Nuovo asset ai vertici

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1 >SETTIMANALE IDG ANNO XXXIII N. 31 GIARRE, SABATO 28 SETTEMBRE ,00 A DIFFUSIONE REGIONALE SPED. IN A.P. ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FIL. DI CATANIA PUBBL. INF. 45% di Giarre > Rivivere insieme la città Giarre: successo per l iniziativa proposta da Città Viva che ha dato voce alle realtà che stanno rendendo ricco il territorio > a pag. 2 Vento nuovo di legalità Nuovo asset ai vertici della Compagnia dei carabinieri della Compagnia di Giarre. Nei giorni scorsi si è insediato il nuovo comandante, si tratta del messinese Giacomo Moschella, 29 anni, che subentra al cap. Marcello Mari il quale, dopo quattro anni di permanenza nella cittadina jonica, è passato alla guida della Compagnia di Ferrara, in Emilia Romagna. L ufficiale è stato, per due anni, comandante del Nucleo operativo Radiomobile della compagnia di Monreale. Laureato in Giurisprudenza e dopo avere frequentato l Accademia militare il ten. Moschella, nel recente passato, è stato anche comandante di plotone e docente nella scuola Allievi carabinieri di Jglesias, in Sardegna. Il suo arrivo a Giarre si è fatto già notare con un cambio di rotta deciso nel contrasto dei reati predatori e delle violazioni del codice della strada. Prima un massiccio intervento negli alloggi popolari del quartiere Jungo. I militari dell Arma, supportati dai vigili del fuoco e da una squadra manutenzione speciali dell Enel, hanno setacciato cantine, cortili, garage e alcune abitazioni private nelle palazzine di via Gorizia e Liguria, allo scopo di individuare eventuali attività illecite, in particolare spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione di mezzi proventi di furto e allacci abusivi per la fornitura della pubblica energia. Nel corso dei controlli, sono state riscontrate sospette anomalie nel funzionamento di alcuni contatori elettrici, con evidenti manomissioni allo scopo di sfruttare abusivamente fonti elettriche. Scoperto anche un vero e proprio cunicolo che conduceva in un locale riservato ai sottoservizi delle palazzine popolari di via Gorizia: si sospetta che in passato siano stati utilizzati per occultare sostanze stupefacenti. L intensa attività di monitoraggio del territorio svolta dai carabinieri della compagnia di Giarre ha portato, inoltre, alla scoperta dell ennesimo, insospettabile, deposito clandestino di moto rubate, assestando, quindi, un duro colpo alle organizzazioni criminali specializzate nelle estorsioni sulle auto e moto rubate mediante il collaudato sistema del cavallo di ritorno. Nella corsia dei garage degli insediamenti edilizi disabitati di via Trieste erano state abilmente occultate cinque moto di grossa cilindra- > Il dilemma: Duce sì o duce no? Giarre: l insediamento del nuovo comandante della Compagnia Carabinieri seguito da vaste operazioni di presidio del territorio quali segnali forti di cambiamento Riposto: la città ripulita mediaticamente ma molte scritte sembrano essere sfuggite ed offendono ancora il decoro urbano > a pag. 6 ta tutte di provenienza furtiva. Durante l attività operativa del servizio coordinato dei carabinieri sono state controllate 103 persone, sottoposti a verifiche 51 mezzi, mentre sono state comminate 19 sanzioni amministrative per violazioni al Codice della Strada per un importo complessivo di 5 mila euro; effettuati 7 sequestri tra auto e moto; disposti due fermi amministrativi, oltre al ritiro di due patenti di guida e quattro carte di circolazione. Segnalata alla Prefettura, quale assuntore di sostanze stupefacenti, una persona trovata in possesso di una dose di marijuana, fermata in piazza Carmine. Sono state inoltre deferite a piede libero tre persone, di cui una per ricettazione di moto; un altro perché guidava sotto l effetto di sostanze stupefacenti e una terza persona al volante di una vettura, privo di patente di guida in quanto precedentemente revocata. Effettuate tre perquisizioni veicolari e controlli mirati in alcuni esercizi commerciali, tra cui due sale da gioco particolarmente frequentate. I carabinieri della compagnia di Giarre sottolineano che questo tipo di attività di controllo sul territorio diventerà una consuetudine nell ottica di contrastare fermamente i reati predatori, particolarmente diffusi in città. Mario Previtera Misera plebs! plebs!, Povera gente! : una locuzione presente in un passo delle Satire Misera di Orazio (1,8,10): Hoc miserae plebi stabat commune sepulcrum ( C era per la povera gente questa fossa comune ) usata, al tempo in cui Roma governava il mondo, per indicare persone indigenti, sì, che appartenevano a uno strato sociale estremamente umile. Plebe che, nell antica Roma imperiale, si identificava con l enorme massa dei cittadini sprovvisti di privilegi, mentre dalla parte opposta stava la classe dei patrizi, ovverosia cittadini appartenenti all ordine senatorio, che, nella tarda età imperiale, si venne a caratterizzare perché in possesso di un semplice titolo onorifico, non trasmissibile agli eredi, concesso dall imperatore, giacché, quasi sempre, di stirpe nobile. E infatti, il graduale processo di parificazione delle due classi, patrizia e plebea, a Roma determinò il formarsi di due nuove categorie di cittadini privilegiati, la nobilitas e la classe dei cavalieri ( equites, borghesi arricchiti): della nobiltà fecero parte i discendenti delle antiche famiglie (per lo più patrizie), detentori per qualche secolo delle più importanti magistrature e dei sacerdozi maggiori. Raramente, anche durante la repubblica (dal 509 a.c), riuscivano a inserirsi nella nobiltà personaggi estranei al limitato gruppo originario, gli uomini nuovi ( homines novi ). Dal punto di vista economico, i nobili furono generalmente dei latifondisti: essi soli furono considerati titolari dello ius imaginum, sì, del diritto di esporre negli atri delle case i simulacri degli antenati illustri. Circa la nascita della plebs, invece, se è inaccettabile la tradizione secondo cui Romolo, subito dopo la fondazione di Roma (753 a.c), distinse i Romani, a suo criterio, in patrizi e plebei, è invece assai probabile che alla radice di tale distinzione vi sia stata la derivazione dei due ceti da due diversi nuclei etnici e politici. Probabilmente i plebei non erano altro che i discendenti degli antichi abitanti di un villaggio sito sul colle Avventino che, durante il VII secolo a.c., dovette essere conquistato e assoggettato dai Quiriti, le future gentes patrizie, abitanti del primo nucleo della civitas stanziato sul Palatino. Solo la conquista militare e l incorporamento della comunità debellata in quella vincitrice, a essere logici e conseguenti, può giustificare tale stato di sudditanza. E poi? Similmente al rapporto tra la cosiddetta *** >CONTINUA A PAG. 2

2 2 N. 31 Sabato 28 Settembre 2013 giarre Rivivere insieme la città Città Viva Evento, una festa di fine estate per dar voce ai cittadini Sono state tre serate all insegna della moda, della musica e dello sport quelle che l Associazione Città Viva Protagonisti del bene comune ha organizzato il 20, 22 e 23 settembre presso il parco Jungo di Giarre. Nonostante la pioggia abbia reso impossibile la realizzazione della serata prevista giorno 21 (e slittata dunque al 23), il clima di familiarità e giovialità che si respirava le altre due sere non ha risentito delle avverse condizioni atmosferiche. Si è trattata di un occasione per scoprire (o riscoprire, chissà) cosa il territorio giarrese ha da offrire ai suoi cittadini, a cominciare dal parco Jungo, che ha fatto da cornice all evento e che, aldilà di sporadici eventi come questo, sembra non essere ancora oggetto dell attenzione che meriterebbe. Moda, sport e musica sono stati protagonisti assoluti di queste tre serate, mettendo in luce talenti locali di ognuno di questi settori, a sottolineare l importanza che queste attività rivestono per la formazione soprattutto dei giovani. La prima serata, quella di venerdì 20, è stata dedicata in particolar modo alla moda, con una sfilata allestita dalle allieve dell Ipsia Majorana Sabin di Giarre durante le ore scolastiche dedicate ai laboratori pratici, e allo sport, con la presentazione delle squadre di pallavolo, basket e rugby della città. La seconda serata, domenica 22, ha visto sul palcoscenico l esibizione di giovani talenti nel campo musicale, quali i Clan. Destiny, gli Atomatika s Survivor e Virginia Gangemi, con tre modi diversi di fare musica, ma tutti e tre ugualmente appassionanti. Nella terza serata, quella di lunedì 23, quella che il sabato era saltata a causa della pioggia, protagonista assoluto è stato il ballo grazie alle dimostrazioni di varie scuole quali la Body Armony, la Aim, la Number One e la scuola dei fratelli Sgroi. Inoltre, tutte e tre le serate hanno visto la partecipazione di artigiani locali che hanno avuto occasione di esporre i loro prodotti per i viali del parco Jungo. Molto affollata è stata anche l area food e beverage, il cui ricavato, oltre a permettere l autofinanziamento dell Associazione, verrà anche devoluto in beneficenza. A proposito dell esito di questa prima edizione della manifestazione, Angelo d Anna, il Presidente dell associazione Città Viva si dice «abbastanza soddisfatto. Lo scopo principale era quello di condividere un momento di festa e aggregazione con la cittadinanza e, al tempo stesso, permettere che ci si riappropriasse degli spazi pubblici come il Parco Jungo. Inoltre, era importante dimostrare che l impegno della nostra Associazione non si è esaurito con la campagna elettorale e che, da parte nostra, c è un impegno nel portare avanti ciò che era iniziato già da prima della campagna elettorale. Sebbene la pioggia abbia rovinato solo in piccola parte i nostri piani, l affluenza ha dimostrato che la gente ha voglia di una città della quale sentirsi protagonista, ed è un po quello che noi come Associazione perseguiamo. Anche l adesione da parte di tanti artigiani dimostra come ci sia bisogno di simili momenti di aggregazione. Di conseguenza, si potrebbe pensare ad esempio all eventualità di dar vita ad un mercato permanente a kilometro zero, in modo da dare a questi artigiani un modo per farsi conoscere e un punto di ritrovo fisso». A proposito, invece, di ciò che Città Viva ha intenzione di organizzare in futuro, D Anna puntualizza che «l impegno politico e quello associativo vanno di pari passo, in quanto quest ultimo ci permette di dar voce alle esigenze dei cittadini e di riversare queste ultime in proposte concrete da portare al Comune l esempio del mercatino è una delle tante idee che possono derivare da questi momenti di collaborazione. Sicuramente ci impegneremo per dar vita alla seconda edizione de La Città dei Bambini, più o meno a maggio dell anno prossimo, ed è inoltre nostra intenzione dare spazio alle idee non solo collettive, ma anche dei singoli, in modo da valorizzare sempre di più il territorio, ma anche i cittadini stessi. Lo scopo di Città Viva è cercare di rendere Giarre sempre più accogliente e a portata di persona, facendosi portavoce delle esigenze comuni perché tale scopo sia raggiunto con successo». Olimpia Calì Il Giarre trionfa a Paternò Nel campionato di Promozione, i gialloblu condannano alla sconfitta anche il Comprensorio Normanno, dopo la caparbia affermazione ai danni del Palazzolo La prestazione opaca di Melilli contro lo Sporting Priolo, è ormai solo un lontano ricordo. Tuttavia, quella rabbiosa reazione che fruttò un pari insperato, rappresentò una