbe analizzato documentato, archiviato, filtrato ai giovani studenti di moda in maniera moderna e innovativa.in maniera contemporanea, con gli occhi del design sartoriale. Riscoprire questo territorio con questi occhi vuol dire porgerlo ai giovani come documento e traccia di un potenziale lavoro creativo su territorio, vuol dire offrire un dato di progetto su cui lavorare in maniera creativa, ma noi per primi, professionisti di settore dobbiamo archiviare, valutare, commentare e analizzare come papabile, reale dato di progetto, il potenziale espressivo della cultura territoriale. Tocca a noi docenti, formatori, consulenti, professionisti della moda dedicati al fare e progettare contenuto moda filtrare ai giovani in maniera adeguata questo patrimonio culturale e artistico senza cadere nelle pieghe del folklore, e preparare i giovani a reinterpretare culturalmente, stilisticamente le patrimonio tecnico e cuturale, esortandoli a creare una estetica

24 adeguata e avvicinandoli alla sartoria e al design con la guida e il tutoraggio di esperti competenti di settore. Per questo esorto docenti e studenti a guardarsi attorno, a provocare, studiare, progettare prima di un abito, un fatto culturale partendo dal territorio in cui si vive e si studia moda, un fatto che abbia le basi nella sartoria, nella manualità ma le braccia estese nella contemporaneità, facendo sempre attenzione a non scivolare nel folclore, come spesso capita, ma che sia intriso di un moderno contenuto moda. Con l avvento e l uso delle nuove tecnologie e del Web, in che direzione evolvono gli indirizzi scolastici? La tecnologia oggi è diventata parte integrante del nostro lavoro di formatori, stilisti, giornalisti. Sia che si parli di prodotti moda che di comunicazione e formazione ad essi legata la tecnologia bisogna ancora imparare a utilizzarla. Un conto è parlare di tecnologie applicate ai prodotti moda, ai materiali; un conto è parlare di teconolgia applicata alla comunicazione e alla formazione. Con l avvento del web è cambiato il modo di comunicare, il linguaggio, la grammatica, l esposizione dei contenuti moda.

25 Le stesse testate cartacee di moda rinviano al loro sito online per l approfondimento dei temi e la presentazione dei prodotti e molte sono le testate che occupandosi di moda, resistono alla crisi soltanto online. Il giornalismo e l informazione di moda è cambiato notevolmente negli ultimi anni. Online assume un altro aspetto, cambia la grammatica che diventa perlopiù video e visiva, la forma, poco testo e moltissime immagini in video o fotografiche indicano tendenze, stili, prodotti, aprono scenari di consumi, delineano fette do mercato, ispirano commenti, conversazioni, creano opinioni presso un utenza virtuale che spesso nulla a che a che vedere con quella che conoscevamo come lettorato da edicola. Adattarsi (perchè di questo si tratta, prima che di conoscenza) a queste nuove formule significa alfabetizzarsi virtualmente, significa capire il funzionamento del web la macchina dei social media, significa entrare in un circuito di addetti ai lavori virtuali per inseguire un cambiamento inevitabile e certamente importante per il settore della moda e il nostro lavoro. Con l avvento delle tecnologie nell ambito della comunicazione il primo fenomeno social che si afferma

26 nella moda è quello dei fashion blogger, sicuramente interessante come fenomeno di costume, ma nulla centra con il giornalismo serio di settore per come lo abbiamo conosciuto noi addetti ai lavori provenienti dalla carta stampata. Il fenomeno dei fashion blogger si incunea in un confine molto labile che si ritrova fra un certo tipo di giornalismo propagandistico e lo studio dell immagine del personaggio che si rappresenta fashion blogger. Un fashion blog potrebbe definirsi un luogo di culto che mette al centro dell interesse, dell attenzione e della curiosità degli utenti web la persona fisica il blogger protagonista assoluto delle sue scelte di moda comunicate insistentemente, quotidianamente in maniera diaristica online. Se le scelte sono condivise, mirate a seguire o formulare una tendenza di moda adeguata ai tempi e all evoluzione del gusto e dei consumi, il fashion blogger diventa : un icona da seguire un opinion leader da ascoltare un testimonial per le aziende di settore. Moltissimi sono gli esempi in questa direzione. In genere esorto gli studenti di moda che si vogliono occupare di web a riflettere sempre in maniera critica

27 sui contenuti moda da trattare ed elargire all utenza web. I mestieri del web sono tanti e sono diventati una cosa molto seria, spaziano dal marketing, alla gestione dei social, alle digital pr, alla promozione di eventi e prodotti. Spesso nel web manca un tassello che è quello del filtro ai contenuti. Manca un orientamento a questi nuovi mestieri online e molte scuole di moda stanno attivando o hanno già attivato veri e propri indirizzi didattici in merito, dove si impara a filtrare e trattare i contenuti moda in nuovi spazi virtuali per aprire un blog, un web magazine una web tv, una news letter aziendale, un sito vetrina, un portale. In genere esorto i docenti a lavorare sul filtro e sui contenuti, a realizzare con gli studenti progetti utili alla scuola: un web magazine, un sito della scuola e del territorio, guidato, vagliato e studiato valutando le risorse stesse interne alla scuola. Esplorare il web e progettare all interno della scuola uno strumento un prodotto editoriale web vuol dire esperire la nuova comunicazione: il contenuto moda e i relativi trattamenti ai prodotti il linguaggio visivo e le nuove frontiere dell estetica

28 il linguaggio testuale e le forme espressive l estetica, la grafica, la scrittura digitale e le nuove simbologie.

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