Il ruolo economico della famiglia

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1 Luigi Campiglio Il ruolo economico della famiglia 1. Equità ed efficienza delle decisioni familiari Il mercato è un meccanismo sociale di coordinamento involontario delle decisioni di una moltitudine di soggetti individuali, consumatori e imprese, ai quali lo Stato garantisce i benefici dell ordine interno ed esterno, cioè dell amministrazione della giustizia e della difesa dei confini, forniti come bene pubblico. Nella visione ideale del mercato vi è un solo obiettivo sociale, l efficienza, che viene conseguito inconsapevolmente da soggetti che consapevolmente perseguono invece il loro interesse individuale: non esiste una società ma solo individui, così come non esistono decisioni nell interesse collettivo ma solo decisioni individuali. Il funzionamento delle imprese non è tuttavia riconducibile a una semplice somma di decisioni individuali, così come le decisioni di impresa non possono essere interpretate come il risultato del coordinamento involontario dei lavoratori che la compongono: all opposto la scatola nera dell impresa rappresenta un entità organizzativa in continua evoluzione, al cui interno predominano relazioni gerarchiche di comando e meccanismo di coordinamento volontario indotti da incentivi positivi e negativi. Analogamente ci si deve domandare in quale misura le decisioni di spesa del consumatore rispecchiano esclusivamente le sue preferenze personali, che l analisi economica ipotizza altresì esogene: in concreto ciò avviene teoricamente solo per i single, mentre nel caso di due o più componenti la decisione d acquisto è di regola familiare, in particolare per i beni durevoli e le scelte di risparmio e investimento, come la casa o le assicurazioni. Le decisioni familiari di natura economica non sono la semplice somma di ipotetiche decisioni singole ed il loro meccanismo interno è solo in parte interpretato e conosciuto, in particolare per quanto riguarda la distribuzione delle risorse e del tempo disponibile, così come degli sforzi e dei benefici. La decisione d acquisto di un bene può essere interpretata in differenti modi: come una preferenza esogena vincolata dal dover tenere conto del coniuge o dei figli, come una preferenza di gruppo che si aggiunge a quella individuale oppure come un preferenza endogena, che da individuale si è evoluta e trasformata in una preferenza familiare, nella quale il decisore vuole mettersi nei panni degli altri componenti della famiglia. La scelta di rappresentazione teorica delle preferenze che sottendono le decisioni di spesa è anche una scelta sulla natura sociale della famiglia considerata: nel passaggio da preferenze vincolate a preferenze nei panni di, ovvero preferenze estese, il legame interno fra i componenti della famiglia si rafforza, diventa egualitario e da debole diventa forte. Le considerazioni svolte per il mercato dei beni riguardano altresì il mercato del lavoro e quindi la rappresentazione dell offerta di lavoro quale decisione individuale o familiare. Come per le imprese il meccanismo di coordinamento interno della famiglia è di tipo volontario, basato sul consenso fra adulti e una combinazione di consenso e comando per quanto riguarda i bambini. La differenza centrale fra la scatola nera della famiglia e quella dell impresa riguarda la natura dei motivi che guidano i comportamenti dei suoi componenti e quindi la natura degli incentivi. Mentre per l impresa la distribuzione delle risorse al proprio interno è guidata prevalentemente dal merito e dalla competizione cooperativa, per quanto riguarda la famiglia è possibile sostenere che il criterio di distribuzione interna è, o dovrebbe essere, quello del bisogno coniugato alla solidarietà: possiamo perciò affermare che mentre nel mercato il dominio è quello dell efficienza, nella famiglia è invece quello dell equità. Ciò rappresenta uno dei tratti distintivi che, sul piano economico, caratterizzano l essere famiglia rispetto ad altre forme di aggregazione sociale. 1

2 La minor rilevanza di asimmetrie informative e di comportamenti opportunistici è una caratteristica centrale delle famiglie con legami forti, perché l intensità e la frequenza dei rapporti personali rende naturale condividere informazioni, oltre risorse, sulla base di un reciproco rapporto di fiducia: la fiducia sostituisce gli incentivi, positivi e negativi, indispensabili nell impresa. La forza di un rapporto fiduciario rappresenta anche il fondamento su cui si costruisce la nascita e lo sviluppo delle imprese familiari, il cui ruolo è stato determinante per lo sviluppo economico dell Italia e che tuttora svolgono un ruolo centrale nell ambito delle piccole e medie imprese, così come di alcune grandi aziende. Per la piccola impresa fondata sulla fiducia, e in modo analogo per la grande, l equità nella condivisione di informazioni e risorse consente anche di realizzare, in modo naturale, condizioni di efficienza economica per tutti i componenti della famiglia. Una fiducia ben riposta è tuttavia anche alla base del successo dell esperienza di microcredito. 