POTENZIALITÁ TURISTICHE DELLA VALLE ANZASCA, DIMORA DEI WALSER

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1 Dipartimento dei Beni Culturali Corso di Laurea in Progettazione e Gestione del Turismo Culturale POTENZIALITÁ TURISTICHE DELLA VALLE ANZASCA, DIMORA DEI WALSER Relatore Prof. Stefan Marchioro Laureando Angelo Faresin Matricola Anno Accademico 2012/2013

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3 Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c è qualcosa di tuo e che anche quando non ci sei, resta ad aspettarti - Cesare Pavese, La Luna e i falò

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5 INDICE Introduzione... p.7 Cap1 Le Caratteristiche del Turismo Internazionale 1.1 Il turismo, fenomeno economico rilevante e controverso... p L Andamento economico globale del turismo... p Gli elementi propulsori del turismo contemporaneo... p L evoluzione dell offerta turistica... p.18 Cap2 Il Turismo delle Destinazioni 2.1 La destinazione turistica... p Il ciclo di vita delle destinazioni turistiche... p Destination Marketing... p Destination Management e Destination Management Organization... p.29 Cap3 Il Turismo delle Aree Protette 3.1 Il turismo e la natura... p Tipologie di turismo delle aree protette... p Turismo naturalistico... p Turismo sostenibile... p Ecoturismo... p I parchi naturali: origini e obiettivi... p La CETS: Carta Europea del Turismo Sostenibile... p.44 Cap4 La valle Anzasca e le sue potenzialità turistiche 4.1 Cenni storici, demografici e geomorfologici sulla valle Anzasca... p Il territorio di Macugnaga ( Makana )... p La sua storia... p.55 5

6 4.2.2 La popolazione Walser... p L importanza dell estrazione aurifera... p La comparsa del turismo nel territorio... p Il ruolo delle vicine Aree Protette: verso il turismo sostenibile... p Parco Nazionale Val Grande... p Parco Regionale Veglia Devero e Valle Antrona... p.71 Cap5 Confronto tra destinazioni 5.1 Benchmarking... p Le regioni turistiche alpine... p Domanda e offerta nelle regioni turistiche alpine... p Presenze turistiche nel Distretto turistico dei Laghi (Regione Piemonte)... p Valle Anzasca : Analisi SWOT... p Case Study: Zermatt (Canton Vallese)... p I fattori di successo del turismo alpino... p.89 Cap6 Proposte concrete di Rilancio Turistico 6.1 L opportunità dei parchi e della CETS... p Creazione di un Club di Prodotto per le strutture alberghiere... p.94 Conclusioni... p.97 Appendici... p.101 Riferimenti Bibliografici... p.111 Ringraziamenti 6

7 Introduzione Il presente lavoro si propone di contribuire alla conoscenza della Valle Anzasca, territorio di pregio dal punto di vista naturalistico e di unicità dal punto di vista antropologico e culturale. Partendo da una panoramica economica sul turismo mondiale verranno presentate le caratteristiche del turismo contemporaneo, attraverso paragoni con il mercato turistico antecedente, con lo scopo di evidenziare i punti di criticità che costituiscono le sfide per gli operatori turistici di oggi. Per descrivere il fenomeno in maniera coerente saranno introdotti i concetti di destinazione turistica e le teorie del marketing e del management applicate alla destinazione. Si presenterà poi la struttura della DMO (destination management organization) attraverso la quale concretizzare tali teorie. Verrà di seguito analizzato il turismo naturalistico in Italia ed in particolare nella regione Piemonte. Si esporranno dunque i valori geografici, storici e culturali che descrivono in maniera dettagliata la destinazione oggetto della tesi, con particolare riferimento all enclave Walser presente nel territorio. In seguito saranno analizzati i dati turistici sensibili dell area in oggetto, ponendoli a confronto con quelli di zone simili, per caratteristiche geografiche e culturali (altre vallate delle alpi occidentali). Dai risultati del confronto tra destinazioni saranno estrapolati i dati principali, attraverso i quali si proporranno alcune opportunità di rilancio turistico della Valle Anzasca, a partire da un percorso di certificazione europea che stanno intraprendendo i Parchi naturali dell area (aree protette dell Ossola). 7

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9 Cap. I Le Caratteristiche del Turismo Internazionale 1.1 Il turismo, fenomeno economico rilevante e controverso Fin dagli inizi del Novecento al turismo è stato associato lo status di industria, riconoscendone la sua importanza economica fondamentale: all epoca gli studiosi parlavano di industria del forestiero. La scelta del vocabolo (di origine latina, che significa operosità, ingegno) ci dice che il turismo era già concepito come fenomeno economico di interesse, complesso, da analizzare. Anche negli anni 60 si tornò a parlare del turismo come di una smokeless industry ovvero di una Industria senza ciminiere. Industria come sinonimo di attività economica organizzata, che costruisce un prodotto finito partendo da materie prime, attraverso una filiera della produzione, un fenomeno economico in cui attraverso la collaborazione di varie figure professionali e non (attori) si viene a formare una offerta turistica. A seguito dell affermarsi del turismo di massa, si è venuta ad aggiungere, non senza qualche fondamento, una accezione negativa del termine turista, ossia quella colpevolizzazione generale assegnata al turista per aver denobilitato il mito del viaggio e dell avventura. Secondo questo pensiero, il turista in quanto consumatore non viaggia, bensì segue delle tappe forzate, viene manipolato dall industria vacanziera, compra tutto, è vorace e dannoso. Il turista contemporaneo (o sarebbe meglio dire post-moderno?) è al contrario tutt altro che disposto a comprare beni e servizi generici, ma anzi esige una risposta personalizzata rispetto alle sue esigenze ed aspettative. 1.2 L Andamento economico globale del turismo Per una definizione ufficiale di turista, si risale alla conferenza internazionale del turismo di Roma del 1963, la quale stabilì che il visitatore (visitor) è da identificare con chiunque si rechi dal proprio paese di residenza a uno diverso per qualsiasi motivo all infuori che per un lavoro retribuito, distinguendo tra turisti nel caso in cui la permanenza sia superiore alle 24 ore ed escursionisti con riferimento a una permanenza 9

10 di durata inferiore alle 24 ore. In seguito la Conferenza di Manila del 1980 ha esteso tali definizioni anche al turismo domestico. In accordo a ciò, l organismo internazionale ufficiale, ossia la Organizzazione Mondale del Turismo, stabilisce che: turista è chiunque viaggi verso luoghi diversi da quello in cui ha la residenza abituale, al di fuori del proprio ambiente quotidiano, per un periodo di almeno una notte ma non superiore ad un anno e il cui scopo sia diverso dall esercizio di un attività remunerata nel luogo dove si reca Il turismo è stato inoltre suddiviso nelle seguenti categorie: Turismo domestico: residenti in visita nel loro paese; Turismo inbound: non residenti in visita in un paese straniero; Turismo outbound: residenti in visita in uno o più paesi stranieri. In conseguenza di quanto sopra esposto si possono avere ulteriori forme di turismo: Turismo internazionale: dato dalla somma degli spostamenti inbound e outbound; Turismo interno: derivante dalla somma degli spostamenti domestici e inbound; Turismo nazionale: equivalente alla soma degli spostamenti domestici ed inbound. Per comprendere le caratteristiche economiche attuali del turismo si farà riferimento ad altri dati dell Organizzazione Mondiale del Turismo (United Nations World Tourism Organization, UNWTO). La UNWTO è una agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa della promozione del turismo responsabile, sostenibile e universalmente accessibile. In quanto organizzazione internazionale di primo rilievo, promuove il turismo come volano di sviluppo economico, ma anche di sostenibilità ambientale e offre supporto al settore nell aumentare la conoscenza del turismo a livello globale. 10

11 Secondo tale organizzazione, il turismo contribuisce alla creazione del 10% del PIL mondiale, ed impiega oltre il 10% della totalità degli occupati mondiali. L opinione generalmente diffusa fino al 2009 era che il turismo a livello internazionale fosse un attività costantemente in crescita. Nel 2009 per la prima volta si è rilevato un calo significativo di arrivi e presenze a livello internazionale. E sufficiente confrontare i 913 milioni di turisti internazionali del 2008 con gli 877 milioni del 2009, per rilevare una diminuzione del -4.2% degli arrivi internazionali. Tuttavia gli effetti della crisi globale hanno avuto durata molto inferiore per il turismo rispetto ad altri settori economici, tanto che nel 2010 esso aveva già riassorbito totalmente la battuta d arresto del 2009, la prima nella storia del turismo moderno. Nel 2010 infatti c è stata una forte ripresa con un aumento del +6.7% (935 milioni di turisti), che è proseguita con un aumento turistico del +4.6% nel 2011, equivalente a 983 milioni di turisti nel mondo. Nel 2011 l Europa ha superato le aspettative con una crescita del 6% degli arrivi turistici internazionali, diventando la regione a crescita più veloce assieme ad Asia e Oceania. Nonostante la persistente incertezza economica, gli arrivi turistici in Europa hanno raggiunto i 504 milioni nel Questi risultati sono stati ottenuti in particolare grazie all Europa Centrale, Orientale, Mediterranea e Meridionale (con una crescita media dell 8%). L Europa Nord-occidentale infatti registrava minori valori di crescita. Le Americhe (+4%) avevano ottenuto una crescita di 6 milioni di arrivi, per un totale di 157 milioni nel 2011, registrando la più alta crescita del fatturato tra tutte le altre regioni, una crescita del 5.7%. Gli Arrivi internazionali in Africa erano aumentati soltanto dell 1%, grazie alla crescita delle destinazioni sub-sahariane (+7%) controbilanciata però da una diminuzione consistente nel africa settentrionale (-9%). Nel Nord Africa la diminuzione negli arrivi era stata causata dalla situazione politica in Tunisia, che aveva visto il Paese perdere un 31% dei suoi arrivi. Il turismo nel Medio Oriente era diminuito anch esso a causa delle sollevazioni popolari durante tutto il Negli ultimi dieci anni la regione che aveva tradizionalmente una crescita veloce, ha registrato nel 2011 una perdita di 5 milioni di arrivi internazionali nel 2011 (-8%). Per l anno corrente, nonostante le preoccupazioni riguardo l economia mondiale, la domanda turistica internazionale continua a dimostrarsi salda: i numeri dei turisti internazionali a livello mondiale sono cresciuti del 5% tra Gennaio e Giugno 2012, rispetto allo stesso periodo del Nella prima metà dell anno sono stati rilevati

12 milioni di turisti in viaggio, questo conferma le previsioni di raggiungere 1 milione di turisti internazionali alla fine dell anno. Nella situazione di incertezza economica corrente, il turismo è uno dei pochi settori economici nel mondo che sta crescendo con forza, guidando il progresso economico nei paesi sviluppati e in via di sviluppo, e cosa più importante, sta creando posti di lavoro più che mai necessari ha detto il Segretario Generale della Organizzazione Mondiale del Turismo, Taleb Rifai, durante l apertura del Global Tourism Economy Forum, tenutosi dal 9 all 11 Settembre scorso a Macao. Asia e Oceania (+8%) guidano attualmente la crescita, spinte anche dalla ripresa del turismo giapponese e dalle forti performance dei mercati maggiori dell Asia del Sud. L Europa (+4%) è ancora la macrodestinazione più visitata nel mondo, e consolida il risultato di crescita del 2011, nonostante l imprevedibilità economica dell Eurozona. I risultati maggiori si sono avuti in Europa Centrale e Orientale (+7%). Per contro la domanda turistica nell Europa Meridionale e Mediterranea è calata (+1%), pur rispetto ai risultati notevoli del 2011, e in parte grazie alla ripresa di destinazioni del Nord Africa e Medio Oriente. Le Americhe (+5%) sono cresciute in linea con la media mondiale, con Centro America (+7%)e Sud America (+6%) a raccogliere i risultati migliori. In Africa (+7%), il ritorno di flussi turistici in Tunisia si riflette nei risultati del Nord Africa (+11%). Così pure il rimbalzo dell Egitto è chiaramente rispecchiato nei risultati del Medio Oriente. Destinazioni in Africa Sub-Sahariana (+6%) continuano a mostrare forti risultati, confermando i buoni gradi di crescita degli anni precedenti. Riguardo ai mercati del turismo outbond, la crescità di spesa è stata significativa per Cina (+30%), Federazione Russa (+15%), USA (+9%), Germania (+6%) e Canada (+6%). In Giappone, una crescita dell 8% nelle spese nel turismo transoceanico conferma la ripresa di questo importante segmento di mercato. La crescita è invece stata bassa o negativa nel Regno Unito, Australia, Italia e Francia. La crisi ha comunque determinato alcuni cambiamenti nel comportamento dei turisti. I turisti europei, pur non rinunciando alla vacanza, cercano di abbassarne il costo concentrandosi in short break (1-2 notti, in destinazioni più facilmente raggiungibili). Il mercato turistico nonostante il clima di incertezza economica si è dimostrato fondamentale per l economia di numerosi Stati, e si prevede a conclusione dell'anno 2012 di raggiungere per la prima volta la quota di 1 miliardo di arrivi internazionali. Lo sviluppo del settore turistico internazionale continuerà ad essere trainato da paesi con 12

13 economia avanzata (come Germania, Norvegia, Belgio) e l'europa rimarrà la prima regione mondiale per arrivi ed entrate turistiche anche nel In futuro secondo l'omt un ruolo importante sarà rivestito anche dai mercati dei Paesi BRIC (Brasile, Russia, India, Cina), che nel 2011 hanno generato una considerevole domanda turistica e tuttora stanno avendo ottimi flussi turistici. Fig.1. Arrivi turistici internazionali Fonte UNWTO, gennaio Per quanto riguarda le previsioni per il futuro, gli arrivi di turisti internazionali nelle destinazioni delle economie emergenti di Asia, America Latina, Centro Europa, Europa Orientale e Mediterranea, Medio Oriente e Africa cresceranno con ritmo doppio (+4.4% annuo) rispetto alle destinazioni delle economie avanzate (+2.2% annuo). Si prevede dunque che gli arrivi nelle economie emergenti sorpasseranno gli arrivi delle economie avanzate nel Nel 2030, il 57% degli arrivi internazionali sarà verso destinazioni di economie emergenti (contro il 30% del 1980) e il 43% sarà verso destinazioni di economie avanzate (contro il 70% nel 1980). La crescita maggiore sarà in Asia e Oceania, dove gli arrivi previsti cresceranno di 331 milioni, fino a raggiungere la cifra di 535 milioni nel 2030 (+4.9% annuo). Si prevede che anche Africa e Medio Oriente raddoppieranno i loro arrivi nel 2030, da 50 milioni a 134 milioni e da 61 milioni a 149 milioni rispettivamente. L Europa (da 475 milioni a 744 milioni) e le Americhe (da 150 milioni 13

14 a 248 milioni) cresceranno comparativamente di meno. Grazie alla loro crescita veloce, la percentuale del mercato globale di Asia e Oceania (di 30% in 2030, up from 22% in 2010), Medio Oriente (fino a 8%, da 6%) e Africa (fino a 7%, da 5%) cresceranno tutte. Per questo, l Europa (arrivata a 41%, da 51%) e le Americhe (giunte al 14%, dal 16%) vivranno un declino nelle loro percentuali degli arrivi internazionali, principalmente a causa della crescita più lenta delle loro destinazioni mature in Nord America, Nord Europa ed Europa Occidentale. Fig.2. Previsioni sugli arrivi turistici internazionali verso il Fonte UNWTO, gennaio Gli elementi propulsori del turismo contemporaneo La crescita del settore turistico è legata a novità logistiche e tecnologiche rivolte all utilizzo globale che prima degli anni 90 non erano disponibili. Si può affermare che i maggiori cambiamenti nel settore si sono avuti con l introduzione del world wide web (Internet) e delle compagnie aeree low-cost. Il primo strumento ha permesso la fruizione di informazioni geografiche, culturali e turistiche; inoltre ha sensibilmente facilitato la comunicazione di massa a livello globale, a prezzi accessibili. Località prima sconosciute si sono rese disponibili a livello informativo, creando le premesse per un possibile interessamento del turista. Se prima 14

15 dell avvento del web le località disponibili e appetibili erano quelle rinomate e tradizionali (intendendo per tradizionali anche le ormai classiche isole esotiche, ad esempio Hawaii), dopo la diffusione globale del web il turista ha avuto l opportunità di allargare i propri orizzonti ad un panorama vasto e sconosciuto, fatto di luoghi mai sentiti nominare, che cominciavano a produrre informazione anche pubblicitaria tramite fotografie, video promozionali, e soprattutto a offerte competitive dal punto di vista del prezzo. In particolare, è stata l opportunità di vendere prodotti turistici direttamente online che ha rivoluzionato il mercato turistico. Negli ultimi anni finalmente anche l Europa ha vissuto una stagione di particolare successo in termini di volumi di prenotazioni online, nonostante in precedenza fosse meno coinvolta in tale modalità rispetto ad esempio agli Stati Uniti. Ad oggi, lo slancio produttivo dell intero comparto europeo del mercato turistico online mostra un trend di crescita piuttosto significativo e che dovrebbe interessare indistintamente sia i fornitori online come gli hotel, le compagnie aeree, le compagnie di crociere, gli alberghi diffusi, i Tour Operator, i B&B, gli alberghi diffusi, i vettori ferroviari e i villaggi turistici, sia gli intermediari online come le Online Travel Agencies (come ad esempio Booking.com, Expedia.com), senza ombra di dubbio i soggetti della filiera distributiva online più coinvolti nell intermediazione. Per dare una panoramica del mercato turistico online, si può fare riferimento ad alcuni dati importanti, risultati da una prestigiosa ricerca, l Italian Travel Overview Report, realizzata da PhocusWright, l ente di ricerca sull industria turistica e sull Ospitalità più autorevole al mondo. Essi sono stati divulgati in occasione dell ultima edizione del BTO (Buy Tourism Online) tenutasi presso la Stazione Leopolda di Firenze nel dicembre Il primo dato si riferisce ai volumi complessivi generati dall industria turistica italiana che è stata in grado di movimentare nel corso del 2011 ben 18,4 miliardi di euro, il 18% dei quali (4,2 miliardi di euro) è stato intermediato online. Il secondo dato, invece, riguarda le proiezioni del mercato per il Stando a quanto emerso, per l anno prossimo il mercato turistico italiano dovrebbe raggiungere quota 19,6 miliardi di euro, la cui componente online salirà di ben due punti percentuali attestandosi al 20% e sfiorando i 5 miliardi di euro. Il terzo dato infine è la quota di mercato turistico per leisure e business organizzato e transato via web dagli Stati Uniti d America, pari al 39% del totale. La quota di mercato turistico online dell Europa invece fa registrare il 36%, ma con tassi di crescita più 15

16 dinamici. Appare chiaro come il divario tra mercato turistico online e mercato turistico tradizionale in Europa sia ormai stato colmato. E pur vero che all interno del contesto europeo l Italia presenta ancora una quota di mercato turistico via web molto al di sotto di quella europea, appena intorno al 20%. Tuttavia, sempre secondo il rapporto di PhocusWright, sembra possibile un ampio margine di sviluppo per il mercato italiano, in particolare grazie alle tecnologie mobile, vista l impressionante diffusione di cellulari e smartphone presenti nel nostro Paese, ampiamente al di sopra della corrispettiva media europea. La penetrazione del mobile all interno del mercato dei viaggi online continua a crescere progressivamente, soprattutto tra i cosiddetti business frequent travellers, turisti di cui il 75% compie oltre 5 viaggi di lavoro all anno, e che fanno registrare un utilizzo particolarmente assiduo degli smartphone in ambito turistico come la ricerca e prenotazione di hotel, voli e trasporti in generale, ma anche mappe e servizi geolocalizzati. Il secondo strumento che ha rivoluzionato il turismo è stata l introduzione delle compagnie di volo low-cost. Esse hanno fatto sì che la mobilità aerea fosse economicamente competitiva e divenisse ordinaria, riducendo le tempistiche di viaggio e quindi accorciando le distanze percepite. Le distanze infatti vengono ormai concepite più in termini temporali piuttosto che in termini di km. Senza questa rivoluzione del trasporto non sarebbe stato possibile rendere reale le opportunità offerte dal web. Le compagnie low cost hanno iniziato ad affermarsi sensibilmente in Europa attorno alla fine degli anni 90, mentre in America esistevano già negli anni '70. Strutture di supporto ridotte al minimo e nessun rapporto con le agenzie di viaggio costituiscono la loro piattaforma operativa di base. Internet occupa un ruolo centrale nella struttura delle compagnie low cost, costituendo non solo un importante fattore di riduzione dei loro costi industriali ma agendo anche sul piano culturale per milioni di utenti, cui è dato di poter cercare, da casa propria e in tutta autonomia, la soluzione di viaggio più vantaggiosa. Quanto alla riduzione dei costi industriali, vanno certo considerati anche altri fattori. A iniziare, ad esempio, dal prevalente impiego di aeroporti secondari/periferici, con spese aeroportuali notevolmente ridotte per le compagnie, unitamente a un utilizzo minimo delle infrastrutture aeroportuali e a ridottissimi tempi di sosta in aeroporto. Sebbene le compagnie tradizionali abbiano sempre potuto contare sulla clientela della business class e sul turismo di lusso, le 16

