LA RICERCA DEL PENSIERO

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1 Nicola Abbagnano Giovanni Fornero con la collaborazione di Giancarlo Burghi SECONDO I NUOVI PROGRAMMI LA RICERCA DEL PENSIERO Storia, testi e problemi della filosofia 1A Dalle origini ad Aristotele

2 LA RICERCA DEL PENSIERO Storia, testi e problemi della filosofia

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4 Nicola Abbagnano Giovanni Fornero con la collaborazione di Giancarlo Burghi LA RICERCA DEL PENSIERO Storia, testi e problemi della filosofia 1A Dalle origini ad Aristotele EAN ctow-o1hg-63yn

5 Coordinamento redazionale: Elisa Bruno Redazione: Luisa Gallo, Elisa Bruno Progetto grafico e copertina: Sunrise Advertising, Torino Coordinamento grafico: Elena Petruccelli Ricerca iconografica: Chiara Simonetti, Paola Barbieri Impaginazione elettronica: Essegi, Torino Controllo qualità: Andrea Mensio Segreteria di redazione: Enza Menel Sono in tutto o in buona parte di Giovanni Fornero i capp. 1, 2 e 3 dell unità 1 e le unità 2, 3 e 4. Sono di Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero i parr. 2 e 3 del cap. 2 e il cap. 4 dell unità 1. Le presentazioni della vita e delle opere dei filosofi sono quasi tutte di Nicola Abbagnano. I riepiloghi visivi e i glossari sono di Giovanni Fornero A SG T A Giancarlo Burghi ha curato: - le Tavole rotonde; - le Questioni; - le rubriche Echi del pensiero : Le radici socratiche del comportamento democratico, Il difficile rapporto tra economia e politica; - le rubriche Il concetto e l immagine : Il pianto e il riso di Eraclito e Democrito, La rappresentazione dell uomo nell arte greca antica, La scoperta dell aldilà tra arte e filosofia, Platone e Aristotele nella Scuola di Atene di Raffaello ; - le pagine di inquadramento storico-geografico I tempi e i luoghi della filosofia ; - i quadri cronologici relativi alla vita di Socrate, Platone, Aristotele; - le rubriche Laboratorio delle idee che chiudono le Verifiche di fine unità. Gaetano Chiurazzi ha curato: - le rubriche Echi del pensiero : Gli irrazionali: i numeri contrari alla ragione, L intelligenza della vita; - la rubrica Il concetto e l immagine : Il tempio greco tra ragione e sensibilità. Tutti i diritti riservati 2012, Pearson Italia, Milano - Torino Per i passi antologici, per le citazioni, per le riproduzioni grafiche, cartografiche e fotografiche appartenenti alla proprietà di terzi, inseriti in quest opera, l editore è a disposizione degli aventi diritto non potuti reperire nonché per eventuali non volute omissioni e/o errori di attribuzione nei riferimenti. È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno didattico, con qualsiasi mezzo, non autorizzata. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, corso di Porta Romana n. 108, Milano, segreteria@aidro.org e sito web Stampato per conto della casa editrice presso Grafica Veneta, Trebaseleghe (PD), Italia Ristampa Anno

6 e idee Il titolo che abbiamo scelto per questo nuovo progetto si riferisce esplicitamente al pensiero come ricerca, ossia al fatto che la filosofia, conformemente all etimologia e all insegnamento socratico-platonico, non è possesso del sapere ma ricerca inesauribile di esso. Una ricerca in cui l individuo non opera da solo, ma in stretta connessione con gli altri. Infatti, se esistere è co-esistere, il filosofare è sempre con-filosofare, ossia un dialogo incessante degli uomini tra loro, dialogo che si svolge nel tempo e di cui la storia della filosofia riporta le vicissitudini e i momenti salienti. La costitutiva socialità del filosofare e il suo strutturarsi come ricerca e dialogo fondano quindi il valore umano della storia della filosofia. Infatti, come scrive Nicola le LA RICERCA DEL PENSIERO Storia, testi e problemi della filosofia Abbagnano, sottolineando in modo lucido e appassionato la portata esistenziale della storiografia filosofica: «Ogni vero filosofo è un maestro o compagno di ricerca la cui voce ci giunge affievolita attraverso il tempo, ma può avere per noi, per i problemi che ora ci occupano, un importanza decisiva. Bisogna disporsi alla ricerca con sincerità ed umiltà. Noi non possiamo raggiungere, senza l aiuto che ci viene dai filosofi del passato, la soluzione dei problemi dai quali dipende la nostra esistenza singola e associata. Noi dobbiamo perciò proporre storicamente tali problemi; e nel tentativo di intendere la parola genuina di Platone o di Aristotele, di Agostino o di Kant e di quant al- l anima tri, piccoli o grandi, abbiano saputo esprimere un esperienza umana fondamentale, dobbiamo vedere il tentativo stesso di mettere in chiaro e portare alla soluzione i nostri problemi. Il problema di ciò che noi siamo e dobbiamo essere è fondamentalmente identico col problema di ciò che furono, e vollero essere nella loro sostanza umana, i filosofi del passato. La separazione dei due problemi toglie al filosofare il suo nutrimento e alla storia della filosofia la sua importanza vitale. L unità dei due problemi garantisce l efficacia e la forza del filosofare e fonda il valore della storiografia filosofica». Ogni vero filosofo è un maestro o compagno di ricerca la cui voce ci giunge affievolita attraverso il tempo, ma può avere per noi, per i problemi che ora ci occupano, un importanza decisiva. (N. Abbagnano) competenze disciplinari e trasversali Tutto ciò significa che i filosofi del passato al pari di tutti coloro che hanno impresso una loro parola nella storia non devono essere visti come personalità imbalsamate e chiuse nei loro sistemi, ma come personalità vive e potenti, che attraverso i secoli hanno offerto agli uomini un modo di intendersi e di ritrovarsi, e che ancora possono e potranno dare risposte chiarificatrici alle urgenti e vitali domande degli uomini. Giovanni Fornero III

