Agosto Osservatorio Cerved Group sui bilanci 2011
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1 Agosto 2012 Osservatorio Cerved Group sui bilanci 2011
2 Aumentano le imprese con Ebitda insufficiente per sostenere oneri e debiti finanziari Alla ricerca della marginalità perduta Sintesi dei risultati La nuova recessione che ha colpito l economia italiana a partire dalla seconda metà dello scorso anno ha avuto un impatto non trascurabile sui bilanci del I dati indicano, da un lato, la difficoltà delle imprese a recuperare i livelli di marginalità pre-crisi con situazioni particolarmente gravi nelle costruzioni e, dall altro, una maggiore variabilità tra i risultati delle aziende con buone performance e quelli delle imprese in difficoltà. La bassa marginalità, specialmente a causa della sua persistenza nel tempo, sta producendo un aumento del numero di imprese per cui oneri e debiti finanziari rischiano di essere non sostenibili. È questa, in estrema sintesi, la fotografia che emerge dall analisi dei primi 128 mila bilanci d esercizio 2011 depositati dalle società italiane. Nel 2011 i ricavi e i valori aggiunti hanno continuato ad aumentare, anche se a ritmi più lenti rispetto a quelli dell anno precedente: i livelli di fatturato pre-crisi sono ancora distanti per la maggior parte delle aziende considerate, specialmente per quelle che operano nella manifattura e nelle costruzioni. I costi del lavoro sono cresciuti allo stesso ritmo del valore aggiunto: la produttività e i margini lordi si sono quindi attestati sui livelli dell anno precedente, molto inferiori a quelli pre-crisi. Dietro questi andamenti generali, si osserva una maggiore divaricazione tra imprese in difficoltà torna ai massimi del 2009 la quota di PMI con 10,2% Andamento del fatturato nei settori 6,3% 2,2% 1,4% 3,1% 2,2% 1,4% 8,5% 16,0% Le PMI con margini lordi negativi % rispetto al totale 12,9% 13,1% 9,8% 8,0% 12,3% 11,3% 16,6% 15,7% 15,1% 4,3% -4,3% -7,9% Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata
3 Imprese con rapporto oneri finanziari su Mol maggiore del 50% % sul totale, include imprese con Mol negativo 29,5% 29,3% 26,2% 27,6% 24,0% 23,6% 24,7% 21,6% 39,7% 36,4% 33,2% 32,7% I debiti finanziari sui margini lordi tra le PMI, solo imprese con Mol positivi 2,5 2,6 3,8 3,6 3,1 3,1 3,1 3,2 2,1 2,4 2,6 2,6 Ebitda negativi e quelle che presentano indici positivi. La tendenza è particolarmente difficile per le costruzioni, settore in cui tra 2007 e 2011 è triplicato il numero di PMI con Mol negativo e in cui la percentuale di imprese con utile d esercizio è continuamente diminuita. I bilanci delle società analizzate indicano che tra 2011 e 2010 le banche hanno concesso più fondi a un numero minore di soggetti, razionando quindi con più attenzione i fondi erogati. La stretta creditizia è stata anche caratterizzata da un aumento del costo del denaro: questo ha contribuito ad aumentare il numero di aziende per cui i margini prodotti rischiano di essere insufficienti per onorare il servizio del debito. La percentuale di imprese per cui gli oneri finanziari erodono più della metà dei margini ha toccato nel 2011 il 36,4% tra le grandi imprese e il 27,6% tra le PMI, con un aumento particolarmente rilevante nelle costruzioni. Il peso dei debiti finanziari sul Mol è ai massimi anche se si escludono dai calcoli le imprese con Ebitda negativi: il rapporto è pari a 3 per le PMI, con punte di 3,8 nelle costruzioni. Questi preoccupanti andamenti sono stati accompagnati, anche nel 2011, da un aumento della capitalizzazione delle società, che costituisce un importante argine alla crisi. Dal 2007, sotto la spinta delle regole di Basilea, le imprese analizzate hanno aumentato il proprio patrimonio di quasi un terzo, anche sfruttando il decreto anticrisi 185/2008 (che ha permesso alle aziende di operare una rivalutazione dei beni immobili iscritti nell attivo nei bilanci del 2008). Questo ha permesso una lieve riduzione del numero di società per cui i debiti finanziari hanno superato il doppio del patrimonio netto Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata
4 Osservatorio sui bilanci 2011 I conti economici I segnali di miglioramento nei bilanci 2010 si sono significamente affievoliti nel 2011, risentendo della nuova recessione che ha colpito l economia italiana dalla seconda metà dello scorso anno. Gli indicatori evidenziano, da un lato, la difficoltà delle imprese di recuperare la marginalità perduta con la crisi con situazioni particolarmente gravi nelle costruzioni e, dall altro, un aumento del divario tra imprese con performance positive e quelle con risultati deludenti. I dati di bilancio indicano che le società analizzate hanno aumentato, nei valori mediani, i ricavi a tassi del 3,2% tra 2011 e 2010, in calo rispetto al 4,7% dell anno precedente. La frenata dei fatturati ha riguardato le imprese di tutte le dimensioni, anche se le grandi aziende hanno fatto meglio delle PMI e delle mircoimprese. Più marcate le differenze settoriali: grazie soprattutto alla spinta dell export, i ricavi sono cresciuti più rapidamente tra le società manifatturiere (+6,3%), rispetto a quanto osservato nei servizi (+2,2%) e nelle costruzioni (+1,4%). La maggior parte delle aziende ha conseguito nel 2011 un volume dei ricavi ancora inferiore rispetto a quello osservato nell ultimo anno 4,5% 10,2% 2,9% 40,3% accresciuto il fatturato oltre il 10% Tassi di crescita del fatturato Il fatturato delle PMI rispetto al 2007 distribuzione % per tasso di crescita fatturato 5,3% accresciuto il fatturato tra il 5% e il 10% 5,2% 5,3% 3,7% 4,2% -2,1% 2011/ ,0% fatturato stabile (tra - 5% e +5%) 1,3% Andamento del fatturato nei settori 6,3% -4,3% 2,2% 1,4% 3,1% 2,2% -7,9% 6,1% ridotto il fatturato tra il 5% e il 10% 36,3% 6,8% 1,4% ridotto il fatturato oltre il 10% Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata
5 prima della crisi (i ricavi 2011 risultano dello 0,1% minori rispetto al valore del 2007). In generale, con la crisi, è anche aumentata la distanza rispetto agli andamenti medi da parte delle singole imprese: oltre un terzo delle PMI analizzate ha infatto visto contrarsi i ricavi di almeno il 10% rispetto al 2007, ma più del 40% è riuscita ad accrescere il fatturato con tassi a due cifre. Lontane dai livelli pre-crisi risultano soprattutto le società che operano nell edilizia (-7,9% tra 2011 e 2007) e nell industria (-4,3%), mentre le imprese del terziario fanno registrare ricavi maggiori di quelli di 4 anni prima (+1,4%). La dinamica meno vivace dei fatturati è stata accompagnata da un rallentamento dei costi per materie prime (+4,4% tra 2011 e 2010 contro il +7,1% dell anno precedente) e per servizi (2,7% contro 2,9%). Il controllo dei costi esterni ha consentito di accrescere il valore aggiunto a ritmi maggiori rispetto ai ricavi (+4,1% contro 3,2%) ma comunque minori rispetto all anno precedente (+5,7% tra 2010 e 2009), con effetti positivi soprattutto tra le aziende di minore dimensione. Dal punto di vista settoriale, l andamento del valore aggiunto risulta più omogeneo rispetto a quello dei ricavi: cresce a ritmi del 4,1% nell industria, del 3,2% nelle costruzioni e del 3,4% nei servizi. 7,1% 6,0% 5,7% 4,4% -5,8% Costi per materie prime L'andamento dei costi 5,2% 2,9% 2,7% Costi per servizi Tassi di crescita del valore aggiunto 4,4% 1,7% 3,7% 5,8% 4,8% 2,0% 4,1% Il valore aggiunto nei settori 3,4% 3,2% 2,8% 0,4% 5,0% 3,4% 1,6% 6,6% 5,5% Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata
6 Per il complesso delle società analizzate, nel 2011 i costi del lavoro sono aumentati allo stesso ritmo del valore aggiunto (+4,1% sul 2010), in lieve rallentamento rispetto all anno precedente e con un andamento leggermente più contenuto tra le grandi imprese. Confrontati ai valori del 2007, i costi del personale risultano però in crescita con tassi a due cifre in tutte le classi dimensionali, con una dinamica nettamente più vivace rispetto a quella del valore aggiunto. La produttività, misurata come valore aggiunto prodotto per ogni euro di costo sostenuto per il personale, si è quindi attestata nel 2011 sui livelli dell anno precedente (al 149% per le microimprese, al 154% per le PMI e al 173% per le società maggiori), ma a valori ancora significativamente minori rispetto a quelli osservati nel 2007: -15 punti percentuali per le microimprese e per le PMI, -16 punti percentuali per le società di dimensione maggiore. Le tendenze settoriali non sono omogenee: mentre nell industria e nel terziario la produttività è crollata nel 2009, mantenendosi negli anni successivi su quei livelli (con un gap tra 2007 e 2011 rispettivamente di 14 e di 17 punti), nelle costruzioni ha continuato a ridursi anche nel L'andamento della produttività valore aggiunto su costi del lavoro 164% 169% 147% 150% 149% 154% 154% 154% 164% Tassi di crescita dei costi del lavoro 11,6% 189% 177% 177% 173% La produttività tra le PMI valore aggiunto su costi del lavoro, mediane 149% 150% 150% 163% 152% 147% 146% 15,5% 15,0% 4,4% 4,9% 4,8% 4,2% 4,1% 3,3% 174% 158% 158% 157% Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata
7 2011, accumulando una caduta di 16 punti rispetto ai livelli pre-crisi. La maggiore variabilità dei risultati aziendali si riscontra anche con riferimento ai margini operativi lordi. Tra 2011 e 2010 è infatti, da un lato, aumentata in tutte le fasce dimensionali la presenza di aziende con indici negativi e, dall altro, sono cresciuti i margini delle imprese con risultati positivi. A evidenziare Ebitda negativi sono soprattutto le società di maggiore dimensione: il 21,1% di quelle con ricavi oltre 50 milioni, in aumento rispetto al 19,6% dell anno precedente. La presenza di PMI con Mol negativi è minore (14,5%), ma torna sui massimi osservati nell anno nero dei bilanci, il Le difficoltà sul fronte della redditività lorda delle PMI si riscontrano in tutti i settori, con una presenza maggiore di aziende con indici negativi nel terziario (il 16,6%), che supera quella già molto alta del 2009 (15,7%). La tendenza risulta molto preoccupante nelle costruzioni, settore in cui il numero di imprese con Mol negativo è quasi triplicata tra 2007 e 2011 (la percentuale passa dal 4,3% al 12,3%). Le società che hanno conseguito Mol positivi, sono riuscite ad accrescere gli indici tra 2011 e 2010, anche se a ritmi inferiori rispetto all anno precedente (3,7% contro il 5,3% del 2010 sul 2009). Nonostante i miglioramenti, i livelli dei Imprese con margini lordi negativi % rispetto al totale 16,1% 13,9% 14,8% 14,5% 14,5% 13,4% 9,8% 9,4% 8,5% 11,0% 14,1% 21,9% 21,1% 19,6% 16,0% Le PMI con margini lordi negativi % rispetto al totale 12,9% 13,1% 4,3% 9,8% 8,0% 12,3% 11,3% 16,6% 15,7% 15,1% 6,5% Tassi di crescita dei margini lordi, imprese con Mol positivo 2,8% 3,9% 2,8% 1,6% -12,1% -13,2% -5,1% Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata
8 margini conseguiti prima della crisi sono ancora distanti anche per queste aziende: di 12,1 punti percentuali per le imprese manifatturiere, di 13,2 per quelle delle costruzioni e di 5,1 punti per le aziende del terziario. Le difficoltà riscontrate sui margini lordi si riflettono sugli indici di redditività: il ROI (risultato operativo della gestione caratteristica sulle attività investite), è leggermente diminuito tra 2010 e 2011, passando dal 4,5% al 4,4%, mentre il ROE (utile su patrimonio netto) si è ridotto dal 6,5% al 5,7%. Per le PMI, nel 2011 il ROI si è attestato al 3,6% in tutti i settori analizzati ma, mentre nell industria la tendenza è al miglioramento, nelle costruzioni e nei servizi la redditività risulta in continua diminuzione da quando la crisi si è manifestata sul nostro sistema economico. Nel 2011 hanno chiuso l esercizio in utile il 72% delle imprese analizzate, un