creativitoria 100% MADE IN ITALY
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- Edmondo Grosso
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1 caosfera creativitoria 100% MADE IN ITALY
2 Onofrio Lopreiato ANGELO Riflessioni Onofrio Lopreiato ANGELO ISBN copyright 2014 Caosfera Edizioni soluzioni grafiche e realizzazione
3 Quello che sto per raccontare è tutto il passaggio della mia vita, dall età di 18 anni in poi. Appena compiuti i miei 18 anni mi trovai subito un lavoro presso una ditta dove venivano costruiti macchinari per l agricoltura. Questa azienda era molto conosciuta sul territorio nazionale, perciò si occupava anche della manutenzione delle macchine costruite, e vendute su tutto il territorio nazionale. Incominciai a lavorare in questa azienda facendo un tirocinio per circa sei anni, dopo questi sei anni di lavoro acquisii molta esperienza, e quindi riscontrai anche molta fiducia sia dal capo officina che dal signor Desantis, proprietario dell azienda, fino al punto che una mattina, appena entrato in azienda per ricominciare una nuova giornata di lavoro, non si erano fatte nemmeno le otto e trenta di mattina, si presentò la segretaria riferendomi di andare di sopra in ufficio perché il signor Desantis mi aspettava. Il perché non me lo disse, mi disse soltanto che mi voleva parlare, lì per lì sono rimasto un po perplesso, il mio pensiero fu subito quello di pensare che forse avevo sbagliato qualcosa e che avrei avuto una bella tirata d orecchie da parte del signor Desantis. Tuttavia, con po di paura addosso, andai nel suo ufficio come mi era stato riferito. Entrai in ufficio sempre con questa maledetta paura addosso, avevo una tremenda paura di un licenziamento e di restare senza lavoro. La segretaria mi disse di accomodarmi e che il signor Desantis mi stava aspettando nel suo ufficio personale. Bussai alla porta. «Avanti!» Mi rispose dall interno. Entrai in ufficio, e con molta sorpresa vi trovai presente anche il capo officina, li salutai. 5
4 «Buon giorno.» Ho visto che il signor Desantis era molto allegro, il suo volto molto sorridente. «Buon giorno signor Barberis. Si accomodi. Le posso offrire un caffè?» Mi disse il signor Desantis. «No grazie, ne ho già preso uno poco fa.» Risposi. «Bene» disse, «allora possiamo cominciare a parlare del suo futuro, e del futuro di questa azienda. Tanto per cominciare posso darle del tu?» «Certo.» Risposi io. In quel momento capii che il capo officina gli aveva sempre parlato bene di me, ed erano molto soddisfatti del mio comportamento. Lui si rivolse verso di me chiamandomi per nome. «Giovanni siamo veramente soddisfatti di ciò che hai fatto in questi sei anni che hai trascorso nella mia azienda, il signor Andreis, qui presente, mi ha sempre parlato molto bene di te, sia per l impegno sul lavoro che anche del tuo comportamento. Ed è giusto che io, d accordo con il signor Andreis, oggi ti voglia premiare affidandoti un nuovo incarico con più responsabilità. Da questo momento Giovanni sei l ispettore della mia azienda, sempre che ti faccia piacere.» «Certo che mi fa piacere signor Desantis.» «Bene Giovanni, sono contento che tu accetti questo nuovo incarico, allora siamo apposto così, naturalmente questo vuol dire che noi abbiamo molta fiducia in te, il tuo nuovo lavoro consiste nell andare in giro su quasi tutto il territorio nazionale, naturalmente avrai anche uno stipendio all altezza della situazione, il tuo compito è soltanto di dover verificare con tutta onestà i guasti che si verificheranno sulle macchine da noi costruite e vendute, e di verificare di chi è la responsabilità: se sia nostra per difetto di costruzione, oppure di chi ha manovrato la macchina fino a quel momento. Se risulta che è un difetto di fabbrica allora darai ordini per la riparazione, che sarà tutta a nostre spese. Tutto qui. Allora Giovanni, te la senti di fare un lavoro del genere?» «Certo che me la sento, credo che non sia poi tanto difficile signor Desantis.» «Bene, allora adesso vai pure a casa, così ti puoi riposare un po. Questa giornata te la regalo io come vacanza premio, e domani, quando rientri, ricomincerai a lavorare svolgendo il tuo nuovo incarico, ti sarà allestito anche un ufficio personale. Ora puoi andare.» Così andai a casa e l indomani cominciai con il mio nuovo incarico. Il mio nuovo lavoro era pieno di soddisfazione, ero