Bare sull asfalto e in mare

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1 Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n Copia 1,00 Copia arretrata 2,00 L OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLV n. 194 ( ) Città del Vaticano venerdì 28 agosto y(7ha3j1*qsskkm( +\!"!{!$!:! Cinquanta persone trovate morte su un Tir in Austria all indomani delle ennesime tragedie nel Mediterraneo Bare sull asfalto e in mare Corpi speciali della polizia contro i profughi che premono alla frontiera un g h e re s e VIENNA, 27. Decine di profughi e migranti le prime informazioni parlano di cinquanta persone sono stati trovati morte in un Tir parcheggiato in una piazzola autostradale nei pressi della località austriaca di Pa r n d o r f. All indomani delle ennesime tragedie nel Mediterraneo con cinquanta morti asfiassiati nella stiva di un barcone e altri tre siu un gommone un atroce conferma del dramma di migranti e profughi giunge dunque anche da questa ro t t a terrestre europea sudorientale, della cui situazione proprio a Vienna discutono oggi i rappresentanti dei Paesi I primi rilievi delle forze dell ordine austriache nel Tir dove sono stati rinvenuti i cadaveri dei migranti (Afp) Abbandona il capo della delegazione di Tripoli Nuove difficoltà nel negoziato libico Militari delle forze di Tobruk durante operazioni a Bengasi (Reuters) RA B AT, 27. A poche ore dall inizio a Skhirat, in Marocco, della nuova tornata del negoziato libico mediato dall Onu, ha abbandonato il tavolo delle trattative e l incarico Saleh Makhzoum, capo della delegazione del General National Congress (Gnc), il Parlamento di Tripoli, non riconosciuto dalla comunità internazionale. Makzhoum, che non ha fornito alcuna spiegazione, si è anche dimesso da vicepresidente del Gnc, espressione degli islamisti della coalizione Alba libica, gruppo che controlla la capitale del Paese dall agosto dello scorso anno. Come noto, Cnc e Alba libica non hanno firmato l intesa sulla formazione di un Governo di unità dell Unione europea e di quelli dei Balcani occidentali. Di «un avvertimento» per l E u ro - pa «affinché ci mettiamo al lavoro per risolvere questo problema e dare prova di solidarietà», ha parlato il cancelliere tedesco, Angela Merkel presente al vertice. Da parte sua, il responsabile dell alto commissariato nazionale sottoscritta il 12 luglio, sempre a Skhirat, da altri soggetti del conflitto libico, compresi i loro ormai di fatto ex alleati di Misurata, oltre che dal Governo di Tobruk, quello riconosciuto dalla comunità internazionale. L accordo prevede la costituzione di un Governo di unità nazionale, guidato da un premier e da due vice operativi, che deve restare in carica per un anno, ma anche un unico Parlamento, quello di Tobruk. Il Cnc ha più volte dichiarato di non poter accettare quest ultimo punto. Al momento in cui andiamo in stampa, il mediatore dell Onu, Bernardino León, non ha chiarito se l incontro di oggi è confermato. dell Onu per i rifugiati, António Guterres, ha diffuso oggi un comunicato nel quale definisce completamente inadeguato il sistema dell asilo nell Ue, in riferimento al trattato di Dublino che prevede la responsabilità esclusiva dei Paesi d arrivo nella gestione dei flussi di profughi e migranti. Ieri, come detto, nella stiva dell ennesimo barcone trasformato in bara galleggiante nel Mediterraneo i soccorritori della nave svedese Posei- Nella predicazione a Cesarea La delusione di Origene MANLIO SIMONETTI A PA G I N A 5 don avevano trovato cinquantuno morti. Poco prima i marinai della Poseidon avevano trovato tre donne morte, una con in grembo il suo bambino che non nascerà, quando avevano soccorso un gommone con centoventi profughi e migranti. Solo una parte, questi, dei tremila tratti in salvo solo ieri dai mezzi navali che incrociano quelle acque. Ma dall Ue europea, nonostante le dichiarazioni reiterate in queste ore, tardano ancora risposte di civiltà e umanità. Sarà applicato solo nel 2016 seppure sarà approvato dai Governi quel «meccanismo permanente, vincolante e con quote» per la ripartizione di richiedenti asilo in caso di emergenze che possano verificarsi in qualunque Paese dell Unione; meccanismo che la Commissione europea intende p ro - porre «entro la fine dell anno», come ha dichiarato oggi la portavoce Natasha Bertaud. Da parte sua, il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha respinto le accuse di inattività mosse alla sua istituzione, precisando che semmai a non fare il necessario sono gli Stati. Nel frattempo, alla frontiera esterna dell Ungheria, quella con la Serbia, la barriera di filo spinato quasi completata non frena gli arrivi. La risposta del Governo del premier Vi k tor Orban è una nuova stretta, con l istituzione di un corpo speciale, con cani e armi, per pattugliare il confine e impedire i passaggi. Eppure le cifre sono ancora relativamente contenute. In totale, quest anno in Ungheria sono arrivate persone, in stragrande maggioranza provenienti da Siria, Iraq, Afghanistan e Pakistan, tutti Paesi in condizioni tali da garantire loro il diritto d asilo previsto dalle convenzioni firmate dal Governo ungherese e da tutti quelli dell Ue. Le decisioni del Governo di Orban hanno fatto seguito a disordini al centro di accoglienza di Roeszke, dove la polizia ha usato i lacrimogeni contro circa duecento rifugiati che volevano parlare con i giornalisti della televisione pubblica. Il capo della polizia ungherese, Karoly Papp, ha detto che un nuovo corpo speciale, formato da oltre duemila uomini, pattuglierà in modo permanente il confine per bloccare gli ingressi. «Non avranno l ordine di sparare», ha assicurato Papp, mentre il portavoce del Governo, Zoltan Kovacs, ha detto che si sta valutando l uso dell e s e rc i t o. In Germania, sempre ieri, gruppi organizzati di estrema destra hanno contestato Merkel, recatasi insieme al presidente della Repubblica, Joachim Gauck, al centro accoglienza di profughi a Heidenau, vicino a Dresda, teatro di un attacco di neonazisti che ha definito vergognoso. Merkel ha ribadito che ci sarà tolleranza zero per chiunque neghi la dignità umana di profughi e migranti. Uccisi due reporter in Virginia durante un intervista Follia in diretta Si riapre il dibattito sulle armi facili WASHINGTON, 27. «Guardatemi sul web». Sono queste le ultime parole di Vester Flanagan, 41 anni, che ieri ha ucciso in Virginia la giornalista Alison Parker, 24 anni, cronista di una televisione locale, e il cameraman Adam Ward, 27 anni. L omicidio è avvenuto in diretta, durante un intervista, una come tante altre, in una trasmissione sul turismo locale. Il killer ha aperto il fuoco contro i due, esplodendo almeno sette colpi. Era un ex collega, licenziato da qualche tempo e probabilmente alla ricerca di vendetta. «Ho filmato la sparatoria, guardate su Facebook» ha scritto prima di spararsi al termine di una fuga durata alcune ore. L episodio ha riportato alla ribalta la questione della violenza legata alla vendita e alla diffusione delle armi da fuoco negli Stati Uniti. «Le armi hanno ucciso più del terrorismo. Ho il cuore spezzato» ha dichiarato il presidente Barack Obama, promettendo un iniziativa che faccia pressione sul Congresso in modo da approvare quanto prima nuove norme. Da tempo infatti la Casa Bianca sta spingendo perché venga varata una stretta, in particolare rendendo obbligatori i cosiddetti background check, i controlli su chi acquista una pistola o un fucile, per verificare se abbia precedenti penali o soffra di disturbi mentali. Il dibattito sulla vendita delle armi negli Stati Uniti è ripreso anche in seguito a diversi atti di violenza compiuti negli ultimi mesi da agenti di polizia bianchi nei confronti di neri disarmati. Tuttavia, come fanno notare in molti, la questione delle armi non può e non deve essere isolata da Ma le condizioni dei civili restano gravi anche per la crisi idrica Quarantott ore di cessate il fuoco in Siria DA M A S C O, 27. Mentre si diffondono soprattutto sulla stampa britannica le notizie di nuovi attacchi chimici, in Siria è stato raggiunto un cessate il fuoco di quarantott o re tra le forze del regime e i ribelli. L accordo riguarda la roccaforte dei ribelli Zabadani, nei pressi di Damasco, e i villaggi sciiti di Foua e Kafraya, nella provincia di Idlib, nelle mani delle forze del presidente Bashar al-assad. Un precedente cessate il fuoco era stato fissato dal 12 e al 15 agosto ma era stato interrotto per disaccordi sulla liberazione di alcuni prigionieri. E solo poche ore fa si sono registrati nuovi episodi di violenza a Damasco. Intanto, tra le conseguenze del conflitto si segnala l aggravamento della crisi idrica, con pesanti ricadute per la popolazione civile. La denuncia è stata fatta dall Unicef (il Bambina estratta dalle macerie dopo un bombardamento vicino Damasco (Reute rs ) quella dell uso dei social media, che spesso diventano pericolose casse di risonanza di disagi e rabbie. C è il pericolo dicono gli esperti che la rete si trasformi in uno strumento di autocelebrazione per gli assassini, con il rischio di creare fenomeni di emulazione. Senza dimenticare che aumentano le vendite di armi proprio attraverso internet. E sempre ieri altri due casi hanno scosso il Paese. Nella cittadina di Sunset, in Lousiana, un uomo ha seminato il panico accoltellando due donne e ingaggiando una sparatoria con la polizia prima di barricarsi nel minimarket di una stazione di servizio. Alla fine l a r re s t o, grazie anche all uso dei gas lacrimogeni. Ma il bilancio finale è pesante: due morti, tra cui un poliziotto, e due feriti. I testimoni raccontano una scena da film, con il sospetto che per sfuggire agli agenti ha sfondato la vetrina del negozio con la sua auto. Poco prima, in un liceo in West Virginia, un quattordicenne ha tenuto in ostaggio un intera classe l insegnante e ventisette studenti con una pistola. L edificio è stato immediatamente fatto sgomberare ed è iniziata la trattativa tra le autorità e il giovane, che impugnava una calibro 38. È stato tuttavia fondamentale l intervento dell insegnante, il quale, oltre a tenere calmi gli studenti, ha anche parlato con il ragazzo. Dopo circa due ore, il giovane si è arreso. Nessuno dei presenti in classe è rimasto ferito. E intanto oggi WalMart, la catena di ipermercati americana, ha annunciato che sospenderà la vendita di armi d assalto, semiautomatiche o con caricatori con più di sette pallottole. Il direttore delle comunicazioni di WalMart, Kory Lundberg, ha comunque sottolineato che «la politica non c entra niente con questa decisione». fondo delle Nazioni Unite per l infanzia), secondo il quale, negli ultimi mesi, cinque milioni di persone che vivono in città e nelle comunità rurali, tra le quali molti bambini, hanno subito le conseguenze di lunghe e a volte deliberate interruzioni delle forniture idriche da parte dei gruppi armati. Nel nord della città di Aleppo, dove per mesi i combattimenti hanno paralizzato la principale fonte idrica, l Unicef ha registrato quest anno 18 interruzioni deliberate d acqua. Senza acqua a casa, il compito di rifornirsi dalle fontanelle pubbliche o dai punti di distribuzione in strada viene affidato ai bambini. Un ingegnere dell Unicef ha raccontato di una bambina che «si è messa in fila per ore per riempire due contenitori d acqua di piccole dimensioni, ma troppo pesanti per lei». E proprio mentre erano fuori di casa a prendere acqua tre bambini sono stati uccisi nelle ultime settimane ad Aleppo, rivela la stessa fonte. L Onu stima che la scarsità d acqua porterà gravi conseguenze per le famiglie a Damasco, Deraa, Aleppo e nelle altre aree che hanno a disposizione solo acque non potabili, che espongono soprattutto i bambini al rischio di contrarre diarrea, tifo, epatite e altre malattie. Nelle ultime settimane, i prezzi dell acqua ad Aleppo sono notevolmente aumentati. E alle sofferenze imposte dal conflitto per la popolazione siriana si aggiungono in questi giorni anche quelle provocate dal clima. Il Paese è stato investito dalla più dura ondata di caldo degli ultimi decenni: le temperature ad Aleppo sono arrivate a quaranta gradi nelle ultime settimane. Per questo l Unicef ha rinnovato l appello affinché siano risparmiate ulteriori sofferenze alla popolazione civile.