17 compagnie low cost, dal canto loro, non solo hanno eroso la fascia media della clientela tradizionale, ma hanno acquisito nuove aree di mercato tra quanti - giovani in primis -, per scarse disponibilità economiche, si sarebbero serviti di altri mezzi o avrebbero rinunciato a spostarsi. Senza considerare, infine, che proprio l'impiego di aeroporti secondari, offre una maggiore distribuzione del servizio aereo sul territorio, a tutto vantaggio, ad esempio, dell'incremento di flussi turistici, nonché dello sviluppo di aeroporti eccellenti ma che fino a meno di un decennio fa languivano nel limbo dell'inutilizzo: Roma-Ciampino e Milano-Orio al Serio (Bergamo) sono solo due degli esempi più emblematici. Tuttavia attualmente siamo ormai lontani dal periodo d oro delle compagnie low cost, che stanno attraversando anch esse un periodo di crisi. Nel 2008 una delle più grandi compagnie aeree low cost al mondo, la Ryanair, ha perso il 26% alla Borsa di Dublino per la prima volta dopo dieci anni e i profitti sono scesi dell 85% a causa dell aumento del prezzo del petrolio. Inoltre queste compagnie avevano incontrato problemi per via delle loro offerte, ritenute ingannevoli, e l antitrust le aveva obbligate a specificare se i prezzi indicati includevano andata e ritorno, le tasse e la cosiddetta fuel surcharge ovvero la differenza di prezzo in base all aumento del carburante. Va anche considerato il fatto che queste compagnie fanno pagare qualunque extra: pagare con carta di credito costa un supplemento; la priorità dell imbarco è a pagamento, anche il check-in della valigia è a pagamento. Il volo low cost diventa così un volo con prezzo paragonabile a quello di una compagnia di linea. Il continuo aumento del prezzo del petrolio potrebbe davvero significare la fine delle compagnie aeree low cost, come Ryanair e le altre. Anche l Istat ci fornisce dati negativi per le compagnie low cost. Nel 2010 il movimento di aeromobili presso gli scali nazionali è cresciuto, rispetto all'anno precedente, del 3,5%; i passeggeri sono aumentati del 7% e le merci e posta trasportate del 16,9%. Tuttavia sono i passeggeri dei voli di linea ad essere aumentati (del 7,5%) con un incremento sia sui voli nazionali (+6,2%), che su quelli internazionali (+8,6%). La percentuale di passeggeri che utilizza voli low cost nel 2010 rappresenta il 44% del totale, quota che scende al 30% se si considerano le linee aeree low cost italiane. Certo è che le compagnie low cost hanno cambiato il nostro modo di concepire il mondo e le distanze, sebbene il loro futuro sia incerto. Web e compagnie low cost, offrendo servizi complementari, hanno fatto sì che località prima sconosciute si rendessero visibili 17

18 tramite il web, e disponibili alla fruizione turistica immediata per la presenza di aeroporti secondari raggiunti dai voli low-cost. E dunque possibile raggiungere nuove destinazioni turistiche, che spesso presentano costi di gestione inferiori e quindi prezzi più competitivi. Questo moltiplicarsi delle offerte turistiche ha determinato una forte concorrenza tra località tradizionalmente turistiche e nuove destinazioni, spesso a sfavore delle prime. La competizione si gioca dunque non solo sulla disponibilità di attrazioni turistiche, ma sulla capacità di proporre prodotti turistici adeguati dal punto di vista della qualità e dei prezzi. 1.4 L evoluzione dell offerta turistica E più che mai assodato che il turismo è un bene a cui l uomo contemporaneo difficilmente riesce a rinunciare, nonostante la situazione economica globale non sia particolarmente favorevole. Uriely già nel 1997 sosteneva che tre sono le caratteristiche del turismo postmoderno: scarsa differenziazione tra l esperienza quotidiana e quella turistica; moltiplicazione di esperienze diverse all interno dello stesso momento turistico; ruolo della soggettività nella costruzione dell esperienza turistica. Il viaggio è diventato in ogni sua parte espressione dell individualità del singolo turista. Le occasioni di fuga dalla quotidianità per conquistare uno spazio dove ritrovarsi sono cresciute rispetto a un tempo. Tuttavia il lavoro si sovrappone in molte occasioni al viaggio, creando un continuum tra lavoro e turismo. Si è dunque ridotta la componente leisure rispetto ad altre motivazioni, ad esempio di studio, dando vita a nuove forme di turismo (vacanze studio, o work & travel). La quota di turisti auto organizzati è divenuta infine preponderante, essendo il viaggio diventato un prodotto artigianale costruito con attenzione e perizia, alla ricerca di esperienze autentiche, al fine di ritornare a casa con un bagaglio di emozioni e conoscenze da ricordare. Queste motivazioni possono in parte spiegare perché il turismo è diventato insostituibile. Lontani sono i tempi del primo turismo di massa, quando il turismo era percepito come un attività poco degna, e necessitava di scusanti o buone ragioni a supporto della sua 18

19 pratica (ad esempio ragioni di salute legate alla pratica degli sport, alla salubrità dell aria di mare o dell acqua termale). Il turismo oggi fa davvero parte della nostra vita di individui a pieno titolo, avendo assunto una sua completa dignità. Questo cambiamento combinato con la rivoluzione tecnologica ha richiesto capacità di adattamento, ripensamento e innovazione nella creazione dei servizi da parte degli operatori turistici pubblici e privati. Storicamente l'intermediazione turistica è sempre stata considerata un punto fondamentale del turismo, in quanto momento organizzato d'incontro tra domanda e offerta. Oggi tuttavia il turista è diventato più consapevole, è in grado di acquistare su internet i propri voli e i propri soggiorni in albergo in maniera autonoma. Emblematico è il caso del booking aereo e ferroviario per il quale il web sta diventando ormai il primo strumento usato. Nella visione industriale tipica del XX secolo, l'agenzia di viaggi rappresentava l'anello finale della filiera turistica: all inizio si poneva la località turistica, con i servizi turistici accessori, le strutture ricettive e i vettori di trasporto, organizzati poi dai tour operator in pacchetti di viaggio e messi in vendita infine dalle agenzie di viaggio. La filiera turistica contemporanea invece non può più esser rappresentata da una catena, ma da un sistema di reti: un network in cui tutti gli attori competono a tutti i livelli, rivolgendosi direttamente al cliente finale. Si è passati quindi da un mercato di massa a una massa di mercati, in cui tutti possono raggiungere il proprio cliente finale. Questo fa sì che i vari operatori saltino l'intermediazione delle agenzie di viaggio, allo stesso modo i tour operator vendono i propri pacchetti a target determinati e le strutture ricettive si auto organizzano sul web presentando le proprie offerte. Quella che può apparire come una spietata concorrenza può però trasformarsi in un opportunità concreta. E facile accorgersi tuttavia di come per il singolo operatore turistico risulti difficile farsi conoscere, apprezzare, raggiungere dunque la sua clientela all interno della vastissima offerta presente in rete. Dunque, fare network tra attori turistici differenti è la strada maestra per creare una qualità globale della vacanza, ossia una qualità che renda la destinazione appetibile e conosciuta. Proprio da questo network fra produttori di servizi diversi trae origine il fondamentale concetto di destinazione turistica. 19

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21 Cap. II Il Turismo delle Destinazioni 2.1 La destinazione turistica Il concetto di destinazione (destination in lingua inglese) è entrato a far parte del vocabolario turistico in tempi recenti. Fino agli anni 90 del secolo scorso era infatti poco conosciuto e difficilmente rintracciabile nei testi specialistici. Oggi tale concetto è diventato fondamentale per affrontare il turismo in un ottica contemporanea. Definiamo la destinazione come il contesto geografico scelto dal turista come meta del proprio viaggio. Non solo, la destinazione viene individuata e intesa come una combinazione di prodotti e servizi che il turista potenziale intende consumare nella delimitazione geografica da lui scelta. Possiamo affermare che Oggi le vere entità concorrenziali in ambito turistico sono proprio le destinazioni 1. Esse sono spazi geografici in cui l ospite trova tutte quelle prestazioni che ritiene necessarie al suo soggiorno 2. Tre sono gli elementi che vengono richiamati nel definire una destinazione: uno spazio geografico, il riferimento a un offerta (prodotto) e a un mercato (domanda); e infine l aggregato di risorse e attori che erogano l offerta 3. Questi elementi diventano un prodotto unitario attraverso l esperienza di fruizione del turista. La delimitazione geografica della destinazione varia in base all origine del potenziale ospite e in base alle conoscenze e alle informazioni che egli ha sulla destinazione stessa. In termini generali, la destinazione sarà tanto più ristretta quanto più particolari sono gli interessi che muovono il turista. Ad esempio, un turista che si sposta per interessi artistici specifici (come ad esempio vedere un solo particolare quadro, o una sola particolare collezione) può tranquillamente definire come destinazione soltanto la città dove si trova l opera o la collezione. E anche possibile individuare due variabili che influenzano in modo determinante la definizione della destinazione da parte del turista: la distanza che separa i due spazi geografici (la residenza e la meta) e tutto ciò che rientra nell ambito della fruizione (esperienza turistica). Più è lontano il luogo di residenza dell ospite e più è 1 Pechlaner, H./Weiermair, K. (2000) 2 Bieger, T. (2000) p Tamma (2002) p.17 21

22 ampia la destinazione; più specifico è l interesse dell ospite e più ristretta è la destinazione. Alcune destinazioni sono definite artificialmente secondo criteri geopolitici e storici, senza considerare le preferenze turistiche e le caratteristiche dell industria turistica. A volte invece i confini geo-politici vengono annullati dallo stesso turista, come nel caso delle Dolomiti, condivise da Trentino, Sűdtirol e Veneto, ma percepite ed utilizzate come parte dello stesso prodotto dal potenziale turista. Dal punto di vista dell offerta, la destinazione include necessariamente le risorse naturali ed antropiche, la comunità locale, gli attori dell offerta ma anche l identità stessa della destinazione. Considerando quindi che le destinazioni sono prima di tutto dei luoghi fisici, diviene fondamentale poter identificare e delimitare in maniera concreta tali entità. Spesso le destinazioni tendono ad auto-riconoscersi, sulla base di criteri di diversa natura (politico-amministrativi oppure storico-culturali). Tuttavia nel turismo i soggetti che conferiscono concretamente valore alle destinazioni sono i turisti stessi: un luogo diviene una destinazione quando il mercato ne acquisisce consapevolezza e quando questa consapevolezza si traduce in domanda effettiva 4. Questi contesti geografici presentano confini sempre nuovi e mutevoli, riconducibili alle esperienze dei singoli viaggiatori e dei diversi segmenti turistici. Gli individui, con le loro motivazioni, curiosità e bisogni, hanno un ruolo fondamentale nel processo di determinazione di una destinazione. Per meglio comprendere e analizzare le diverse tipologie di destinazione turistica è opportuno operare un ulteriore distinzione, tra le cosiddette destinazioni corporate e le destinazioni community 5. Le destinazioni corporate sono quei luoghi nei quali l offerta turistica è progettata, gestita e promossa sul mercato con una logica tipicamente orientata al marketing da parte di una società di gestione, la quale possiede in modo diretto o controlla attraverso accordi contrattuali i fattori di attrattiva, le strutture e le infrastrutture turistiche. Un tipico esempio può essere un parco divertimenti, nel quale orari, prezzi, servizi, immagine, promozione sono elementi decisi da un unica società di gestione. Le destinazioni di tipo community sono invece quelle dove la dimensione sistemica è l elemento principale per l elaborazione di una strategia di sviluppo turistico. In questo senso le destinazioni community possono essere definite come luoghi che, nel loro insieme, e attraverso l interazione dell attività di molteplici attori 4 Martini, U. (2010) p. 23 e ss. 5 Bieger, T. (1996; 1998), Flagestad, A. e Hope, C.A. (2001), Martini, U. (2010) p. 44 e ss. 22

23 locali, si propongono sul mercato turistico attraverso uno specifico brand 6. Le destinazioni community si distinguono, in particolare, perché le risorse e le attività sono possedute da imprese indipendenti e quasi sempre locali, e l ente pubblico territoriale ha un ruolo fondamentale nello sviluppo turistico poiché controlla le risorse locali e può sostenere l offerta attraverso finanziamenti. È dunque il territorio, nel suo insieme, a proporsi sul mercato turistico, offrendo un sistema di attrazioni naturali ed artificiali che consentono al consumatore di praticare una tipologia definita di vacanza. In queste destinazioni si evidenzia l importanza dell interazione tra il turista ed il territorio, in questo senso la vacanza implica un immersione nel paesaggio, alla ricerca delle attrazioni la cui presenza ha giustificato il viaggio Il ciclo di vita delle destinazioni turistiche Non tutte le destinazioni sono uguali, e la stessa destinazione si modifica nel tempo, dando luogo ad un suo peculiare ciclo di vita. Con questo termine intendiamo il succedersi di fasi dal momento d introduzione e lancio della destinazione sul mercato fino al raggiungimento di una posizione di consolidamento e infine di maturità. Parallelamente al trascorrere del tempo, evolvono nel territorio interessato dai flussi turistici elementi diversi, quali: L offerta della destinazione sotto il profilo strutturale, infrastrutturale, e del grado di capacità operativa degli attori locali La notorietà della destinazione e la sua collocazione nello spazio motivazionale all interno dei mercati obiettivo; Il consumo di territorio, ossia la porzione di spazio dedicata all attività turistica; L impatto del turismo sulla cultura locale, in termini di attività economiche praticate, di vocazione e cultura dell incontro fra la popolazione residente e gli ospiti, di usi e costumi indotti dalla pratica turistica. 6 Martini (2010) p Ibidem 23

24 Secondo gli schemi elaborati in letteratura 8 e ripresi di recente da Martini (2010, p.34) le fasi tipiche attraversate da una destinazione nel corso della sua traiettoria evolutiva sono le seguenti: Esplorazione: pochi turisti visitano il territorio, scarsità di servizi, naturalezza e originalità del luogo, ambiente integro, capacità ricettiva bassa, i turisti sono visti come ospiti che si integrano con le risorse e le attività presenti; Coinvolgimento: le prime attività imprenditoriali locali consentono di aumentare i servizi turistici offerti e il turismo inizia a diventare una fonte di lavoro per le popolazioni residenti; l impatto ambientale del turismo sul territorio inizia a crescere; Sviluppo: il territorio offre sempre nuovi servizi turistici, l attività di promozione continua a crescere e diviene essenziale nel processo di crescita; la percentuale dei turisti nei periodi di picco inizia a superare quella dei residenti, per questo è possibile il manifestarsi di problemi di antagonismo; Consolidamento: il turismo diviene parte essenziale del sistema economico locale; l ambiente inizia a manifestare problemi di inquinamento e di deterioramento; Stagnazione: è raggiunto il massimo sfruttamento dell area, la località è molto nota, ma inizia a essere considerata fuori moda ; il turismo è di massa con problemi di eccesso di carico per il territorio; Post-stagnazione: la località non è più meta di flussi turistici importanti, le strutture sono generalmente antiquate, non c è spinta innovativa o si tentano soluzioni senza progettualità manageriale: le attività turistiche esistenti sopravvivono grazie a un turismo di rendita ma col passare del tempo molte finiscono per chiudere. Esistono certo alcune possibilità alternative (declino vs. rilancio) che dipendono da un cambio della gestione della destinazione. 8 Butler (1980) ; Argwal (1997) 24

25 Attualmente nel mondo non esistono più destinazioni nella fase di Esplorazione, come potevano invece considerarsi ad esempio le Alpi agli inizi del XVIII secolo, quando i primi alpinisti (spesso inglesi) si interessarono a raggiungere i picchi più alti, cercando ospitalità e guide locali nei paesi di alta montagna. È invece tangibile nel nostro Paese il problema delle località in fase di Post-stagnazione: molte località balneari o di montagna un tempo note, non sono più meta di flussi turistici consistenti, nonostante presentino un alta percentuale del territorio destinata a servizi turistici, spesso in declino. Il rilancio di una destinazione di questo tipo dipende dalle decisioni assunte a livello di management della destinazione, e necessita di un riposizionamento sul mercato. 2.3 Destination Marketing L evoluzione del mercato globale del turismo ha determinato un cambiamento radicale nella costruzione del prodotto turistico non solo in relazione alla promozione ma soprattutto alla commercializzazione del prodotto. Se nella fase di sviluppo del mercato turistico come per i beni materiali veniva prima ideato il prodotto e poi si cercavano i potenziali clienti, oggi è necessario costruire il prodotto turistico partendo dai bisogni del potenziale cliente, anticipandone i desideri. Conoscere i propri clienti è diventato sempre più importante, in quanto il turismo postmoderno è diventato espressione dell individualità del singolo turista. Mantenere flussi turistici adeguati dipende dalla capacità di una destinazione di proporre sul mercato offerte stimolanti, sia dal punto di vista del valore emozionale e simbolico della vacanza, sia del rapporto fra qualità attesa e prezzo. È indispensabile interagire col mercato dal punto di vista comunicativo, commerciale e del prodotto. La disciplina responsabile di queste azioni è il Destination marketing, che si occupa del collegamento strategico fra la destinazione e i mercati. Un corretto approccio di marketing presuppone quindi il partire dalla ricerca delle opportunità di mercato per individuare i bisogni da soddisfare; sulla base di questa analisi è necessario definire il mercato o il segmento di mercato sul quale concentrare gli sforzi per mettere poi a punto i prodotti adatti al mercato prescelto e gestendo in modo adeguato le leve del marketing mix (prezzo, pubblicità, promozione e distribuzione). Per essere competitivo, 25

26 il prodotto turistico deve aggiungere ai due elementi tradizionali (attrattive e servizi) anche una propria immagine che permetta di costruire una proposta adatta al mercato. La tendenza attuale è quella di proporre sul mercato prodotti turistici sempre più integrati, poiché oggi il potenziale turista cerca prodotti più complessi, non è più interessato alle offerte tradizionali legate principalmente ad un unico elemento di base collegato alla destinazione (la città d arte, la montagna, il turismo balneare). Per il potenziale turista diventa quindi necessario identificare in una destinazione, accanto alle risorse naturali, storiche e culturali, anche altre forme di attrazione. La soddisfazione percepita dal turista dipende anche dalla capacità della destinazione di gestire l intero processo di acquisto e consumo e dalla capacità di gestione dell immagine e della percezione della destinazione stessa prima, durante e dopo la conclusione dell esperienza. Il potenziale consumatore ha una percezione della destinazione che è il risultato di numerose immagini differenti della stessa sul mercato, le quali possono essere gestite direttamente dalla destinazione, ma anche generate e veicolate da altre fonti. Dal punto di vista dell offerta, l immagine della destinazione è risultato dell identità della destinazione ma anche delle strategie di posizionamento della stessa adottate dagli attori locali. Riuscire ad interpretare i diversi prodotti e servizi attraverso un unica chiave di lettura (un unico brand) rappresenta spesso un limite alla creazione di un immagine turistica forte della destinazione. Come per tutti prodotti, anche per quelli turistici l impossibilità degli attori locali pubblici e privati di controllare l immagine della destinazione veicolata da diversi fonti (i media, gli opinion leader, i gruppi di riferimento, ecc) rappresenta un importante limite al posizionamento della stessa. Tuttavia, gli attori dell offerta possono indirizzare il consumatore verso un immagine condivisa, cercando di influenzare la motivazione di viaggio tramite azioni di coinvolgimento, favorendo l apprendimento di informazioni sulla destinazione e creando un attitudine positiva nei confronti della stessa. Se ad esempio la destinazione vuole posizionarsi nel mercato turistico del benessere, relax e natura, è necessario che tutti gli attori locali si propongano (con prodotti turistici, informazioni pubblicitarie, etc.) verso i turisti con una immagine adeguata e un messaggio coerente: sarebbe controproducente se alcuni degli attori si proponessero invece autonomamente come 26

27 destinazione business o di archeologia industriale. I turisti attuali o potenziali, in base alla percezione che hanno della destinazione, agiscono cercando informazioni, valutando le alternative, decidendo di prenotare e consumare il prodotto e poi confrontare i benefici percepiti con quelli attesi. L esperienza globale del turista nella destinazione deve essere gestita nel suo intero percorso, dalla fase precedente la vacanza alla fase successiva all esperienza turistica. E pertanto necessario trovare risposte strategiche e soluzioni operative ad una serie di questioni che riguardano principalmente l individuazione dei prodotti della destinazione e dei segmenti, l individuazione della promozione più adatta per integrare l identità, l immagine e la percezione della destinazione, l identificazione degli attori e delle modalità di interrelazione per la strategia di gestione e la determinazione del valore creato per o dal sistema destinazione. Inoltre, lo sviluppo e la gestione di prodotti turistici in una destinazione rappresenta una scelta strategica per la competitività della stessa. La promozione ha come obiettivo finale la differenziazione della destinazione dai suoi concorrenti. La decisione finale del turista si basa sui benefici attesi dal prodotto destinazione e le aspettative si creano in momenti diversi: prima, durante e dopo la visita. Nel valutare l esperienza turistica il visitatore non sempre percepisce le diverse responsabilità degli attori dell offerta e giudica il prodotto nel suo insieme. La capacità quindi di fare sistema diventa fondamentale e dipende soprattutto da due fattori importanti: l individuazione e la definizione del complesso di attori pubblici e privati (e dei loro ruoli) e l individuazione di progetti ed iniziative che aggreghino gli interessi degli stessi. E inoltre necessario considerare il valore che si viene a creare per ciascun attore del sistema e per la destinazione nel suo insieme (come espresso nella catena del valore di una destinazione, in fig. 3). 27

