Il matrimonio, istituzione dell amore coniugale. Le dimensioni di tale amore.

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1 La vita morale nella famiglia. Alcuni problemi di morale coniugale. Relazione tenuta da don Basilio Petrà al corso per animatori di pastorale familiare. San Miniato, (Testo trascritto e rivisto dall autore) Introduzione E importante scoprire il punto focale di ogni discorso morale che la Chiesa fa e dunque anche del discorso morale sulla vita coniugale e sulla famiglia. La morale non sta tanto nell osservare una norma; essa guarda sempre alla realizzazione della verità dell uomo. Questo è il senso di ogni discorso morale che voglia essere autenticamente tale. Noi di fatto siamo abituati a pensare alla morale come consistente nel rispetto delle norme, nell osservanza delle leggi e dei comandamenti; certo, è anche questo ma l osservanza delle norme ha un senso che riguarda la verità della vita e della persona. La persona è chiamata a realizzarsi in pienezza e a raggiungere il fine della propria esistenza, che è la piena esplicazione di tutte le qualità umane dell uomo e di tutto ciò che esprime il carattere umano della sua esistenza. La vita morale pertanto ha un contenuto essenzialmente qualitativo, concerne la qualità della vita dell uomo e mira alla realizzazione della qualità piena della vita. In passato si è forse sottolineato maggiormente l osservanza oggettiva delle norme e si sono messi in luce gli aspetti oggettivi della vita morale. Nell ambito del matrimonio ad es. si è letto il matrimonio nella prospettiva del fine procreativo. Prima del Concilio ecumenico Vaticano II era comune affermare: ci si sposa per avere figli ovvero il matrimonio è per la procreazione. Naturalmente, anche prima del Concilio si sapeva che non tutte le coppie realizzavano questo fine e si dava un certo spazio a quelli che si chiamavano i fini secondari del matrimonio (il rimedio della concupiscenza, l aiuto reciproco); la morale della vita coniugale tuttavia rimaneva decisamente segnata dall idea che il fine del matrimonio fosse la procreazione. Con il Concilio e dopo il Concilio, soprattutto con l Humanae Vitae, il punto di partenza è diventato profondamente diverso. Oggi il senso morale della vita coniugale sta nel realizzare integralmente la verità dell amore coniugale. Questo è il senso della morale coniugale cristiana, il centro focale da cui tutto deriva: l amore coniugale. Si tratta cioè di portare a compimento l idea, il disegno e progetto dell amore coniugale, che è invenzione divina, che nasce dal cuore di Dio, dalla sua realtà uni-trinitaria, dal fatto che è un Dio di amore. 1

2 Il matrimonio, istituzione dell amore coniugale. Le dimensioni di tale amore. Oggi sappiamo che il matrimonio istituzione dell amore coniugale- è un invenzione divina, che è chiamata a rendere completamente visibile nella storia l amore di Dio per l uomo, l amore di Cristo per la Chiesa. Al centro dunque c è l amore; quel che si può dire sull amore coniugale è anche il principio e il contenuto della morale coniugale. Da tal punto di vista è importantissima l Humanae Vitae, l enciclica di Paolo VI pubblicata nel luglio 1968 (si ricorda quest anno il quarantesimo della sua pubblicazione), un documento che quando uscì provocò una grossa reazione non positiva a dire il vero- in tutto il mondo, anche in campo cattolico. Al n. 9 di Humanae Vitae Paolo VI parla delle caratteristiche dell amore coniugale, quattro caratteristiche fondamentali che devono essere tutte presenti perché si dia l autenticità dell amore coniugale: 9. In questa luce appaiono chiaramente le note e le esigenze caratteristiche dell amore coniugale, di cui è di somma importanza avere un idea esatta. È prima di tutto amore pienamente umano, vale a dire sensibile e spirituale. Non è quindi semplice trasporto di istinto e di sentimento, ma anche e principalmente è atto della volontà libera, destinato non solo a mantenersi, ma anche ad accrescersi mediante le gioie e i dolori della vita quotidiana; così che gli sposi diventino un cuor solo e un anima sola, e raggiungano insieme la loro perfezione umana. È poi amore totale, vale a dire una forma tutta speciale di amicizia personale, in cui gli sposi generosamente condividono ogni cosa, senza indebite riserve o calcoli egoistici. Chi ama davvero il proprio consorte, non lo ama soltanto per quanto riceve da lui, ma per se stesso, lieto di poterlo arricchire del dono di sé. È ancora amore fedele ed esclusivo fino alla morte. Così infatti lo concepiscono lo sposo e la sposa nel giorno in cui assumono liberamente e in piena consapevolezza l impegno del vincolo matrimoniale. Fedeltà che può talvolta essere difficile, ma che sia sempre possibile, e sempre nobile e meritoria, nessuno lo può negare. L esempio di tanti sposi attraverso i secoli dimostra non solo che essa è consentanea alla natura del matrimonio, ma altresì che da essa, come da una sorgente, scaturisce una intima e duratura felicità. È infine amore fecondo, che non si esaurisce tutto nella comunione dei coniugi, ma è destinato a continuarsi, suscitando nuove vite. "Il matrimonio e l amore coniugale sono ordinati per loro natura alla procreazione ed educazione della prole. I figli infatti sono il preziosissimo dono del matrimonio e contribuiscono moltissimo al bene degli stessi genitori". Fermiamoci un attimo su alcune delle cose che il papa dice: È prima di tutto amore pienamente umano, vale a dire sensibile e spirituale. 2