2 pagina 2 L OSSERVATORE ROMANO venerdì 28 agosto 2015 Il presidente Kiir firma l accordo per la pace nel Sud Sudan (Ap) Te n s i o n e tra Vietnam e Cambogia sui confini PHNOM PENH, 27. Le Nazioni Unite hanno consegnato, in via eccezionale e per un breve periodo, la mappa originale della Cambogia al Governo di Phnom Penh. La decisione è stata presa dopo che il primo ministro, Hun Sen, aveva scritto al segretario generale dell Onu, Ban Kimoon, chiedendo di potere avere in prestito la mappa originale per porre fine alle manifestazioni violente di nazionalismo. L obiettivo di Hun Sen è quello di confrontare la mappa dell Onu con quella che il suo Governo sta usando per delimitare la linea di confine con il Vietnam, dopo che i parlamentari dell opposizione hanno accusato il premier di utilizzare un documento sbagliato. Nelle ultime settimane, leader dell opp osizione hanno indetto manifestazioni di protesta nelle zone di confine contese. Alcune di queste dimostrazioni si sono concluse con violenti scontri tra gruppi di civili dei due Paesi. Ad est, la Cambogia condivide con il Vietnam un confine di chilometri; fino a oggi, solo l 83 per cento della demarcazione delle frontiere è stata completata. Il prestito della mappa originale arriva dopo che un senatore del partito di opposizione è stato arrestato con l accusa di tradimento per la pubblicazione online di un presunto falso trattato di frontiera con il Vietnam. Ora, le forze politiche potranno confrontare le mappe e chiarire se la carta in mano al Governo è uguale all originale, custodita alle Nazioni Unite dal Pechino immette nuova liquidità O ssigeno per i mercati PE C H I N O, 27. L'annunciato rinvio dell aumento dei tassi da parte della Fed e gli interventi della Banca centrale di Pechino danno finalmente respiro ai mercati finanziari globali, dopo tre giorni di vendite incontrollate. Anche i listini europei vengono influenzati dal rinnovato ottimismo e, complice una seduta record per Wall Street, questa mattina hanno aperto in netto rialzo: ampi guadagni si registrano su tutte le piazze principali. Proprio questa mattina la Banca centrale cinese ha annunciato una nuova iniezione di liquidità a sostegno del sistema bancario. L istituto ha infatti iniettato 150 miliardi di yuan, circa 23,4 miliardi di dollari. Un altra decisione è stata presa sul versante valutario, con una nuova svalutazione: il tasso di riferimento dello yuan è stato tagliato verso il dollaro ai minimi degli ultimi 4 anni (dall agosto 2011) a 6,4085 yuan verso il biglietto verde. Si tratta di una riduzione dello 0,07 per cento rispetto ai livelli della vigilia. Il tasso di riferimento è quello intorno al quale il renmimbi, altro nome dello yuan, è autorizzato a fluttuare. La svolta è stata percepita soprattutto a Shanghai, che ha registrato il ritorno massiccio degli acquisti e si è rafforzata fino a chiudere con un guadagno del 5,3 per cento dopo cinque sedute negative di fila. Bene anche Shenzhen, che ha chiuso in rialzo del 3,3 per cento. Sulla stessa linea la piazza di Hong Kong, che avvicina un rialzo di tre punti percentuali sul finale. La Borsa di Tokyo ha chiuso in recupero dell 1,08 per cento. La ripresa dei mercati si riflette anche sul petrolio che rimbalza dai minimi degli ultimi sei anni. Il Wti il greggio statunitense ha mostrato oggi un recupero di oltre 1,60 dollari tornando sopra la soglia psicologica dei quaranta dollari al barile. Anche il prezzo del Brent il greggio europeo è in recupero con una quotazione che sfiora i 45 dollari. Negli ultimi giorni si era assistito a un pesante calo delle materie prime. In un parere tecnico alla stampa, un analista della China Merchant Bank ha indicato che «lo yuan continua a calare verso il dollaro, in parte sotto la pressione degli investitori, nella misura in cui si stanno realizzando le attese di svalutazione della moneta da parte dei mercati». La Banca centrale dall usare il termine "svalutazione", affermando di aver semplicemente modificato il modo di calcolare il tasso di riferimento dello yuan per rispecchiare in modo «più veritiero», si legge nel comunicato, il valore assegnatogli dai mercati, come fatto anche qualche giorno fa quando ha preso le prime decisioni sulla valutazione della moneta. Sono in molti tuttavia a sottolineare che il rilancio delle piazze asiatiche sia stato determinato più dalle notizie che arrivano dagli Statti Uniti che dalle mosse di Pechino. Fonti della Fed hanno infatti lasciato intendere che il preannunciato rialzo dei tassi non ci sarà nell immediato e anzi potrebbe slittare all anno prossimo. William Dudley della Federal Reserve di New York ha parlato espressamente di operazione «meno convincente» rispetto a poche settimane fa. Qualche indicazione ulteriore potrebbe arrivare dal simposio di Jackson Hole, il tradizionale meeting dei banchieri centrali, che parte oggi ma senza la presenza proprio del governatore della Fed, Janet Yellen. L effetto dell indiscrezione di Dudley su Wall Street è stato immediato: dopo i due giorni peggiori dell ultimo mese, il Dow Jones ha chiuso con un guadagno che ha sfiorato il quattro per cento mentre il Nasdaq è andato oltre, toccando quota 4,2 per cento, in quella che è stata la migliore seduta borsistica dal novembre del A spingere gli acquisti anche i dati positivi dell economia, dagli ordini di beni durevoli alla fiducia dei consumatori. Notizie positive arrivano intanto anche dal vecchio continente. Sul fronte macroeconomico si registra il calo più forte delle attese dei prezzi delle importazioni in Germania: a luglio sono scesi dello 0,7 per cento rispetto al mese precedente, contro la stima di una riduzione dello 0,3. La fiducia delle imprese in Francia è salita ad agosto a 103 punti, dai 102 del mese precedente e sopra le attese: è il miglior dato dal Il pil (prodotto interno lordo) spagnolo nel secondo trimestre è salito dell un per cento, confermando la crescita del primo trimestre, mentre su base annuale la crescita è stata del 3,1. Il presidente firma l accordo di Addis Abeba ma mantiene le sue riserve Pace fragile in Sud Sudan JUBA, 27. Resta incerta la possibilità di restituire alla pace il Sud Sudan lacerato da oltre venti mesi di guerra tra le forze fedeli al presidente Salva Kiir Mayardit e i ribelli guidati dal suo ex vice Rijek Machar. Dopo la firma di quest ultimo all accordo di pace stilato lo scorso 17 agosto ad Addis Abeba con la mediazione dell Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad) in Africa, sul documento è finalmente arrivata ieri anche quella del presidente. Tuttavia, lo stesso Salva Kiir Mayardit l ha apposta dichiarando Dopo i combattimenti nell area di Anéfis Segnali di distensione nel nord del Mali BA M A KO, 27. Sembra poter rientrare la crisi più recente riesplosa nel nord del Mali. I combattenti del Gruppo d autodifesa di tuareg imghad e i loro alleati (Gatia, una formazione filogovernativa) hanno infatti accettato di ritirarsi da Anéfis. La località era stata occupata a metà agosto dopo aspri combattimenti con il Coordinamento dei movimenti dell Azawad (Cma), che raccoglie le principali formazioni autonomiste tuareg e arabe e che di recente ha sottoscritto l accordo di pace con il Governo di Bamako. Tuttavia, il portavoce del Gatia, Fahd Ag Al Mahmoud, ha posto la condizione che a prendere il controllo della città sia la Minusca, la missione dell Onu in Mali. «Far tornare Riaperta in Sud Africa la questione della restituzione delle terre CITTÀ DEL CA P O, 27. Quasi richieste di restituzione di proprietà terriere sono state inviate alle autorità sudafricane da aprile a oggi. Lo ha permesso una nuova normativa, approvata lo scorso anno, che ha riaperto i termini per la presentazione delle domande. Il dato è stato diffuso dalla stampa locale, che ha riportato un documento del partito di Governo African National Congress. Il numero di istanze, notano gli organi d informazione sudafricani citati dalla Misna, è pari a circa il 70 per cento di quelle che erano state presentate fino al 1998, termine ultimo Donne nigeriane durante una manifestazione per ricordare le ragazze rapite (Reuters) molte riserve. «La pace che firmiamo oggi contiene molte cose che dovremmo respingere: ignorare simili riserve non è nell interesse di una pace giusta e durevole», ha detto. Il presidente sudsudanese non ha specificato quali siano le sue obiezioni, ma ha annunciato che sono contenute in un documento già inviato ai mediatori internazionali. Secondo molti osservatori, Salva Kiir Mayardit punterebbe a una revisione dell accordo. Tuttavia, almeno per ora, i mediatori dell Igad hanno escluso un simile sviluppo. stabilito dalla legge all epoca in vig o re. La questione delle terre in Sud Africa è uno dei nodi rimasti ancora irrisolti dopo la fine del regime di apartheid, che puntava a riservare alla minoranza bianca l 87 per cento del territorio sudafricano. Il processo di restituzione e compensazione fu introdotto dopo le prime elezioni democratiche del Ma le operazioni di attuazione sono andate a rilento. Si stima che le terre effettivamente restituite oscillino tra i 5,5 e i 9,4 milioni di ettari sui 122 complessivi del Paese. La decisione del presidente sudsudanese sembra di conseguenza frutto più degli ultimatum internazionali che dell autentica convinzione che quanto stabilito ad Addis Abeba sia la strada migliore per restituire il Paese alla pace. Ieri il Consiglio di sicurezza dell Onu aveva affermato che avrebbe agito «immediatamente» se Salva Kiir Mayardit non avesse firmato l intesa come previsto, secondo quanto aveva riferito l a m b a s c i a t o re nigeriano all Onu, Joy Ogwu. Appena poche ore prima, il presidente la Cma ad Anéfis, sarebbe un passo indietro», ha dichiarato Ag Al Mahmoud. Anéfis si trova a centoventi chilometri a sud di Kidal, il maggior capoluogo del nord del Mali e principale bastione del Cma. L attacco del gruppo filogovernativo aveva messo a rischio il già fragile equilibrio raggiunto nella zona. La scorsa settimana, tra l altro, il Cma aveva sospeso la partecipazione al tavolo di monitoraggio dell accordo di pace nel nord del Mali, proprio per protesta contro il mancato ritiro del Gatia da Anéfis. Sia il Cma sia il Governo Bamako, tuttavia, avevano contestato la decisione della Minusca di stabilire una zona cuscinetto nell area di Kidal. Più che a contrasti tra filogovernativi e indipendentisti, peraltro, diversi analisti collegano quanto sta accadendo ad Anéfis alla persistente presenza nell area di traffichi illeciti con i quali diversi gruppi continuano a finanziarsi e in qualche caso più semplicemente a garantirsi strumenti minimi di sopravvivenza. Nella stagione delle piogge molte strade diventano impraticabili nel nord del Mali. Una delle poche utilizzabili passa proprio per Anéfis e il suo controllo potrebbe essere stata la scintilla dei nuovi combattimenti esplosi nei giorni scorsi. che il 17 agosto aveva detto di prendersi due settima per valutare aveva definito l accordo di Addis Abeba una «capitolazione» del suo Governo, ricevendo immediate critiche da parte dell Igad. Sulla vicenda era di nuovo intervenuta anche la diplomazia statunitense prospettando sanzioni a chi avesse ostacolato il processo di pace. I particolari dell accordo di Addis Abeba, in ogni caso, non sono stati resi noti alla stampa. Alcune fonti sostengono comunque che sia previsto il raggiungimento del cessate il fuoco in 72 ore (a partire da ieri), il ritiro di qualsiasi contingente militare straniero e la smilitarizzazione della capitale Juba. Dovrebbe poi essere formato un Governo di unità nazionale che veda la partecipazione anche di Machar, dando il via a un periodo di transizione della durata di trenta mesi. Ma sulle prospettive di pace pesa anche la spaccatura registrata tra i ribelli. Alcuni dei principali comandanti delle milizie prima fedeli a Rijek ne hanno infatti disconosciuto l autorità. Uno di loro, Gathoth Gatkuoth, ha esplicitamente dichiarato che il documento di Addis Abeba «non vale per tutto il Sud Sudan» e che se il presidente e il suo ex vice «non ascolteranno noi, allora ascolteranno i proiettili». È morta Amelia Robinson icona dei diritti civili WASHINGTON, 27. Negli ultimi anni viveva su una sedia a rotelle, ma fino alla fine ha continuato a marciare per i diritti civili. Amelia Robinson, morta ieri a 104 anni in un ospedale di Montgomery, in Alabama, era l ultima icona vivente della grande stagione del riscatto civile degli afroamericani. Pochi mesi fa tutto il mondo l aveva vista sulla sedia a rotelle e mano nella mano con il presidente Barack Obama riattraversare a Selma il ponte Edmund Pettus, quello sul quale cinquant anni fa aveva guidato la marcia per reclamare il diritto di voto per i neri. Quel giorno è ricordato nella storia statunitense come Bloody Sunday (domenica di sangue) dopo che la polizia aveva caricato Robinson e gli altri manifestanti. Una foto che la ritrae incosciente sul ponte quel giorno fece il giro del Paese, aumentando la consapevolezza e la forza del movimento per i diritti civili. «È stata una leader coraggiosa. Per la maggior parte dei suoi 104 anni, Amelia si è impegnata in un principio semplice: tutti meritano il diritto di voto», ha detto Obama, secondo il quale «onorare un eroe americano come Amelia richiede di seguire il suo esempio». Da 500 giorni rapite in Nigeria ABUJA, 27. Sono passati cinquecento giorni da quando i terroristi del gruppo fondamentalista islamico di Boko Haram hanno rapito più di duecentosessanta studentesse a Chibok, nel nord della Nigeria. Le loro famiglie sperano ancora che vengano liberate, anche se, dopo tutto questo tempo, di loro non ci sono tracce. "Le ragazze di Chibok", questo è il nome con il quale le giovani donne sono conosciute in tutto il mondo, erano state portate via dal dormitorio della loro scuola, nella città nello Stato di Borno, la notte tra il 14 e il 15 aprile del Per non dimenticare le studentesse, oggi nella capitale nigeriana, Abuja, avrà luogo una marcia pacifica. Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha da poco concluso una visita ufficiale in Nigeria, ha espresso il suo sostegno per la liberazione delle giovani, definendo «intollerabile» il loro rapimento da parte di Boko Haram, contro cui da marzo è in corso una vasta campagna militare congiunta, terrestre e aerea, patrocinata dall Unione africana, che vede impegnati oltre diecimila militari inviati da Ciad, Camerun, Niger e Benin, oltre alla Nigeria. Un appello è stato lanciato agli altri Stati della regione e alle Nazioni occidentali, dove nei mesi scorsi sono state lanciate diverse campagne mediatiche per chiedere la liberazione delle studentesse di Chibok. L OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum Città del Vaticano o r n e o s s ro m.v a w w w. o s s e r v a t o re ro m a n o.v a POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt GI O VA N N I MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino v i c e d i re t t o re Piero Di Domenicantonio cap oredattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio vaticano: vaticano@ossrom.va Servizio internazionale: internazionale@ossrom.va Servizio culturale: cultura@ossrom.va Servizio religioso: religione@ossrom.va Servizio fotografico: telefono , fax photo@ossrom.va w w w. p h o t o.v a Segreteria di redazione telefono , fax s e g re t e r i o s s ro m.v a Tipografia Vaticana Editrice L Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale 99; annuale 198 Europa: 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: 450; $ 665 America Nord, Oceania: 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono , fax , , info@ossrom.va d i f f u s i o n o s s ro m.v a Necrologie: telefono , fax Concessionaria di pubblicità Il Sole 24 Ore S.p.A. 