28 Fig.3. Catena di servizi della destinazione (da Pechlaner 2003, in Colloqui sul Turismo, Padova, Turismo Padova Terme Euganee) La relazione fra domanda e offerta nel processo di fruizione turistica è stata efficacemente decritta da Rispoli e Tamma (1995), individuando tre possibili configurazioni dell offerta di una destinazione: la configurazione punto punto: il prodotto turistico viene definito dal turista attraverso relazioni singole con gli attori locali; la configurazione package: il prodotto turistico viene progettato ed assemblato da un impresa specializzata (tour operator, agenzie di incoming, consorzio locale), la quale vende la vacanza nella sua composizione completa al turista sotto forma di pacchetto turistico ; la configurazione network: più attori della destinazione combinano la propria offerta per assicurare al turista sinergia, varietà e uniformità qualitativa delle diverse attrazioni di cui potrà beneficiare nel corso della vacanza. Esiste infine la possibilità che la funzione di governo della destinazione sia svolta, almeno nella fase di avvio, da un soggetto pubblico o misto, in assenza di una leadership espressa dalla medesima. Non esiste alcuna possibilità di stabilire a priori 28

29 quale sia il modello che assicura maggiore efficienza nel governo della destinazione, è invece possibile sostenere la necessità di cercare la coerenza tra conoscenza delle condizioni di partenza della destinazione e modello di gestione. La conoscenza del contesto si riferisce al numero di attori coinvolti nelle decisioni, al grado di consapevolezza che essi mostrano rispetto al territorio, al numero di centri decisionali esistenti all interno delle imprese e alle forme che regolano i rapporti tra imprese, oltre che alla natura degli scambi professionali. Un processo efficace di Destination Management deve essere in grado di superare il semplice sviluppo spontaneo e tendere alla realizzazione di azioni che trasformino le risorse locali in prodotti potenziali, attraverso un offerta strutturata a forma di network. Tradizionalmente le organizzazioni turistiche erano prevalentemente orientate al marketing però negli ultimi anni, pur riconoscendo il ruolo fondamentale delle azioni di marketing, un analisi più profonda evidenzia l esigenza di gestire un insieme di attività che vadano oltre il marketing e la promozione e si riferiscano piuttosto allo sviluppo della destinazione. Di conseguenza, sempre più spesso le DMO si configurano come destination developers, cioè strutture che agiscono per facilitare i processi di sviluppo e di difesa della competitività di un territorio determinato. Il loro compito non è più solo di curare aspetti relativi al marketing bensì anche quello di imprimere al sistema un indirizzo strategico di fondo consistente in una visione di sviluppo di ampio respiro. Ciò si traduce nella gestione dei flussi, l analisi della domanda, aggregazione e organizzazione dell offerta turistica, creazione di nuovi prodotti, creazione e gestione di un network relazionale. Un compito fondamentale è quello di creare sinergie e cooperazione tra tutti gli attori che, direttamente o indirettamente, sono coinvolti nel governo e nello sviluppo del prodotto turistico e nella gestione della destinazione. 2.4 Destination Management e Destination Management Organization Per gestire al meglio i fattori di attrattiva e i servizi turistici (offerta turistica) allo scopo di interessare la domanda, è necessario mettere in atto un processo strategico. Allo scopo di definire tale progetto strategico ed individuare le azioni necessarie è nata la disciplina del Destination management (che significa letteralmente gestione della destinazione ). Essa si può definire come un tipo di gestione strategica delle località turistiche attraverso un adeguato sistema di pianificazione e di controllo delle attività da 29

30 sviluppare per incentivare il flusso di turisti presenti in un area 9 o anche il tentativo di promuovere e organizzare l integrazione dell aggregato di elementi di un territorio che convergono nel dar corpo a un offerta turistica, in modo che essa aumenti le sue performance e la sua capacità di competere 10. La prospettiva del destination management vede dunque il territorio non solo come un contesto geografico bensì come un insieme di elementi qualificanti (istituzioni, identità, cultura, relazioni sociali, capacità) che hanno un ruolo propulsivo sull attività economica. Ogni impresa infatti trae dallo spazio geografico in cui è localizzata risorse e competenze necessarie alla propria attività. Un sistema locale deve sviluppare al suo interno istituzioni che pongano le basi per la cooperazione, assume quindi centralità il ruolo degli amministratori responsabili delle decisioni riguardanti l assetto istituzionale nel territorio. La gestione strategica del territorio deve superare le logiche di competizione e vedere il raggiungimento di accordi tra attori (pubblici e privati) per creare un disegno complessivo del territorio. Ogni impresa può dunque rafforzarsi grazie a legami strategici e operativi con altri operatori pubblici e privati. Le azioni del destination management sono rivolte a quattro campi principali di azione: la generazione di flussi turistici in entrata; la gestione dell immagine e del valore simbolico della destinazione; il coordinamento e la gestione delle relazioni con gli stakeholder (attori locali portatori di interessi specifici); la valutazione dell impatto del turismo sul sistema territoriale locale. Per ottimizzare l azione sinergica degli attori locali è possibile istituire degli enti che abbiano il compito d indirizzare la gestione delle imprese e di generare competenze specifiche. La necessità di gestire l offerta di un territorio come destinazione unitaria nei confronti di un turista intento a scegliere la propria meta, ha fatto sì che si creassero delle forme organizzative proprie, che prendono il nome di Destination Management Organization (DMO). Secondo l Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO) la Destination Management Organization (DMO) è l organizzazione responsabile per il management ed il marketing della destinazione, il cui compito è quello di promuovere e organizzare l integrazione dell aggregato di elementi di un territorio che convergono nel dar corpo ad un offerta turistica, in modo che essa aumenti le sue performance e la sua capacità di competere. La DMO può assumere varie forme a seconda del contesto 9 Della Corte (2000) p Tamma (2002) p

31 culturale, economico ma soprattutto normativo presente nel suo territorio. Alcune tra le forme possibili sono quelle di ente pubblico territoriale (aziende speciali), consorzi privati, aziende a capitale misto pubblico-privato, organizzazioni private o non profit. Si tratta di una società pubblico-privata con il compito di promuovere, commercializzare e gestire i flussi turistici della destinazione, coinvolgendo gli attori operanti sul territorio. Gli obiettivi della DMO sono: la soddisfazione del turista, la profittabilità degli operatori turistici, il coinvolgimento vantaggioso delle comunità ospitanti, la salvaguardia dell ambiente la promozione e tutela dell immagine (brand) della destinazione. Le funzioni della DMO possono quindi essere sintetizzati come segue: organizzazione/gestione/aggiornamento delle informazioni sull offerta turistica locale; qualificazione dei servizi e dei prodotti locali; integrazione dell offerta in pacchetti e servizi ad alto valore aggiunto; promozione/marketing/vendita dell offerta turistica integrata attraverso: innovativi canali digitali, monitoraggio della domanda e dell offerta, creazione di un network relazionale, implementazione di un sistema di qualità totale, sviluppo e promozione di forme di turismo sostenibile; segmentazione del mercato, promozione e distribuzione. 31

32 A seconda del livello di destinazione le DMO possono essere suddivise in: autorità/organizzazioni nazionali per il turismo, responsabili per la gestione e la promozione del turismo a livello nazionale; DMO di livello regionale o provinciale; DMO locale, responsabile per la gestione e il marketing del turismo con competenze su un area geografica o una città predefinita. La gestione della DMO presenta una dimensione strategica ed una dimensione operativa. La dimensione strategica riguarda la ricerca e la condivisione dei fattori di differenziazione e qualificazione del network relazionale e l attivazione dei servizi di marketing. La dimensione operativa riguarda il monitoraggio economico gestionale, lo sviluppo delle competenze e la gestione dei flussi informativi. Il compito delle DMO non è quindi di curare solo gli aspetti di marketing ma anche quello di imprimere al sistema un indirizzo di fondo consistente in una visione di sviluppo più ampia. Ciò si traduce nella gestione dei flussi, l analisi della domanda, nell aggregazione e l organizzazione dell offerta turistica, la creazione di nuovi prodotti, la creazione e gestione di un network relazionale. Si passa quindi dalla configurazione punto punto considerata un modello frammentato, alla configurazione network che rappresenta un modello sinergico. Il finanziamento delle DMO si differenzia in base alla struttura organizzativa o al contesto in cui opera la DMO: si può andare dall allocazione governativa di fondi pubblici, a tasse di scopo o all imposta di soggiorno, dalle sponsorizzazioni e pubblicità di specifiche attività promozionali ai contributi richiesti ai promotori ed ai soci, alle commissioni per servizi o attività dirette di prenotazione, etc. Alcuni autori 11 hanno provato a riassumere alcune delle possibili funzioni delle DMO come segue: 11 Morrison (1998) p.7; Presenza (2007) p.59 32

33 un economic driver che genera nuove entrate e nuova occupazione, contribuendo allo sviluppo di un economia locale più diversificata; un comunity marketer in grado di comunicare un immagine unitaria e le attrazioni della destinazione più significative verso un mercato selezionato di potenziali visitatori; un industry coordinator capace di indirizzare lo sviluppo turistico locale verso strategie focalizzate, incoraggiando le relazioni sistemiche tra le imprese turistiche locali e agendo sulla ridistribuzione e diffusione dei benefici derivanti dal fenomeno turistico; un quasi-public rappresentative poiché intermediario tra gli interessi dell industria turistica, le esigenze dei residenti, le scelte politiche e le richieste della domanda turistica; un builder of community pride attraverso azioni di supporto al miglioramento della qualità di vita per i visitatori e per le popolazioni ospitanti. L istituzione della DMO è dunque un intervento necessario alla pianificazione e gestione strategica di una destinazione. La DMO tuttavia non può essere semplicemente imposta da un ente istituzionale, o pianificata in anticipo secondo forme prestabilite. Visto che per funzionare deve creare un network tra gli attori locali (e riceverne la fiducia), la DMO deve attrarre l attenzione e la cooperazione degli stakeholders con una fase di ascolto e di concertazione necessarie alla sua costituzione, che può richiedere anche un tempo significativo (mesi o addirittura qualche anno). L azione strategica non può essere slegata ad un azione più pratica e produttiva di un valore aggiunto: l analisi della destinazione (individuazione degli interessi, dei punti di forza, delle potenzialità) deve essere accompagnata da azioni volte a produrre un beneficio e un senso di appartenenza per gli affiliati, basandosi sulla cooperazione degli stessi e sulle competenze eccellenti degli esperti designati a supervisionare questa fase. Ad esempio, si può istituire una carta dei servizi condivisa e sottoscritta dagli stakeholders. 33

34

35 Cap. III Il Turismo delle Aree Protette 3.1 Il turismo e la natura Alla nascita del turismo (pensiamo al periodo del Grand Tour) le prime attrazioni furono di tipo storico-artistico, e in seguito naturalistico. Fu il Romanticismo, infatti, ad ipotizzare un luogo naturale in cui l uomo, ben lontano dalla società industrializzata dell Ottocento, sarebbe stato soggetto solo alle leggi della natura e avrebbe dunque espresso in miglior modo le sue potenzialità. In quel periodo la scoperta delle vaste pianure del Far West fece sì che si iniziasse a parlare di selvaticità, o wilderness. Un ottimo esempio di ciò sono le fotografie di Timothy O Sullivan ( ), il quale partecipò a numerose spedizioni governative nei territori dell Ovest e fotografò le meraviglie naturali di Colorado, Nevada e Nuovo Messico. 12 Anche nel nostro Paese il fascino dei paesaggi fu spesso motivo di spostamenti per vacanze. Un Paese che non lasciò di certo indifferente anche personaggi celebri che vi si erano recati per altre motivazioni: la nostalgia dell Italia ispirò a Goethe la poesia Sensucht (che significa struggimento in tedesco; appendice I) nella quale cita elementi naturali come il verde fogliame, il mirto, i limoni e il cielo azzurro, sebbene l autore avesse deciso di effettuare il viaggio spinto principalmente dalla voglia di incontrare l antichità greca e romana (visitò per questo con gioia tra gli altri luoghi, anche l Arena di Verona). Durante il suo viaggio iniziato nel Settembre del 1786, annoterà nel suo diario impressioni sulla gente e sul paesaggio. Con le sue pagine piene di passione e di nostalgia, Goethe diede inizio allo speciale rapporto tra viaggiatori tedeschi e il nostro Paese. Un rapporto che non si è più spezzato, dato che continuano a costituire una presenza importante del turismo italiano. 3.2 Tipologie di turismo delle aree protette Parlando di turismo legato alle aree protette, si deve chiarire la terminologia relativa ai vari tipi di turismo esistenti, termini che, nonostante vengano a volte erroneamente 12 Graham C. (1997) La fotografia. Una storia culturale e visuale, p

36 utilizzati come sinonimi, non sono intercambiabili, e hanno precise connotazioni. Il turismo ambientale viene suddiviso in tre tipi dalla Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO): Turismo Naturalistico Turismo Sostenibile Ecoturismo Turismo naturalistico Il turismo naturalistico è un concetto ampio, che comprende tutte le tipologie di turismo basato sulla natura, per le quali la motivazione principale dei turisti è l'osservazione e l'apprezzamento della Natura e delle culture tradizionali. È perciò un concetto ampio, dentro al quale la motivazione naturalistica non esaurisce di per sé le ragioni della vacanza. Pertanto la presenza di altre motivazioni consente di individuare all'interno del turismo naturalistico almeno quattro ulteriori tipologie di turismo: turismo ricreativo, che si basa sul riposo, le brevi passeggiate poco impegnative, le visite a siti naturali e culturali; turismo attivo, che prevede la pratica di attività sportive, come ad esempio il trekking, o l ippoturismo; turismo rurale, per coloro che vogliono riscoprire la cultura rurale, attraverso esercizi rurali o percorsi enogastronomici, nel nostro Paese spesso legati ad aziende agrituristiche; turismo educativo, che prevede dei momenti di apprendimento sul campo, come l identificazione di fauna e flora, o corsi artigianali, o ancora l apprendimento di nozioni storico-culturali. 36

37 3.2.2 Turismo sostenibile Il turismo sostenibile viene elaborato in base al concetto di sviluppo sostenibile, introdotto per la prima volta da un documento predisposto nel 1987 dalla Commissione mondiale sull ambiente e lo sviluppo. Tale documento prese il nome di Rapporto Brundtland (conosciuto anche come Our Common Future ) dal nome della presidente della commissione, Gro Harlem Brundtland, all epoca anche Primo Ministro della Norvegia. In esso è contenuta la definizione di sviluppo sostenibile: Lo sviluppo sostenibile è lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni. Contiene in esso due concetti chiave: il concetto di bisogno, in particolare i bisogni essenziali delle popolazioni povere nel mondo, a cui dovrebbe essere data assoluta priorità; ed il concetto di limitazioni imposte dal livello tecnologico e dall organizzazione sociale sulla capacità ambientale di soddisfare bisogni presenti e futuri 13. La necessità di individuare un percorso universale per costruire uno sviluppo sostenibile, condusse la comunità mondiale a riunirsi nel 1992, nella Conferenza sull'ambiente e lo Sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro. Per sovrintendere all'applicazione degli accordi nacque la Commissione per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (CSD), organo incaricato di assistere e vigilare l'attuazione del Piano d'azione di Rio (Agenda 21) e degli altri accordi internazionali. Nello stesso anno l OMT, insieme al Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) e Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) pubblicarono le loro Linee Guida per lo Sviluppo Sostenibile e Gestione del Turismo Nazionale e Aree Protette. Nel 1995, la Carta di Lanzarote, prodotta dalla Conferenza Mondiale sul Turismo Sostenibile, definisce le priorità e i mezzi necessari a promuovere il turismo sostenibile, in modo tale da salvaguardare le risorse naturali e il patrimonio storico-culturale per le generazioni future. In appendice viene proposto un Piano d Azione del Turismo Sostenibile che stabilisce concrete linee di azione e raccomanda l adozione di specifiche misure per promuovere l integrazione del turismo nella strategia complessiva di sviluppo sostenibile. Nel 1997 attraverso tappe successive (dichiarazione di Berlino, carta di Calvià) si approfondiscono le tematiche del turismo sostenibile e si suggeriscono nuove misure per la sua attuazione. Nel 1999 l'omt vara il Global Code of Ethics for 13 Our Common Future: Report of the World Commission on Environment and Development Parte I, Capitolo 2 Towards Sustainable Development (1987) 37

38 Tourism, nonostante varie frange dei movimenti la considerano insufficiente in vari punti. Nello stesso anno viene infine elaborata una Carta Europea del Turismo Sostenibile nelle Aree Protette (CETS). Nel 2001, la Carta di Rimini considera le destinazioni del turismo di massa e le priorità su cui indirizzare e promuovere gli sforzi e gli impegni nei prossimi anni. Sottolinea inoltre l urgenza di un azione concertata, in grado di agire efficacemente sulla crescente domanda e offerta turistica. Nel 2002 il World Summit on Sustainable Development, svoltosi a Johannesburg in Sudafrica, costituisce un occasione per fare un bilancio delle azioni pianificate in precedenza e un check-point per pensare alle prossime sfide, in particolare in relazione al turismo di massa. Tra gli incontri più recenti rientra il Summit di Lisbona del 2007 tenuto dal World Travel & Tourism Council, al quale hanno partecipato più di un centinaio di esponenti delle compagnie più significative dell'industria di viaggi e turismo. Esistono molte definizioni simili di turismo sostenibile, una delle più attuali, data dall OMT è: il turismo che tiene pienamente conto del proprio impatto economico sociale ed ambientale sia corrente che futuro, indirizzando i bisogni dei visitatori, dell industria, dell ambiente e delle comunità ospitanti 14. Linee guida e pratiche gestionali di sviluppo turistico sostenibile sono applicabili a tutte le forme di turismo in ogni tipo di destinazione, incluso il turismo di massa e le varie nicchie e segmenti turistici. I principi di sostenibilità si riferiscono ad aspetti ambientali, economici e socio-culturali dello sviluppo turistico. Un adeguato bilanciamento deve essere stabilito tra queste tre dimensioni per garantire la sua durata nel lungo periodo. Dunque i doveri del turismo sostenibile sono: 1. Fare uso ottimale delle risorse ambientali che costituiscono un elemento chiave nello sviluppo turistico, mantenendo processi ecologici essenziali e aiutando a conservare il patrimonio naturale e la sua biodiversità. 2. Rispettare le autenticità socio-culturali delle comunità ospitanti, conservare il loro patrimonio culturale passato e attuale ed i loro valori tradizionali, e contribuire alla comprensione e tolleranza interculturale. 14 fonte UNWTO (ultima consultazione 12 ottobre 2012) 38

39 3. Assicurare operazioni economiche produttive e di lungo termine che apportino vantaggi socio-economici distribuiti equamente tra tutti gli stakeholders, includendo impieghi lavorativi stabili e opportunità di guadagno in entrata, nonché servizi sociali alle comunità ospitanti e contributi alla diminuzione della povertà. Secondo la UNWTO, lo sviluppo turistico sostenibile richiede la partecipazione informata di tutti gli stakeholders rilevanti, nonché una forte guida politica per assicurare un ampia partecipazione e la costruzione del consenso. Certamente attuare il turismo sostenibile è un processo continuo, e richiede un monitoraggio costante degli impatti, introducendo le necessarie misure preventive e/o correttive. Il turismo sostenibile dovrebbe anche mantenere un alto livello di soddisfazione del turista e assicurare una esperienza significativa, aumentando la consapevolezza dei turisti riguardo alla sostenibilità e promuovendo pratiche di turismo sostenibile tra di essi Ecoturismo Per quanto riguarda l Ecoturismo, esso è stato definito, promosso e diffuso da un organizzazione no profit dedicata, La TIES (International Ecotourism Society) 15. Fondata nel 1990 è stata all avanguardia nello sviluppo dell ecoturismo, fornendo linee guida e standards, formazione, assistenza tecnica, ricerche e pubblicazioni. Il network globale di professionisti dell ecoturismo ed ecoturisti formato dalla TIES sta cercando di fare del turismo uno strumento multiuso per la conservazione, la protezione della diversità biologica e culturale, e dello sviluppo sostenibile comunitario. La definizione data di Ecoturismo è la seguente: "viaggio responsabile verso aree naturali che conserva l'ambiente e migliora il benessere della popolazione locale" (TIES,1990). Secondo la TIES l'ecoturismo si occupa di unire conservazione, comunità e turismo sostenibile. Ciò significa che chi è partecipe delle attività di ecoturismo dovrebbe seguire questi principi: minimizzare gli impatti 15 fonte TIES (ultima consultazione 19 ottobre 2012) 39

40 formare una consapevolezza e un rispetto ambientale e culturale fornire esperienze positive per i visitatori e per gli ospiti fornire benefici finanziari e potenziamenti per la gente locale aumentare la sensibilità circa il clima politico, ambientale e sociale dei paesi visitati Simile è anche la definizione data dalla OMT, secondo cui l Ecoturismo, indica tutte quelle forme di turismo che soddisfano le seguenti caratteristiche: 1. tutte le forme di turismo basato sulla natura in cui la motivazione maggiore dei turisti è l osservazione e l apprezzamento della natura come anche delle culture tradizionali prevalenti in aree naturali 2. contiene caratteristiche educative e interpretative 3. è generalmente ma non esclusivamente organizzato da tour operator specializzati per piccoli gruppi. I fornitori di servizi nelle destinazioni tendono ad essere realtà aziendali locali e di piccole dimensioni. 4. minimizza gli impatti negativi sull ambiente naturale e socio-culturale 5. supporta il mantenimento di aree naturali che sono usate come attrazioni ecoturistiche in vari modi: generando benefici economici per comunità ospitanti, organizzazioni e autorità, organizzando le aree naturali con propositi conservativi fornendo posti di lavoro alternativi e opportunità di guadagno per le comunità locali 40