scintilla della deflagrazione di qualità che con il tempo sarebbero emerse. Ed è così che maramaldeggiando con il punteggio di 1-4 sull ormai ex capolista Comprensorio Normanno, il Giarre sbanca il Falcone-Borsellino di Paternò e balza in vetta alla classifica in condominio con lo Sporting Battiati. La valanga gialloblu seppellisce l undici di Pannitteri, calando un poker figlio di una schiacciante supremazia. Per la sfida contro la formazione rossazzurra, Romeo ripropone il solito camaleontico che, in fase offensiva, si trasforma in uno spregiudicato ma proficuo In difesa, il tecnico Jonico si affida alla solidità della coppia centrale composta dal neo-arrivato Patanè e da Licciardello, mentre Timpano e Villani irrobustiscono la linea arretrata presidiando, rispettivamente, le corsie di destra e di sinistra. A centrocampo, invece, l organizzazione della manovra è appannaggio del tandem Messina-La Spina, mentre le fasce sono di competenza di Ferrone e Sottile, collocati rispettivamente a destra e a sinistra. Infine, il reparto offensivo abbina il dinamismo di Aleo alla fisicità del bomber Lu Vito. La compagine ospite attacca subito a testa bassa aggredendo gli spazi con un impetuosa veemenza. La ritrovata quadratura del cerchio si riflette così nella fluidità dell impianto di gioco sciorinato dai gialloblu che, scrollandosi di dosso la pregressa farraginosità degli automatismi, sfoggiano geometrie offensive che stordiscono i padroni di casa. La rete del vantaggio matura a pochi minuti dall inizio della sfida: Aleo, allargandosi sulla sinistra, sforna un cross sul quale si avventa Ferrone, il cui infelice impatto con il pallone si trasforma in un assist per Lu Vito, abile, spalle alla porta, a proteggere la sfera e ad infilzare Farò con una letale rasoiata. Lo 0-1 non placa la furia gialloblù, e così la formazione ospite continua a spingere alla ricerca del raddoppio. La corsia di destra del Comprensorio Normanno vacilla a fronte degli affondi della squadra Jonica, che si sostanziano in un assetto tattico in cui Sottile si proietta in avanti convergendo verso il centro, mentre Aleo indossa egregiamente i panni dell attaccante esterno. Un velenoso assist in orizzontale proveniente dalla sinistra, potrebbe sortire lo 0-2 ma Lu Vito in spaccata non centra la porta di un soffio. Goal sbagliato, goal subìto. Una percussione rossazzurra lungo il versante destro del binario gialloblù determina il pari, con Fazio che calcia al volo un pallone alzatosi a campanile, spedendo Nuove forze in sinergia Il capitano Moschella, nuovo comandante della Compagnia Carabinieri, in visita dal Sindaco Il Sindaco di Giarre, Roberto Bonaccorsi, mercoledì scorso ha ricevuto la visita del nuovo comandante della Compagnia Carabinieri di Giarre, cap. Giacomo Claudio Moschella, accompagnato dal luogotenente Rosario Torrisi, comandante della locale stazione e dal maresciallo Giuseppe Trapanotto, comandante di Macchia. Alla presenza del vicesindaco Salvo Patanè, degli assessori Antonino Raciti e Piera Bonaccorsi, del comandante della Polizia municipale Maurizio Cannavò, il Primo cittadino ha dato il benvenuto ai rappresentanti dell Arma dei Carabinieri e si è congratulato con il nuovo comandante per l incarico ottenuto. Nel corso dell incontro si è discusso sul tema dell ordine pubblico nella città di Giarre e di eventuale collaborazione per promuovere legalità e sicurezza. A tal proposito il sindaco Bonaccorsi ha auspicato di poter effettuare, con l ufficiale dell Arma, incontri periodici con gli studenti degli istituti scolastici giarresi. Mario Vitale la sfera alle spalle di Nicotra. L 1-1 non demoralizza però gli ospiti che riprendono a comprimere i padroni di casa nella loro metà di campo. Una punizione di Sottile a ridosso dell area toglie le ragnatele dal sette, vanificando il volo di Farò. È un 1-2 che innesca l esplosione di gioia degli ultras gialloblu. Un altra punizione del funambolico Sottile costringe Farò agli straordinari ma, sugli sviluppi del calcio d angolo che ne deriva, Lu Vito svetta di testa, con la sfera che, prima di insaccarsi, carambola prima su Ferrone e poi sul rossazzurro Marziano. Si chiude così la prima frazione di gioco sull 1-3. Nella ripresa, mister Romeo sposta Messina a sinistra per poi ricollocarlo in mezzo al campo in coppia con il neo-entrato Patti. Una sventagliata di Messina favorisce poi il taglio di Aleo che entra in area, scarta Farò e deposita in rete da posizione defilata. Il triplice fischio sancisce il trionfo dei gialloblu che sottomettono i padroni di casa sotto ogni profilo. Nemmeno il nubifragio arresta dunque il ciclone Giarre, le cui quotazioni, dopo questa roboante vittoria, si sono sicuramente rialzate. L applauso finale tributato dagli ultras gialloblu alla propria squadra, impreziosisce un pomeriggio che consacra la squadra di Romeo come seria candidata alla vittoria del campionato. U.T. Le luci del mistero Sono mesi che oramai gli studiosi del paranormale si interrogano sulle misteriose stranezze del tribunale di Giarre (sezione staccata del tribunale di Catania). Le insolite vicende riguardano, oltre le sospette infiltrazioni d acqua sul tetto e l inutilità dell imponente struttura per la città (vedi enorme parcheggio sotterraneo sempre illuminato e vuoto), le misteriose luci accese la notte. Capita casualmente che alcune luci della struttura al suo interno siano accese la notte. Interi corridoi accesi, singole stanze: chi sarà mai? Cosa c è dentro? Mistero nel mistero. Concetto Barone da pag. 1 - Misera plebs! Giarre saluta un altro suo figlio Il trentacinquenne Alfio Emmi lascia il suo cammino terreno a seguito di un incidente stradale In un era scandita dalla manifestazione di deplorevoli fenomeni che contaminano la sacralità della dimensione professionale, è ormai raro assistere a nobili esempi improntati ad una tensione morale verso gli oneri che l attività lavorativa implica. E sebbene la cultura italiana del lavoro vanti un passato dalle grandi tradizioni, malcostumi consolidatisi nel panorama professionale italiano come l assenteismo e l insubordinazione, continuano a squalificare l immagine del nostro Paese. La politica del giustificazionismo, avallata da figure chiamate a garantire l osservanza degli obblighi connessi all universo lavorativo, continua a sopravvivere mortificando coloro i quali non lesinano energìe in funzione dell espletamento delle proprie mansioni. Il giovane Alfio Emmi, deceduto a seguito di un incidente stradale verificatosi lungo l arteria viaria che funge da raccordo tra Macchia e San Giovanni Montebello, apparteneva alla categoria di coloro i quali non si risparmiavano. Lo spirito di abnegazione con cui si applicava nella professione che esercitava, era così radicato nella sua formazione da suscitargli ansia nel caso in cui si prospettasse la possibilità di un ritardo nel raggiungimento del posto di lavoro. E proprio in nome di questo suo spiccato senso di responsabilità, egli si precipitava per salire in sella alla propria motocicletta, della quale aveva perso il controllo schiantandosi contro un palo stradale. L adozione degli umani parametri di valutazione di eventi così inspiegabili, sembra inadeguata a sciogliere i nodi di certi arcani. Forse, affidandosi ad una chiave di lettura di matrice cristiana si potrebbe realizzare che Dio, commosso dall amore senza riserve di Emmi per la sua attività lavorativa, avesse deciso di interrompere la strada terrena del giovane macchiese, affinchè egli sgommasse lungo i sentieri del cielo in sella ad una luce non paragonabile a quella artificiale per la quale si spese in qualità di elettricista presso un cantiere edile di San Giovanni Montebello. Pertanto, ragionando conformemente ad un ottica religiosa, solo la sua collocazione in sella alla luce della vita eterna avrebbe potuto ricompensarlo dei sacrifici sostenuti. Umberto Trovato plebs e il patriziato-nobiltà che a Roma di certo perdurò lungo i secoli, anche il lungo e stanco Medioevo continuò a marcare una significativa e consistente differenza tra le due antiche classi sociali: patrizi-nobili, da una parte, e plebei, dall altra. Poi, con il sopraggiungere dell Illuminismo ( filosofia dei numi ), orientamento culturale fondato sulla piena fiducia nella capacità della ragione e sviluppatosi in Europa nel XVIII secolo, quella che sembrava una differenza abissale pian piano venne sempre più a diminuire: sì, il patriziato-nobiltà cominciò a scemare, mentre il cosiddetto popolo-plebe acquisì quelle libertà che le democrazie del secolo scorso resero più aperte. Sì, un timido passo verso il livellamento. E oggi? Nuovamente ai tempi dell antica Roma? Oculi dolent! Direttore responsabile: Salvatore Agati Condirettore: Corrado Petralia Già Direttore: Angelo Patanè Editore: Società Cooperativa di Lavori e Servizi Sant Isidoro a r.l. Sede: Via Callipoli n Giarre (CT) Tel. 095/ Fax 095/ Reg. al Tribunale di Catania N. 557 del 1980 Nuova edizione Registro Naz. della Stampa N del gazzettinodigiarre@gmail.com Stampa: Eurografica s.r.l. S.S. 114 Orientale Sicula - RIPOSTO (CT) Tel Fax Abbonam. 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3 caleidoscopio N. 31 Sabato 28 Settembre Chiesa-Mafia, ambiguità imbarazzanti! I singoli sacerdoti o prelati che si sono scagliati contro Cosa Nostra hanno pagato spesso con la vita il loro coraggio Se questo è potuto accadere, non può considerarsi secondario il contributo fornito dal atteggiamento ambiguo della Chiesa Cattolica. In Sicilia, l Istituto ha, nel suo insieme, stretto alleanze affatto episodiche ma durevoli, con i leader del potere mafioso. Una benedizione pubblica, ricambiata con devozione, senza porre alcun veto o reprimenda a condotte morali dai canoni assai poco evangelici. Con riferimento ad un passato pur se troppo recente, la situazione ora appare diversa. La posizione sia dei pontefici che degli alti esponenti del clero nazionale, ha assunto, nel corso dell ultimo ventennio, i toni di una condanna sempre maggiore ed univoca verso il fenomeno mafioso. Anche se il lungo sodalizio di potere, che nel tempo ha caratterizzato la storia delle relazioni tra Mafia e Chiesa, è densa di episodi discutibili e condannabili, non si può comunque affermare che gli uomini, che in Sicilia rappresentano in terra la legge di Dio, siano in assoluto da considerarsi vicini alla cultura mafiosa. In ogni epoca, i singoli sacerdoti o prelati che si sono scagliati contro la violenza di Cosa Nostra hanno pagato spesso con la vita il loro coraggio. Eppure per un lasso di tempo che ancora oggi ci appare amaramente infinito, questi gesti appartenevano a scelte individuali ben distanti dalla posizione collegiale dell Istituto, imbrigliato da imbarazzanti paralleli di convenienza con Cosa Nostra. Come sottolineava il giudice Falcone difatti, Non si cessa mai di essere preti. Ne mafiosi, comparando l affiliazione ad una sorta di conversione religiosa. Il terreno comune più evidente su cui due organizzazioni tanto distanti s incontrano è la fede cattolica dei loro appartenenti. L uomo d onore, come abbiamo visto, deve essere fortemente credente e gli esempi di assoluta devozione da parte di un nutrito elenco di capimafia sanguinari lo conferma. Pietro Aglieri (nella foto), lungamente boss incontrastato della palermitana Famiglia di Santa Maria di Gesù, si fece erigere un altare con annessa cappella all interno della sua villa, dove potersi raccogliere in preghiera liberamente. Attimi di cristiana riflessione che non sembrano