Crolla la produzione industriale italiana

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1 Italia: Pil, indice PMI del settore manifatturiero e dei servizi 65 1, ,0 0, mar-98 dic-98 set-99 Pil (var. % t/t; sc. ds.) PMI servizi (sc. sn.) giu-00 mar-01 dic-01 set-02 giu-03 mar-04 PMI manifatturiero (sc. sn.) dic-04 set-05 giu-06 Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Istat e Markit economics mar-07 dic-07 set-08 0,0-0,5-1,0 Pag. 2 La nuova flessione della produzione industriale in Italia in novembre consolida la stima di un calo del PIL reale dell'ordine di mezzo punto percentuale nel 2008 e contribuisce a peggiorare le attese per l'anno appena iniziato. Sulla base dei nuovi dati congiunturali, il "carry over" - l'eredità statistica lasciata dal 2008 al potrebbe collocarsi intorno al -1%. La previsione complessiva di sviluppo del PIL reale formulata per il 2009 scende quindi intorno al -2%. A fronte di un concorrente calo dell'inflazione - che potrebbe scendere dal 3,5% all'1,1% - anche il tasso nominale di sviluppo del prodotto interno lordo potrebbe nel 2009 scendere al di sotto dello zero gennaio 2009 Pag. 10 Crisi e recessione colgono il sistema bancario italiano a valle di un decennio di intensi cambiamenti. Nell'arco degli ultimi dieci anni il circuito dei finanziamenti bancari ha guadagnato in Italia ulteriore terreno nei confronti del mercato del capitale di rischio. La Germania, altro paese fortemente "bancocentrico", ha condiviso la tendenza, ma in modo molto più attenuato. Direttore responsabile: Giovanni Ajassa tel giovanni.ajassa@bnlmail.com Banca Nazionale del Lavoro Gruppo BNP Paribas Via Vittorio Veneto Roma Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 159/2002 del 9/4/2002 Le opinioni espresse non impegnano la responsabilità della banca.

2 Crolla la produzione industriale italiana P. Ciocca A novembre 2008, la produzione industriale si è ridotta del 2,3% m/m portando l indice sul livello più basso dalla metà del Su base annuale, il calo è stato pari al 9,7%, il peggior risultato degli ultimi diciotto anni. Secondo le previsioni dell ISAE la produzione potrebbe essersi ridotta dello 0,8% a dicembre 2008 e del 6,2% nel complesso del IV trimestre. Nell intero 2008 il calo potrebbe essere risultato superiore al 4%. Il Pil nel IV trimestre è stimato aver registrato una contrazione superiore a quella sperimentata nei tre mesi precedenti (-0,5% t/t). Ne deriverebbe un effetto trascinamento (carry over) sul 2009 negativo per circa un punto percentuale. Nell anno in corso, l economia italiana potrebbe contrarsi di circa il 2%. La produzione industriale scende sui livelli più bassi degli ultimi quattordici anni A novembre 2008, la produzione industriale si è ridotta del 2,3% nel confronto con il mese precedente, registrando la terza contrazione consecutiva (-3,1% a settembre e -2% a ottobre). L indice destagionalizzato si è posizionato sul livello più basso dalla metà del A novembre, il calo dell attività produttiva ha interessato il comparto dei beni strumentali (-4,5%), quello dell energia (-3,9%) e quello dei beni intermedi (-2,8%). La produzione dei beni di consumo è, invece, rimasta invariata rispetto a ottobre grazie all aumento dei beni non durevoli (+0,8%) che ha compensato il calo dei beni durevoli (-3,9%). Su base annuale, la produzione industriale corretta per i giorni lavorativi si è ridotta del 9,7%, il peggior risultato degli ultimi diciotto anni. La produzione industriale per settore merceologico (indice corretto per i giorni lavorativi; gen.-nov. 2008/gen.-nov. 2007) Mobili Mezzi di trasporto Apparecchi elettrici Meccanica Metalli Minerali non metalliferi Chimica Prodotti in legno Calzature Tessile Alimentare -9,4-9,8-5,0-6,0-4,6-6,9-1,8-1,8-1,4-1,1 1, Fonte: Istat Nel confronto tra i primi undici mesi del 2008 e il corrispondente periodo dell anno precedente, la produzione industriale si è ridotta del 3,5%. 2