7 Indice I Classici della Filosofia L età arcaica UNITÀ 1 L INDAGINE SULLA NATURA: IL PENSIERO PRESOCRATICO 4 CAPITOLO 1 La Grecia e la nascita della filosofia 5 1. In che senso la filosofia è nata in Grecia 5 2. Il problema dei rapporti con l Oriente 5 Le filosofie orientali 6 La scienza orientale 7 Gli scambi commerciali e culturali con l Oriente 7 3. Caratteri specifici della filosofia greca 8 4. Caratteri specifici della scienza greca 9 5. Il genio ellenico Le condizioni storico-politiche che facilitarono la nascita della filosofia 11 I caratteri della civiltà greca 11 Il dinamismo della società Politica, classi sociali e religione nella vita della pólis Primordi e retroterra culturale della filosofia greca 15 Le cosmologie mitiche 15 Il dibattito sui miti greci 16 I Misteri e i Sette Savi 17 La poesia Il nome e la concezione della filosofia presso i Greci Le scuole filosofiche I periodi della filosofia greca Le fonti della filosofia greca 21 Glossario e riepilogo 22 CAPITOLO 2 La ricerca del principio Presocratici o presofisti? La scuola ionica di Mileto 24 La sostanza primordiale 24 Talete 25 Anassimandro 25 Anassimene 27 Glossario e riepilogo Pitagora e i pitagorici 29 La matematica e la dottrina del numero 30 La dottrina fisica 33 Le teorie antropologiche e la morale 33 Glossario e riepilogo Eraclito 35 La teoria del divenire 36 La dottrina dei contrari 36 L universo come Dio-tutto 37 La teoria della conoscenza 37 Glossario e riepilogo 38 Mappa 39 Echi del pensiero Gli irrazionali: i numeri contrari alla ragione 40 I TESTI 42 Talete 42 T1 Tutto è acqua 42 Anassimandro 43 T2 L infinito è il principio 43 Pitagora e i pitagorici 44 T3 Il numero come principio 44 T4 La struttura del numero 45 T5 La dottrina fisica 46 X

8 Eraclito 47 T6 Il lógos come principio 47 T7 Gli uomini e il lógos 48 T8 La teoria del divenire 48 T9 La guerra 49 T10 L unità e l armonia dei contrari 49 CAPITOLO 3 Il problema dell essere La filosofia eleatica Senofane Parmenide 51 Il sentiero della verità 51 Il mondo dell essere e della ragione 52 Il mondo dell apparenza e dell opinione 53 Essere, pensiero, linguaggio 54 La problematica terza via di Parmenide Zenone 55 La difesa di Parmenide 55 Gli argomenti contro la pluralità 56 I primi due argomenti contro il movimento 56 Le discussioni critiche sull argomento dell Achille 56 Il terzo e il quarto argomento contro il movimento Melisso 59 Le caratteristiche dell essere 59 Le differenze rispetto a Parmenide, ovvero una via verso il pluralismo 60 Glossario e riepilogo 61 Mappa 62 I TESTI 63 Parmenide 63 T1 La ricerca della verità e i due sentieri 63 T2 Le vie da percorrere 64 T3 Verità e opinione 65 T4 Le caratteristiche dell essere 66 T5 Le opinioni dei mortali 67 T6 La fisica delle apparenze 68 CAPITOLO 4 Il principio come sostanza complessa I fisici pluralisti 69 Empedocle 69 Anassagora 71 Glossario e riepilogo L atomismo di Democrito 74 Una vita per il sapere 74 Verità e scienza 75 Il sistema della natura 75 L importanza di Democrito per la storia della scienza 79 L anima e la conoscenza 80 L etica 81 La civiltà, il linguaggio e la religione 82 L enciclopedismo democriteo 83 L arché nei presocratici 83 Glossario e riepilogo 84 Mappa 85 I TESTI 86 Empedocle 86 T1 I quattro elementi 86 T2 Il ciclo del cosmo 87 Anassagora 88 T3 Tutto viene dal tutto 88 Democrito 89 T4 Gli atomi sono il principio 89 T5 La cosmologia atomistica 90 T6 Le qualità sensibili 91 Il concetto e l immagine Il pianto e il riso di Eraclito e Democrito 92 VERIFICA 96 TAVOLA ROTONDA L infinito, una sfida per il pensiero Melisso, Anassagora, Democrito 101 ON LINE Testi antologici La legge naturale (DK 12 B 1) Il rapporto con i saperi orientali (DK 14 A 9) Un pensatore enigmatico e altezzoso (DK 22 A 1) L universalità del Lógos (DK 22 B 50) L errore dei mortali (DK 28 B 6) L Amicizia e la Contesa (DK 31 A 37) L etica e la civiltà (DK 68 B 5) Approfondimenti I pitagorici nella storia Eraclito nella storia Parmenide nella storia Zenone nella storia Empedocle e Anassagora nella storia Democrito nella storia XI

9 I TEMPI E I LUOGHI DELLA FILOSOFIA L età arcaica 650 a.c a.c. Talete>>>>>>>>>>>> (624/ /545) >>>>>>>>>>> (611/ ) Anassimene >>>>>>>>>>> (586/ /525) >>>>>>>>>>>>>>>> Pitagora >>>>>>>>>>> (571/ ca.) Eraclito >>>>>>>>>>>> ( ca.) Parmenide >>>>>>>>>>>>>>>>> Anassimandro Senofane (580/ ?) ( ca.) Anassagora >>>>>>>>>>>> (500/ ca.) Zenone di Elea>>>>>>>>>>>>>>>>>>(489 ca.-431) Melisso di Samo >>>>>>>>>>>>>> (485/480-V sec.) Empedocle>>>>>>>>>>(484/ /421 ca.) Leucippo>>>>>>>>>>>>>>(480/475-V sec.) Filolao>>>>>>>>>>(470 ca.- tra fine V e inizio IV sec.) Democrito >>>>>>>>>>>>>>>>>> (460/ /350 ca.) Metrodoro di Chio (tra metà V e metà IV sec.) >>>>>>>>>>>>>> 2

10 MAR NERO Roma MAGNA GRECIA TRACIA Abdera Metaponto Democrito Elea Parmenide Zenone Scuola pitagorica GRECIA Crotone Delfi Empedocle Corinto Micene Agrigento Siracusa Sparta M A R M E D IT E R R A NE O T ASIA MINORE MA R E G E O Anassagora Tebe Chio ATENE Teo Samo Siro Pitagora Melisso Clazomene Senofane Colofone Efeso Eraclito Mileto Talete Anassimandro Anassimene Tra il VII e il VI secolo a.c., le città fondate dai Greci sulle coste della Ionia, l attuale Asia Minore (Mileto, Efeso, Clazomene, Colofone, Samo), erano le più fiorenti, dinamiche e culturalmente vivaci. Collocate tra Occidente e Oriente, aperte alla circolazione di nuove idee e a contatti con civiltà raffinate e progredite (egiziana, assiro-babilonese, persiana), diventarono i centri propulsori di una nuova forma di sapere che dalla Ionia si diffuse nelle città della Magna Grecia (Elea, Crotone, Agrigento ecc.). Questo nuovo sapere era la filosofia, nata da uno sguardo curioso e stupito su una natura vivida, potente e incontaminata, e che proprio per questo inizialmente si diresse verso un indagine naturalistica, volta a individuare il principio della vita.