appartenere al responsabile, in qualità di mandante o di esecutore, di decine di omicidi, alcuni dei quali espletati con modalità autenticamente feroci. Lo stesso Bernardo Provenzano, per anni ritenuto il numero uno di Cosa Nostra, completava i pizzini con i quali comunicava all esterno dai suoi rifugi, con invocazioni alla protezione divina: con il volere di Dio voglio essere un servitore. Anche Giovanni Brusca soprannominato lo scannacristianni, giusto per non lasciare spazio ad equivoci sulle sue non nascoste virtù, mentre si trovava alla testa di una squadra della morte, trovava beneficio nell anima formulando prima di ogni impresa Dio sa che sono loro che vogliono farsi uccidere e che io non ho colpa. Ogni interpretazione delle sacre scritture e del Vangelo sembravano non fornire appigli alla Chiesa Cattolica per schierarsi in maniera inequivocabile. Malgrado ciò, in presenza di simili ed evidenti crimini da parte di suoi figli, l Istituto ha reagito a lungo come al cospetto di un qualsiasi altro peccato. L assassino mafioso che si prostrava nel confessionale veniva trattato come un comune penitente, e pubblicamente non veniva attuata nessuna presa di posizione specifica verso una condanna alla cultura mafiosa. Di fatto, questo atteggiamento di parziale tolleranza costituì le fondamenta per la diffusione di un sentimento comune che volgeva ad assolvere se confessata, la pratica di mafia. Qui risiede il punto, la maggiore responsabilità da ascrivere alle istituzioni religiose: aver consentito che valori comuni di ubbidienza, umiltà, radicamento alle tradizioni e alla famiglia, mascherassero quel valore aggiunto di malefica entità. Ma si è trattato solo di una errata chiave di lettura del fenomeno? È appurato come la religiosità di un uomo d onore non ha nulla a che spartire con l istituzione in quanto tale. In Sicilia, il radicamento culturale cattolico ha radici profonde e diffuse di antica memoria, ed i mafiosi da siciliani, ne costituiscono una conseguente espressione. Cosa Nostra ha di fatto plasmato la connaturata fede religiosa degli uomini d onore, per dare vita ad un senso di appartenenza ai valori cattolici comune a tutta l organizzazione. Un disegno al fine di ostentare un volto benevolo di facciata utile a perseguire i propri scopi. È altrettanto vero che la Chiesa si è resa responsabile di peccati non solo morali. L istituto si è macchiato di misfatti concretamente documentati, come quando ha accettato donazioni e prestazioni a vario titolo provenienti da patrimoni mafiosi, senza nessun turbamento di carattere etico. Iniquità perseverate nel consentire a figure in fortissimo od accertato odore di mafia, o addirittura dalle mani intrise di sangue, di amministrare opere di carità e guidare associazioni a presunto scopo benefico. Non si può quindi parlare di una svista, né tanto meno di politiche e scelte frutto di una incauta valutazione. E tutto questo non fa riferimento ad uno spazio temporale circoscritto, ma ad un periodo spalmato su svariati decenni. Non si poteva non vedere ciò che accadeva quotidianamente ad ogni angolo di strada, nelle campagne, nelle miniere di zolfo, trai filari di agrumeti, nei porti mercantili, nelle fabbriche, nei cantieri edili, nelle sedi comunali, negli austeri gabinetti del Parlamento di Roma a pochi passi dalle stanze vaticane. Forse è più corretto dire che si è messa in atto una flessibile opportunità al servizio di una convenienza spesso assai mal celata. Probabilmente la Chiesa preferì non affrontare di petto una organizzazione che, di fatto, in Sicilia, costituisce da tempo immemore la massima espressione di potere, perché sfidandola avrebbe messo a repentaglio l appoggio del vasto numero di fedeli che a quel potere si allineavano, nonché la difesa dei propri interessi. Compì la sua esecrabile e drammatica scelta in funzione di garantirsi il mero controllo del proprio territorio, con l alibi spirituale a mascherare il tornaconto materiale. Una caratteristica già sperimentata nella storia mondiale dell istituzione ecclesiale, soprattutto nei confronti di quei governi che avrebbero dovuto trovare la Chiesa in prima linea come feroce oppositrice ma che in realtà hanno preferito mantenere un salutare silenzio, solo perché si mostrava disponibile ad accogliere, come proselitismo di Stato, i valori della tradizione cattolica. Solo per citare alcuni esempi a noi geograficamente vicini, è accaduto in Germania durante l ascesa del Nazismo, e in Italia con la dittatura Fascista. Gli episcopati tedeschi, italiani ed in misura ancora più grave la stessa Santa Sede, non opposero adeguata resistenza dinanzi alle espansioni belliche di Hitler e Mussolini, alle leggi razziali, né alla soluzione finale ebraica. Venne consentito il soppiantamento di qualsiasi forma di istituzione democratica in luogo di regimi totalitari e dittatoriali che adottarono la violenza sistematica nell applicazione del loro potere. L obbiettivo, fu salvaguardare l unità e la moralità dei cattolici, al cospetto dell incalzante e demoniaco materialismo socialista e comunista. La Chiesa non si schierò con fermezza al fianco di chi si contrapponeva a quei regimi, mancando un appuntamento che avrebbe potuto mutare le sorti della storia. Una condotta immediatamente reinterpretata a conflitto ultimato. Una esigenza atta a salvaguardare ancora una volta, il proprio credito ed il potere annesso. Una forza esercitata attraverso il tentativo di colorare la politica di quegli anni come una necessaria ed obbligata forma di neutralità da parte di chi si doveva occupare delle anime di tutti i cattolici. Senza dubbi, secondo la maggior parte degli studiosi, prevalse l intento di preservare i propri interessi, nonché l incolumità fisica degli ecclesiali. Una grave mancanza replicata anche nelle relazioni con il potere mafioso, dove la Chiesa ha osservato un imbarazzante silenzio in presenza di un ampio ventaglio di diritti umani violati: come il chiudere gli occhi su stragi di lavoratori, donne e bambini ad opera di mafiosi, come accadde in vari centri rurali durante i moti dei Fasci Siciliani sul finire dell 800, e a Portella della Ginestra il 1 maggio del Un elenco di vittime falciate da una violenza mafiosa odorante d incenso, colpevoli di lottare per un futuro migliore. Non fu, infatti, un caso se tutte le organizzazioni cattoliche, dai vertici papali ai più piccoli prelati di paese, si mobilitarono in quegli anni, in una forte campagna politica in favore della Democrazia Cristiana, nuovo referente schierato a difesa della cristianità nazionale, del malaffare e degli interessi vaticani. (44. Conclusioni - Mafia: uno Stato nello Stato ) Salvatore Musumeci Humana consilia di Urty Tagay Benedictus Benedetto Èl oracolo poetico attribuito a Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, nel Vangelo di San Luca (1,68-79), così chiamato dalla prima parola della traduzione latina, secondo di una serie di quattro cantici: Magnificat (I, 46-55), Gloria (, 13-14), Nunc dimittis (2, 28-32). Nel passo, Zaccaria era diventato muto per non aver creduto all Angelo che gli prometteva, essendo tanto lui quanto la moglie avanzati in età, la nascita di un figlio (Luca, 1,15-25). Quando nacque il bambino, Zaccaria indicò che il suo nome doveva essere Giovanni. Al che la sua lingua si sciolse e pronunciò questo cantico: esso loda Dio per il potente atto di salvezza che sta per compiersi e sottolinea che Giovanni sarà il precursore dello strumento di questa salvezza (James M. Efird, Dizionario della Bibbia). Le numerose citazioni, esplicite ed implicite, ne fanno un vero centone di testi biblici e gli donano una certa unità, mentre l improvvisa apparizione dello stile diretto al verso 76, E tu, rompe il ritmo. Quanto alle fonti ed alla composizione, l ipotesi più comune sostiene la pre-lucana composizione o la non-lucana composizione del cantico con un inserimento propriamente lucano ai versi Il cantico fu assegnato stabilmente all Ufficio delle Lodi, divenendo il punto culminante dell Ufficiatura mattinale. «Benedetto il Signore Dio d Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberàti dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E Tu, Bambino, sarai chiamato profeta dell Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen». Quando le tradizioni volano Successo a Fiumefreddo di Poeti sotto le stelle nel Castello degli Schiavi. Riconoscimenti per Luigi Di Pino e il Gruppo Folk Vecchia Jonia «Nessuna delle cose che non sono in mio potere mi è tanto cara quanto la verità» (Baruch De Spinoza) Si può uscire dal tunnel! Le grandi potenzialità inespresse dalle attività produttive a Giarre e nell hinterland Ottimo sarebbe stimolare il consumo etico, in modo che gli utenti comprendessero l importanza di spendere nelle attività del vicinato: le piccole attività commerciali e le botteghe artigiane creano, infatti, opportunità di lavoro, contribuiscono alla redistribuzione della ricchezza, alimentano le casse dell ente comunale attraverso il pagamento dei tributi locali, e contribuiscono alla vivacità visiva delle aree abitate e persino alla sicurezza nel territorio. Infatti, le imprese commerciali ed artigianali arginano la formazione di sacche di degrado. Al fine di ottenere il massimo dei risultati dagli interventi programmati, questi andrebbero intrapresi considerando Giarre comune all interno di un sistema integrato di territorio e soggetti che possono contribuire alla causa. A tal proposito, un ruolo fondamentale, per lo studio, la proposta di idee, il supporto nella loro realizzazione può arrivare dalla concertazione tra le Amministrazioni comunali, il Centro per l impiego con le numerose associazioni di categoria e culturali del territorio jonico-etneo. Un esempio pratico di sinergia è stata La Città dei bambini, manifestazione ludica organizzato da 5 associazioni giarresi con la preziosa collaborazione di una quarantina tra soggetti pubblici e private dell hinterland ed il cui costo realizzativo è stato quasi totalmente autofinanziato. Non sufficientemente promozionata è l area artigianale di Giarre che deve, comunque, risolvere delle questioni interne: attività che non pagano locazione all ente comunale, non sempre per ragione di natura finanziaria ed una situazione del condominio da rivedere, dove l Ente deve garantire ancora dei servizi di base, quali l arredo e la manutenzione degli spazi verdi. L afflusso di utenti nelle aree commerciali va incoraggiato con interventi sulla viabilità; occorre incentivare la rotazione delle auto nelle aree destinate alla sosta, attraverso lo strumento del disco orario, favorire la nascita di aree per il transito pedonale, incrementare la presenza di vigili urbani ed il relativo controllo e la sicurezza. La presenza di utenti, nell era delle telecomunicazioni va, inoltre, sostenuta attraverso la creazione di una rete civica che permetterebbe la connessione gratuita ad internet. L offerta commerciale ed artigianale può essere valorizzata anche attraverso la creazione di sinergie con la rete museale, i settori della ristorazione e della ricettività (b&b ed agriturismo). Ricordiamo che Giarre è meta del soggiorno di turisti che la individuano come luogo ideale tra Taormina e Catania, il mare e l Etna, dove è possibile soggiornare a prezzi contenuti. A sostegno del turismo e della fruibilità del nostro territorio occorre intervenire sui collegamenti. I tentavi di creare le sinergie tra questi settori vanno resi definitivi. Gli utenti che soggiornano a Giarre devono