41 aumentando la consapevolezza e l attenzione verso la conservazione degli assetti naturali e culturali, sia tra i locali che tra i turisti. Le due definizioni ripropongono elementi comuni come l importanza della salvaguardia della cultura locale e dell ambiente, l aumento della consapevolezza di tematiche ambientali e culturali sia tra i turisti che tra gli autoctoni, nonché la necessità di far sì che il fenomeno turistico abbia ricadute positive sull economia dei paesi visitati. La OMT da anche un indicazione sulle dimensioni ridotte degli attori fornitori di servizi, facendoci capire che si tratta di realtà di nicchia, che per tutelare la propria esistenza non possono essere oggetto di turismo di massa. 3.3 I Parchi naturali: origini e obiettivi Mete favorite del turismo naturalistico, del turismo sostenibile e dell ecoturismo sono senza dubbio i Parchi naturali. Fin dagli inizi della civiltà l'uomo ha destinato determinate porzioni di territorio a fini particolari. L idea della presenza di aree da proteggere, inizialmente per motivazioni sacre, ci è stata tramandata anche da civiltà relativamente recenti, dedite alla caccia e alla raccolta. Alcuni esempi di queste aree sono le Black Hills dei Dakota, la riserva sacra di Icyia nel Rwanda, destinata alla caccia reale rituale di un elefante all'anno, e la montagna sacra Ayers Rock, divenuta negli anni 90 Parco Nazionale Uluru, amministrato dagli aborigeni australiani. Nel medioevo europeo invece, il parco era soprattutto la riserva di caccia destinata all uso esclusivo dei nobili. Erano considerate tali la foresta di Fontainebleau vicino a Parigi, la foresta nera di Sherwood vicino a Nottingham, il bosco della Fontana vicino a Mantova, il bosco di Carrega vicino a Parma, le riserve di caccia dei Savoia in diverse valli del Piemonte e della Valle d'aosta (che portarono all istituzione del 1 Parco nazionale italiano, il Parco del Gran Paradiso). Si tratta di aree che in tempi più recenti, mutate le condizioni storiche, economiche, sociali e culturali, sono state in gran parte trasformate in parchi naturali o riserve integrali. I primi atti di tutela del territorio risalgono dunque alla metà del XIX secolo. Nell'Europa antropizzata la conservazione della natura nacque come reazione élitaria a crescenti fenomeni di pressione ambientale, legati alla civiltà industriale, mentre negli Stati Uniti la maggiore motivazione fu la volontà di dotare la popolazione di un elemento di riconoscimento e di identità culturale. Verso la 41

42 metà dell Ottocento nel Nord America si sviluppa un movimento di opinione che si pone come obiettivo la preservazione della monumentalità naturale del territorio, paragonabile a quella artistica delle cattedrali europee. Prende forma il concetto di salvaguardia, con l'obiettivo della protezione e della conservazione delle emergenze di interesse paesaggistico, storico e scientifico di un certo territorio. Nascono così i primi parchi nazionali: l'istituzione dello Yellowstone National Park, nel 1872, segna tradizionalmente la data di nascita del parco moderno. Le motivazioni sottese alla creazione dei parchi fino al primo ventennio del XX secolo furono: 1. Prevenire una possibile trasformazione ad uso agricolo e intensivo di territori di singolare bellezza, 2. Dare possibilità al pubblico di beneficiare di questa conservazione, 3. Sviluppare studi scientifici impossibili altrove. Nella seconda metà del XIX secolo la maggior parte delle scienze naturali faceva un vasto uso della tecnica fotografica. Le fotografie di William Henry Jackson, scattate perlopiù nella selvaggia regione nordoccidentale del Wyoming, diedero un forte impulso al processo che portò il governo degli Stati Uniti a istituire il Parco nazionale di Yellowstone, nel Celebre la sua fotografia Gran Canyon del Colorado (Appendice II) con cui imposta un modello che verrà ripreso da gran parte della fotografia americana di paesaggio del Novecento. 16 In Italia il primo parco nazionale fu quello del Gran Paradiso, istituito nel 1922 con R.D.L. n. 1584, già tutelato dalle Regie Patenti dal 1821, riserva reale di caccia dal 1856 per volontà di Vittorio Emanuele II. Nello stesso anno nacque anche il parco nazionale d'abruzzo. Sembrava che l'italia si scuotesse per assumere addirittura un ruolo di preminenza nella conservazione della natura in Europa. L avvento del fascismo impresse però il suo marchio autoritario anche ai parchi nazionali. Il Parco del Gran Paradiso venne ben presto affidato alla Milizia nazionale e sorte analoga ebbe nel 1933 il parco nazionale d'abruzzo. Una decina d anni più tardi vennero istituiti anche il parco 16 Graham C. (1997) La fotografia. Una storia culturale e visuale., p.65 42

43 nazionale del Circeo (1934) e il parco nazionale dello Stelvio (1935), senza alcun tipo di consultazione con la popolazione locale. La loro istituzione era legata anche alla volontà di celebrare la recente Storia patria: la conquista dei nuovi confini nazionali per lo Stelvio, e l'operosa bonifica fascista dell'agro pontino per il Circeo. I parchi erano gestiti in forma repressiva, senza però impedire efficacemente il bracconaggio e le manomissioni. Questa gestione diede vita a pregiudizi e ostilità da parte delle popolazioni locali, che perdurarono anche nel dopoguerra. La Costituzione del 1948, pur non menzionando direttamente la conservazione della natura, inserì la tutela del paesaggio tra i principi fondamentali dello Stato (articolo 9), demandando nel contempo alla competenza legislativa delle Regioni la gestione territoriale. Nacque pertanto il sovra ordinamento della materia paesaggistico-ambientale, d'interesse nazionale, a quella urbanistica. Le istanze di rinnovamento trovarono nuovi fautori in esponenti della comunità scientifica e dell'incipiente associazionismo ambientale. Risale al 1950 la fondazione di Italia Nostra, mentre tra il 1966 ed il 1975 nacquero le grandi organizzazioni ambientaliste internazionali: la sezione italiana del World Wildlife Fund (Wwf), il Fondo dell'ambiente Italiano (Fai), la Lega Italiana per la Protezione Uccelli (Lipu) e Legambiente. Entro la fine del 1979 venne presentato un disegno di legge che prevedeva l'istituzione di enti di gestione autonomi per tutti i parchi nazionali e le aree protette esistenti. In questo nuovo clima, iniziò il percorso che portò nel 1991 alla promulgazione della Legge Quadro sulle aree protette. La legge disciplina direttamente la materia dei parchi nazionali, istituendone otto ex-novo e definendo forma giuridica, competenze e strumenti degli enti preposti alla loro gestione; essa, inoltre, funge da provvedimento d'indirizzo per parchi e riserve locali, finalmente riconosciute, demandandone individuazione e definizione della forma gestionale a leggi da emanare a livello di singola regione. Ad oggi in Italia sono stati istituiti 24 parchi nazionali. Il parco nazionale integra e completa la salvaguardia operata dai parchi regionali, occupandosi di territori molto vasti (almeno per la realtà italiana) e coinvolgendo diverse decine di Comuni. Accanto ad una differenza amministrativa (in quanto istituito e dipendente dal Ministero dell'ambiente) il parco nazionale presenta una differenza dalle altre forme di protezione anche per la gestione di un territorio ampio, variegato, con una significativa presenza umana. 43

44 3.4 La CETS: Carta Europea del Turismo Sostenibile La Carta prende spunto dalle raccomandazioni stilate nello studio di EUROPARC del 1993 dal titolo "Loving Them to Death? Sustainable Tourism in Europe's Nature and National Parks",e rispecchia le priorità mondiali ed europee espresse dalle raccomandazioni dell'agenda 21, adottate durante la Conferenza sull'ambiente e lo Sviluppo a Rio de Janeiro nel La Carta è una delle priorità per i parchi europei definite nel programma d'azione Parks for Life (1994) dell' Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN). Essa si conforma ai principi enunciati dalla Carta mondiale del turismo sostenibile, elaborata a Lanzarote nel Nello specifico, la Carta Europea del Turismo Sostenibile (CETS) nelle Aree Protette si configura come una certificazione di processo in corso, ma anche uno strumento metodologico che punta a favorire la concreta applicazione del concetto di sviluppo sostenibile che abbia cura della protezione delle risorse, che sia vitale e socialmente equo e che sia uno sviluppo capace di rispondere ai bisogni delle generazioni attuali, senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai propri. La CETS è coordinata da Europarc Federation (la rete delle aree protette europee), che, col supporto delle sezioni nazionali della federazione (come Federparchi-Europarc Italia), gestisce la procedura di conferimento della Carta e coordina la rete delle aree protette certificate. La CETS nacque da un programma finanziato dall Unione Europea denominato LIFE, che si svolse nel periodo attraverso un Comitato di coordinamento composto da: 10 parchi pilota in 6 paesi europei Rappresentanti del Settore Turistico a livello nazionale e locale Rappresentanti a livello globale delle Organizzazioni Turistiche e di Protezione dell Ambiente Nacque così la Carta Europea per il Turismo Sostenibile nelle Aree Protette, uno strumento metodologico e una Certificazione (non di qualità, ma di processo) che permette una migliore gestione delle aree protette per lo sviluppo del turismo sostenibile 44

45 La CETS è coordinata da EUROPARC Federation che, col supporto delle sezioni nazionali della federazione (come Federparchi-Europarc Italia), gestisce la procedura di conferimento della Carta e coordina la rete delle aree certificate. Gli obiettivi fondamentali della Carta sono: Aumentare la conoscenza e il sostegno per le aree protette europee come parte fondamentale del nostro patrimonio, da preservare per la fruizione delle generazioni attuali e quelle a venire. Migliorare lo sviluppo sostenibile e la gestione del turismo nelle aree protette, rispettando i bisogni dell ambiente, dei residenti, delle imprese locali e dei visitatori. La Carta enuncia 10 Principi che tutti i partecipanti al processo sottoscrivono. Ad ogni principio corrisponderanno alcune azioni promosse dal parco o dagli altri soggetti del processo. 1. Lavorare in partnership, cioè coinvolgere tutti coloro che sono implicati nel settore turistico dell area protetta, nel suo sviluppo e nella sua gestione (Forum permanente, o una struttura equivalente) 2. Elaborare e realizzare una strategia, basata su attente valutazioni, nonché approvata e condivisa dai soggetti locali coinvolti 3. Tutelare e migliorare il patrimonio naturale e culturale dell area, attraverso il turismo, ma al contempo proteggere l area da uno sviluppo turistico inappropriato: azioni di monitoraggio su flora e fauna, di riduzione di impatto, di promozione attività turistiche legate a cultura e natura 4. Garantire ai visitatori un elevato livello di qualità in tutte le fasi della loro visita, attraverso analisi di soddisfazione dei visitatori, miglioramento della qualità, attenzione ai visitatori diversamente abili 45

46 5. Comunicare efficacemente ai visitatori le caratteristiche proprie ed uniche dell area, attraverso azioni di promozione, l istituzione di centri per i visitatori, un corretto utilizzo del web Incoraggiare prodotti turistici specifici che aiutino a conoscere e scoprire il territorio locale, tramite l organizzazione di eventi, pacchetti turistici, prodotti tipici 7. Migliorare la conoscenza dell area protetta e dei temi della sostenibilità tra tutti gli attori coinvolti nel settore turistico, tramite attività di formazione 8. Assicurare che il sostegno al turismo non comporti costi per la qualità della vita delle comunità locali residenti, coinvolgere le comunità locali nelle attività del Parco, gestire eventuali conflitti in maniera adeguata 9. Accrescere i benefici provenienti dal turismo per l economia locale, favorendo la creazione di posti di lavoro, nonché l impiego di prodotti e servizi locali 10. Monitorare i flussi di visitatori indirizzandoli verso una riduzione degli impatti negativi, cercando di mantenere una mobilità sostenibile Elemento centrale della CETS è la collaborazione tra tutte le parti interessate a sviluppare una strategia comune, sulla base di una approfondita analisi della situazione locale. La CETS è suddivisa in tre fasi: Fase I Turismo sostenibile per l area protetta. Per ottenere la Carta, l area protetta deve anzitutto presentare la candidatura ad Europarc Federation. È necessario creare e gestire dei forum (Tavoli di lavoro) con i diversi attori dell area (imprese, amministratori locali, associazioni,etc.) che prenderanno parte a tutto il processo. L area protetta deve poi realizzare un rapporto 46

47 diagnostico del mercato turistico, delle opportunità ma anche dell impatto ambientale, economico e sociale del turismo sull area. Il passo successivo consiste nell elaborare una strategia e un Piano d Azione quinquennale per lo sviluppo del turismo sostenibile. L area protetta deve poi ottenere la valutazione positiva da Europarc Federation sul processo in atto e sul Piano d Azione proposto. Una volta ottenuta la Carta, l area protetta deve mettere in pratica il Piano d Azione, in stretta collaborazione con i Forum. La Carta ha validità cinque anni, rinnovabile. Le aree protette che hanno ottenuto la Carta possono, a loro volta, decidere di implementare le FASI II e III, consistenti in accordi diretti con imprese e tour operator, che si impegnano con l area protetta ad implementare un Piano d Azione individuale.. Fase II Turismo sostenibile per imprese turistiche locali situate all interno o vicino l area protetta. L impresa turistica situata all interno o vicino all'area protetta si impegna nella riflessione e nell'applicazione dei principi di sviluppo turistico sostenibile, in partenariato con l'area protetta. Alcuni dei benefici dell adesione alla CETS per le imprese turistiche locali: distinguersi a livello europeo sviluppare nuove opportunità commerciali grazie a una nuova clientela, attratta dalle aree protette; destagionalizzare la propria offerta turistica predisporre più facilmente un partenariato commerciale con gli altri protagonisti economici della regione; ricevere informazioni di qualità sulla presenza dei turisti nell'area protetta, e sul loro segmento di mercato; 47

48 Inoltre l impresa gode di benefici secondari che si riflettono su tutto il territorio: viene rafforzata la qualità della propria offerta turistica attraverso una migliore organizzazione del turismo nell'intero territorio; l impresa e la zona locale beneficiano di un'informazione turistica di qualità sull'area protetta; può ricevere strumenti e consigli per l'adozione di tecniche di gestione ambientale. Gli impegni richiesti al responsabile dell'impresa turistica: - accettare e rispettare i principi dello sviluppo sostenibile enunciati nella Carta, adeguandoli al contesto locale; - definire una strategia a medio termine, in stretto partenariato con l'istituzione che gestisce l'area protetta, per contribuire a uno sviluppo turistico sostenibile sul territorio. Fase III Turismo sostenibile per i tour operator che operano nell area protetta. Anche i tour operator possono integrare nella propria offerta i principi dello sviluppo sostenibile, lavorando in partenariato con l'organismo che anima la strategia dell'area protetta e con gli operatori turistici locali. Aderendo a questa Carta, il responsabile del tour operator si impegna ad adottare una nuova etica del turismo. Questi alcuni dei vantaggi potenziali: - distinguersi a livello europeo; - sviluppare nuove opportunità commerciali rivolte a clientele sensibili al rispetto per l'ambiente; 48

49 - opportunità di partenariato con gli organizzatori di viaggi di altri paesi d'europa; - organizzare una migliore accoglienza nelle aree protette; - ottenere l'intervento di protagonisti locali, nel corso dei viaggi organizzati; - ottenere il sostegno da parte dell'area protetta nell'elaborazione dei prodotti (identificazione dei siti, disponibilità del personale dell'area protetta, aiuti nell'interazione con le personalità locali); L'impegno per l'organizzatore di viaggi: - accettare e rispettare i principi dello sviluppo sostenibile enunciati nella Carta, adeguandoli alla propria attività. - definire una strategia annuale in stretto partenariato con l'istituzione che gestisce l'area protetta. Attualmente in Europa 107 aree protette in 13 paesi hanno ottenuto la Carta. Attualmente i parchi certificati sono tredici: Parco Nazionale Monti Sibillini; Parco Naturale Alpi Marittime; Parco Naturale Adamello Brenta; Parco Regionale dell'adamello; Aree Protette delle Alpi Lepontine; Sistema Aree Protette dell'oltrepò Mantovano; Parco Naturale Alto Garda Bresciano; Parco Nazionale d Abruzzo, Lazio e Molise; Parco Nazionale della Sila; Parco dei Colli Euganei, il Parco Dune costiere, il sistema dei Parchi del Salento, la Riserva del Monte Rufeno. Di questi, gli ultimi quattro menzionati hanno ottenuto la Carta durante la conferenza annuale della federazione dei parchi europei (Europark) tenutasi a Genk (Belgio) a fine Ottobre scorso (2012). 49

50 I processi in corso coinvolgono attualmente i seguenti parchi: Parco Nazionale Val Grande; Parco Regionale Veglia Devero e Alta Valle Antrona, Parco Nazionale del Pollino, Parco Regionale Sasso Simone e Simoncello, Parco Regionale del Conero, Parco Regionale Gola Rossa e Frasassi, Parco Regionale Monte San Bartolo, Parco Nazionale dell'appennino Lucano Val d'agri-lagonegrese. La CETS costituisce uno strumento flessibile, adattabile a diverse realtà e diversi contesti ambientali e socio-economici. Essa può rappresentare senza dubbio una base per rafforzare le relazioni tra area protetta e comunità locali, tra gli attori del turismo locale e l industria turistica, creando un opportunità di influenzare lo sviluppo turistico ed economico dell area. La Carta identifica un impegno di alto profilo nel panorama europeo nel turismo sostenibile, aumentando il prestigio e la visibilità dell area. Con essa possono aumentare dunque le pubbliche relazioni e le opportunità di sensibilizzazione dei visitatori, e dei media locali e nazionali, sui temi dello sviluppo sostenibile. La Carta da inoltre l opportunità di lavorare con altri parchi europei in rete, apprendendo dalle loro esperienze. Essa può fungere da utile valutazione interna per produrre nuove idee, ma anche aumentare la credibilità dell area nei confronti di potenziali finanziatori esterni. 50

51 Cap. IV La valle Anzasca e le sue potenzialità turistiche Fig. 4 Posizione della valle Anzasca nella Regione Piemonte 4.1 Cenni storici, demografici e geomorfologici sulla valle Anzasca La valle Anzasca è la valle alpina più meridionale tra le vallate dell Ossola. Si articola in due aree geografiche e culturalmente diverse: la valle Anzasca propriamente detta, di cultura romanza e latina, il cui popolamento risale ad epoca preromana; e la valle di Macugnaga (come era definita dagli storici dell Ottocento) di cultura walser, il cui popolamento risale al XIII secolo. A separare fisicamente queste due aree è il salto roccioso del Morghen, uno sperone alto 160 metri che fa da confine tra le due parti della valle, ma che è anche il punto di incontro di una vicenda storica e culturale che è diventata sempre più unitaria con il passare degli anni. La valle Anzasca è percorsa dal torrente Anza che nasce dal Monte 51

52 Rosa e dopo trentun chilometri si immette nel fiume Toce nel territorio comunale di Piedimulera (VB). L Anza è uno degli affluenti più importanti del Toce, perché oltre alle acque e alle precipitazioni atmosferiche delle valli laterali, riceve l apporto dai ghiacciai della valle. La sua pendenza media è del 5% (con un picco del 7% nella forra d erosione del Morghen) e questo spiega il carattere fortemente distruttivo delle sue piene e delle esondazioni. La collocazione geografica della valle è definita dalle catene montuose che dal Monte Rosa si originano in direzione ovest-est. Dalle quattro vette sommitali (Gnifetti m 4556, Zummstein m 4563, Dufour m4634 e Nordend m 4609) si diparte in direzione nord-est la cresta spartiacque con il Vallese che chiude la valle a nord con il Pizzo di Antigine (m 3183). Da esso si diparte verso oriente una lunga linea di cresta che culmina con il Pizzo Castello (m 1607) sopra a Piedimulera e separa la Valle Antrona a Nord dall Anzasca a sud. Una seconda linea di cresta si diparte da Punta Gnifetti e si sviluppa verso oriente fino a Cima Capezzone (m 3497). Fig.5 valle Anzasca e cime delle creste La valle ha una superficie di 252,23 chilometri quadrati, e solo il 14,7% del territorio si trova sotto i 1000 metri. Il clima della valle Anzasca è fortemente influenzato dalla massa ghiacciata del Monte Rosa da cui scendono venti freddi che percorrono longitudinalmente la valle. Come per le altre valli ossolane le medie di precipitazioni annue sono abbondantemente sopra la media nazionale, e sono il risultato dello scontro dei venti freddi e secchi provenienti dai laghi e dalla pianura padana. Anche l innevamento varia in conseguenza delle fasce 52