11 1UNITÀ 1 L INDAGINE SULLA NATURA: IL PENSIERO PRESOCRATICO In questa unità ci soffermiamo su coloro che vengono comunemente detti presocratici, ovvero su quel gruppo di filosofi (vissuti per lo più prima di Socrate) che si sono concentrati soprattutto sul problema della natura e della realtà in generale. CAPITOLO 1 La Grecia e la nascita della filosofia CAPITOLO 2 La ricerca del principio CAPITOLO 3 Il problema dell essere CAPITOLO 4 Il principio come sostanza complessa Nel primo capitolo spieghiamo che cosa si intende quando si afferma che la filosofia è nata nell Ellade, delineando il retroterra storico e culturale che ne ha favorito la fioritura. Nel secondo capitolo affrontiamo il pensiero di quei filosofi (ionici, pitagorici, Eraclito) che si sono interrogati sul principio fisico originario (arché) da cui scaturiscono e a cui ciclicamente ritornano tutte le cose. Nel terzo capitolo ci occupiamo degli eleati, cioè di alcuni pensatori che, invece di riflettere sul principio corporeo delle cose, si sono concentrati sulla realtà unica, immutabile ed eterna che sola merita il nome di essere. Nel quarto capitolo studiamo i cosiddetti fisici pluralisti, cioè coloro (Empedocle, Anassagora, Democrito) che hanno individuato il principio ultimo delle cose non in un unica sostanza, bensì in una molteplicità ordinata di elementi, in grado di spiegare non solo l essere, ma anche il divenire eterno delle cose. 4

12 CAPITOLO 1 La Grecia e la nascita della filosofia 1. In che senso la filosofia è nata in Grecia Si afferma tradizionalmente che la filosofia dell Occidente è nata in Grecia. Le ragioni di questa tesi sono parecchie e strettamente connesse tra loro. Procedendo dal semplice al complesso, possiamo individuarne tre fondamentali. In primo luogo, si dice che i Greci sono stati gli iniziatori del pensiero occidentale in quanto essi risultano gli autori dei primi testi scritti di filosofia della civiltà eu ropea. In secondo luogo, si è soliti muovere dai Greci perché si è figli di una cultura e di una tradizione speculativa che affondano le loro radici nel mondo ellenico. In terzo luogo, si riconosce che i Greci sono stati i primi a impegnarsi in quel tipo di indagine critica e razionale in cui individuiamo ancor oggi i tratti salienti di ciò che chiamiamo filosofia. Tant è vero che quando si sostiene che la filosofia è storicamente nata nell Ellade del VI secolo a.c., non si intende dire che l uomo, almeno fin da quando è divenuto homo sapiens, non abbia posseduto una qualche interpretazione della realtà esterna e di se stesso, ossia una propria visione del mondo, ma semplicemente che i Greci sono stati il primo popolo occidentale a creare esplicitamente il modo di pensare filosofico. 2. Il problema dei rapporti con l Oriente Ciò che si è detto lascia aperta un interessante questione di fondo, tuttora dibattuta tra gli studiosi. Ammesso che i Greci siano i padri del pensiero occidentale, la loro filosofia non potrebbe essere un derivato dell Oriente? Tale è la tesi degli orientalisti, i quali, contrapponendosi agli occidentalisti, sostengono che i Greci non sono gli inventori della filosofia e della scienza, ma soltanto i ripetitori e gli intermediari di un sapere più antico, che trova le proprie matrici nelle civiltà pre-elleniche dell Oriente. La tesi della derivazione orientale della filosofia greca 5

13 UNITÀ 1 L INDAGINE SULLA NATURA: IL PENSIERO PRESOCRATICO Le filosofie orientali In primo luogo, gli orientalisti fanno notare da sempre come prima dell esordio della filosofia greca, o contemporaneamente a essa, abbiano avuto origine in Estremo Oriente alcune tra le più grandi esperienze filosofico-religiose dell umanità. Ad esempio, mentre la Grecia e Roma giacevano ancora nella preistoria, in India si sviluppava la corrente dell induismo, la cui dottrina più antica è contenuta nelle parti arcaiche dei libri sacri del Rig Veda, risalenti probabilmente al a.c., e delle Upanishad, del IX- VIII secolo a.c. Sempre in India, verso la fine del VI secolo a.c., quando il pensiero greco era ancora agli albori, il Buddha (Siddhartha Gautama, a.c. circa), traendo spunto da una meditazione sul dolore, dava origine a una delle più notevoli religioni filosofiche della storia. In Persia, intorno al VII secolo a.c., Zarathustra si faceva profeta di una nuova visione del mondo, interpretando quest ultimo come un intreccio di positivo e di negativo e come un gigantesco campo di battaglia tra un dio del Bene, Ohrmudz, e un dio del Male, Ahriman. In Cina, nello stesso periodo, visse e pensò Lao-Tze, considerato l autore della dottrina del Tao, il principio misterioso e indicibile in virtù del quale «la grande fiumana dell Essere nasce alla vita». A lui si oppose Kong Fuzi ( Maestro Kong, a.c. circa), più noto come Confucio, fautore delle grandi gerarchie sociali e dell ordine politico della tradizione cinese. Filosofia e salvezza Il buddismo Diversamente dalla filosofia greca degli inizi, che, secondo quanto vedremo, ha come principale oggetto di ricerca la conoscenza della natura e delle sue forze, la speculazione orientale, in particolare quella indiana, si concentra soprattutto sui problemi esistenziali e religiosi. Essa concepisce la conoscenza in funzione della salvezza, cioè della liberazione dell uomo, che viene fatta consistere nel passaggio dal piano del samsara, cioè della realtà dubbia e ingannevole che ci circonda e che si esprime nella ruota della nascita e della morte, al piano del nirvana, ossia del ricongiungimento con la Realtà primordiale e assoluta, variamente intesa. In tal modo, la filosofia è concepita come via alla salvezza e il filosofo come illuminato e santo. Tipico, in questo senso, è il buddismo, che, partendo da un analisi della sofferenza del vivere («Ecco la verità sublime intorno al dolore: la nascita è dolore, la vecchiaia è dolore, la malattia è dolore, l unione con quelli che non si amano è dolore, la separazione da quelli che si amano è dolore, non ottenere quello che si desidera è dolore», Discorso di Benares), perviene alle quattro «nobili verità» che distruggono l illusorio attaccamento alla vita dell uomo comune e preparano la sua liberazione: la realtà del mondo è dolore; l origine del dolore è la brama di esistere, godere e potere; la liberazione dal dolore è possibile mediante l estinzione di questo desiderio e il raggiungimento del nirvana (stato di pace perfetta); esiste una via che conduce a tale estinzione ed è quella indicata dal Buddha. Questa via si concretizza nel celebre «ottuplice sentiero»: retta comprensione, retto pensare, retto parlare, retto agire, retto modo di sostentarsi, retto sforzo, retta concentrazione, retta meditazione. 6