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3 venerdì 28 agosto 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 3 Per Putin ed El Sisi indispensabile una coalizione che comprenda Damasco Russia ed Egitto concordano sulla strategia contro l Is MOSCA, 27. Russia ed Egitto appaiono concordi sulla strategia contro il cosiddetto Stato islamico (Is) sostenendo la necessità di una larga coalizione internazionale e, soprattutto, sulla necessità che questa comprenda la Siria, principale teatro insieme Ribelli attaccano città saudita S intensifica il conflitto nello Yemen SANA A, 27. Unità delle milizie sciite houthi hanno lanciato ieri un missile Scud contro la città saudita di Jizan. Lo riferisce l emittente televisiva del gruppo «Al Maseera», secondo cui nelle ultime ore il conflitto tra le forze che sostengono il presidente yemenita Hadi e i ribelli si sta intensificando. Gli abitanti della capitale yemenita Sana a hanno detto di aver sentito un grande boato cui dopo un po ha fatto seguito un attacco degli aerei sauditi contro il palazzo presidenziale e un deposito militare per razzi. Ieri due militari sauditi e un generale di brigata sono rimasti uccisi lungo la frontiere con lo Yemen in seguito a un attacco portato dagli houthi. L agenzia di stampa yemenita «Saba», controllata dalle milizie sciite, ha riferito che gli aerei da guerra sauditi hanno lanciato più di cento attacchi contro diverse postazioni del gruppo nella giornata di martedì. Solo pochi giorni fa, a causa di un attacco contro alcune sue strutture, la Croce rossa internazionale è stata costretta a interrompere le proprie operazioni nel Pa e s e. L Arabia Saudita ha iniziato le operazioni militari contro gli houthi lo scorso 26 marzo per ripristinare il Governo Hadi deposto dalla milizie sciite che invece si richiamano al precedente presidente Saleh. I ribelli sostengono, dal canto loro, di aver lanciato l attacco ad Hadi il palazzo presidenziale venne conquistato il 20 gennaio 2015: Hadi si trovava nell edificio al momento dell attacco ma riuscì a mettersi in salvo per fermare la corruzione dilagante nel Paese. Secondo fonti dello «Yemen Post», i combattenti houthi sarebbero addirittura Stando invece all esperto del movimento, Ahmed Al Bahri, gli houthi oscillerebbero sui uomini, inclusi combattenti armati e non armati. L offensiva del gruppo è iniziata nel 2011 durante la rivolta che portò alla destituzione di Saleh. Il divieto della ricerca sugli embrioni non viola i diritti umani ST R A S B U R G O, 27. Il divieto di utilizzare gli embrioni per la ricerca scientifica stabilito nell ordinamento italiano dalla legge 40/2004 non viola i diritti della persona. È questo il verdetto della Corte europea dei diritti umani, che oggi ha emesso una sentenza definitiva in merito all istanza presentata nel 2011 da Adele Parrillo, vedova di Stefano Rolla rimasto ucciso nell attentato di Nassiriya. La donna si era rivolta nel 2011 alla Corte per poter donare i propri embrioni congelati ai fini della ricerca scientifica. I giudici di Strasburgo hanno stabilito che l articolo 13 della legge 40/2004, che vieta la sperimentazione sugli embrioni, non viola il diritto al rispetto della vita privata. Inoltre la Corte ha riconosciuto all Italia un ampio margine di manovra su una questione così delicata su cui non esiste consenso a livello europeo. con l Iraq dell offensiva del gruppo jihadista. È questo, oltre all annuncio di rafforzati rapporti bilaterali, il principale risultato politico dell incontro, avvenuto ieri a Mosca, tra il presidente russo, Vladimir Putin, e il suo omologo egiziano, Abdel Fattah El Sisi. «Ci aspettiamo una più forte collaborazione con la Russia nella lotta al terrorismo» ha sottolineato il presidente El Sisi, al suo terzo viaggio a Mosca. Come noto, l attuale coalizione in campo contro l Is, quella guidata dagli Stati Uniti, agisce in Iraq in pieno accordo con il Governo di Baghdad, mentre in Siria ritiene di fatto un avversario quello del presidente Bashar Al Assad. L iniziativa lanciata da Putin, lo scorso giugno, volta a modificare tale situazione allo scopo di realizzare un più compatto fronte antiterrorismo nell a re a, non ha trovato finora il consenso di Washington e dei suoi alleati. Anzi il principale tra questi ultimi, l Arabia Saudita, l ha esplicitamente respinta. Sul piano bilaterale, i Governi di Egitto e Russia hanno deciso di compiere sforzi congiunti al dichiarato scopo di alleviare l impatto di fattori esterni e portare l interscambio commerciale nella direzione di una crescita sostenuta. Putin ha spiegato che tra le misure concrete per stimolare l economia è presa in considerazione la possibile creazione di una zona di libero scambio tra l Unione doganale euroasiatica e l Egitto, con l uso delle valute nazionali nelle transazioni reciproche. Pur finendo oggi la sua visita in Russia, El Sisi non farà ritorno in Egitto, ma proseguirà il suo tour diplomatico in Asia, facendo tappa in Cina, Singapore e Indonesia. Intanto ieri due poliziotti egiziani sono stati uccisi in un attacco da parte di uomini armati sconosciuti nel nord del Sinai. Lo rende noto una fonte della sicurezza all agenzia Mena. I due agenti sono stati attaccati mentre si stavano recando al lavoro ad Arish. Sono stati oggetto di colpi di arma da fuoco alla testa e al torace. Agenti della sicurezza sono Rappresaglia aerea dopo il lancio di un razzo palestinese Violenze al confine tra Israele e la Striscia di Gaza TEL AV I V, 27. Violenza al confine tra Israele e la Striscia di Gaza. In seguito a un razzo caduto questa mattina in territorio israeliano sono state attaccate diverse postazioni palestinesi, tra le quali secondo fonti di Israele anche «un centro di produzione di armi». Le postazioni colpite dice il «Jerusalem Post», che cita fonti dell esercito appartenevano ad Hamas, il movimento islamico che controlla Gaza dal giugno Come detto, poche ore prima della rappresaglia israeliana, un razzo era stato lanciato da Gaza ed era caduto in un area aperta nella zona circostante il villaggio di Eshkol. L esplosione non ha provocato feriti, né danni ai fabbricati della zona. Macerie causate dai bombardamenti nel Nord della Striscia di Gaza (Reuters) Lafazanis rimette il mandato esplorativo e la Grecia è sempre più vicina al voto ATENE, 27. La Grecia va verso le elezioni che, a meno di sorprese nelle prossime 24 ore, dovrebbero tenersi il 20 settembre. Il presidente della Repubblica, Prokopis Pavlopoulos, sembra infatti determinato a sciogliere il Parlamento e nominare venerdì un Governo tecnico ad interim fissando il voto appunto per il 20 settembre. L ex ministro greco dell Energia, Panagiotis Lafazanis, leader del nuovo partito Unità Popolare fondato la scorsa settimana dopo la scissione da Syriza (sinistra radicale) ha riconsegnato oggi il mandato esplorativo ricevuto tre giorni fa. Nel possibile Esecutivo ad interim, sarà il presidente della Corte Suprema Vasiliki Thanou a fungere da primo ministro, mentre sarebbero già in corso colloqui fra la presidenza della Repubblica e i candidati a ministeri cruciali quali Economia, Esteri e Difesa. Il premier dimissionario Alexis Tsipras ha lanciato un nuovo appello ai greci. «Ho la coscienza tranquilla. Ho combattuto duramente, come ho potuto, per rivendicare i diritti del popolo. Decidere di uscire dall euro sarebbe stata una catastrofe di gravità incalcolabile». Poi ha rivendicato la Nessun gruppo palestinese ha rivendicato l attacco. Un portavoce militare ha comunque espresso la convinzione di Israele che la responsabilità dell attacco sia attribuibile ad Hamas. Il portavoce ha poi ricordato che dall inizio di quest anno sono stati otto i razzi che, lanciati dalla Striscia di Gaza, hanno colpito il territorio israeliano. bontà dell azione del suo Governo. «Ho scelto di non diventare l eroe di un paio di giorni, pagando un prezzo politico» ha dichiarato. Ma per Tsipras, intanto, arrivano cattive notizie. La popolarità di Nea Dimokratia (centro destra) è attualmente molto più vicina a quella di Syriza di quanto non lo fosse a gennaio scorso, prima delle elezioni. Lo indica un sondaggio condotto da un emittente privata. In base alla ricerca, Syriza prenderebbe il 24 per cento dei voti favorevoli degli intervistati, mentre a Nea Dimokratia andrebbe il 22 per cento. Alle elezioni del gennaio 2015 Syriza ottenne il 36,3 contro il 27,8 per cento di Nea Dimokratia. Il neonato Unità Popolare si attesterebbe invece al 4,5 per cento. Anche se dovesse risultare vincitore, Tsipras non potrebbe comunque governare da solo. Nel frattempo, dal comitato centrale di Syriza se ne sono andati via in 53, per protestare contro la posizione del premier sul memorandum con l Europa. Resta invece in Syriza il ministro delle Finanze, Euclid Tsakalotos. Ma l artefice degli accordi con i creditori internazionali sarebbe incerto sulla sua candidatura alle politiche. Putin ed El Sisi al Cremlino (Afp) alla ricerca degli autori dell assalto che è stato rivendicato dai miliziani dell Is. Non è da escludere dicono altre fonti dell intelligence che a compiere l attacco siano stati i militanti dello Stato del Sinai, un gruppo jihadista precedentemente noto come Ansar Beit al Maqdis, prima dell affiliazione all Is di Abu Bakr al Baghdadi. Nel frattempo, diversi episodi di violenza si registrano anche in Cisgiordania. L ultimo è avvenuto ieri pomeriggio: una guardia di frontiera israeliana è stata accoltellata a una gamba da un palestinese nei pressi della Porta di Damasco, a Gerusalemme. Stando a fonti della polizia, la guardia ha riportato ferite leggere e l assalitore è stato arrestato. Da alcune settimane l Esecutivo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu ha lanciato un op erazione contro le frange più estreme del movimento dei coloni. Il giro di vite è avvenuto in seguito alla morte di un bambino palestinese di diciotto mesi a causa di un incendio appiccato in una casa da parte di un gruppo di coloni nei pressi di Nablus. Intanto, il presidente israeliano Reuven Rivlin si reca oggi in visita alla chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci a Tabga, sul Mar di Galilea. La chiesa era stata incendiata nello scorso giugno in un azione attribuita a estremisti ebrei: un azione condannata dall intera leadership dello Stato ebraico e dal rabbinato. Una «terribile dissacrazione di un antico e santo posto di preghiera» la definì all epoca Rivlin aggiungendo che «Israele, come Stato e società, ha il dovere di proteggere e preservare i luoghi santi di tutte le fedi». Nel corso della visita alla chiesa Rivlin sarà accompagnato dall ambasciatore tedesco in Israele, Clemens von Goetze, e dal nunzio apostolico Giuseppe Lazzarotto. Provvedimenti per il risanamento di Roma ROMA, 27. «Ho proposto lo scioglimento del municipio X, quello di Ostia, e il Consiglio ha approvato». Queste le prime dichiarazioni del ministro dell Interno italiano, Angelino Alfano, al termine del Consiglio dei ministri tenutosi questa mattina e dedicato all inchiesta Mafia Capitale. La decisione ha aggiunto Alfano «ha tenuto conto degli elementi della relazione del prefetto Gabrielli». Inoltre Alfano ha detto di voler «incaricare il prefetto di Roma di assicurare proposte e indicazioni per pianificare insieme al sindaco interventi di risanamento» della capitale. Non è previsto alcun commissariamento del Comune di Roma, ha precisato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. Il Consiglio dei ministri ha anche assicurato che sul Giubileo «il Governo affiancherà Comune, Regione e prefettura». Intesa per una tregua nell est ucraino KI E V, 27. Le autorità di Kiev e i separatisti filorussi del Donbass, nell est dell Ucraina, hanno raggiunto un intesa per fare tacere i cannoni a partire dal primo settembre, giorno in cui inizia ufficialmente il nuovo anno scolastico, per non mettere in pericolo la vita degli scolari. Lo hanno annunciato ieri sera a Minsk, capitale della Bielorussia, il rappresentante dell Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), il diplomatico austriaco Martin Sajdik, e uno dei leader dei ribelli, Vladislav Deinego, alla fine di una riunione del Gruppo di contatto tra la stessa Osce, Kiev, la Russia e i separatisti. In realtà una tregua nel Donbass, siglata a febbraio, sarebbe già in vigore, ma di fatto viene sistematicamente violata. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha telefonato ieri sera al cancelliere tedesco, Angela Merkel, per discutere della difficile situazione nell est dell Ucraina. Lo ha reso noto la Casa Bianca, specificando che il presidente ha detto che Kiev ha fatto progressi nell applicazione degli accordi di Minsk-2, ribadendo la necessità che la Russia faccia lo stesso. Sulla grave crisi è intervenuto anche il presidente ucraino, Petro Poroshenko. In una nota non ha escluso che il prossimo vertice dei leader del cosiddetto Quartetto di Normandia" (tra Russia, Ucraina, Francia e Germania) per cercare una soluzione al conflitto nell est possa svolgersi a settembre a margine della seduta dell assemblea generale dell Onu. Due giorni fa ha avuto luogo a Berlino un vertice trilaterale (Germania, Francia e Ucraina) senza il presidente russo, Vladimir Putin. Rischio crisi per il Governo n o rd i r l a n d e s e BE L FA S T, 27. Rischia la crisi il Governo di coalizione fra unionisti e repubblicani che amministra l Irlanda del Nord dopo gli accordi di pace del Uno dei partiti che compone la maggioranza, il Partito unionista dell Ulster (Uup), si è detto infatti pronto a passare all opposizione a Stormont, il Parlamento di Belfast, perché ritiene che la Provisional Ira, il gruppo paramilitare repubblicano, esista ancora, nonostante l impegno al cessate il fuoco e a distruggere le proprie armi. Il leader dell Uup, Mike Nesbitt, ha affermato che «senza la fiducia reciproca non si può andare avanti». Nesbitt ritiene di non potere più collaborare con un Governo del quale fa parte lo Sinn Féin, ala politica dell Ira. Invece di essere stata smantellata, ha denunciato, «l Ira esiste ancora e ha una sua struttura di comando ad alto livello». A scatenare la polemica è stato un fatto di sangue: l uccisione due settimane fa a Belfast di Kevin McGuigan, già nelle file dell Ira. La polizia ritiene che McGuigan, ex membro della Provisional Ira, l ala oltranzista dei separatisti n o rd irlandesi, sia stato ucciso in un regolamento di conti interno all o rg a n i z z a z i o n e. L eventuale uscita dalla maggioranza verrà decisa sabato prossimo durante l assemblea del partito. Oltre all Uup, il Governo di coalizione comprende il Partito unionista democratico (Dup) e il repubblicano Sinn Féin. L Uup dispone di tredici seggi (su centotto) nell Assemblea nordirlandese, dove l altro partito unionista, il Partito unionista democratico, ha trentotto seggi e lo Sinn Féin ventinove. Se anche il Dup dovesse decidere di abbandonate il Governo, verrebbe di fatto decretata la fine dell accordo politico con il quale ventisette anni fa si mise fine a decenni di violenze tra unionisti e repubblicani.