dato in lieve diminuzione rispetto al 2010 (73,3%) e di sei punti percentuali minore rispetto al 2007 (78,3%). Tra le PMI, la percentuale sale al 75,4%: mentre nell industria e nel terziario la quota di società con bilancio positivo è superiore rispetto a quella del 2009, nelle costruzioni, la percentuale risulta ai minimi (71,9% contro il 75% dell anno precedente). Il Roe mediane 10,0% 9,8% 9,8% 6,0% 6,8% 6,2% 5,9% 5,1% 4,9% 4,9% 6,7% 6,0% 5,8% Il Roi tra le PMI mediane 6,5% 5,8% 4,6% 3,9% 3,9% 3,5% 3,6% 3,6% 3,8% 3,6% 3,2% Le PMI in utile d'esercizio % sul totale 82,9% 85,4% 81,0% 76,3% 76,1% 76,2% 75,0% 77,3% 73,5% 75,5% 71,9% 67,8% Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata
9 Gli indici finanziari Nonostante il maggior razionamento del credito operato dalle banche nel 2011 e i minori debiti finanziari concessi, gli indicatori evidenziano un numero crescente di aziende per cui i margini lordi rischiano di essere insufficienti rispetto agli oneri e ai debiti in bilancio. Le regole di Basilea continuano però a spingere le imprese ad aumentare la propria capitalizzazione e quindi a migliorare la sostenibilità finanziaria. Tra 2011 e 2010 il rapporto corrente che sintetizza la capacità delle aziende di far fronte agli impegni a breve attraverso risorse liquide o facilmente realizzabili è leggermente diminuito tra le PMI e tra le società maggiori, mentre è aumentato tra le micorimprese. Nonostante questi andamenti generali non destino particolari preoccupazioni, risulta in aumento la quota di società in forte squilibrio. La percentuale di aziende per cui l attivo corrente copre meno della metà del passivo è particolarmente elevata tra le microimprese (8%), ma le tendenze in atto tra le PMI e tra le grandi società indicano una situazione che ha continuato a peggiorare anche dopo il Il capitale circolante commerciale, che esprime la consistenza del fabbisogno finanziario derivante dal ciclo operativo, è rimasto 124% Il rapporto corrente attivo corrente su passivo corrente, mediane 128% 127% 127% Imprese con forti squilibri correnti % imprese con rapporto corrente <50% 8,0% 7,8% 8,0% 7,2% 120% 124% 124% 124% 2,2% 2,3% 2,3% 2,7% 120% 119% 118% 119% 3,3% 3,5% 2,8% 2,7% 22,4% 18,8% 19,0% 15,8% Capitale circolante su fatturato 18,5% 26,9% 21,1% 21,1% 16,8% 21,1% 16,2% 14,6% Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata
10 sostanzialmente stabile: si è attestato al 24% dell attivo nel 2011 (23,5% nel 2010) e al 19,7% del fatturato (19,5% nel 2010). Rispetto ai livelli pre-crisi Il rapporto tra circolante e fatturato risulta invece di quasi tre punti maggiore, ad indicare che è aumentato il fabbisogno finanziario netto che le aziende devono soddisfare nel breve termine per sostenere l attività commerciale. Tra 2011 e 2010 sono rimasti stabili a 96 giorni i tempi di pagamento concessi ai clienti, con dinamiche diverse tra le fasce dimensionali considerate: sono aumentati di circa un giorno tra le microimprese (da 90,5 a 91,7), ma sono diminuiti di tre giorni tra le PMI (da 107,4 a 104,8) e di due giorni tra le società maggiori (da 76,5 a 74,5). I fornitori sono stati pagati in media in 98 giorni, uno in più del 2010, ma anche in questo caso con andamenti diversificati tra le fasce dimensionali considerate: sono aumentati di 3 giorni i tempi tra le microimprese (da 94 a 97), mentre sono rimasti stabili tra le PMI (a 101) e tra le società maggiori (a 78). Con il rallentamento dell attività produttiva, è anche rallentato l indebitamento complessivo delle società analizzate, cresciuto tra 2010 e 2011 a ritmi dell 1,6% (3,6% nell anno precedente), con tassi intorno al 3% tra le 2,6% 1,2% 0,9% 5,2% 2,2% 5,1% 5,6% 3,0% 7,7% 4,4% 2,7% <2 milioni 2-10 milioni milioni > 50 mil 7,4% 103 2,5% I tempi di pagamento tra le PMI giorni clienti L'indebitamento tassi di crescita, 101 giorni fornitori L'indebitamento delle PMI tassi di crescita, 2,8% 8,5% 4,3% 2,4% 1,9% 2,1% 101 8,7% 6,4% Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata
11 società con fatturato oltre 10 milioni di euro. Le dinamiche osservate tra le PMI non indicano forti differenze settoriali tra 2011 e 2010, mentre le tendenze di più lungo periodo sono maggiormente diversificate: tra 2007 e 2011 l indebitamento è infatti cresciuto di più nelle costruzioni (+8,5%) e nei servizi (+6,4%), rispetto a quanto osservato nell industria (+2,8%). I dati relativi ai debiti finanziari indicano che le banche hanno maggiormente selezionato il credito: se si considera il bilancio aggregato di tutte le società analizzate, i debiti finanziari risultano infatti in aumento del 3,1% tra 2011 e 2010, mentre il valore mediano è negativo (pari al -2,7%). In altri termini le banche hanno aumentato il credito erogato, ma hanno ridotto il numero di soggetti ai quali hanno dato in prestito i fondi. I indicano che il razionamento del credito ha riguardato sia le piccole imprese (fatturato inferiore a 10 milioni di euro), sia le grandi società (oltre 50 milioni), mentre le medie aziende (10-50 milioni di euro) hanno conseguito tassi positivi nell industria (+1,9%) e nelle costruzioni (2,7%), rimanendo ai livelli dell anno precedente nel terziario. Il costo del debito è tornato a salire: nel 2011 il rapporto tra oneri e debiti finanziari si è infatti attestato a 4,8 punti percentuali, 0,7 in più 30,4% I debiti finanziari tassi di crescita, medie ponderate 25,5% 7,3% 6,8% 4,2% 4,6% 4,3% 1,3% -2,7% <2 milioni 2-10 milioni milioni > 50 mil I debiti finanziari tassi di crescita, 5,4% 5,5% 0,8% 0,0% 0,1% 9,3% 2,7% -1,7% -0,8% -0,4% -2,2% -3,7% -4,8% <2 milioni 2-10 milioni milioni > 50 mil Il costo del debito oneri su debiti finanziari, 24,2% 1,3% 6,2% 6,0% 5,4% 4,9% 4,5% 4,6% 4,0% 4,1% 4,1% 3,5% 3,4% 3,7% Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata
12 rispetto all anno precedente. L aumento ha riguardato tutte le fasce dimensionali, con un minor onere per le imprese più grandi. Il maggior costo del denaro ha contribuito ad aumentare la presenza di aziende per cui i margini prodotti potrebbero essere insufficienti a onorare il servizio del debito: la percentuale di società per cui gli oneri finanziari erodono almeno la metà dei margini lordi passa dal 10,5% all 11,9%; se a questa percentuale si aggiunge quella di aziende con Mol negativi, la quota passa dal 24,3% del 2010 al 26,7% del La percentuale è particolarmente elevata tra le società maggiori (36,4%, in aumento di quasi 4 punti rispetto all anno precedente). Tra le PMI, la quota è pari al 27,6%, in aumento rispetto al 2010 ma inferiore rispetto ai massimi osservati al picco della crisi del 2009 (29,3%). I dati per settore indicano una presenza particolarmente elevata di aziende per cui gli oneri finanziari rischiano di diventare insostenibili nei servizi (29,8%) e nelle costruzioni (29%), settore in cui la percentuale ha superato di oltre 10 punti quella osservata prima della crisi. Da quando la recessione si è abbattuta sulla nostra economia, il cattivo andamento dei margini lordi ha comportato un continuo innalzamento del rapporto tra debiti finanziari Imprese con rapporto oneri finanziari su Mol maggiore del 50% % sul totale, include imprese con Mol negativo 29,5% 29,3% 26,2% 27,6% 24,0% 23,6% 24,7% 21,6% 39,7% 36,4% 33,2% 32,7% PMI con rapporto oneri finanziari su Mol maggiore del 50% % sul totale, include le imprese con Mol negativo ,0% 31,6% 29,0% 29,8% 26,7% 27,2% 23,1% 24,1% 21,3% 22,8% 22,8% 18,1% 1,6 2,1 I debiti finanziari sui margini lordi, solo imprese con Mol positivi 2,0 2,0 2,4 2,8 2,9 3,0 2,9 2,9 2,6 2, Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata
13 ed Ebitda. Se si escludono le aziende con Mol negativo, i debiti sono risultati nel 2011 pari al triplo dell Ebitda per le PMI con ricavi compresi tra 2 e 50 milioni di euro (il rapporto era pari a 2,4 prima della crisi) e il quoziente si è attestato a 2,9 tra le grandi società. Gli indici risultano particolarmente elevati tra le imprese che operano nell edilizia: 3,8 per quelle con fatturato 2-50 milioni di euro e 4,8 per le società di dimensione maggiore. Nel 2011 è proseguita la tendenza da parte delle imprese italiane ad accrescere il patrimonio netto, soprattutto per l azione delle I debiti finanziari sui margini lordi tra le PMI, solo imprese con Mol positivi 2,5 2,6 3,8 3,6 3,1 3,1 3,1 3,2 2,1 2,4 Il capitale netto tassi di crescita, mediane 2,6 2,6 regole di Basilea. Anche se a ritmi inferiori rispetto a quelli dell anno precedente, è infatti aumentato il capitale netto: del 4% tra le 27,3% 38,6% 28,4% microimprese con ricavi inferiori a 2 milioni di euro, del 3% tra le PMI con fatturato tra 2 e 50 milioni di euro, del 2,5% tra le società di 4,9% 4,2% 4,6% 4,0% 3,0% 2,5% maggiore dimensione. Dal 2007 il patrimonio delle imprese è aumentato in modo consistente: di circa il 27-28% tra le microimprese e le grandi società, del 39% tra le PMI. Circa 10 punti percentuali di questi aumenti sono attribuibili al decreto anticrisi 185/2008, che ha permesso alle aziende di operare una rivalutazione dei beni immobili Il capitale netto corretto per l'effetto rivalutazione tassi di crescita, mediane 19,6% 25,1% 5,8% 5,5% 5,5% 4,7% 3,8% 2,9% 23,8% iscritti nell attivo nei bilanci del 2008; tra le PMI, al netto di questo intervento, il patrimonio Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata
14 risulta comunque di un quarto maggiore rispetto a quello del La maggiore patrimonializzazione delle aziende ha quindi costituito un importante argine alla crisi, rendendo i debiti più sostenibili. Per l impresa mediana, il rapporto debt-equity ha continuato a diminuire, passando dall 88% del 2010 all 81% del 2011, con riduzioni di 13 punti percentuali per le microimprese tra 2007 e 2011, di 26 punti per le PMI, di 28 per le grandi aziende. La presenza di aziende con un livello di debiti finanziari in zona di rischio, pari ad almeno il doppio del capitale netto, si è attestata nel 2011 al 37,8%, in calo di mezzo punto percentuale rispetto all anno precedente. Il miglioramento è attribuibile alle tendenze osservate tra le microimprese e tra le grandi società. Per le PMI, i livelli non si discostano in modo apprezzabile da quelli dell anno precedente (la quota passa dal 37,7% al 36,6%), con una presenza particolarmente elevata di imprese con debiti in zona di rischio nelle costruzioni (43,7%). 88% 80% 84% 75% Il rapporto tra debiti finanziari e capitale netto 121% 96% 98% 96% 95% 75% 73% 67% Imprese con debiti finanziari oltre il doppio del capitale netto % sul totale 39% 39% 39% 39% 41% 36% 37% 37% 33% 27% 26% 25% PMI con debiti finanziari oltre il doppio del capitale netto % sul totale 38,8% 32,9% 33,4% 33,9% 46,0% 41,8% 44,0% 43,7% 40,3% 36,3% 37,2% 36,6% Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata
15 Nota metodologica I risultati presentati si riferiscono a 128 mila bilanci d esercizio 2011 depositati dalle società di capitale italiane, che Cerved Group ha riclassificato e analizzato. Per il calcolo degli indici, l Osservatorio esclude i bilanci di imprese con fatturato inferiore a 100 mila euro, che presentano squadrature o anomalie che non ne consentano la confrontabilità, che si riferiscono a un periodo inferiore o uguale a 9 mesi. I risultati di bilancio 2011 sono confrontati con quelli realizzati dallo stesso gruppo di imprese negli anni precedenti. Il campione chiuso di bilanci che superano i requisiti di qualità, di fatturato e di confrontabilità è costituito da circa 80 mila bilanci. Le classi di fatturato sono calcolate con riferimento al primo anno per cui l impresa presenta un bilancio valido (2009, o 2010 nel caso in cui la società non abbia presentato un bilancio utile per il calcolo degli indici nel 2009).
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