poter acquistare in orari più consoni alla loro vacanza e devono raggiungere agilmente le aree limitrofe con collegamenti dedicati (autobus, treni, taxi). Le tessere del turista, con accordi tra la rete museale e quella commerciale, più volte auspicate anche dalla locale Pro Loco, non hanno ancora trovato concreta attuazione. Anche l idea di far diventare Giarre terminal di alcuni servizi di autotrasporto è una strada da perseguire, per agevolare la raggiungibilità di altri luoghi da Giarre. Sono, dunque, numerose le leve su cui gli amministratori possono agire per migliorare le condizioni dell imprenditoria a Giarre. La vecchia Amministrazione ha sostenuto la tesi della crisi economica come causa per giustificare la propria incapacità ed immobilità. Ci auguriamo che la nuova Amministrazione, seppur figlia della vecchia ma con delle dinamiche apparentemente diverse, possa assicurare un cambio di rotta. Seconda parte - FINE Armando Castorina Organizzata dall Associazione Culturale Sikania e con il patrocinio del Comune di Fiumefreddo di Sicilia lo scorso 19 settembre ha avuto luogo, nel Castello degli Schiavi, la prima edizione del Progetto Culturale Cruyllas con Poeti sotto le stelle, manifestazione di tradizioni locali, arte, moda, cultura, musica e poesia, condotta dalle gemelle Manuela e Vanessa Melita, affiancate da Carmelo Cavallaro. L attore Bruno Torrisi e la giovane Valeria Papa hanno letto diverse poesie di autori locali sui temi più scottanti dell emigrazione, del femminicidio, della violenza sui minori. La giornalista Rita Patané ha ricordato il poeta locale Nardu Torrisi, nelle cui liriche si assommano le più genuine tradizioni locali. Il pubblico, intervenuto numeroso, ha apprezzato la cantata inedita di Michele Patané A festa di Schiavi e il complesso Figghi di Trinacria. Alto gradimento da parte dei numerosi presenti anche per il Gruppo Folk Vecchia Jonia di Giarre-Riposto, che ha presentato un programma di canti e tarantelle. L assessore Mario Strano ha consegnato ai rappresentanti del gruppo folkloristico Patrizia Chillari ed Egidio Fichera una pergamena con la scritta: Al gruppo folk <Vecchia Jonia> che con le sue coreografie, canti e danze è l emblema dell essenza musicale della Trinacria. La manifestazione è stata arricchita da una sfilata di abiti da sposa dell Istituto d Istruzione Superiore Lucia Mangano di Catania e dai canti della Corale Polifonica Jonia. Infine, il primo premio Progetto Culturale Cruyllas è stato consegnato a bravo e noto cantastorie Luigi di Pino. Alcuni stand all esterno hanno richiamato la festa popolare antica che non veniva realizzata in quel luogo da ben 39 anni. Nhora Caggegi

4 4 N. 31 Sabato 28 Settembre 2013 catania e provincia Un tesoro riscoperto Aci Catena: attribuito ad Antonello da Messina il San Nicola, pittura a tempera su legno, della Chiesa Madre di Aci San Filippo Sono molte, ormai, le probabilità che il San Nicola (pittura a tempera su legno) della Chiesa Madre di Aci San Filippo, frazione di Aci Catena, sia di Antonello da Messina ( ). Ne è certo l esimio prof. Paolo Giansiracusa, docente di Storia dell arte nell Accademia di Belle arti di Catania, uomo nostrano di cultura che vola alto! Il San Nicola di Jaci è un lavoro su tavola di cm 75 x 172, di pregevole fattura, oggi un po scrostata, restaurata nel 1986 da Giacomo Platania, fino ad alcuni anni fa incastonato nell anta centrale dell armadio della sagrestia settecentesca della Chiesa Madre di Aci San Filippo. Tavola facente parte di un polittico andato distrutto durante il terremoto del 1693, dato che la stessa risulta segata. Il Giansiracusa è stato sollecitato ad esprimersi in merito grazie alla tesi d esame di storia dell arte di un suo alunno d Accademia, Filippo Pulvirenti, nativo di Aci San Filippo, classe 1955, di professione vigile urbano proprio nel comune di Aci Catena, da qualche anno iscritto (Sezione Pittura) all Accademia di Belle arti di Catania, persona che ama la frazione nella quale è nato, nonché noto studioso di storia locale. E l illustre studioso, dopo aver sviscerato l intera vita di Antonello, ricostruito il suo complesso percorso artistico, le vicende delle situazioni politiche e culturali dei Regni di Napoli e di Sicilia, esaminati i documenti attestanti i vari incarichi professionali, commissioni di cone (tavole e polittici d altare), a Messina come in altre città grandi e piccole della Sicilia (Palermo, Cefalù, Siracusa, Randazzo, Caltagirone, Palazzolo Acreide, Ficarra, Catania) e della Calabria (Reggio), ha dato il suo responso. Il San Nicola esistente nella Chiesa di Aci San Filippo, proveniente dalla cappella dei Confrati di S. Nicola di Bari, confraternita esistente già nel 1458 nel territorio di Aci San Filippo, è di Antonello da Messina, e da datare tra il 1465 e il 1470! Per Giansiracusa questo è il periodo meglio caratterizzato da ripensamenti pittorici attraverso i quali Antonello manifesta il mutamento del pensiero e dello stile. Periodo in cui il nostro artista passa da una visione frontale bloccata (Salvator Mundi della National Gallery di Londra) a quella animata e dinamica del Polittico di San Gregorio (Museo Regionale di Messina). A favore dell attribuzione dell opera ad Antonello, il prof. Giansiracusa mette questi punti fermi: il periodo è quello del secolo XV quando ancora non era stata utilizzata la tela; l ottima fattura dell opera, le analisi tecniche e stilistiche, assenza di artisti coevi del suo valore. Ed ancora. Il confronto (analogie compositive ed espressive) con un dipinto cinquecentesco raffigurante San Nicola conservato nella Chiesa Madre di Milazzo, opera che a sua volta riprende la strutturazione compositiva di un polittico di San Nicola, attribuito ad Antonello da due illustri pittori: Gioacchino di Marzo e Giovan Battista Cavalcaselle. Altri particolari. Il libro (aperto) delle ore e sorretto dalla mano sinistra del santo, è identico a quello del perduto polittico di San Nicola nella chiesa di Milazzo, andato distrutto dal terremoto del La pagina aperta, poi, taglia la luce e cerca la prospettiva secondo la nuova intuizione spaziale che Antonello adotterà pure nel polittico di San Gregorio, a Messina. L angolazione della luce, 32 con la retta verticale, è tipica del metodo usato negli anni di fine del Cinquecento! Il San Nicola di Jaci non fissa il fedele in maniera frontale ma con uno sguardo verso destra, come nella grande e lunga serie dei ritratti eseguiti da Antonello. Un altra cosa è certa. I terremoti del 1693 e del 1908, anche se hanno creato e creano ostacoli all attribuzione della paternità (di Antonello) del San Nicola di Jaci, non fermeranno nei loro intenti Paolo Giansiracusa e Filippo Pulvirenti, in ciò sostenuti anche da don Alessandro Di Stefano attuale parroco della Chiesa Madre di Aci San Filippo, intitolata a San Filippo di Agira. Riportiamo, infine, con piacere la notizia che dal 5 ottobre di questo 2013 al 12 gennaio 2014, nella città di Rovereto, comune in provincia di Trento, il M.ar.t. allestirà la Mostra Antonello da Messina con circa 20 sue opere sul tema del ritratto e della reciprocità dello sguardo fra soggetto e spettatore. Camillo De Martino Tra esperienze e memorie urbane Catania: la Biblioteca Zelantea di Acireale protagonista di un incontro culturale tenuto da Marcello Proietto Il 12 settembre 2013, presso il monastero di San Nicolò l Arena di Catania, sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell Università di Catania, il dott. Marcello Proietto, Cultore di Storia Medievale e di Paleografia Latina, nonché consigliere del Comitato Esecutivo Regionale dell Associazione Italiana Biblioteche (sezione Sicilia) ha tenuto un intervento, in seno alla sessione Biblioteche pubbliche da contenitori di documenti a esperienze e memorie urbane, su: le vicende a cavallo tra Ottocento e Novecento. L incontro, che si è tenuto in occasione del VI Congresso AISU su Visibile/Invisibile, percepire la città tra descrizioni e omissioni (12-14 settembre 2013), dal titolo Identità territoriale e cultura ad Acireale: il canonico Vincenzo Raciti Romeo e la Biblioteca Zelantea. Il relatore ha presentato le vicende storiche della nascita dell Accademia di scienze, lettere e belle arti degli Zelanti e dei Dafinici di Acireale; la formazione della Biblioteca Zelantea; la poliedrica figura del canonico Vincenzo Raciti Romeo, impegnato sia al riordinamento sia alla catalogazione del patrimonio librario, versato alla menzionata Biblioteca, e agli sforzi da lui profusi perché la stessa Biblioteca avesse una sede prestigiosa appositamente realizzata. Questi gli argomenti trattati nel lavoro del dott. Marcello Proietto che ha saputo, con dovizia di particolari, illustrare le vicende della Biblioteca Zelantea, alla luce dell identità culturale dei cittadini acesi, dei luoghi e delle immagini in grado di svolgere un significativo ed efficace ruolo urbano e sociale, dotati anche di un rilevante valore simbolico. Grazie alla relazione del dott. Marcello Proietto, la Biblioteca Zelantea è stata protagonista indiscussa fra i cinquecento convenuti a livello internazionale, tra relatori e convegnisti, presenti a Catania. Guido Leonardi D ue Oggi il mio cuore mi ha regalato un altra poesia, che dolcemente va verso di voi. Le mie mani tremano, quando vedo volare in uno spazio pulito due colombe, che vanno a raggiungere un sogno l amore. La luce delle stelle, sarà sempre dentro il vostro cuore, per poter affrontare la vita con tanta speranza. In un giardino ci sono gli alberi, circondati da tanti fiori pieni di profumo come questo giorno. Grazie a questi versi anch io sono felice. Per il matrimonio di Marilena e Ignazio Appuntamento colombe Vito Cutuli Domenica 29 settembre 2013, a partire dalle ore 9, nella Sala del Vascello del Comune di Riposto si terrà la prima riunione della IV circoscrizione del Lions club, comprendente tutti i Club della Zona 13 (Acireale, Giarre-Riposto, Acicastello ed Acitrezza) e della Zona 14 (Paternò, Adrano-Bronte-Biancavilla, Randazzo, Misterbianco e Trecastagni). Nel corso della riunione verrà dato ampio spazio ai Soci Lions per poter palesare riflessioni, suggerimenti e proposte utili all incremento del senso di appartenenza, della motivazione e dell entusiasmo associazionistico. Agricoltura - Giardinaggio - Brico - Enologia - Ricambi GIARRE (CT) - Via Continella, 2 (angolo via Ruggero I) Tel. e Fax: Cell.: giusagarden@gmail.com Sicily & Co. Via Novaluce, 38 Tremestieri Etneo (CT) Azienda Agricola La Contea Via Novaluce, 69 Tremestieri Etneo (Ct)