3 Tra gennaio e novembre, tutti i raggruppamenti principali di industrie hanno registrato una contrazione della produzione. I cali più ampi hanno interessato i beni intermedi (-4,8%) e i beni strumentali (-4,1%). La produzione di beni di consumo si è ridotta del 2,3%, con quella di beni durevoli scesa del 4,3% e quella di beni non durevoli dell 1,8%. Meno marcata è risultata la contrazione nel comparto dell energia (-1%). A livello settoriale il calo della produzione industriale è risultato diffuso. L unico settore manifatturiero ad aver sperimentato un dato positivo nei primi undici mesi del 2008 è quello dei mobili (+1,1%). Tra gennaio e novembre, i cali più significativi hanno riguardato il settore delle calzature (-9,8%), quello dei prodotti in legno (-9,4%), quello dei minerali non metalliferi (-6,9%) e quello degli apparecchi elettrici (-6%). Contrazioni meno marcate hanno interessato la produzione di macchine e apparecchi meccanici (-1,8%), quella di prodotti tessili (-1,4%) e quella di alimentari (-1,1%). Nel settore dei mezzi di trasporto la produzione è scesa del 5% nella media dei primi undici mesi del 2008, con la variazione annuale che a novembre è risultata pari a -22,3%. 115 La produzione industriale in Italia e nell area dell euro (indice destagionalizzato 2000=100) 110 Area euro Italia gen-00 gen-01 gen-02 gen-03 gen-04 gen-05 gen-06 gen-07 gen-08 Fonte: Istat e Eurostat Nel mese di novembre tutte le principali economie dell area dell euro hanno sperimentato un calo mensile della produzione. In Germania la contrazione è stata pari al 3,3%, in Francia al 2,4% e in Spagna al 2,2%. Nel complesso dell area dell euro l indice è sceso dell 1,6%. Il peggioramento delle congiuntura degli ultimi mesi si è, però, inserito su un trend di persistente debolezza dell attività industriale italiana. A novembre, l indice destagionalizzato con base 2000 uguale a 100 in Italia è sceso a 88,7, mentre nell area dell euro è risultato pari a 105,9. Negli ultimi otto anni, l industria italiana ha accumulato un ritardo di oltre quindici punti percentuali nei confronti del totale dell area euro. 3

4 Il calo della produzione segnala una brusca contrazione del Pil nel IV trimestre del 2008 La caduta della produzione industriale è attesa proseguire anche nei prossimi mesi. Gli ordinativi dell industria sono scesi a ottobre 2008 del 5,4%, registrando la terza contrazione consecutiva (-1,9% a agosto e -2,5% a settembre). Secondo le previsioni dell ISAE la produzione industriale su base destagionalizzata potrebbe essersi ridotta dello 0,8% a dicembre e del 6,2% nel complesso del IV trimestre. Nell intero 2008 il calo della produzione potrebbbe essere risultato superiore al 4%. Italia: Pil, indice PMI del settore manifatturiero e dei servizi 65 1, ,0 0, ,0 40 Pil (var. % t/t; sc. ds.) PMI manifatturiero (sc. sn.) -0,5 35 PMI servizi (sc. sn.) -1,0 mar-98 dic-98 set-99 giu-00 mar-01 dic-01 set-02 giu-03 mar-04 dic-04 set-05 giu-06 mar-07 dic-07 set-08 Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Istat e Markit economics Il drastico deterioramento dell attività produttiva segnala come negli ultimi tre mesi del 2008 il Pil potrebbe aver sperimentato una contrazione più ampia di quella registrata nel III trimestre (-0,5% t/t). Nel complesso del 2008, la crescita del Pil risulterebbe, quindi, negativa intorno al mezzo punto percentuale. La deludente chiusura del 2008 rende particolarmente complesso lo scenario per l anno in corso. L effetto trascinamento (carry over) sul 2009 della contrazione del Pil stimata lo scorso anno, ipotizzando che il Pil rimanga invariato in tutti i quattro trimestri, è negativo per circa un punto percentuale. Nel 2009, l economia italiana potrebbe, dunque, sperimentare una crescita negativa su valori intorno al 2%. Tali considerazioni vengono confermate dai principali indicatori qualitativi. L indice PMI del settore manifatturiero si è stabilizzato da alcuni mesi sotto la soglia dei 50 che discrimina tra fasi espansive e fasi recessive. Nonostante il leggero miglioramento registrato a dicembre (da 34,9 a 35,5), nella media del IV trimestre l indice è ampiamente sceso nel confronto con i tre mesi precedenti. Stesse indicazioni giungono dal PMI dei servizi che a dicembre è passato da 39,5 a 40,3, rimanendo ben al di sotto della soglia dei 50. 4

