Petroleum. Progetto per l occupazione giovanile valorizzando i patrimoni culturali, artistici e ambientali dell Italia. Sintesi

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1 Petroleum Progetto per l occupazione giovanile valorizzando i patrimoni culturali, artistici e ambientali dell Italia Sintesi

2 Petroleum Il futuro dei giovani nelle eccellenze italiane Una popolazione di 6 milioni di giovani fra i 15 e i 34 anni. Un tasso relativo di disoccupazione oltre il 42%. Il più grande patrimonio storico e culturale a livello mondiale, con musei, aree e parchi archeologici, 47 siti Unesco. Una economia turistica e culturale che nel 2008 produceva 203 miliardi di euro, il 13% del PIL nazionale. Un fatturato del segmento del turismo culturale che sempre nel 2008 collocava l Italia in coda rispetto a Regno Unito, Germania, Francia, Spagna. Dall incrocio di questi macro-dati emerge una grande opportunità di respiro strategico. La Fondazione Obiettivo Lavoro, attraverso il contributo tecnico di BPI-Italia, ha elaborato un progetto in grado di valorizzare il Paese nel Continente e nel Mondo, grazie ad una occupazione di qualità, socialmente tutelata e garantita, che rimetta in valore le eccellenze italiane e le proponga come Bene Comune a tutti quanti le vogliano e le sappiano conoscere ed apprezzare. Un forte investimento di risorse pubbliche e una marcata campagna che valorizzi il petrolio italiano possono essere uno straordinario volano anche di ripresa economica. I giacimenti culturali ed ambientali - il nostro petrolio - non sono delocalizzabili; i giovani e le loro prospettive di vita ed autorealizzazione il nostro carburante possono essere trattenuti e valorizzati in Patria. Le risorse utilizzabili possono provenire da un prioritario orientamento dei Fondi Europei per il settennato 2014/2020. EXPO 2015 può essere il primo grande momento di questa inversione di tendenza. Il problema: le criticità dell occupazione giovanile Con la Riforma Fornero le uscite dal mercato del lavoro per pensionamento caleranno drasticamente nei prossimi 4/5 anni. Questa permanenza non permette un ricambio degli occupati, a parità di numero totale dei posti di lavoro. La permanenza di questa situazione per altri 4 o 5 anni determinerà uno stock di giovani disoccupati o inoccupati tra i 500 mila e il milione. La situazione dunque ha una portata e dei volumi impressionanti, e potrebbe provocare effetti sociali assolutamente imprevedibili.

3 I giovani laureati e ancor più i diplomati italiani sempre più spesso risultano sottoinquadrati, cioè ricoprono posizioni che tendenzialmente potrebbero essere occupate anche senza il titolo di riferimento. I giovani italiani si adattano a lavorare con forme contrattuali poco o per nulla garantite e a guadagnare sempre meno. L Italia ha la quota più alta in Europa di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano né studiano, cosiddetti NEET. Le politiche per l occupazione giovanile fin qui perseguite, fondate su incentivi economici all impresa che li assume, si sono rivelate diseducative perché hanno generato una occupazione precaria, poco collegata alla reale domanda di lavoro, e destinata ad esaurirsi al termine del beneficio. La somma di queste criticità ha indotto un crescente fenomeno di brain drain, la fuga dei cervelli che rappresenta una vera e propria emorragia per un Paese che con grande impegno delle famiglie ha investito nella formazione di personale qualificato. L opportunità: le eccellenze italiane non delocalizzabili A disposizione dei giovani, il Paese potrebbe mettere i suoi straordinari giacimenti di ricchezza che non sono esposti al rischio di esaurimento come le materie prime, e non sono riproducibili né delocalizzabili come i prodotti dell industria manifatturiera. Gli investimenti, nel breve-medio periodo, dovrebbero spostarsi sugli asset unici al mondo, permanenti e persistenti, di cui abbiamo ampia disponibilità, e rispetto ai quali gli altri Paesi dovrebbero avere oggettive difficoltà a competere. Parliamo dell ambiente naturale, paesaggistico ed urbano, dei beni culturali, della filiera agroalimentare di qualità, dell enogastronomia. Il settore turistico-culturale presenta tassi di occupazione elevati (in media il 13% degli occupati totali): l Italia vi impiega l 11,3% degli occupati totali, e si posiziona tra la Spagna, best performer con quasi il 20% degli occupati totali, e la Francia con il 13,3% del totale degli occupati L turismo culturale/pil turismo Il metodo: investire sulla qualità Il settore del turismo si rivela dunque il primo spazio di mercato utile su cui investire per generare sviluppo e occupazione dei giovani nel breve-medio termine. Negli ultimi anni è stato caratterizzato da una involuzione costante delle quote di mercato, determinata oltre che dalla crisi, anche dalla crescita della competizione a livello mondiale, dalla tendenza strutturale di spostamento dei flussi turistici verso altre destinazioni, e soprattutto da carenze di qualità dell offerta. La metodologia adottata per stimare il PIL turismo incrementale generato dalla attuazione delle opzioni strategiche individuate dal Piano è basata sulla stima di: - effetti diretti, dovuti alla spesa dei soggetti interessati nelle attività comprese nella filiera del turismo (ad es., spesa per alberghi, ristoranti, ecc.); - effetti indiretti, dovuti all acquisto dei beni e servizi intermedi (ad es., i servizi di catering o lavanderia per una catena alberghiera);