3 L amore coniugale è pienamente umano: ciò significa che prende tutti i livelli e le dimensioni della persona, non prende soltanto il sentimento o quello che può essere il desiderio anche fisico, ma è un amore che prende tutto; l uomo e la donna sono coinvolti con la totalità del loro essere nell amore coniugale. Paolo IV sottolinea che questo amore è insieme sensibile e spirituale, cioè non è semplice trasporto dell istinto e del sentimento ma include principalmente un atto della volontà libera destinato non solo a mantenere ma anche ad accrescersi attraverso le gioie e i dolori della loro vita quotidiana così che gli sposi diventino un cuor solo e un anima sola e raggiungano insieme la loro perfezione umana. Tutto ciò che l uomo è -corpo, intelligenza, libertàtutto deve essere coinvolto nell amore coniugale, perché il senso dell amore coniugale è appunto la realizzazione dell unità più grande, la duo-unità come dicevano alcuni teologi degli anni trenta: diventare due-in-uno, una sola realtà vivente, non una realtà dove i due si perdano fusionalmente ma una realtà dove i due si incontrano e nella distinzione si uniscono sempre più pienamente e profondamente. L idea che il papa vuole evitare è che si pensi all amore coniugale come un amore basato sui soli fattori spontanei e naturali, precedenti all intelligenza e alla volontà; l amore diventa davvero coniugale quando quel che è dato spontaneamente è assunto dall intelligenza e dalla volontà per diventare decisione e progetto coniugale. L amore coniugale non è solo qualcosa che è dato ma è molto più qualcosa che deve essere costruito con intelligenza e sostenuto dalla volontà di essere una realtà sola (un cuor solo-un anima sola) nella storia. È poi amore totale, vale a dire una forma tutta speciale di amicizia personale, in cui gli sposi generosamente condividono ogni cosa, senza indebite riserve o calcoli egoistici. Chi ama davvero il proprio consorte, non lo ama soltanto per quanto riceve da lui, ma per se stesso, lieto di poterlo arricchire del dono di sé Nell amore coniugale c è un elemento tipico: l incondizionatezza. Per sua natura l unione matrimoniale è connotata che l altro è preso per intero, per tutto quello che è; il matrimonio non è sottoposto a condizione, i due si prendono totalmente (per così dire, il pacchetto si prende per intero, non per tre o due quarti, secondo quel che piace). Perciò dice Paolo VI che l amore coniugale è un amore totale. Ispirandosi a Tommaso d Aquino, che parla dell amore coniugale come la più alta forma di amicizia umana, anche Paolo VI parla di tale amore come una forma tutta speciale di amicizia personale. L amicizia è un amore nel quale non solo si vuole il bene dell altro ma si condividono valori ed in qualche misura l esistenza. Ebbene, l amore coniugale è quell amicizia nella quale tutto 3

4 proprio tutto, spirito, anima e corpo- è condiviso, senza indebite riserve e calcoli egoistici. Chi ama realmente il proprio coniuge lo ama per se stesso e non per quanto può ricevere da lui. Quando il Papa descrive questo amore incondizionato dice una cosa sacrosanta, corrisponde a quel che ognuno si attende quando si sposa: desidera essere amato per se stesso, per quello che è, non per quello che fa o per quello che ha. Tuttavia, questo amore incondizionato è più una conquista che un dato di partenza. All inizio c è il sogno e il desiderio; perché essi diventino realtà occorre il cammino di una vita insieme. Quando ci si sposa, chi si sposa con intenzione retta vuole davvero sposarsi in maniera incondizionata (altrimenti il consenso può non essere valido), ma non è vero sul piano della realtà esistenziale. Noi siamo fatti a più livelli e se anche la testa dice lo prendo così com è, e lo amo così com è in realtà il corpo, nel senso dell esperienza concreta e del mondo interiore, è sempre pieno di attese, di pregiudizi (anche buoni); si basa in realtà su una certa percezione che si ha di sé e dell altro, una percezione la cui verità e adeguatezza ha sempre specie all inizio della vita matrimoniale- molti elementi di imperfezione e di irrealtà. Dobbiamo essere consapevoli che questa incondizionatezza dell amore è più un punto di arrivo che un punto di partenza. Dobbiamo imparare a conoscerci, conoscere noi stessi e l altro, quello che realmente l altro è e quello che realmente io sono. E un cammino vissuto. L amore coniugale è vero se va consapevolmente e progettualmente verso questa incondizionatezza. Quando scopro che l altro non è come pensavo dovrò convertire il mio amore. Oggi questo è difficile, molti giovani quando scoprono questo pensano mi sono sbagliato e non di rado tutto finisce lì. La terza caratteristica che dice il Papa è che l amore coniugale è amore fedele e esclusivo fino alla morte. È ancora amore fedele ed esclusivo fino alla morte. Così infatti lo concepiscono lo sposo e la sposa nel giorno in cui assumono liberamente e in piena consapevolezza l impegno del vincolo matrimoniale. Fedeltà che può talvolta essere difficile, ma che sia sempre possibile, e sempre nobile e meritoria, nessuno lo può negare. L esempio di tanti sposi attraverso i secoli dimostra non solo che essa è consentanea alla natura del matrimonio, ma altresì che da essa, come da una sorgente, scaturisce una intima e duratura felicità. Con la dizione amore fedele ed esclusivo fino alla morte il Papa intende dire che il consenso nuziale ossia quell atto con cui ci si dona totalmente, incondizionatamente, nel progetto 4

