Agostino Sorbara. per il counseling sportivo
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1 Agostino Sorbara Proposte di buone pratiche per il counseling sportivo
2 Agostino Sorbara, Proposte di buone pratiche per il counseling sportivo Copyright 2013 Edizioni del Faro Gruppo Editoriale Tangram Srl Via Verdi, 9/A Trento Prima edizione: gennaio 2013 Printed in Italy ISBN: In copertina: Reaching out James Thew Fotolia.com
3 Sommario Introduzione 9 La comunicazione nello sport 10 Capitolo i 13 I Processi della comunicazione La comunicazione verbale 19 La comunicazione non verbale 23 Il linguaggio del movimento e le attività motorie espressive 38 Dalla corporeità alla motricità 41 Capitolo ii 45 La comunicazione e gli stati dell io dell atleta (Il modello GAB) Tipi di transazioni 47 Suddivisione funzionale degli stati dell Io 51 Capitolo iii 57 Le dinamiche nei gruppi sportivi La relazione all interno della squadra 58 Capitolo iv 67 La preparazione Mentale L allenamento mentale 67 L attenzione e la Concentrazione 68 Capitolo v 73 Il Counseling e le tecniche psicodinamiche Il Counseling 73 Il counseling sportivo 75 Modelli teorici di riferimento 75
4 Capitolo vi 77 Gli stadi di sviluppo nella pratica del counseling 1 Stadio: Conoscere 77 2 Stadio: Progettare 77 3 Stadio: Agire 78 Gli strumenti per la pratica del counseling 79 Capitolo vii 81 Esempi Pratici La psicologia dello sportivo 81 La psicopatologia dello sportivo 81 Analisi di caso 83 Caso n Caso n Caso n Caso n Caso n Caso n Appendice 1 93 Appendice 2 95 Caratteristiche dei vari comportamenti degli stati dell io Bibliografia 97 Sitografia 99
5 Proposte di buone pratiche per il counseling sportivo
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7 Introduzione La psicologia dello sport è nata per rispondere alle domande di conoscenza dei processi psicologici che guidano la prestazione motoria, di apprendimento e di incremento delle prestazioni, di influenzamento delle percezioni psicologiche e dei risultati di atleti e gruppi. Ma la domanda più intrigante è stata: concretamente, come si fa a fare di più e meglio?. Attraverso questo testo si vuole contribuire a dare una risposta a questa domanda. La performance dell atleta deriva dalla preparazione più lo stato psicofisico, non sempre l atleta più preparato atleticamente risulta colui che è in grado di fornire la migliore prestazione in assoluto, perché si deve tener conto anche dello stato psicofisico in cui l atleta si trova, una prestazione ben riuscita è connessa a fattori relazionali cioè al modo con cui interagisce col mondo che lo circonda (allenatore, squadra, arbitri, pubblico, mass-media). Quindi, si deve sì allenare la prestazione atletica, ma si deve tener conto, anche della componente psico-fisica, questa risulterà essere importante anche per un miglioramento nei processi di allenamento prettamente atleticitattici. Con questo elaborato si vuole appunto trattare la componente psicofisica di un atleta avvalendoci della pratica del counseling. Il Counselor sportivo, infatti, è un operatore d aiuto con specifiche particolarità, in quanto affianca, alle specifiche tematiche che hanno a che fare con le relazioni umane interpersonali e professionali, conoscenze formative, fisiche e psicologiche fondamentali per rapportarsi con atleti e sportivi, ma anche con il personale di supporto di una squadra o del singolo atleta. 9
8 Il concetto di relazione d aiuto in ambito sportivo si può intendere in vari modi. In primo luogo il counselor aiuta la persona, prima ancora dell atleta, con un apporto significativo (accettazione, ascolto, consigli, ecc.). In secondo luogo aiuta la persona-atleta ad aiutarsi. L operatore in questo assume la funzione di catalizzatore, in pratica di chi supporta lo sviluppo di avvenimenti interni, e non di sostituto di capacità mancanti. Il Counselor non detiene una conoscenza che è un potere sull atleta, ma, per aiutare attraverso la relazione deve essere in relazione con l atleta, ossia deve riconoscere di stare nel campo dove si trova la specificità sportiva dell atleta (teoria del campo di Lewin), di essere in relazione empatica con lui, perché sta sotto lo stesso orizzonte degli eventi, secondo l espressione usata da Bateson: insomma partecipare all esperienza sportiva insieme a tutti gli altri operatori e atleti del settore. Il Counseling s inserisce come una risorsa e una possibilità di ricerca e di sviluppo organico ai bisogni emergenti. Serve un esperto in grado di potenziare le capacità di comunicazione fra gli attori del sistema, e in genere in tutte quelle situazioni che richiedono una relazione differenziata. Per far ciò è bene tenere in considerazione la comunicazione, base fondamentale per un counselor. La comunicazione nello sport Negli ultimi anni nel mondo dello sport si è andata sempre più sviluppando la variabile comunicazione quale fattore determinante per l apprendimento e la prestazione. Nell analisi del comportamento umano la comunicazione è il processo che, mediante l invio di segnali, determina la messa in comune e lo scambio di informazioni. La performance dell atleta non è data solamente dalla sua preparazione (capacità motorie), ma anche dal suo stato psico-fisico. In alcune 10