14 Capitolo 1 La Grecia e la nascita della filosofia La scienza orientale In secondo luogo, grazie a una serie di studi che hanno portato alla luce un mondo che il tempo sembrava aver definitivamente sepolto, gli orientalisti sottolineano come nelle civiltà pre-greche si trovino non solo rilevanti invenzioni tecniche nel campo della navigazione, dell agricoltura, dell ingegneria edilizia ecc., ma anche interessanti ricerche di medicina e chirurgia, astronomia e matematica. L origine della medicina si perde nella notte dei tempi. All inizio essa faceva un tutt uno con la magia. Ad esempio, per citare un caso significativo, parecchi crani umani risalenti all età neolitica presentano buchetti rotondi limitatamente rimarginati: gli studiosi hanno ipotizzato che appartenessero a uomini che subirono la trapanazione del cranio mentre erano ancora in vita, probabilmente da parte di uno stregone che credeva in tal modo di cacciare dai loro corpi gli spiriti maligni. In virtù del papiro Smith, risalente al XVII secolo a.c., sappiamo invece che gli Egiziani avevano cominciato a studiare le malattie abbandonando la mentalità magica, classificando i disturbi a seconda dei vari organi interessati e pervenendo allo schema di diagnosi-prognositerapia che costituisce ancor oggi l ossatura della medicina scientificamente intesa. Grazie alle tavolette di argilla scoperte a Ninive, che offrono una preziosa panoramica sulle conoscenze della civiltà mesopotamica e di cui più di 600 sono dedicate alla medicina, sappiamo dei progressi terapeutici dei Mesopotamici e dell esistenza di una loro precisa arte chirurgica (tant è vero che il Codice di Hammurabi stabilisce gli onorari degli interventi e ordina che siano tagliate le mani al medico che operando un paziente ne provochi la morte). Sappiamo anche dell esistenza di una medicina indiana, stimolata dalle terribili epidemie delle zone del Gange; essa si fondava tuttavia su nozioni e cognizioni anatomiche e fisiologiche inadeguate, poiché tanto l induismo quanto il buddismo, credendo nella reincarnazione, proibivano l autopsia dei cadaveri. Infine, cultori di medicina fin da tempi remoti furono anche i Cinesi, ai quali risale, tra l altro, la famosa e tuttora diffusa pratica dell agopuntura. Nell astronomia si distinsero soprattutto i Caldei, che fin da prima del 2000 a.c. avevano cominciato a registrare e ad esplorare con attenzione i fenomeni celesti, studiando soprattutto le eclissi, le forme delle costellazioni, lo zodiaco, i congiungimenti astrali ecc. Del campo matematico furono invece buoni conoscitori sia gli Egiziani, sia i Babilonesi: il papiro Mosca (1800 a.c.) e il papiro Rhind (1650 a.c.) ci hanno infatti rivelato che gli Egizi utilizzavano tecniche aritmetiche e geometriche abbastanza avanzate (potenze, radici, frazioni, progressioni ecc.) e rintracciabili anche in Mesopotamia, dove Hammurabi, re di Babilonia, aveva ordinato che i testi aritmetici e geometrici fossero raccolti e trascritti in migliaia di tavolette. Gli scambi commerciali e culturali con l Oriente Dopo aver ricordato tutta questa mirabile fioritura filosofico-scientifica, gli orientalisti sostengono l esistenza di precisi rapporti commerciali e culturali tra l Ellade e l Oriente, basandosi sul fatto che le prime sedi della cultura greca furono le colonie dell Asia Minore e delle isole dell Egeo, che, per motivi geografici, economici e politici, erano facilitate a La medicina L astronomia e la matematica I rapporti tra l Ellade e l Oriente 7

15 UNITÀ 1 L INDAGINE SULLA NATURA: IL PENSIERO PRESOCRATICO venire in contatto con i popoli dell Oriente mesopotamico e che, per l innata vivacità dello spirito greco, erano portate ad assimilare nuovi costumi e nuove idee. Ad ampliare queste relazioni contribuiva anche l attività marinara dei Greci, che toccava tutte quelle parti del bacino mediterraneo, soprattutto l Egitto, che erano sedi di antiche e prestigiose civiltà. Tanto che più tardi gli stessi storici e filosofi greci avrebbero amato presentare i sapienti del loro paese come peregrinanti per terre lontane allo scopo di apprendere arti, costumi e dottrine. Secondo le loro testimonianze, ad esempio, Democrito avrebbe viaggiato nell Estremo Oriente, mentre Pitagora e, secondo notizie più attendibili, Platone avrebbero soggiornato in Egitto; e proprio Platone, contemplando la sapienza dei venerandi sacerdoti egizi e caldei, interpreti di una saggezza accumulata da secoli, sarebbe giunto a esclamare che i Greci, nei loro confronti, non erano che «bambini»! Motivazioni addotte dagli orientalisti > Prima o contemporaneamente alla filosofia greca, in Estremo Oriente esistevano già grandi dottrine filosofico-religiose, come l induismo, il buddismo, il taoismo, il confucianesimo > Nelle civiltà pre-greche si trovavano non solo importanti invenzioni tecniche, ma anche interessanti ricerche scientifiche (medicina, chirurgia, matematica, astronomia) > Tra l Ellade e l Oriente esistevano rapporti commerciali favoriti dall attività marinara dei Greci La scarsa consistenza dell ipotesi orientalistica 3. Caratteri specifici della filosofia greca A questo punto potrebbe sembrare che la disputa tra occidentalisti e orientalisti sia definitivamente risolta a favore di questi ultimi. In realtà, per quanto riguarda la filosofia, i primi hanno risposto con una fitta serie di prove a favore della loro tesi. Vediamone le principali. Innanzitutto, la tesi di una derivazione orientale della filosofia greca non si trova in alcun autore dell età classica. Sebbene si abbiano accenni alle conoscenze aritmetiche, geometriche e astronomiche degli Egizi e dei Caldei, mancano note sulla tradizione filosofica orientale e risulta assente l idea di una sua influenza su quella greca. In effetti, l ipotesi di una genesi orientale del pensiero greco si diffuse soltanto in epoca ellenistica, ossia dopo le conquiste di Alessandro Magno, in un periodo in cui potenti forze nazionalistiche, culturali e religiose avevano interesse a ricondurre la tradizione greca a quella orientale. Ad esempio, essendosi spostato il centro della cultura scientifica ad Alessandria, sacerdoti e dotti egiziani cominciarono ad affermare che la cultura greca era una filiazione dell antica sapienza degli abitanti delle pianure del Nilo. In realtà è quasi certo che i primi filosofi greci non avessero notizie organiche e approfondite circa le dottrine dell Estremo Oriente. Non risulta, infatti, che prima della spedizione di Alessandro Magno i Greci possedessero conoscenze rilevanti di dottrine indiane o cinesi. E quei popoli dell Oriente mediterraneo con cui essi vennero a contatto (soprattutto gli Assiro- Babilonesi e gli Egizi) possedevano una sapienza di tipo religioso e basata su miti cosmolo- 8

