Andrea Palladio ( )
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- Cesarina Gentile
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1 Andrea Palladio ( ) Nasce a Padova il 30 novembre 1508, figlio di Pietro della Gondola, un artigiano, e di Marta la zoppa. Da qui prende il nome di Andrea di Pietro o Andrea della Gondola. Il nome Andrea Palladio gli verrà dato circa trent anni più tardi dall Accademia Trissiniana di Cricoli, ed è in questa Accademia che Andrea riceverà una educazione che, al tempo, era offerta solo raramente ad una persona di umili origini. Il nome Palladio gli viene dato probabilmente dallo stesso Trissino, il suo mentore, che in questo modo sottolineava le abilità e le capacità di apprendimento che riconosceva in lui. Il nome Palladio Il nome Palladio compare la prima volta in un poema epico che Trissino pubblicò nel 1547, dal titolo : L Italia liberata dai Gotthi. Nel poema Palladio è la figura chiave di tutto l intreccio, è una specie di angelo custode in quanto è colui che, grazie all appoggio fornito dalle truppe dell Imperatore Giustiniano, sarà un prezioso aiuto nell espellere i Goti dall Italia. Egli, infatti, guida il suo protetto Belisario, il comandante delle forze di Giustiniano, attraverso un palazzo occupato dal nemico, e con questo atto salva Belisario e i suoi uomini dalla sconfitta. Inoltre egli è un esperto di architettura del palazzo e quindi dedica molto tempo per descrivere in modo dettagliato i materiali, le misure e le proporzioni. La saggezza di quest angelo suggerì a Trissino di trovargli un nome adeguato e la scelta può essere stata influenzata dalle virtù analoghe possedute da Pallade Atena, oppure potrebbe aver voluto alludere ad un talismano noto come il Palladium, raffigurante l immagine della dea, portato da Enea in Italia e dove più tardi avrebbe protetto Roma. Gian Giorgio Trissino Palladio arriva a Vicenza ancora bambino e il suo padrino, Vincenzo de Grandi, uno scultore locale, lo aiutò ad iscriversi alla Corporazione dei muratori e degli scalpellini di Vicenza, nel Dimostrando fin da giovane un talento innato ed un grande carisma, fu notato dal Trissino che incoraggiò la sua formazione
2 L umanista vicentino Trissino era uno dei maggiori eruditi dal tempo e formò il giovane Andrea con i precetti di Vitruvio con una educazione che ebbe inizio a Cricoli, dove Trissino si era fatto costruire una villa all antica, che aveva adibito ad Accademia e dove venivano formati i giovani nobili vicentini. In essa i giovani affrontavano lo Studio, le Arti e le Virtù. La musica era l arte principale, ma si studiava anche l astronomia, la geografia e la filosofia. I testi usati erano greci e latini il che, per esempio, favorì la consapevolezza dell individuo competo come membro vitale della società. Cioè il vero significato della virtù invocata da tutti gli umanisti. Questo concetto era di grande importanza per un aspirante architetto. Come l Alberti aveva scritto nel suo trattato di architettura : Non c è nulla a cui un uomo dovrebbe dedicare maggiore cura, impegno ed attenzione che alla virtù perché per produrre degli edifici notevoli che rispecchino la perfezione della Natura, l architetto doveva essere un individuo di notevole levatura morale e culturale. La cultura era la chiave di tutto. Non ci sono pervenute notizie sul curriculum di studi di Palladio all Accademia di Cricoli ma è possibile ipotizzare che conoscesse il latino e che si fosse formato sui principi di Vitruvio. Lo stesso Trissino era un profondo conoscitore dell Architetto romano del 1 secolo a.c. Ritratto di Trissino S. Serlio Prospetto del giardino di Villa Madama di Raffaello G. G. Trissino Entrata della Villa Trissino a Cricoli 1537/1538 Si notano le piccole differenze nell articolazione delle finestre e delle nicchie rispetto al disegno del Serlio.
3 Dal 1538 al 1540 Palladio è a Padova, dove è presente anche Trissino, e viene presentato al circolo di Alvise Cornaro ( ). Cornaro era un erudito ed un grande sostenitore della comunità letteraria ed artistica di Padova. Egli propugnava un umanesimo realistico e pragmatico così come la sua visione dell architettura che, non solo agisce per offrire delle comodità all uomo, ma è anche bella. Questa bellezza, secondo lui, doveva essere utilizzata perla gioia ed il conforto di tutti, e non solo per le fabbriche d Imperatori et Principi. Nel circolo di Cornaro Palladio ebbe occasione di conoscere alcuni grandi architetti del tempo, tra cui Sebastiano Serlio che, nel 1537 aveva pubblicato la prima delle sue opere : il Libro IV sugli ordini dell architettura. Realizzato con un livello grafico delle illustrazioni molto alto, il testo fu un importante punto di riferimento per palladio che ebbe occasione di copiare i disegni direttamente. Inoltre Cornaro si era fatto costruire nel giardino di casa sua una loggia in pietra ad un solo piano che si apriva su una corte e che doveva fungere da sede permanente degli spettacoli teatrali eseguiti per i suoi amici intellettuali. La Loggia, con le sue cinque aperture ad arco separate da semicolonne sui piedestalli, era stata progettata da pittore architetto veronese Giovanni Maria Falconetto (( ). Cornaro e Falconetto erano molto amici ed erano andati assieme a Roma a studiare le rovine dell architettura classica. La Loggia fu il risultato della loro unione intellettuale ed artistica. La Loggia venne costruita nel 1524 e fu il primo edificio in Veneto realizzato rigorosamente all antica. G. M. Falconetto Loggia Cornaro, Padova S. Serlio Prospetto del giardino di Villa Madama di Raffaello
4 Piazza San Marco - Venezia Venezia e il Classicismo Verso la fine del XV secolo Firenze, fino ad allora il principale centro italiano nel campo artistico, vede crescere il potere e l autorità di Roma. La città eterna era stata sotto l influenza di diversi papi umanisti fin dal 1446 con Nicola V che si era prefisso di ricostruire la città per ridarle l antico splendore. Per fare ciò il Papa si servì dei consigli dell Alberti e di Bernardo Rossellino. Dopo di lui il programma di rinnovamento urbano di Roma proseguì con Pio II, fino a Giulio II che, alla fine del secolo XV, aveva dato il via alla progettazione di San Pietro con l incarico a Bramante, ed all opera di trasformazione del vaticano. Roma diventò così il nuovo punto di riferimento artistico dell Italia e attirò gli artisti e gli architetti più brillanti, che vi si recavano per studiare i monumenti antichi e i nuovi indirizzi stilistici del Rinascimento. Il resto dell Italia rimaneva parzialmente ai margini e così anche il Veneto. A Venezia il nuovo classicismo di Firenze e di Roma si amalgamò con le preferenze locali per i Gotico e le forme bizantine. Dopo il sacco di Roma del 1527 molti artisti ed intellettuali decisero di andarsene verso le principali città stato e i domini veneziani nella pianura padana. Tra di loro figurava Lo scultore ed architetto fiorentino Jacopo Sansovino ( ). Affascinato da Venezia vi rimarrà per quarantatre anni. Qui otterrà un grande successo come architetto e realizzerà la Zecca (1536), la Libreria Marciana (1537), costruita per conservare il nucleo di manoscritti donati alla città dal Cardinale Bessarione e la Loggetta (1538) alla base del campanile. J. Sansovino Zecca e Libreria Marciana (1537) - Venezia Sansovino viene nominato architetto della Repubblica e dal 1537 ha l incarico di sistemar Piazza San Marco. Il suo ruolo a Venezia può essere paragonato solo a quello del Bramante a Roma. La Loggetta incunea prospetticamente il lungo fronte della biblioteca e viene realizzata tra il 1537 e il Essa, con il campanile, diventano così la cerniera, l elemento di raccordo tra la piazzetta e la piazza vera e propria, definendo la complementarietà e l autonomia dei due spazi comunicanti. La facciata si ispira agli archi di trionfo ed alle architetture effimere. J. Sansovino Libreria Marciana (1537) - Venezia
5 Sansovino conferì una nuova magnificenza anche alla Piazzetta San Marco. La Libreria dà un senso di unità e di equilibrio con il Palazzo dei Dogi, situato di fronte. L edificio è il risultato della fusione degli antichi ideali romani (corretto uso proporzionale e gerarchico degli ordini classici secondo Vitruvio) con l amore veneziano per i ricchi ornamenti. La facciata a due piani consiste in un sistema principale a trabeazione e di uno secondario ad archi che si inserisce in quello principale. Gli ordini rispettano la tradizione : dorico sotto e ionico sopra. J. Sansovino Palazzo Corner ( ) L ordine principale, quello ionico, poggia su piedestalli uniti tra loro dalle balaustrate, ed entrambi gli ordini sono arricchiti da teste e figure come chiave di volta nei pennacchi degli archi. Il coronamento in alto è realizzato con una trabeazione che comprende delle ghirlande e delle finestre ovali nei fregi. Il tetto è racchiusa da una balaustrata sulla quale si stagliano contro il cielo statue di eroi e obelischi. In questo modo Sansovino propone una versione molto decorata del Classicismo romano che è tipica di Venezia, e nettamente in contrasto con l apparente semplicità dei palazzi Capitolini romani di Michelangelo, la cui costruzione viene iniziata circa negli stessi anni. J. Sansovino Palazzo Corner ( ) Piazza del Campidoglio (dal 1537) e il Palazzo dei Conservatori (dal 1563)
6 Nel 1540 Palladio ritorna a Vicenza, all età di 32 anni, e qui inizia ad avere numerosi incarichi. Il primo è la continuazione di Villa Godi a Lonedo. Contemporaneamente realizza anche il suo primo edificio di città, a Vicenza, Palazzo Civena. Da quest opera si nota come Palladio sia chiaramente influenzato, nelle proporzioni e nei dettagli, dall esperienza padovana ed in particolare dalla Loggia Cornaro, nonché dall illustrazione della facciata del Palazzo presente nel libro VII del Serlio. Altri riferimenti, però, sono desumibili dal Palazzo Caprini a Roma del Bramante. In questa prima fase della sua attività Palladio si basa su fonti di seconda mano, in particolare da quegli architetti che si erano esiliati da Roma. Per poter competere con loro doveva fare studi diretti sull antichità, come gli aveva suggerito il Cornaro, per poter scoprire i segreti di quelle architetture. Con questo fine nel 1541 Palladio si mette in viaggio con Trissino per Roma, e questo sarà il primo di cinque viaggi che condurrà nella città eterna. Qui oltre alla classicità studiò i grandi monumenti del Rinascimento tra cui il Bramante (Tempietto in San Pietro in Montorio e San Biagio) e di Raffaello (Villa Madama). Oltre a questi sicuramente ebbe occasione di vedere l opera di un allievo di Raffaello, Giulio Romano, a Mantova,. Palladio e la bottega di Pedemuro Villa Godi, Lonedo dopo il 1537 Palladio progetto di Palazzo Bramante Pal. Caprini - Roma Sanmicheli Palazzo Pompei, Verona 1530
7 Villa Adriana - Tivoli E la grandiosa residenza che l imperatore Adriano si fece costruire su un area di quasi 300 ettari sulle colline che da Tivoli digradano verso Roma. Più che un edificio singolo la villa e un complesso di edifici di varia tipologia inseriti all interno di un parco. In esso di trovano cortili porticati, ninfei, piscine, terme, padiglioni, fontane, in una sequenza praticamente infinita di architettura.
8 San Pietro in Montorio ( ) Pianta del chiostro di S. Pietro in Montorio secondo il progetto originario del Bramante dal 3 libro di S. Serlio 1540 Si noti il cortile che avrebbe dovuto avere una forma circolare con muri dotati di nicchie e preceduti da un portico su colonne di numero uguale a quelle del Tempietto. L opera ebbe un successo enorme e fu interpretata come il ritorno in vita dell arte classica, diventando, così, un esempio da imitare. Sia S. Serlio nel 1540 che il Palladio nel 1570 lo inseriranno nei loro trattati di architettura. D. Bramante Tempietto di S. Pietro in Montorio - Roma D. Bramante Pianta del primo progetto - Roma Il Tempietto di S. Pietro in Montorio è il risultato degli studi e dei rilievi condotti da Donato Bramante ( ) sulle cose antiche. Modello di riferimento di tutte le chiese a pianta centrale del 500 è il Pantheon, che era stato trasformato in chiesa cristiana Santa Maria ad Marrtyres fin dal VII secolo. Nella tradizione cristiana le chiese più antiche erano di due tipi : il martyrium e la basilica. I martyria erano quasi sempre piccoli e a pianta centrale, e venivano eretti in luoghi che avessero qualche particolare significato religioso come, ad esempio, il luogo di un martirio. Non erano, quindi, adibiti a chiese parrocchiali ma volevano essere dei monumenti commemorativi. Per le esigenze spirituali della comunità veniva eretta la basilica, Nel caso del Tempietto di San Pietro in Montorio del Bramante è evidente, quindi, che non ci poteva essere altra soluzione alla pianta centrale quando si decise di costruire una chiesa nel luogo della presunta crocifissione di San Pietro. Commissionato nel 1502 dal Re di Spagna per ricordare il luogo del martirio dell apostolo Pietro, fu terminato, probabilmente nel
9 Il tempietto è sollevato da terra da un basamento gradinato che ricalca la forma degli antichi templi peripteri circolari. Attorno ad un corpo centrale cilindrico scavato da nicchie conchigliate e sormontato da una cupola, corre un peristilio formato da 16 colonne tuscaniche trabeate. L idea è quella di due cilindri (peristilio e cella), il primo basso e largo e la seconda alta e stretta. La larghezza del peristilio è uguale all altezza della cella, con l esclusione della cupola, e questi semplici rapporti proporzionali si possono trovare in tutto l edificio. La cupola è emisferica internamente ed esternamente ed è, pertanto, proporzionata all altezza della cella. Vitruvio diceva che che i templi dovevano conformarsi nella loro struttura architettonica al carattere di coloro cui venivano dedicati. Questo stava a significare che un tempio dedicato ad una dea vergine avrebbe dovuto essere di ordine corinzio, mentre l ordine dorico era più consono a Ercole o a Marte. Leon Battista Alberti e, più tardi, il Palladio ribadiscono questo concetto, che doveva quindi essere noto agli architetti del Rinascimento, ma il Bramante fu il primo architetto ad applicarlo e a collegarlo al tema del martyrium. Bramante adoperò l ordine tuscanico che è una versione dell ordine dorico romano perché lo ritenne adatto al carattere di San Pietro, ma si spinse anche oltre nell elaborazione del fregio. Dato che l ordine tuscanico è una versione dell ordine dorico, il fregio è decorato con metope e triglifi a ritmo alterno. Le metope del fregio (uno dei primi esempi rinascimentali di fregio dorico con metope e triglifi) recano decorazioni a tema liturgico che richiamano San Pietro e la Chiesa. Sopra la cornice corre una balconata.
10 Villa Madama (dal 1517) A. da Sangallo il Giovane (da Raffaello) progetto per villa Madama Villa Madama - Pianta della parte costruita 1. loggia; 2. pescheria; 3. giardino chiuso Raffaello Sanzio ( ), come il Bramante, è assolutamente convinto della grandezza degli antichi, ed il progetto interpreta il tema della villa partendo dagli esempi dei classici quali Plinio il Giovane il quale, nel 1 secolo dell Impero, descriveva le ville di sua proprietà nelle lettere agli amici. Progettata per il Papa Leone X e il Cardinale Giulio dè Medici, e realizzata con i suoi collaboratore Antonio da Sangallo il Giovane e Giulio Roano, la la villa rielabora l idea della villa rinascimentale alla luce delle tipologie spaziali dell antichità classica, in una continua ricerca di integrazione tra edificio e ambiente naturale. Intorno al nucleo del cortile centrale circolare in una grande varietà di assi di percorso e visivi vari corpi di fabbrica con logge e saloni, ambienti per ospiti e di servizio e locali termali, si articolano tra i giardini sulle pendici del Monte Mario. Un ambiente fatto per le aspirazioni all agio, al riposo, al divertimento colto e raffinato degli uomini della corte papale. Nelle intenzioni di Raffaello la villa doveva comprendere ambienti a destinazione e livelli diversi, seguendo l andamento del terreno con lavori di terrazzamento, disposti attorno a cortili, giardini e porticati. La costruzione sarebbe stata completata da un ippodromo, stalle per 400 cavalli, le terme e un teatro. Villa Madama veduta della facciata
11 Del progetto di Raffaello solo una piccola porzione è stata realizzata. Fulcro della composizione attuale è la grande loggia che dà sul giardino. Realizzata in tre campate le due laterali coperte a crociera, quella centrale a cupola la loggia si conclude con due esedre ornate da nicchie, con le pareti ornate da paraste doriche. La Loggia, che contiene la più stupenda decorazione tra quelle pervenuteci, eseguita da Raffaello e dai suoi discepoli su diretta imitazione della Domus Aurea di Nerone. E decorata a grottesche e a stucchi e nell equilibrata e rara unità di architettura, pittura e scultura rappresenta quanto di più prossimo alla spazialità degli antichi edifici romani si sia mai saputo realizzare. Serlio Prospetto di Villa Madama di Raffaello Villa Madama a Roma La Loggia Villa Madama - Pianta della parte costruita 1. loggia; 2. pescheria; 3. giardino chiuso
12 Palazzo Tè Dal 1536 Giulio Pippi, detto Giulio Romano ( ), allievo e continuatore dell opera di Raffaello, inizia a lavorare al Palazzo Tè, costruito poco fuori Mantova su un isola chiamata Tejeto (da cui il nome Tè)collegata da ponti alla città. L idea originaria era di costruire una villa suburbana destinata ad ospitare gli amori e lo svago del Marchese Federico Gonzaga, ma poi il progetto diventa sempre più grandioso. Tutto l edificio si sviluppa solo al piano terra sovrastato da un mezzanino, con pianta di forma quadrata, con annesso un cortile con esedra scandito su tutti quattro i lati da un poderoso colonnato dorico. L articolazione dell edificio attorno al giardino riprende il modello della domus romana. La facciata posteriore è caratterizzata da un loggiato a serliane. Giulio Romano Palazzo Tè Facciata sul giardino (facciata orientale)
13 Pur rifacendosi alla maniera antica ed in particolare a Villa Madama di Raffaello e al complesso del Belvedere del Bramante, Romano interpreta liberamente le regole della classicità con l introduzione di alcune scelte arbitrarie e destabilizzanti. Innanzitutto le quattro facciate esterne dell edificio sono tutte diverse l una dall altra (quella a sud non venne mai realizzata), con motivi a paraste, lesene e semicolonne, con trabeazione finale con metope e triglifi. La facciata settentrionale ha un portale a tre aperture affiancate da lesene doriche giganti che innalzandosi fino al mezzanino sottolineano la volontà di Romano di dare l idea di un solo piano. La facciata occidentale ha un unico accesso inquadrato da lesene binate intercalate da nicchie. Palazzo Tè Facciata settentrionale Palazzo Tè angolo tra la facciata settentrionale e quella occidentale. La facciata orientale si apre sul giardino ed è quella più monumentale. E divisa da arcate, lesene e colonne trabeate, con finestre serliane. La loggia centrale è sormontata da un timpano (che è stato aggiunto alla fine del XVIII secolo) e i due sostegni centrali che lo sostengono sono formati da gruppi di quattro colonne. La libertà e l inventiva di Roano si manifestano soprattutto nelle quattro facciate del Cortile d Onore, dove i timpani delle grandi nicchie e delle finestre risultano spezzati, mentre parti di trabeazione, comprendenti i triglifi, vengono fatti scivolare in basso, come se fossero avvenuti degli assestamenti strutturali e poi l edificio si fosse stabilizzato.
14 Palazzo Tè - Facciata sul cortile Palazzo Tè La Loggia In contrasto con la forma massiccia delle facciate esterne, il loggiato dona alla facciata sul giardino grande ariosità. La Loggia si affaccia su uno specchio d acqua (indicato in azzurro nella piantina) Palazzo Tè il giardino visto dalla Loggia
15 L altro aspetto della straordinaria inventiva di Giulio Romano è l apparato decorativo della villa. Da una iniziale decorazione incentrata su simbologie mitologiche, come quella di Apollo e Psiche, si passa ad una decorazione più complessa e di significato politico, tesa ad esaltare al potenza dell imperatore Carlo V. Questi, durante il soggiorno mantovano del 1530, visita il palazzo e concede a Federico II l ambito titolo di duca. Da punto di vista compositivo gli affreschi di Romano nel Palazzo Tè segnano il definitivo superamento della razionale misura rinascimentale ed aprono la strada a quelle esplorazioni pittoriche alla ricerca di nuove espressività e, a volte, bizzarrie. Nella sala dei Giganti è raffigurato l episodio di Giove che punisce i Giganti che gli si erano ribellati (è il tema classico della Gigantomachia dei Greci). I Giganti, figli di Urano, diedero l assalto all Olimpo e Giove li colpì con i fulmini facendoli precipitare e profondare nelle viscere dell Etna. In questo modo Giulio Romano celebra anche il trionfo di Carlo V sui suoi nemici, annientati e schiacciati da un poderoso turbine che sembra sconvolgere tutto l ambiente, coinvolgendo anche gli spettatori con effetti di alta drammaticità. Nella costruzione dell immagine viene determinato l annientamento dei limiti fisici dello spazio architettonico che perde le sue caratteristiche di tridimensionalità per affondare completamente nella narrazione del dramma raffigurato. Romano in fatti riesce a fondere l affresco con l architettura mimetizzando le aperture con pietre dipinte.
16 Palazzo Tè Caduta dei Giganti Sala dei GIganti
17 Armonia e proporzione nel rinascimento Gli artisti del Rinascimento credevano che la perfezione derivasse dall imitazione della natura. Questo, in architettura, faceva sì che la forma venisse controllata da alcune geometrie e che alcuni moduli regolassero le dimensioni dell intero progetto. In tal modo, come aveva insegnato Vitruvio, si poteva raggiungere l armonia fra tutte le parti, in modo che sia le misure che le forme fossero in proporzione. Vitruvio chiamò questo approccio DISPOSITIO. Inoltre gli edifici dovrebbero essere governati dalla SYMMETRIA, termine che indica non solo il bilanciamento di due forme rispetto ad un asse di simmetria, ma anche che ogni elemento è retto dalle stesse proporzioni che regolano la totalità dell opera. I concetti di DISPOSITIO e di SYMMETRIA (che determinano gli elementi e i numeri all interno di un edificio) vennero riassunti dall Alberti in un unico termina : la CONCINNITAS, un insieme di numeri, misure, proporzioni e disposizioni, che avevano alla base una concezione interamente classica. Gli architetti del Rinascimento, quindi, definivano ogni forma moltiplicandola per alcuni numeri preferenziali, che avevano le loro radici nella teoria classica, in particolare nelle sequenze delle cifre pitagorico - platoniche che rapportavano i numeri all armonia universale. VITRUVIO Per Vitruvio l architettura deve soddisfare tre categorie : FIRMITAS (stabilità) - UTILITAS (utilità) - VENUSTAS (bellezza). A sua volta queste categorie sono suddivise in ulteriori concetti base. Vitruvio descrive i numeri perfetti in relazione alla misura ideale. Così egli spiega che sono progettati seguendo una misura che riflette le proporzioni umane. Inoltre una tradizionale convinzione secondo la quale la simmetria in architettura evoca i principi alla base della simmetria del corpo umano, e questo fatto, per Vitruvio, aveva una enorme importanza. I numeri perfetti si trovano nelle proporzioni umane ideali, e così le antiche misure quali il dito (digitus), il palmo (palmus), il piede (pes) e il cubito (cubitus : la lunghezza dell avambraccio) sono dominati da due numeri perfetti : il 6 e il 10. Vitruvio ci dice che il 10 è perfetto per le nostre 10 dita, 4 delle quali formano il palmo, mentre 4 palmi formano il piede. Il 6 è perfetto perché è la somma dei suoi fattori e perché il piede è un sesto della statura dell uomo. Queste due cifre, unite assieme, formano il più perfetto dei numeri, cioè il 16. Francesco di Giorgio Studi di proporzioni A lato : Francesco di Giorgio esempi di chiese a pianta composita
18 LEON BATTISTA ALBERTI Alberti deriva da Vitruvio le categorie di base (firmitas, utilitas, e venustas) e inoltre studia i ragionamenti di Vitruvio sui numeri nell appendice del suo De Statua, e alla fine ripete sostanzialmente lo schema proporzionale vitruviano (un piede è un sesto della statura di un uomo), seppure passasse dall uomo ideale di Vitruvio il cui ombelico è il punto centrale di un quadrato e di un cerchio ad un uomo il cui centro è alla base del bacino (la vera metà dell altezza umana). Ma sebbene l ombelico non è al centro Alberti gli attribuisce una proporzione importante in relazione all altezza generale di una persona usando i numeri perfetti :la distanza dal piede all ombelico e quella dal piede alla testa sono in rapporto di 6:10, e inoltre dimostra nei suoi disegni che questo rapporto è presente in molte altre parti del corpo. Francesco di Giorgio Studi di proporzioni Nel suo trattato l Alberti definisce bene le proporzioni degli ordini classici collegandole alle regole vitruviane : Gli antichi eressero le colonne ad immagine del corpo umano. Prendendo le misure di un uomo scoprirono che la larghezza da un lato all altro era 1/6 dell altezza, mentre la profondità (dall ombelico ai reni) era 1/10 dell altezza. Così le colonne avevano una altezza 6 volte (dorico) o 10 volte la base (ionico). Queste misure di 6 e 10 le troviamo nel Sant Andrea a Mantova dell Alberti e nel Tempietto di San Pietro in Montorio del Bramante. L Alberti nota, però, che gli antichi trovarono le colonne alte 6 e 10 o troppo massicce o troppo snelle, e quindi studiarono una colonna che fosse in mezzo a quei due estremi. Per determinarne la dimensione, rispettando i numeri perfetti 6 e 10, li sommarono e poi divisero il risultato per due, ottenendo 8 (altezza colonna pari 8 volte diametro di base della stessa), che era situato ad eguale distanza tra 6 e 10. Alberti applica lo stesso sistema per determinare il modello ionico, alto 7 moduli (6+8=14/2=7) e quello corinzio alto 9 moduli (8+10=18/2=9). Cesare Cesariano Figura vitruviana
19 PALLADIO Anche Palladio riprende i suoi concetti estetici da Vitruvio e dall Alberti, così come la definizione del bello che è la corrispondenza del tutto alle parti, delle parti fra loro, e di quelle al tutto. I numeri perfetti si trovano anche nei progetti del Palladio nei Quattro Libri dell Architettura. Per realizzare questi sistemi proporzionali, espressi in numeri interi, Palladio addotta di solito il sistema metrico del luogo dove lavora. Ciò perché le misure locali di ogni città definivano la dimensioni dei materiali da costruzione come i mattoni. Palladio elabora i suoi progetti con i numeri che sono i multipli del piede locale conosciuti dai muratori. Così si determinano, ad esempio, sia le misure dei mattoni che dei fusti delle colonne. Le dimensioni delle stanze sono multipli di 6, 10 e 16 : ad es. 6x10; 10x16; 16x16; ecc. L esterno di un edificio deve sembrare un corpo ben rifinito ed esprimere la gerarchia degli spazi che impone che quelli più belli devono essere accessibili alla vista e quelli meno belli nascosti. Così le cucine vanno nel sotterraneo con le cantine, oppure in edifici separati con le stalle, le stanze abitate al piano terra o al primo piano. Quindi per Palladio gli spazi vanno disposti gerarchicamente attraverso la geometria e le proporzioni. Quindi con il concetto di CONCINNITAS dell Alberti, il numero, la misura e la proporzione sono i mezzi per rendere lo spazio architettonico conforme ai principi naturali. E anche il Palladio era convinto di ciò, e si rammaricava di quegli edifici che allontanandosi da ciò che la Natura ci insegna, si staccano dal vero e dal buono. Inoltre per Palladio gli edifici dovrebbero sembrare un corpo intero, ben rifinito. Leonardo figura vitruviana SPAZI INTERNI Per la gerarchia degli spazi interni Palladio fa ancora riferimento al corpo umano : Come il Signore ha progettato le parti del nostro corpo, così le cose più belle devono essere esposte alla vista e le cose meno decenti devono essere in luoghi nascosti. Così le cucine, le cantine sono poste o al piano terreno o in edifici separati assieme alle stalle e alle dispense. Mentre le stanze principali, sia nelle ville ceh nei palazzi, sono situate al piano terra ed al primo piano. Nelle ville il sottotetto viene usato spesso come granaio. Per l interno Palladio descrive sette tipi di stanze, come le più belle : esse saranno rotonde, ma piuttosto raramente, o quadrate, o con la lunghezza pari alla lunghezza della diagonale del quadrato fatto sulla larghezza, o di un quadrato e un terzo, o di un quadrato e mezzo, o di un quadrato e due terzi e due quadrati. Le stanze sono multipli di 6, 10 e 16 : ad es. 6x10; 10x16; 16x16; ecc. L altezza ideale di una stanza deve essere data da una sequenza armonica.
20 Palladio rimase profondamente colpito dalla classicità romana, tanto che nei suoi successivi Quattro Libri scriverà che aveva trovato gli antichi edifici molto più degni d osservazione di quanto non avesse immaginato, e che le rovine lo commossero enormemente. Palladio rilevò i monumenti e fece tutte le indagini che poteva per scoprire i segreti di tanta bellezza. Al ritorno a Vicenza arrivano anche gli incarichi importanti nei quali potè applicare le nuove conoscenze. Villa Valmarana (dopo il 1541) a VIgardolo mostra come avesse fatto proprie le indicazioni ricevute da Trissino e Cornaro, ma anche delle prime impressioni ricevute a Roma. La villa si presenta estremamente semplice tanto da sembrare quasi un fienile, mentre le decorazioni interessano solo le porte e le finestre. Alla semplicità decorativa si contrappone, però, una sensibilità classica per gli spazi che, all interno, si configurano con soffitti a volta, memori dei rilievi delle antiche Terme Romane. La porta di ingresso con il motivo ad arco, deriva da progetti del Bramante e di Raffaello ma viene ripreso anche dal Serlio. Infatti questo tipo di apertura rimarrà conosciuto come seroiliana (anche se in Inghilterra ed in America sarà conosciuta come Palladiana. Con questo ed altri progetti Palladio inizia ad allontanarsi dalle formule degli altri architetti e tende autonomamente alla progressiva semplificazione dell immagine e all interazione di elementi classici. Villa Valmarana Vigardolo Nella villa Pisani a Bagnolo ( ) si nota la presenza di un vocabolario ormai personale che si caratterizza per alcune audaci manipolazioni spaziali. La grande entrata ad emiciclo si ispira alle terme romane o ai Mercati traianei o a villa Madama di Raffaello. Stessi riferimenti, anche se soggetti a variazioni, si trovano nella villa Moenigo a Dolo (metà anni 50). La stanza principale è cruciforme con la volta a botte, ed è illuminata da finestre termali, che sono aperture semicircolari tripartite che erano presenti nelle terme romane. Villa Pisani Bagnolo Villa Mocenigo Dolo metà anni 50
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