9 occasioni atleti hanno fallito nella loro prestazione, poiché non hanno saputo gestire il proprio stato psico-fisico, anche se la loro preparazione fisica era al top, realizzando prestazioni al di sotto del loro potenziale. L attività di counseling nello sport, attraverso la comunicazione serve per individuare ed eliminare le cause che fanno venir meno la condizione ottimale sfruttando quello che è definito allenamento mentale. 11
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11 Capitolo I I Processi della comunicazione I processi della comunicazione sono relativi al contesto in cui essa si attua; gli elementi costitutivi della comunicazione sono: (1) una fonte (o emittente), (2) un messaggio (o informazione), (3) un codice (modalità di trasmissione e ricezione del messaggio, sistema di segni, suoni, simboli, ecc.), (4) un canale (mezzo di trasmissione e ricezione), (5) una destinazione (o ricevente). Volendo però cercare un paradigma interpretativo della comunicazione adatto alle situazioni di counseling in ambito sportivo, fra tutti i paradigmi che cercano di cogliere le caratteristiche fondamentali della comunicazione contemporanea, quello che meglio definisce le peculiarità, è il modello etnografico di Hymes, secondo cui comunicare significa scambiare messaggi efficaci. Scambiare: nella radice etimologica stessa del termine comunicare communis è insita il principio della condivisione messa in comune dei significati. 13
12 Messaggi: informazioni contestualizzate. Efficaci: normalmente, l evento comunicativo si verifica non per il puro piacere di comunicare, ma in presenza di un obiettivo da raggiungere. L acronimo dell evento comunicativo SPEAKING secondo Dell Hymes, adattato dall autore a un contesto sportivo si configura così (vedi tabella): S P E A K I N G Setting La situazione, il luogo fisico, la scena culturale che caratterizzano il messaggio. Partecipants I partecipanti. Ogni gruppo si avvale di regole che governano i rapporti e le comunicazioni. È ancor più importante conoscerle nello sport quando la distanza interpersonale influenza fortemente il processo comunicativo. Ends Le finalità o scopi. Solo con momenti di riflessione è possibile comprendere gli scopi del messaggio e le intenzioni comunicative di un mittente o di un intervento. Acts Gli atti comunicativi che utilizziamo per raggiungere i nostri scopi. Anche le unità minime della comunicazione rappresentano un atto con scopo implicito o dichiarato. Keys Il tono, letteralmente, la chiave psicologica, ovvero la dimensione psicologica che si instaura tra i partecipanti di un gruppo sportivo. Instruments Gli strumenti. Comunicazione verbale, paraverbale e non verbale. Negli sport ci si avvale molto di segni e gesti per comunicare, ad esempio rappresentare e chiamare gli schemi. Norms Le norme. Vi sono norme di interazione e di interpretazione. Le stesse regole del gioco. Genre Il genere comunicativo. Particolare attenzione va data al modo tipico di comunicare negli sport. 14
13 La comunicazione costituisce uno dei problemi basilari delle professioni d aiuto, in virtù dell impostazione interattiva che assume necessariamente ogni relazione umana che muova, anche se in termini empirici e occasionali, porta un intenzionalità formativa. In realtà la comunicazione nei processi formativi si presenta come un coagulo di problemi e processi che occorre individuare e specificare se si vuole cogliere l ampio orizzonte d implicazione fondativa e l enorme potenziale di esplicazione funzionale che essa presenta. Sul piano fondativo il punto di partenza è rappresentato dal riconoscimento dell intrinseco rapporto esistente tra comunicazione e condizione umana. Quest ultima, infatti, se da una parte presenta il carattere di finitezza, dall altra mostra anche quello di apertura verso il mondo, per questo la condizione umana manifesta come trama di relazioni. Il rapporto con gli altri, prima di essere un intenzionalità, è una scelta, si pone come modo di essere al mondo, in quanto nella dimensione comunicativa si esplica la possibilità di trascendere la finitezza e si attua la crescita stessa dell uomo. È qui si può individuare il nesso che lega la comunicazione didattica e la comunicazione educativa del counselor e, al tempo stesso, la ragione per cui non possono essere identificate l una con l altra. Infatti, mentre la comunicazione didattica pone il docente in relazione allo studente visto sostanzialmente come soggetto logico-cognitivo, per cui l impegno formativo è nell ordine del culturale, la comunicazione educativo-formativa del counselor lo pone di fronte all utente nel nostro caso, all atleta come soggetto personale, in altre parole, come soggetto che deve essere aiutato a conquistare la sua identità personale divenendo sempre più consapevole e responsabile delle fondamentali relazioni che tale identità deve saper impostare: quelle con se stesso, quelle con gli altri, quelle con il mondo. In tale comunicazione il coinvolgimento dell atleta è totale anche sul versante psicologico, sociale, morale, umano. La condizione in cui si esprime la relazione interpersonale in funzione di counseling, è il dialogo. Dialogare diventa quindi, un pensare insieme nella ricerca del senso di fatti, avvenimenti, situazioni, problemi. 15