5 speciale N. 31 Sabato 28 Settembre Le ragazze della bella vita Intervista a Luna, ultima Signorina catanese Il 20 settembre 1958 cessarono la loro attività le case di tolleranza. Le tariffe praticate (le famose marchette ), in quel periodo andavano dalle 200 lire delle case di lusso alle 50 lire della terza classe. Per comprendere quell epoca tanto celebrata quanto poco conosciuta, abbiamo incontrato la Signorina Luna, la bocca di rosa di origine casertana che incantava i catanesi alla pensione Moderna ed alla Fargione, (tre stelle). Luna classe 1926, ha 87 anni e vive ancora a Catania nel quartiere San Berillo, rievoca con lucentezza i tempi andati: un amarcord spesso venato di malinconia. - Signora Luna, ci racconti come entrò nelle case di tolleranza... «Ho iniziato la professione a Caserta, nel Avevo dovuto aspettare due anni dopo la guerra perché non avevo ancora 21 anni, e non si entrava da minorenni nei casini». - A meno di non essere sposate... «Già, ma non era il mio caso. Allora, era il 20 giugno del 47, mi sono presentata alla maîtresse, la signora Pina. M ha fatta spogliare, m ha guardata, poi ha detto: Sì, sì, lei è una bella ragazza, la si può tenere. E ho cominciato a lavorare, a studiare portamento, conversazione, come ascoltare i clienti e a conoscere i diversi generi musicali. Bisognava migliorarsi ed acquisire una buona cultura; era una cosa molto chic, una professione antica». - Com era organizzata una casa? «C era tanto personale: l addetto alle visite, la cassiera, la portiera, la cameriera di piano che, dopo ogni cliente, rifaceva il letto, quella che puliva le camere alla sera e le disinfettava». - E con i clienti? «Ricordo il rapporto col primo cliente. Mi ha chiesto: Ma ce l hai il guanto?. Sono andata alla borsetta per tirar fuori i miei guanti di seta, invece dei preservativi. Ero proprio ingenua. Così ho cominciato». - Come trovava gli ingaggi nelle case? «Mi presentavo, scrivevo alle maîtresse, mandavo una fotografia. Per esempio, scrivevo a Catania, alla casa Fargione di via Di Prima: Desidero venire a lavorare nel mese di aprile. Mi rispondeva la direttrice: Il mese di aprile non è possibile, ho il mese di giugno libero, se vuole. La riconfermo per il primo giugno scrivevo io. Va bene, come d accordo per il primo giugno mi rispondeva quella. Io giravo le case alte, quelle d una certa classe». - Com era la sua giornata? «La sveglia era di buon mattino, quando la cameriera mi portava il caffè a letto. Poi, dalle otto alle dieci uscivo per fare acquisti. Tornata al casino lavoravo fino all una. Alle tre si riapriva. Fino alle sette. Poi ancora dalle otto all una di notte». - Come si trovava? «Bene. Nessuno sapeva chi eri. Quando uscivi nessuno ti conosceva, eppure solo il giorno prima avevi frequentato 100 persone e magari eri stata a letto con tutte (questa era la media di una giornata buona). Eravamo pulite e accudite a pranzo e a cena». - E le malattie veneree? «Non c erano preoccupazioni: eravamo controllate. Appena arrivate al casino, i dottori ci facevano una visita accuratissima. Avevamo una cameriera personale, che sterilizzava tutto. E il medico due volte al mese ci faceva l esame del sangue. Due volte alla settimana ci mettevano il bismuto (chemioterapico utilizzato nella terapia della sifilide, nda) dentro la carne, a tavola. Io partivo, per esempio, da Catania con il mio libretto sanitario aggiornato, arrivavo a Milano e andavo prima a fare la visita medica al dispensario. Altrimenti non potevo lavorare nelle case. Non si scappava. I medici ci insegnavano anche a controllare che i clienti non avessero malattie visibili. Noi lo facevamo e se ci veniva un dubbio, niente rapporti». - Parliamo dei suoi clienti... «Il più simpatico era uno studente di legge, catanese, divenuto poi un noto deputato monarchico: mi dava sempre del lei. Poi venivano musicisti, attori teatrali, professionisti, militari e politici. I preti venivano in borghese, quando si spogliavano tenevano delle sacre medagliette sulla maglia di lana. Uno addirittura, mi diceva: Preghi Iddio che nella mia parrocchia vengano più persone, così la posso pagare di più. A Roma, c era anche uno che si diceva fosse un cardinale. Portava con sé delle penne di pavone: gli piacevano certi giochetti...». - Insomma, succedeva di tutto. «Certamente, e più una era in gamba, più aveva fantasia e più guadagnava. Anche 500 lire. Mentre la marchetta era 200 lire». - Poi c erano i ragazzini alle prime armi. «Avevamo un particolare riguardo per quelli che venivano con noi per la prima volta. Io ho girato 11 anni nelle case e ne ho svezzati tanti di bambocci, me li ricordo tutti. Entravano come babbei. Li lavavamo noi: Posso fare la pipì?, mi chiedevano. Mi accorgevo subito che erano vergini». - Svolgevate, quindi, una sorta di operatrici sociali «Eccome! Prima della chiusura delle case, chi era timido, chi era insicuro, si faceva coraggio, andava in una casa di tolleranza e si faceva svezzare dalla Signorina di turno. Dopo tale esperienza sarebbe diventato molto più disinvolto con le donne normali, più sicuro di se. L iniziazione sessuale per un giovane maschio era ed è un momento cruciale della sua crescita, nella sua trasformazione da ragazzino ad uomo adulto. Chi ha avuto la cuginetta di turno o qualche amica della madre o una donna adulta fortuita, che lo ha svezzato, non ha sofferto dopo quella data. Chi è estroverso nemmeno, perché lo avrà fatto con la prima ragazza che avrà avuto, ma chi è timido è stato sfortunato. Lo è stato per sempre. Disprezzato da chi sa solo giudicare. Messo a rischio di contagio dalle cattive condizioni igieniche in cui operano le donne da marciapiede, e poi». - E poi? «C erano uomini soli, uomini con problemi relazionali, uomini che avevano al loro fianco mogli che non sapevano renderli felici. Tra le braccia di una Signorina, trovavano quel poco di felicità, che gli era negata dalla vita. La cultura dominante, oggi, li demonizza, li giudica come viziosi, malati, pervertiti. I veri viziosi, i veri pervertiti sono coloro che li giudicano, perché, da moderni farisei, si vogliono distinguere come i giusti, i casti, i puri!». - Allora quei tempi erano migliori? «Indubbiamente: oggi si scopa dentro le macchine, nelle strade, senza controlli né pudore». - Ha avuto tanti clienti? «Provo a fare un calcolo: ne avrò avuto più di mezzo milione di clienti: me ne facevo 100 al giorno. Era tutto mio interesse: più lavoravo, più guadagnavo». - Quanto le restava delle 200 lire della tariffa? «Cento le incassavo io, 100 la maîtresse. Poi dovevo pagare da mangiare: 350 lire al giorno. Mi restavano, erano i primi Anni Cinquanta, anche con le regalie 500/600 mila lire al mese. Una cifra per quei tempi». - Avrà girato tutta l Italia... «Naturalmente. A Milano pagavo il soggiorno tutto compreso, come in pensione. Di Messina ho brutti ricordi. A Piacenza nel mese di maggio nessuno andava a donne perché c era il conto del riscaldamento da pagare nei condomini. Se il casino era così così, io ci stavo solo 15 giorni, se era buono anche un mese. A Catania mi alternavo alla Moderna o alla Fargione : un salotto. Bei posti. Poi a Roma, a Legnano, a Gallarate, a Varese e a Verona. Per spostarmi prendevo sempre l aereo, così arrivavo fresca e riposata. I più ricchi, e anche i più depravati, erano a Milano. C era chi sniffava cocaina. Quando chiusero le case, rimasi a Catania, continuando a lavorando abusivamente Votavo per il mio bel deputato e per la monarchia, che ci trattava da vere signore». - Rifarebbe quella vita? «Sicurissimo». - Ha rimpianti? «Quello di non essere più giovane». Ci saluta cordialmente e con una velata malinconia dal modo di porgersi e dai lineamenti senili notiamo che doveva essere veramente una graziosa e formosa Signorina. (2. Quando la la bella vita era legale ) Salvatore Musumeci Dalle strade della memoria Per l estate clarentina, i Comuni di San Pietro Clarenza e Camporotondo Etneo hanno proposto anche un riuscitissimo raduno di auto d epoca In seno all estate clarentina, organizzata dai Comuni di San Pietro Clarenza e Camporotondo Etneo, con il supporto della Pro Loco clarentina, si è svolto un raduno di auto d epoca, con circa 200 partecipanti. Hanno fatto gli onori di casa il Sindaco clarentino Bandieramonte con la Giunta, il presidente ed il vice del Consiglio comunale, Somma e Chiarenza, ed il consigliere Crupi, assieme al vice sindaco di Camporotondo, fresco di nomina, Alberto Cardillo con l assessore Giovanna Squillaci. Le auto si sono radunate in piazza San Antonio Abate di Camporotondo, e dopo il via è stato fatto un giro per le vie principali del paese. Le auto incolonnate sono arrivate a San Pietro Clarenza, anche qua per un giro del paese, con sosta in via Risorgimento e chiusura sotto una grande pioggia. I partecipanti provenivano da tutta la Sicilia e anche da fuori. Le auto in maggioranza erano Fiat 500, ma c erano tante rarità: una Afer di marca brasiliana (foto a destra), decapottabile a due posti, proveniente da Roma, una Fiat 126 allungata di 4,20 metri, a 5 posti, con impianto hi-fi ed un piccolo salottino con bottiglie e bicchieri, di proprietà dell autocarrozzeria Salvatore Raciti di Acireale (foto a sinistra). Ed ancora: Alfa Romeo, Mini Minor, Lancia, MG, Giannini, Abarth, Ferrari, Maserati. Sarebbe lungo nominare tutte le auto modificate. Il servizio d ordine è stato svolto dalla Polizia municipale e dalla Protezione Civile dei due Comuni organizzatori. Michele Milazzo

6 6 N. 31 Sabato 28 Settembre 2013 catania e provincia Radici di un antico sapere Randazzo: riscopriamo il Patrimonio Culturale Immateriale di cui è ricca la cittadina per difenderne la memoria storica Per lunghi millenni il sapere umano si trasmise attraverso la tradizione orale e la diffusione della scrittura, solo in parte, svolse la funzione di mezzo di conservazione e di trasmissione dei saperi. I profondi mutamenti della vita sociale e delle strutture economiche avvenuti nell ultimo cinquantennio hanno cancellato nel nostro territorio, come nel resto d Italia, molti caratteri tipici che davano alla società rurale una propria identità e una particolare fisionomia sociale e culturale. Gli aspetti della cultura materiale (edifici rurali, strumenti di lavoro, utensili, arredi, oggetti personali, ecc.), diventano sempre più materiale di conservazione e di museografia, mentre il patrimonio culturale immateriale (cioè le tradizioni orali legate alla vita quotidiana dell uomo, la lingua, le vecchie usanze, le credenze, le superstizioni, gli usi, le leggende, ecc.) che si è tramandato nei secoli grazie al ristagno culturale del ceto contadino si è dissolto rapidamente. La ricerca sulle tradizioni immateriali ha ormai in gran parte un carattere di memoria storica. Molte leggende, in gran parte dominate dalla saggezza e dalla religiosità contadina, si sono tramandate fino ai nostri giorni sebbene con trascurabili varianti. Alcune, fortunatamente, ci sono pervenute senza contaminazioni poiché sono state raccolte in tempi remoti e hanno mantenuto la loro originaria struttura narrativa. Un secolo fa Salvatore Raccuglia, Regio Ispettore scolastico, pubblicò alcune leggende storiche popolari randazzesi che rimangono un documento singolare per il patrimonio storico ed etnoantropologico della città etnea. La prima delle leggende si riferisce all origine di Randazzo. «Ove ora è Randazzo era anticamente un fittissimo bosco. Un pastore che lo traversava trovò un giorno una grotta, dentro la quale era una statua della Madonna, con una lampada accesa, attaccata ad un albero di sambuco. Restò meravigliato e non sapeva che fare, quando la Madonna parlò e gli disse: Se volete innalzarmi una chiesa in questo luogo e fabbricare attorno ad essa un paese, io vi salverò dalla peste, dalla fame e dal fuoco. Il pastore fece conoscere ciò che gli era occorso, e la chiesa di S. Maria si alzò, e attorno ad essa si fabbrico un paese, al quale si diede il nome di Randazzo (Rannazzu), che significa Grannazzu, perché diventò subito molto grande. E la Madonna lo ha sempre preservato dalla peste, dalla fame e dal fuoco, tanto che, una volta in cui la lava stava per raggiungerlo, bastò portare presso di essa la statua della Madonna per vederla arrestarsi. Ora questa statua si vuole che sia sempre in una grotta che è in fondo alla chiesa, ma completamente nascosta da un quadro». Un altra leggenda popolare, un tempo diffusa ma oggi del tutto ignorata, riguarda l