sempre in giro, e il lavoro mi permetteva di conoscere tanti bei posti. Ormai era già passato quasi più di un anno e avevo già fatto molte verifiche, quando una mattina ho avuto l incarico di andare a verificare il guasto di una macchina, e dovevo andare in un paesino di montagna nella provincia di Cuneo, così come al solito salii in macchina per recarmi in questo paesino dove mi aveva mandato il signor Desantis per verificare il problema della macchina che ci era stata segnalata. Mi ricordo che era una bella mattina del mese di giugno. Stavo percorrendo la provinciale che mi portava nella provincia di Cuneo per raggiungere questo piccolo paesino di montagna, sembrava andasse tutto bene, quando all improvviso la macchina cominciò a darmi qualche problema. Un po più avanti mi trovai davanti a un incrocio, la segnalazione stradale mi indicava sulla destra una piccola stradina dove a due chilometri si trovava il centro abitato, così decisi di andare a vedere in quel paese se avrei trovato un meccanico per poter fare controllare la macchina. Continuare il viaggio con la macchina in quelle condizione non era fattibile, poteva lasciarmi a piedi da un momento all altro, perciò preferii fermarmi da un meccanico a fargli verificare se avessi potuto proseguire per la mia strada oppure se avessi dovuto farla riparare. Così svoltai in quella direzione. 6 7
5 Appena raggiunsi il paese mi trovai davanti a una festa patronale, e non sapendo dove andare chiesi alla prima persona che incontrai dove avrei potuto trovare un meccanico. Il signore mi indicò gentilmente una stradina, e finalmente dopo quattro o cinque minuti mi trovai davanti a una piccola officina. Entrai e chiesi se per piacere mi poteva dare una controllata alla macchina spiegando del problema che mi aveva dato poco prima. Lui gentilmente si mise subito a controllarla, e appena trovato il guasto mi disse che il problema era la pompa dell acqua e che non avrei potuto proseguire il viaggio se prima non avessi riparato la macchina perché sarebbe stato molto rischioso. A quelle parole mi preoccupai e chiesi se fosse possibile riparare la macchina in giornata, ma essendoci la festa non era fattibile, poteva consegnarmela solo il giorno dopo, e soltanto dopo pranzo. Telefonai al signor Desantis e gli spiegai la situazione, e subito dopo chiamai anche il cliente con cui avevo appuntamento e lo rimandai al giorno dopo nel pomeriggio. Sistemato il lavoro chiesi al meccanico dove avrei potuto trovare un albergo per la notte. Mi indicò di andare avanti, sulla destra mi sarei trovato una strada, girando in quella strada, a circa settecento metri, avrei trovato ciò che cercavo. Di fatti dopo sei o sette minuti mi trovai davanti un albergo. Entrai e prenotai una camera per la notte. Il proprietario dell albergo mi disse però che loro non facevano servizio di cucina, e mi indicò un ristorante vicino la piazza del paese, dicendomi che si mangiava anche molto bene. Salutai l alberghiere e andai a pranzare. Dopo di che tornai in albergo, salii in camera e mi sdraiai sul letto per riposarmi un po. Mi svegliai che erano circa le sei di sera, mi feci una bella doccia, mi cambiai d abito e scesi. Giù trovai il proprietario dell albergo. «Buona sera, per caso ci sarebbero problemi se rientrassi un po più tardi? Vorrei approfittare della festa per farmi un giretto dopo cena.»cosi a quel punto mi sono rivolto a lui, e gli o chiesto, se ci fossero dei problemi, se io sarei rientrato un po più tardi, visto che c era una festa in paese, dopo cena avrei preferito farmi un giretto. lui «Nessun problema.» Mi rispose dandomi la chiave della porta d ingresso dell albergo in modo che potessi tornare all orario che mi avrebbe fatto più comodo. mi rispose che non ci sarebbe stato nessun problema, anzi mi a dato la chiave d ingresso, della porta principale dell albergo, cosi avrei potuto rientrare all orario che mi avrebbe fatto più comodo. Mi misi in cammino per andare verso il ristorante, avevo mangiato bene così decisi di farci anche cena. Entrai e mi sedetti a un tavolo, ordinai la cena, e devo dire che era davvero ottima, aveva proprio ragione il proprietario dell albergo. Uscito dal ristorante camminai con tutta tranquillità, fumandomi la mia solita sigaretta. Dopo aver fatto una bella cena e un bel caffè la sigaretta ci andava proprio, ma a un certo punto