2. Dimensione familiare, incertezza e sussidiarietà Nel corso degli anni 90, e di quelli più recenti, la struttura familiare in Italia ha registrato sostanziali trasformazioni, rilevanti sul piano economico oltre che sociale: aumenta il numero e la percentuale di single, cioè persone sole, e di coppie senza figli, mentre diminuisce il numero e la percentuale di coppie con figli, in particolare quelle con più di tre. La dimensione media della famiglia è ulteriormente diminuita a 2,6 componenti nel 2003, in tendenziale diminuzione rispetto ai 4 componenti nel 1951, mentre si è allungata la vita media, il che comporta tre importanti implicazioni economiche. La prima è la necessità di disporre di un crescente livello di reddito per mantenere il medesimo tenore di vita, poiché al diminuire delle dimensioni aumentano i costi fissi per componente, come ad esempio le spese per l abitazione, e si riducono le economie di scala della famiglia. Ciò appare ancora più evidente quando si consideri la riduzione di economie di scala, e il conseguente aumento di costi, per la donna anziana che diventa sola. Le scale di equivalenza utilizzate per la misurazione della soglia di povertà forniscono un indicazione sulla rilevanza del problema: ponendo uguale a 100 la soglia per una famiglia di due persone, il coefficiente stimato dall Istat per una persona sola è di 60, invece del valore di 50 che si otterrebbe dividendo per la spesa per due, mentre è di 133 e 163 per una famiglia di 3 e 4 componenti. La seconda implicazione economica, collegata con la prima, riguarda il ruolo della famiglia come soggetto economico assicuratore in grado di assorbire l incertezza economica. Il problema appare evidente quando si consideri la situazione economica delle persone sole, per le quali il rischio di una imprevista diminuzione di reddito, o l improvvisa necessità di un reddito aggiuntivo, non è compensabile dal reddito percepito di un coniuge. Se consideriamo famiglie di coppie in piena età lavorativa (25-55 anni), per circa metà entrambi lavorano mentre per un più di un terzo lui lavora e lei è casalinga e rappresenta quindi una potenziale fonte aggiuntiva di reddito. Quando entrambi lavorano la possibilità di assorbire il rischio dell imprevista mancanza di uno dei due redditi dipende dal grado di flessibilità della spesa familiare: se la percentuale di costi fissi è elevata, ad esempio per i costi abitativi, la mancanza di uno dei due redditi può implicare una notevole difficoltà di aggiustamento economico, in particolare quando siano presenti dei figli minori che non lavorano. Il problema appare evidente nel caso di genitori soli con figli, particolarmente esposti ad eventuali flessioni del reddito familiare. In questo quadro un minor numero di figli, e al limite la scelta di non averne, diventa la possibile conseguenza di una crescente incertezza sui redditi futuri. Il ruolo della famiglia come soggetto assicuratore emerge altresì nel periodo di vita che accompagna l ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e la formazione di una nuova famiglia. La famiglia sostiene il reddito dei giovani in difficoltà economica, perché in cerca di un lavoro o con un lavoro precario, così come contribuisce alla copertura dei crescenti costi fissi iniziali per i giovani che intendono costituire una famiglia: il fenomeno di una crescente permanenza dei giovani 2

3 nella famiglia dei genitori, in particolare oltre la soglia dei 25 anni, è in gran parte il risultato della protezione che essa riesce a garantire di fronte alle incertezze del mercato. La terza implicazione economica, legata all allungamento della vita media, è rappresentata dal fatto che la redistribuzione di risorse non riguarda più una singola famiglia, ma la catena generazionale costituita da nipoti, genitori e nonni. Si tratta di una piccola comunità di 6-7 persone la cui tipologia è quella di una coppia di genitori, uno o due figli, due o tre nonni che rappresenta un soggetto nuovo e problematico nella società italiana. La maggiore dimensione della catena generazionale rispetto al nucleo di coppia familiare può implicare sia un rafforzamento che un indebolimento della sua funzione assicuratrice. Il problema centrale è rappresentato dal fatto che alla maggiore dimensione si accompagna una maggiore incertezza sulle condizioni di salute dei componenti più anziani: quando si verifica un evento sfavorevole, in particolare la necessità di un assistenza permanente, la capacità di coniugare efficienza ed equità nella gestione delle risorse diventa problematica e spesso si indebolisce. Sul piano economico la famiglia e la catena generazionale svolgono