4 pagina 4 L OSSERVATORE ROMANO venerdì 28 agosto 2015 L unica foto conosciuta di Billy the Kid noto anche con i nomi di William Henry McCarty Henry Antrim e William H. Bonney di I SIMONA VERRAZZO l segno che fa la differenza, che dà ritmo alla semplicità della superficie, capace di rendere unici e preziosi oggetti di uso quotidiano: se i tessuti accompagnano il genere umano da millenni, altrettanto fa il ricamo. A quest arte, presente nelle culture di ogni parte del mondo, è dedicata la mostra Lino, lana, seta, oro: otto secoli di ricami, in corso a Palazzo Madama di Torino fino al 16 novembre. La parola ricamo deriva dall arabo ra q a m, che significa segno: il ricamo è il segno sulla superficie del tessuto, un segno che con il passare del tempo si è affinato, spinto dalle più diverse sperimentazioni, rivisitazioni che hanno dato vita a veri e propri capolavori. Il lino, la lana e soprattutto la seta sono stati, e sono tutt ora, la materia prima a cui abbinare colori e non solo: tra tutti gli accostamenti spicca quello con l oro, simbolo di ricchezza materiale e spirituale. L evento torinese è l o ccasione per scoprire un mondo soltanto all apparenza frivolo, poiché il significato di un ricamo indica un appartenenza geografica, sociale e religiosa. È quindi, questa, un esp osizione che abbraccia opere che vanno dal cappuccio di piviale della fine del XIII secolo all inizio del XIV (il pezzo più antico) all abito dell atelier di Grasso disegnato da Gianfranco Ferré nel 2002, una lunga tunica baiadèra in georgette di seta decorata nella sua interezza con cristalli e canottiglie, arrivato a Palazzo Madama in prestito dalla Fondazione Ferré. In mezzo c è la storia di quella che, a ragion veduta, viene definita arte e che mescola precisione e creatività, ma prima ancora dedizione. di «A SI LV I A GUIDI veva occhi grigioazzurri scrive suor Blandina Segale nel suo diario e l aria di un ragazzino: non gli si sarebbero dati più di diciassette anni. E un espressione innocente, se non fosse per la ferrea fermezza di propositi, buoni o cattivi che siano, che gli si legge nella coda dell occhio (...) Poteva scegliere la via giusta ed invece scelse la sbagliata». Sotto la notizia della sua morte annota: «Povero Billy, termina così la carriera di un giovane che cominciò a scendere la china all età di dodici anni vendicando un insulto che era stato fatto a sua madre». Il ragazzo di cui si parla nel testo è il leggendario fuorilegge Billy the Kid, che incrociò più volte la strada della religiosa italoamericana Rosa Maria Segale, entrata nel convento delle suore della Carità di Cincinnati l 8 dicembre 1868 prendendo il nome di Blandina. Rosa Maria insegnava nelle scuole di Steubenville e Dayton quando, a ventidue anni, il 27 novembre 1872, fu inviata come missionaria a Trinidad, in Colorado, un centro minerario di frontiera che raggiunse il 9 dicembre di quell anno, tra mille imprevisti e peripezie. L obbedienza ai suoi doveri di missionaria della Carità la portò ad attraversare le zone a est del Rio Grande e a sud delle Sangre de Cristo Mountains e a vivere spesso a stretto contatto con banditi e fuorilegge, battendosi contro la prassi della giustizia sommaria e dei linciaggi allora assai frequenti; molti episodi di questo tipo sono stati da lei stessa raccontati nel suo diario, pubblicato con il titolo At the End of the Santa Fe Trail nel 1932, poi edito da Bruce Publishers, di Milwaukee, nel 1948 e tradotto in italiano a metà degli anni Novanta; il libro raccoglie le lettere inviate a sua sorella Giustina, anch essa religiosa in Ohio. «La suora con gli speroni rischia di diventare santa» si legge sulla stampa statunitense, che ha commentato ampiamente la notizia diffusa dall arcidio cesi di Santa Fe mercoledì scorso: la causa di Torna d attualità la missionaria italoamericana che aiutò buoni e cattivi Blandina la suora del Far West Attraversò il New Mexico viaggiando da sola a cavallo in treno o in diligenza lottando per difendere i diritti dei nativi Otto secoli di ricami in mostra a Torino Punto raso e imparaticci «Parabola delle dieci vergini» beatificazione non è più un miraggio ma potrebbe diventare realtà per la piccola suora che ha attraversato il selvaggio West aiutando buoni e cattivi, strappando i ladri di bestiame alle rappresaglie dei cittadini inferociti, lottando per difendere i diritti dei nativi, tante volte calpestati «poveri cuori selvaggi, come si sentono pieni di rabbia e trattati ingiustamente» scrive degli Apache di cui è diventata amica viaggiando da sola a cavallo, in treno e sulle diligenze nelle terre inesplorate del lontano sud-ovest per fondare scuole, asili e ospedali. Molti episodi dai contorni quasi leggendari se non fossero basati su reali documenti storici ci fanno capire come sister Blandina riuscisse ad affrontare chiunque, banditi e fuorilegge compresi, con un misto di autorevolezza, senso pratico e ruvida carità operativa; quando seppe che un componente della banda di Billy the Kid era stato ferito gravemente e lasciato solo a morire in una baracca, andò da lui e chinata sul ferito disse duramente: «Vedo che con la testa Primo Levi di fronte e di profilo Marco Belpoliti è l autore di un imp onente opera, Primo Levi, di fronte e di profilo (Milano, Guanda, 2015, pagine 735, euro 38) dal 27 agosto in libreria. Nel volume, frutto di un lavoro durato vent anni, l autore racconta lo scrittore che più di qualunque altro è diventato il simbolo della Shoah. Ma tutto anche l opera più nota, Se questo è un uomo viene riletto in maniera nuova: si parla di sogni, animali, viaggio, di scrittura letteraria, commedia e tragedia, del rapporto con altri scrittori come Kafka e Perec, Améry e Šalamov. Nel libro non mancano, ovviamente, riferimenti al lager e alle persecuzioni razziali, ma si parla anche del Levi narratore del boom economico e industriale degli anni Sessanta, autore di un libro oggi pressoché dimenticato La chiave a stella che uscì da Einaudi nell autunno 1978 e l anno successivo vinse Parlando di ricamo il pensiero va ad aggettivi diametralmente opposti: può essere semplice come quello sul lino bianco tipico dei monasteri svizzero-tedeschi oppure sfarzoso come lo è il guanto in mostra, del Il ricamo trasmette un messaggio oppure illustra un vero e proprio racconto: è il caso, ad esempio, del telo di lana proveniente da Sciaffusa, in Svizzera, datato attorno al 1580, raffigurante la parabola delle dieci vergini. A colpire lo spettatore è la raffinatezza dei dettagli degli abiti tutti diversi e abbinati alle acconciature dei capelli delle protagoniste dell episo dio riportato nel vangelo di Matteo e la sua complessità anche simbolica, con la presenza dei quattro evangelisti e delle quattro stagioni. L arte del ricamo è una di quelle in cui le donne sono riuscite, anche in passato, a ritagliarsi notevoli spazi. Tra le più importanti ricamatrici va ricordata Caterina Cantoni, due premi, il Bergamo e lo Strega, presentato in quarta di copertina da un testo anonimo che, confermano le testimonianze dell ep o ca, uscì dalla penna di Italo Calvino. Il libro di Belpoliti suscita grande interesse, ma anche alcuni interrogativi fra le voci che spesso si esprimono sul giornale dell ebraismo italiano. «Si tratta certamente di un libro molto importante che si pone come opera definitiva. Per ora» commenta Anna Foa in un articolo scritto da Ada Treves per il prossimo numero di «Pagine ebraiche»; Belpoliti, continua la storica, «è diventato l esegeta di Primo Levi, o perlomeno lui così si pone, ma questo enorme volume mi ha dato l impressione di essere anche in un certo senso l autobiografia di Belpoliti stesso. Come se Levi avesse condizionato la sua vita e la sua storia». (silvia guidi) dura che ti ritrovi non riuscirebbero ad ammazzarti neppure con un colpo alla nuca». Quindi iniziò a curarlo senza dire nient altro, e lo salvò. Solo la sua presenza in città raccontano le cronache Suor Blandina Segale coeve fece desistere Billy the Kid dal progetto di vendicarsi dei quattro medici che si erano rifiutati di curare il suo amico. contesa dalle più importanti corti d Europa. Poche le informazioni biografiche su di lei milanese, nata nella seconda metà del 1500 e morta tra il 1615 e il 1616 che è passata alla storia per aver inventato il punto raso a doppio diritto, cioè senza rovescio. Proprio grazie È un arte in cui le donne sono riuscite a ritagliarsi notevoli spazi Tra le grandi ricamatrici Caterina Cantoni a questa tecnica ecco che un oggetto di uso quotidiano quale è una tovaglia diventa un capolavoro, come quella in mostra, realizzata dalla stessa Cantoni tra il 1590 e il 1610, raffigurante i quattro continenti e i quattro elementi. A Torino, però, non sono esposti soltanto tessuti, ma anche preziose testimonianze su come teoricamente quest arte si è formata. Tra queste spicca un oggetto molto raro: un quaderno manoscritto di disegni per ricami a inchiostro e tempera, con tanto di dedica alla «mirabile matrona Marina Barbo», del Altrettanto preziosa è la collezione di agorai, in smalto, avorio, legno intagliato che vanno dal XVII al XIX secolo raffinatissimi compagni di lavoro di donne economicamente agiate. E poi ci sono documenti sull «imparar l arte del ricamo». Su tutti spicca la raccolta di imparaticci, che sono i riquadri di tela lavorati nei secoli dalle ragazzine per esercitarsi e raccogliere modelli di punti da ricamo. Come quello, il più antico in mostra, di un altra grande ricamatrice, Maria Teofine, che aveva 13 anni quando lo terminò nel Quell ultima spiaggia per gli ebrei europ ei Un avvenimento carico di storia. È stato riaperto mercoledì 26 agosto il White Horse Café, luogo simbolo del ghetto di Shanghai, dove erano soliti incontrarsi i rifugiati ebrei durante la seconda guerra mondiale. Più di trecento alte personalità hanno partecipato all evento, compreso un rappresentante del World Jewish Congress (Wjc). All ep o ca Shanghai era conosciuta come the port of last resort, ovvero una sorta di ultima spiaggia per le migliaia di ebrei che tentavano di fuggire dalle persecuzioni tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento. Ora la Cina sta ricordando il ruolo che ebbe Shanghai nel garantire ospitalità e rifugio agli ebrei di tutta Europa perseguitati dalla furia nazista come parte delle celebrazioni del settantesimo anniversario della vittoria sul Giappone: celebrazioni che la prossima settimana culmineranno in una solenne parata militare. Nel 1941 il Giappone, alleato della Germania nazista, conquistò Shanghai e successivamente trasferì ventimila ebrei nel ghetto, situato nel distretto settentrionale di Hongkou, dove si trovarono a convivere con i cinesi residenti in condizioni di estrema povertà. Nonostante sporadiche angherie da parte delle autorità, scamparono allo sterminio, grazie al fatto che i giapponesi non si piegarono alle richieste di Berlino, ricorda Judy Kolb, un rifugiato ebreo nel ghetto. «Shanghai ha salvato le nostre vite» continua Kolb, allora bambino. A sua volta Pan Guang, decano del Center of Jewish studies in Shanghai, spiega che Shanghai era l unica città in cui gli stranieri potevano entrare senza documenti, addirittura senza passaporto. La storia dei rifugiati ebrei a Shanghai è anche un modo per ricordare l amicizia nata e sviluppatasi tra i cinesi e gli stranieri, rileva Doug Young, professore di giornalismo alla Fudan University, in un articolo pubblicato sullo «Shanghai D aily». Durante la cerimonia di riapertura del White Horse Café, il vice amministratore delegato del World Jewish Congress, Maram Stern, ha affermato che la vita nel ghetto era veramente dura, e chi vi soggiornò soffrì tantissimo, come pure i cinesi residenti. Tuttavia, ha osservato Stern, se si paragonano a quelli di Varsavia, di Theresienstadt, di Łó dź, il ghetto di Shanghai si potrebbe probabilmente definire un paradiso, visto che fu un rifugio sicuro per decine di migliaia di ebrei. E alla luce di questo, continua Stern, «ringraziamo il popolo cinese a nome delle comunità ebraiche di tutto il mondo». The White Horse Café fu aperto per la prima volta nel È stato ricostruito, con lo stesso aspetto originale in un nuovo sito, di fronte allo Shanghai Jewish Refugees Museum. Il proprietario vendette il locale a un residente del luogo dopo la guerra. Fu demolito nel 2009 nell ambito di un progetto per la costruzione di una metropolitana. Ma lo Shanghai Jewish Refugees Museum ha recuperato e conservato gli elementi strutturali dell edificio in vista della sua ricostruzione. E il nuovo caffè è stato edificato nel pieno rispetto dello stile originario. Tra i presenti alla cerimonia di mercoledì 26 vi era anche Ron Klinger, i cui nonni da Vienna erano venuti a Shanghai nel Furono loro, l anno successivo, ad aprire il locale. E ora sulle pareti del nuovo caffè si possono ammirare vecchie foto dell ep o ca donate dalla famiglia Klinger. (gabriele nicolò)