4 - effetti indotti, dovuti alla reintroduzione nel circuito economico dei redditi derivati dal ciclo diretto e indiretto. Ciò che interessa fotografare è il moltiplicatore della spesa in Italia: per ogni euro pubblico investito se ne generano più di 21. In Francia per ogni euro pubblico se ne generano meno della metà rispetto all Italia, e cioè circa 9. Dati analoghi si registrano in Germania e in Gran Bretagna, mentre in Spagna il moltiplicatore di spesa è di 5. Da ciò discende che aumentando di un miliardo l anno la spesa in cultura, il PIL relativo crescerebbe di venti miliardi circa l anno, con duecentomila occupati in più. Nel 2018, alla fine del quinquennio, si potrebbe immaginare, con 7 miliardi di impegno pubblico per la cultura, un PIL di 140 miliardi (poco meno del 10% del PIL totale), con un milione e mezzo di occupati, a fronte di un PIL del settore metalmeccanico di 120 miliardi circa. Relativamente invece agli effetti indotti dello sviluppo del settore dei beni culturali, - un incremento di PIL di 100 euro nel settore culturale, ne genera 249 per il sistema economico, di cui 134 al di fuori del sistema culturale stesso; - ogni due posti di lavoro creati nel settore, ne generano uno in un settore diverso; - si registra anche un collegamento tra il settore culturale e l'industria manifatturiera, che beneficia di 62 euro di PIL ogni 100 euro di investimento, e di 0,13 unità di lavoro per ogni addetto in più nel settore cultura. Il nostro Paese è in grado di offrire al mercato prodotti unici in termini di natura, storia, e cultura: sono dunque molto ampi gli spazi produttivi ed occupazionali in prospettiva legati ai settori turismo e cultura su cui intervenire: spazi produttivi diretti: organizzazione e gestione - area museale, monumentale, archeologica; - area naturalistica (parchi, giardini storici, orti botanici); - area enogastronomica; - area culturale (mostre, teatri, spettacoli, manifestazioni musicali); - area religiosa; - area ludica (parchi dei divertimenti, discoteche, eventi sportivi); - area salute e wellness; - area commerciale; - gestione e manutenzione dei beni. spazi produttivi indiretti: organizzazione e gestione - servizi per la promozione, l informazione, la mobilità (trasporti), l accoglienza (alloggio); - servizi per la ristorazione; - servizi per la mediazione interculturale e l interpretariato; - servizi per la sicurezza e la manutenzione - servizi per l adeguamento/efficientamento delle infrastrutture e delle strutture

5 - servizi per la riattivazione ed il riuso di strutture pubbliche a rischio di deterioramento (es: caserme in dismissione, vecchie stazioni ferroviarie) - servizi per il riuso di aree industriali abbandonate (manutenzione e sfruttamento di vecchi capannoni) - servizi per il commercio. Il metodo: investire sulle Persone A tutti questi spazi sono collegati profili professionali con relative competenze tecniche e comportamentali. Ci riferiamo a profili professionali classificati, ma interagendo con i giovani, potremmo anche identificare profili professionali nuovi, o ibridi, che con interventi formativi mirati potrebbero rendere occupabili molti soggetti oggi ritenuti fasce deboli del mercato. Particolarmente utili nel nostro progetto di sviluppo del settore anche profili professionali ad elevato livello di istruzione: - i profili manageriali espulsi dal mercato del lavoro industriale, - i profili a caratterizzazione umanistica (lauree in Lettere, Storia, Filosofia, Scienze Politiche), considerati titoli deboli a fini di occupabilità nel mercato del lavoro industriale. Ciò senza però lasciare indietro le fasce più deboli della popolazione: - neet / left behind a basso livello di scolarizzazione e di motivazione; - persone con disabilità; - persone in età matura espulse dal mercato del lavoro; - donne con difficoltà di accesso nel mercato del lavoro; - immigrati, di cui potrebbero essere valorizzate le capacità linguistiche. Le risorse per lo start-up: da fondi pubblici Attorno a questa piattaforma di ragionamento e di opportunità è possibile far convergere risorse (non solo finanziarie) di dimensioni significative, attingendo con progetti credibili a disponibilità pubbliche altrimenti spesso inutilizzate. Si pensi in primo luogo ai Fondi strutturali di titolarità comunitaria: - FSE, Fondo Sociale Europeo per la parte di formazione, inserimento lavorativo e supporto tecnico alla creazione di impresa; - FESR, Fondo Sociale Europeo per lo sviluppo economico, che destina alle regioni contributi a sostegno delle imprese, con particolare attenzione alle più piccole. Ad essi si aggiungono le disponibilità e gli orientamenti di investimento della Cassa Depositi e Prestiti, ad esempio il Fondo strategico destinato in parte al rilancio del turismo e la riqualificazione di strutture pubbliche dismesse. Infine, gli Enti Locali (Regioni, Province, Comuni) possono partecipare e contribuire allo sviluppo di queste opportunità mettendo a disposizione risorse del patrimonio pubblico da essi gestito: si pensi in primo luogo alla significativa disponibilità di strutture inutilizzate e/o da riqualificare (da edifici scolastici in disuso ad ex stazioni ferroviarie, e così via).

6 La Cabina di Regia del progetto La portata strategica di questa proposta di intervento rende naturale pensare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri quale titolare e garante primo del progetto, delle risorse, del coordinamento degli Enti interessati, della promozione e comunicazione. Alla Cabina di Regia parteciperebbero necessariamente i rappresentanti dei diversi gradi di Enti Locali coinvolti nelle attività.