una cruciale funzione di sussidiarietà volontaria rispetto all azione pubblica: in misura crescente, tuttavia, la sussidiarietà diventa involontaria, cioè un onere economico imprevisto e aggiuntivo che indebolisce o cancella la capacità della famiglia di coniugare equità ed efficienza. E quanto si verifica nel caso di genitori anziani, ma anche di componenti più giovani della famiglia, quando le risorse economiche per la loro cura e assistenza non sono sufficienti. Il problema dei figli unici non sarà solo quello dell inadeguatezza della loro pensione futura, ma anche e soprattutto quello del come fare fronte alle esigenze di cura dei loro genitori anziani, soprattutto quando a loro volta abbiano responsabilità familiari nei confronti di coniuge e figli. 3. L equità fra generazioni e la questione della rappresentanza politica La trasformazione demografica in atto in Italia è caratterizzata da due fondamentali tendenze opposte e cioè l aumento del numero di persone anziane e la diminuzione del numero di giovani, così come del numero di persone in età da lavoro: questa modificazione strutturale deriva dall effetto congiunto di un aumento della speranza di vita e una rapida diminuzione del tasso di natalità, sia pure con incerti segnali di ripresa. Non esistono stime sistematiche sulle modalità di distribuzione delle risorse all interno della famiglia e sui flussi all interno della catena generazionale, fra genitori e nonni, ma è ugualmente possibile ottenere indicazioni a partire dai dati disponibili sull allocazione della spesa pubblica, sulla povertà economica e la distribuzione del reddito Per quanto riguarda la distribuzione della spesa sociale per grandi funzioni, secondo l Eurostat, nel 2004 la spesa pubblica destinata direttamente a famiglia e bambini rappresentava circa l 1,1 percento del Pil, rispetto al 2,7 della Francia, al 3 percento in Germania, Svezia, Finlandia e il 3,9 percento in Danimarca. In valori assoluti la spesa sociale per famiglia e bambini era in Italia di 15,4 miliardi di euro, rispetto a 41,2 miliardi in Francia, pur essendo la popolazione all incirca uguale, mentre, secondo la metodologia Eurostat, era invece quasi uguale la il valore della spesa sociale per anziani, pari a 180 miliardi di euro per entrambi i paesi. Si deve notare che questi confronti non includono il valore del riequilibrio economico a favore della famiglia e dei figli in termini di equità orizzontale, sotto forma del meccanismo del quoziente familiare. Questi confronti fanno emergere una questione cruciale e cioè lo scarso riconoscimento della famiglia e dei figli nel processo di allocazione della spesa pubblica in Italia, il che appare un aspetto di ancora maggiore preoccupazione quando si consideri che, come orami da anni indicano le indagini sulle famiglie, il numero di figli desiderato è pari a 2 cioè quello compatibile con una popolazione stazionaria - mentre nel 2005 il numero medio figli per donna (tasso di fecondità totale) è rimasto all incirca costante, pari a 1,32. In Italia vi sono perciò due questioni prioritarie e trascurate: la prima è una mancanza di libertà delle famiglie nel realizzare i loro piani di vita e la seconda è rappresentata dal fatto, come 3

4 conseguenza di una diffusa trascuratezza politica, una quota molto elevata di minorenni vive in famiglie in condizioni di povertà. Secondo il rapporto Unicef 2005 il 16,6 percento dei minorenni vivevano in famiglie in condizioni di povertà e a stime di poco superiori circa il 20 percento giungeva un altra stima basata su una differente metodologia. Nella graduatoria internazionale dei paesi economicamente avanzati solo gli Stati Uniti registravano una situazione peggiore, mentre l Italia è il solo paese che ha registrato negli anni 90 un tendenziale peggioramento. I dati più recenti sulla povertà relativa in Italia (2005) segnale un diffuso peggioramento dell incidenza della povertà (salvo che per quelle con un figlio) che aumenta in modo sostanziale per le famiglie con l aumentare del numero di figli (10,1 per le famiglie con un figlio, 17,2 per le famiglie con 2 figli, 27,8 percento per le famiglie con 3 o più figli minori). Si tratta, è utile sottolineare, di un incidenza di povertà superiore a quella delle famiglie di anziani, anche se entrambe sono a loro volta superiori alla media. Il problema è molto concentrato al Sud, ma è presente in modo significativo anche al Nord, soprattutto quando si tenga conto del differente livello dei prezzi. Secondo una recente indagine Istat sulla distribuzione del reddito in Italia, le coppie senza figli sono quelle nelle quali è minore il rischio di avere una difficoltà economica a raggiungere la fine del mese: per quanto riguarda invece le coppie con figli, quelle con un figlio registrano un difficoltà lievemente superiore che aumenta rapidamente al crescere del numero di figli. Se consideriamo la