5 venerdì 28 agosto 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 5 Bisognava interpretare la Scrittura in modo da renderla accettabile a persone provenienti dal paganesimo Perché la loro fede in Cristo non aveva nessun retroterra giudaico Particolare della conclusione della prima omelia di Origene sul salmo 80 Origene in una miniatura del XII secolo Nella predicazione a Cesarea La delusione di Origene di L MANLIO SIMONETTI avvenimento centrale, nell ambito dell intera attività di Origene, fu il trasferimento da Alessandria a Cesarea di Palestina a seguito della condanna che Demetrio, il vescovo della metropoli egizia, gli aveva fatto infliggere per essere stato ordinato presbitero intorno al 233 da Teoctisto, vescovo di quella città palestinese, senza che egli lo avesse previamente autorizzato. In effetti Origene, maestro nella scuola catechetica di Alessandria, aspirava al presbiterato, al fine di poter predicare in chiesa e perciò allargare di molto l ambito di quanti potessero fruire del suo insegnamento. E proprio questo Demetrio non voleva, già a disagio a causa del prestigio che aureolava la fama di Origene, in quanto studioso della Scrittura, ben al di là di Alessandria, e che perciò dava ombra a quel vescovo autoritario e accentratore. La condanna inflitta a Origene dalla Chiesa di Alessandria non fu considerata valida dai vescovi della Palestina e di altre regioni di oriente, sì che a Cesarea Origene poté affiancare all insegnamento scolastico anche la predicazione rivolta all intera comunità, presente a volte anche il vescovo. La predicazione si esplicava soprattutto nell ambito di assemblee liturgiche infrasettimanali, la cui finalità era di istruire i fedeli nella conoscenza della Scrittura che la Chiesa aveva ereditato e accolto dai giudei (in sostanza l attuale Antico Testamento), ma la cui validità era fortemente contestata da fedeli di origine pagana, i più radicali dei quali gli gnostici si erano separati, anche se non solo per questo motivo, dalla Chiesa. In queste assemblee, che si riunivano con grande frequenza, a volte addirittura in giorni contigui, venivano proclamati libri interi della Scritcodice Monacensis Graecus 314 e pubblicata a opera di un équipe di studiosi italiani diretta da Lorenzo Perrone. Origene aveva addirittura sfidato la condanna pur di poter entrare in contatto con l intera comunità dei fedeli tramite la predicazione, ma essa a Cesarea non incontrò affatto l incontrastato successo che, data la sua già ben affermata fama di maestro e scrittore, ci si sarebbe potuto attendere. Da vari spunti polemici che si leggono in alcune omelie, per esempio, sulla Genesi, appare chiaro che una parte degli ascoltatori, non quantitativamente rilevabile ma per certo tutt altro che trascurabile, non gradiva il modo di predicare di O rigene. Nella prima omelia sul Levitico egli stesso sintetizza le critiche che gli venivano rivolte nell espressione «contorcimenti L edizione delle omelie ritrovate Nel 2012 fu clamorosa la scoperta il 5 aprile in un codice bizantino conservato a Monaco di Baviera (il Monacense greco 314) da parte di una studiosa italiana, Marina Molin Pradel di ben ventinove omelie inedite di Origene sui Salmi. Nel giugno successivo la notizia venne anticipata sull Osservatore Romano, che se ne occupò a più riprese con diversi approfondimenti e la pubblicazione di alcuni brani dell esegeta alessandrino (nei numeri del 13, del 24, del 25-26, del 28 e quindi del 13 ottobre). Tre anni più tardi è disponibile da alcune settimane l edizione critica diretta da Lorenzo Perrone, che costituisce il tredicesimo volume degli «Origenes Werke» compresi nel corpus di Berlino (i «Griechische christliche Schriftsteller», fondati nel 1897 e ora pubblicati da Walter de Gruyter, pp. x + 641, euro 139,95). A leggere i nuovi testi origeniani è il loro massimo specialista, che li presenta in questa pagina. tura, o ampie parti di essi, e di volta in volta uno dei testi previamente letti era oggetto di una omelia, che ne illustrava i significati. In questo ambito Origene predicò sistematicamente, e svariate raccolte di sue omelie furono allora messe per scritto e sono a giunte a noi. Stante la perdita di gran parte dei suoi scritti nell originale greco, provocata dalle varie condanne che gli furono comminate post mortem, queste raccolte omiletiche sono giunte a noi quasi tutte in latino nelle traduzioni di Girolamo e Rufino (su Genesi, Esodo, Levitico e così via). Nell originale greco conosciamo soltanto una raccolta di omelie su Geremia, alla quale di recente si è aggiunta un altra sui Salmi, da poco individuata nel (s t ro p h à i ) di parole e nebbia di allegorie». Il secondo appunto coglie l aspetto più specifico dell esegesi di Origene, che in questo continuava la tradizione esegetica giudeoellenistica di Alessandria, da noi conosciuta soprattutto grazie agli scritti di Filone. Finalità di questa esegesi alessandrina era la ricerca della congruenza tra Scrittura ebraica e filosofia greca, il che era realizzabile soltanto grazie a una massiccia interpretazione allegorica del testo: i fiumi del paradiso sono simbolo delle virtù, Abramo dell uomo sapiente e così via. In ambito cristiano l esigenza di fondo era ben diversa: bisognava interpretare la Scrittura in modo da renderla accettabile a fedeli provenienti dal paganesimo, la cui fede in Cristo prescindeva completamente da ogni retroterra giudaico: di qui l esigenza di interpretare quella Scrittura in funzione di Cristo, come anticipazione profetica della sua persona e del suo messaggio. Ma soltanto qualche espressione dei Salmi e dei libri profetici era applicabile a Cristo senza difficoltà; per il resto, soprattutto per le storie e i precetti contenuti nei libri della Legge, ciò era possibile soltanto mediante la sistematica applicazione del metodo allegorico, ben conosciuto in ambito filosofico: Isacco figura di Cristo, l arca di Noè figura della Chiesa e così via. I primi esempi di questo modo di interpretare simbolicamente, mediante l allegorizzazione del testo, la Scrittura giudaica sono già in Paolo (cfr. Galati, 4, 24), e rapidamente si amplificano, come nella Lettera di Barnaba. Nell alessandrino Origene questa allegorizzazione cristologica si complica con quella filosofica ereditata da Filone, da lui perfettamente conosciuta, sì da far di lui, in ambito cristiano, l esegeta allegorista per eccellenza. Questo tipo di esegesi scritturistica era perfettamente ambientato in Alessandria, la città riconosciuta come la più colta e sofisticata nell ambito di tutto l imp ero. Ma a Cesarea di Palestina l ambiente era ben diverso. La città era di origine e cultura greche, ma all intorno il territorio era abitato dai giudei, che risiedevano numerosi anche nella città. Ne conseguiva che buona parte degli appartenenti alla comunità cristiana fossero di origine giudaica e, anche prescindendo dal livello culturale, ben lontano da quello di Alessandria cristiana, l esegesi allegorica, in quanto di origine greca, non era gradita a chi fosse di anche lontana formazione giudaica. Origene, preoccupato anche a causa dell attrazione che il culto giudaico continuava ancora a esercitare su non pochi cristiani, ha tenuto conto di questo, ma solo in certi limiti. Dove era possibile, nelle omelie su Geremia e soprattutto in quelle sui Salmi, l alessandrino ha valorizzato il più possibile l interpretazione letterale del testo biblico, senza per altro rinunciare a quella allegorica, considerata di tipo più approfondito. Ma la precettistica legale e cultuale di cui sono gremiti i libri della Legge, e che non poteva avere alcun valore per i cristiani, soltanto mediante una pressoché sistematica allegorizzazione poteva essere piegata a significato specifico in senso cristiano. Di qui l allegorizzazione, per esempio, delle omelie sulla Genesi, che non pochi degli ascoltatori, evidentemente di origine giudaica, non gradivano, arrivando in qualche modo a esternare il loro malcontento. Come risulta anche da queste poche parole, Origene è stato, sì, l allegorista per eccellenza, ma per certo l esegesi allegorica non l aveva trapiantata lui in ambito cristiano. Invece il secondo dei due appunti di cui sopra «contorcimenti di parole» ci introduce in aspetti proprio specifici della sua esegesi. In primo luogo la dimensione filologica che, per la prima volta in ambito cristiano, fonda criticamente l interpretazione della Scrittura, per cui più volte non solo nei commentari ma anche nelle omelie Origene si sofferma su parole in cui il testo biblico greco dei Settanta gli appare inaccettabile, ed egli ne discute con riferimento anche agli altri traduttori greci. Ma, oltre a questo, va rilevata l evidente tendenza del nostro esegeta a soffermarsi su espressioni che gli appaiono poco chiare e perciò bisognevoli di una spiegazione che a volte si prolunga eccessivamente. Per esempio, all inizio della prima omelia sul salmo 36, la presenza dei verbi p a ra z e - loùn e zeloùn all inizio del salmo gli ispira una spiegazione sulla differenza di significato dei due termini, che si prolunga per più di due pagine della recente edizione (pagine ) per concludere piuttosto ovviamente che p a ra z e l o ù n indica un invidiare molto cattivo e nocivo. E ancora più a lungo si diffonde la spiegazione di diabèmata all inizio della quarta omelia sullo stesso salmo (pagine ), un termine che Origene considera molto raro, ma che là ha l indubbio ovvio significato di passi (reso infatti con g re s s u s nella traduzione di Rufino). Quanto all altrettanto evidente tendenza di Origene a divagare, si vada, per esempio, alle pagine della già citata edizione, dove l espressione del salmo 76, 4 «mi sono ricordato di Dio» induce l esegeta a soffermarsi sul ricordo di Dio. Gli sovviene allora che il nome Zaccaria significa appunto, in lingua ebraica, r i c o rd o di Dio, donde una prolissa digressione su rea, egli non si poteva giovare di precedente significativa esperienza diretta in proposito, mentre aveva alle spalle decenni d insegnamento nella scuola di Alessandria. Qui aveva interpretato gli stessi testi sui quali ora predicava, ma senza alcuna preoccupazione non solo di risultare prolisso ma anche poco chiaro nella spiegazione, in quanto da lui rivolta a un uditorio ristretto e selezionato, in grado di seguire i meandri a volte complessi del suo discorso esegetico e anche di interloquire liberamente con richiesta di chiarimenti. Quando, già formato da questa esperienza alessandrina, Origene ha cominciato a predicare a Cesarea, in sostanza non ha fatto altro che travasare nell omelia la ratio ermeneutica che applicava all interpretazione del testo biblico nella scuola: spiegazione del testo ripartito in lemmi di varia lunghezza, e portata avanti soprattutto mediante il riscontro con altri passi scritturistici di analoga espressione e/o significato, in modo da far scaturire dal raffronto la quaestio. E la discussione che di qui scaturiva permetteva di approfondire il significato del passo biblico in questione molto al di là del semplice significato letterale, ricorrendo anche ampiamente alla sua allegorizzazione. È ovvio che Origene, quando ha cominciato a predicare abitualmente, ha capito bene che la spiegazione omiletica del testo biblico doveva diversificarsi profondamente dalla spiegazione scolastica, e ha tenuto conto della differenza. Questa consisteva non solo nell esigenza di contenere il suo dire in definiti limiti di tempo, che solo Zaccaria, il padre di Giovanni Battista ( c f r. Luca, 2), che non ha alcun plausibile collegamento col testo del salmo che sul momento viene interpretato. Oggi noi valutiamo le omelie di Origene come opera letteraria, ne apprezziamo i tanti aspetti positivi, e di questi che appaiono funzionalmente meno positivi non teniamo conto più che tanto. Penso che tale fosse già la valutazione che ne davano i colti lettori romani delle omelie tradotte per loro da Girolamo e Rufino. Ma pensiamo ai fedeli di Cesarea riuniti ad ascoltare Origene che predicava in chiesa, in massima parte di modesto e modestissimo livello culturale, ed è facile immaginare che le loro reazioni, nell ascoltare quelle che per loro erano solo lungaggini poco comprensibili, non saranno state per certo f a v o re v o l i. Il fatto è che, quando Origene cominciò a predicare sistematicamente a Cesaeccezionalmente potevano essere prevaricati, ma anche e soprattutto nel modo di porgere la spiegazione. Ha perciò cercato in primo luogo un forte contatto diretto con i suoi ascoltatori: di qui la frequenza dell allocuzione diretta ( tu, voi ) e del noi inclusivo; a volte, di fronte a passi biblici impegnativi, si raccomanda addirittura alle preghiere del suo uditorio. Come ho già sopra accennato, nei limiti permessi dall imperativo categorico di cercare comunque sempre Cristo nel testo biblico, anche in quello della Scrittura giudaica, Origene ha valorizzato in alcune raccolte omiletiche, molto più di quanto risulta dai commentari che riportano la spiegazione scolastica, l i n t e r p re t a z i o n e immediatamente letterale del testo biblico. Ma più volte, proprio nel proporla, la definisce adatta agli h a p l o ù s t e ro i, i simpliciore s, cioè gli uditori meno colti non in grado di penetrare il significato più profondo del testo biblico, cioè di passare da quello che egli definisce il corpo della Scrittura al suo spirito. Ho parlato qui sopra di limiti nei quali si contiene l adeguamento di Origene omileta alle esigenze dei suoi ascoltatori, e sono per lui limiti ben definiti. Per interpretazione della Scrittura, che in quanto parola divina gli appare inesauribilmente feconda nei suoi significati, egli intende soprattutto il r i c e rc a re col massimo impegno l onnipresente zetèin al fine di portarli alla luce mediante il metodico approfondimento del significato superficialmente letterale, e non nascondendosi mai che più volte i risultati di questa ricerca possano apparire incerti e precari. L immagine che leggiamo all inizio della prima omelia sull Esodo dove Origene assimila la Scrittura a un albero che si sviluppa più o meno rigoglioso e ricco di frutti in relazione alle cure più o meno sapienti che vi dedica l agricoltore, cioè l interprete è quella che meglio di ogni altra ci fa capire che cosa per lui abbia si- Uno scorcio della città di Cesarea gnificato lo studio della Scrittura: ricerca a tutto campo, per sua natura soprattutto aperta e aporetica. È più che naturale che a questa in lui radicata convinzione Origene non abbia inteso mai rinunciare, pur avvertendo l esigenza, in ambito omiletico, di aggiustamenti, che per altro, in quanto esteriori, sono risultati solo poco più che m a rg i n a l i. Se perciò va apprezzata come più che lodevole la sua ambizione di far partecipe l intera comunità dei frutti della sua mai intermessa ricerca, non ci nascondiamo Quando cominciò a tenere sermoni capì che la spiegazione del testo biblico doveva essere molto diversa dalla spiegazione scolastica che il modo di portare avanti tale ricerca, che è dire la sua tecnica esegetica, era costituzionalmente adatta, al di là del ristretto ambito della scuola, più a lettori che ad ascoltatori, e comunque ad ascoltatori di adeguato livello culturale, quelli di Alessandria e non quelli di Cesarea di Palestina. In questo senso la vicenda di Origene omileta appare paradossale: ha tanto sofferto per ottenere di predicare, ma ha ottenuto di farlo soltanto là dove la sua eloquenza non poteva essere compiutamente a p p re z z a t a.