53 altimetriche; la neve cade tradizionalmente da novembre a marzo nella media e bassa valle, mentre a Macugnaga cade da ottobre ad aprile con uno spessore medio che può superare il metro. Nell estate del 1789 il naturalista ginevrino Horace Benedicte De Saussure annotava nel suo diario: Altra caratteristica notevole di questa valle è di non avere fondo; i due versanti contrapposti, riunendosi alla base, formano un angolo acuto nel quale scorre l Anza. I numerosi villaggi che popolano la valle sono quasi tutti aggrappati ai fianchi impervi della montagna o costruiti su piccoli pianori. La valle si apre circa dodici chilometri a sud di Domodossola alle spalle di Piedimulera (il cui nome significa appunto ai piedi della mulattiera ) e si protende boscosa fino a Macugnaga. La strada della valle si estende circa trenta chilometri, esclusivamente sul versante soleggiato di sinistra, dove si trovano quasi tutti gli insediamenti. Caratteristica del popolamento umano di questo territorio è la grande dispersione degli insediamenti: nel 1951 la popolazione della valle era distribuita in 82 nuclei e centri abitati; 30 anni dopo, alla fine degli anni 70, i centri abitati erano già quasi dimezzati (47). La diminuzione della dispersione degli insediamenti è collegata sia all andamento demografico decrescente sia alla distanza dai servizi essenziali. Lungo la strada oggi si incontrano progressivamente gli abitati di Pieve Vergonte, Castiglione, Calasca, Pontegrande (dove inizia la famosa parete est del Monte Rosa), Bannio, e poi Anzino, San Carlo e Vanzone, Ceppo Morelli, e infine Campioli, l ultima frazione prima di Macugnaga. L entità socio-politica della valle trova espressione nella Comunità Montana con sede a Pontegrande che riunisce i cinque comuni della valle: Calasca Castiglione, Bannio Anzino, Vanzone san Carlo, Ceppo Morelli e Macugnaga. L evoluzione demografica rientra in quel generale processo storico e sociale detto spopolamento alpino. La popolazione della valle Anzasca rimase essenzialmente stabile tra il XVI e il XVII secolo, con circa 6500 unità. Erano i secoli della massima estensione degli alpeggi e dei pascoli di alta montagna, ma anche i secoli dell emigrazione. Crosa Lenz (op. cit., 1990) riporta un racconto del delegato del governatore spagnolo di Milano che venne in visita nel 1652 a Macugnaga: cioè li vecchi e le donne che dimorano a casa, sendo che li altri tutti vanno pel mondo, non essendo sufficiente ciò che si cava per mantenere quei popoli neanche la quarta parte dell anno[ ] L emigrazione si specializzò nel tempo nei mestieri del 53

54 vino (nell Alessandrino e nel Pavese), nei mastellai di Macugnaga, ma anche nella gioielleria in particolar modo a Vanzone. Le guerre e le vicende politiche tuttavia non segnarono molto gli abitanti della valle, lontani dagli accadimenti storici di portata internazionale. Gli avvenimenti importanti nella vita delle comunità furono di altro tipo: valanghe, fulmini, esondazioni, e a qualche evento miracoloso legato alla religiosità forte tipica di questo territorio. Nella prima metà dell 800 la popolazione scende sotto le 5000 unità, mantenendosi a fine secolo intorno ai 3600 abitanti. È tra gli anni 30 e 40 del Novecento che la popolazione torna ad aumentare, coincidendo con gli anni della massima attività estrattiva delle miniere aurifere della valle. In concomitanza con questo fenomeno, anche l industria turistica comincia a svilupparsi a Staffa, centro amministrativo di Macugnaga (vedi Appendici IV.d). Le fortuna della valle però risulta ancora troppo legata alle attività estrattive: con la chiusura del 1961 della miniera di Pestarena, si assiste nuovamente a un forte calo demografico. 4.2 Il territorio di Macugnaga ( Makana ) Come già accennato, il salto del Morghen rappresenta bene un confine: qui finisce la media valle Anzasca. Da questo confine in poi, nettamente separato inizia il territorio macugnaghese, con la sua diversità ambientale e soprattutto etnica. Le due parti sono raccordate da una gola profondamente incassata che l Anza ha scavato nella roccia: in questa gola passava fino a due secoli fa una strada a piano inclinato fatta di legno, che serviva per il trasporto del legname durante la stagione invernale. Risalendo la Valle e superato il Morghen, si incontra per prima Stabioli ( Stabjei ), piccola frazione ed estremo baluardo verso il mondo romanzo. Nella parte alta sono visibili i ruderi dell antico paese, mentre nella parte nuova è in corso un piano di recupero. Caratteristico il piccolo cimitero di minatori. Lungo il cammino, segue Pestarena ( en d Mattu ) che grazie alla sua miniera un tempo era la frazione più abitata di Macugnaga. Nel centro della piazza è presente un Monumento al Minatore, e poco lontano si trova l entrata principale alla miniera, sebbene questa sia chiusa e non visitabile. Un paio di chilometri più a monte si raggiunge Borca ( Burfuggu ), che fino al 1937 è stata sede degli uffici comunali. A fine anni 80 risale l apertura del Museo Antica Casa Walser Alts Walserhüüs van zer Burfuggu. La costruzione risale al 1610, ed è l'antica casa parrocchiale della frazione. Perfettamente conservato, con arredi e strutture originali, è 54

55 un museo etnografico-storico, per immergersi nella vita quotidiana dei Walser. Espone oltre 650 oggetti d'epoca in collezioni permanenti. Più avanti sorge la piccola frazione di Fornarelli ( Furnurei ), la cui attrazione più singolare è la Miniera della Guia, prima nonché unica miniera museo in Italia, e unica miniera aurifera visitabile in Europa. Superata la microscopica Testa ( Tieschtu ) si raggiunge Staffa ( en d Stapfu ) capoluogo amministrativo e centro turistico. Staffa ingloba ormai le altre più caratteristiche frazioni di Ripa ( d Riifu ) e Prati ( in de Mattu ) centri delimitati da prati e Opaco ( uf d Abi ) su un terrazzo ombroso al di là dell Anza, nonché l importante Dorf (vedi Appendici IV.c) che rappresenta l antico villaggio con i monumenti più cari ai macugnaghesi: la Chiesa Vecchia (XIII sec.; vedi Appendici IV.a e IV.b) con il suo cimitero e il Tiglio gigante plurisecolare, simbolo della comunità walser. L ultima frazione è quella di Pecetto ( Tonne ) da cui salgono pascoli e boschi fino al Belvedere ed all omonimo ghiacciaio, dal quale si erge la maestosa parete del Monte Rosa, con le sue punte Gnifetti, Zumstein, Dufour e Nordend accompagnate dalla linea di cresta che si abbassa notevolmente da un lato verso il Pizzo Bianco e dall altro verso il Monte Moro (vedi Appendici IV.f e IV.g). Quest ultimo è un valico molto importante che mette Macugnaga in comunicazione con la valle svizzera di Saas, che ha visto passare pastori walser, mercanti, pellegrini e soldati dall antichità fino al secolo scorso La sua storia Fino al XIII secolo il territorio di Macugnaga appartenne come alpeggio al Monastero di San Graciniano di Arona, cui era passato nell anno 999 dall Abbazia di Brebia. Tutte le testate delle valli a sud del Monte Rosa erano sfruttate già in età altomedievale come pascoli estivi dai monasteri di fondovalle. Per quanto riguarda la fondazione della colonia walser di Macugnaga, gli storici si sono basati su tre documenti in particolare, che risalgono al 1250, 1256 e Il primo, del 1250, è il giuramento di fedeltà di alcuni uomini della valle Anzasca nelle mani del conte Gotofredo di Biandrate, che aveva ricevuto i diritti signorili su quel territorio grazie al matrimonio con Aldisia di Castello, figlia di Pietro di Castello. Il secondo documento si riferisce al monastero di Arona: il 1 agosto 1256, Corrado abate di Arona investì il nobile Guidotto Visconti degli alpi del monastero in valle Anzasca. L investitura era della durata di cinque anni e riguardava cinque alpi: Dogma (Mondelli), Macugnaga, Garda, Monte Cravario 55

56 (Cicerwald) e Beniem. In questo caso il nobile Guidotto rappresenta l intermediario tra l abate e i conduttori veri e propri degli alpi. Secondo l interpretazione degli storici 17 nel 1256 l alpe Macugnaga venne concesso per cinque anni (fino al 1261) a Guidotto, salvo poi passare sotto il controllo del Biandrate, che godeva di diritti signorili nella valle di Saas, e che avrebbe verosimilmente favorito il trasferimento di coloni da quella valle alla valle di Macugnaga. Il terzo e fondamentale documento è del 1291 e riguarda una pace seguita al compromesso di Saas Almagell del 16 agosto 1291, che pose fine ad un periodo di contese e violenze tra il conte di Biandrate e gli uomini della valle di Visp (poco distante dalla valle di Saas, sempre nel canton Vallese) da una parte, e quelli della valle Anzasca dall altra. Quelle lotte erano il tentativo da parte di Anzaschini e Macugnaghesi di scuotere il dominio dei Biandrate, appoggiati dal Comune di Novara. Alla fine le due parti stanche di lottare scelsero l accordo, con la pace di Saas Almagell. È in quell occasione che si trova testimonianza scritta per la prima volta degli uomini e la comunità di Macugnaga. Dunque la fondazione di Macugnaga come colonia walser risale verosimilmente al periodo tra il 1256 e il È bene tenere presente, comunque, che il dominio diretto dell abbazia di Arona su Macugnaga venne meno soltanto dopo la metà del XIV secolo. Fino al 1361 non abbiamo documenti che riguardino relazioni tra Macugnaga (che già nel 1317 aveva una chiesa e un curato) e i Comuni di fondovalle. È del 1361 un documento in cui vengono rinnovati i confini delle varie degagne (enti territoriali) della valle Anzasca (e con essa Macugnaga). La valle a quei tempi costituiva una delle sei squadre in cui erano divise le terre dell Ossola inferiore, sotto la giurisdizione del comune di Novara. Esisteva un consiglio generale della valle che si riuniva a Bannio, il cui sindaco generale rappresentava la valle nel Consiglio della giurisdizione (Ossola inferiore). Nel corso del 400 anche l Ossola inferiore fu sottoposta al dominio dei Visconti, per poi passare come feudo alla famiglia dei Borromei, dal 1446 al Il patrocinio dei Borromeo fece sì che questi paesi potessero mantenere le proprie immunità ed esenzioni, spesso minacciate dai funzionari del Ducato di Milano. I valichi transalpini erano importanti punti di passaggio e comunicazione, vista la posizione centrale di Macugnaga rispetto agli altri insediamenti walser. Nel 1319 infatti 17 Zanzi L., Rizzi. E, Valsesia T. (2006) Storia di Macugnaga, Fondazione Maria Guissani Bernasconi e Fondazione Enrico Monti, Ornavasso. 56

57 alcuni walser di Borca di Macugnaga compaiono tra i fondatori di Pedemonte, il villaggio più antico di Alagna (VC). Nel 1325 un altro walser proveniente da Macugnaga risulta attestato alla Peccia, tra Valsesia e valle di Gressoney (AO). Altrettanto strette furono le relazioni tra Macugnaga e Zermatt, attraverso il passo del Weissthor (coi suoi 3600 metri s.l.m. il più alto valico alpino di cui siano rimaste attestazioni). Nel 1381 infatti gli uomini di Macugnaga e di Val Tournanche si incontrarono nella chiesa di Zermatt, per sottoscrivere un trattato di pace. Questa centralità di Macugnaga fu all origine dell antica fiera dell Assunta che si teneva ogni anno a metà agosto presso la Chiesa Vecchia, costituendo una delle rare occasioni di scambio per un economia di sussistenza basata sull allevamento. Tra XVI e XVII sec. il raffreddamento del clima e l avanzata dei ghiacci posero fine alle comunicazioni tra Macugnaga e Zermatt. Attorno al 1530, a causa delle condizioni climatiche che avevano reso difficoltoso il passaggio del Monto Moro, il ruolo della prestigiosa fiera di Macugnaga venne messo a rischio, a causa della creazione di una nuova fiera tra il 1524 e il 1535 a Villadossola, più facilmente raggiungibile. Per questo i macugnaghesi si rivolsero al Senato di Milano, che concesse ai macugnaghesi di trasferire la fiera di Macugnaga (con i suoi diritti e privilegi) a Vogogna, vietando agli uomini di Villadossola di tenere un altra fiera nello stesso periodo. Nel 1642 tale fiera ritornò definitivamente a Macugnaga. Due terribili eventi scossero in particolar modo il mondo apparentemente immutabile di Macugnaga. Il primo fu il colossale incendio che scoppiò il 1 gennaio 1639 nella frazione principale, il Dorf, mentre il popolo attendeva alle funzioni religiose. Le fiamme spinte dal vento trasformarono in un rogo l intera frazione, e il gelo invernale impedì l uso dell acqua, rendendo impossibile intervenire per fermare il disastro, che distrusse anche la chiesa parrocchiale e con essa l archivio. La tradizione vuol far risalire a quest evento il colore dell abito tradizionale di Macugnaga: un vestito nero, ricamato con fili d oro secondo motivi floreali, la vivacità si limita ad un fazzoletto e un nastro della cintura colorati. Il 19 e 20 settembre 1640 invece fu la volta dell acqua: il torrente Tambach divenne così gonfio e trascinò a valle tanto materiale che ricoprì la pianura di Macugnaga di ghiaia e detriti. A seguito di quest ulteriore cataclisma il Dorf venne in gran parte abbandonato. 57

58 Va ricordato inoltre che dal 1535 il Ducato di Milano (e con esso l Ossola inferiore) era diventato una semplice provincia dell impero spagnolo. La val Anzasca era stata esentata dall imposta mensile a causa della sua sterilità, tuttavia essa dovette negli anni centrali del XVI secolo ricorrere a suppliche e ambasciate per convincere il governatore di Milano a rimuovere alcune imposte che vennero a tratti applicate, e subito dopo ritrattate, in seguito alla triste realtà economica emergente dai resoconti degli agenti governativi. Alla dominazione spagnola successe il governo austriaco nel 1712 e poi la Casa di Savoia nel 1743, con essi la valle perse a poco a poco le sue esenzioni dai contributi, nonostante godesse di maggior libertà. Nel 1755 e 1772 altre due spaventose alluvioni funestarono la terra di Macugnaga, con lo straripamento del torrente Tambach. Un altro disastro naturale si registrò nel 1868, con l apertura di una breccia nel ghiacciaio del Rosa: da esso fuoriuscirono acque furiose che trascinarono a valle materiale della morena, arrecando gravi danni all economia. La strada carrozzabile raggiunse Macugnaga nel 1898, aprendo così la via all arrivo di alpinisti, turisti, e minatori La popolazione Walser L origine dei Walser è antica, e strettamente legata al suo cammino verso le Alpi. Le Alpi in antichità erano viste come barriere da superare o da aggirare, tanto che i Romani le consideravano un ostacolo ai traffici e al passaggio di eserciti. Nell antichità l uomo non riteneva possibile abitare le inospitali altitudini alpine (appellate da Tacito infames frigoribus Alpes ) 18, ritenute con terrore dimora di creature fantastiche, avvolte da impenetrabili misteri. I primi abitanti delle Alpi provenivano da tribù che, a causa delle pressioni di popoli più forti, si adattarono a vivere nascoste tra le montagne. Ad essere abitate furono però solo le vallate più basse, mentre le valli superiori vennero utilizzate come pascolo estivo per il sostentamento della mandrie. Il cambiamento nella storia delle alte quote giunse nel Medioevo per due motivi: un miglioramento del clima 18 Zanzi L., Rizzi E. I Walser nella storia delle Alpi. Un modello di civilizzazione e i suoi problemi metodologici (1988) p

59 e una nuova religiosità. Dal IX al XV secolo un cambiamento climatico condizionò positivamente le vicende umane con temperature più calde. Clima che in seguito all inizio del XV secolo si incrinò di nuovo con un raffreddamento, determinando la cosiddetta piccola età glaciale e una conseguente crisi per la sopravvivenza degli insediamenti umani d alta quota. Oltre al clima fu la spinta religiosa che portò l uomo medioevale a vincere l antica paura nei confronti delle altitudini: la forma del nuovo atteggiamento religioso fu il monachesimo che soprattutto nel periodo alto-medioevale aveva ambito a luoghi isolati e alti dove collocare le sue abbazie più vicino a Dio, iniziando un opera di dissodamento e bonifica dei territori alpini. L opera di questi nuovi insediamenti monastici, prima Benedettini e poi Cistercensi, fu determinante nell apertura della regione alpina al mondo circostante con il dissodamento della terra, l apertura di strade e la fondazione di ospizi per i pellegrini e i mercanti che affrontavano rischiosi attraversamenti delle Alpi. Il contesto positivo vide tra i diversi gruppi a spingersi verso le più alte zone alpine anche tribù di origine germanica. Uno di questi popoli in particolare colonizzò buona parte della regione nord-alpina, le antiche province romane dell Helvetia e della Raetia: gli Alemanni. Di questi uomini si conosce soltanto l appartenenza alla grande famiglia descritta nel 98 d.c. da Tacito nel De Germania: Sono incolti, ma di costumi sani. I giovani cominciano tardi a metter barba e a generare. Praticano la monogamia e considerano scellerato limitare il numero dei loro figli. Più un vecchio vanta una famiglia numerosa, più è rispettato. Valgono più tra di loro i buoni costumi che altrove le buone leggi. 19 Mangiano cose naturali, frutta selvatica cacciagione fresca, latte rappreso. Non usano condimenti né cucinare i cibi. Nella sete però sono meno temperati. Facendoli ubriacare, sarà più facile vincerli con il vino che non con le armi. 20 Gli Alemanni ricoprono un importante interesse nella storia dei Walser perché in un imprecisato momento raggiunsero la valle del Rodano, insediandosi nelle terre cuore dell origine walser. La valle del Rodano, detta poi Vallese, rappresenta nel gruppo del Gottardo un nodo fondamentale nella morfologia delle Alpi. La testata della valle bagnata dal Rodano è un ampia conca quasi pianeggiante, lunga oltre dieci chilometri, da cui ha preso il nome di Goms (conca). L insediamento alemanno nel Goms, per l ampiezza e l altitudine (1500 m) può essere considerato la più importante e antica colonia agricola d alta montagna. Per vivere così in alto tutto l anno occorreva saper 19 Tacito, De Germania XIX-XX 20 Ibidem, XXIII 59

60 resistere alle insidie della montagna, trasformare luoghi selvaggi in prati e campi, disboscare e dissodare le terre alpine, rendendole fertili. Oltre al cambiamento climatico e alla nuova spinta religiosa, anche i cambiamenti degli assetti medioevali aiutarono il processo di emigrazione verso le montagne. In particolare, fondamentale fu la messa a punto dell istituto giuridico dell affitto ereditario, come scrive Zanzi (1988): Il feudalesimo del medioevo era capace di creare strumenti istituzionali forieri di vita piena, di prospettive di crescita. [ ] la messa a punto del diritto dei coloni [ ] in particolare di quelli liberi come i Walser, nell occasione di un coinvolgimento della montagna nella lotta per una diversa crescita sociale dei ceti, costituisce una delle più rilevanti singolarità della storia dei Walser. 21 Una delle vie di fuga dalle condizioni di schiavitù era dunque rappresentata dall introduzione del diritto colonico. Il diritto colonico fu adottato, tra il XII e il XV secolo, in ogni angolo d Europa e appartiene al più generale filone delle libertà dovute al dissodamento. I signori incentivarono lo sfruttamento di terreni incolti per incrementare il disboscamento e la bonifica delle terre. La più antica traccia del diritto risale al 1106 sotto il nome di Contratto di Utrecht, un contratto stipulato tra l arcivescovo di Brema e i capi di una compagnia di contadini olandesi. 22 Una delle particolarità principali della colonizzazione Walser delle Alpi fu proprio quella dell istituto giuridico dell affitto ereditario, una quasi proprietà che creò un forte legame tra il colonizzatore e la sua terra, dando vita a un autonomia sconosciuta in altri insediamenti. Ciò che stupisce profondamente di questi liberi colonizzatori fu la loro capacità di vivere in zone di alta quota. Molte erano le difficoltà a cui andavano incontro: scarsità di terre dissodabili, condizioni climatiche estreme, rarità di pascoli, riduzione stagionale di tempo sfruttabile per i lavori. Questi ostacoli vennero affrontati con la necessaria introduzione di invenzioni tecniche in vari campi (dall essicazione del fieno, alla costruzione delle abitazioni per limitare la dispersione energetica) nonché l esercizio di attività mercantili indispensabili (per procurarsi il sale, le sementi,etc.) e grazie a consuetudini autoimposte come un certo ritardo nel matrimonio e l emigrazione temporanea. Il modello Walser è tanto singolare in quanto presenta soluzioni insolite 21 Zanzi L., Rizzi E., op. cit., p Rizzi E., Storia dei Walser, Fondazione Monti, Anzola d Ossola, 1992, p

61 nel panorama dell economia agraria nel medioevo. Al contrario di quel che si potrebbe pensare, l insediamento in alta quota non rispose a un avvicinamento maggiore ad una economia naturale, bensì dimostrò la necessità di una maggior apertura economica e culturale, capace di innovazioni tecniche, che diede vita a una economia mista, complessa. L asprezza delle condizioni di sopravvivenza dunque produsse in quell ambito una risposta umana raffinata e flessibile. Nello studio della vicenda storica e storiografica dei Walser si prende coscienza del fatto che la loro civiltà non si sviluppò tanto in un territorio definito da confini politici o nazionali, bensì seguendo la conformazione del territorio montuoso, attraverso un sistema viario segnato dai passi alpini (interpretazione che ben si discosta da una più fantasiosa e smentita che vedeva nei Walser una presenza militare tedesca). Il continuo elevarsi di altitudine della agricoltura in zone di montagna dal XII sec in poi si accompagna [ ] sempre anche all introduzione di nuove combinazioni di capacità tecniche di adattamento all ambiente locale e di sfruttamento del suolo. 23 Un sistema combinato di allevamento e agricoltura che viene chiamato Policoltura in quanto richiede una differenziazione netta dai sistemi di pastorizia tipici, che consiste nel miscelare allevamenti di varie bestie per vari fini (cavalli da traino, buoi da dissodamento, suini da macellazione, ovini da pascolo) e un adattamento dell agricoltura ai limiti climatici e delle caratteristiche del terreno (principalmente segale, miglio, fave, piselli, trifoglio). Accuratezza estrema nella scelta delle attività e degli strumenti adatti, nello sfruttamento del territorio e nella conoscenza di ogni sua qualità, anche a fini di integrazione: dall uso della farina di castagne, alla frutta del bosco, fino a ricorrere agli aspetti mercantili più floridi riguardanti il commercio del legni, delle pelli, dei formaggi. Si viene dunque a configurare un agro-eco-sistema complesso in risposta alle sfide poste dal mondo naturale della Alpi. Così che la vicenda rurale dei Walser si rivela ancora in parte oscura e promettente di numerose scoperte, ma anche degna di ammirazione (in contrasto col tipico spregio del contadino ) poiché seppero trovare vie di sussistenza in ambiti d altitudine quasi inaccessibile. Considerare però a questo punto gli autonomi insediamenti Walser come delle realtà chiuse e lontane dalla civiltà sarebbe errato. Tra X -XIV secolo l area alpina fu interessata dalla costruzione di strade locali fondamentali per la comunicazione tra le 23 Zanzi L., Rizzi E., op. cit., p