enigmatica statua di marmo del sec. XVIII conosciuta con il nome di Randazzo Vecchio che si erge davanti alla chiesa di San Nicolò. «Randazzo vecchio era un uomo forte. Siccome egli non voleva credere alla parola di Gesù Cristo, il Signore mandò a lui un leone perché lo mordesse. Ma Randazzo vecchio non ebbe paura del leone, lo fece accostare e se lo tenne tra le gambe. Il Signore, vedendo ciò, gli mandò un grosso serpente. Ma nemmeno di questo Randazzo ebbe paura, e lo tenne presso il leone. Allora il Signore gli mandò un aquila che gli si posò sulle spalle e prese a rodergli il cervello. E Randazzo credette a Gesù Cristo ed alzò la mano ad indicare la chiesa, per far capire che solo chi crede in essa può essere salvo. La statua di questo Randazzo è oggi nella piazza di S. Nicola, coi tre animali indicati nella leggenda. Però taluni ritengono semplicemente che il leone ne simboleggi la forza, il serpente la prudenza e l aquila la sapienza». Le tre chiese parrocchiali storiche di Randazzo erano (e lo sono tuttora) piene di tesori nascosti. In particolare, la ricchezza della chiesa di Santa Maria da sempre ha stimolato la fantasia popolare. L immaginazione dei fedeli ha rivolto una particolare attenzione al suo tesoro che, secondo la leggenda, è custodito nei sotterranei dentro sette magazzini stracolmi di ricchezze. Per raggiungere il tesoro, però, bisogna attraversare sette cancelli di ferro, il primo dei quali è murato in fondo al coro della chiesa. Questi cancelli si aprono per un breve momento durante la Messa della notte di Natale. Pertanto, chi volesse tentare di trafugare i preziosi deve approfittare dei pochi attimi durante l elevazione dell Ostia. Ciò nonostante, l accesso è pieno di insidie e ostacolato da migliaia di lance appuntite, spade e coltelli che librano in ogni angolo dei sotterranei e che possono ferire a morte l incauto avventuriero. La leggenda narra pure che un tale, tanto tempo fa, volle tentare l impresa. La notte di Natale egli riuscì a penetrare nelle stanze della truvatura, ma, abbagliato dalle immense ricchezze che gli stavano dinanzi, perdette tempo, cosicché le porte si chiusero alle sue spalle e restò lì dentro per sempre trasformato in statua. Un altra struggente leggenda riguarda il carnevale, anche se qui la festa frivola si lega alla religiosità che proietta i fedeli al periodo di penitenza quaresimale. U picuraru, la tradizionale maschera di Randazzo, compare gli ultimi due giorni di carnevale, vestito con giacca e pantaloni neri di fustagno oppure di pelli di pecora o di capra, con berretto a cono floscio cu giummu. Va in giro per la Piazza, insieme con altri picurara, saltando, schiamazzando e rumoreggiando con campanacci da buoi. Il significato si ricollega a una leggenda secondo cui un pastore, ignaro del fatto che il carnevale fosse già finito la sera prima, scendeva dai monti per trascorrere in paese la festa mascherata con la famiglia. Tuttavia, lungo il cammino incontrò Gesù che, riconoscendone la sua semplicità d animo e la ragione per cui egli andava in paese, concesse altri due giorni di festa in modo che anche lui potesse divertirsi. Gaetano Scarpignato Il cammino dell esperienza Ricordiamo l operato dell avv. Leonardo La Rosa, Sindaco di Zafferana Etnea dal 1982 al 1983 L avv. Leonardo La Rosa (primo a sinistra nella foto), nato a Zafferana Etnea il 3 agosto del 1930, si è laureato presso la Facoltà di Giurisprudenza a Catania. In politica dal 1960, La Rosa ha sempre militato all interno della Democrazia Cristiana. Sposato con la sig.ra Maria Russo e padre di due figlie, Angela e Tiziana, La Rosa è stato direttore di Cancelleria presso la Pretura di Catania. Nel 1962, fu nominato Commissario Regionale straordinario al Comune di Zafferana Etnea. Dal 1980 al 1982, durante l Amministrazione guidata dal prof. dott. Alfio Mangano (Dc), l avv. La Rosa ha ricoperto la carica di vice sindaco. Dal 1982 al 1983, l avv. La Rosa ha guidato la cittadina etnea, con una Giunta politica Democrazia Cristiana Partito Socialdemocratico Italiano, Randazzo Vecchio, scultura di marmo del sec. XVIII (foto Gaetano Scarpignato i suoi assessori furono l ins. Giuseppe Pappalardo (Dc), Giovanni Di Bella (Dc), Alfio Tropea (Dc), il dott. Orazio Nicosia (Psdi), Giuseppe Barbagallo (Psdi), il prof. Salvatore Musumeci (Psdi). Durante l Amministrazione La Rosa, furono appaltate opere pubbliche che trovarono realizzazione negli anni successivi. Fu consigliere di minoranza della Democrazia Cristiana dal 1983 al Durante l Amministrazione guidata dal prof. dott. Alfio Mangano (1987/1988), l avv. La Rosa ha ricoperto la carica di vice sindaco. Durante le Amministrazioni guidate dal dott. Alfio Leonardi (I mandato 1988/1990 accordo politico Dc e Psdi; II mandato 1991/1995 accordo politico Dc e Psi ), l avv. La Rosa ha sempre ricoperto la carica di assessore alle Finanze, Bilancio, Economato, Contenzioso, Tributi, Autoparco ed Affari Generali. Fu consigliere di minoranza dal 1995 al 1999 per la Lista civica Insieme per Zafferana. Dal 2000 al 2011, La Rosa ha ricoperto la carica di Difensore Civico per il Comune di Zafferana Etnea. L avv. La Rosa, persona colta, intelligente, ha sempre dimostrato la sua passione per la politica e il suo impegno nell interesse della collettività di Zafferana Etnea. C è da aggiungere che l avv. La Rosa si è sempre distinto per il suo equilibrio interiore e il suo carattere diplomatico. Giuseppe Russo Duce si o duce no? Riposto: la città ripulita solo mediaticamente ma... Giugno 2013, la città di Riposto è in piena campagna elettorale. Siamo alle battute finali e, improvvisamente, una bomboletta rossa rovina le mura della città con una scritta inneggiante al fascismo e l appellativo DUCE su tutti i muri. Non è certo il ritornello di una canzone e allora il movimento politico Riposto Bene Comune decide pubblicamente di lanciare una denuncia. Raccolte subito le foto e pubblicate, da lì a poche ore arriva anche l elezione del neo sindaco, dott. Enzo Caragliano. Il neo Sindaco, assieme a tutte le forze politiche, condannano il gesto e si prendono carico di ripulire la città da quelle scritte, e non solo da quelle. Il movimento RBC continua a sottolineare ed identificare le aree della città sfregiate, sottolineando anche l azione vandalica ai danni dei murales della legalità sui muri dell Istituto per Geometri. Subito dopo, arriva una nota stampa dell Amministrazione che assicura che subito la città sarà ripulita. In realtà qualche scritta viene coperta, inclusa quella sui murales della legalità. D altro canto si sa che l estate e le vacanze fanno sì che cali il sipario sulle vicende del territorio e non importa se tutte le aree siano state ripulite. E al ritorno all attività amministrativa settembrina facciamo notare, dal primo momento, le aree non ripulite dalla scritta DUCE, e ricordando le parole dell Amministrazione ripostese cogliamo immediata occasione per segnalare l incompleto lavoro di copertura dell appellativo. Le foto che sono state scattate alcuni giorni fa nelle varie aree di Riposto, facilmente riconoscibili e identificabili. Ci sembra veramente strano che non ci sia accorti di scritte sui muri attigui all area dove si svolge il mercato e ancora quelle sui muri dell ex edificio scolastico in via Pier Santi Mattarella, che oggi ospita ufficio elettorali ed altri vari uffici. E ancora non ci si è nemmeno accorti di quelli in zona Villa Pantano accanto alla fermata della Circumetnea all inizio di via Roma? Tanti altre ancora non sono mai state viste. Peccato, si sperava che la città fosse stata ripulita. Concetto Barone Tra emozioni e pensieri Linguaglossa: torna il contest fotografico nazionale Etna in Photo Un Codice temporale vivo Calatabiano: grande successo per la mostra di Silvio Porzionato che racconta le sue personalissime riflessioni sull uomo e sul fluire del tempo Èstata inaugurata lo scorso 21 luglio nella splendida cornice del Castello di Calatabiano, la mostra dal titolo Codice Temporale di Silvio Porzionato, a cura del MacS (Museo d Arte Contemporanea Sicilia). Il vernissage alla presenza di Alberto Agazzani (curatore artistico del MacS), di Giuseppina Napoli (direttrice del MacS) e dello stesso artista Silvio Porzionato, ha aperto le porte alla visione della rassegna, composta da 112 dipinti, che narrano l incedere del tempo mediante volti di personaggi dalle suggestioni tangibili, attingenti al reale, nei quali è possibile riflettersi. Porzionato è un pittore figurativo che predilige la pittura ad olio ed acrilico su tele di grandi dimensioni, che si concentra prevalentemente sull uso cromatico del bianco e nero e su vari toni di grigio, raccontando in pittura le sue personalissime riflessioni sull uomo e, inevitabilmente, sul fluire del tempo. Piemontese di nascita, vanta numerosi riconoscimenti nel campo artistico. Nel 2011 è stato selezionato per la 54ª Biennale di Venezia, esponendo sia all interno del Padiglione regionale che del Padiglione Italia a Torino, presso la Sala Nervi. Il suo Codice Temporale, come dichiara Agazzani, lancia la nuova, inedita sfida a Chronos, attraverso un installazione composta da oltre cento ritratti, ognuno dedicato ad ogni anno di una ideale vita: una galleria sterminata di specchi di Chronos resa ancor più suggestiva dalla severità delle mura millenarie del castello. Infatti, come dichiara la Napoli, Porzionato è in linea con la filosofia del MacS, che intende perseguire un unione tra passato e presente, tra antico e contemporaneo, in un dialogo con la storia dell arte di tutti i tempi. La scelta del Castello di Calatabiano non è casuale, ma conduce in un luogo che unisce in sé tempo e memoria, e che è il sito perfetto per apprezzare le straordinarie opere di questo artista, che restituiscono visivamente il tempo dell uomo. Lo stesso Porzionato ci ricorda come la sua sia un istallazione pittorica creata per il Castello di Calatabiano e sul Castello di Calatabiano, per raccontare lo scorrere del tempo attraverso i volti dei suoi personaggi. Sarà possibile visitare la mostra sino al 6 gennaio ( - Roberta Musumeci Torna la seconda edizione di Linguaglossa Etna in Photo, il contest fotografico dedicato al vulcano e alle bellezze che si trovano alle sue pendici. Dal 4 al 6 ottobre, fotografi professionisti e non provenienti da tutt Italia, cattureranno con i loro obiettivi sensazioni, volti, scorci di vita quotidiana del territorio. Venerdì 4 ottobre, l apertura dei lavori, dedicata al centro cittadino, al vino Doc dell Etna, fra i più apprezzati e ricercati del settore che fanno entrare questa comunità nel percorso evocativo e turistico della Strada del Vino dell Etna. Sabato 5 ottobre si visiterà la Pineta Ragabo e Piano Provenzana, nel pomeriggio un momento ludico con la gara tra cantine Botti dell Etna. Domenica 6 ottobre, la consegna dei lavori presso la sede della Pro Loco. Nel pomeriggio, nella sala consiliare del Comune, la mostra dei lavori in concorso e la premiazione dei vincitori. La fotografia è una tecnica bellissima ha dichiarato il sindaco di Linguaglossa, Rosa Maria Vecchio che permette di fissare un momento, un pensiero, una visione di quello che si vuole rappresentare e tramandare. Dopo il successo della scorsa edizione, in estate, quest anno abbiamo scelto di cogliere l autunno del territorio senza dimenticare il prestigioso riconoscimento che ha recentemente ricevuto il nostro vulcano, diventato patrimonio Unesco. Festeggeremo questo onore con le splendide immagini che i partecipanti al contest sapranno immortalare. Sonia Santamaria

