Nero su Bianco. L immagine dell immigrazione nella stampa locale

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1 Nero su Bianco L immagine dell immigrazione nella stampa locale Rapporto di Ricerca - Cronaca di Lucca

2 Ufficio Pastorale Caritas Diocesi di Lucca Piazzale Arrigoni, Lucca Tel Fax in collaborazione con: Fondazione Volontariato e Partecipazione Per la ricerca, il pensiero e l innovazione sociale via Catalani, Lucca Tel Fax

3 Indice Prefazione! pag. 5 La rappresentazione dell'immigrazione nei media italiani! pag. 9 L'immagine dell'immigrazione nei giornali locali: la ricerca! pag. 19 Metodologia! pag Bianco su Bianco 1.1 L assenza e la presenza! pag Il giornale non è un megafono! pag L informazione di servizio! pag I temi caldi delle prime pagine! pag I temi freddi delle prime pagine! pag Nero su Nero 2.1 La cornice del quadro! pag La scena del delitto! pag Le buone notizie! pag La voce delle fonti! pag. 52 3

4 3. Nero su Bianco 3.1 Parole e Persone! pag Protagonisti e comparse! pag La presenza nelle fotografie! pag L inquadratura ed il fuori campo! pag. 65 Riflessioni conclusive: oltre i giochi di parole! pag. 75! Allegato: La Carta di Roma! pag. 79! Allegato: Tabelle! pag. 82! Bibliografia! pag. 103!! Ringraziamenti! pag

5 Prefazione Da anni la Caritas diocesana di Lucca attraverso il lavoro dell Osservatorio sulle povertà e le risorse, si preoccupa di restituire un nome e un volto a quanti si rivolgono ai suoi punti di ascolto. Prova a riproporre all attenzione di quanti condividono le stesse piazze, le stesse strade le vicende di quanti vengono relegati nell unica facile quanto fuorviante definizione di poveri o di marginali. Tra costoro, nell idea di tutti, ci sono soprattutto gli immigrati. Quelli di cui si sente così tanto parlare. Nell idea di tanti, quegli immigrati lì oltre a essere poveri e marginali, hanno un surplus di pericolosità, di mala intenzione, costituiscono una generica minaccia, il possibile punto di crisi di un agognato tranquillo convivere. Tra coloro che di solidarietà si occupano, tra le stesse comunità dei cristiani, davanti agli immigrati, al problema immigrati, gli atteggiamenti da tenere, ma più ancora il sentire profondo, l emozione in discussione diventa equivoca, si tinge di sospetto. Eppure, i dati delle ricerche sociali da anni ormai si sono confrontate con le dimensioni del fenomeno, sia in termini quantitativi che in termini qualitativi e per anni si sono prese la briga di smentire il luogo comune del sono brutti, sporchi, cattivi e puzzano. Lo dice la Caritas Migrantes, lo dice l ISTAT, lo dicono gli organi economici, in primis la Banca d Italia, andando a considerare anche soltanto il mero contributo economico che gli immigrati assicurano al nostro paese in termini di PIL, di crescita, di produttività. Eppure, il dato di realtà non è il dato della percezione tra le nostre comunità. E non è un problema da poco, considerando che alla fin fine le nostre città, i nostri quartieri, la nostra politica sono figli molto più della percezione, dell emozione di chi li vive, delle sue ansie e delle sue aspettative che non dalla realtà dei fatti. Se su tutte le sensazioni, quella che si impone è la paura, vivremo in città disegnate dalla paura. 5

6 Così scrive Zigmun Bauman in Paura liquida, (Laterza, 2008): La paura più temibile è la paura priva di un indirizzo e di una causa chiari; la paura che ci perseguita senza una ragione, la minaccia che dovremmo temere e che si intravede ovunque, ma non si mostra mai chiaramente. "Paura" è il nome che diamo alla nostra incertezza: alla nostra ignoranza della minaccia, o di ciò che c'è da fare per arrestarne il cammino o, se questo non è in nostro potere, almeno per affrontarla. Ma da dove nasce questa generica paura? C è una fabbrica delle nostre inquietudini? Se sì, quanto l informazione, la comunicazione, i suoi meccanismi prima che le sue intenzioni, il modo in cui originano le notizie prima che il dettaglio delle notizie concorrono alla nostra percezione? E come? Per questo, diventa a nostro parere semplicemente irrinunciabile provare proprio a ridare a ciò che viene tenuto al margine e connotato come negativo la centralità della scena, spostare il fuoco della lente, cogliere il dettaglio di quanto viene lasciato fuori dal flusso quotidiano e pacifico del nostro raccontare. E ancor più irrinunciabile è capire le regole implicite, che sottendono al racconto che ci viene fatto, a ciò che diventa notizia e che scambiamo con la realtà. Il senso di questo primo, sperimentale lavoro di osservazione sui media locali che Caritas Lucca propone ha questo significato. Disvelare la rappresentazione, tornare a confrontarci sui termini di questa, accostarci alle pagine dei quotidiani, al quotidiano diluvio di informazioni in un modo che sia proporzionale al loro reale senso, senza commissionare a quelle colonne la responsabilità di restituirci l immagine fedele del mondo che viviamo. Questa non è la loro intenzione e non è il loro mestiere. I giornali raccontano le notizie, non la realtà. C è molto di non detto sui giornali riguardo agli immigrati, c è tutto quello che non fa notizia, ma che si svolge nelle carni e nelle ossa delle nostre strade: la lenta costruzione di un convivere che ormai da trent anni si realizza e che è la silenziosa realtà che non salirà mai agli onori delle cronache. 6

7 Confrontarsi sulla rappresentazione dell immigrazione è il primo passo di un lavoro che ci proponiamo rigoroso. Significa per noi raccontarci soprattutto le fondamenta del muro della percezione, sempre granitico, sempre inflessibile, sempre monotono e sempre sicuro, come tutti i muri hanno la cattiva vocazione di essere. Nella società degli eventi, delle televisioni, del chiacchiericcio globale, occuparsi di povertà e discutere tutti quanti di nuovo insieme su come ci raccontiamo le trasformazioni del nostro vivere insieme, da quali fili li facciamo tirare, sono le due facce della stessa medaglia, due nomi della stessa passione, irrinunciabili entrambi. Direttore Ufficio Pastorale Caritas della Diocesi di Lucca Donatella Turri 7

8 8

9 La rappresentazione dell'immigrazione nei media italiani di Giulio Sensi La rappresentazione mediatica dei temi legati all'immigrazione è stata a lungo studiata in Italia in concomitanza con l'emergere di problematiche sociali derivanti dalla crescita della popolazione migrante nel Paese. A partire dagli anni '80 i media hanno svolto un ruolo cruciale nel determinare un'immagine stereotipata e semplicistica, spesso caricaturale, di nuovi protagonisti della vita sociale. Si pensi alla celebre espressione vu cumprà, che sembrava quasi sparita dal linguaggio comune, ma è stata ripresa da diversi mezzi di informazione negli ultimi anni, creata dai media per raccontare un fenomeno inedito come quello dell'emergere degli ambulanti soprattutto nei contesti vacanzieri e nelle spiagge. Questa espressione trovò fortuna mediatica proprio per la sua capacità di sintetizzare sarcasmi e inquietudini rispetto all' invasione dei nuovi italiani. L'arrivo di cittadini stranieri e il loro inserimento nel tessuto sociale e lavorativo provoca innegabili inquietudini e insicurezze crescenti e spesso la funzione dei mass media, in particolare la televisione, risulta quella di legittimare atteggiamenti discriminatori (a partire dal linguaggio e dalla creazione di stereotipi) latenti. Questo in una società, come quella italiana, che pur essendo caratterizzata da molto impegno solidale anche nei confronti dei migranti, contiene dei tratti di inquietudine verso gli stranieri che spesso si trasformano in vera e propria xenofobia incoraggiata dai media stessi. Negli ultimi anni le trasformazioni sociali hanno reso più articolato il rapporto fra immigrazione, società e mass media, con il risultato di consegnare al tema una visibilità senza precedenti. Ha scritto il sociologo Mario Morcellini 1 : Rispetto ad altri momenti storici, si deve infatti ai fenomeni di globalizzazione e alla pervasività del sistema mediale un effetto determinante nel potenzia- 1 Articolo di Mario Morcellini a commento di M. Binotto, V. Martino, Fuori luogo. L'immigrazione e i media italiani, Pellegrini Editore, Su 9

10 re l imponenza reale e percepita dei fenomeni migratori, in un gioco serrato di immagini e di reciproche proiezioni tra realtà e rappresentazione, oltre che tra ideologie e punti di vista spesso antagonisti tesi a confrontarsi nello spazio pubblico. Una dinamica che vede i riflettori della comunicazione costantemente e spesso impietosamente puntati sui migranti, fino a farne attori di assoluto primo piano nella quotidiana 'messa in scena' della società italiana e del suo cambiamento. Nella comprensione di queste dinamiche, gli studi culturali e comunicativi la loro peculiare 'cassetta degli attrezzi' debbono candidarsi a occupare un posto assolutamente strategico. Non è infatti più sufficiente limitarsi all analisi macroeconomica e demografica dei fenomeni migratori, ma diviene determinante esaminare il modo in cui una società elabora e interagisce ogni giorno con le immagini dell immigrazione prima ancora che con i referenti di tali rappresentazioni attraverso le reti dei media e della comunicazione interpersonale. L immigrazione tira infatti in campo un fitto intreccio di dinamiche culturali che attengono alla vita quotidiana e alla sfera propriamente micro-sociale: modelli simbolici e di interazione che chiamano direttamente in causa le responsabilità della comunicazione e dei suoi protagonisti. Ciò anche e soprattutto nei confronti delle nuove generazioni e, dunque, della stessa disposizione interculturale da parte di quelli che saranno gli adulti di domani. Il focus delle recenti ricerche su media e immigrazione si è concentrato sull'asse criminalità/sicurezza, a partire da una duplice considerazione, facilmente intuibile, ma anche quantificata con diversi casi studio: l'attenzione mediatica complessiva sul tema immigrazione è in gran parte data da fatti di cronaca nera; all'interno della cronaca nera stessa, gran parte delle notizie riportate dai media riguardano cittadini immigrati. Questa tendenza è al tempo stesso accentuata e determinata dall'insistenza del ceto politico a commentare, stigmatizzare, utilizzare a fini politici questi fatti e le questioni connesse, con il risultato di porle in primo piano nell'agenda dei media. Tale agenda è spesso dettata dal calendario che la politica stessa le impone, essendo in Italia molto influenzata dal ceto politico, per ragioni storiche la cui analisi esula dall'obiettivo del presente lavoro. La trattazione preponderante del tema immigrazione come collegato a mere questioni di ordine pubblico è una tendenza rilevata già diversi 10

11 anni fa, allorquando il tema divenne materia politica di primo piano nei confronti elettorali e post-elettorali. Risale alla fine degli anni '90 la ripresa della teorizzazione da parte del sociologo Alessandro Dal Lago della figura dell'imprenditore morale, legata all'atteggiamento attivo da parte del ceto politico e dei cittadini nel cercare vantaggi e consensi cavalcando il tema della sicurezza così declinato 2. Scrive Dal Lago: Nel modello della tautologia del pericolo un ruolo strategico è assunto dal cittadino nella veste di 'imprenditore morale' o 'definitore soggettivo della situazione', colui che offre incessantemente ai media la 'voce' e giustifica la trasformazione di una risorsa simbolica generica in un frame morale e sociale dominante 3. Secondo Dal Lago, a rendere fertile il campo della sperimentazione di questo processo sarebbe stata la crisi della Prima Repubblica in quanto caratterizzata dalla ridefinizione morale e legale della vita pubblica. A cogliere abilmente a proprio vantaggio il cambiamento di paradigma è stato soprattutto il partito della Lega Nord, partendo dal caso di Tangentopoli per consolidarlo con l'aggiunta di contenuti specifici in momenti e contesti diversi 4. Altri studi hanno dimostrato come i temi immigrazione, criminalità e insicurezza si pongano come una sorta di continuum con diversi gradi di astrazione che rendono tali termini sostanzialmente intercambiabili nel lessico mediatico e sociale 5. Marcello Maneri, sociologo e docente all'università Bicocca di Milano, fa risalire alla metà degli anni '90 il periodo in cui i media hanno introdotto sistematicamente una narrazione tendente ad accentuare, 2! Alessandro Dal Lago, Non persone: l'esclusione dei migranti in una società globale, Feltrinelli, ! Dal Lago, op. cit., pag. 76 4! Ivi, pag. 77 5! Marcello Maneri, Il panico morale come dispositivo di trasformazione dell'insicurezza, in Rassegna di Sociologia n. 1, gennaio-marzo 2001, pag

12 in maniera più marcata, il legame fra immigrazione - sicurezza - criminalità - percezione dell'insicurezza. Da quel momento la tendenza si è rafforzata fino ad acutizzarsi nei casi che hanno visto coinvolti come autori veri o presunti cittadini di origine straniera: la strage di Erba nel dicembre del 2006, l'uccisione di Vanessa Russo nell'aprile del 2007, l'omicidio Reggiani nell'ottobre 2007, il cosiddetto progrom di Ponticelli nel maggio del 2008, la violenza della Caffarella nel febbraio del 2009, solo per citarne alcuni 6. Questi fatti inaugurano veri e propri cicli di attenzione che possono durare anche diverse settimane ed andare ben oltre la copertura del caso stesso e sono accentuati nei momenti di campagne elettorali. Come quella del 2008 che è anche il periodo in cui una ricerca della Sapienza Università di Roma, indagine condotta da Mario Morcellini, ha preso a riferimento per analizzare a livello quantitativo e qualitativo della trattazione sui media italiani dei temi dell'immigrazione e dell'asilo 7. La ricerca, primo lavoro di monitoraggio dell'osservatorio istituito dalla Carta di Roma di cui parleremo in seguito, ha analizzato, nei primi sei mesi del 2008, telegiornali e quotidiani italiani (1084 servizi televisivi e 1540 articoli). Dalla ricerca emerge una strettissima correlazione fra immigrazione e cronaca nera nei media italiani: le notizie di cronaca nera o giudiziaria coprono, nel caso della televisione, il 60% degli spazi. In 76 casi su 100 protagonisti sono le persone straniere autrici o vittime di reato. In punti percentuale gli stranieri sono più presenti degli italiani come autori di fatti criminali. La gigantografia scrivono i curatori della ricerca nell'introduzione a pag. 2 - è un processo fotografico che consiste nell alterazione delle forme e delle dimensioni di una stessa rappresentazione, con l evidente scopo di catturare l attenzione e di enfatizzare un aspetto a danno di altri lasciati sullo sfondo. È esattamente questo il processo che si intravede nell immagine 6! Per una ricostruzione sistematica di questi casi si veda AA.VV., Libro Bianco sul razzismo in Italia, a cura di Lunaria 7! La sintesi della ricerca, nata per verificare il rispetto dei codici deontologici di cui si sono dotati i giornalisti e di cui parleremo in seguito, è scaricabile dal sito della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, 12

13 dell immigrazione. Intanto, per larga parte, si tratta di una fotografia, un fotogramma immobile ormai da trent anni di un fenomeno che è invece in perenne movimento. - Secondo i ricercatori - i media sembrano accontentarsi di questa immagine statica e apparentemente immutabile. Hanno scelto un particolare, un aspetto da ingrandire e esaltare. È l aspetto nero, tenebroso, presente in ogni fenomeno umano, quello problematico, quello legato al linguaggio del delitto, alle emozioni del dolore, alle paure dell invasione e del degrado. Una gigantografia, quella dell immigrazione e della presenza straniera in Italia, appiattita sulla dimensione dell emergenza, della sicurezza e di una visione naturalmente problematica del fenomeno. - Un'immagine che appare - congelata, ancorata a modalità, notizie e stili narrativi e a tic e stereotipi esasperatamente uguali. Su tutto domina l etichetta di clandestinità che, prima di ogni altro termine, definisce l immigrazione in quanto tale. Rom e rumeni sono il gruppo etnico e la nazionalità più frequentemente citati nei titoli di tg. Nei titoli dei quotidiani le questioni relative all immigrazione sembrano persino più vincolate alla condizione giuridica dell immigrato e agli episodi di cronaca nera. Le parole, dunque, contribuiscono a tematizzare la presenza degli immigrati in Italia con un riferimento forte alla minaccia costituita dagli stranieri alla sicurezza degli italiani. Soffermiamoci un istante su questo punto: le parole contribuiscono a tematizzare la presenza. Il giornalista e attivista sociale Lorenzo Guadagnucci si è reso promotore insieme ad altri giornalisti (Beatrice Montini, Carlo Gubitosa, Zenone Sovilla) di un gruppo chiamato Giornalisti contro il razzismo che nel 2008 ha lanciato il primo appello intitolato I media rispettino il popolo rom. Era il momento apice dell'attenzione su fatti di cronaca in cui erano coinvolti cittadini rom. Dalla campagna è nato un sito ( che ha fornito (come vedremo a pag. 56) anche un glossario ad uso dei giornalisti. Dall'esperienza di Giornalisti contro il razzismo è nato un libro, scritto da Guadagnucci e intitolato Parole sporche. Il giornalista ricostruisce e riflette sul senso di un'iniziativa rivolta ai giornalisti, ma anche alla società civile, e la contestualizza ai fatti che si sono susseguiti soprat- 13

14 tutto fra il 2007 e il L'analisi spazia dal senso delle parole che vengono intese discriminanti senza provocare un minimo dubbio (come clandestino, extracomunitario, vu cumprà) alla linea di confine che esiste fra la percezione del pericolo e la sicurezza intesa come risposta ad un'emergenza. Parole sporche illustra i meccanismi, più che le colpe, che creano una inevitabile conseguenza: quella di legittimare, se non causare, le spinte xenofobe già presenti, come abbiamo visto, nella nostra società 8. Aldilà dell'analisi dei linguaggi, dei dati assoluti e relativi, della quantità e qualità delle notizie, appare particolarmente utile mettere a confronto le notizie e le tendenze spesso date per scontate con i dati reali. Un'operazione svolta nel 2009 da una ricerca congiunta nell'ambito del Dossier Statistico Immigrazione da Caritas/Migrantes e Agenzia Redattore Sociale, che si è proposta di fornire un contributo originale sul tema. La ricerca ha preso le mosse dall analisi della letteratura precedente in materia, cercando poi di trovare dei complementi, sia attraverso nuovi dati sia attraverso un'analisi rigorosamente basata sui dati di diverse fonti. Le principali questioni che poneva erano tre: la prima è se l aumento della criminalità fosse dovuto in maniera proporzionale a quello della popolazione residente; la seconda se gli stranieri regolarmente residenti avessero un tasso di criminalità superiore a quello degli italiani; la terza se gli stranieri irregolari avessero un tasso di criminalità così abnorme come emergeva 9. Uno dei dati di partenza è la riflessione sul senso di insicurezza che innegabilmente riguarda il nostro Paese. Secondo il rapporto Demos Unipolis del , su questo senso di insicurezza influiscono quattro ordini di ragioni: la perifericità sociale, tipica dei ceti più bassi; il capitale sociale, che porta a essere meno 8! Guadagnucci, L. (2010), Parole sporche, Altreconomia. 9! L'estratto della ricerca è consultabile sul sito 10! L'Osservatorio europeo sulla sicurezza è un progetto promosso da Fondazione Unipolis, Demos & Pi e Osservatorio di Pavia. Info su: 14

15 paurosi quanto più si è proficuamente inseriti in reti di relazioni amicali; l'eccessiva esposizione ai media, in particolare alla televisione, che genera angoscia; il fattore politico, che esercita un notevole influsso. La popolazione è comunque preoccupata che una presenza più forte degli immigrati generi una minaccia per l'incolumità personale e per i propri beni. La gente si legge nella ricerca di Caritas e Redattore Sociale a pag. 4 - è portata a pensare che la maniera di vivere degli immigrati sia difficilmente conciliabile con la nostra e nei loro confronti, anche quando il colpevole non viene colto in flagrante, è forte la tentazione di una reazione immediata, quando non addirittura il ricorso alla vendetta, del tutto contrario all equilibrio riparatore della giustizia, anche se talvolta, più che di criminalità vera e propria, si tratta delle difficoltà tipiche della convivenza interetnica. Sono interrogativi che circolano e ai quali bisogna rispondere. Per farlo, serve una buona dose di cautela nell interpretare i dati, senza lasciarsi condizionare né dai toni allarmistici né dalla propensione a sottovalutare la questione. In questo studio il fenomeno della criminalità degli immigrati viene esaminato secondo la metodologia, denominata nel Dossier Caritas/ Migrantes, della circolarità delle fonti statistiche in cui si osserva: Gli archivi giudiziari (quello dell Istat e quello del Ministero dell Interno) vengono presi in considerazione nei dati più recenti e nelle serie storiche, per poi attuare collegamenti con statistiche connesse e andare ai riferimenti transnazionali, cercando di trovare all interno degli stessi numeri il principio interpretativo, nella convinzione che i numeri, organicamente utilizzati, siano auto correttivi e possano facilitare una lettura il più possibile oggettiva della realtà senza il bisogno di mutuare ipotesi interpretative dall esterno. In sintesi la ricerca consente di affermare che è sbagliato, anche se ricorrente, inquadrare l immigrazione sotto l ottica della criminalità, anche se i comportamenti delittuosi si riscontrano anche all interno di quella popolazione. Ricerche come quelle della Caritas stanno contribuendo a cambiare gli approcci ed hanno posto il rapporto fra media e immigrazione al cen- 15

16 tro di una riflessione che ha portato risultati concreti nel mondo del giornalismo. Oggi trattare i temi connessi con l'immigrazione in maniera unilaterale e con termini inadeguati e attribuzioni false è una prassi deontologicamente scorretta per i giornalisti che si sono dotati di un "Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti" (In Allegato a pag.79). Il protocollo, l'ultimo in senso cronologico dei diversi codici che l'ordine dei giornalisti istituito nel 1963 ha elaborato per adempiere all'articolo 2 della legge istitutiva dell'ordine (il rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati), è stato adottato nel giugno del 2008 dal Consiglio Nazionale dell'ordine dei Giornalisti dopo essere stato approvato dal Consiglio Nazionale della Federazione della Stampa. Noto anche come Carta di Roma, ha recepito le preoccupazioni espresse dall'alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l'esigenza di un'informazione accurata e corretta dopo i ripetuti fatti di cronaca degli ultimi anni. La Carta di Roma si rifà alla Carta dei doveri del giornalista, con particolare riguardo al dovere fondamentale di rispettare la persona e la sua dignità e di non discriminare nessuno per la razza, la religione, il sesso, le condizioni fisiche e mentali e le opinioni politiche - ed ai princìpi contenuti nelle norme nazionali ed internazionali sul tema. Esorta i giornalisti ad osservare la massima attenzione al trattamento delle informazioni dei soggetti richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti nel territorio della Repubblica Italiana ed altrove. A livello concreto invita in particolare a: adottare termini giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al lettore ed all utente la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l uso di termini impropri; evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti; tutelare i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti che scelgono di parlare con i giornalisti; interpellare, quando ciò sia possibile, esperti ed organizzazioni specializzate in materia, per poter fornire al pubblico l informazione in un contesto chiaro e completo, che guardi anche alle cause dei fenomeni. 16

17 Oltre a inserire tali temi tra gli argomenti trattati nelle attività di formazione dei giornalisti, dalle scuole di giornalismo ai seminari per i praticanti, l'ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana si sono impegnati a promuovere periodicamente seminari di studio e a promuovere, d intesa anche con l UNHCR, l istituzione di un Osservatorio autonomo ed indipendente che, insieme con istituti universitari e di ricerca e con altri possibili soggetti titolari di responsabilità pubbliche e private in materia, monitorizzi periodicamente l evoluzione del modo di fare informazione su richiedenti asilo, rifugiati, vittime di tratta, migranti e minoranze. L'Osservatorio Carta di Roma ( è uno strumento che ha l intento di valorizzare le esperienze di ricerca diffuse su tutto il territorio nazionale e che coinvolge numerose Università italiane. Pubblica annualmente un rapporto che compie un bilancio sull'attuazione della Carta. Dai primi risultati emerge come l'atteggiamento dei media nei confronti dei migranti stia nei fatti rispettando maggiormente i principi della Carta di Roma. Dopo la prima ricerca (promossa dalla Sapienza Università di Roma e di cui abbiamo parlato), la seconda (svolta dal gennaio all'aprile 2010) ha fatto emergere un quadro modificato, pur senza dimenticare il contesto politico e sociale che in due anni è cambiato 11. L'associazione fra immigrazione e criminalità pare essere meno presente (l'ipotesi avanzata dall'osservatorio è che comunque ci sia anche una minore insistenza da parte dei politici a cavalcare il tema) e l'attenzione dei media è stata catalizzata da singoli fatti come quello della rivolta di Rosarno del gennaio 2010 la quale ha causato però il prepotente ritorno della parola clandestino (e talvolta addirittura negro ) nei giornali italiani. Da menzionare l'importanza che l'osservatorio Carta di Roma rivolge all'informazione locale: da una prima ricerca dell'istituto Paralleli di Torino sulla stampa piemontese è emerso che i media locali hanno un maggior bilanciamento tra "bad news e good news" in materia di immigrazione e una maggiore attenzione ad argomenti come la multiculturalità e l'intercultura. Una tendenza che fa ben sperare e che è da 11! Osservatorio Carta di Roma, Il tempo delle rivolte, luglio

18 approfondire, vista anche l'alta copertura di spazi (sicuramente maggiore rispetto alle cronache nazionali) che i giornali locali forniscono alla cronaca nera e giudiziaria. La Carta di Roma ha avuto il merito di decodificare una necessità di regolamentazione che però non nasce dal mondo del giornalismo, ma dalla proposta del Portavoce dell'alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Laura Boldrini, in particolare, lo abbiamo visto, all'indomani della strage di Erba. Gli aspetti maggiormente positivi sono due: il riconoscere l'esistenza di un sistema da guarire e la fornitura diretta di strumenti di correzione. I quali, ed è il punto di maggiore debolezza, non esplicitano però alcuni aspetti chiave: il fatto che i media rappresentino quasi esclusivamente il fenomeno migratorio come fonte di allarme sociale e problema per la sicurezza; il mancato invito alla cautela nell'utilizzo della parola clandestino ; l'assenza di un riferimento a quanto sia pericoloso insistere molto (soprattutto nei titoli) sulla provenienza etnica di autori o accusati di reati. Oltre a questi evidenti limiti, risulta ancora incerto l'impatto della Carta di Roma all'interno del mondo giornalistico che in parte continua a seguire logiche ancora lontane dalla Carta stessa. Per questo è auspicabile che sul tema non si chiuda il sipario e che strumenti come questi siano considerati alla stregua di cantieri aperti e non come un capitolo chiuso del giornalismo italiano. Anche per tale ragione, e per non coltivare sfiducia fra la società e i media, ma contribuire a costruirla, è stata promossa la presente ricerca. 18

19 L'immagine dell'immigrazione nei giornali locali: la ricerca di Arianna Mencaroni Che cos è un immagine? Difficile dare una definizione sintetica. Per immagine si intende in primo luogo ciò che è visibile ed evidente, come un paesaggio o un quadro. Ma si utilizza questo termine anche per ciò che è invisibile e latente. Quando si presenta in forma di ricordo si dice infatti che è un immagine stampata nella memoria. Quando si presenta in forma di aspettativa si parla di immagine del futuro. Etimologia della parola IMMAGINE: Il Visibile: Latino:! Imago Tedesco:!Bild, Gestalt Inglese:! Picture, Figure, Shape L invisibile Greco:! Eidolon Tedesco:!Schattenbild Inglese:! Phantom Per esempio per fare una fotografia dobbiamo decidere che cosa fotografare e come fotografarlo, ovvero dobbiamo scegliere un inquadratura. Il risultato è una scena in cui c è un ambientazione, probabilmente alcuni personaggi principali e secondari ed un azione in corso, immortalata. Guardando questa fotografia immediatamente riconosciamo l azione che si svolge. Altrettanto immediatamente la fotografia riesce a suscitare in noi altre immagini, richiamando i ricordi o le idee, intese come attribuzione di significato all evento inquadrato. Ovvero un immagine è definita dall avere una cornice che discrimina ciò che è in scena da ciò che sta fuori dalla scena. Nell analisi delle cronache locali di tre testate Il Tirreno, La Nazione, Il Nuovo Corriere, (cronaca Piana di Lucca), nel periodo di aprile/maggio/giugno 2010, si evince che gli immigrati o l immigrazione raramente entrano in scena. In rapporto alla superficie totale dei periodici, gli articoli occupano uno spazio marginale. 19

20 L immigrato è un personaggio pressoché assente, una comparsa piuttosto che un protagonista della stampa locale. E, quando compare, solitamente è perchè si trovava sulla scena di un delitto per furto, spaccio di droga o omicidio. E generalmente il colpevole dell atto delittuoso, è un uomo, ed è originario dei paesi dell Est Europa o del Maghreb. L uomo appare già dietro le sbarre ma in secondo piano. In primo piano ci sono i protagonisti, polizia o carabinieri, che lo hanno catturato, che appunto ristabiliscono l ordine e la tranquillità nella quotidianità della comunità. Tale immagine risponde di una ritualità narrativa e produttiva della notizia che si articola secondo il punto di vista delle forze dell ordine, le principali fonti di informazioni sull immigrazione. Questi tipo di rappresentazione pertanto è il veicolo di uno sguardo unipolare sul fenomeno, prendendo in prestito le categorie interpretative formulate dal Gruppo di Ricerca Migracom, Migrazione e Comunicazione, dell Università Autonoma di Barcellona e diretto dal Prof. Nicolás Lorite García. Infatti, secondo questa prospettiva di studio, lo sguardo unipolare osserva e presenta il fenomeno da una sola ed univoca angolatura a differenza dello sguardo multipolare che compone una visione poliedrica composta da molteplici facce del fenomeno. Nel nostro studio risulta che l immigrazione è presentata principalmente da un unica prospettiva da cui si può ascoltare ed osservare in primo piano la voce e la figura delle fonti istituzionali e, sullo sfondo, la presenza degli immigrati, muta e quasi mai a fuoco. Le denominazioni utilizzate per indicare i soggetti immigrati delle notizie sono, in genere, rispettose della deontologia e dei protocolli giornalistici che indicano i termini più appropriati per non discriminare, stereotipizzare e criminalizzare gli immigrati e le minoranze etniche nei media. L uso delle fotografie invece è una questione più complessa, data anche l assenza di protocolli giornalistici specifici rivolti al trattamento dell immigrazione. Si riscontra un trattamento coerente con le norme sulla privacy che regolamenta l utilizzo delle immagini nei media. Il loro impiego però 20

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