5 Corrono le uscite, si amplia il deficit dei conti pubblici italiani P. Ciocca Nei primi nove mesi del 2008 il deficit delle Amministrazioni pubbliche è quasi raddoppiato nel confronto con lo stesso periodo dell anno precedente (da 13,3 miliardi di euro a 24 miliardi). In termini di Pil, si è passati dall 1,2% al 2,1%. Sul saldo dei conti pubblici ha pesato un aumento delle uscite non compensato da un pari incremento delle entrate. Tra gennaio e settembre del 2008, mentre le entrate delle Amministrazioni pubbliche sono cresciute del 3%, le uscite sono aumentate del 5%. Tra le uscite, l unica voce ad aver registrato una contrazione rispetto ai primi nove mesi del 2007 è quella degli investimenti fissi lordi, che si sono ridotti del 5,5%. Cresce nuovamente il deficit delle Amministrazioni pubbliche Nel III trimestre del 2008, il saldo delle Amministrazioni pubbliche è risultato negativo e pari a 3,4 miliardi di euro 1. In termini di Pil il deficit si è leggermente ampliato, passando dallo 0,6% degli ultimi tre mesi del 2007 allo 0,9% 2. 5 I saldi della finanza pubblica (gen.-set.; % del Pil) Saldo netto Saldo primario Fonte: Istat 1 Istat, Conto economico trimestrale delle Amministrazioni pubbliche III trimestre 2008, gennaio Le serie trimestrali del Conto economico delle Amministrazioni pubbliche sono di tipo grezzo, non depurate dalla componente stagionale. Tale metodologia di contabilizzazione spiega in gran parte la forte variabilità nel corso dell anno. Nell analizzare i dati del Conto economico appare, pertanto, opportuno effettuare confronti tra lo stesso trimestre di anni diversi ma non tra trimestri dello stesso anno. Nel Conto economico le operazioni effettuate dalle Amministrazioni pubbliche sono attribuite ai trimestri secondo il principio della competenza economica. I flussi vengono registrati nel momento in cui il valore economico è creato, trasformato, scambiato o estinto, indipendentemente dal momento in cui avviene la regolazione contabile di cassa corrispondente. Il saldo netto del Conto economico trimestrale delle Amministrazioni pubbliche, sebbene conforme alla normativa comunitaria (SEC95), differisce dalla stima annuale calcolata ai fini della Notifica dei parametri di Maastricht. La differenza riguarda il trattamento degli swap. Nella Notifica gli swap sono da considerare interessi e incidono sul calcolo del saldo, mentre nei conti secondo il SEC95 sono considerate operazioni finanziarie con impatto nullo sul saldo. 5

6 Tra luglio e settembre, il saldo primario è stato pari a 16,4 miliardi di euro, sostanzialmente invariato rispetto all anno precedente e con un incidenza sul Pil scesa dal 4,4% del III trimestre del 2007 al 4,3%. Nel confronto tra i primi nove mesi del 2008 e il corrispondente periodo dell anno precedente, il deficit è quasi raddoppiato, passando da 13,3 miliardi di euro a 24 miliardi (dall 1,2% del Pil nel 2007 al 2,1%). Il saldo primario si è ridotto di circa il 20% (da 42,4 miliardi di euro nel 2007 a 35,2 miliardi), con l incidenza sul Pil scesa dal 3,8% al 3%. Il peggioramento dei saldi della finanza pubblica registrato in Italia nel corso dei primi nove mesi del 2008 non è interamente ascrivibile al deterioramento delle condizioni economiche generali. Il peggioramento della congiuntura economica influenza la tenuta dei conti delle Amministrazioni pubbliche, sia frenando la crescita delle entrate tributarie sia favorendo l aumento di alcune uscite. Vi sono, però, anche altri fattori che incidono sull evoluzione dei conti pubblici. Un recente studio della Banca d Italia 3 ha analizzato l evoluzione del gettito tributario in Italia dal 1978 al La relazione tra le entrate tributarie e la base imponibile è risultata ovviamente positiva. Sono stati, però, evidenziati altri fattori significativi. Il gettito accelera in presenza di un aumento di: inflazione, come conseguenza del drenaggio fiscale; volume dei dividendi distribuiti dalle società quotate; frazione di spesa delle famiglie destinata all acquisto di beni durevoli o energetici (fattore che segnala uno spostamento nella composizione del valore aggiunto verso settori con minori possibilità di evasione); tassi di interesse nominali; grado di disuguaglianza nella distribuzione dei redditi (a causa della struttura progressiva dell imposta sul reddito). L indebitamento delle Amministrazioni pubbliche e la crescita del Pil nominale 5 4 4,5 2,4 4, ,6 2,4-4,8 3,3 3,3-0,6-0,6-0,9 2, I-07 I-08 II-07 II-08 III-07 III-08 Pil nominale (var. % a/a; sc. sn.) Saldo netto (% del Pil; sc. ds.) -8 Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat L analisi della Banca d Italia ha, inoltre, evidenziato un diverso comportamento tra società di capitali da un lato e piccole imprese e lavoratori autonomi dall altro. Nel 3 Locarno A. e Staderini A., La relazione tra gettito tributario e quadro macroeconomico in Italia, Temi di discussione, n. 694, Banca d Italia, dicembre