16 Capitolo 1 La Grecia e la nascita della filosofia gici, cioè relativi alla nascita dell universo, ma non una vera e propria sapienza filosofica: in altre parole, essi si trovavano nella stessa situazione in cui erano i Greci prima della nascita della filosofia. Inoltre, anche se si presume (giacché non esistono prove in proposito) la derivazione orientale di qualche dottrina della Grecia antica, ciò non implica l idea dell origine orientale della filosofia greca in blocco. Anzi, l originalità del filosofare ellenico emerge proprio in antitesi alla cultura dell Oriente: se la sapienza orientale è di tipo religioso e tradizionalistico (poiché è privilegio e patrimonio della casta sacerdotale, e dunque ancorata a una tradizione ritenuta sacra e immodificabile), la sapienza greca si presenta invece, in quanto filosofia, come una ricerca razionale che nasce da un atto di libertà di fronte alla tradizione, al costume e a qualunque credenza accettata come tale. Ogni uomo, secondo i Greci, può filosofare, in quanto l uomo è un animale ragionevole e la sua ragionevolezza consiste nella possibilità di cercare in modo autonomo la verità (ovviamente qui si parla di individui liberi, poiché agli schiavi la società antica non riconosce dignità di persone). Le parole con cui inizia la Metafisica di Aristotele «Tutti gli uomini tendono per natura al sapere» esprimono bene questo concetto, giacché «tendono» vuol dire che non solo lo desiderano, ma possono conseguirlo. Infine e questo è il punto decisivo, mentre il sapere orientale pre-ellenico è immerso in un atmosfera di tipo religioso, il filosofare greco tende fin dall inizio a strutturarsi come un indagine razionale fondata unicamente sulla forza del pensiero e da esso soltanto guidata (si è detto tende, perché il trapasso dal mito al pensiero speculativo non si attua, ovviamente, tutto d un tratto e il mito continua talora a far sentire il proprio peso). Tant è vero che il termine polemico della filosofia è abitualmente costituito dall opinione corrente, dalla tradizione e dalla religione, al di là delle quali essa cerca di procedere; e anche quando perviene a una conferma della tradizione, la filosofia deriva il proprio valore unicamente dalla forza razionale dell argomentazione. In questo senso, ossia come libera indagine critica e razionale, la filosofia appare veramente come un prodotto, anzi come il grande parto, del genio ellenico. L originalità della filosofia greca 4. Caratteri specifici della scienza greca Per quanto riguarda la scienza, oggi si è d accordo nell escludere l idea di una nascita miracolistica delle varie branche della scienza presso i Greci e nell ammettere l esistenza di un evidente legame, confermato anche dalle testimonianze di Erodoto e di Platone, tra scienza orientale e scienza greca. Appare, infatti, logicamente e storicamente possibile che la civiltà ellenica, affacciatasi più tardi sulla scena della storia, si sia avvalsa delle cognizioni dei suoi più anziani vicini. Tuttavia, gli occidentalisti mettono in luce la profonda diversità di indirizzi e di metodi che separa la scienza dei Greci da quella degli altri popoli. Il tratto differenziale specifico della scienza greca tende a essere individuato nel suo carattere teorico. Mentre gli Egiziani e i Mesopotamici sviluppavano le scienze soprattutto per scopi immediati e di pratico interesse, i Greci tendevano a coltivarle principalmente per il desiderio di conoscere e comprendere il perché delle cose. Il carattere teorico della scienza greca 9

17 UNITÀ 1 L INDAGINE SULLA NATURA: IL PENSIERO PRESOCRATICO Ad esempio, la leggendaria competenza astronomica dei Babilonesi era prevalentemente di tipo astrologico-oroscopistico, in quanto lo studio delle stelle e delle eclissi veniva interpretato come una scienza dell ordine divino del cosmo e aveva come obiettivo la previsione di eventuali sciagure per Babilonia o per i suoi nemici: per queste ragioni, essa inclinava a prendere atto dei moti celesti o delle eclissi senza chiedersi la ragione del manifestarsi di tali fenomeni. I primi filosofi greci, invece, videro nell astronomia una scienza naturale e quindi si chiesero il perché dei movimenti astrali, la causa delle eclissi, il motivo per cui i corpi celesti restano sospesi nel vuoto ecc. Alla semplice descrizione degli oggetti celesti e dei loro stadi, o all interpretazione religiosa dei medesimi, essi sostituirono la ricerca di una spiegazione naturale e razionale delle loro cause. Così facendo, i Greci giunsero a quell idea dell astronomia come pura ricerca teorica, distinta da ogni fine utilitario o da ogni credenza religiosa, che rappresenta il primo passo in direzione di un astronomia scientifica. Analogamente, le celebrate conoscenze matematiche dell Egitto presentavano uno spiccato carattere pratico, pienamente confermato dalla tesi di Erodoto secondo cui la geometria sarebbe nata in Egitto sotto forma di agrimensura, cioè per la necessità di misurare la terra e di spartirla tra i suoi proprietari dopo le periodiche inondazioni del Nilo. Le stesse tecniche matematiche di cui parla il papiro Rhind, nonostante il loro carattere avanzato, difettano di spirito scientifico, in quanto, limitandosi al precetto spicciolo «Fa sempre come in questo caso», sono prive di quelle tipiche conquiste greche che sono la formula e la legge, vale a dire l inclusione degli illimitati casi possibili in una regola astratta. E ancora, a Babilonia la matematica si configurava come strettamente connessa alla vita quotidiana e i suoi problemi vertevano per lo più su oggetti concreti quali merci, pani, terreni, recipienti ecc. Infine, la scuola medica greca, sorta nel VII secolo a.c. a Cnido, colonia dell Asia Minore, si diede un organizzazione più marcatamente scientifica di quella egiziana e babilonese, la quale, sebbene avesse già cominciato a liberarsi dalla mentalità magica e mitica, rimaneva ancora a uno stadio empirico. 5. Il genio ellenico La differenza qualitativa tra il sapere orientale e quello greco Alla luce di quanto affermato, sembra di poter dire che i Greci non si sono limitati a ricevere nozioni astronomiche, matematiche, mediche ecc. dagli altri popoli, ma a tale materiale hanno dato una forma di scientificità che agli altri era per lo più sconosciuta. E sebbene qualche studioso abbia sostenuto che non è legittimo irrigidire la distinzione tra atteggiamento pratico-orientale e atteggiamento teorico-greco in una differenza qualitativa, e abbia inoltre ipotizzato che alcuni sacerdoti egiziani e caldei fossero a conoscenza di una matematica e di un astronomia superiori, basate su formule e leggi, ciò non cambia la sostanza del problema. Infatti, ammettere che tra l indirizzo empirico-pratico degli Orientali e quello razionale-teorico dei Greci vi sia una differenza di quantità e di gradazione non significa escludere che, a un certo livello, ci si trovi di fronte a un vero e proprio salto di qualità. Inoltre, anche se si supponesse ciò che finora non è stato provato, ossia che qualche isolato sacerdote egizio o mesopotamico avesse raggiunto livelli superiori di scientificità, con questo non si sminuirebbe affatto l originalità dei Greci, che sono stati i primi a impegnarsi pubblicamente in un ben preciso tipo di ricerca razionale. 10