62 varie vallate e spesso tra alta montagna e fondovalle, attraversate per ragioni commerciali e pellegrinaggi regionali. I walser ossolani mantennero strette relazioni con l antica patria vallesana, grazie ai valichi alpini colleganti l Ossola con la valle del Rodano, i quali erano quasi sempre liberi dai ghiacci durante la buona stagione. Fino alla fine dell 800 attraverso il Passo del Gries (2.463 metri) passava durante la buona stagione una corrente di traffico formata da carovane di muli e cavalli che dalla val Formazza scendevano nel Vallese. Attorno al 1900 i formazzini preferivano ancora recarsi dal medico nel Goms piuttosto che da quello italiano, e alla metà di agosto frequentavano numerosi la festa patronale di Ulrichen 24. Anche il contrabbando nelle due direzioni era quanto mai vivace e serviva a rifornire a buon mercato le famiglie di oggetti e derrate di prima necessità, concorrendo a stringere i rapporti tra le due vallate. Uguale situazione si verificava a Macugnaga, che attraverso il Passo del Monte Moro mantenne stretti rapporti con la vicina valle di Saas. I macugnaghesi usavano intervenire numerosi alla festa dell otto settembre a Saas-Fee, trovando larga ospitalità. 25 Fu dopo la prima guerra mondiale e in particolare con l avvento del regime fascista che gli scambi tra le colonie walser piemontesi e il Vallese cessarono definitivamente. Il confine da punto d incontro si trasformò a barriera divisoria nonostante i ricordi di rapporti cordiali nella memoria dell anteguerra. Il gruppo che rimase più unito fu quello settentrionale, formato da Formazza, Salecchio, Agaro e Bosco Gurin. Gli abitanti di Bosco prima della guerra del scendevano raramente in Ticino, preferendo la compagnia delle genti del Vallese fino a quando il fascismo rese quasi impenetrabile la frontiera. Citando il Mortarotti (op. cit., 1979, p.56-57): Ciò che spinse i Walser fin dalle origini [ ] a chiudersi in sé e a condurre vita appartata non fu solo l isolamento geografico, ma anche l ambiente circostante di diversa origine, che spesso non era benevolo verso gli immigrati tedeschi d altra lingua e d altra razza. [ ] D altra parte i romanzi ossolani dovranno a lungo aver considerato i Walser non tanto come benvenuti quanto piuttosto come intrusi [ ] Ma il lungo convivere portò lentamente allo sgelo e ad un mutamento della situazione: il comune destino storico-politico, i matrimoni misti, gli identici sbocchi migratori in comune agli abitanti tanto walser quanto romanzi di una 24 Stebler F.G., Das Goms un die Gomser (1903) Zurigo, p Mortarotti R., (1979) I walser nella val d Ossola, p.54 62

63 stessa valle, i contatti più frequenti portarono alla tolleranza reciproca, se non ad una completa comprensione. [ ] Questo processo di fusione e di livellamento è destinato, probabilmente entro breve tempo, a portare le comunità walser alla scomparsa definitiva. 4.3 L importanza dell estrazione aurifera Vicenda degna di nota dal punto di vista storico, culturale e sociale è senz altro quella della millenaria estrazione aurifera. Ai piedi della catena del Rosa e perpendicolarmente ad essa, giungono dal basso diverse vallate che circondano la catena montuosa. In queste valli si sono sviluppate molte miniere d oro, ad esempio quella della Val d Ayas, di Alagna, di Val Toppa, Crodo ed altre ancora. Di tutti i giacimenti auriferi presenti, la maggior parte presenta solfuri auriferi (pirite, arsenopirite,etc.) mentre pochissimi contengono oro nativo, in forma di vene d oro all interno di quarzi. Per l area ossolana, nelle valli Antrona e Anzasca sono dislocate le miniere d oro più note: per quanto riguarda la valle Anzasca, l epicentro minerario è localizzato a Pestarena, Macugnaga. È importante chiarire fin da subito che l attività estrattiva non fu un attività preminente per le popolazioni Walser, anzi, si può affermare che spesso gli individui di tali popolazioni abbiano preferito l emigrazione temporanea rispetto al lavoro delle miniere. Ciò non di meno lo sfruttamento delle risorse minerarie ossolane risale al Medioevo (secondo alcuni tali risorse sarebbero state già note ai Romani). La concentrazione di pirite aurifera in Valle Anzasca è talmente estesa che giustificava l affermazione per cui L oro italiano è oro ossolano. 26 L attività estrattiva sulle Alpi è documentata dal XIII secolo, quando gli homini argentarii usavano il mercurio (chiamato anche argento vivo ) per separare l oro dalle piriti. In epoca medievale la zona era dominata dai familiari del capitano di ventura Facino Cane, al servizio dei Visconti. Risale a quel periodo lo sfruttamento delle miniere sopra San Carlo e Vanzone, dette "le miniere dei Cani". Nei primi anni del 1400 vi fu una furiosa e sanguinosa rivolta contro la famiglia dei Cani che fu cacciata e le miniere vennero abbandonate. Nel 1481 i fratelli Giovanni e Vitaliano Borromeo ottengono la concessione di scavare miniere senza oneri fiscali dal Duca Giovanni Galeazzo Maria Sforza, concessione che i discendenti della famiglia Borromeo utilizzarono fino agli albori del XIX secolo. 26 Crosa Lenz P., Frangioni G., (1996) Monte Rosa Valle Anzasca p.92 63

64 Dalla metà del 700 si iniziano a trovare riferimenti più precisi rispetto alle coltivazioni minerarie. Nel 1798 i Borromei vengono privati della signoria di Vogogna, ma conservano decime sulle miniere della valle Anzasca. A coltivare le miniere con successo continuò il capitano Bartolomeo Testoni, sospettato di contrabbando d oro verso la zecca di Torino. Va sottolineato che i macugnaghesi restarono abbastanza indifferenti al fascino dell oro in miniera; essa produceva assai più orfani e vedove che ricchezze. Infatti tra il XVII e XVIII secolo, quando l attività mineraria riprese più intensa, ci fu il bisogno di nuova manodopera. Ciò comportò l arrivo di nuove famiglie dal Tirolo e dal Vallese, inizialmente come garzoni che si dedicavano ai lavori dell alpe, poi anche per i lavori di miniera. Fu però solo nel XIX secolo con l arrivo di capitali stranieri, per la maggior parte inglesi, che l attività assunse dimensioni industriali. Nel 1884 tutte le miniere aurifere ossolane vennero acquistate dalla ditta inglese The Pestarena Gold Mining con sede a Londra, che le lavorò per circa un ventennio; il complesso era ritenuto il più vasto d Europa. 27 Nel 1902 tali miniere vennero vendute alla ditta "Pietro Maria Ceretti", per poi essere statalizzate nel 1938, passando all AMMI (Azienda Minerali Metallici Italiani). In seguito alla fascistizzazione dell economia l importanza delle miniere alpine accrebbe, tanto che l intensità dell attività mineraria a Pestarena trasformò tanto il territorio che la società, stimolando l arrivo di lavoratori da tutta Italia. Numerosi furono i casi di silicosi tra i minatori, malattia provocata dall inalazione di polveri, continuamente presenti in miniera. Finita la seconda guerra mondiale, fu costruito a Campioli il nuovo impianto di trattamento, entrato in funzione nel 1950: il minerale era trainato da locomotori su carrelli lungo il ribasso Morghen e non più sollevato con il grande argano dal pozzo inclinato a Pestarena. 28 La miniera nonostante le implementazioni tecniche entrò in crisi, non risultando più redditizia. Il numero di addetti diminuì continuamente, così come la produzione, fino alla fatidica data del 13 febbraio In quella data infatti avvenne un grave incidente che costò la vita a quattro addetti, a causa dello scoppio di detonanti e di esplosivo: il 27 Cit. da articolo di Paolo Crosa Lenz L ultima miniera delle Alpi, per la pubblicazione Il Foglio d Oro (2011) Per non dimenticare Pestarena dell associazione Figli della Miniera 28 Alessandro Zanni (2011) nell Introduzione a PESTARENA luoghi, persone e ricordi. A cinquant anni dalla chiusura della miniera ( ), edita dall associazione Figli della Miniera 64

65 sorvegliante Vito Utzeri, 59 anni, di Muravera (Cagliari); Giovanni Offredi, 52 anni, di Taleggio (Bergamo); Antonio Argiolas, 23 anni, di Villanova Tulo (Nuoro) e Salvatore Puddu, 21 anni, di Seui (Nuoro). Sull onda di quel tragico incidente l AMMI decise di chiudere la miniera, che era già in perdita da tempo, lasciandovi solo pochi addetti alla manutenzione per un altro paio d anni. Con la chiusura della miniera anche il paese di Pestarena, un tempo centro nevralgico dell intera Valle, si è andato spopolando inesorabilmente. Nel 2009, la società Miniere di Pestarena S.r.l. ha iniziato un programma di ricerca sulle attuali potenzialità del giacimento aurifero in concessione. Si tratta di un lavoro che ha richiesto uno sforzo notevole per esplorare le infrastrutture sotterranee, in stato di abbandono da decenni. Ad oggi, non si hanno ancora notizie certe su un possibile ritorno all impiego estrattivo piuttosto che turistico. Come scrive Crosa Lenz (art. cit. prec., 2011) riguardo all epoca della chiusura: Le Alpi stavano perdendo definitivamente il loro uso sociale produttivo (l agricoltura e l allevamento, le miniere) per assumerne uno completamente nuovo: quello ricreativo del turismo. Le miniere vennero considerate rami secchi da potare; gli stabilimenti minerari alpini erano residui del passato da smantellare. Mai, nella storia della presenza umana in montagna, un cambiamento fu così radicale, estremo, irreversibile. Pochi ne furono consapevoli (e qualcuno neanche oggi!) Eppure, i depositi auriferi sono ancora la sotto, ed esercitano ancora la loro attrazione per un futuro economico che potrebbe di nuovo ricorrere all estrazione. Citando Daniele Trogolo 29, della Società Miniere di Pestarena: [ ] Nel corso dei lavori delle esplorazioni sono state rivisitate le coltivazioni degli inglesi eseguite tra la fine dell 800 ed il 900, i successivi lavori risalenti agli anni venti e parte dei lavori condotti dall ing. Koch e dall ing. Bruck tra gli anni 30 e 40 purtroppo però, i cantieri in coltivazione all epoca della chiusura sono attualmente inaccessibili [ ] Nel caso di successo e gli attuali risultati sono di buon auspicio, il problema successivo sarà quello di progettare una miniera che sia inserita nel contesto della valle tenendo conto delle sue peculiarità ambientali e che quindi riesca ad adattare metodi di coltivazione moderni ad una mineralizzazione comunque molto irregolare e difficile ed inoltre sviluppando sistemi di trattamento senza l utilizzo di attacchi chimici. [ ] grazie al continuo incoraggiamento dell amministratore della Società Ing. Camillo Colella e dei buoni risultati ottenuti 29 Cit. da articolo di Daniele Trogolo Verso la valorizzazione della miniera, per la pubblicazione Il Foglio d Oro Per non dimenticare Pestarena (2012) dell associazione Figli della Miniera 65

66 proseguiamo nel progetto con l entusiasmo ed il desiderio di poter riattivare la miniera. 4.4 La comparsa del turismo nel territorio Il turismo in valle Anzasca è da sempre legato al fascino pericoloso del Monte Rosa. Nel XVIII secolo furono molti gli alpinisti che tentarono la salita delle vette maggiori delle Alpi, per scopi scientifici prima ancora che sportivi. Nel 1787 il torinese Conte Morozzo della Rocca si recò ai piedi del Rosa per cercare di determinare la quota esatta delle vette. Nel 1789 Horace Bénédicte de Saussurre, naturalista svizzero considerato da molti il padre dell alpinismo, tentò l ascesa verso il pizzo Bianco, assieme al figlio. Nel 1801 fu la volta di Pietro Giordani, medico di Alagna, che decise di provare la salita con accompagnatori vallisani: una cima minore venne raggiunta e, settant anni dopo, essa venne battezzata col suo nome. Nel 1819 si raggiunse la Piramide Vincent, da parte di Giovanni Nicola Vincent, originario di Gressoney. Dopo una settimana dall impresa fu raggiunta anche cima Zumstein. Nell estate del 1842 il parroco di Alagna, Giovanni Gnifetti, accompagnato da amici, specialisti e portatori. Nel 1848 la vetta Dufour fu raggiunta, e nel 1855 venne raggiunta anche la cima più alta (Zermatt) da una cordata inglese-tedesca. In Inghilterra intanto nel 1857 nasceva l Alpin Club, e seguivano a ruota il Club Alpino Austriaco nel 1862 e quello svizzero e italiano nel Nel 1861 alcuni membri del club inglese, Tuchett e i fratelli Fox, con quattro guide svizzere raggiunsero da Macugnaga la Torre di Castelfranco. La stessa estate una cordata inglese raggiunge la cima Nordend. Fino alla fine del secolo si registrano varie ripetizioni alle cime maggiori, tutte compiute senza guida da austriaci e italiani. La seconda metà del XIX secolo vide l apertura di numerose nuove vie alpinistiche. Tra i grandi trionfi non mancò anche qualche tragedia, legata alle valanghe, tanto che l opinione pubblica ne fu scossa e si pensò addirittura a un interpellanza parlamentare per vietare la salita del Rosa dalla parete Est. Questi disegni non videro però compimento, tanto che il CAI della sezione di Milano nel 1866 inaugurò un nuovo ricovero sulla cresta Marinelli. Nel 1889 a Macugnaga fanno la loro comparsa due sacerdoti alpinisti, Luigi Grasselli e Achille Ratti del CAI Milano, accompagnati da due guide del Courmayeur, i quali 66

67 raggiunsero la cima Dufour, e poi discesero attraverso il colle Zumstein a Zermatt. Fu la prima traversata integrale passando dal colle Zumstein, ed è ricordata perché il sacerdote Achille Ratti divenne in seguito Papa, col nome di Pio XI. L arrivo del Novecento secolo vide il susseguirsi di moltissime iniziative tra ascese e traversate, per decenni si susseguirono grandi imprese alpinistiche e non, come l impresa dell aviatore Achille Landini che assieme all alpinista Giuseppe Lampugnani il mattino del 27 Luglio 1914 sorvolarono le vette del Rosa a 5000 metri di quota, atterrando nella valle di Zermatt. Stimolato dall ampio interesse suscitato da queste imprese, giunse anche il potenziamento delle infrastrutture. Nel 1847 furono iniziati i lavori per la costruzione della strada della valle. L'opera venne suddivisa in vari tronchi e attuata in diversi periodi. Nel 1898 la rotabile raggiunse Staffa e qualche decennio dopo Pecetto. La realizzazione, che pure aveva incontrato vivacissime opposizioni, apriva a tutta la valle, e in particolare a Macugnaga, un'epoca di progresso. Nel periodo fra le due guerre venne eretto il campanile e la elegante casa del comune nell ampio piazzale di Staffa. Nell'ultimo dopoguerra, la costruzione della seggiovia del Monte Rosa e delle funivie del Monte Moro (vedi Appendici IV.d e IV.e), il potenziamento della ricettività alberghiera, l'eccezionale espansione edilizia privata, l'attuazione dei servizi complementari, la creazione del nuovo centro sportivo e della "Baita dei Congressi", contribuirono a inserire Macugnaga tra le più rinomate stazioni turistiche alpine. 4.5 Il ruolo delle vicine Aree Protette La Val d Ossola è un area assolutamente importante per quanto riguarda le Aree Protette, che sono presenti in gran numero, e racchiudono ambienti d interesse culturale, storico, paesaggistico e naturale di grande varietà. Molti sono i progetti che la coinvolgono, e molte sono le modalità in cui possiamo leggere il territorio. Ad esempio, vale la pena ricordare che la Val d Ossola fa parte del progetto Envitour, un programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Svizzera, nato nel 2007 grazie ai finanziamenti del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FERS) al fine di assicurare la coesione dei territori, nonché favorire l occupazione e lo sviluppo duraturo nelle aree 67

68 interessate. Il progetto si articola su un area geografica a cavallo tra Italia e Svizzera che comprende le province del Verbano Cusio Ossola, Vercelli, Biella e Novara, in Italia, e i Cantoni Ticino e Vallese in Svizzera, coinvolgendo ben 20 soggetti gestori di Aree Protette. I Parchi all interno del suo territorio sono: Parco naturale Alpe Veglia e Alpe Devero; Parco naturale Alta Valle Antrona; Lanschaftspark Binntal (Parco naturale Valle di Bin); Parco Nazionale della Val Grande; Parco naturale Alta Valsesia; Riserva naturale speciale del Sacro Monte di Oropa; Parco naturale Monte Fenera; Progetto di Parco Nazionale del Locarnese; Naturpark Pfyn-Finges (Parco naturale Pfyn-Finges); Riserva naturale speciale Sacro Monte di Orta, del Monte Mesma e del Colle della Torre di Buccione; Riserva naturale speciale Sacro Monte Calvario; Riserva naturale speciale Sacro Monte SS. Trinità; Riserva naturale Sacro Monte di Varallo; Riserva naturale speciale Parco Burcina Felice Piacenza; Parchi e Riserve del Lago Maggiore; Riserva naturale orientata delle Baragge e Riserva naturale speciale della Bessa e Area attrezzata Brich di Zumaglia e Mont Prève; Riserva naturale delle Bolle di Magadino; Parco naturale Valle del Ticino; Parco naturale Lame del Sesia e infine Parco naturale Bosco delle Sorti di Partecipanza. Per quanto riguarda la Valle Anzasca, essa si trova ad essere compresa geograficamente fra tre Aree Protette: Parco naturale dell Alta Valle Antrona a Nord, Parco Nazionale della Val Grande a Est, Parco naturale dell Alta Valsesia a Sud. Certo la ricchezza di questo territorio, che presenta così tanti luoghi affascinanti dal punto di vista naturalistico, fa sì che possa diventare arduo definire un piano di governance efficace, tanto più in tempi in cui reperire finanziamenti diventa una sfida sempre più difficile. Anche per questi motivi, alcune Aree Protette del territorio hanno scelto la CETS come valido strumento per la promozione del turismo sostenibile Parchi dell Ossola (Parco Veglia Devero e Alta Valle Antrona) Il 24 e 25 gennaio 2012 si sono avviati in parallelo i percorsi partecipati per l'adesione alla Carta Europea del Turismo Sostenibile del Parco Nazionale Val Grande e dei Parchi dell Ossola (Parco Veglia Devero e Valle Antrona). Il processo è continuato attraverso forum e tavoli tecnici durante tutto l anno in corso (vedi Appendice III. a. e III. b.) e ha visto da poco volgere al termine la sua prima fase, con gli incontri del 13 e 14 novembre 68

69 2012. Il 13 novembre 2012 si è tenuto a Villadossola (VB) il forum plenario conclusivo della procedura partecipata CETS dei Parchi dell Ossola (Parco Veglia Devero e Alta Valle Antrona). Come è stato ben ricordato dal consulente Luca Dalla libera, non si è trattato della fine degli impegni. Al termine di questa prima fase, invece, l Ente Aree Protette dell Ossola e gli stakeholders dovranno cominciare a lavorare rendendo reali le azioni concordate nei loro piani quinquennali. In questa occasione sono state ripercorse per punti sommari le tappe di questi dieci mesi di tavoli di lavoro, iniziati il 24 gennaio scorso con il primo forum d apertura, continuati poi con i tavoli tecnici divisi in 3 territori (ambito Veglia, ambito Devero, ambito Antrona). Frutto di questi incontri sono state le schede di azioni volontarie da intraprendere, elaborate secondo i principi CETS: 22 schede per l Ente, circa 50 schede per gli attori locali. La responsabile Federparchi Stefania Petrosillo, presente all incontro, si è complimentata per l ampia partecipazione e le molte azioni proposte; ha inoltre ricordato che è prevista per la primavera 2013 (marzo) la visita di un valutatore Europark allo scopo di osservare lo stato delle azioni, in vista dell ottenimento della CETS. Federparchi ha anche fornito alcuni dati di aggiornamenti sui temi del dibattito a livello europeo sulla CETS: - Valutazione dell impatto socio-economico e ambientale (a riguardo è stato varato il progetto BfN: come migliorare l impatto economico dell area protetta?) - Strategie per promuovere la seconda fase (coinvolgimento delle imprese locali) e terza fase (coinvolgimento dei tour operator): quali metodologie adottare? (Riguardo alla terza fase, ci sono già dei progetti pilota in Europa) - Ammodernamento dei principi CETS (scritti negli anni 90, quando tematiche come ad es. il cambiamento climatico globale non erano ancora rilevanti) - Mantenere vivo il network europeo pur nella situazione di crisi/mancanza di risorse che coinvolge i Parchi La responsabile Federparchi ha chiesto ai presenti (rappresentanti Ente parco e stakeholders) di riflettere su come in questi prossimi cinque anni, intendono sfruttare il marchio CETS; ovvero di pensare a come si può fare affinché la Carta porti dei reali vantaggi economici al territorio. Naturalmente, Federparchi non può lavorare direttamente sul Marketing, dato che questo non è il suo campo d azione. È pur vero, tuttavia, che esiste un progetto di Alpitour per uno smart box dedicato alle Aree Protette 69