7 alcantara N. 31 Sabato 28 Settembre A Passopisciaro il gran galà dei vini etnei Quinta edizione della rassegna degustativa di fine estate organizzata da Nino Franco. Presenti all evento ben ventisei cantine, tutte espressione dei rigogliosi vigneti ricadenti nei territori di Castiglione di Sicilia e Randazzo Per un territorio, come quello etneo, particolarmente vocato alla viticoltura, dovrebbe costituire un rito annuale alzare i calici al cielo per accomiatarsi dall estate in partenza e dare il benvenuto all autunno in arrivo : dalle due contigue stagioni, infatti, dipende il buon esito o meno della vendemmia. Ad onor del vero, tale rito viene idealmente celebrato, ormai da un quinquennio, con la manifestazione I Vini della Costa d Oro dell Etna, ideata ed organizzata dal vulcanico Nino Franco nella Piazza Majorana di Passopisciaro, ridente frazione del Comune di Castiglione di Sicilia: l evento rende onore alle annate vitivinicole precedenti, brindando al contempo a quella che sta per iniziare. I piovaschi pomeridiani di questo irrequieto mese di settembre hanno messo a repentaglio lo svolgimento della quinta edizione della kermesse (svoltasi venerdì scorso, 20 settembre), ma alla fine il vino ha avuto la meglio... sull acqua: nell approssimarsi delle ore serali, infatti, Giove Pluvio ha pensato bene di concedere un armistizio al collega Bacco onde dar modo alle illustri ospiti di quest ultimo, ossia le ventisei cantine espresse dai territori di Castiglione di Sicilia e Randazzo, di far degustare gratuitamente le rispettive produzioni ai Una panoramica di Piazza Majorana durante l evento, la pianista Alice Di Bella e l organizzatore Nino Franco con le hostess della manifestazione numerosi visitatori, tra i quali si annoveravano parecchi turisti italiani e stranieri in quei giorni in vacanza in Sicilia. Gli assaggi delle rinomate etichette etnee sono stati accompagnati, sempre in forma gratuita, da bruschette all insegna dei prelibati prodotti tipici locali (formaggi, salumi, miele, ecc.) nonché da dolci e da un gustosissimo risotto ai funghi. E come se non bastassero le delizie per il palato, si sono avute anche quelle per le orecchie: a far da colonna sonora al percorso enogastronomico in Piazza Majorana c erano, infatti, le soavi note dispensate da Alice Di Bella, una giovane e brava pianista di Solicchiata (anch essa frazione di Castiglione di Sicilia) che frequenta il quinto anno di pianoforte presso il Conservatorio Arcangelo Corelli di Messina. Dal canto loro, tutti i titolari ed agenti delle cantine presenti (Azienda Agricola Calabretta, Calcagno, CE.LA.FA., Cottanera, Etna Wine, Graci, Grasso Filippo, Moganazzi, Vino Nibali, Passocannone, Patria, Pietradolce, Planeta, Quantico, Cantine Russo, Girolamo Russo, Siciliano, Tasca d Almerita, Tenuta delle Terre Nere, Tenuta di Fessina, Tenuta Mannino, 3D S.r.l., Vagliasindi, Valcerasa, Valenti e Wiegner) La Madonna del Tindari torna a Francavilla La famiglia Di Marco ha realizzato un apposita edicola votiva in uno slargo prospiciente la propria abitazione. In quel quartiere, non a caso denominato Tunnàru, sarebbe anticamente esistita una chiesa dedicata alla Vergine dal volto africano Anche all inizio di questo mese di settembre, la comunità francavillese ha rinnovato la propria devozione alla Madonna del Tindari, con tanti fedeli del luogo recatisi a piedi in pellegrinaggio alla volta dell omonimo santuario della località tirrenica messinese. Ma quest anno, nella cittadina dell Alcantara, tale devozione si è manifestata pure con un significativo gesto posto in essere dal pianista, direttore d orchestra e docente di educazione musicale Salvatore Di Marco insieme alla moglie Maria Grazia Greco, i quali, in uno slargo prospiciente la loro abitazione, hanno eretto una cappella dedicata alla Madonna Nera, solennemente inaugurata e benedetta con un apposita S. Messa all aperto, e già divenuta meta di tanti fedeli, che spesso vi sostano in preghiera. «La nostra casa e l attiguo giardinetto in cui abbiamo realizzato l edicola votiva dichiara Salvatore Di Marco si affacciano proprio sulla via denominata Tindari. Ma l edificazione di questa cappelletta era anche un pio desiderio dei miei nonni, Salvatore Di Marco e Rosa Franceschini, nonché della precedente proprietaria dell immobile, Ninetta Licari. Oggi, grazie anche al sostegno di mia moglie e dei miei figli, questa testimonianza di fede si è finalmente concretizzata, peraltro in un quartiere di Francavilla da sempre legato alla Madonna Nera, come può evincersi dalla sua antica denominazione Tunnàru, derivante dalla storpiatura dialettale del nome Tindari». Al Maestro Di Marco, profondo conoscitore della storia patria francavillese, vien dunque spontaneo chiedere da dove derivi l atavico culto della popolazione locale per la Vergine del Tindari. «In quest area dell odierna Via Tindari spiega lo studioso doveva anticamente esistere la chiesa di Maria SS. del Soccorso. Essa venne scelta dai monaci agostiniani (provenienti dalla vicina Motta Camastra) per fondare, nel 1431, il primo nucleo conventuale, col consenso dei giurati dell allora terra demaniale di Francavilla e con atto rogato dal notaio don Giovanni de Marco. Successivamente, gli agostiniani mutarono l intitolazione della chiesa da Maria SS. del Soccorso in Maria SS. del Tindari ; da qui la traslazione dialettale che ha originato la denominazione popolare del quartiere in questione: Tindari - Tòndaro (o Tondàro ) - Tunnàru. Ma quella zona, al tempo lontana dal centro abitato, si rivelò malsana oltre che meta del brigantaggio; fu così che i monaci si videro costretti a chiedere ad Antonio Balsamo, visconte di Francavilla, di potersi trasferire nella più centrale chiesa di S. Sebastiano, esistente in piazza Garibaldi fino ai primi decenni del secolo XX. Sta di fatto che in questa contrada di Francavilla, non a caso ancora oggi identificata come U Tunnàru, esisteva un edificio di culto dedicato proprio alla Madonna del Tindari. Sarebbe interessante - conclude Salvatore Di Marco - individuare l esatta ubicazione di questa chiesa di cui, almeno apparentemente, non esiste più traccia». Andando oltre i confini di Francavilla, il culto della caratteristica Madonna Nera affonda le proprie origini tra il V ed il VI secolo d.c., quando l imperatore bizantino Leone III ordinò la distruzione delle immagini di Maria e dei Santi ritenendole oggetto di La cappelletta realizzata in Via Tindari dalla famiglia Di Marco e, nel riquadro, il volto della statua originale della Madonna Nera idolatria. Così, alcuni cristiani dell Oriente tentarono di mettere in salvo una statua della Madre di Gesù nascondendola nella stiva di una nave che, giunta nella costa tirrenica della Sicilia, s incagliò in un porto; l equipaggio tentò in tutti i modi di riprendere la rotta, ma dovette rassegnarsi all idea che l unico modo per far smuovere l imbarcazione era quello di liberarsi della pesantissima cassa contenente la statua sacra. Abbandonarono, quindi, quest ultima sulla spiaggia di Marinello, dove venne di lì a poco rinvenuta da alcuni pescatori del luogo che, in una sorta di mistica elevazione al cielo, pensarono di trasportarla ed allocarla definitivamente sul più alto punto sovrastante la zona, ossia la collina del Tindari. Nel corso dei vari secoli, alla Madonna Nera sono stati attribuiti diversi miracoli e guarigioni. R.A. si sono dichiarati soddisfatti dei contatti avviati nel corso della serata e del gradimento ottenuto dalle rispettive produzioni, che grazie ad iniziative come quella di Nino Franco a Passopisciaro hanno la possibilità di farsi sempre più conoscere ed apprezzare, non solo da intenditori ed addetti ai lavori, ma anche dal consumatore cosiddetto comune. Anche stavolta, dunque, obiettivo pienamente centrato per il patron Nino Franco, anima della significativa vetrina promozionale dei vini etnei, da lui organizzata in collaborazione con il Club Triangolo e con il patrocinio dell Amministrazione Comunale di Castiglione di Sicilia. Ed in quest estate 2013 all insegna dell austerità, dove i bilanci in rosso ed i cosiddetti patti di stabilità hanno obbligato tutti i Comuni siciliani a ridimensionare o, addirittura, ad annullare gli eventi di intrattenimento e spettacolo, l essere riusciti a non far tramontare una manifestazione come I Vini della Costa d Oro dell Etna è sicuramente degno di encomio. «Merito anche ha tenuto a sottolineare a fine serata un visibilmente stanco, ma felice Nino Franco dei tanti e generosi operatori economici della zona che, sponsorizzandola con i rispettivi prodotti, hanno consentito alla nostra kermesse di diventare sempre più ricca ed accogliente, nonostante i tempi di magra». Ad un operatore del settore come Nino Franco è stato, infine, spontaneo chiedere che frutti darà la vendemmia 2013, in procinto di essere celebrata già dai prossimi giorni. «Come si è potuto notare questa sera ci ha saggiamente risposto l organizzatore le aziende partecipanti alla nostra manifestazione hanno ovviamente presentato le rispettive produzioni degli anni precedenti, tutte di eccelsa qualità, anche se qualcuna proveniente da un annata in cui è piovuto molto, e qualche altra da quella in cui c è stato invece troppo sole: ciò significa che il vitigno etneo riesce sempre a dare il meglio di sé in qualsiasi condizione climatica. Pure quest anno, dunque, abbiamo il dovere di essere ottimisti: benché la stagione estiva non sia stata molto soleggiata, bensì piuttosto perturbata, i risultati saranno senz altro eccellenti». Rodolfo Amodeo Daiana Turrisi Miss Cesarò È originaria di Francavilla di Sicilia la ragazza più bella del Comune nebroideo La bellezza della Valle dell Alcantara tracima nel Parco dei Nebrodi. Ha origini francavillesi, infatti, la Miss Cesarò 2013, ossia la diciottenne Daiana Turrisi, figlia del compianto Salvatore, indimenticabile autista della ditta di autolinee Sais-Interbus prematuramente deceduto qualche anno fa. Per intere generazioni di studenti universitari diretti settimanalmente sull autobus da lui condotto alla volta del capoluogo peloritano, il signor Turrisi era una figura familiare, se non una istituzione ; ed oggi sarebbe stato senz altro orgoglioso di quest affermazione della figlia, che frequenta il liceo scientifico e pratica l hobby della danza. Daiana è, dunque, risultata la più bella del paese nebroideo in cui risiede. E stata incoronata nell ambito dell apposito concorso di bellezza, durante il quale lei e le altre sei concorrenti sono state chiamate ad effettuare tre sfilate, rispettivamente in abiti casual, da sera e da discoteca. Ed a distinguersi particolarmente quanto ad eleganza, portamento e fascino è stata la Turrisi, cui è stata assegnata la fascia più ambita. «Nel suo piccolo dichiara Daiana è stata un esperienza stupenda, non credo solo per la sottoscritta, ma anche per le altre amiche partecipanti in quanto, al di là della competizione, ci siamo tutte divertite. Da grande non so se avrò un avvenire nei mondi dello spettacolo o della moda; quel che è certo è che, una volta ultimati gli studi superiori, farò di tutto per iscrivermi alla Facoltà di Medicina o a quella di Biologia». La Miss Cesarò 2013 è anche nipote della pasionaria Peppina Turrisi (detta la Carbonara, promotrice a Francavilla di Sicilia di tante battaglie civili per l affermazione dei diritti della popolazione locale) nonché cugina del bravo cantante e showman Maurizio Lombardo. R.A.