5 del matrimonio non è un atto di un momento ma un atto che deve diventare carne nella quotidianità, giorno e notte, quasi minuto per minuto. Il consenso infatti non è la semplice stipulazione di un contratto, significa ed esprime l unione delle vite, di tutti i giorni della vita. Quando uno tradisce, in qualunque modo tale tradimento si compia, tradisce il senso permanente e sempre attuale del consenso: l essere con l altro vite unite, un esistenza condivisa. Non è una semplice mancanza di una promessa, è la contraddizione stessa di quel che uno ha deciso di sé in rapporto all altro: esistere-con-l altro per sempre. Per questo, è inimmaginabile che i coniugi conducano una vita separata. Intendo dire: il tradimento del consenso non sta solo nell adulterio di fatto e di cuore, diversi ma ambedue contraddittori con il consenso; sta anche nel vivere due vite separate, pensarsi come singles pur nella continuazione apparente della vita coniugale. Ci sono coppie che partono bene poi piano piano non condividono più la loro vita, si separano mentalmente se non fisicamente. Il consenso ha un significato fortissimo. Con esso ognuno dei nubendi è come se dicesse all altro: io condividerò tutta la mia esistenza con te, cammineremo insieme, costruiremo una storia comune, diventeremo sempre più un cuor solo e un anima sola. È infine amore fecondo, che non si esaurisce tutto nella comunione dei coniugi, ma è destinato a continuarsi, suscitando nuove vite. "Il matrimonio e l amore coniugale sono ordinati per loro natura alla procreazione ed educazione della prole. I figli infatti sono il preziosissimo dono del matrimonio e contribuiscono moltissimo al bene degli stessi genitori". Il Papa dice che l amore coniugale per sua natura è un amore fecondo. Che cosa vuol dire questo? Certamente, è possibile anche dire che è fecondo perché deve essere fecondo in quanto c è il comandamento di Dio che dice Crescete e moltiplicatevi, anche se oggi si sottolinea che si tratta più di una benedizione che di un comando. E vero, ma bisogna dire che in tal modo sfuggirebbe il rapporto essenziale che c è tra l amore coniugale e la generazione di un figlio: per sua natura infatti l amore coniugale tende realizzare l unione piena di due persone, la comunione del cuore, dell anima e del corpo, una storia una e sempre più profondamente una, e non c è niente di più profondo uno fra due persone di un figlio che nasce dal loro amore. Il figlio è l unità dei genitori fatta carne. Nel figlio non si può dire che uno ha dato di più, in realtà è la condivisone più piena tra due persone. Il figlio è il segno eterno dell amore dei genitori. C è davvero un rapporto profondo fra il fatto che un uomo ed una donna si amino e che insieme generino un figlio. Dare, generare un figlio significa dire all altro: ti amo, perché il figlio è una sorta di perpetuazione dell altro attraverso 5

6 l amore. Quando non si ama l altro non si desidera avere un figlio da quella persona, come l esperienza di tante donne e uomini mostra. Questo significa che il legame tra l amore coniugale e la generazione di un figlio è importantissimo. Non è un caso che nella grammatica della natura Dio abbia scritto che l essere umano debba nascere dall unione di un uomo e una donna, cioè che la vita umana debba nascere dall unità del padre e della madre. Questi contenuti dell amore coniugale, queste caratteristiche fondamentali dell amore coniugale che abbiamo raccolto da Paolo VI sono indicazioni precise sulle vie di realizzazione dell amore coniugale. Per essere vero l amore coniugale deve cercare di compiere e attualizzare queste dimensioni che sono interne e costitutive dell amore coniugale stesso. La norma morale fondamentale della vita coniugale Alla luce di quanto fin qui detto, potremmo affermare che la norma fondamentale dell amore coniugale dal punto di vista morale è semplicemente: amatevi più che potete cercate di amarvi il più possibile ovvero siate pienamente fedeli all amore che vi unisce. La coppia di sposi è chiamata ad amarsi nel modo umanamente più pieno. Non vi sono altre realtà umane che abbiano un progetto totale di amore qual è quello dell amore coniugale. Se una coppia cristiana vuole vivere veramente questo progetto deve assumere l amore come un compito e come un dovere. L amore è una realtà che va costruita. La nostra tendenza culturale ci porta a pensare all amore come un sentimento, come una realtà che nasce solo dalle viscere o dal cuore, qualcosa che nasce come dono dall alto, se s è c è se non c è non c è e non ci si può dare. Ci si innamora, e l innamoramento è una cosa bellissima, è sempre una nascita a un mondo nuovo. Nella cultura odierna si riconosce che si debba dare una mano all amore, che si possa fare qualcosa per sostenerlo ma si è dell idea che l amore sia fondamentalmente un sentimento che si sostiene per forza propria; se per salvare l amore bisogna darsi troppo da fare allora non va più bene, l amore non sembra più autentico, appare quasi artificioso e forzato: se mi richiede troppo impegno di volontà allora non è vero amore. Una cosa è certa: l amore è qualcosa che ti è donato ma, una volta che accetti pienamente di accoglierlo e realizzarlo nella sua verità, se non lotti per consolidarlo e costruirlo, per farlo crescere, allora è un dono che può finire, può fuggire. Non è un dono dato come una sorta di soprammobile o di quadro da contemplare tutte le mattine; è un dono che esige ogni giorno di diventare vita concreta, ha bisogno di attenzione e cura, esige che uno lotti contro tutto ciò che ferisce l amore. 6

7 L amore può essere ferito in molti modi, a volte in modi molto strani. Con la differenza psicologica che c è fra l uomo e la donna sono innumerevoli gli elementi che possono ferire l amore. Succede qualche volta che quello che sembrerebbe per qualche marito il non plus ultra dell amore, alla moglie non solo non fa né caldo né freddo ma addirittura sembra strano e ostile. Ci sono alcune cose che se uno non sta attento e non difende l amore con tutta la sua intelligenza e con tutte le sue capacità possono diventare virus che incrinano la resistenza e la vitalità dell amore. Bisogna assumere l amore come compito e come dovere, imparando il linguaggio dell amore. Pensare e volere la vita coniugale come unità difendendo l amore da ciò che divide, come il peccato. Il peccato come tale è divisivo e una volta che uno gli apre la porta apre la porta alla divisione. Se ci pensiamo bene molti dei nostri peccati sono spesso contro la carità e la carità include la costante ricerca di realizzare l amore nel concreto relazionarsi con l altro. C è un rapporto fra peccato e limite. Alcuni peccati nascono dal limite. A volte non sarebbe difficile risolvere i problemi coniugali, basterebbe che l altro fosse leggermente diverso. Prendete una persona che pensa di non poter sbagliare; per altri aspetti magari è un buon padre o una buona madre; è però convinta di non poter sbagliare e svuota di giorno in giorno il senso della comunicazione reciproca perché il coniuge si sente sempre meno riconosciuto. Basterebbe un po di umiltà; basterebbe accettare di non essere infallibile e che anche l altro può vedere giusto o dire qualcosa di valido. Ciò che impedisce il rapporto, che lo ferisce, lo rende insostenibile deve essere evitato, per cui si può dire che la norma fondamentale in una coppia è amarsi e perciò difendere il proprio amore dai pericoli che lo minacciano. Senza temere di cercare aiuto quando ci si accorge che ogni sforzo di ricostituire la comunicazione allontana di più invece di riavvicinare. Naturalmente noi non siamo soli in questa lotta perché se c è una cosa che la coppia cristiana può dire di avere è l aiuto dello Spirito. Anche lo coppie non cristiane ce l hanno, perché il Signore sostiene ogni sforzo di amore autentico; le coppie cristiane però sono immerse nello stesso amore di Cristo; in forza del sacramento del Battesimo e di tutti i sacramenti, in particolare in forza del sacramento del matrimonio essi attingono in tutto il loro essere e nella loro unità all amore che unisce Cristo e la Chiesa. C è un testo uscito qualche giorno fa, la lettera dei vescovi canadesi per il quarantesimo dell Humanae vitae ove troviamo scritto: Dio ha fatto del matrimonio, e più specificamente dell'atto coniugale un'espressione del suo amore, e la questione è questa: come ama Dio? Cristo, Dio fatto uomo, ci dà la risposta: riflettendo sulla Croce e sull'eucaristia, vediamo che questo amore si dona 'fino alla fine'. E' questo l'amore al quale sono chiamati gli sposi. 7

8 Gli sposi sono chiamati ad amarsi dello stesso amore di Cristo che si dona alla sua Chiesa sulla croce nell atto estremo di affidamento. In realtà questo amore di Cristo è dato agli sposi in forza del patto nuziale che celebrano tra loro e con Cristo: lo stesso amore di Cristo e della Chiesa, l amore crocifisso, l amore effuso dal costato di Cristo è riversato nel loro amore per la forza stessa del patto celebrato. Essi sono già immersi e raggiunti da questo amore e il loro amore è già in comunione con quello di Cristo Signore e sposo della Chiesa, una comunione che la vita sacramentale continuamente ristabilisce e fa crescere. Il vero problema è che questo amore è spesso un amore sconosciuto. Quando io facevo i corsi ai fidanzati dicevo: Ma quanti di voi usciti dalla chiesa dopo il matrimonio rimetteranno piede in chiesa prima di un anno?. In realtà gli sposi cristiani hanno la fonte, l anima, la sorgente da cui attingere, ma non vi attingono. Se c è la vita sacramentale comune, se c è la preghiera comune (non solo pregare per l altro ma anche pregare con l altro; anche persone molto brave non sono abituate a pregare insieme, lo fanno con una certa difficoltà), allora diventa possibile attingere continuamente alla sorgente dell amore e trovare la forza del perdono reciproco e dell accoglienza piena dell altro che costantemente ristabilisca la freschezza del rapporto e lo faccia trionfare delle difficoltà e delle incomprensioni. Il perdono nella famiglia è più necessario del pane: se non mangio oggi mangerò domani, ma se non perdono oggi è più difficile perdonare domani. Cristo per noi è il coniuge perfetto, modello dei coniugi, dell uomo e della donna, perché su questo punto ambedue hanno un solo modello, quello della sponsalità di Cristo e un solo dono: l amore sponsale di Cristo. Se i cristiani vogliono veramente camminare nella fedeltà alla norma dell amore coniugale devono guardare a Cristo e camminare alla luce della sua parola e nella forma della sua esistenza. La questione della paternità/maternità responsabile Ma veniamo ora dopo aver parlato della dinamica fondamentale della morale coniugale- ad un problema che non possiamo non trattare in modo diretto, dato il rilievo che esso ha nella vita coniugale. Si tratta del modo in cui l amore coniugale si esprime attraverso il linguaggio della sessualità, in particolare attraverso la parola più propria di tale linguaggio che è l atto coniugale ovvero l atto mediante il quale i corpi si uniscono aprendosi anche alla dimensione feconda dell amore coniugale. Sulla base di quello che abbiamo fin qui detto diventa facilmente comprensibile come l atto coniugale non è comprensibile nella sua verità fuori del contesto dell amore coniugale. Nella 8

9 prospettiva del magistero della Chiesa esso è l atto che esprime con il linguaggio del corpo la verità dell amore coniugale. Come abbiamo detto, l amore coniugale è caratterizzato dalla totalità e incondizionatezza della donazione tra le persone nel progetto della duo-unità matrimoniale. In questo senso l amore coniugale è segnato da una relazione in cui la persona si dona totalmente e riceve l altro totalmente. Questa dimensione del ricevere è oggi sottolineata dal nuovo rito Io accolgo te. Ebbene, l atto coniugale è proprio l atto mediante il quale con il linguaggio del corpo gli sposi si dicono la totalità della donazione del loro amore, è la parola fisica dell amore che porta le caratteristiche di questo amore coniugale. Insisto su questa nozione giacché si tratta di un punto chiave. Mi ricordo di alcuni ragazzi che mi dicevano: La Chiesa vede male l atto sessuale, lo considera una cosa impura. Che in passato ci possa essere stato qualche problema non voglio negarlo, ma certamente non è così da molti decenni. Perciò rispondevo loro che l atto sessuale è così importante per la Chiesa, così prezioso e così significativo che è giusto porlo soltanto fra due persone che nel loro unirsi fisico esprimono l amore totale che li porta. E un atto grande e sacro con il quale due persone si dicono la reciproca donazione personale e totale. Già da queste parole appare chiaro, credo, perché secondo la Chiesa non è giusto porre l atto sessuale prima del matrimonio. I rapporti prematrimoniali inevitabilmente non hanno la corrispondenza tra la totalità della donazione e la totalità espressa dall atto, cioè gli sposi si sono donati totalmente nell atto, nel corpo e nell anima, nello spazio e nel tempo, nel progetto della loro esistenza, mentre in realtà per chi non vive ancora la pienezza di questo vincolo non è così. Il rapporto sessuale degli sposi che sono in una condizione di donazione totale dal punto di vista oggettivo (dinanzi a Dio e agli uomini) è totalmente corrispondente al suo senso perché ogni sposo potrebbe dire con verità oggettiva: Io sono oggettivamente così, io vivo con te, condivido la tua esistenza, io e te siamo uno. La condizione reale dell esistenza del matrimonio almeno oggettivamente c è negli sposi, mentre non c è tra fidanzati. Per la Chiesa, come si vede, l atto sessuale non è semplicemente un incontro sessuale, un occasione per darsi piacere, per stare insieme; è innanzitutto l atto mediante il quale due persone si dicono la loro esistenza comune. Diceva Rosmini che l atto coniugale è una parola dell anima attraverso il corpo, cioè è un messaggio che include la totale realtà della persona donata all altro nella comunione di vita. Se il rapporto tra atto coniugale e amore coniugale è chiaro, allora diventa possibile capire meglio cosa dice la Chiesa circa la fecondità dell atto coniugale. Per parlare della fecondità si usa spesso il linguaggio di procreazione responsabile, maternità e paternità responsabile e si 9

10 intende dire che gli sposi sono chiamati a vivere la fecondità dell amore coniugale in fedeltà della verità dell amore. Secondo l Humanae vitae, in particolare, la paternità/maternità responsabile si configura come responsabilità nei confronti di tutto ciò che è coinvolto nella decisione procreativa. Veniamo a porre le cose in termini più precisi e chiari. Per la Chiesa la coppia è investita della responsabilità di gestire la fecondità del proprio amore e nessuno può sostituire la coppia. La Chiesa non dà comandi, indica direzioni di verità, dice agli sposi qual è il cammino di verità. Gli sposi devono insieme valutare la propria condizione, la propria realtà tenendo conto delle varie componenti. Queste considerazioni (la coppia) deve farle prendendo in considerazione la propria realtà fisica in quanto uomo e donna, guardando a quel che è il processo generativo le leggi biologiche della procreazione-, che come è noto include anche tempi infecondi nel ciclo femminile della fecondità. Non può poi non prendere in serio esame le condizioni della famiglia, la realtà dei figli già venuti alla luce, le relazioni tra i vari componenti della famiglia, le condizioni economiche e sociali. Non è sufficiente valutare però solo la realtà in questi termini; è indispensabile tener conto anche del punto di vista morale, cioè delle norme morali che salvaguardano il bene dell uomo (ciò che edifica l uomo) e indicano la via della giustizia. In ogni suo agire l uomo è chiamato a fare il bene. Vi è poi la dimensione religiosa. La coppia infatti è chiamata ad affrontare il problema della procreazione responsabile insieme e davanti a Dio. Alla fine, tutto considerato, la decisione concernente la fecondità dell amore coniugale per una coppia cristiana può e deve essere presa dinanzi a Dio, in rapporto con Dio, nella ricerca fedele della sua volontà. Per i cristiani generare un figlio è sempre un cooperare con Dio. Voi sapete che secondo la nostra fede quando nasce un bambino c è l intervento diretto di Dio nel senso che il principio spirituale, quello che si può chiamare l anima immortale e che fa la persona, è creato direttamente da Dio. C è una sorta di alleanza creativa per cui ogni qual volta l uomo e la donna danno la vita a un essere umano nello stesso momento inseparabilmente Dio è fedele alla sua alleanza di vita e soffia un soffio di vita sulla nuova creatura. Questo è un dato della nostra fede: noi sosteniamo che ognuno è creato in modo personale da Dio e che ogni essere è unico e irripetibile. Anche nel caso di gemelli omozigoti che hanno un patrimonio genetico uguale- il principio spirituale è diverso. Per i cristiani poi generare un figlio è anche allargare la Chiesa, ampliare il Corpo di Cristo che è la Chiesa, attuare in qualche modo la maternità stessa della Chiesa. 10

11 Perciò la generazione di un figlio è una decisione che va presa dinanzi a Dio non semplicemente seguendo il cuore. Il cuore può essere un elemento del discernimento, ma non quello ultimo e decisivo. Supponiamo una coppia che scopra di non poter avere figli, per motivi vari e non sempre chiaramente conoscibili, e si rende conto che l unica possibilità di avere figli è di ricorrere a metodi che non appaiono moralmente giusti (ad es. la procreazione artificiale eterologa), non può seguire semplicemente l impulso immediato del cuore che desidererebbe un figlio a qualsiasi costo. Deve porsi dinanzi a Dio e chiedersi seriamente se non ci sia in ciò una chiamata particolare, una chiamata a vivere diversamente la paternità e la maternità. La forma originaria della paternità e maternità è quella che si esprime attraverso la generazione fisica di un figlio proprio. Ma ci sono anche altre forme. Può darsi che il Signore chiami una coppia ad aprirsi all adozione, oppure a dedicarsi al servizio della Chiesa, oppure all operare fecondo nella vita civile per trasformare il mondo in regno di Dio o ad altre possibilità che la coppia valuterà con il suo padre spirituale se ce l ha- o con altre persone sagge e spiritualmente mature. E dottrina della Humanae Vitae che un coppia seguendo un percorso di paternità responsabile possa arrivare semplicemente alla decisione di allargare la propria famiglia con altri figli; possa però arrivare anche alla decisione che ci sono giuste cause per rinviare a tempo determinato o indeterminato una nuova nascita. Giuste cause o giusti motivi vuol dire cause o motivi che possono essere riconosciuti tali davanti a e con Dio. La giustezza delle cause e dei motivi è valutabile adeguatamente solo dalla coppia; potrebbe trattarsi di situazioni economiche, di difficoltà logistiche, di difficoltà di salute ecc. Non esiste l obbligo di avere un figlio a qualsiasi costo. Quindi la coppia può arrivare alla legittima decisione di rinviare a tempo indeterminato o a tempo determinato la nascita di una nuova vita. La Chiesa dunque ritiene possibile e legittima una decisione di limitazione delle nascite se è una decisione che è presa con Dio ovvero è ritenuta corrispondente a vera responsabilità. Va naturalmente detto che tale processo decisionale è sempre connotato dal limite umano e che dunque una coppia cristiana è sempre disponibile ad accogliere la vita che in ogni caso (ovvero anche se viene usato legittimamente un metodo di regolazione della natalità) il Signore le doni. Il vero problema morale sta nel tipo di mezzo che viene usato per realizzare la decisione presa consapevolmente e responsabilmente davanti a Dio. Molti pensano che basti l intenzione riconosciuta buona o legittima per qualificare moralmente un azione. Chi non ha sentito la classica obiezione: tanto chi usa metodi contraccettivi quanto chi usa metodi naturali ha la stessa intenzione, evitare una nuova nascita; se i motivi sono gli stessi allora perché il primo è rimproverabile moralmente, il secondo no? Il fatto è che il mezzo va valutato non solo alla luce dell intenzione ma anche per se stesso. Faccio un esempio: ho l ottima intenzione di aiutare degli 11

12 orfani che abbisognano di tutto; posso aiutarli dedicando mie risorse o raccogliendo fondi tra gli amici oppure posso aiutarli andando a rubare in banca. E evidente che in ambedue i casi l intenzione può essere buona, ma nel secondo caso non uso un mezzo giusto, uso un mezzo moralmente (e giuridicamente) rimproverabile. Bisogna distinguere fra la moralità dell intenzione e quella del mezzo. Se l intenzione giustificasse il mezzo, qualsiasi mezzo, se il mezzo fosse semplicemente coperto dalla bontà dell intenzione, allora varrebbe il principio che il fine giustifica i mezzi. Questo non è vero. La Chiesa dunque riguardo alla paternità responsabile, che sia realmente tale, si limita a dire che non tutti i mezzi per realizzarla sono moralmente uguali. Ci sono mezzi in sé inaccettabili, ad esempio i mezzi di natura abortiva perché l aborto è l uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente. Il bambino nel seno materno non può essere certo accusato di essere un aggressore della madre; né può essere addossata a lui la responsabilità del suo concepimento (da qualunque situazione sia stato determinato). Ciò significa che tutti i mezzi che hanno una determinante funzionalità abortiva: l aborto sia esso legale o clandestino-, l utilizzazione di sostanze o strumenti che impediscono l annidamento dell ovulo fecondato nella parete dell utero (la pillola del giorno dopo, la spirale, RU486 ). Riguardo alle pillole anticoncezionali nella misura in cui esse sono certamente antiovulatorie pur essendo considerate inaccettabili hanno una gravità diversa rispetto ai metodi dalla funzionalità abortiva. Si discute per altro se le pillole delle ultime generazioni abbiano un azione semplicemente e in modo determinante antiovulatoria oppure includano una qualche funzionalità abortiva. Ci sono mezzi che la Chiesa non ritiene accettabili anche se non hanno la gravità dei mezzi abortivi e sono i mezzi di barriera, meccanici. Questi mezzi che possono andare dal diaframma al condom, sono mezzi che per loro natura contrastano con il senso dell unione sessuale, perché l unione sessuale è per sua natura un unione totale. I metodi di barriera infatti sono in sé finalizzati all esclusione diretta ed efficace di una dimensione della persona, quella della fecondità. Tra l altro, si tratta di mezzi che oggettivamente costituiscono un segno di separazione, di divisione. L uso dei mezzi di barriera è un uso moralmente grave? E certo per la Chiesa che non si tratta di mezzi giusti (non corrispondono al significato dell atto stesso: la donazione totale delle persone nell amore coniugale); tuttavia, la gravità di esso è certamente minore rispetto all uso dei mezzi abortivi e hanno un impatto medico ben minore rispetto alla pillola anticoncezionale. Quali sono i mezzi secondo la Chiesa in sé sottratti a un accusa morale? Sono i mezzi di regolazione naturale della fecondità. Sono vari: metodo del calendario ovvero il metodo Ogino- Knaus, il metodo della temperatura basale, il metodo Billings ecc.. Il più efficace, se si eccettua l astinenza, sarebbe il metodo Billings. 12

13 Sono mezzi che non toccano l integrità della donazione dell atto coniugale e al tempo stesso corrispondono a quello che la coppia ha intravisto come volontà di Dio. Utilizzano qualcosa che è scritto nella grammatica biologica del creato. Non si può dimenticare che per noi credenti il fatto che ci siano dei tempi infecondi non è casuale: il caso, come si dice spesso, è uno pseudonimo di Dio. E piuttosto la sapienza divina che ha disposto i ritmi della vita in modo che includessero tempi infecondi; la struttura della procreazione umana è fatta in modo tale che proprio in quanto finalizzata alla procreazione umana prevede fasi nelle quali la possibilità procreativa è interrotta e sospesa. Il ricorso ai metodi naturali, ai metodi che usano i tempi infecondi sapientemente disposti nei ritmi della vita, quando ci siano giusti motivi, è dunque senza contraddizione morale. Da tutto quel che abbiamo detto risulta chiaro che se i metodi naturali fossero usati con mentalità strettamente contraccettiva cioè con una mentalità contraria e ostile al concepimentoallora non sarebbe un uso corretto moralmente. Mi spiego meglio. Per molti anni è stato pubblicato da Feltrinelli un libro: Noi e il nostro corpo del collettivo femminista di Boston; ha avuto decine di edizioni; all inizio sparava a zero sui metodi naturali e celebrava l inno alla pillola; poi l entusiamo sulla pillola si è attenuato (le autrici arrivano a scrivere: la pillola è stata una grande conquista, ma noi appena possibile ne facciamo a meno ) e ha cominciato a dedicare pagine ai metodi naturali, sottolineando il loro valore di libertà (possono essere gestiti dalle donne stesse) e di rispetto del corpo, mettendo in luce anche il loro carattere di metodi di coppia (possono essere usati solo se la coppia parla e affronta insieme il problema della procreazione responsabile) e dunque anche la loro difficoltà da tal punto di vista. Poi, aggiungono, se dovessero fallire c è sempre l aborto. Ecco che cosa intendo riferendomi all uso dei metodi naturali con stretta mentalità contraccettiva. E evidente che un tale punto di vista non può essere moralmente accettato. La generazione di un figlio, come la decisione di rinviarne la nascita, deve essere vissuta e assunta nella verità e nella fedeltà all amore coniugale. Annotazione conclusiva Venendo alla conclusione volevo aggiungere che tutto quello che ho detto vale in linea di principio, la condizione umana non sempre permette di conformarsi all ideale, ci sono tante cose che costringono talvolta a fare le cose secondo le concrete possibilità date, cercando di salvaguardare quelle più preziose. Un genitore ad esempio dovrebbe avere tempo per dialogare con i figli, seguirli a scuola, offrirgli scuole migliori, le opportunità più adatte; sappiamo bene che ogni genitore può fare solo ciò che è nelle sue possibilità e non ciò che sarebbe il meglio in assoluto per i propri figli. Nessuno 13

14 si sogna di dire che i limiti eventuali di possibilità da parte di un genitore sono una forma di amore minore. Tutti i genitori amano i figli e tutti cercano di fare il meglio per loro. L amore vero non è l atteggiamento di colui che fa sempre ciò che è idealmente richiesto, ma l atteggiamento di colui che cerca sempre di fare il meglio possibile per l altro nelle condizioni concrete nelle quali si trova. Alle cose impossibili nessuno è tenuto. L impossibilità si misura nelle cose concrete. Come dei buoni genitori fanno le loro scelte secondo la gerarchia dei valori in gioco e secondo le possibilità, così tante volte anche i coniugi faranno lo stesso nell ambito della loro vita coniugale. Ciò vuol dire che quel che ho detto è la dottrina in linea di principio; ci sono tuttavia delle circostanze nelle quali l attuazione rigida del principio contrasta con il bene possibile ovvero con le possibilità concrete di realizzazione del bene, oppure può determinare mali peggiori. Quando una coppia avesse la percezione di trovarsi in situazioni simili è bene che si rivolga al padre spirituale, se ce l ha, o a un sacerdote di fiducia; sicuramente sarà aiutata a trovare la via che possa essere coerente con il bene alla vostra situazione, perché non sempre l ideale è concretamente possibile e si deve optare per realizzazioni del bene che salvaguardano in situazione la gerarchia dei valori. Accenno soltanto ad alcuni casi possibili: quello di una donna con gravi problemi cardiaci o quello della donna che ha avuto diversi tagli cesarei, pur avendo fatto ricorso ai metodi naturali. Ci sono circostanze nelle quali vanno ricordate preziose parole del Signore: Il sabato è per l uomo e non l uomo per il sabato. Tutte le norme morali di contenuto positivo, pur giuste e dotate di valore permanente, non si applicano in ogni circostanza allo stesso modo. 14

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