sentii un piccolo mormorio vicino a un angolo di una piccola casetta, che poi alla fine non sembrava nemmeno una piccola casa, ma una baracca di campagna. Mi girai a guardare e vidi un uomo più o meno di quarantacinque-cinquanta anni, anno più anno meno. Mi fermai e mi accorsi che c era veramente molta tristezza sul volto di quell uomo, stringeva fra le mani un fazzoletto per pulirsi gli occhi dalle lacrime. Mi venne un brivido sulla pelle, lì per lì sono rimasto fermo per un minuto o due a fissarlo poi, passato quel piccolo momento, mi feci coraggio e mi avvicinai verso di lui pur sapendo che vedendo un estraneo avrebbe potuto avere una brutta reazione «Perché sei così triste? Cosa ti è successo? Posso esserti d aiuto in qualche modo?» Gli chiesi. 8 9
6 Lui mi rispose alzando gli occhi verso di me: «Perché ti interessa tanto la mia tristezza? Finora, non si è mai interessato nessuno, perché tu lo fai?» «Beh io non sono di questo paese, mi trovo qui per puro caso, e non la conosco neppure, è la prima volta che la vedo. Però, sentire tutti queste urla di divertimento che vengono della piazza, e vedere lei così triste mi dispiace molto.» Lui mi guardò di nuovo in faccia. «Tu sei molto buono.» Mi disse. Poi mi chiese: «Posso darti del tu?» «Certo» gli risposi, «e io farò altrettanto con te. «Se non ti vergogni di entrare nella mia piccola dimora mi farebbe piacere offrirti un caffè. Certo, non sarà come quello del bar, ma te lo offro con tutto il cuore.» «E io lo accetto con immenso piacere.» Gli risposi entrando in quella piccola casetta, e mentre lui preparava il caffè mi sono guardato intorno, e capii quanta tristezza e povertà c era in quella piccola casetta. C erano tre sedie, un piccolo tavolino, per altro tutti malandati, una padella appesa al muro e due pentole, una piccola e una un po più grande, anche questi erano in uno stato trasandato, una vecchia branda, con un materasso peraltro tutto sfondato dove lui dormiva. Nel frattempo il caffè era già pronto, e lui mi invitò a sedermi. «Ma fai solo attenzione alla sedia, che come ti siedi potrebbe farti cadere per terra, sai mi dispiacerebbe molto, sei l unica persona a entrare in questa casa, se casa si può chiamare, ma non ho di meglio da offrirti.» «Non ti preoccupare» gli risposi, «se anche dovesse capitare non sarebbe poi la fine del mondo no? Anzi ci faremo una bella risata sopra.» Mentre con tutta tranquillità prendevamo il caffè, lui si sfogò. «Penso che tu abbia già capito che quello che vedi qua dentro è tutto quello che possiedo, non ho nulla al di fuori di quello che tu vedi qua dentro.» A quel punto mi venne spontaneo fargli una domanda: «Hai un lavoro?» «No.» Mi rispose. «Perché?» Continuai: «Con un qualsiasi lavoro potresti fare una vita migliore, perché non lo fai?» Lui con tutta la tristezza che si leggeva negli occhi mi rispose: «Hai mica tanta fretta di andare via?» «No.» Risposi. «Allora visto che non hai fretta ti voglio raccontare un po del mio passato, così capirai perché io vivo così e perché non ho un lavoro.» A quel punto desideravo conoscere a tutti i costi il suo passato, e capire anche perché si era ridotto così. «Allora prima che tu cominci a raccontarmi la tua storia mi voglio presentare. Il mio nome è Giovanni e tu?» «Io mi chiamo Angelo.» «Adesso che ci siamo presentati, puoi cominciare a raccontarmi del tuo passato.» E così lui cominciò. «Io sono rimasto orfano molto presto, ho perso i miei genitori quando avevo solo dieci anni. Prima è mancata mia madre, a causa di un tumore, avevo solo otto anni, poi solo nove mesi dopo la sua morte mio padre incominciò ad avere qualche problema di salute. Dopo un po di giorni si è deciso di andare in ospedale per farsi fare un controllo. I medici in un primo momento non gli hanno detto nulla, gli hanno fatto fare le radiografie e mandato a casa dicendogli di tornare dopo otto giorni con le radiografie fatte. Così mio padre dopo otto giorni andò a ritirare le radiografie e le portò al dottore che lo aveva visitato la prima volta. Quella mattina quando è entrato nello studio medico si è trovato davanti a due medici, quello che lo aveva visitato la prima volta più un altro suo collega. Presero le radiografie e le guardarono tutti due, attentamente, poi hanno voluto visitarlo di nuovo. Finita la visita 10 11
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