18 Capitolo 1 La Grecia e la nascita della filosofia In conclusione, quanto si è detto spiega perché gli storici, nonostante l interesse per il sapere pre-ellenico e per le grandi filosofie dell Estremo Oriente, continuino a ripetere che, così come sono state intese e praticate in Occidente, «la filosofia e la scienza sono nate in Grecia» ( L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, Garzanti, Milano 1970, p. 26). > si concentra soprattutto sul problema della salvezza o della liberazione dell uomo Il sapere orientale (secondo gli occidentalisti) > è di tipo religioso e tradizionalistico, ossia > è immerso in un atmosfera mitica ed è intriso di rappresentazioni fantastiche > persegue scopi prevalentemente pratici > privilegio e patrimonio di una casta sacerdotale > dipendente da un autorità ritenuta sacra e immodificabile > si concentra soprattutto sulla conoscenza della natura e dell essere in generale Il sapere greco (secondo gli occidentalisti) > si caratterizza come libera indagine critica e razionale, poiché > pur presupponendo il mito, tende a riconoscere la ragione come unica guida > presenta carattere teorico (dettato dal desiderio di conoscere il "perché" delle cose) > nasce da un atto di libertà di fronte alla tradizione e ad ogni credenza precostituita > ogni uomo può filosofare in quanto animale ragionevole 6. Le condizioni storico-politiche che facilitarono la nascita della filosofia I caratteri della civiltà greca Appurata l originalità della filosofia e della scienza elleniche, sorge spontanea la domanda: quali sono i fattori che spiegano il sorgere del pensiero greco? A questo interrogativo non si può certo rispondere adducendo una serie di cause che avrebbero inevitabilmente prodotto la filosofia, ma soltanto chiarendo alcune delle condizioni politiche, sociali, economiche e culturali che ne hanno favorito e permesso il germoglio e la fioritura. Tali condizioni si assommano nel tipo di civiltà creato dai Greci, del tutto originale rispetto alle culture del vicino e del lontano Oriente. 11

19 UNITÀ 1 L INDAGINE SULLA NATURA: IL PENSIERO PRESOCRATICO Il carattere autoritario e tradizionalista delle civiltà pre-greche Il cammino delle póleis verso la democrazia La spinta del ceto commerciante e artigiano Un atteggiamento critico e dinamico Le civiltà pre-greche erano, nella loro quasi totalità, monarchie stataliste e accentratrici, con potenti caste sacerdotali e guerriere che detenevano le chiavi del potere e del sapere, e che rappresentavano il basilare strumento di dominio di sovrani assoluti venerati come semidivinità. Esse presentavano dunque un carattere tendenzialmente autoritario e tradizionalista, e quindi statico, poiché tendevano a sottoporre la loro cultura al minor numero di mutazioni possibile, presentando come sacri i modi di vivere e di pensare dominanti. In questo tipo di società, lo sbocciare di una libera indagine critica e razionale, qual è quella della filosofia, avrebbe ovviamente trovato grossi ostacoli. In Grecia la situazione appariva diversa: innanzitutto, all antica monarchia patriarcale erano per lo più succeduti, fin dai tempi omerici, governi e repubbliche di tipo aristocratico; in secondo luogo, al posto di uno Stato accentratore si era costituita una variopinta e frazionata costellazione di città-stato, o póleis; in terzo luogo, le aristocrazie dominanti non erano affatto assimilabili alle caste guerriere o sacerdotali dell Oriente, poiché quella greca era una civiltà in cui i sacerdoti, nonostante la perdurante importanza della religione, avevano poco potere e scarsa rilevanza. Per tutte queste ragioni, lo sviluppo delle póleis greche non si arrestò, di norma, allo stadio del predominio delle aristocrazie oligarchiche, ma proseguì, sia pure attraverso convulsioni complesse (delle quali spesso approfittarono singoli individui per attribuirsi un potere incontrollato: i tiranni), verso forme di direzione democratica dello Stato, che furono le prime della storia del mondo. Il motivo di questa ulteriore e decisiva evoluzione della situazione politica greca, che nei suoi tratti più vistosi avvenne tra il V e il IV secolo a.c., è ancor oggi tema di discussione. A determinarla contribuì probabilmente un nutrito ceto plutocratico, cioè una classe danarosa (da plútos, ricchezza ) formatasi attraverso i commerci marittimi, per la quale la forma prevalente di ricchezza era mobiliare (merci, navi, servi ecc.) e non agraria (come nel caso della vecchia aristocrazia). Tale ceto, che era costituito sostanzialmente dalle borghesie commerciali e dall artigianato cittadino, e in cui talora confluivano esponenti di una nuova aristocrazia più vicina alla mentalità imprenditoriale, finì per ingaggiare una lotta senza quartiere contro il monopolio della vecchia aristocrazia a base agraria: risultati di tale processo furono il progressivo affermarsi del principio dell isonomia, secondo il quale i vari ceti di una società devono godere di uguali diritti politici (da ísos, uguale, e nómos, legge ), e l autocostituzione della pólis come comunità di uomini liberi che decidono autonomamente, mediante pubblici dibattiti, su questioni di interesse generale. Proprio la discussione e lo scontro critico tra le varie opinioni presupponevano, e nello stesso tempo forgiarono, una mentalità che non si accontentava più dell ossequio passivo e del rispetto cieco per la tradizione e per le sue forme culturali (mito, religione, poesia ecc.), ma che tendeva a ricercare motivazioni intellettualmente convincenti per la propria condotta e per le proprie idee, distinguendo tra ciò che appariva ragionevole e ciò che invece non lo era. In un tale dinamico ambiente socio-politico, caratterizzato dal cambiamento e dalla messa in discussione dei modelli cristallizzati del passato, la filosofia ebbe modo di emergere e di rafforzarsi come mai prima, contribuendo essa stessa allo 12

