Due grandi crisi a confronto:
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- Carolina Valentino
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1 Marco Ungarelli Due grandi crisi a confronto: Opportunità per l Italia Le grandi crisi economiche sono tuttora indicate, dai nostalgici dello statalismo, come esempio dei danni che il libero mercato può arrecare all economia reale. Ma in realtà è vero l esatto contrario: sono i devastanti errori della politica a portare al collasso. Oggi i cittadini ricevono due messaggi errati: 1. stiamo assistendo a un altro 1929, 2. questa crisi (2009) segna la fine del capitalismo liberista. Vedremo che non è così e vedremo, in particolare, quali sono le grandi opportunità e priorità per far decollare nuovamente il nostro Paese, con grandi benefici proprio per le classi più deboli e disagiate. Anzitutto due differenze sostanziali: la crisi di oggi è di natura finanziaria (mutui subprime e prodotti da essi derivati), che ovviamente genera forti ricadute sull economia reale. Quella del 29 fu invece una crisi industriale, che si trasformò in una pesantissima recessione a causa di una folle concatenazione di gravi errori di politica economico/industriale. È opportuno infatti rammentare che: nel 1929 il PIL americano scese di circa il 30% e un cittadino su quattro divenne disoccupato. Oggi l America ha avuto una crescita di quasi l 1% nel 2008 e si prevede un calo del PIL fra il 4 e il 5 % nel Nel 1930 il presidente Herbert C. Hoover non pose il veto sulla proposta del deputato Willis Hawley e del senatore Reed Smoot che introdusse forti dazi doganali sulle importazioni per proteggere i produttori americani, scatenando così una guerra commerciale fra Stati Uniti e Europa. Hoover si rifiutò di ascoltare una vasta schiera di economisti e imprenditori (J. P. Morgan, H. Ford e tanti altri) che lo imploravano a mettere il veto. Hoover si rifiutò e come risultato ottenne il collasso delle esportazioni, perché tante nazioni, a loro volta e comprensibilmente, imposero forti restrizioni alle importazioni dagli Stati Uniti. Tutto ciò avvenne perché la politica prevalse sull economia. Herbert Clark Hoover 31 Presidente USA Hoover intervenne poi pesantemente sulle contrattazioni salariali, ponendo un veto alla riduzione delle retribuzioni. Di conseguenza tante aziende alle quali non fu consentito di effettuare alcun taglio ai livelli salariali (nonostante il forte calo dei volumi produttivi) fallirono, con un ulteriore aumento di disoccupazione e povertà. In questo Ho
2 over fu il precursore e l ispiratore di Luciano Lama, ricordato come un grande sindacalista, ma responsabile di innumerevoli danni all economia italiana e quindi ai lavoratori più deboli, con la sua teoria del salario come variabile indipendente. In un periodo di recessione infine può essere necessario consentire un aumento guidato del deficit pubblico attraverso una graduale riduzione delle tasse, accompagnata da una efficace riduzione delle spese. Hoover invece aumentò le tasse, dando così un altra spallata all economia. Anche su questo fu il precursore e l ispiratore di Visco, Padoa Schioppa ( le tasse sono belle ) e Prodi. Ed ora passiamo alla crisi attuale. Capirne le cause è fondamentale per evitare di ripetere gli stessi errori in futuro. Il tutto ha origine dalle leggi del 1999 e del 2000 sulla liberalizzazione, senza regole e controlli efficaci, delle banche americane e poi dalla tragedia delle torri gemelle del Infatti sino ad allora le banche si potevano suddividere in due grosse categorie: le banche di investimento, che avevano il monopolio dell acquisto e della vendita dei titoli. Poi c erano le ordinarie banche commerciali, che per legge non potevano operare al di fuori dello stato di appartenenza. Il tutto si basava su una vecchia legge: il Glass Steagall Act. 7 Carter Glass, 47 Segretario al Tesoro USA Questa situazione portava all assenza di concorrenza e quindi i servizi delle banche erano molto costosi, a discapito dei consumatori. Ma, cosa ancora più grave, l impossibilità di espandersi al di fuori dei propri stati ne impediva la crescita e le rendeva dunque molto vulnerabili. E infatti, ad esempio, a metà degli anni 80 col crollo del prezzo del petrolio in Texas (stato produttore di petrolio) derivò una forte depressione e molte banche texane fallirono. Nel 1999 venne finalmente abrogato il Glass Steagall Act, facendo così cadere sia il divieto di operare al di fuori degli stati di appartenenza, sia la rigida separazione fra banche commerciali e di investimento. Ciò fu una scelta politica ispirata dal presidente Reagan e attuata dalla legge abrogativa di Clinton del 1999: il Gramm Leach Bliley Act. Il controllo e la sorveglianza sulla corretta applicazione di questa legge liberale fu delegata, con scarsissima efficacia, alla SEC ( Security and Exchange Commission, equivalente della nostra CONSOB). La liberalizzazione delle banche ebbe forti effetti positivi sull intero sistema economico. Molte piccole banche scomparvero, assorbite da banche che cominciarono ad espandersi oltre i confini dello stato, riducendo i rischi e aumentando la concorrenza. Il risultato fu un accelerazione della crescita e un forte aumento della produttività nel paese. Molti audaci imprenditori e manager, ad esempio, iniziarono a comprare aziende inefficienti e in difficoltà utilizzando una forte leva finanziaria (leverage buy out), che gli consentì di smontarle, chiudere le parti irrimediabilmente guaste, risanando il resto e poi magari rivendendo con forti guadagni quelle risanate. Anche le banche di investimento dovettero ristrutturarsi in quanto, una volta perso il monopolio della compra vendita dei titoli (e relative alte commissioni), dovettero inventarsi nuove attività, come ad esempio quella di finanziare azien
3 de che utilizzavano internet. Google e Yahoo, per esempio, non sarebbero nate senza le banche di investimento e i venture capitalists. La crisi finanziaria del 2008, come vedremo, non è stata né la liberalizzazione né la tecnologia, ma l assenza di una efficace regolamentazione che permettesse un maggior controllo del veloce cambiamento in atto. E la SEC, che aveva la responsabilità di controllare, voltò ancora la testa dall altra parte. Inoltre quando le banche di investimento persero il loro monopolio regionale, decisero che per tornare a guadagni accettabili dovevano investire in proprio e non solo per conto terzi. Quindi iniziarono ad acquistare in proprio una varietà di titoli, creando inoltre diversi prodotti derivati. Scoprirono poi che tali investimenti davano tanto più utili quanto più basso era il capitale proprio utilizzato e quindi più alta era la leva finanziaria. Per una banca indebitarsi è molto conveniente se la banca centrale (FED, i.e. Alan Greenspan) tiene basso il costo del denaro e l economia è in espansione. Ma se le cose vanno male la banca può non avere abbastanza capitale per assorbire tutte le perdite: avviene così un leverage loss pericolosissimo e impossibile da sostenere. E questo, in estrema sintesi, è esattamente quanto è accaduto, anche grazie alla legge proposta a inizio 2000 dal senatore repubblicano Phil Gramm (che ricevette dalla lobby finanziaria 4.6 milioni di $ di contributi elettorali) con il voto favorevole di molti democratici. Questa devastante legge liberalizzò senza regole, limiti e controlli efficaci i prodotti derivati, consentendo alle banche di investirvi anche in assenza del capitale proprio necessario ad assorbire eventuali perdite, che puntualmente si verificarono. William Philip Gramm La grande reazione a catena iniziò dopo l immensa sciagura delle torri gemelle dell 11 settembre In quel momento l America ha una gran voglia di rivincita e vuole dimostrare che nulla può metterla in ginocchio. Bush lancia lo slogan una casa per tutti e la FED abbassa i tassi di interesse. Esplode il mercato immobiliare come è dimostrato dai seguenti dati: crescita del debito dovuta ai mutui delle famiglie americane 2001 : Miliardi di $ 2007 : Miliardi di $ I prezzi delle case sono in continua e rapida ascesa, i mutui vengono concessi al 100% del valore dell immobile a famiglie a basso reddito, gli interessi sono bassissimi e per di più si concedono anche facili crediti per arredarsi la casa con condizioni tipo Compra oggi e inizi a pagare a rate fra 16 mesi. Anche in questo caso gli americani sono stati precursori e ispiratori dell Ascom di Arezzo con il loro schema Pago Poi, come evidenziato dai seguenti dati: fatturato carte di credito in America 2003 : 27.4 Miliardi di $ 2007 : 40.7 Miliardi di $ Ma dal 2007 in poi inizia un periodo di inflazione generato dal progressivo aumento di prezzi delle materie prime (e del petrolio in particolare che arriva a 150 $ al barile)
4 causato dal forte aumento di domanda dovuto al notevole tasso di crescita economica di due grandi paesi: Cina e India, quasi 3 miliardi di persone. A questo punto la FED alza i tassi di interesse ben 17 volte consecutive portandoli dall 1 al 5.25%. I primi mutui ad andare in default sono quelli delle famiglie più povere; da qui nascono i mutui subprime. Di conseguenza: crolla la domanda di case, crolla il prezzo delle case, crolla il valore dei mutui, ed inizia inevitabilmente la sequenza di fallimenti delle banche. Federal Reserve sede di Washington Meccanica di un disastro Con i mutui subprime (c.d. mutui spazzatura) nascono i prodotti derivati. Vediamo cosa sono. Si predispongono le c.d. cartolarizzazioni: semplicemente operazioni di impacchettamento attraverso le quali una grande massa di mutui subprime vengono aggregati e trasformati in ABS (Asset