tipologia della famiglia con due figli, arriva a fine mese con difficoltà il 15,6 percento, non riesce a sostenere spese impreviste il 26,6 percento, non riesce a scaldare adeguatamente la casa il 9,6 percento, non ha avuto soldi per spese mediche il 9,9 percento, non ha avuto i soldi per vestiti necessari il 19,9 percento. Poiché queste incidenze aumentano con il numero di figli non sorprende che un figlio, piuttosto che i due desiderati, diventi il punto focale delle scelte troppo vincolate delle famiglie. Le famiglie sono maggiormente in difficoltà quando vi è un solo percettore o si tratti di nuclei con un solo componente: ciò avviene in particolare per ciò che riguarda la capacità di sostenere spese impreviste o la disponibilità di soldi per medicine, due condizioni che ben rappresentano il maggior grado di incertezza di queste tipologie familiari. La decisione familiare sul numero dei figli rappresenta una scelta di natura sociale, con pervasive esternalità sull economia e la società: i nuovi nati rappresentano il futuro già presente, da cui dipendono sia la capacità di crescita del prodotto potenziale e di sviluppo economico che, come conseguenza, l opportunità di fornire un reddito più elevato ai pensionati ritirati dall attività di lavoro. Un numero crescente di ricerche dimostra l importanza dell investimento di risorse sui bambini, i ragazzi e quindi le famiglie in cui essi vivono e crescono: si tratta di spese che, come la per l educazione e la sanità, hanno la peculiare caratteristica dell irreversibilità e della scarsa sostituibilità intertemporale. Vi è un nesso di causalità da indagare nel fatto che, ad esempio, Finlandia e Svezia registrino sia la minore incidenza di povertà di minori che ottimi risultati in termini di apprendimento, oltre che di performance economica. Questo aspetto è stato di recente sviluppato da James Heckman, premio Nobel per l economia, il quale sottolinea l importanza dell intervento precoce sui bambini svantaggiati e dell ambiente familiare nel promuovere la produttività, ridurre i fenomeni di devianza e di dipendenza dal welfare, con tassi di rendimento molto elevati, al livello del percento. In società democratiche avanzate le precedenti considerazioni pongono altresì un problema politico di rappresentanza delle esigenze delle famiglie e dei minori: il problema è quello di comprendere per quale motivo interventi che hanno la caratteristica di essere sia equi che efficienti, con evidenti benefici economici e sociali, non vengono perseguiti con l adeguatezza e l urgenza che ci attenderebbe. Una politica di promozione delle esigenze dei minori realizzerebbe altresì il mandato costituzionale di garantire una effettiva eguaglianza di opportunità, tenendo conto che il punto di partenza non è la maggiore età ma il momento della nascita. In Italia operano numerose organizzazioni con attività rivolte alla tutela della famiglia o la difesa dei minori, ma la loro influenza nel determinare le scelte politiche è contenuto, anche se apprezzabile. Se come scrive Rudolf Jehring la politica vera è la visione dell interesse lontano, e quindi includere naturalmente l interesse generale della generazione futura già esistente ma senza 4

5 voce politica, al tempo stesso l esercizio dell azione politica è soggetta ai vincoli e agli incentivi del momento elettorale e, come già aveva compreso John Stuart Mill, per quanto i governanti siano onestamente disposti, essi sono in genere troppo occupati con questioni di cui devono occuparsi per avere abbastanza spazio nei loro pensieri per tutto ciò che possono senza danno trascurare. Il trascurare le esigenze politiche delle famiglie e dei bambini non ha finora comportato conseguenze negative dal punto di vista elettorale, e ciò rappresenta una plausibile spiegazione della scarsa dell attenzione politica nell esperienza storica italiana. Il problema del come strutturare forme di rappresentanza politica per la famiglia e i minorenni può essere affrontata in modi diversi: il più diretto è quello di fornire una voce politica a chi oggi non l ha, cioè i minorenni, attribuendo ai genitori, e preferibilmente la madre, la delega per l esercizio del voto, mentre uno indiretto è quello di attribuire maggiore peso e risorse a quelle associazioni familiari che dimostrino di esercitare un effettiva rappresentanza di interessi. Una modalità alternativa è quella di favorire le condizioni per una maggiore rappresentanza delle donne nell ambito del governo, poiché emerge con chiarezza che le donne in posizione di potere decisionale sanno esprimere molto meglio l interesse generale e lontano dei minorenni e delle loro famiglie. E forse in questa accentuata diversità di orizzonti che risiede la fondamentale differenza fra interessi della famiglia e della politica. 