20 Capitolo 1 La Grecia e la nascita della filosofia svecchiamento e alla laicizzazione della cultura. Tanto più che in Grecia e gli studiosi sono ormai unanimi nel riconoscere l importanza di questo fatto, che non ha pressoché paralleli nelle società precedenti la classe sacerdotale non era custode di alcun libro sacro ritenuto frutto della parola divina, cosa che permise al libero pensiero dei filosofi di affermarsi più facilmente. Il dinamismo della società La connessione che abbiamo evidenziato tra pensiero filosofico e società dinamica (che è la consapevole ripresa di una tesi classica, oggi nuovamente apprezzata dagli studiosi) ci permette anche di capire, come controprova, a) perché la filosofia non si sia sviluppata, ad esempio, in una società come quella spartana; b) perché la filosofia greca sia fiorita nelle colonie prima ancora che nella madrepatria. Per quanto riguarda il primo punto, una società militarista e autoritaria come quella spartana, caratterizzata da una ferrea staticità conservatrice, non era certo l ambiente ideale per la produzione della filosofia. Del resto, almeno in un primo tempo, non lo era neppure Atene, che presentava ancora il volto di un antica città chiusa nei propri atavici modi di vivere e di pensare, e che appariva ben lontana da quella plastica capacità di rinnovamento che l avrebbe caratterizzata in seguito. Le colonie ioniche dell Asia Minore, che, come vedremo, avevano raggiunto per prime un certo benessere e avevano dato luogo a una società mista, fondata non solo sulla terra ma anche sui traffici, presentavano invece condizioni economiche, sociali e politiche atte a favorire il sorgere di una cultura e di una mentalità più elastiche, propizie alla diffusione della filosofia. Nella Ionia, infatti, si trovavano quella dinamica circolazione di merci, di idee e di esperienze e quelle libere istituzioni che concorsero a determinare, prima ancora che in madrepatria, quel tipo di società aperta che abbiamo descritto come specifica della Grecia in rapporto agli altri popoli e come terreno atto a stimolare il germoglio della razionalità filosofica. Soltanto dopo le guerre persiane, quando ebbe conquistato il potere politico e cominciato a svecchiare le proprie strutture sociali e culturali, dando luogo a forme istituzionali democratiche, Atene divenne il cuore della vita intellettuale dell Ellade, assurgendo contemporaneamente, come è stato detto, a capitale della libertà greca e della filosofia. Dalle colonie ioniche ad Atene 7. Politica, classi sociali e religione nella vita della pólis Ciò che si è detto finora sul genere di civiltà creato dai Greci e sulle strutture della pólis dev essere integrato da alcune precisazioni, senza le quali si avrebbe una visione incompleta e distorta della società ellenica e non si comprenderebbero alcuni caratteri e sviluppi della sua cultura e della sua filosofia. 13

21 UNITÀ 1 L INDAGINE SULLA NATURA: IL PENSIERO PRESOCRATICO La centralità della politica Un privilegio per cittadini liberi Tra popolo e aristocrazia Innanzitutto occorre notare che il particolarismo e l individualismo, di cui si parla spesso come di peculiarità greche e che sembra si addicano a una società a spiccato carattere commerciale e marinaro, non vanno intesi in termini troppo moderni. Oggi un cittadino vive tutta una serie di esperienze private (familiari, ricreative, religiose ) che hanno poco a che fare con lo Stato. Invece nella Grecia antica ogni cosa era legata alla vita della città. Ad esempio, la religione era affare di Stato e così pure gli spettacoli teatrali e sportivi. L esistenza del cittadino greco era pertanto fortemente plasmata dalla pólis. Da ciò l interesse verso la politica da parte dei filosofi greci dell età classica. Talete, Anassimandro e Pitagora furono uomini politici. Di Parmenide si narra che diede le leggi alla sua città e di Zenone che perì vittima del tentativo di liberare i suoi concittadini da un tiranno. Empedocle restaurò la democrazia ad Agrigento. I sofisti furono maestri e consiglieri di uomini politici. Platone fece della ricerca di uno Stato ideale lo scopo della sua vita e della sua filosofia. Solo nell età ellenistica, con la crisi delle città-stato e con i rivolgimenti politici dovuti all inglobamento della Grecia nel regno di Macedonia (338 a.c.), cominciò ad attuarsi quella separazione tra cittadino e Stato che avrebbe portato alla progressiva spoliticizzazione del discorso filosofico e all affermarsi dei temi etici ed esistenziali. La democraticità della vita delle città-stato greche trovava tuttavia un limite nella grande quantità di schiavi e di cittadini stranieri che, pur vivendo nella pólis, erano privi di diritti politici (ad Atene erano chiamati metèci ): così i cittadini liberi finivano per essere, di fatto, una minoranza, venendo a costituire una specie di aristocrazia rispetto alla restante popolazione della città. Il dibattito politico e la cultura riguardavano perciò necessariamente un settore ristretto ed elitario della società, e le mirabili conquiste della filosofia e della scienza rimanevano un privilegio di pochi, anche se, rispetto a quanto avveniva nelle società orientali, interessavano senz altro una cerchia più ampia di persone, poiché erano riconosciute come patrimonio potenziale di tutti gli uomini liberi, ovvero dei cittadini. Nelle città greche vi era inoltre una tendenziale contrapposizione, ora sotterranea, ora aperta, tra due componenti sociali: l aristocrazia, portatrice di una mentalità più conservatrice e legata al passato, e il popolo (il démos), formato da cittadini benestanti e portatore di una mentalità più progressista e aperta al nuovo. Di conseguenza pur evitando di ridurre la problematica della nascente filosofia greca a una sorta di proiezione fotografica di sottostanti lotte sociali interpretabili secondo punti di vista ideologici e politici odierni è possibile distinguere, all interno della filosofia greca degli inizi, un filone più legato al démos e alla sua mentalità progressista e un filone più legato all aristocrazia e alla sua mentalità conservatrice 1. Esempi del primo gruppo sono i pensatori ionici (Talete, Anassimandro e Anassimene), a cui sono collegati, sebbene cronologicamente successivi, Empedocle, Anassagora, gli atomisti e, in parte, i sofisti. Esempi del secondo gruppo, pur in contesti geografici e cronologici diversi, sono Pitagora, Eraclito, Parmenide e Platone. Queste due linee della filosofia greca, più marcate all inizio, con l andar del tempo finirono per contaminarsi a vicenda, perdendo sempre di più, anche in rapporto all approfondirsi della problematica filosofica e agli sviluppi storici della pólis, la loro primitiva fisionomia e confluendo in filosofie più complesse (ad esempio quella di Aristotele), che ne sintetizzavano le rispettive istanze. 1 Si veda soprattutto AA.VV., Filosofia e società, Zanichelli, Bologna 1975, vol