70 italiane che hanno ottenuto la CETS. Tuttavia questo tipo di operazioni non è di attinenza diretta di Federparchi, che può dare contatti, fornire informazioni e supporto; ma, come è stato ricordato, per rendere operativa la CETS dal punto di vista dell offerta turistica servono dei soggetti in grado di promuovere e commercializzare prodotti turistici. Il consulente Luca dalla Libera ha riassunto il percorso partecipato dei mesi precedenti: l Ente Aree Protette dell Ossola aveva iniziato a costruire un rapporto diagnostico turistico già nel Settembre Nel Gennaio 2012 si è introdotto il concetto della CETS con il primo forum pubblico, tra Febbraio e Marzo si è partiti con i tavoli tecnici divisi in 3 ambiti territoriali (Veglia, Devero/Formazza, Antrona) con percorsi paralleli: il primo centrato sulla vision 2020 ossia pensare a come si vede il Parco nel futuro; il secondo centrato sui principi del turismo sostenibile, il terzo sulla discussione delle azioni. Una frase emersa nel percorso partecipato riassume bene il concetto: quale fiammella accendere, anziché maledire l oscurità?. Tra Maggio e Luglio 2012 si sono definite le schede delle azioni, infine nell ultimo incontro del 13 Novembre sono state ufficialmente sottoscritte le azioni, prendendo l impegno ufficiale di portarle avanti nel corso dei cinque anni ( ). Ogni azione sottoscritta è dettagliata in una scheda approfondita, la quale fa riferimento a uno dei dieci principi della CETS, e che presenta i passaggi, i tempi e i costi previsti per la sua realizzazione. Ad esempio, una delle azioni promosse dall Ente Parco è il Forum permanente di monitoraggio, che risponde al primo principio della CETS (Lavorare in partnership). La partecipazione degli stakeholders è stata ampia e diversificata, con azioni che coprono le più varie tematiche e attività: creazione di Infopoint dedicati alla CETS negli I.A.T., creazione di micro-biblioteche tematiche nei B&B, costituzione di una rete bikers con predisposizione di una ciclo-officina, distribuzione di una applicazione I-phone e Android con indicazioni dei sentieri, visite guidate agli impianti idroelettrici Enel, sono solo alcune delle 70 azioni sottoscritte 30, tra Ente e stakeholders. L investimento economico complessivo è stato calcolato per un valore di circa 300mila euro per l Ente Aree Protette dell Ossola, e di circa mila euro per quanto riguarda i soggetti privati. Il direttore Ivano De Negri dell Ente Aree Protette dell Ossola, ha sottolineato che gli scopi principali dell Ente sono creare una rete di operatori, e far sì che ci sia la 30 Per l elenco delle azioni sottoscritte, rimando al sito del Parco Veglia-Devero, (ultima consultazione 21 novembre 2012) 70

71 partecipazione di tutto il territorio. Le Aree Protette vogliono crescere con il territorio gestito, creando dunque consenso e condivisione rispetto agli obiettivi. Il sistema di lavoro condiviso, tramite forum permanenti, servirà a migliorare i rapporti tra i Parchi e la gente che li abita. Un grande vantaggio della Carta, ha ricordato sempre il direttore dell Ente, può essere sfruttare le esperienze dei parchi europei (in particolare le best practices), fondamentale per migliorare la qualità dei propri servizi, e migliorare le ricadute economiche per gli operatori locali. È stato sottolineato anche l aspetto promozionale della Carta, che secondo le aspettative aiuterà a promuovere il territorio fuori dai confini nazionali Parco Nazionale Val Grande Il percorso del Parco Nazionale Val Grande e quello dei Parchi dell Ossola si sono tenuti in parallelo durante quest anno, dunque anche il forum plenario del Parco Val Grande ha seguito una struttura molto simile a quella dell incontro tenutosi il giorno prima a Villadossola. Il 14 Novembre 2012 a Vogogna si è infatti tenuto il forum plenario finale del processo partecipato per l ottenimento della CETS promosso dal Parco Nazionale Val Grande. In tale occasione la responsabile Federparchi Stefania Petrosillo ha ricordato la recente iniziativa di grande innovazione da parte del Parco Regionale Alpi Marittime (primo parco italiano ad ottenere la Carta, nel 2001) che ha rinnovato quest anno la Carta insieme al parco francese Parc du Mercantour. È stata la prima occasione in cui due parchi in nazioni differenti, ma forti di una collaborazione pluriennale, si presentavano per il rinnovo della CETS con un piano d azione comune. In occasione della conferenza annuale della federazione dei parchi europei (Europarc) tenutasi a Genk (Belgio) a fine ottobre scorso, la direttrice dell Area Protetta piemontese, Patrizia Rossi, che con Monica Herrera Pavia (in rappresentanza del Mercantour) ha ritirato a Genk il diploma, ha sottolineato: In effetti abbiamo aperto una strada e speriamo che altri in Europa seguano il nostro esempio. Sempre durante l incontro del 14 Novembre a Vogogna, Fedeparchi e i rappresentanti del Parco Naz. Val Grande hanno sottolineato che la Carta è un ottimo strumento di governante del territorio, ma essa per funzionare deve creare anche dei reali vantaggi economici. Il direttore del Parco Tullio Bagnati ha richiamato la 71

72 definizione del Rapporto Brundtland dello sviluppo sostenibile, ricordando che si devono considerare in maniera collegata le risorse umane, il capitale naturale, il patrimonio culturale e le risorse economiche. Ha inoltre posto l accento su una progettualità che partendo da cause generatrici (drivers) di pressioni (pressures) e quindi di impatti (impacts) possa creare delle risposte (answers), passando attraverso un analisi (state) della qualità dei fattori in campo. DRIVERS (cause): -agricoltura -turismo - etc. PRESSURES (pressioni): -emissioni -rifiuti - etc. STATE (stato e tendenze): - qualità dell aria - biodiversità - etc. - - ANSWERS (risposte) IMPACTS (impatti): - sulla Salute - sull Economia - etc. Fig. 5 Schema riassuntivo del modello di analisi A seguire, Luca Dalla Libera ha sottolineato lo spirito della CETS: non ci sono soldi da spartire, bensì una visione costruita assieme in cui molti soggetti mettono a disposizione le loro azioni, si impegnano a fare qualcosa in direzione del turismo sostenibile sul proprio territorio. Per decidere le priorità delle azioni sottoscritte, è stata proposta un attività/gioco (adottata anche nel forum conclusivo di Villadossola). Gli stakeholders hanno ricevuto delle banconote finte (una da 50, una da 20, una da 10 e una da 5 ) che hanno messo in alcune buste associate alle azioni ritenute più utili e importanti. La banconota di taglio 50 andava inserita nella busta dell azione più importante, quella da 20 per la seconda, quella da 10 per la terza, quella da 5 per la quarta. Lo scopo dell attività era creare supporto e condivisione nei confronti delle azioni degli altri, oltre che stabilire delle priorità, pertanto non si potevano assegnare banconote alle proprie azioni. Anche per il processo CETS del Parco Nazionale Val Grande, le azioni previste per il piano quinquennale sono tra le più varie: si 72

73 tratta di circa 91 azioni divise tra Ente Parco e altri stakeholders. Alcune di queste azioni sono inoltre condivise con il Parco Veglia Devero e Alta Valle Antrona, ad esempio l azione della camera di commercio di elaborare un Codice Qualità Parco. Un altra azione della camera di commercio è la creazione di un Marchio del Parco, cioè la possibilità di concedere l uso dell emblema del parco agli stakeholders che seguiranno un disciplinare. Un azione particolarmente interessante è stata quella proposta dal Consorzio Lago Maggiore Holidays, denominata Turismo sostenibile sul Lago Maggiore. Il promotore è un consorzio turistico italiano nato nel 1996 che riunisce campeggi, hotel, camping, alberghi e residence della sponda piemontese del lago. La novità di quest azione è che intende attuare un progetto di comunicazione per far conoscere ai turisti del lago (destinazione turistica matura) le Aree Protette e le loro peculiarità. È importante notare che questo consorzio non opera direttamente nelle aree dei Parchi, ma desidera portare a conoscenza i propri turisti delle iniziative sostenibili legate alla CETS e alle vicine Aree Protette. Abbiamo quindi un apertura ampia della candidatura alla Carta, che la conferma come un ottimo strumento di potenziale auto-governance, aggregando attori locali portatori d interessi dalle aree d interesse più diverse, aggregati dalla volontà di favorire un percorso verso il turismo sostenibile nel proprio territorio. Un altra nota meritevole di segnalazione è stata la presenza all incontro della dott.ssa Maria Carmela Giarratano, dipendente del Ministero dell Ambiente. La dott.ssa Giarratano a nome del Ministero ha riportato il crescente interesse per la tematica della CETS, sulla quale il Ministero si è già confrontato con Federparchi. La CETS viene vista dal Ministero dell Ambiente come una grande opportunità per coordinare le necessità di tutela ambientale con lo sviluppo imprenditoriale e culturale. La CETS è dunque uno strumento in grado di dare risvolti pratici alle opportunità nate dalle disposizioni emanate dal Ministero. Per questo la presenza della dott.ssa Giarratano ha voluto essere la dimostrazione di un interesse e una sensibilità nei confronti di queste iniziative volontarie, la cui nascita viene auspicata e verrà favorita in tutti i Parchi Nazionali. 73

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75 Cap. V Confronto tra destinazioni 5.1 Benchmarking Il significato della parola benchmark è uno standard con cui confrontarsi o un punto di riferimento da cui possono essere fatte rilevazioni. L obiettivo del benchmarking è identificare la migliore azienda/destinazione, compararla con la propria, e dimostrare quali fattori contribuiscono a creare il suo successo. La conoscenza acquisita riguardo a questi fattori dovrà poi essere applicata nella pratica tramite decisioni politiche ed economiche. I vantaggi generali del benchmarking sono: l'individuazione di standard basati sulle esigenze del cliente finale; la raggiungibilità degli obiettivi; la riduzione della resistenza al cambiamento; creazione di consenso nella formulazione degli obiettivi; adozione di standard difficilmente individuabili senza il confronto; avvicinamento dei processi alle migliori prassi operative (best practices). I vantaggi specifici che esso porta invece, sono un miglioramento del sistema informativo (si hanno i dati più attuali); gli effetti positivi sulla formulazione della strategia; la valutazione del reale orientamento al cliente dell'azienda/destinazione; la creazione di premesse per processi di ripensamento aziendale. Tale pratica comporta anche però alcuni limiti o rischi: il rischio di essere un semplice confronto di indicatori senza analisi delle cause; la necessità di un'ottica di intervento non troppo limitata né troppo vasta; la richiesta di tempo e risorse per attuarla; la necessità di lavorare in un sistema di comunicazione e consenso aziendale. 5.2 Le regioni turistiche alpine Il turismo alpino occupa una quota di mercato pari a circa il 3,5 percento del turismo mondiale. A causa dello sviluppo meno dinamico rispetto al turismo mondiale, lo spazio alpino perde costantemente quote di mercato. 75

76 Tuttavia lo spazio alpino, con un numero stimato di posti letto pari a 7,3 milioni e 464 milioni di pernottamenti, rappresenta una delle regioni turistiche più importanti del mondo. 31 Tra le destinazioni alpine emergono come mete di maggior successo le destinazioni austriache della Valle di Grossarl (Grossarltal), della regione Serfauss- Fiss-Ladis e della Valle di Kleinwalser (Kleinwalsertal). La destinazione svizzera di maggior successo è Lucerna, al quinto posto. Nella TOP 15 si trovano anche Engelberg, Zermatt e Scuol. La delimitazione utilizzata per le analisi si orienta alla Convenzione delle Alpi, pur tuttavia divergendo in alcune regioni. Essa comprende 40 regioni turistiche situate nei Paesi: Germania, Francia, Italia, Liechtenstein, Austria, Svizzera e Slovenia. Fig. 6 Regioni turistiche alpine Il valore del turismo per lo spazio alpino emerge soprattutto considerando gli effetti occupazionali: sebbene non esistano indici precisi relativi all'effetto in termini di occupazione del settore turistico, sono presenti tuttavia dati relativi alla gastronomia 31 Rapporto sul "Programma di benchmarking internazionale per il turismo svizzero: Aggiornamento " del Dipartimento federale dell'economia, Segreteria di Stato dell'economia, Confederazione Svizzera. (Ultima consultazione, 20 novembre 2012) 76

77 come settore chiave del turismo. Nell'intero spazio alpino, circa il 7% della popolazione attiva lavora nel settore gastronomico. La quota occupazionale reale del settore turistico dovrebbe tuttavia essere chiaramente superiore. 32 Sono sette le regioni in cui la quota della popolazione attiva nel 2010 nel settore della gastronomia era superiore al 10%. In queste regioni dunque il turismo è l'industria principale. Tale affermazione viene confermata dagli studi sul valore aggiunto che sono stati effettuati per alcune di queste regioni. Per il Canton Vallese, ad esempio, l'effetto diretto ed indiretto in termini di occupazione è stimato attorno al 27%. Nel Cantone dei Grigioni, il turismo occupa circa il 30% della popolazione attiva regionale. In altre regioni dello spazio alpino invece, la struttura economica regionale è dominata da altri settori. Ciò accade ad esempio nel Liechtenstein, nell'area di Lecco, di Varese, e della Slovenia. 5.3 Domanda e offerta nelle regioni turistiche alpine Per individuare il volume di domanda e offerta nel turismo alpino, si studia l'entità della capacità ricettiva nelle regioni turistiche alpine. Il volume della domanda viene dunque misurato in base al numero dei pernottamenti, mentre la capacità ricettiva in base al numero dei posti letto disponibili. Per molte zone dello spazio alpino non sono disponibili dati precisi a riguardo. In particolare, non è possibile raccogliere dati precisi riguardanti le abitazioni secondarie, che giocano un ruolo importante tra gli esercizi complementari. Pertanto in questo lavoro ci si riferisce ai dati pubblicati da Bakbasel, azienda operante per il Dipartimento federale dell'economia della Confederazione Svizzera (vedi Fig. 7). 32 Rapporto sul "Programma di benchmarking internazionale per il turismo svizzero: Aggiornamento " 77

78 Fig. 7 Posti letto nello spazio alpino Per il 2010, Bakbasel ha stimato i pernottamenti nello spazio alpino a un totale di circa 7,3 milioni, di cui circa 3,7 milioni di posti letto sono attribuiti al segmento delle abitazioni secondarie. Il numero di posti letto degli esercizi alberghieri è pari a un totale di circa 1,2 milioni, mentre quello degli esercizi complementari è di circa 2,4 milioni. Il maggior numero di posti letto per ospiti è stato registrato nello spazio alpino francese e italiano, entrambe le zone dispongono di oltre 2 milioni di posti letto, tuttavia in entrambe le zone la quota dei letti delle abitazioni secondarie è straordinariamente elevata. Lo spazio alpino svizzero invece disponendo circa di 1,2 milioni di posti letto, presenta una percentuale di posti letto non superiore al 50 percento. A causa del difficile reperimento dei dati, non è possibile valutare adeguatamente lo sviluppo della domanda e dell'offerta nel turismo alpino. E' possibile analizzare lo sviluppo del numero di posti letto e di pernottamenti negli esercizi alberghieri, tuttavia bisogna tener conto che questi, nello spazio italiano e francese, costituiscono una piccola parte dell'offerta ricettiva. 78

79 Nella Fig. 8 possiamo osservare l andamento del numero dei posti letto presenti nelle aree nazionali tra il 2000 e il Come possiamo notare, l'offerta dei posi letto negli esercizi alberghieri in tale periodo è rimasta stabile nella maggioranza dei paesi, salvo la Francia che ha subito una perdita del 16,3 percento. Fig. 8 sviluppo del numero dei posti letto nel periodo Nel mercato molto frammentato del turismo alpino, le grandi destinazioni hanno il vantaggio di essere percepite a livello internazionale in misura maggiore rispetto a quelle più piccole. La destinazione più gradita dell'arco alpino nel 2010 è stata Chamonix Mont-Blanc (Francia) con più di 10 milioni di pernottamenti. A seguire, le destinazioni Les Trois Vallées (Francia), Portes du Soleil (Francia) e Merano (Trentino, Italia) con circa 7 milioni di pernottamenti. Le destinazioni Lago Maggiore (Canton Ticino, Svizzera) e La Plagne - Les Arts (Francia) occupano con circa 6 milioni di pernottamenti la quinta e sesta posizione. Si noti come le destinazioni turistiche alpine italiane presenti siano esclusivamente localizzate in Trentino Alto Adige. 79

80 Fig. 9 Stima dei pernottamenti secondo tipologia di alloggio nel Presenze turistiche nel Distretto turistico dei Laghi (Regione Piemonte) Per quanto riguarda l area alpina del Verbano Cusio Ossola dobbiamo fare riferimento alla gestione del turismo adottata dalla Regione Piemonte. Essa ha costituito un organismo regionale denominato Sviluppo Piemonte Turismo (precisamente una società in house providing, ossia una forma organizzativa societaria in cui la pubblica amministrazione detiene comunque il controllo della gestione del servizio) a cui sono affidate le funzioni nel settore del turismo, laddove il loro esercizio richieda un organizzazione specialistica non presente tra quelle regionali 33. Il territorio regionale è dunque diviso in nove ATL (Agenzie Turistiche Locali): Turismo Torino e Provincia, Biella, Valsesia e Vercelli, Distretto turistico dei Laghi, Novara, Langhe e Roero, Cuneo, Alexala e Asti. I dati turistici riguardanti l anno in corso verranno resi disponibili nel primo trimestre del 2013, dunque possiamo rifarci all analisi dei flussi turistici dell anno appena passato, presentata in conferenza stampa lo scorso 28 marzo cit. dal sito della società stessa: (ultima consultazione: 12 novembre 2012) 80

81 Per quanto riguarda l aspetto generale, il turismo piemontese è in aumento: le presenze nel 2011 hanno superato quota 12,8 milioni di turisti con un incremento del 3,88% rispetto all anno precedente, anche gli arrivi sono cresciuti del 3,92% rispetto al Si è consolidata anche l offerta ricettiva, che alla fine del 2011 registrava strutture, per un totale di posti letto. Il mercato nazionale continua a rappresentare la quota principale del turismo con i suoi 8,4 milioni di presenze (circa il 66%) mentre il mercato estero supera i 4,4 milioni di presenze (circa il 33%). Il turismo interno rappresenta circa il 62% delle presenze italiane: a causa della situazione economica sfavorevole, i piemontesi puntano a scegliere destinazioni all interno del proprio territorio. I turisti extraregione invece provengono soprattutto da Lombardia (oltre 1 milione di presenze), Liguria (circa 409mila presenze), Lazio (circa 243mila presenze) e Veneto (circa 216mila presenze). Per quanto riguarda i turisti esteri il Paese primo in classifica e in forte crescita è la Germania (quasi 1,2 milioni di presenze), seguita da Benelux (741mila presenze) Francia (oltre 466mila presenze) e Svizzera (354mila presenze). In forte ripresa anche la Russia con un aumento di +32,7% delle presenze. La Valle Anzasca, con Macugnaga, è compresa nella ATL denominata Distretto turistico dei Laghi, distretto che registra nel 2011 presenze di quasi 3,4 milioni (+5,64% rispetto al 2010), secondo dunque solo alla ATL Turismo Torino e Provincia con i suoi quasi 6 milioni di presenze (+3,14 nel 2011). Tuttavia non è ben chiaro quanto i dati del Distretto turistico dei Laghi siano rappresentativi delle diverse realtà comprese al suo interno. Si deve sottolineare che l area del Lago Maggiore presenta notevoli differenze rispetto a quella della Val d Ossola e delle altre aree alpine in esso comprese, tanto per tipologia di offerta turistica quanto per presenza di strutture e servizi. Per quanto riguarda l offerta turistica specifica della valle Anzasca, può essere definita come montagna alpina Monte Rosa, e possiamo vedere nel Canton Vallese, e in particolare nelle località Zermatt e valle di Saas, dei termini di paragone adeguati per questa tipologia di offerta. 34 cit. comunicato stampa regionale (Torino, 28 marzo 2012) reperibile all indirizzo: (ultima consultazione: 12 novembre 2012) 81

82 5.5 Valle Anzasca: Analisi SWOT L'analisi SWOT è un'analisi di supporto alle scelte che risponde ad un'esigenza di razionalizzazione dei processi decisionali. È una tecnica che a partire dagli anni '80 è stata utilizzata come supporto alle scelte di intervento pubblico, il cui uso è oggi esteso alle diagnosi territoriali ed alla valutazione di programmi regionali. L'analisi SWOT è una delle metodologie più diffuse per valutare i fenomeni riguardanti il territorio. Nella pratica questo tipo di studio, originariamente utilizzato in economia aziendale, consente di rendere sistematiche e fruibili le informazioni raccolte circa un tema specifico. Questo processo consiste nel completare una valutazione dei punti di Forza (Strenghts), Debolezza (Weaknesses), Opportunità (Opportunities) e Minaccia (Threats) dell'oggetto/territorio preso in considerazione, sulla base della cosiddetta SWOT matrix (vedi Fig. 10). Il processo verte sull'analisi delle variabili interne al sistema, sulle quali è dunque possibile intervenire; e di quelle esterne, che possono essere soltanto monitorate, in modo da sfruttare i fattori positivi e limitare quelli negativi. Fattori Positivi Fattori Negativi FONTI INTERNE (CONTROLLABILI) PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA FONTI ESTERNE (NON CONTROLLABILI) OPPORTUNITA MINACCE Fig. 10 Matrice SWOT Di seguito viene presentato un modello di analisi SWOT relativo alla valle Anzasca considerata come destinazione turistica. 82