4. Una politica di buona accoglienza per le nuove famiglie e per i bambini Una politica per la famiglia e i minorenni in Italia deve dichiarare le sue ragioni, scegliere se l interlocutore è il capofamiglia percettore di un unico reddito oppure la famiglia come soggetto economico plurireddito e infine promuovere la qualità, oltre che la quantità, che delle risorse. Una politica economica per la famiglia trova la sua ragione primaria nel fatto essa rappresenta, con la catena generazionale, il nucleo centrale del processo di sviluppo del paese, della capacità di coniugare efficienza ed equità su un orizzonte lontano, molto più lungo della politica e dell impresa. La famiglia è un centro generatore di esternalità diffuse, in particolare nel suo ruolo di sussidiarietà volontaria e involontaria e come fondamentale luogo di generazione e crescita dei figli, attraverso cui si sviluppa rinnova la società. Due secoli fa il salario era l unica fonte di reddito percepita dall uomo in nome di tutta la famiglia ed è per questo che Cantillon, alla metà del settecento, calcolava che il salario necessario a un lavoratore per mantenere la sua famiglia fosse all incirca il doppio di quello richiesto per la sussistenza di un lavoratore singolo. Nella società contemporanea è quasi normalità che entrambi i coniugi lavorino, mentre le fonte di reddito si sono moltiplicate, e al reddito di lavoro si affiancano i redditi da trasferimento e da capitale, oltre che i flussi di scambio di risorse economiche e tempo all interno della catena generazionale. Se in famiglia l uomo è l unico percettore di reddito da lavoro, allora la politica dei salari e la politica dei redditi coincidono, ma se solo per una parte di famiglie vi è una seconda fonte di reddito da lavoro (per ragioni di domanda oppure di offerta, legata al numero di figli) allora la politica dei redditi non coincide più con quella dei salari. La tradizionale politica dei salari, nata in un epoca in cui l uomo era l unica fonte di reddito in famiglia, non appare più adeguata ai tempi contemporanei. L obiettivo di mantenere e migliorare il tenore di vita della famiglia richiede perciò una politica dei redditi che cammini su due gambe, la prima è quella dei salari, mentre la seconda è quella della famiglia e in particolare dei figli. La politica dei salari deve basarsi sulla produttività di lungo periodo del sistema, mentre la politica della famiglia deve avere come riferimento l eguaglianza delle opportunità di vita per il coniuge e i figli. E problematico dire se il sindacato possa essere il soggetto di riferimento di questa nuova politica dei redditi, poiché di regola esso rappresenta gli interessi dei singoli lavoratori e non delle loro famiglie: ma è altresì difficile individuare altri attori sociali che possano rappresentare un analogo punto di riferimento per il potere politico. Sul piano quantitativo una politica per la famiglia che si allinei alla media europea richiede una spesa aggiuntiva pari a circa due punti di Pil, cioè quasi 30 miliardi di euro: nel confronto con 5

6 la Francia il divario si dimezza, ma occorre tenere conto che le famiglie francesi sono avvantaggiate, per circa l equivalente di un punto del Pil, dall esistenza del cosiddetto quoziente familiare, un meccanismo di equità orizzontale attraverso cui si elimina la progressività dell imposta dovuta alla diversa dimensione familiare. La Francia propone l esempio di una politica economica per la famiglia che copre in modo sistematico le diverse fasi del ciclo di vita individuale e familiare, e include contributi per la nascita, la cura dei bambini, la casa, lo studio, i genitori soli, i figli con handicap e altro ancora. La politica economica francese per la famiglia è il risultato di un ampio dibattito culturale, sviluppatosi fra le due guerre, che si è evoluto in una consuetudine sociale apprezzata dalla gran parte dei cittadini: la società francese accoglie con calore ogni nuovo piccolo cittadino e non stupisce quindi che il loro numero sia elevato e la popolazione in crescita. In Italia, come in Francia, una politica di buona accoglienza per le nuove famiglie e i nuovi nati è quella che meglio può promuovere la libertà di costruire la vita desiderata e migliorare la qualità della vita sociale. L aumento della quantità di risorse non può essere infine disgiunto da un sensibile miglioramento della qualità della spesa, pubblica e privata: un politica di buona accoglienza significa riconoscere il valore centrale dell educazione nella rete di affetti all interno della famiglia e nel processo di formazione delle nuove persone che in essa si sviluppano. L educazione, un progetto educativo rispettoso della famiglia e che tuteli la personalità dei più giovani, in particolare in rapporto ai mass media come televisione e internet, rappresenta l aspetto qualitativo di maggiore rilevanza per una buona qualità dell accoglienza. Bologna, 3 Febbraio

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