22 Capitolo 1 La Grecia e la nascita della filosofia Infine è bene ricordare che la città-stato greca non era una realtà solamente politica, come gli Stati moderni, ma anche un entità religiosa. Infatti, sebbene i sacerdoti non rivestissero una grandissima importanza, la religione giocava all interno della pólis un ruolo basilare. Ogni città si gloriava di un mitico fondatore di origine divina o semi-divina, e possedeva un suo nume particolare, che considerava suo protettore. Le leggi stesse, all inizio, venivano ritenute di origine o di ispirazione divina e solo lentamente vennero riconosciute come opera umana. La pólis non rinnegò mai questo suo carattere etico-religioso: piuttosto, nel corso del tempo, lo modificò gradualmente, conciliandolo con nuove istanze. Tutto ciò pose alcune restrizioni a quella libertà di pensiero di cui visse e si nutrì la nascente filosofia greca: il misconoscimento aperto degli dei patri in certi casi provocò accuse di empietà (come quelle mosse ad Anassagora e a Protagora) e fu una delle principali motivazioni del processo contro Socrate. Queste restrizioni, tuttavia, non assunsero proporzioni tali da bloccare lo sviluppo della libera ricerca filosofico-scientifica dei Greci. Pólis e religione 8. Primordi e retroterra culturale della filosofia greca Prima che la filosofia prendesse esplicitamente avvio, l arte e la religione in Grecia avevano già abbozzato per loro conto alcune riflessioni generali sull uomo e sulla realtà. Ciò era avvenuto soprattutto nelle cosmologie mitiche, nelle dottrine religiose dei Misteri, nei motti dei Sette Savi e nella riflessione etico-politica dei poeti. Di conseguenza, è proprio in queste manifestazioni che si possono rintracciare i primordi del pensiero filosofico. Le cosmologie mitiche Il più antico documento della cosmologia mitica presso i Greci si deve a Esiodo, poeta vissuto in Beozia tra l VIII e il VII secolo a.c., nella cui opera confluirono certamente antiche tradizioni. Secondo la testimonianza di Aristotele, Esiodo fu il primo a cercare il principio delle cose, come emerge dal suo poema intitolato Teogonia, in cui si legge: Esiodo primissimo fu il caos, poi fu la terra dall ampio seno [ ] e l amore che eccelle fra gli dèi immortali. (Teogonia, 166 e ss.) Di natura filosofica appare qui il problema dell origine delle cose e della forza che le produsse. Ma se il problema è filosofico, la risposta è mitica. Il caos («abisso sbadigliante»), la terra, l amore ecc. sono personificati in entità mitiche. Dopo Esiodo, il secondo poeta di cui conosciamo la cosmologia è Ferecide di Siro, contemporaneo di Anassimandro, nato probabilmente verso il a.c. Egli narrò che prima di ogni cosa ed eternamente c erano Zeus, Crono e Ctono. Ctono era la terra, Crono il tempo, Zeus il cielo. Quest ultimo, trasformato in Eros, cioè in amore, procedette alla costruzione dell universo. Nel mito di Ferecide di Siro compare la prima distinzione tra la materia e la forza organizzatrice del mondo. Ferecide di Siro 15

23 UNITÀ 1 L INDAGINE SULLA NATURA: IL PENSIERO PRESOCRATICO Il dibattito sui miti greci Le difficoltà nello studio dei miti Il mito come storia vera La funzione pre-filosofica e pre-scientifica del mito Il mito come simbolo La peculiarità del linguaggio mitologico Lo studio dei miti greci deve affrontare una serie nutrita di problemi: il carattere oscuro del mito e le conseguenti difficoltà di intenderne il significato; le svariate forme in cui i racconti mitici si presentano (ci sono miti cosmogonici, miti di dei ed eroi, miti orfici ecc.); la stratificazione di formulazioni differenti e le molteplici modalità di trasmissione; i diversi modi in cui, nelle epoche successive, le narrazioni mitologiche furono considerate dai Greci. Tutto ciò determina una grande varietà di approcci nei confronti di questa forma culturale. Il primo elemento che emerge è che il mito non è una storia fantastica, ma il tentativo di spiegare o razionalizzare alcuni aspetti della realtà e dell esperienza. Non a caso lo studioso romeno Karl Kerényi ( ) propone di tradurre il termine greco mýthos con l espressione storia vera. Ma allora, più precisamente, che cosa sono i miti? Allegorie descrittive di alcuni aspetti della natura, spiegazioni di eventi naturali, tentativi di convalidare determinate pratiche religiose o sociali, o altro ancora? La svedese Paula Philippson ( ), in un lavoro ormai classico pubblicato nel 1944, individua nel mito una produzione culturale che apre la strada a quella filosofica e scientifica, poiché tenta di conferire ordine e unità alla molteplicità dei fenomeni naturali. Lo stesso pensiero filosofico delle origini non è del tutto adeguato a questo compito: per questo continua a fare ricorso al mito. Così è in Parmenide e, in qualche misura, nello stesso Platone. In questo senso il mito sarebbe dunque l espressione ancora inadeguata di concetti che verranno gradualmente messi a fuoco nei successivi sviluppi della cultura greca. L autonomia della dimensione mitologica è invece affermata con forza dal filosofo tedesco Ernst Cassirer ( ), il quale rigetta esplicitamente il carattere allegorico del mito, che interpreta piuttosto come simbolo, cioè come un modo di rispondere a problemi conoscitivi e, più in generale, come una forma completa di cultura. Tuttavia, anche Cassirer finisce per intendere il mito come una risposta più emotiva che razionale alle questioni che lo suscitano. Il dibattito sul tema è stato e continua a essere molto ampio, coinvolgendo antichisti, antropologi e psicoanalisti. Recentemente alcuni studiosi hanno rifiutato le teorie che abbiamo appena ricordato e altre ancora, definite monolitiche (Geoffrey S. Kirk, ), per il fatto che i miti sono tanti e diversi, e di conseguenza risultano sospette tutte quelle ipotesi che intendano individuarne un unico significato e una sola funzione. Al di là dei diversi approcci e delle diverse conclusioni, va comunque tenuto sempre presente che il mito arcaico è una forma di sapere, una riflessione sulle divinità, sul cosmo e sul passato che integra una visione del tutto peculiare del mondo. Per questo non è possibile tradurre i miti in una forma che oggi a noi sembri razionale: lungi dall essere un mero rivestimento letterario o favolistico per concetti presenti nella coscienza arcaica sotto altre spoglie, essi costituiscono un approccio a tali concetti adeguato allo spirito e alla cultura del tempo, forse l unico che in quel particolare momento storico fosse praticabile. 16

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