14 Il senso, infatti, non si coglie in prospettive esclusivamente logicocognitive, dato che esso si riporta in modo più diretto al quadro dei fini e dei valori, cioè un quadro che è intrinsecamente pluralista e che si riporta a un criterio di verità più ampio e complesso di quello del conoscere, ossia della verità significativa e non della verità logica o della verità di fatto. è la significatività può esistere solo in relazione a una soggettività personale che la assume o la elabora. Per questo la comunicazione-counseling non si deve attuare solamente come un pensare insieme per elaborare conferimento di senso e giudizi di valore; ma per pensare insieme e per capirsi i due interlocutori devono andare al di là del cognitivo, dell epistemologico, perfino del logico. In pratica devono ripartire dalle presupposizioni, dalle condizioni psico-sociali, dai vissuti, e tener conto che la comunicazione a questi livelli non si confina nella problematica del linguaggio, della semantica, del significato, perché mette in gioco elementi più profondi, più sfumati, più magmatici quali l intenzionalità, la volontà, la coscienza, ecc. La comunicazione-counseling mette in gioco tutto ciò, per cui, per ritrovarsi come interlocutori all interno di essa, occorre scambiarsi molti più contenuti, non solo cognitivi e logici, ma anche meta-cognitivi, psicologici, spirituali, accompagnandoli possibilmente con quelle indicazioni, sottolineature, chiarificazioni che sono opportune, se non proprio necessarie, perché l altro non solo le colga, ma le interpreti e le comprenda in modo adeguato, prima che rispettoso. A tal proposito è opportuno richiamare l affermazione di Valery, se io comprendo una cosa che tu non comprendi, noi non ci comprendiamo. I contenuti della comunicazione formativa del counselor non restano più nettamente attribuibili all uno o all altro interlocutore, ma diventano il risultato della loro interazione. Gadamer ci richiama alla dialettica di domanda/risposta, con assunzione della non facile responsabilità di porre e porsi domande, non solo nell ordine dell orizzonte vero/falso, ma anche sul versante degli orizzonti giusto/ingiusto, bello/ brutto, buono/cattivo, significativo/insignificante, accettabile/inaccettabile, ecc. 16
15 Una tale ricerca non procede quasi mai con linearità concettuale e levigatezza prospettica perché la dimensione di senso e di valore non costituisce un quadro formalizzato, condiviso, unitario, strutturato. I percorsi della comunicazione-counseling si sostanziano così di elaborazioni prospettiche, congetture interpretative, rimbalzi comparativi, confronti valutativi, scelte critiche, assunzioni di responsabilità, analisi esistenziali. Per questo la competenza del counselor in tale comunicazione e ben più complessa e difficile che non quella dell insegnante nella comunicazione didattica. La comunicazione che meglio coglie le esigenze e le necessità dell utente è la comunicazione empatica. Come aiutarsi per raggiungere livelli di comunicazione empatica che offrano un rapporto di counseling più efficace per gli atleti? Rogers, il primo a parlare di empatia, la ritiene una forma di considerazione positiva incondizionata, dove le congruenze e le incongruenze del cliente non sono discriminate ma accolte a differenza della simpatia : La simpatia è diretta alla struttura esterna di riferimento della persona, alle sue caratteristiche esplicite. Nella relazione simpatica si tende a formare categorie di persone, a classificarle, a uniformarle; a valutarle in relazione alle proprie affinità, al proprio modo di pensare; si attribuiscono agli altri le proprie emozioni e sensazioni, come fossero un estensione della propria personalità; La simpatia, è importante nelle dinamiche delle relazioni umane dove c è necessità di sentirsi emotivamente sostenuti, anche se non si è compresi, è, in effetti, una modalità relazionale discriminante, tendente all assimilazione o all esclusione. Empatia non è però sinonimo di distanza/vicinanza emotiva. Non significa essere più buoni. Si può essere empatici e, allo stesso tempo, mantenere la distanza. Inoltre diversa dal contagio emotivo; è un processo che implica l esercizio della propria volontà, è intelligenza percettiva, modalità relazionale cognitiva di ordine sia verbale che non verbale. Ecco come il counselor aiuta la comunicazione empatica: 1) Rappresenta te stesso, quando parli: usa la forma della prima persona, non il noi o la forma impersonale. 17
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