83 PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA OPPORTUNITÁ MINACCE Scarso traffico Ambiente urbano automobilistico, è possibile camminare facilmente in tutti i centri abitati. Scarsa presenza di Possibile Il Processo CETS inquinamento inquinamento del intrapreso dalle derivante dal traffico, terreno e di parte vicine Aree elevata qualità delle acque nella Protette (Parco dell aria. Scarso zona delle miniere, Naz. Val Grande, inquinamento a causa delle Parco Veglia Situazione luminoso. Presenza di sostanze utilizzate Devero Antrona) ambientale un Oasi faunistica nelle lavorazioni rappresenta una nata nel 1969 per la (es. arsenico). grande reintroduzione dello opportunità di stambecco nelle Alpi. fare rete dal punto di vista della sostenibilità. Assetto sociale Patrimonio tradizionale e locale importante. Presenza di associazioni di volontariato in campo culturale/tradizionale (sui temi walser, miniere) e nel primo soccorso (volontari in ambulanza). La popolazione residente ha bilancio demografico negativo. (Il comune di Macugnaga ha 614 abitanti, secondo dati comunali del 31/12/2011) Legami ancora esistenti con l'internationale Vereinigung fur Walsertum, associazione che riunisce tutti i walser. Generale spopolamento alpino condizionato dal richiamo allo stile di vita globalizzato (città, automobile, cellulare,etc.). 83

84 PUNTI DI FORZA PUNTI DI OPPORTUNITÁ MINACCE DEBOLEZZA Presenza della La viabilità stradale Potenziare il Tagli generali stazione ferroviaria è condizionata dal trasporto privato ai servizi di internazionale di tempo atmosferico (autobus) sulla trasporto Domodossola, che più che in altri tratta pubblico. gestisce un elevato luoghi. Domodossola - flusso di passeggeri Macugnaga. Scarsità dei (in particolare tra fondi da Trasporti Italia e Svizzera). Servizio autobus destinare a riparazioni delle pubblico presente per infrastrutture collegare la valle con pubbliche le città di pianura (es. (strade, ponti, Domodossola, infrastrutture di Villadossola, etc.). protezione caduta massi e valanghe). Presenza numerica di Assenza di alberghi Situazione strutture ricettive: 12 di lusso (la media è economica alberghi, 1 di 3 stelle). generale agriturismo, Chiusura sfavorevole. Strutture ricettive 6 B&B/affittacamere, 6 case per ferie, 3 residence, 4 rifugi, temporanea di 3 alberghi su 12. Massiccia presenza 2 camping. di seconde case, che diminuiscono le presenze nelle strutture ricettive. 84

85 PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA OPPORTUNITÁ MINACCE Attrazioni Attrazione naturale principale: massiccio del Rosa. Presenza di piccoli musei aperti e operativi (Museo Casa Walser, Museo Miniera aurifera della Guia, Museo della Montagna) Situazione economica generale sfavorevole. Impianti sciistici / di risalita Presenza di una scuola di sci. Gli impianti di risalita (funivia e sciovia) non sono moderni. Promozione Possibilità di Concorrenza dei generica come usufruire della brand più noti a Distretto dei Laghi, tipicità walser livello internazionale dei Monti e delle come fattore (vedi Zermatt Valli da parte della distintivo. Matterhorn ). Regione Piemonte. Possibilità di far Brand Esiste un marchio parte della CETS Macugnaga-Monte delle vicine Aree Rosa che però non Protette, di cui viene promosso ed usufruire anche utilizzato in maniera come strumento organica. di promozione, e di ulteriori Marchi elaborati. 85

86 L analisi SWOT presenta una serie di Punti di Forza (fattori interni) interessanti, come l assenza di traffico e inquinamento acustico e dell aria, l interesse naturalistico della zona alpina, la presenza attiva dell associazionismo e di strutture alberghiere e attrazioni. Questi vanno a formare una sorta di nucleo esistente da cui è possibile partire per trarre i soggetti e le energie per il rilancio di una nuova gestione strategica. Questi Punti di Forza vanno perciò valorizzati e potenziati. I Punti di Debolezza (fattori interni) sottolineano la situazione di post-stagnazione della fase della vita turistica della destinazione. Il mancato ammodernamento degli impianti, la chiusura temporanea degli esercizi, il rischio d inquinamento legato a certe zone, lo spopolamento e la mancanza di un brand forte sono segni chiari della mancanza di una strategia di destination management. Di questi fattori interni negativi devono prendere coscienza i cittadini e gli operatori turistici locali, assieme alle amministrazioni pubbliche, per capire che è possibile credere di tirare avanti grazie a delle rendite di posizione nell attuale mercato turistico. La crisi globale ha reso ancora più dura la concorrenza tra destinazioni, che era già elemento fondamentale delle caratteristiche del nuovo turismo degli ultimi decenni. Sul fronte dei fattori esterni, le Minacce dirette alla destinazione sono quelle di carattere generale dettate dalla presente situazione economica occidentale, oltre a queste si distingue la presenza di destinazioni dell arco alpino più affermate e competitive, legate allo stesso tipo di offerta principale (montagna alpina impianti sciistici). Allo stato attuale, non potendo vincere la competizione sul mercato rispetto a queste destinazioni (ad es. Zermatt, Canton Vallese) la strategia da adottare è quella di analizzare le loro best practices tanto nell organizzazione delle singole aziende quanto nelle strategie di DM di respiro più ampio. Inoltre è auspicabile potenziare la sinergia con alcune di queste destinazioni, in particolare quelle transfrontaliere (Svizzera), ravvivando i rapporti storicamente presenti tra le destinazioni. In rapporto alle Opportunità (fattori esterni), il primo importante passo è il raggiungimento della consapevolezza della loro esistenza da parte degli stakeholders. Il processo della CETS delle vicine Aree Protette può costituire un vero esempio di autoanalisi, e nel futuro prossimo anche di auto governance, per la valle Anzasca. La 86

87 ricchezza della tradizione culturale locale walser deve essere guardata con occhi nuovi, come un opportunità turistica e culturale non indifferente, una caratteristica peculiare al territorio che va valorizzata e promossa. 5.6 Case Study: Zermatt (Canton Vallese) Il Case Study è un'analisi dettagliata di una destinazione di grande successo. L'analisi oltre a basarsi su dati quantitativo-statistici si basa anche su informazioni qualitative raccolte tramite interviste condotte da esperti nei confronti di alcuni soggetti decisionali delle varie destinazioni. Il presente Case Study è ripreso dal già citato Rapporto Bakbasel sul turismo, commissionato dalla Confederazione Svizzera. La destinazione Zermatt del Canton Vallese si trova spesso nelle prime posizioni della classifica delle destinazioni e raggiunge durante tutto l'anno un'eccellente occupazione delle capacità ricettive. La destinazione di Zermatt nel Canton Vallese con circa 7120 abitanti si trova a circa 40 chilometri da Visp, a un'altitudine di metri ai piedi nordest del famosissimo Cervino. Per il 2010, Zermatt ha registrato ben 2,1 milioni di pernottamenti con circa posti letto. Zermatt, città interamente pedonale dagli anni '60, possiede, accanto alla vetta più elevata della Svizzera (la Punta Dufour), i più alti skilift e funivie d'europa. Proprio per il fatto che la zona è pedonale, Zermatt è raggiungibile, almeno per gli ultimi cinque chilometri, tramite treno. Questo tipo di raggiungibilità è uno svantaggio per gli escursionisti giornalieri, tuttavia rappresenta un vantaggio perché gli ospiti che vengono a Zermatt utilizzano l'offerta ricettiva presente in loco. Zermatt possiede una struttura alberghiera vantaggiosa. Il 37% circa dei posti letto si trova in esercizi alberghieri che vengono sfruttati intensamente. E' proporzionalmente bassa la quota dei "posti letto inutilizzati". La problematica delle abitazioni secondarie è stata riconosciuta e affrontata tempestivamente, inoltre gli intervistati hanno sottolineato che l'affluenza nelle abitazioni secondarie è frequente, ed esse quindi non rappresentano "posti letto inutilizzati". 87

88 La destinazione presenta un andamento della domanda distribuito nell'intero anno. L'occupazione ottimale delle capacità ricettive si riflette nella varietà dell'offerta estiva e invernale. La destinazione trasmette tuttavia valori chiari. La maggiore attrazione è senza dubbio il comprensorio sciistico, selezionato da Adac Skiguide 2010 come miglior comprensorio sciistico dell'anno. Accanto al Cervino come Unique Selling Proposition (argomento di vendita esclusivo) il comprensorio sciistico contribuisce in modo significativo all'attrattività, che si basa su regolari investimenti e innovazioni (circa 35 milioni di franchi svizzeri annuali). Inoltre è da evidenziare la cooperazione con il comprensorio sciistico italiano di Cervinia che genera ulteriori sinergie anche in relazione al rapporto prezzo/attrattività. L'elevato dinamismo e lo sviluppo della destinazione sono da attribuire anche al coordinamento degli stakeholders, infatti Zermatt è per il 98 percento in possesso dei cittadini, che sono regolarmente coinvolti nel processo decisionale. Nell'ambito del destination management si è compresa l'importanza di commercializzare un'offerta che copra tutto l'anno. Per ottenere ciò, vanno individuate le diverse aspettative degli ospiti, grazie alle analisi di marketing. Il tempestivo riconoscimento dell'importanza dei Social Media ha contribuito al buon posizionamento in questo ambito, rendendo più efficiente il marketing specifico per i gruppi target. Il lavoro di marketing e fidelizzazione del cliente sono stati sostenuti grazie l'utilizzo di un'applicazione della destinazione Zermatt per Smartphone e ipad. Per quanto riguarda il mercato sovranazionale, Zermatt usufruisce della promozione di Svizzera Turismo, che offre un ottimo sostegno a livello internazionale, ma anche di un brand proprio, riconoscibile e affermato (vedi fig. 11). 88

89 Fig. 11 marchio Zermatt Matterhorn 5.7 I fattori di successo del turismo alpino Sulla base di un sondaggio effettuato tra gli esperti e con l aiuto di un inchiesta di tipo empirico statistico sono stati analizzati 35 i fattori determinanti per il successo delle destinazioni alpine. Attraverso i risultati di questi due studi si ottengono i 15 fattori di successo delle destinazioni alpine. Naturalmente per ciascuna località valgono presupposti diversi, che di conseguenza richiederanno lo sviluppo di strategie individuali specifiche per ogni destinazione. Esistono però alcuni fattori essenziali, che si rivelano centrali per la maggior parte delle destinazioni: 1. Personale cortese e con una formazione specifica, nonché personalità imprenditoriali innovative e d eccellenza 2. Ottimizzazione della gestione dei posti letto 3. Offerta alberghiera di qualità 4. Realizzazione di economie di scala 5. Argomentazione esclusiva di vendita (Unique Selling Propositions) 35 Rapporto Bakbasel ( ) per la Confederazione Svizzera 89

90 6. Paesaggi intatti e autentici 7. Alto livello di coscienza turistica 8. Impianti sciistici attrattivi 9. Varietà dell'offerta estiva 10. Andamento equilibrato della domanda nel corso dell anno 11. Management professionale della località con strategie specifiche ben definite 12. Strategia adeguata per specializzazione e varietà dell offerta 13. Stretta collaborazione di autorità, operatori turistici ed enti turistici. 14. Presenza di almeno un marchio forte e conosciuto 15. Promozione attiva del turismo e marketing intensivo attraverso strutture regionali ed enti turistici. 90

91 Cap. VI Proposte concrete di rilancio turistico Sulla base delle informazioni raccolte, è possibile dettagliare una lista di possibili proposte che, a vari livelli, potrebbero concretamente operare un miglioramento nelle sorti della valle Anzasca vista come situazione turistica. Alla luce dei capitoli precedenti, in cui sono state affrontate per sommi capi storia, cultura, economia e società della destinazione, appare chiaro che una ripresa nel campo del turismo significherebbe un opportunità concreta per il futuro della valle alpina. Al contrario, senza un interesse attivo da parte della pubblica amministrazione, dei cittadini e di tutti gli stakeholders nei confronti del turismo sostenibile, il futuro della destinazione stessa in quanto insediamento umano è ottenebrato da nubi ben poco rassicuranti. 6.1 L opportunità dei parchi e della CETS Prendendo in esame il percorso portato avanti dalle vicine Aree Protette, è stato chiarificato come il processo per l ottenimento della CETS non sia soltanto uno strumento per migliorare la qualità ambientale di una destinazione, bensì si rivela molto più versatile. Come riconosciuto anche recentemente durante i forum plenari conclusivi di Villadossola e Vogogna, la CETS può essere uno strumento di governance capace di aggregare varie esigenze e vari saperi eccellenti in una vision comune. È importante ricordare che non soltanto i paesi geograficamente compresi nelle Aree Protette possono beneficiare dei vantaggi della CETS: esempio chiave al forum conclusivo di Vogogna è la proposta di azione del Consorzio lago Maggiore Holidays con la sua azione Turismo sostenibile sul Lago Maggiore, con la quale si mira a promuovere le Aree Protette nella propria vicina destinazione turistica, attraverso tecnologie touch-screen e non solo. Entrare a far parte dei Forum permanenti creati dalle Aree Protette, e produrre delle azioni di turismo sostenibile con l aiuto degli stakeholders e degli esperti, rappresenta certo un opportunità concreta e stimolante per la destinazione valle Anzasca. 91

92 In particolare, la direzione intrapresa dalle vicine Aree Protette verso il turismo sostenibile potrebbe dare vita a una serie di turismi complementari grazie alla vocazione della valle Anzasca per il turismo culturale, alpinistico e degli sport invernali. È necessario anche chiarire quali sono i soggetti della destinazione che dovrebbero prendere parte alla CETS. Le opzioni sono molteplici, ad esempio ogni singolo stakeholder della valle Anzasca potrebbe decidere autonomamente di provare ad entrare nel processo CETS. La proposta qui elaborata ha però il vantaggio, seguendo degli step ben precisi, di essere più organica e meno casuale. 1- Costituzione di un Forum del turismo sostenibile in valle Anzasca Il forum dovrebbe avere come capofila le amministrazioni comunali della Comunità Montana (Calasca Castiglione, Bannio Anzino, Vanzone san Carlo, Ceppo Morelli e Macugnaga) e i loro assessorati alla cultura, nonché l ente responsabile dell Oasi faunistica di Macugnaga, o se questo non fosse presente/disponibile, il gruppo delle Guide Alpine di Macugnaga. Con la partecipazione delle amministrazioni locali, gli stakeholders e la competenza di consulenti esterni, il forum dovrebbe stabilire delle priorità di dialogo. Iniziando da un rapporto turistico territoriale, elaborato in base ai dati raccolti da Comuni, Provincia e Regione; si dovrebbero esporre degli approfondimenti tematici su Case Study di destinazioni simili, e sulle diverse forme di governance possibili (consorzi turistici, CETS,etc.). Si dovrebbe poi passare ad un Tavolo Tecnico in cui elaborare le informazioni raccolte in chiave di una proposta, per creare un soggetto in grado di sviluppare una strategia turistica, pur con la partecipazione e il consenso degli stakeholders. Potrebbe trattarsi di una DMO nelle forme consentite dalla legge, o da un Gruppo di lavoro per la CETS. Al termine del Forum (durata prevista 12 mesi) i lavori dovrebbero dunque portare alla costituzione di un Soggetto Promotore in grado di elaborare una vision comune, e farsi portatore dei consensi del territorio. 2- Collaborazione con le vicine Aree Protette dotate di certificazione CETS Il Soggetto Promotore emerso dal Forum del turismo sostenibile in valle Anzasca dovrebbe prendere contatto con Federparchi e con le vicine Aree Protette, dotate di certificazione CETS (che si pensa verrà assegnata nel 2013 al Parco Nazionale Val 92

93 Grande e al parco Veglia Devero Alta Antrona) in modo da prendere conoscenza delle azioni di sviluppo del turismo sostenibile in corso, all interno delle quali cercare di poter collaborare insieme agli stakeholders già presenti nella CETS. Il Soggetto Promotore dovrà confrontarsi con una realtà già formata da 1-2 anni, perciò sarà da capire in quali termini sarà possibile la collaborazione. La sinergia nei confronti di azioni di tipo più pratico come quelle di mantenimento dei sentieri, o dello sviluppo di applicazioni tecnologiche rivolte alla destinazione, dovrebbe poter avvenire senza grandi problemi. Naturalmente starà al Soggetto Promotore proporsi in maniera adeguata, con le proprie competenze e originalità, senza imporsi alla realtà già esistente. Particolare interesse dovrebbe essere rivolto alle azioni di creazioni di Marchi di qualità: capire come vengono creati e da chi possono essere usati sarà fondamentale per poter creare un network funzionante. Come ricordato dalla responsabile Fedeparchi Stefania Petrosillo, il Forum permanente è sempre aperto a nuovi soggetti, e così anche il Piano d Azione. La valle Anzasca potrà entrare dunque a far parte, di alcune azioni preesistenti, e anche proporne di nuove, sempre nel rispetto dei principi CETS e partecipando al Forum. Senza dubbio, beneficiare della CETS porterebbe grandi benefici all immagine e alla risonanza internazionale della destinazione valle Anzasca. È comunque doveroso specificare che nella fase attuale (prima fase) solo i Parchi possono fregiarsi della Carta. Tuttavia nei prossimi anni si prevede il passaggio alla seconda fase, che consiste nel coinvolgimento degli stakeholders a un livello superiore. Anche altre interessanti azioni che si prospettano nei prossimi cinque anni potrebbero essere di grande aiuto sul piano promozionale: una su tutte, la possibilità di adottare il Marchio del Parco da parte di alcuni stakeholders (sarà da chiarire, comunque, se questa sia un azione strategica da intraprendere o se le linee di promozione impongano altri tipi di brand). Il confronto con gli stakeholders correntemente coinvolti nel progetto CETS porterà senz altro benefici in termini di conoscenza delle pratiche migliori da essi esaminate ed adottate, creando in ultima istanza delle operazioni di auto miglioramento nella gestione delle singole aziende della valle Anzasca. 93

94 6.2 Creazione di un Club di Prodotto per le strutture alberghiere Le strutture alberghiere di Macugnaga dovrebbero riflettere sulla possibilità di costituire un consorzio alberghiero, per dare vita ad un Club di Prodotto. Quest azione è volta allo studio del target ideale per gli alberghi, che dovrebbero puntare sulla identità forte del proprio territorio. Il Club di Prodotto Alberghi Walser dovrebbe collaborare con le associazioni culturali locali e non (come la Internationale Vereinigung für Walsertum, che si occupa di riunire i walser a livello internazionale, e organizza ogni anno un incontro generale in una delle colonie walser, chiamato Walsertreffen ) per assicurare la corretta conoscenza e il rispetto delle tradizioni del territorio, così da evitare il pericolo di inscenare una sorta di neo folklore a scopo turistico. Fig 12 il logo della International Vereinigung für Walsertum (Associazione Internazionale per la questione Walser ) Il Club di Prodotto Alberghi Walser dovrebbe dotarsi di un disciplinare per raggiungere uno standard di qualità condiviso dalle strutture alberghiere, che incarni il concetto di genuina ospitalità tradizionale pur senza sottrarsi alle necessità di ammodernamento dei servizi. Per funzionare al meglio, il Club di Prodotto dovrebbe prendere contatti con le strutture alberghiere degli altri paesi di fondazione walser, e proporre la creazione di un Marchio Walser Qualität (vedi fig. 12) con l aiuto delle Camere di Commercio. Il Marchio diventerebbe quindi un vero strumento di promozione internazionale, che dovrebbe essere utilizzato dalle strutture alberghiere e da altri stakeholders sottoscriventi il disciplinare del Club di Prodotto. Assieme al lancio del Marchio Walser Qualität il Club di Prodotto dovrebbe a questo punto, in qualità di network internazionale di strutture alberghiere e operatori turistici, dedicarsi alla creazione di pacchetti turistici tematici sui walser, con il coinvolgimento di gruppi tradizionali, associazioni, guide alpine, e musei locali. Naturalmente anche questa 94

95 azione dovrà essere preceduta e supportata da un analisi professionale dei mercati più interessanti per il Club di Prodotto. Fig. 12 proposta originale di Marchio Walser Qualität per il Club di Prodotto Alberghi Walser La destinazione valle Anzasca può essere propositrice del Marchio Walser Qualität e capofila nell adozione dello stesso, ma è necessario accettare le seguenti condizioni perché questo porti alla creazione di un vero brand capace di dare frutti in ambito promozionale: 1 La creazione del Marchio deve avvenire in seguito alla creazione di un Club di Prodotto alberghiero stabile, che sia supportato da adeguati studi di marketing; 2 Il Marchio deve essere condivisibile a livello Europeo con le altre destinazioni con patrimonio culturale walser che chiedano di farne parte, in modo da ingrandire ed internazionalizzare il network da esso creato; 3 Alla base della creazione del Club di Prodotto deve esserci una operazione di informazione su best practices e case studies, sulla scorta della proposta del Forum del turismo responsabile in valle Anzasca. Non è pensabile infatti che si possano adottare delle strategie condivise vincenti senza l aggiornamento sui risultati raggiunti dalle migliori destinazioni alpine. 95

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