7 primo caso, l imposta sui profitti delle società risulta particolarmente sensibile agli andamenti economici. Nel secondo caso, il gettito dipende più da fattori di tipo istituzionale, come gli studi di settore o il pagamento di condoni. Il confronto tra i primi tre trimestri del 2008 con i corrispondenti periodi dell anno precedente evidenzia come la dinamica del Pil nominale e quella del saldo del conto economico delle Amministrazioni pubbliche non siano risultate correlate. Nel I trimestre il deficit si è leggermente ridotto (dal 5,6% del Pil del 2007 al 4,8%) nonostante il dimezzamento della crescita del Pil nominale (dal 4,5% a/a al 2,4%). Viceversa, nel II trimestre del 2008, mentre l economia è cresciuta allo stesso ritmo del 2007 (+3,3%), il saldo è passato da un valore positivo pari al 2,4% del Pil ad un deficit dello 0,6%. Nei primi tre trimestri dello scorso anno, l ampliamento del deficit è, quindi, derivato prevalentemente dal peggioramento registrato nel periodo aprile-giugno, trimestre nel quale l Italia ha conseguito il più alto tasso di crescita del Pil nominale dell anno. Sul saldo delle Amministrazioni pubbliche ha pesato un aumento delle uscite non compensato da un pari incremento delle entrate tributarie. Rallentano le entrate delle Amministrazioni pubbliche Nel III trimestre del 2008, le entrate delle Amministrazioni pubbliche sono risultate pari a 172,7 miliardi di euro, con un aumento del 3,1% rispetto al corrispondente periodo dell anno precedente. L incidenza sul Pil è passata dal 44,4% di lugliosettembre 2007 al 44,8%. Tra le entrate correnti, ritmi di crescita sostenuti hanno interessato le imposte dirette (+7,6%) e i contributi sociali (+7,3%). In calo sono, invece, risultate le imposte indirette (-2,9%). 50 Le entrate delle Amministrazioni pubbliche (gen.-sett.; % del Pil) Imposte dirette Imposte indirette Contributi sociali Altre entrate Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat Nel complesso dei primi nove mesi del 2008, le entrate delle Amministrazioni pubbliche sono state pari a 508,3 miliardi di euro. Nel corso degli ultimi anni la crescita delle entrate totali ha rallentato significativamente. L incremento su base annuale è passato dal +8,4% del periodo gennaio-settembre del 2006 al +5,3% nel 2007, per poi ridursi ulteriormente al +3% nel Nei primi tre trimestri dello scorso anno, l incidenza sul Pil delle entrate è stata pari al 43,8%, in leggero aumento dal 43,6% del

8 Tra gennaio e settembre del 2008, il rallentamento delle entrate ha interessato sia le imposte dirette sia quelle indirette. Le imposte dirette sono aumentate del 5%, dopo il +7,5% registrato nei primi tre trimestri del 2007 e il +14,6% dello stesso periodo del L incidenza sul Pil si è attestata al 13,5%, il valore più alto degli ultimi dieci anni. Secondo i dati contenuti nel Bollettino sulle entrate tributarie 4, nel 2008 l aumento delle imposte dirette è stato trainato dalla componente relativa alle persone fisiche, cresciuta tra gennaio e settembre di circa l 8% a fronte di un calo dell imposta sui redditi societari intorno al 5%. Nei primi nove mesi del 2008, una riduzione ha, invece, interessato le imposte indirette (-2,1%, dal +3,2% nel 2007 e +8,8% nel 2006). L incidenza sul Pil è ulteriormente scesa, dal 14,8% del 2006 al 14,1%. Nei primi tre trimestri del 2008 l unica componente delle entrate correnti ad aver mantenuto un trend di crescita significativo è stata quella dei contributi sociali (+6,7%) che hanno raggiunto i 150 miliardi di euro pari al 12,9% del Pil. Crescono le uscite correnti delle Amministrazioni pubbliche, si riducono gli investimenti Nel III trimestre del 2008, le uscite delle Amministrazioni pubbliche hanno superato i 175 miliardi di euro con un aumento di quasi il 4% rispetto al corrispondente periodo dell anno precedente. L incidenza sul Pil è passata dal 44,9% di gennaio-settembre 2007 al 45,7%. Le uscite per il pagamento degli stipendi dei lavoratori del settore pubblico sono cresciute del 3,2%, mentre le prestazioni sociali in denaro del 6,7%. Gli interessi passivi sono aumentati del 5%, raggiungendo i 19,8 miliardi di euro. L unica voce ad aver registrato una contrazione è quella degli investimenti fissi lordi, che si sono ridotti dell 11,2% nel confronto con il III trimestre del Le uscite delle Amministrazioni pubbliche (gen.-sett.; % del Pil) Redditi da lavoro dipendente Prestazioni sociali in denaro Interessi passivi Altre uscite correnti Uscite in c/capitale Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat Nel complesso dei primi nove mesi del 2008, le uscite totali delle Amministrazioni pubbliche sono state pari a 532,2 miliardi di euro. La crescita su base annuale ha accelerato, passando dal +2,4% del periodo gennaio-settembre del 2007 al +5%, il valore più alto degli ultimi sette anni. L incidenza sul Pil delle uscite è aumentata di oltre un punto percentuale, dal 44,8% di gennaio-settembre 2007 al 45,9%. 4 Ministero dell Economia e delle Finanze, Entrate tributarie (gennaio-ottobre 2008), dicembre

9 Nei primi nove mesi del 2008, incrementi significativi hanno interessato la quasi totalità delle singole voci. Gli stipendi del pubblico impiego sono stati pari a 117,4 miliardi di euro, con un aumento del 6% rispetto all anno precedente. Le prestazioni sociali in denaro sono cresciute di oltre il 5% con l incidenza sul Pil passata dal 16,3% al 16,7%, il valore più alto degli ultimi dieci anni. La spesa per interessi ha raggiunto i 60 miliardi di euro (5,1% del Pil). Nei primi nove mesi del 2008, l unica voce ad aver registrato una contrazione è quella degli investimenti fissi lordi, che si sono ridotti del 5,5% rispetto all anno precedente. In termini di Pil, gli investimenti sono passati dal 2,2% del 2007 al 2%, il valore più basso degli ultimi dieci anni. 9

10 Un decennio di intensa crescita per le banche italiane S. Carletti Il peso del sistema bancario italiano nell area euro continua ad essere ampiamente inferiore al peso economico dell Italia. A fine 2007, infatti, il nostro paese contribuiva per il 17,3% al Pil dell area euro mentre nel caso degli attivi bancari la quota dell Italia non arrivava al 12%. Tuttavia, se si guarda ai soli prestiti la quota italiana si aggira attorno al 14% e sale oltre il 18% se si considerano i prestiti alle imprese non finanziarie. Nel caso dei finanziamenti alle famiglie, invece, la quota italiana ancora non arriva al 10%. Nell arco dell ultimo decennio il circuito dei finanziamenti bancari ha guadagnato in Italia ulteriore terreno nei confronti del mercato del capitale di rischio. Non è stato così nel resto dell area euro. La Germania, altro paese fortemente bancocentrico, ha condiviso la tendenza ma in modo molto più attenuato. Nell arco dell ultima decade la redditività del sistema bancario italiano è decisamente cresciuta. A differenza di quanto spesso avvenuto altrove in Europa, questo progresso non è il risultato di un esasperato aumento della leva finanziaria. L euro festeggia in questi giorni i suoi primi dieci anni di vita. A che punto è il processo di allineamento del mercato bancario italiano a quanto prevalente nel resto dell area? Nel rispondere a questa domanda due considerazioni sembrano opportune: la prima è che sostanziali modifiche dei comportamenti della clientela e degli stili di gestione del management possono realizzarsi in periodi più lunghi di un decennio; la seconda considerazione è che la crisi finanziaria in atto ha messo in evidenza come questo processo di allineamento non sia per alcuni aspetti auspicabile. Dieci anni di crescita intensa In termini economici (PIL ai prezzi di mercato) il peso d Italia nell area euro è rimasto in questo decennio sostanzialmente stabile: era il 17,8% nel 1998, ne costituisce il 17,3% a fine 2007 (ultimo dato disponibile). Il consuntivo dell Italia è simile a quello della Francia (peso diminuito di 0,5 punti percentuali), ampiamente inferiore rispetto a quello della Spagna (quota in aumento di 3 punti percentuali), decisamente migliore rispetto alla Germania. Nel periodo , quest ultimo paese ha visto il suo peso complessivo ridursi di quasi 5 punti percentuali ma si conferma ancora il più importante dell area (quota del 27,3% nel 2007). Assumendo la quota del Pil come riferimento, il sistema bancario italiano risulta nel complesso sottodimensionato. L attivo complessivo delle banche italiane rappresenta, infatti, a fine 2007 solo l 11,8% degli attivi bancari dell area euro. Malgrado tra il 1998 e il 2007 il totale dell attivo delle banche italiane sia più che raddoppiato (da 1531 a 3332 mld di euro), la quota italiana nell area euro risulta aumentata solo in misura contenuta (un punto percentuale). Per gli altri paesi l evoluzione di questa grandezza è parzialmente simile a quanto prima rilevato per il Pil: la Francia aumenta la sua quota in misura non troppo diversa dall Italia (+1,7 punti percentuali); la Spagna sale in misura decisamente più ampia (+4 punti percentuali, a 10,4%) avvicinandosi sensibilmente alla quota dell Italia; la Germania, anche in questo caso, subisce un 10

11 sensibile ridimensionamento (oltre 10 punti percentuali) ma il suo sistema bancario rimane, comunque, il più importante sotto il profilo della dimensione degli attivi. Tuttavia, se invece di guardare al totale degli attivi bancari si guarda ai soli prestiti il peso dell Italia risulta meno lontano da quello definito dal Pil. Nei bilanci delle banche italiane i prestiti hanno, infatti, un peso relativamente elevato: quasi il 52% rispetto al poco più del 41% rilevabile in media nel resto dell area euro, con la Francia al 32% e la Spagna al 63%. Peraltro, mentre il dato italiano è molto stabile (era 51,5% a fine 1998), nel resto dell area euro lo stesso parametro risulta in contenuta flessione (era al 44,1% a fine 1998). La struttura del bilancio delle banche europee è, però, in qualche misura destinata a convergere verso la situazione delle banche italiane: la crisi finanziaria sta, infatti, inducendo le istituzioni bancarie di tutti i paesi a ridurre l esposizione sui mercati finanziari, esposizione che nella situazione pre-crisi risultava mediamente maggiore di quella riscontrabile nel contesto italiano. Negli ultimi anni i prestiti alle famiglie hanno conosciuto in Italia uno sviluppo particolarmente intenso: +9,4% l anno nell arco del decennio , grazie soprattutto alla forte crescita dei finanziamenti per l acquisto di abitazioni (+15,2%). Malgrado questa rilevante performance, sono ancora i prestiti alle imprese non finanziarie a guidare lo sviluppo delle banche italiane: posta uguale a 100 la crescita dei prestiti a clientela delle banche italiane tra l inizio del 1999 e l ottobre 2008 il loro apporto risulta, infatti, pari a 47 a fronte di 28 per i finanziamenti alle famiglie. Sul totale dei prestiti delle banche, la percentuale di quelli diretti alle imprese è in Italia (48%) superiore di 11 punti percentuali alla media dell area euro, di 12 punti percentuali al dato francese, di 20 punti percentuali a quello tedesco. Sul totale dell area euro, la quota dell Italia (ottobre 2008) supera il 18% per quanto riguarda i finanziamenti alle imprese non finanziarie mentre non arriva ancora al 10% se si considerano i prestiti alle famiglie. Un sistema finanziario ancora più bancocentrico Come è cambiato nell ultimo decennio il rapporto tra circuito bancario e mercato del capitale di rischio? Per rispondere a questo quesito si è considerato il rapporto percentuale tra prestiti bancari all economia (famiglie e imprese) e capitalizzazione di Borsa dei soli titoli nazionali. A fine 1998 questo indicatore era in Italia su un livello leggermente inferiore a quello verificabile in media nel resto dell area euro (a 121% e 129%, rispettivamente). Cinque anni dopo il rapporto risulta sensibilmente salito nell area euro (a 165%) ma ancor più in Italia (a 184%). E però a fine 2007 che la differenza diventa decisamente evidente perché l Italia si attesta a 175% mentre il resto dell area euro torna ai livelli del 1998 (a 127%). A determinare un andamento così diverso contribuiscono tanto il numeratore quanto il denominatore del rapporto. Nel decennio in esame, infatti, la crescita dei prestiti a famiglie e imprese non finanziarie è risultata sensibilmente più forte in Italia di quanto non avvenuto nel resto dell area euro (+118% rispetto a +91%) mentre, al contrario, la capitalizzazione della Borsa italiana è aumentata in Italia solo del 51% a fronte del 94% dell insieme dei mercati azionari nel resto dell area euro. La crescita del mercato borsistico italiano è molto simile a quella del mercato tedesco (+55%) ma decisamente lontana da quella del circuito Euronext 5 (+78%) e ancor più da quella del mercato azionario spagnolo (+259%), per capitalizzazione dal 2003 più importante di quello italiano. 5 Del circuito Euronext fanno parte i mercati azionari di Amsterdam, Bruxelles, Lisbona e Parigi. 11

12 Alla fine del 2007 il sistema finanziario italiano risulta, quindi, più bancocentrico di quanto non fosse all avvio dell euro, differenziandosi anche dalla Germania nella quale il rapporto tra prestiti bancari e capitalizzazione di Borsa è cresciuto solo in misura limitata (da 146 nel 1999 a 159 nel 2007). La crisi finanziaria internazionale in atto ha modificato in profondità il rapporto tra circuito bancario e mercato del capitale di rischio ed il futuro si prospetta ovunque decisamente più bancocentrico del passato: nel caso dell Italia, alla fine dello scorso ottobre, il rapporto percentuale tra prestiti bancari all economia e capitalizzazione di Borsa si attestava a quota 368, un valore più che doppio rispetto a quello di fine Una crescita della redditività più solida che altrove L evoluzione delle principali poste di bilancio delle banche italiane si è accompagnata ad un miglioramento della redditività, da tempo più in linea con quanto realizzato dai principali partners europei. L utile netto rapportato al capitale e alle riserve è passato da una media di circa il 2% nel quadriennio al quasi 13% del Nel primo semestre 2008 il ROE netto (annualizzato) risulta attestato al 10,2%. Considerati i venti di crisi si tratta di un risultato soddisfacente che diviene ancor più apprezzabile se si considera che alla sua determinazione ha contribuito una leva finanziaria (rapporto attivo/patrimonio) 6 ampiamente più ridotta di quanto non riscontrabile altrove in Europa. A metà dello scorso anno ad un valore di 15,5 per l Italia 7 si contrapponeva 8 il 19 della Spagna, il 36 delle banche francesi, il 59 della Germania. Per il sistema bancario inglese la leva finanziaria risulta posizionata a quota 33, nell ambito di un intervallo che va da 18 a 60. Leva finanziaria (*) del sistema bancario italiano leva finanziaria leva finanziaria , , , , , , sem 15,5 (*): rapporto tra totale attivo e patrimonio netto Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Banca d Italia e ABI. Il mantenimento della leva finanziaria su livelli relativamente moderati è caratteristica consolidata del sistema bancario italiano: secondo i dati della Banca d Italia riferiti alla totalità dei gruppi bancari, tra il 1998 e il 2007 il rapporto tra il totale delle attività e il patrimonio netto ha oscillato tra 15 e 20, con un valore medio di 17 per l intero periodo. 6 Il ROE (rapporto tra utile/patrimonio) corrisponde al prodotto di due rapporti: il ROA (utile/attivo) e la leva finanziaria (attivo/patrimonio). 7 Valore desunto dalle Semestrali ABI al 30 giugno 2008 (cfr. Bancaria, novembre 2008). 8 Valori elaborati da EBR (European Banking Report) con riferimento ad un campione di 16 tra i maggiori gruppi bancari europei. 12

13 Per conseguire un livello soddisfacente del ROE senza esasperare la leva finanziaria le banche italiane hanno dovuto superare numerosi ostacoli, tra i quali due particolarmente impegnativi: migliorare la capacità di selezione del rischio di credito, accrescere l efficienza operativa. Entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti in una prospettiva di sviluppo piuttosto che di consolidamento delle posizioni raggiunte. Della crescita dei finanziamenti si è già detto prima. Per quanto concerne l efficienza operativa è opportuno ricordare che tra il 1997 e il 2007 l incidenza delle spese sul margine operativo è diminuita di circa 6 punti percentuali (a 59,8%), risalendo a quota 62% nella prima metà del 2008 anche per effetto degli oneri da integrazione derivanti da operazioni di fusione. Il miglior equilibrio tra costi e ricavi è più apprezzabile se considerato a fronte dello sviluppo della capacità di offerta intervenuta in tutti i settori ma in particolare in quello retail: tra il 1998 ed il 2007, gli sportelli bancari sono aumentati di quasi 7000 unità (+27%), gli ATM di circa unità (+56%) mentre i terminali POS hanno superato quota 1,1 milioni (+230%). 13

14 Le previsioni sui prezzi PREZZI AL CONSUMO EURO 15 (indice MUICP - EUROSTAT) base 2005= ,5 102,8 103,5 104,1 104,4 104,5 104,3 104,4 104,8 105,3 105,9 106,3 104, ,8 106,2 107,2 107,6 108,3 108,7 108,5 108,3 108,6 108,6 108,1 107,9 107, ,0 107,1 107,7 108,0 108,4 108,8 108,7 108,5 108,8 109,0 109,2 109,3 108,4 variazioni congiunturali ,5 0,3 0,7 0,6 0,2 0,1-0,2 0,1 0,4 0,5 0,5 0,4 0, ,4 0,4 1,0 0,3 0,6 0,4-0,2-0,2 0,2 0,0-0,5-0,1 0, ,8 0,1 0,5 0,3 0,4 0,3-0,1-0,1 0,2 0,2 0,2 0,1 0,1 variazioni tendenziali ,9 1,8 1,9 1,9 1,9 1,9 1,8 1,8 2,1 2,5 3,1 3,1 2, ,2 3,3 3,6 3,3 3,7 4,0 4,1 3,8 3,7 3,2 2,1 1,6 3, ,2 0,9 0,4 0,4 0,1 0,1 0,1 0,2 0,1 0,3 1,0 1,3 0,5 ITALIA (indice armonizzato IPCA - ISTAT) base 2005= ,2 102,3 103,5 104,1 104,5 104,7 104,1 103,9 104,7 105,5 105,9 106,2 104, ,4 105,5 107,2 107,8 108,4 108,9 108,3 108,3 108,8 109,3 108,8 108,7 108, ,4 107,4 108,5 109,0 109,3 109,6 109,2 109,0 109,6 110,0 110,2 110,4 109,1 variazioni congiunturali ,1 0,1 1,2 0,6 0,4 0,2-0,6-0,2 0,8 0,8 0,4 0,3 0, ,8 0,1 1,6 0,6 0,6 0,5-0,6 0,0 0,5 0,5-0,5-0,1 0, ,2 0,0 1,0 0,5 0,3 0,2-0,3-0,2 0,5 0,4 0,2 0,2 0,1 variazioni tendenziali ,9 2,1 2,1 1,8 1,9 1,9 1,7 1,7 1,7 2,3 2,6 2,8 2, ,1 3,1 3,6 3,6 3,7 4,0 4,0 4,2 3,9 3,6 2,7 2,4 3, ,9 1,8 1,2 1,1 0,8 0,6 0,9 0,7 0,7 0,6 1,3 1,6 1,1 ITALIA: prezzi al consumo per l'intera collettività (indice NIC incluso i tabacchi) base 1995= ,6 131,0 131,2 131,4 131,8 132,1 132,4 132,6 132,6 133,0 133,5 133,9 132, ,5 134,8 135,5 135,8 136,5 137,1 137,8 138,0 137,6 137,6 137,1 136,9 136, ,2 137,3 137,7 138,0 138,3 138,6 138,8 139,0 138,5 138,5 138,7 138,7 138,3 variazioni congiunturali ,1 0,3 0,2 0,2 0,3 0,2 0,2 0,2 0,0 0,3 0,4 0,3 0, ,4 0,2 0,5 0,2 0,5 0,4 0,5 0,1-0,3 0,0-0,4-0,1 0, ,2 0,1 0,3 0,2 0,2 0,2 0,2 0,1-0,3 0,0 0,1 0,0 0,1 variazioni tendenziali ,7 1,8 1,7 1,5 1,5 1,7 1,6 1,6 1,7 2,1 2,4 2,6 1, ,0 2,9 3,3 3,3 3,6 3,8 4,1 4,1 3,8 3,5 2,7 2,2 3, ,0 1,9 1,7 1,6 1,3 1,1 0,8 0,7 0,7 0,7 1,2 1,3 1,2 Fonte EUROSTAT, ISTAT e ns previsioni Il presente documento è stato preparato nell ambito della propria attività di ricerca economica da BNL- Gruppo Bnp Paribas. Le stime e le opinioni espresse sono riferibili al Servizio Studi di BNL-Gruppo BNP Paribas e possono essere soggette a cambiamenti senza preavviso. Le informazioni e le opinioni riportate in questo documento si basano su fonti ritenute affidabili ed in buona fede. Il presente documento è stato divulgato unicamente per fini informativi. Esso non costituisce parte e non può in nessun modo essere considerato come una sollecitazione alla vendita o alla sottoscrizione di strumenti finanziari ovvero come un offerta di acquisto o di scambio di strumenti finanziari. 14

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