8 8 N. 31 Sabato 28 Settembre 2013 Nessuna pace nell eterna lite del lupo con l agnello. Nessuna pace nell eterno scontro tra i difensori del territorio ed i sostenitori del lavoro ad ogni costo. La diaspora continua a perseguitare il Consiglio comunale della Patria di Tisandros. Ancora una volta è il cemento che torna, dopo i danni del passato a dividere, anzi a frantumare il Civico consesso giardinese che, nella seduta del 23 luglio, si è pesantemente frantumato. Ancora una volta la causa è stata la discussione di una concessione edilizia riguardante una lottizzazione sulla quale il Tar di Catania aveva bacchettato il Consiglio, imponendo una seduta straordinaria ed urgente, per chiarire alcuni punti oscuri, sul non rilascio della concessione edilizia, riguardante la costruzione di un certo numero di villette in una zona che confina col torrente Santa Venera, che gli antichi Naxioti chiamavamo Onobala. Ancora una volta, i dodici consiglieri presenti in aula hanno dimenticato la loro collocazione, la loro coesione e la loro appartenenza politica, frantumandosi in cinque fazioni. Abbiamo assistito ad un Consiglio che merita di non essere ricordato; non essere ricordato perché è venuto meno lo spirito che deve essere presente ogni qualvolta il Supremo Consesso si riunisce: l interesse ed il benessere del paese. Ancora una volta, non c è stato spazio per la dialettica, ma intimidazioni. Nessuno si è ricordato che fanno parte di una aggregazione, dove maggioranza e minoranza hanno dimenticato di dover rispondere a quanti li hanno votato. Non entriamo nel merito della discussione presa che potrebbe essere giusta o sbagliata; discutiamo sul fatto politico che maggioranza e minoranza non esistono. Ognuno ha una visione diversa e, quindi, un comportamento diverso, che si manifesta con un voto che rispecchia lo stato d animo di ciascuno. Aperta la seduta, il Presidente informa i Consiglieri che la seduta è straordinaria ed urgente: i Consiglieri ne prendono atto. Prende la parola il Sindaco il quale, nella sua qualità di Primo cittadino, illustra l iter della concessione richiesta che, per ben due volte è stata non concessa, evidenziandone la bontà e la legittimità e, quindi, dimostrandosi fiducioso che stavolta l esito sarebbe stato favorevole. L intervento del Sindaco lasciava supporre che stesse parlando a nome della maggioranza; ma così non è stato; quanto è successo lascia adito a molte, moltissime considerazioni che i componenti l aggregazione debbono attentamente valutare e ponderare. Iniziano le dichiarazioni di voto e si hanno i primi distinguo, le prime divergenze. Dalle parole degli intervenuti si nota una netta discordanza sia fra la maggioranza come nella minoranza. Ci sono consiglieri che evidenziano la bontà della lottizzazione la cui approvazione darebbe lavoro, in tempi in cui l edilizia è ferma e la crisi delle costruzioni soffoca lo sviluppo del paese. Vorrebbero l approvazione che premierebbe l iniziativa privata, la quale deve essere sempre tenuta nella massima considerazione. Ci sono coloro i quali, altrettanto validamente difendono il territorio, affermando che la cementificazione si è risvegliata continuando a mortificare il territorio. Due vedute diametralmente opposte, che potrebbero trovare giustificazioni se le decisioni fossero state prese dalla maggioranza e dalla minoranza. Ma, non è stato così; la diaspora continua a perseguitare il Consiglio. I consiglieri in aula sono 12; tre assenti: uno giustificato, uno non sappiamo, uno impedito a partecipare. Dodici persone che non tengono conto della loro collocazione. I risultati sono i seguenti: cinque consiglieri di maggioranza votano si ; due votano no. Quattro consiglieri di minoranza votano no ; uno vota si. Maggioranza e minoranza si spaccano. La richiesta di concessione, avendo riportato sei voti a favore e sei voti contrari, non viene concessa. Non è il risultato che discutiamo, anche se questo ci fa riflettere. Perché quanto affermato dal Sindaco sulla legittimità dell opera non è stato preso in considerazione? Fa discutere il fatto che il paese, i cittadini, gli amanti della natura, i difensori del territorio e gli operai sprovvisti di lavoro non sappiano chi siano coloro i quali vorrebbero ancora cementificare e chi siano coloro i quali vorrebbero che, in tempo di crisi, il lavoro ripartisse, perché le costruzioni di tante villette potrebbero alleviare le sofferenze economiche di tanti disoccupati. I cittadini non sanno chi sono i buoni e chi sono i cattivi, perché buoni e cattivi sono mescolati e individuarli diventa difficile, quando non addirittura impossibile. attualità La responsabilità delle scelte Giardini Naxos: la diaspora perseguita il Consiglio comunale e fa registrare situazioni al limite dell assurdo Un Consiglio che si spacca e vota in cinque modi diversi è un Consiglio che deve essere attenzionato. Consiglieri di maggioranza che votano con la minoranza e Consiglieri di minoranza che si uniformano a quanto deciso dalla maggioranza. Questi comportamenti ci pongono la domanda: che tipo di Consiglio abbiamo eletto? A quali ideali i Consiglieri di Giardini Naxos si ispirano? Perché tanta frantumazione? Non basta parlare di libera scelta, di libero pensiero; si tratta di scelte molto amministrative e quindi di natura politica. Una concessione edilizia è sempre una scelta di natura politica. I cittadini di Giardini che, con il loro consenso, hanno dato vita a questo disomogeneo Consiglio debbono poter riconoscere, senza che si nascondano, chi sono i cementificatori e chi gli amanti del territorio, già ampiamente compromesso in modo quasi irreversibile durante gli anni bui del Sacco di Naxos. Tutta la cittadinanza, attenta e sgomenta per tanta frantumazione, aspetta parole chiare che dicano se la lottizzazione era legittima. Se era legittima doveva, anzi avrebbe dovuto essere approvata, se non lo era perché non è stata rigettata da tutti? Questa risposta deve venire dal Consiglio, dai consiglieri, dall assessore e anche dal Sindaco; tutti debbono essere consapevoli che in Consiglio si fanno sempre scelte politiche e, quindi, tutti debbono conoscere le conseguenze alle quali le loro scelte li espongono. Se queste non è chiaro, vuol dire che i cittadini hanno mandato a governarli persone che non hanno chiaro il concetto di cosa voglia dire amministrare. Francesco Bottari Liu-Bo, fiore all occhiello A Rossano Calabro l annuale stage di arti marziali del Csen e campionato nazionale Nella splendida cornice dell Eurovillage Nausicaa di Rossano Calabro si è svolto, dal 13 al 15 settembre, l annuale stage nazionale di arti marziali del Centro Sportivo Educativo Nazionale (CSEN), ente di promozione sportiva riconosciuto dal CONI e dal Ministero dell Interno, che ha registrato una numerosa presenza di partecipanti appartenenti ai seguenti settori: Karate, Liu-Bo, Hashita, Judo, Kraw Maga, Urban Fighting, Tai Chi, Pencak Silat, Aikido, Ju-Jitsu, Muay Thai, Taekwondo. Tra le autorità presenti all evento, il presidente nazionale CSEN prof. Proietti, il vicepresidente prof. Pappagallo, il coordinatore delle arti marziali M Clinori, il M francese Capizzi (Ju-Jitsu) e l olimpionico a Seul D Oriano (Taekwondo). Questi i docenti dello stage: M Giancarlo Bagnulo, M Geri Spina, M Giuliano Spadoni, M Maurizio Germano, M Vito Cammello (Ju-Jitsu), M Pasquale Stanzione, Cristian Minuto (Figthing System), Mario Amendola, Carmelo Cirello, Luciano Galati, M Sandro Caffaro, Maurizio Paradisi, M Gabriele Garcea, Andrea Rizzo (Karate), M Pasquale di Bari, Franco Gentile, Marino William (Urban Fighting), M Stefano Manzilli (Aikido), M Gianfranco Camerini (Hashita), M Franco Calà (Thai Chj Chuan), M Denis Brecevaz (Silat), M Narcisio Bravini, M Mauro Magliocchetti (Muay Thai), M Roberto De Ronzi (TDKM), M Ben. Letterio Tomarchio, M Ben. Rosario Tomarchio, M Ben. Giovanni Tomarchio, M Teodoro Argento, Dott.ssa Alfina Grasso (Liu- Bo). All interno dello Stage Nazionale CSEN si sono svolti gli esami di qualifica per maestro. Acquisiscono il grado e la cintura rossa di Liu-Bo: Sebastiano Caltabiano, Claudio Fiume (Team Sporting Liu-Bo Fiumefreddo), Aureliano Dolcezza (ASD M Dolcezza S. Pier Niceto), