CONSIDERAZIONI SU UN TEMA INCOMODO: «A PRIORI», «INNATO» E «ORIGINARIAMENTE ACQUISITO»

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1 CONSIDERAZIONI SU UN TEMA INCOMODO: «A PRIORI», «INNATO» E «ORIGINARIAMENTE ACQUISITO» Considerations on a uncomfortable theme Universidade Estadual de São Paulo São Paulo ubirajara.rancan@gmail.com Abstract: in this paper, based on assumptions and difficulties of the first Critique, I intend to discuss and propose an interpretation of «innate» and of «originally acquired» for Kant. Keywords: Kant; Innate; a priori; Original Acquisition. In una sorta di presupposto generale del criticismo, emblema della rivoluzione copernicana, così si legge in Kant: «[...] wir [...] von den Dingen nur das a priori erkennen, was wir selbst in sie legen.» (KANT, KrV, B xviii). Prima che le cose ci siano date, pertanto, c è in noi solo quello che in esse veniamo a porre al fine di conoscerle, e di cui diventiamo consci mediante l esperienza che lo suscita. Se si tratta, per così dire, di una conoscenza seconda, l unica della quale conserviamo la registrazione, e che abbia avuto luogo in un tempo e in uno spazio preciso, allora possiamo parlare di una conoscenza a priori delle cose, a partire da ciò che in esse poniamo e che è già in noi, innato in potenza e giustamente responsabile di una tale conoscenza seconda. Ma se si vuole parlare di una conoscenza prima, un tipo di Urerkenntnis quale esattamente provenga tutto il nostro dispositivo a priori (o dal quale provengano le Anschauungsformen e le Gedankenformen), molto meno allora si potrà dire, perché non c è, nè potrà esserci di tale conoscenza alcuna registrazione. Quest ultimo modo di ricerca, però, non ha propriamente luogo nella filosofia trascendentale. Ciò nonostante, parte della confusione tra l essere innato e il non essere innato dell «a priori» proverrà dalla mescolanza fra l uno e l altro piano: quello di una conoscenza seconda e quello di una conoscenza prima. Mentre nel primo avviene infatti una conoscenza, e quindi vi si parla di quello che nel soggetto lo precede, delle condizioni di possibilità che lo permettono, nel secondo, in contropartita niente di obbiettivo essendo lì conosciuto, si vuole la conoscenza di tutta la condizione soggettiva di conoscere, soltanto per esso, tuttavia per questa stessa conoscenza prima, inizialmente raggiungibile. Ma Kant non considera possibile alla ragione umana ottenere una tale conoscenza, sebbene la distinzione da lui operata fra conoscenze «a priori» «[...] [Erkenntnisse,] die von dieser oder jener [...] Erfahrung unabhängig stattfinden.») (KANT, KrV, B 2-3) e «pure» «[...] [Erkenntnisse,] die schlechterdings von aller Erfahrung unabhängig stattfinden.» (KANT, KrV, B 3) possa indurre il lettore in errore. Ancora

2 224 di più, ad es., l intento di perseguire «[...] die noch wenig versuchte Zergliederung des Verstandesvermögens selbst, um die Möglichkeit der Begriffe a priori dadurch zu erforschen, daß wir sie im Verstande allein, als ihrem Geburtsorte, aufsuchen und dessen reinen Gebrauch überhaupt analysiren [...]» (KANT, KrV, B 90), il che Kant considera «[...] das eigenthümliche Geschäfte einer Transscendental-Philosophie [...]» (KANT, KrV, B 90-91). È così che, se poniamo tale indagine sul piano di una conoscenza prima, finiamo per assumere un punto di vista necessariamente psicologico, credendo di incontrarci con l esperienza nella quale ci si impadronisce delle rappresentazioni elementari le forme di pensiero, in questo caso costitutive della conoscenza. Sul piano della soggettività trascendentale, però, l «a priori» è dato al pari del «dato» (Gegebene) propriamente detto. Non è che l uno o l altro sia un dato pronto, il che d altro canto neanche fa presupporre una sorta di completezza parziale in ognuno dei due, entrambi essendo in verità caratterizzati da una incompletezza reciproca. Nonostante la lettera che la manifesta, questa interdipendenza non potrà essere decorrente, cioè procedere dal fatto che il dato empirico (come se esso fosse cronologicamente primo) sia carente della unità categoriale (come se essa fosse logicamente anteriore), dovendo, al contrario, essere propriamente originaria, così propriamente originaria, in verità, quanto ognuno di questi due elementi. I due dovranno essere entrambi reciprocamente dipendenti, dato che la preminenza di uno di loro sul piano di una conoscenza prima avrebbe infallibilmente compromesso il mantenimento della prospettiva adottata. In questo senso, la pretesa «concordanza» (Übereinstimmung / Conformitaet) fra le parti che compongono la conoscenza non è una sorta di fusione concreta fra pronto e concluso, ma il riferirsi necessario dell uno all altro in favore dell acquisizione di ognuno nella sua identità propria. In altre parole: la «concordanza» da ottenere presuppone la «concordanza» originaria. A livello della conoscenza prima, pertanto, la «concordanza» si pone sotto il segno della imperfezione comune, della incompletezza dell uno e dell altro dato bruto. Di conseguenza, non si dovrà enfatizzare quello che è l uno rispetto a quello che è l altro, per la semplice ragione che, qualsiasi cosa vengano a essere, lo saranno soltanto grazie al loro comune interagire. D altra parte, il carattere della necessità verrà associato ad una rappresentazione soltanto se essa sarà acquistata ossia, con le parole di Kant: «Eine eingepflanzte Nothwendigkeit würde die Nothwendigkeit nicht beweisen.» (KANT, HN, AA 23: 26). Va qui rilevata l inversione di prospettiva rispetto agli idealismi anteriori: la necessità è associata all acquisizione, non più all essere innato (potenziale o attuale) di una rappresentazione. Se la rappresentazione come tale già fosse pronta nel soggetto, cioè, se essa gli fosse attualmente innata, la coscienza che egli ne avrebbe non sarebbe accompagnata dal carattere della necessità. Necessario diventa allora ciò che è acquistato e acquistato originariamente. Ma perché una rappresentazione attualmente innata, se ci fosse, non sarebbe anch essa necessaria? Essendomi del tutto estranea la ragione della

3 CONSIDERAZIONI SU UN TEMA INCOMODO 225 sua scelta, qualsiasi altra rappresentazione sarà in principio selezionabile al pari di essa. Dal punto di vista del soggetto nel quale si trova, una o l altra rappresentazione, in quanto rappresentazione semplicemente trovata in me, sarà sempre contingente. Niente garantisce che anche rappresentazioni contrarie a quelle che attualmente ci sono non possano sovrapporsi ad esse, cancellando la supposta necessità vincolata ad esse. Si vede così che la necessità non è più soltanto il segno di un contenuto non esperienziale, ma la conseguenza del fatto sarà appunto un fatto, un Urfaktum della ragione speculativa, la conseguenza dal fatto della propria acquisizione, sempre originaria. Dunque, se la necessità non è il frutto di una donazione onnipotente, ma diventata così per opera di una acquisizione originaria, ciò avviene per il fatto che il processo acquisitivo dai mezzi d acquisizione all acquistato propriamente detto è tutto ingenerato. Essendogli necessaria una soggettività pregna, il soggetto non ammetterà che essa contenga qualcosa di pronto, neanche di virtualmente innato. Il prodotto di questa pregnanza dovrà allora diventare, essere sviluppato, consumato. L immagine che di ciò risulta non potrebbe essere mai quella della preformazione, ma sempre quella della epigenesi, il che imporrà un limite all eredità leibniziana, un limite all accettazione del virtualmente innato. «A priori» e «dato» empirico sarano equivalenti, equivalendosi nel modo del loro possibile darsi al soggetto: nè l uno nè l altro pronto, nè in parte nè completamente, entrambi realizzandosi nella loro originaria interazione, nel processo di produzione di una conoscenza prima. Se non fosse così, il soggetto non eseguirebbe nessuna azione in favore della conoscenza, rimanendo passivo rispetto alla sua produzione. E la conoscenza che egli venisse ad avere gli sarebbe garantita, d altronde, dalla empirìa o dalla trascendenza. Peraltro, la «spontaneità» (Selbstthätigkeit/ Spontaneität/ Spontaneitas) sarà, nell origine, sempre reagente, non auto-attiva. L auto-attività proviene dall Urfaktum dell «acquisizione originaria» delle forme-di-pensiero le quali, una volta acquisite, entrano in attività appena suscitate, vale a dire al momento dell irruzione del dato empirico. Perché ciò avvenga, la reattività originaria del soggetto dipende da un corrispondente atto originario volto ad avviare non già l attualizzazione del virtualmente innato perché esso non è ancora, ma il processo dal quale forme-d intuizione e forme-di-pensiero vengano ad essere primieramente generate. Quest atto originario è il darsi bruto di un checchesìa. Un darsi così bruto, così originariamente bruto che non potrebbe ancora corrispondere al (futuro) «molteplice empirico». Perché il fatto che io venga ad intuire un checchesìa come molteplice sarà, allora, una caratteristica del mio modo d intuizione, del modo d intuire nello spazio e nel tempo gli stessi spazio e tempo che saranno ancora originariamente acquisiti. Il modo per evitare sia l innatismo sia l empirismo delle rappresentazioni elementari (come anche l innatismo del «molteplice a priori» e l empirismo del «molteplice empirico») è richiamarsi al piano di una originalità primigènia a dire il vero, una doppia e reciprocamente relazionata originalità primigènia: quella della interazione fra dato empirico e dato a priori (oppure fra bruto empirico e bruto a priori ). Non essendo mai possibile la coscienza prima di questa

4 226 interazione, perché essa è appunto responsabile dalla presenza in noi di tempo, spazio e categorie, ed anche della futura ricezione della materia bruta come molteplice empirico, l acquisizione originaria non può mai avere luogo nel tempo, non essendo una operazione psicologica. Sul piano speculativo e, per così dire, sul sottopiano dell origine delle rappresentazioni, l acquisizione originaria è, insomma, il presuposto culminante di tutta la critica della conoscenza. Cosa viene allora acquistato «in occasione dell esperienza» (occasione experientiæ / bei Gelegenheit der Erfahrung)? Stando alla Dissertazione del 1770, ad alcune Reflexionen e alla stessa prima Critica, vengono così acquistate le rappresentazioni elementari. Questa medesima espressione «in occasione dell esperienza», trovata quasi così in Leibniz e in Descartes, è impiegata da Kant, in latino, nella Dissertazione del 1770, e in tedesco (tranne nelle Vorlesungen) nella Ragion Pura e in alcune Reflexionen. Se ci accontentiamo della lettera della Critica, avremo delle forme «preparate» (vorbereitet), carenti di semplice sviluppo, e un dato molteplice già così da sé. Ma come ammettere l essere innato anche virtualmente innato di queste forme, quando è detto che noi le acquisiamo originariamente? In questo caso, cosa significherà acquistare originariamente, posto che non sia lo stesso di attualizzarsi o svilupparsi? Secondo il Contro Eberhard, acquistare originariamente significa che io stesso mi do in possesso ciò che prima non ho mai posseduto. L attuallizzazione o lo sviluppo del virtualmente innato non mi sembra corrispondere a ciò che è originariamente acquisito, perché lì non c è quello che qui è obbligatorio. Se il rischio della «raison paresseuse» Leibniz l ha respinto con la presenza dell esperienza nel processo di attualizzazzione del virtualmente innato, per Kant questo esigerà l effettivo contributo del soggetto. Ma questo non potrebbe darsi dal fatto che «wir sie [(die) Begriffe a priori] im Verstande allein, als ihrem Geburtsorte, aufsuchen und dessen reinen Gebrauch überhaupt analysiren» (KANT, KrV, B 90), perché allora si tratterebbe dell acquisizione empirica (relativa alla esperienza interna), non della originaria. È così che, rispetto alle rappresentazioni elementari, credo necessario identificare produzione con acquisizione, così come distinguere l una e l altra dalla coscientizzazione. In questo caso, acquistandole originariamente o facendole mie, arrivo al possesso virtuale delle forme d intuizione e delle forme di pensiero, la cui presa di coscienza, «in occasione dell esperienza», mi darà il loro possesso in atto. Proponendo il meccanismo dell acquisizione originaria come spiegazione del sorgere o del possesso delle forme d intuizione e delle forme di pensiero, Kant si pone sul piano della scoperta delle rappresentazioni elementari, senza tuttavia adottare il punto di vista psicologico che la caratterizza. Accanto alla distinzione fra una conoscenza seconda e una conoscenza prima ammettendosi in quella il virtualmente innato delle rappresentazioni elementari e i molteplici puro ed empirico; in questa, soltanto lo scontro del bruto a priori e del bruto empirico (sorta di big bang presupposto dalla critica della ragione), accanto a questa distinzione ci sarà un piano d indagine relativo alla scoperta delle rappresentazioni elementari e sopratutto un altro piano attinente alla legittimità della conoscenza. Apparterrà al primo il punto di vista psicologico; al secondo, in

5 CONSIDERAZIONI SU UN TEMA INCOMODO 227 contropartita, il trascendentale. Già le conoscenze seconda e prima non faranno parte nè di uno nè dell altro punto di vista, sia perché la conoscenza seconda farà riferimento in differenti modi a entrambi, sia perché la conoscenza prima, a dir il vero una pre-conoscenza, non può essere propriamente scoperta (essendo essa stessa l origine di ciò che verrà scoperto), e neanche legittimata (perché è la fonte di ogni legittimazione ulteriore). Virtualmente innato e «a priori»: insomma, convergenza di senso oppure no? Diremmo di sì, tale sì essendo dovutamente messo sul piano dello sviluppo delle rappresentazioni elementari, già originariamente acquisite. Diremmo di no, dato che nè le rappresentazioni nè i sensi convergono sul piano dell «acquisizione originaria». Ma quale potrà essere un tale piano? Non essendo quello psicologico dello sviluppo, e nemmeno quello trascendentale della legittimità, come chiamarlo? Riferendoci alla sua insondabilità, potremmo chiamarlo piano del fondamento ; riferendoci al fatto che è non-nato, piano dell innato. Non più, però, il piano dell attualmente innato o impiantato o infuso e neanche quello del virtualmente così, del non ancora sviluppato. Com è che noi abbiamo un tale innato? Impossibile intuirlo, immmaginarlo, concepirlo, chissà, magari lo si potrà soltanto ereditare? Ad ogni modo, si tratterà sempre di un darsi a noi, di una donabilità seconda, mai di quella dalla quale si attingerebbe la propria cosa. Riferendosi alle «abilità» che secondo lui il «primo uomo» dovrebbe acquistare, Kant afferma: «([...] wären sie anerschaffen, so würden sie auch anerben [...])» (KANT, MAM, AA 8: 110). Inculcate, le «abilità» formerebbero parte indelebile della natura dell uomo, non potendo, in effetti, trovarsi in uno senza allo stesso tempo trovarsi in tutti. Dato però che l esperienza ci mostra alcuni uomini con certe abilità, altri con altre, questo prova che tutte sono acquistate, e che quindi non passano di generazione in generazione. Inversamente, se tutti gli individui ostentassero le stesse «abilità», potremmo allora imputare il fatto alla trasmissione di una caratteristica inculcata. In qualunque modo, così certo come l «inculcato» vale nel passo citato come sinonimo di innato innato inteso in senso platonico o mistico è l «acquistato» in causa limitarsi all empirico. Se qualcosa ci sarà impiantato, pertanto, sarà allora trasmesso ereditariamente. Non per ciò, certo, tutto l ereditato sarà sempre innato. Il criterio dell essere innato o dell essere acquistato di qualunque cosa è l esperienza. Se la supposizione che una determinata cosa sia innata e, dunque, ereditabile non sarà contradetta dalla esperienza, essa potrà venir confermata come tale. In altre parole, se non ci sarà l esperimento dell acquisizione empirica della cosa, non ci sarà ragione per rifiutarle la possibilità di essere innata. Rispetto alle rappresentazioni elementari, così come sono poste da Kant, non ho nè potrei avere l esperimento della loro acquisizione empirica, il che, in principio, concede loro la possibilità di essere innate meglio: la possibilità, secondo il passo di cui sopra, di essere state inculcate, impiantate, infuse. D altra parte, se io le avessi ammesse come tali, avrei nello stesso tempo

6 228 riabilitato l innato mistico di Platone, il che, però, non sarebbe stato accettabile. Dalla parte della controprova si ha allora che le rappresentazioni elementari non sono acquistate empiricamente, e dalla parte della tesi che esse non sono inculcate. Il «primo uomo» che le abbia avute, non avendole avute per inculcamento, non le ha neanche avute per acquisizione empirica, ma per «acquisizione originaria». Pure acquisite e dunque per principio non trasmissibili esse si trovano virtualmente in tutti, il che concede loro la qualità di essere ereditabili. Per ipotesi, il «primo uomo» le avrà acquistate e allora le avrà trasmesse alle generazioni seguenti. Si noti che, con il procedere di questa lettura, il trascendentale rimane protetto, così come l innato si trova al riparo da vincoli trascendenti (sia sotto la figura dell attualmente innato, sia sotto quella del virtualmente innato, poiché entrambi patrocinati rispettivamente da Platone e da Leibniz rinvieranno sempre ad un sovrasensibile passibile di conoscenza). Che ci sia un senso ereditario di innato in Kant (non lo si potrà dire esattamente biologico o genetico ) è confermato ad esempio dai seguenti passi dell Antropologia: «Welcher Mangel oder Verlust eines Sinnes ist wichtiger, der des Gehörs oder des Gesichts? Der erstere ist, wenn er angeboren wäre, unter allen am wenigsten ersetzlich [...]» (KANT, Anth, AA 07: 159); «Wenn der Mangel eines Sinnes (z.b. des Sehens) angeboren ist [...]» (KANT, Anth, AA 07: 172). Già nelle Riflessioni sull antropologia si legge: «Das angebohrne der Menschen von dem erworbenen zu unterscheiden; das persohnlich oder allgemein angebohrene. [...]» (KANT, Refl, AA 15: 603) L «innato degli uomini» che non sarà l «inculcato» (anerschaffen), dovrà distinguersi dall «acquistato», dall acquistato per via empirica. L «innato degli uomini», dunque, dovrà essere un altro innato oppure ci sarà un altro acquistato, non solo l acquistato per via empirica. In questo caso, l «innato personale» potrà corrispondere all eredità propria di ognuno, mentre l «innato generale» corrisponderà all eredità commune a tutti, all eredità ottenuta dal «primo uomo» per «acquisizione originaria». RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI KANT, Immanuel. Kritik der reinen Vernunft (KrV) In: id., Gesammelte Schriften. Hrsg.: Bd Preussische Akademie der Wissenschaften, Bd. 23 Deutsche Akademie der Wissenschaften zu Berlin, ab Bd. 24 Akademie der Wissenschaften zu Göttingen. Berlin 1900ff (AA); v. 3; 1904/11.. Mutmaßlicher Anfang der Menschengeschichte (MAM); AA, v. 8; 1912/23.. Anthropologie in pragmatischer Hinsicht (Anth); AA, v. 7; Reflexionen zur Anthropologie (Refl); AA, v. 15; Selbständige Reflexionen im Handexemplar der Kritik der reinen Vernunft (A) (HN); AA, v. 23; 1955.

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