6 pagina 6 L OSSERVATORE ROMANO venerdì 28 agosto 2015 Sette anni fa il massacro dei cristiani in Orissa D all o r ro re alla speranza Dichiarazione sulla libertà religiosa della Makassed sunnita in Libano Una lunga storia di tolleranza e collaborazione BE I R U T, 27. «Non si può costringere alla conversione né perseguire chi ha una fede diversa dalla propria. L islam vieta di condurre una guerra contro chi è diverso, scacciarlo dalle proprie terre e limitarne la libertà in nome della religione. Beirut si fa portavoce dell islam liberale che vuole la convivenza con i cristiani, di cui è ricca la tradizione del Libano». Sono alcune delle importanti affermazioni contenute nella «Dichiarazione di Beirut sulla libertà religiosa», pubblicato dalla Makassed di Beirut, autorevole associazione sunnita considerata faro di tolleranza nell educazione civica e religiosa. Il messaggio diffuso integralmente da AsiaNews è stato preparato lo scorso giugno e pubblicato pochi giorni fa. La dichiarazione è volta a mettere nero su bianco la posizione dei musulmani del Libano nei confronti della violenza compiuta in nome della loro religione. In essa viene chiarito quali siano gli insegnamenti fondamentali dell islam e quando, invece, esso viene preso in ostaggio per giustificare logiche di potere. «Il Libano, gli altri Paesi arabi e i musulmani si legge nella ichiarazione sono oggi in tumulto a causa della religione, del settarismo e del confessionalismo. Le persone sono uccise, private della propria casa e della dignità. In questa situazione anormale, la religione è sfruttata per motivi politici, sacrificando invano persone, Paesi e civiltà. Questo sta provocando il sorgere dell islamofobia in varie parti del mondo. La convivenza e i valori ereditati dalla nostra civiltà, come pure il futuro dei nostri giovani, sono seriamente minacciati». Nel testo viene sottolineato che l associazione Makassed di Beirut si ritiene responsabile nel «costruire una società dove le persone possano vivere insieme in libertà, in una società civile» aperta al progresso, «che può affrontare i pericoli che minacciano la nazione, i suoi cittadini, i valori morali e religiosi. La Makassed è chiamata a opporsi all estremismo e alla violenza, e per questo annuncia la «Dichiarazione di Beirut sulle libertà religiose», confermando i valori tradizionali che sono gli illuminati valori di Beirut e del Libano, per salvaguardare la dignità di ogni cittadino ed essere umano». Con le sue iniziative la Makassed spera di salvare e proteggere la religione da coloro che tentano di prenderla in ostaggio con falsi slogan. «La fede religiosa è una libera scelta e un libero impegno. È un diritto di ogni persona. Per più di 13 secoli ricorda il testo la nostra terra ha visto moschee, chiese e luoghi di culto costruiti fianco a fianco. Noi vogliamo che questa eredità di libertà, di collaborazione e di vita comune rimanga profondamente salda nella nostra terra, nelle nostre città e tra i nostri giovani. Negare il diritto delle comunità cristiane di esercitare la loro libertà religiosa e distruggere le loro chiese, i loro monasteri e istituti educativi e sociali, è contrario agli insegnamenti dell islam ed è una violazione palese dei suoi principi, visto che questi abusi sono compiuti nel suo nome». Da qui l appello ai compatrioti cristiani «perché resistano agli atti di terrore che cercano di cacciarli dalla loro terra»: «li sollecitiamo a rimanere attaccati e radicati in profondità a queste terre, insieme ai loro fratelli musulmani, godendo insieme a loro degli stessi diritti e doveri. In questo modo loro, con i compatrioti musulmani, salvaguarderanno i nostri valori comuni e la nostra convivenza in una comunità multireligiosa e onnicomprensiva. La nostra eredità comune, come credenti in Dio viene spiegato nella dichiarazione ci impone di rigettare le costrizioni in ambito di fede, di rispettare la libertà intellettuale e di accettare le differenze fra gli uomini come un espressione del volere di Dio. Solo Dio può giudicare gli uomini laddove essi differiscono». Secondo gli estensori del testo, il Corano riconosce solo due ragioni per una guerra comunque difensiva: la persecuzione religiosa e l espulsione dalla propria terra. «Agli occhi del Corano, nessuno ha il diritto di fare la guerra a una persona a causa del suo credo o ad un popolo o una comunità per cacciarli dalle loro case, o privarli della loro terra. È perciò nostro dovere unire gli sforzi per proteggere le libertà religiose e nazionali, rispettare la dignità umana per proteggere la convivenza sulla base della giustizia e dell amore. Conoscere e riconoscersi gli uni gli altri è un comando divino». Del resto, mai le società umane sono state univoche «nel loro atteggiamento e nel loro modo di vivere, o anche nel loro credo religioso». Il testo sottolinea quanto sia importante il «diritto di partecipare alla vita politica e pubblica, che è fondato sui principi dell uguaglianza, della libertà di scelta e della responsabilità individuale». L islam, come ha dichiarato recentemente anche un documento diffuso dall università di al-azhar, «non impone uno specifico regime politico e non approva uno Stato religioso. Il sistema politico, in qualunque società, è la creazione della gente in quella società, musulmani e non musulmani. Secondo gli accordi comuni, il popolo sceglie il proprio sistema di governo, e lo cambia secondo la sua libera volontà e seguendo i suoi interessi. Perciò, considerare uno specifico sistema politico come sacro o infallibile, o come una materia di fede religiosa, è un fraintendimento della religione e una imposizione sulla gente, che sia musulmana o non musulmana. Tutte le persone sono protette dallo Stato nazionale che esse hanno creato ed esse rispettano la costituzione e le leggi che le considera uguali in diritti e doveri». Infine, nel ricordare che la cultura araba ha avuto una civiltà gloriosa e pluralista e che ha contribuito al progresso del mondo e alla creazione di Stati e sistemi di governo e istituzioni, i firmatari sottolineano che «la religione non è mai stata un ostacolo a questi traguardi. Se noi oggi ci volgiamo contro questa cultura in nome della religione, noi tradiamo la grande eredità del passato e la nostra costante lotta per il progresso e la sicurezza». Prosegue la ricostruzione nelle Filippine dopo Yolanda MANILA, 27. La Caritas delle Filippine ha iniziato la seconda fase del suo programma di riabilitazione per le vittime del tifone Yolanda (novembre 2013) che si protrarrà fino al marzo 2016, e si concentrerà su interventi orientati a sostenere le comunità locali. «L anno scorso ha spiegato il direttore dell ente caritativo, Rolando Tirona la Caritas si è concentrata sulla costruzione delle strutture, mentre quest anno ci impegneremo per il potenziamento delle capacità delle persone e sulle attività di riduzione del rischio delle catastrofi». Il programma, chiamato Reach Philippines (Recovery Assistance to vulnerable communities affected by Typhoon Haiyan) mira a raggiungere persone provenienti da nove province, le più colpite da Yolanda. Gli obiettivi includono la costruzione e la riparazione di 920 ricoveri, l installazione di ventotto sistemi di acqua corrente, dei quali potranno beneficiare 2600 famiglie, 220 pozzi protetti per altre 4100 famiglie e mezzi di sussistenza per altre 7000 famiglie. Si tratta di uno dei più estesi programmi di riabilitazione avviati dalla Chiesa cattolica filippina, per un controvalore di 817 milioni di pesos. Ancora oggi risultano oltre 1700 dispersi nell arcip elago. CU T TA C K, 27. Preghiere e manifestazioni all insegna del messaggio «Mai più violenza»: così la comunità cristiana in India vive il settimo anniversario dei massacri compiuti nel distretto di Kandhamal, in Orissa, nell agosto Preghiere e manifestazioni si svolgeranno non solo in quella terra martoriata, dove l evento commemorativo principale sarà il 31 agosto, ma anche in altri Stati indiani. «Io mi commuovo sempre per la gioia del mio popolo ha dichiarato ad AsiaNews l a rc i - vescovo di Cuttack-Bhubaneswar John Barwa che ha sofferto terribili violenze scatenate contro i cristiani. La sua fede non ha vacillato. Al contrario, in esso si sono rafforzati la fede e l amore per Cristo». Il 23 agosto del 2008 un gruppo maoista uccise il leader indù Laxamananda Saraswati nel suo ashram, nel distretto di Kandhamal. Nonostante i guerriglieri avessero ammesso subito la loro responsabilità, i radicali indù scaricarono la colpa sui cristiani, da tempo criticati dal guru per il loro impegno sociale a favore soprattutto dei dalit (fuori casta) e accusati assieme a vescovi, sacerdoti e suore di fare proselitismo. A Kandhamal gli estremisti indù scatenarono la persecuzione più violenta contro la minoranza cristiana mai avvenuta in India. I pogrom costrinsero alla fuga fedeli e condussero alla razzia e al rogo di 5600 case in 415 villaggi. Secondo la Chiesa cattolica e attivisti sociali, furono quasi 300 le chiese distrutte, oltre a conventi, scuole, ostelli e istituti di assistenza. Almeno 91 le vittime: 38 morte sul colpo, 41 per le ferite subite nelle violenze, 12 in azioni di polizia. Mercoledì scorso, il Governo del Karnataka ha deciso di risarcire con rupie dodici delle vittime che hanno subito ferite negli attacchi del Tra queste, anche alcune religiose che manifestavano in modo pacifico contro la brutalità dei radicali indù. A febbraio di quest anno, monsignor Barwa ha inaugurato il primo monumento eretto in onore delle vittime dei pogrom anticristiani, tra cui si ricorda anche padre Bernard Digal, deceduto in ospedale nell ottobre 2008 dopo due mesi di agonia. Nel corso degli anni, invece, in una serie di processi sulla cui attendibilità molti hanno avanzato forti dubbi, i giudici del tribunale di Phulbani hanno condannato all ergastolo sette cristiani innocenti per la morte del leader indù, nonostante la rivendicazione dell omicidio da parte dei maoisti. Solo recentemente le responsabilità degli estremisti sono state ammesse, in via più o meno ufficiale. Secondo l arcivescovo, Kandhamal è diventato un luogo di speranza per i cristiani perseguitati di tutto il mondo. «Nei nostri cristiani che hanno sofferto per la loro fede esiste una profonda tranquillità, una profonda gioia. Questa pace che supera ogni comprensione viene da Gesù Cristo. La fede dei nostri cristiani di Kandhamal ha proseguito il presule è testimonianza di Gesù vivente, che ha affrontato con serenità la persecuzione. Ai mariti è A quattro mesi dal sisma La Caritas non dimentica il Nepal KAT H M A N D U, 27. Continua in Nepal l opera della Caritas a favore delle popolazioni colpite dal sisma che quattro mesi fa ha devastato il Paese causando quasi vittime e distruggendo più di abitazioni. L arrivo dei monsoni ha reso necessario un rallentamento, in questo mese, delle operazioni di ricostruzione, mentre le forti piogge hanno causato danni aggiuntivi, con smottamenti e frane in molti casi proprio nelle zone che avevano subito i danni del terremoto. «Per Caritas Nepal, e per gli altri organismi Caritas presenti nel Paese, questa pausa ha permesso di sviluppare una pianificazione per il prossimo intervento di ricostruzione, che partirà appena le condizioni climatiche lo permetteranno», informa Caritas italiana, che ha stanziato un milione di euro da destinare all organismo caritativo nepalese, nonché agli interventi di congregazioni religiose e di altre organizzazioni. Si tratta di fondi raccolti grazie anche alla colletta nazionale indetta dalla Conferenza episcopale italiana domenica 17 maggio. Orae «si pone il problema della riattivazione del tessuto produttivo e rimane pressante la necessità di seguire le persone più deboli e vulnerabili». stato domandato di fronte alle proprie mogli: Rinunci alla tua fede?. Essi hanno risposto con coraggio: No, fate di me ciò che volete. E allo stesso tempo, alle mogli è stato detto: Vedete cosa accade ai vostri mariti? Se non rinunciate alla vostra fede, affronterete un simile destino. Ma esse hanno risposto: Mai. Se mio marito può affrontare tutto questo, perché non io? Fate di me quello che volete, io non rinuncerò. Questo ha sottolineato monsignor Barwa è il dono della Grazia, noi siamo chiamati a incontrare ogni giorno Cristo nella gioia della nostra sofferenza in suo nome. Quando vado in giro tra la gente, incontro guide, sacerdoti e tutti mi dicono: le nostre case sono state distrutte, così come le chiese, i nostri cari massacrati. Ma c è una cosa che i persecutori non possono fare: non ci possono separare da Gesù». Lutti nell episcopato Monsignor Maroun Khoury Sader, arcivescovo emerito di Tyr, Tito, Sur dei maroniti, in Libano, è morto nella mattina di mercoledì 26 agosto. Il compianto presule era nato in Ain- Ebel il 25 dicembre Ordinato sacerdote l 11 maggio 1952, era divenuto arcivescovo di Tyr, Tiro, Sur dei maroniti il 1º giugno E il 18 luglio aveva ricevuto l ordinazione episcopale. Quindi il 14 giugno 2003 aveva rinunciato al governo pastorale. Le esequie saranno celebrate venerdì 28 agosto nella cattedrale di San Giorgio a Beirut. Mercoledì 26 agosto è morto monsignor Francisco Capiral San Diego, vescovo emerito di Pasig, nelle Filippine. Nato il 10 ottobre 1935 a Obando, nella diocesi di Malolos, il 21 dicembre 1963 aveva ricevuto l o rd i n a - zione sacerdotale. Il 6 giugno 1983 era stato eletto alla Chiesa titolare di Zica e nominato coadiutore con diritto di successione del vicario apostolico di Palawan. Il 10 agosto dello stesso anno aveva ricevuto l o rd i n a - zione episcopale. E il 18 dicembre 1987 era divenuto, appunto, vicario apostolico di Palawan. Quindi il 12 luglio 1995 era stato nominato vescovo di San Pablo e il 28 giugno 2003 era divenuto primo vescovo di Pasig. Il 21 dicembre 2010 aveva rinunciato al governo pastorale della diocesi. Le esequie saranno celebrate sabato 29 agosto nella cattedrale dell Immacolata Concezione a Pasig City.

7 venerdì 28 agosto 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 7 Papa Francesco nel tempio valdese di Torino (22 giugno 2015) di BRUNO FORTE Ho vissuto con molta partecipazione, anche se non presente di persona, la visita del Vescovo di Roma Francesco al Tempio Valdese di Torino lo scorso 22 giugno. Partendo da quanto hanno detto i protagonisti di quell incontro, vorrei presentare qualche riflessione che spero possa aiutare lo sviluppo del nostro dialogo e della nostra amicizia. Mi fermo in particolare sui due punti caldi, richiamati nel suo discorso dal Moderatore della Tavola Valdese Eugenio Bernardini: da una parte, quello del riconoscimento della confessione valdese come chiesa e non semplicemente come comunità ecclesiale ; dall altra, la questione della reciproca ammissione alla mensa eucaristica. Rivolgendosi al Papa, il Moderatore ha detto: «Noi vogliamo essere chiesa, ci sentiamo chiesa, cerchiamo di testimoniare il vangelo, di seguire il Signore Gesù...»; e, relativamente all'eucaristia, ha affermato che «ciò che conta è che tutti in quel pane e in quel vino vediamo il segno del corpo e sangue di Cristo e crediamo che sia così. Il resto sono interpretazioni teologiche, che non devono dividerci...». Si tratta di due questioni decisive, sulle quali anche da parte cattolica c è la volontà di dialogare con apertura e con sincerità. Fondamentale, poi, è stata la richiesta di perdono ai valdesi pronunciata da Papa Francesco, soprattutto perché è nella verità che l atteggiamento di accoglienza reciproca e di disponibilità alla riconciliazione potrà essere costruttivo ed evangelico. Vorrei anche ricordare che lo scorso 9 marzo, in Senato, dieci diverse confessioni cristiane presenti in Italia hanno firmato un documento congiunto di condanna contro la violenza alle donne: promotori di questo documento sono stati proprio i valdesi, rappresentati in particolare da Maria Bonafede e Debora Spini. L Ufficio Cei per l Ecumenismo e il Dialogo ha condiviso l iniziativa, cercando di coinvolgere altre chiese cristiane. L intenzione è quella di andare avanti con la sensibilizzazione su questo tema, e di farlo in modo congiunto, offrendo un esempio di collaborazione su una questione che riguarda tutti i cristiani e non solo. Questo dimostra che, se ci mettiamo d impegno, riusciamo a trovare e valorizzare ciò che ci unisce! Nella visita al Tempio Valdese Papa Francesco ha esordito con espressioni forti e chiare: «Con grande gioia mi trovo oggi tra voi. Vi saluto tutti con le parole dell apostolo Paolo: A voi, che siete di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo, noi auguriamo grazia e pace (1 Te s s a l o n i c e s i 1, 1 - Traduzione interconfessionale in lingua corrente)». Essere di Dio e del Signore Gesù Cristo è la condizione più alta di cui un cristiano possa essere grato al Signore: è su questa appartenenza alla Trinità che si fonda la natura più profonda della Chiesa. Con questo riferimento al più antico testo cristiano, la prima lettera ai Tessalonicesi, Papa Francesco è andato oltre la questione della dichiarazione di ecclesialità, mostrando come essa sia subordinata alla primaria e decisiva partecipazione alla vita trinitaria. È in tal senso che va letto anche il bellissimo riferimento alla fraternità cristiana fatto dal Vescovo di Roma: «Uno dei principali frutti che il movimento ecumenico ha già permesso di raccogliere in questi anni è la riscoperta della fraternità che unisce tutti coloro che credono in Gesù Cristo e sono stati battezzati nel suo nome. Questo legame non è basato su criteri semplicemente umani, ma sulla radicale condivisione dell esp erienza fondante della vita cristiana: l incontro con l amore di Dio che si rivela a noi in Gesù Cristo e l azione trasformante dello Spirito Santo che ci assiste nel cammino della vita. La riscoperta di tale fraternità ci consente di cogliere il profondo legame che già ci unisce, malgrado le nostre diff e re n z e». Il Papa era certo consapevole della portata di queste affermazioni, come dimostra l onesta precisazione che ha fatto seguire ad esse: «Si tratta di una comunione ancora in cammino e l unità si fa in cammino una comunione che, con la preghiera, con la continua conversione personale e comunitaria e con l aiuto dei teologi, noi speriamo, fiduciosi nell azione dello Spirito Santo, possa diventare piena e visibile nella verità e nella carità». È qui che Francesco ha sviluppato l idea centrale del suo discorso, ripresa in seguito anche dai commenti di vari esponenti autorevoli della Chiesa valdese: il tema della diversità riconciliata. Così l ha presentata: «L unità che è frutto dello Spirito Santo non significa uniformità. I fratelli, infatti, sono accomunati da una stessa origine, ma non sono identici tra di loro. Ciò è ben chiaro nel Nuovo Testamento, dove, pur essendo chiamati fratelli tutti coloro che condividevano la stessa fede in Gesù Cristo, si intuisce che non tutte le comunità cristiane, di cui essi erano parte, avevano lo stesso stile, né un identica organizzazione interna. Addirittura, all interno della stessa piccola comunità si potevano scorgere diversi carismi (cfr. 1 Corinzi 12-14) e perfino nell annuncio del Vangelo vi erano diversità e talora contrasti (cfr. At t i 15, 36-40)». Questa diversità non sempre è stata colta come ricchezza nella storia della Chiesa. Perciò Francesco ha aggiunto: «Purtroppo, è successo e continua ad accadere che i fratelli non accettino la loro diversità e finiscano per farsi la guerra l uno contro l a l t ro. Riflettendo sulla storia delle nostre relazioni, Nel cammino comune con i valdesi e i metodisti la strada è ormai aperta Andare, e andare insieme ce, i passi compiuti negli anni recenti per un riavvicinamento fra cattolici e valdesi sono stati riletti da Francesco nel segno della speranza e dell impegno che ci aspetta tutti: «Incoraggiati da questi passi, siamo chiamati a continuare a camminare insieme Consapevoli che il Signore ci ha preceduti e sempre ci precede nell amore (cfr. 1 Giovanni 4, 10), andiamo insieme incontro agli uomini e alle donne di oggi, che a volte sembrano così distratti e indifferenti, per trasmettere loro il cuore del Vangelo». Oltre all impegno comune per l evangelizzazione, il Papa ha voluto ricordare un altro ambito in cui lavorare sempre di più uniti, «quello del servizio all umanità che soffre, ai poveri, agli ammalati, ai migranti D all opera liberatrice della grazia in ciascuno di noi deriva l esigenza di testimoniare il volto misericordioso di Dio che si prende cura di tutti e, in particolare, di chi si trova nel bisogno. La scelta dei poveri, degli ultimi, di coloro che la società esclude, A Torre Pellice Anticipiano quasi integralmente l intervento che l arcivescovo presidente della Commissione episcopale italiana per il dialogo e l ecumenismo terrà venerdì 28 al Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste di Torre Pellice (Torino). non possiamo che rattristarci di fronte alle contese e alle violenze commesse in nome della propria fede, e chiedo al Signore che ci dia la grazia di riconoscerci tutti peccatori e di saperci perdonare gli uni gli altri». È a questo punto che le parole del Vescovo di Roma hanno toccato il loro vertice, non solo emotivo, ma anche teologico, pastorale e spirituale: «Da parte della Chiesa cattolica vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!». «La sua richiesta di perdono ha dichiarato il moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini ci ha profondamente toccati e l abbiamo accolta con gioia. Naturalmente non si può cambiare il passato, ma ci sono parole che a un certo punto bisogna dire, e il papa ha avuto il coraggio e la sensibilità per dire la parola giusta». In questa luci avvicina al cuore stesso di Dio, che si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr. 2 Corinzi 8, 9), e, di conseguenza, ci avvicina di più gli uni agli altri. Le differenze su importanti questioni antropologiche ed etiche, che continuano ad esistere tra cattolici e valdesi, non ci impediscano di trovare forme di collaborazione in questi ed altri campi. Se camminiamo insieme, il Signore ci aiuta a vivere quella comunione che precede ogni contrasto». A questo invito accorato ha fatto eco il Pastore Paolo Ribet: «Nel momento in cui siamo chiamati alla fede, siamo anche esortati a metterci in cammino verso il Cristo, che è e rimane al di fuori e al di sopra di noi. In questo percorso di persone e di chiese incontriamo fratelli e sorelle che condividono con noi il cammino. Oggi con gioia incontriamo lei, Papa Francesco, come un nuovo fratello nel nostro percorso, e vogliamo leggere la sua visita (che è stata definita giustamente storica ) proprio in questa dimensione». Proprio nella prospettiva del cammino, la questione teologica della natura ecclesiale delle confessioni impegnate nel dialogo può essere risolta: come in cristologia e in teologia delle religioni si applica il principio della analogia Christi, che porta a discernere i vari gradi e forme della presenza del Redentore nella vita e nella storia degli uomini, così senza appiattire l una concezione ecclesiologica sull altra cattolici e valdesi potranno riconoscersi reciprocamente come Chiese. Se questo vorrà dire per i cattolici non rinunciare all idea della successione apostolica del ministero ordinato come condizione della sacramentalità della Chiesa tutta, per i valdesi vorrà significare l irrinunciabile primato riconosciuto alla Parola di Dio, che convoca e genera la Chiesa, c re a t u - ra Verbi, quando è accolta nella fede. Ciò nulla toglierà al patrimonio dei doni di Dio condivisi, dalla preghiera all esercizio della carità, dalla Bibbia all economia sacramentale fondata sul battesimo. In questa luce, potrà essere superata quella logica del tutto o niente che ha portato alle reciproche condanne, fino all esclusione di fratelli e sorelle, pur uniti dalla grazia battesimale, dalla partecipazione alla ricchezza dei doni divini ricevuti nella propria Chiesa, a cominciare dall Eucaristia. Occorrerà, certo, il coraggio di avanzare nella comune comprensione delle parole del Signore, in una crescita di comunione teologica e spirituale che esige reciproco ascolto e volontà comune di obbedienza al Dio vivente e alla Sua Parola. Ma la strada è aperta e il clima umano e spirituale sperimentato nell incontro al Tempio Valdese di Torino schiude possibilità inattese. Lo ha augurato Francesco a tutti i partecipanti con le sue parole di chiusura: «Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio nuovamente per questo incontro, che vorrei ci confermasse in un nuovo modo di essere gli uni con gli altri: guardando prima di tutto la grandezza della nostra fede comune e della nostra vita in Cristo e nello Spirito Santo, e, soltanto dopo, le divergenze che ancora sussistono Il Signore conceda a tutti noi la sua misericordia e la sua pace». Analogo è stato l auspicio del Pastore Ribet che, richiamando la volontà dei Padri che costruirono il Tempio Valdese di Torino di vivere l evangelo in modo a l t ro, ha osservato: «Spesso l accento è stato messo sull aggettivo a l t ro, sulla diversità. Ma oggi vorrei mettere l accento sul verbo v i v e re». A sua volta il Pastore Eugenio Bernardini ha affermato, rivolgendosi a Papa Francesco: «Entrando in questo tempio, Lei ha varcato una soglia storica, quella di un muro alzatosi oltre otto secoli fa quando il movimento valdese fu accusato di eresia e scomunicato dalla Chiesa romana. Qual era il peccato dei valdesi? Quello di essere un movimento di evangelizzazione popolare svolto da laici, mediante una predicazione itinerante tratta dalla Bibbia, letta e spiegata nella lingua del popolo. Da oltre otto secoli, attraverso una storia a lungo segnata da varie forme di persecuzione e quindi scritta anche col sangue di molti martiri, non abbiamo voluto essere altro che una comunità di fede cristiana al servizio della parola di Dio e della libertà del suo annuncio». Il Moderatore ha quindi aggiunto: «Crediamo anche noi che l unità cristiana possa e debba essere concepita proprio così: come diversità riconciliata, in cui occorre sottolineare sia la parola diversità, sia l esigenza che sia riconciliata O gni chiesa ha bisogno delle altre per realizzare la propria vocazione. Non possiamo essere cristiani da soli È nostra umile ma profonda convinzione che siamo chiesa: certo peccatrice, semper reformanda, pellegrina che, come l apostolo Paolo, non ha ancora raggiunto la mèta (Filippesi 3, 14), ma chiesa, chiesa di Gesù Cristo, da Lui convocata, giudicata e salvata, che vive della sua grazia e per la sua gloria... In questo mondo, noi cristiani siamo chiamati a dire la Parola della verità e della vita, una parola che non ritorna invano ma che cambia i cuori e le menti. Annunciare questa Parola è la nostra fatica e la nostra gioia di sorelle e fratelli in Cristo». Gli ha fatto eco nel suo saluto di commiato Alessandra Trotta, presidente dell Opera per le Chiese Evangeliche Metodiste in Italia: «Andiamo con speranza, per portare speranza; la speranza alimentata dall ascolto di una Parola di vita, che ci insegna ad osare, sempre, nelle occasioni private come in quelle pubbliche, le parole che rompono i silenzi delle solitudini, dell e m a rg i - nazione e della rassegnazione; che sfidano le chiusure degli egoismi, delle paure, dei risentimenti. Andiamo ed andiamo insieme, perché c è molto da fare». È questa anche la ragione per cui sono qui. Sul tema del perdono troppa disinformazione Chi ha paura dell ecumenismo di PIER GIORGIO DEBERNARDI* C è stato molto rumore attorno al Sinodo della Chiesa valdese - metodista sul tema del perdono, travisando completamente lo spirito che anima l assemblea sinodale formata da credenti sinceramente appassionati del cammino ecumenico. Le parole del Moderatore, pastore Eugenio Bernardini, sono chiarissime: «Quello che vogliamo più di tutto è riconciliare le memorie e scrivere una storia nuova insieme». I titoli degli organi di stampa fatte alcune eccezioni sono stati depistanti. Forse ad arte. Dire che i valdesi non sanno perdonare è una menzogna. È vero il contrario. Certo, il perdono è un atto personale. Nessuno può sostituirsi ad altri. Ma, detto questo, il Sinodo valdese ha espresso con convinzione il desiderio e l impegno di voler preparare con i cattolici pagine nuove di storia, peraltro già iniziata nella diocesi di Pinerolo. Infatti l incontro con Papa Francesco è avvenuto perché le nostre Chiese da tempo sono in dialogo e cercano di costruire relazioni positive, nella fraternità condivisa, attraverso lo scambio di doni sul piano teologico e pastorale. Solo chi non conosce il nostro percorso, può affermare che i valdesi non sono capaci di perdonare, che il perdono è imp ossibile e che c è f re d d e z z a e sosp etto nei confronti dei gesti di papa Francesco. Lo smentisce categoricamente la lettera aperta preparata dal Sinodo, e votata all unanimità (solo sei astenuti su 180 sinodali), che ho recapitato personalmente alla segreteria del Papa mercoledì mattina. Così annota il Moderatore: «La lettera è nata spontaneamente nell ambito della comprensione che abbiamo noi della nostra Chiesa. Il Papa a Torino ci ha molto colpito per i contenuti del suo discorso, tra i quali molto importante la richiesta di perdono per ciò che nel passato la Chiesa cattolica ha fatto subire alla nostra. E a una tale dichiarazione straordinaria, per noi è stato normale chiedere al Sinodo che è la nostra massima autorità decisionale, religiosa e teologica di valutare e rispondere adeguatamente». L ecumenismo è un cammino irreversibile. Questo, però non significa dimenticare la storia passata. Anzi, averla sempre dinnanzi ci aiuta e ci preserva dal ripetere errori già commessi. Ricord a re è un verbo biblico. Quante volte ritorna nelle pagine della Bibbia! Si ricorda il bene e si ricorda anche il male e le tragedie avvenute. Ma tutto deve concorrere a purificare la memoria, per renderla più pronta e più attenta alle sorprese di Dio. D altronde tra le nostre due Chiese già tentiamo di rileggere e valutare la storia passata in un convegno che si tiene ogni anno nell alta Val Chisone, all inizio del mese di agosto. Valdesi e cattolici esaminano i tragici avvenimenti del passato con spirito libero, senza pregiudizi ideologici, con il solo intento di saper trarre lezioni di saggezza per l avven i re. Inoltre mi pare esemplare quanto ormai da decenni si realizza nella diocesi di Pinerolo (il Papa ne ha fatto cenno nel suo discorso al Tempio di Torino). La nostra esperienza può aiutare ad esorcizzare la mala informazione che tenta di mettere gli uni contro gli altri. Si sono mossi i primi passi con il Segretariato di attività ecumeniche negli anni Sessanta e la preparazione del Direttorio ecumenico diocesano (8 dicembre 1970), per giungere al Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti in Italia (16 giugno 1997) e alla domanda di perdono da parte della diocesi nel venerdì santo del Giubileo del Tutto rafforzato dagli incontri periodici tra presbiteri e pastori, dallo scambio dei pulpiti, da momenti comuni di preghiera, dall offerta dei doni (pane e vino) per la celebrazione dell Eucaristia e della Santa Cena e, soprattutto, dalle molteplici iniziative di solidarietà realizzate in forma ecumenica. Tutto questo, e altro ancora, è il frutto che matura sull albero delle nostre Chiese che vivono il perdono e la riconciliazione nella quotidianità, come pure sperimentano la bellezza della diversità riconciliata. Sembra di sentire la voce del profeta che ripete a noi, cattolici e valdesi, che abbiamo vissuto per molto tempo l estraneità gli uni verso gli altri, parole di rassicurante speranza: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Isaia 43, 18-19). Aggiungo ancora questa annotazione. Per capire la storia dei cattolici e valdesi nella nostra terra occorre viverla dall interno. Nessuno può giudicare correttamente dal di fuori o per sentito dire. Offro questo semplice episodio. Il beato Federico Ozanam, professore alla Sorbona e geniale ideatore di iniziative di solidarietà verso i poveri, venne nel pinerolese, incontrò le comunità valdesi delle nostre valli e scrisse con ammirazione nel suo diario di aver visto il Vangelo incarnato nella vita della gente. È su questo versante che dobbiamo continuare a comporre insieme pagine nuove di storia. La visita di Papa Francesco è una tappa importante di questa avventura che continua. L impegno ecumenico «è un tempo di gioia» (così è scritto nel nostro Direttorio ecumenico). Queste parole non sono uno slogan, ma l esperienza di Chiese che si impegnano a realizzare la parola di Gesù: «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi» (Giovanni 17, 11). * Vescovo di Pinerolo

8 pagina 8 L OSSERVATORE ROMANO venerdì 28 agosto 2015 Felice Casorati «La preghiera» (1914) di SI LV I N A PÉREZ «Amicizia» è la parola in sospeso tra il biblista protestante Marcelo Figueroa, il rabbino Abraham Skorka e Jorge Mario Bergoglio. Amicizia è il filo rosso che li unisce da molti anni e anche l a rg o - mento mancato della trasmissione in programma nel marzo 2013 a Canal 21, l emittente della diocesi di Buenos Aires. Sono andate regolarmente in onda trentadue puntate, perché la trentatreesima è rimasta nel palinsesto: «La farò quando tornerò a casa» disse Bergoglio prima di partire per il conclave. L idea del programma era di affrontare, ciascuno secondo le proprie prospettive di fede, questioni che potessero essere di interesse per tutti. Il punto di partenza e di contatto era l analisi delle Sacre scritture: la trasmissione si intitolava infatti «Bibbia, dialogo Presentato al Papa il progetto Lectio divina per la famiglia La «parte migliore» del tempo della famiglia è quella dedicata alla preghiera, ha detto mercoledì scorso Papa Francesco durante la sua centesima udienza generale. È questa la convinzione che ha portato Ricardo Grzona, presidente della fondazione Ramon Pané, a sviluppare un interessante programma al servizio dell evangelizzazione della famiglia. Ma che cosa è la Bibbia? Come è fatta? Che differenza c è tra Antico e Nuovo testamento? Sono alcune delle domande che interpellano molti cattolici. La lectio divina in famiglia è un vero e proprio mini-corso di esegesi adatto ai tempi e al linguaggio della famiglia contemporanea. Le nozze, la nascita del primo figlio, la scuola, le difficoltà economiche, la perdita di lavoro: la storia di ogni famiglia è, da sempre, scandita da tappe cruciali da passaggi esistenziali. «Ogni volta che si passa a una nuova fase, si crea un tempo vuoto, una sensazione di pesantezza senza vie di uscita. In questi casi afferma Grzona riscoprire la centralità della parola di Dio nella propria vita è un percorso per la famiglia che può creare nuovi equilibri all interno del gruppo». Il programma di formazione è iniziato in Messico con una campagna che ha coinvolto cinquecento famiglie per otto settimane in esercizi di lectio divina con il Nuovo testamento e materiale tradotto in lingua, nel rispetto della cultura del luogo. «Il risultato ottenuto assicura al nostro giornale ha superato ampiamente le aspettative. Sono testimone personale di quanto è avvenuto nei luoghi in cui siamo arrivati con il progetto. Bisogna iniziare a conoscere un po di più le Sacre scritture, non solo con corsi e laboratori biblici, ma anche con tutto ciò che la Bibbia implica per la vita e la missione della Chiesa. «In questo senso spiega un aspetto fondamentale che è emerso nei gruppi di lavoro è che la parola di Dio è la base per l orazione. Insisto su questo: noi cattolici sappiamo pregare ma non sappiamo o r a re ; non abbiamo la pratica dell orazione». Il progetto è stato presentato a Papa Francesco. Racconta Grzona: «La prima domanda che ci ha fatto è stata: Parli il tagalog?. Ho detto di no e il Pontefice mi ha risposto: Nemmeno io, ma questo non mi ha impedito di comunicare con sette milioni di fedeli nelle Filippine durante il viaggio». Attualmente il progetto è stato sviluppato in spagnolo, inglese, portoghese, italiano e tagalog, naturalmente. «Stiamo studiando aggiunge un progetto per l Africa. Devo ringraziare il presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, l a rc i v e s c o v o Vincenzo Paglia, che sta promuovendo il progetto lectio divina». Quanto ai prossimi appuntamenti, Grzona assicura la presenza all i n c o n t ro mondiale delle famiglie negli Stati Uniti, domenica 27 settembre, in occasione della visita di Papa Francesco. «Poi a fine settembre prosegue p re - senteremo in Italia il materiale per studiare il ruolo fondamentale della famiglia nella società e per dare alle famiglie l opportunità di parlare delle sfide e delle benedizioni che le riguardano». (silvina pérez) Marcelo Figueroa ricorda i dialoghi con l amico Jorge Mario Bergoglio La trentatreesima puntata attuale». La conduzione era condivisa dal cardinale di Buenos Aires con Skorka e Figueroa. Hanno discusso con passione di vari temi per anni: il senso della vita, la famiglia, la vecchiaia, la dignità, le paure, la ragione e l imp ortanza della fede in questi tempi. Da questa esperienza è nato Il senso della vita. Dialoghi con Abraham Skorka e Marcelo Figueroa (Milano, Francesco Mondadori, 2014, pagine 320, euro 12), un volume dedicato al dialogo interreligioso ed ecumenico, che merita attenzione e che rappresenta fedelmente il pensiero di Papa Francesco. «Da quando Jorge Mario Bergoglio è diventato Papa, ci separa una grande distanza geografica ma lo sentiamo molto vicino, perciò è sempre bello rivedersi», confida in al nostro giornale Figueroa, reduce da un incontro con il Pontefice a Santa Marta. Il rapporto con Bergoglio è nato a Buenos Aires ma prosegue nel tempo. Come ha trovato il Pontefice? L ho trovato molto sicuro e determinato nel suo nuovo e non facile ruolo. Lavora tantissimo e dedica tutte le sue energie alla sua missione. È un uomo e un pastore che va al cuore della Chiesa, per la quale nutre un grandissimo amore, con una fortissima fede nel Signore Gesù e una particolare attenzione verso quelle che si possono definire le periferie esistenziali, i poveri. In Argentina abbiamo avuto la possibilità di conoscerci bene facendo insieme cose concrete, per esempio il programma televisivo. Sono stati momenti creativi nei quali abbiamo imparato a conoscerci. Abbiamo aperto il nostro cuore l uno all altro e questo ha rinsaldato la nostra amicizia. È rimasto sorpreso da qualche suo gesto particolare in questi due anni e mezzo di pontificato? zando il suo pontificato. Per lui la povertà e l umiltà sono al centro del Vangelo, e lo dico in un senso teologico, non sociologico. Non si può comprendere il Vangelo senza la povertà e il Papa parla ai poveri della terra, qualunque sia la loro re l i g i o n e. Che cosa si aspetta da lui? Credo che Francesco sia un punto di riferimento spirituale e morale non solo per i cattolici. Ha una consapevolezza reale dei problemi che affliggono il mondo, una visione geopolitica chiara. Bergoglio per primo ha parlato di una terza guerra mondiale che si Bergoglio negli studi di Canal 21 durante la trasmissione «Bibbia, dialogo attuale» Nessuna sorpresa. Lo conosco bene! Nelle sue scelte, Francesco dimostra tutto il coraggio e la semplicità che stanno caratterizto tutte le élite intellettuali. Le sue idee-guida sulla giustizia sociale, la promozione dei giovani, la tratta delle persone, sorprendono oggi persone in tutto il mondo, ma gli argentini le hanno ascoltate già da molto tempo. È un leader tra i leader. Il più carismatico, forse l unico. Di fatto mediatore invisibile dello storico disgelo tra Stati Uniti e Cuba e tra Obama e Putin durante la crisi siriana. L idea di un Vaticano come centro di mediazione è utile leggere in proposito la lectio magistralis tenuta l 11 marzo scorso dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin alla Pontificia Università Gregoriana è davvero importante per tutti perché lascia sperare che il successo ottenuto su Cuba possa essere replicato altrove. La violenza a sfondo religioso insanguina il Medio oriente. Cosa possono fare i leader delle religioni? Il fondamentalismo religioso non ha la consapevolezza del valore della vita umana: sembra che la persona non conti e si possa sacrificare ad altri interessi. Il fondamentalismo manipola i testi sacri proclamando una verità rielaborata, ridotta. Nelle tre religioni monoteiste abbiamo avuto i nostri gruppi fondamentalisti. La pace invece è un concetto, non è qualcosa su cui si possa legiferare o Nella parrocchia di Sant Anna in Vaticano La preghiera ad Agostino con le parole di Papa Wojtyła Monica e Agostino, madre e figlio, uniti nella vita, sono ricordati nella liturgia per volontà di Paolo VI a distanza di un giorno l una dall altro, rispettivamente il 27 e il 28 agosto. Una ricorrenza particolarmente importante per la pontificia parrocchia di Sant Anna in Vaticano, retta dagli agostiniani. Le annuali celebrazioni per i due santi sono precedute come di consueto da una novena. Quest anno per l invo cazione al santo dottore della Chiesa è stata scelta una preghiera di Giovanni Paolo II. Papa Wojtyła ne scrisse il testo dopo aver trascorso la notte tra il 10 e l 11 novembre 2004 in preghiera davanti alle reliquie di Agostino, giunte appositamente in Vaticano dalla basilica di San Pietro in Ciel d Oro di Pavia. I resti mortali del santo, infatti, rimasero per tutta la notte nella cappella dell appartamento apostolico, vegliati per alcune ore da Giovanni Paolo II. Lo spiega l agostiniano Bruno Silvestrini, parroco di Sant Anna, ricordando che in questa preghiera il Pontefice polacco ha voluto sottolineare la testimonianza alla verità resa da Agostino e posta al servizio dei fratelli. Nel testo Giovanni Paolo II definisce il santo «conoscitore dei luminosi sentieri di Dio e anche delle tortuose vie degli uomini», chiedendogli di intercedere per quanti sono alla ricerca, affinché giungano all incontro con quella «Verità suprema che è sorgente di ogni verità creata». Nella preghiera a santa Monica scelta per la novena, invece, l intenzione è per i bisogni delle madri e dei figli, perché «con il loro stile di vita testimonino i veri valori umani e cristiani». combatte a pezzi e anche su questo tema sembra aver anticipadecidere per decreto. I leader religiosi sono tenuti per primi a cercare strade possibili per ripercorrere un cammino di pace. La pace si fa con tutti musulmani, cattolici, ebrei, ortodossi, di altre religioni per tutti siamo fratelli, tutti crediamo in un unico Dio. Perché ci sia pace, ci devono essere assolutamente la giustizia e il rispetto reciproco, il rispetto per la dignità di tutti e di ciascuno. Il dialogo tra le religioni, in Europa come come in ogni parte del mondo, è una condizione imprescindibile per la pace. I leader religiosi in questo secolo hanno un ruolo centrale. Molti popoli nel mondo stanno ridefinendo la propria identità a partire da una visione religiosa o spirituale del vivere. In questo senso il contributo della religione è centrale. Pensa che Francesco possa davvero inaugurare un nuovo rapporto tra le religioni? Partiamo da una cosa molto semplice: religione vuol dire relazione. Relazione dell e s s e re umano, dell uomo, con Dio. Facciamo parte di un unica famiglia umana. Bisogna parlare senza barriere, analizzare tutti i temi senza riserve. Dal concilio Vaticano II la Chiesa cattolica si sta sforzando di avvicinarsi alla Chiesa ortodossa. Con alcune Chiese ortodosse c è più vicinanza che con altre. Questa e stata la nostra esperienza a Buenos Aires, città cosmopolita dove diverse comunità si sono integrate e convivono nel rispetto reciproco. Proprio questo tipo di dialogo è stato alla base del programma televisivo che abbiamo fatto con il cardinale Bergoglio. Il Papa è molto sensibile al dialogo interreligioso, perché sa bene che l altro è il riflesso di Dio. È tramite i rapporti umani che si deve creare la fiducia. Si parte dallo stabilire le relazioni con le persone, poi viene il resto. Proposta di Iustitia et pax In adorazione per il creato Si apre con un mini video di cinque minuti immagini, musica, frasi lo schema dell ora di adorazione eucaristica proposto dal Pontificio Consiglio della giustizia e della pace in occasione della giornata mondiale di preghiera per la cura del creato del prossimo 1 settembre. Il dicastero ha inserito nella sezione speciale dedicata all enciclica all interno del suo sito internet (iustitiaetpax.va) la traccia liturgica, disponibile, per il momento, solo in inglese. Nello schema per l ora di adorazione che viene introdotta dalla colletta secondo la tradizione ortodossa sono stati scelti alcuni brani della parola di Dio. Anzitutto il passo della Genesi (1, 26-2, 3 e 2, 15), dove si narra della creazione e della volontà del Signore di prendere l uomo e di porlo «nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse». Poi un testo del salmo 148, nel quale si invitano tutte le creature alla lode per le meraviglie compiute sulla terra: «Alleluia. Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell alto dei cieli». Infine il brano del Vangelo di Matteo (6, 25-33), nel quale Gesù dice che la nostra vita vale più del cibo e il corpo più del vestito: «Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?». Seguono tre brani della Laudato sì : nel primo (nn. 8-9), il Papa ricorda che il patriarca Bartolomeo «si è riferito particolarmente alla necessità che ognuno si penta del proprio modo di maltrattare il pianeta, perché nella misura in cui tutti noi causiamo piccoli danni ecologici». Nel secondo (n. 236), il Pontefice sottolinea come nell Eucaristia «il creato trova la sua maggiore elevazione». Nel terzo (nn ), il Papa fa riferimento a Maria e a Giuseppe, mettendo in evidenza, in particolare, come la Vergine «così come pianse con il cuore trafitto la morte di Gesù, ora ha compassione della sofferenza dei poveri crocifissi e delle creature di questo mondo sterminate dal potere umano». Nelle intenzioni di intercessione, si prega perché i cristiani cerchino in primo luogo il regno di Dio, crescano nello spirito, producano frutti abbondanti, lavorino per il bene della Chiesa e non manchi mai alle nuove generazioni la condivisione dei beni della creazione. Lo schema si conclude con la recita del Padre Nostro, la benedizione e un passo della lettera inviata dal Papa, il 6 agosto, ai cardinali Appiah Turkson e Koch per l indizione della giornata. Messaggio del cardinale Vegliò all incontro nazionale argentino Il turismo al tempo di Francesco Che cosa ha da dire il magistero di Papa Francesco agli operatori della pastorale del turismo? Ne stanno parlando in questi giorni i partecipanti all incontro nazionale organizzato dalla commissione migrazioni e turismo della Conferenza episcopale argentina, in corso di svolgimento fino a venerdì 28 agosto a Santiago del Estero. A loro si rivolgono in un messaggio il cardinale Antonio Maria Ve- gliò e l a rc i v e s c o v o Joseph Kalathiparambil rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti invitandoli ad «approfondire una duplice comunione» a partire proprio dal tema scelto per l i n c o n t ro : «L insegnamento di Papa Francesco e le sue implicazioni nel turismo». Il primo ambito di comunione indicato dal messaggio riguarda l azione pastorale dell episcopato argentino, che in questo triennio ha scelto come traccia di orientamento l espressione tratta dal Vangelo di Matteo (5, 7) «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia». In questa prospettiva, si legge nel testo, «al di là di proposte puntuali e sporadiche, la gentium è «principio e fondamento» di unità. In particolare vengono raccomandati due testi che «offrono molte direttive per la riflessione e l azione pastorale nell ambito del turismo»: l esortazione apostolica Evangelii gaudium e l enciclica Laudato si sulla cura del creato. A quest ultima, come ricordano il cardinale Vegliò e l arcivescovo Kalathiparambil, il dicastero per i migranti ha riservato una Un immagine di Nuestra Señora del Valle patrona del turismo in Argentina pastorale del turismo si va integrando con l azione evangelizzatrice ordinaria, inserendosi organicamente in un contesto più ampio». In secondo luogo, il messaggio invita i convegnisti a «realizzare un lavoro pastorale in comunione con la Chiesa universale, riflettendo sul magistero del Santo Padre» che come ricorda la Lumen specifica attenzione nel messaggio per la prossima giornata mondiale del turismo, che si celebrerà il 27 settembre sul tema «Un miliardo di turisti, un miliardo di opportunità». La lettura di questo documento «può essere di aiuto per la riflessione», sottolinea il messaggio, riconoscendo «il lavoro serio ed esemplare» intrapreso dalla Chiesa argentina nell ambito della pastorale del turismo ed esortando «a proseguire nella ricerca di strade per far presente il Vangelo in questo importante settore». E in effetti proprio in questi giorni i delegati delle diocesi del Paese e gli operatori del settore ai quali si sono uniti per l occasione rappresentanti della pastorale del turismo di Panama sono impegnati ad approfondire il pensiero di Francesco, alla ricerca della «luce che può illuminare il loro lavoro nel turismo» e orientare concretamente i loro «piani di azione pastorale», come spiegano gli organizzatori. A questo scopo il convegno è organizzato in forma di laboratorio, in modo da individuare idee per «elaborare un turismo secondo il pensiero della Chiesa oggi».

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