Backed Securities) a loro volta trasformate in semplici obbligazioni. Le banche iniziano a scambiarsi e a vendere a investitori, nazionali e internazionali, obbligazioni il cui prodotto sottostante sono i mutui subprime cartolarizzati. Il tutto certificato da società di rating internazionale (ad es. la Standard & Poor s) con valutazioni triple A (per queste società AAA è la valutazione massima che significa infatti Elevata capacità di ripagare il debito ed anche Massima sicurezza del capitale ). Quantificazione del disastro Negli USA lo stock di obbligazioni è di circa Miliardi $, circa la metà, ossia Miliardi $, sono costituite da Mutui Immobiliari. Di questi circa Miliardi di $ sono detenuti da istituzioni finanziarie che hanno realizzato questo investimento indebitandosi fortemente. Purtroppo oltre il 10% dei Miliardi di $ sopra citati, e precisamente miliardi di $, è stato concesso a famiglie che avevano una probabilità quasi nulla di riuscire a pagare le rate, a causa del fortissimo aumento del tasso di interesse prima indicato. Tali mutui sono rimasti nelle banche che li avevano concessi, che sono però riuscite comunque a venderne circa la metà (600 milioni di $) ad altre istituzioni finanziarie che li hanno acquistati anch esse a leva. I Miliardi di $ di investimento in mutui sono stati acquistati con leva 30, quindi con soli 200 Miliardi di $ di capitale proprio. Ma i Miliardi di $ di mutui iscritti a bilancio si riducono rapidamente a soli Miliardi di $ a causa sia della fortissima svalutazione del prezzo degli immobili, sia delle perdite causate dal mancato pagamento delle rate di mutuo da parte delle famiglie meno abbienti prima citate. Tutto ciò genera perdite per circa Miliardi di $, assolutamente non coperte dal capitale proprio (cioè i
5 200 Miliardi di $ di cui sopra). Queste sono le cifre che hanno innescato la reazione a catena di fallimenti di varie istituzioni finanziarie. È evidente che la descritta crisi finanziaria, ne sta provocando una altrettanto grave nel dominio industriale. Per esempio nel settore automobilistico la combinazione dell enorme aumento del costo dei carburanti, del costo delle materie prime, dei tassi di interesse, unitamente a una forte crisi di sfiducia del consumatore, ha fatto crollare le vendite di auto, con conseguente aumento della disoccupazione e con un sempre maggior numero di famiglie che non riesce a pagare le rate dei mutui, in una spirale apparentemente senza fine. Vediamo ora, schematicamente, come il nostro Paese può uscire dalla crisi. L Italia, secondo la grande maggioranza delle società di rating più qualificate, è oltre il 30 posto nella scala della competitività mondiale. Un recupero sostanziale nel nostro livello di competitività ci permetterebbe di accrescere in modo ragguardevole la nostra quota di mercato e quindi di beneficiare di un buon aumento del nostro PIL, anche in una situazione di stagnazione, o di modesta recessione. La ricetta per perseguire questo obiettivo? Si fonda sui seguenti passaggi ed interventi fondamentali anzi, imprescindibili: 1. razionalizzazione, semplificazione e quindi forte riduzione dei costi della struttura statale (a livello nazionale, regionale, locale) e della burocrazia, che genera enormi, anacronistici, intollerabili rallentamenti al processo decisionale, ormai non più accettabili nell attuale contesto competitivo. Lo Stato assorbe circa il 50% del PIL, non dovrebbe superare il 35/40%. 2. Eliminazione di innumerevoli privilegi. Per esempio: finanziamento ai partiti (specie a quelli scomparsi), ai giornali, sussidi al cinema, ai sindacati, eliminare i privilegi fiscali alle COOP (bianche e rosse) e ai deputati (il buon esempio deve sempre venire dall alto), etc. etc. 3. Iniezione di massicce dosi di meritocrazia in tutto il sistema Italia e in particolare nella gestione della Pubblica Amministrazione, nelle aziende controllate dagli enti locali, nella scuola, nelle università, nella giustizia, nella sanità, nella scelta della classe politica. 4. Forti investimenti nelle infrastrutture fondamentali (anche portuali, per le cosiddette autostrade del mare). 5. Graduale, ma incisivo e determinato, percorso verso l indipendenza energetica (rinnovabile e nucleare). 6. Riforma giudiziaria con il fondamentale obiettivo di un drastico abbassamento dei tempi di giudizio, in particolare nelle cause civili. 7. Sostanziale snellimento delle procedure di approvazione parlamentari, onde consentire una forte rapidità decisionale, assolutamente indispensabile in un economia moderna e competitiva. 8. Puntare con grandissima determinazione all eccellenza delle risorse umane nel nostro paese, in quanto ciò rappresenta il fattore competitivo più importante nelle moderne economie dei paesi più sviluppati.
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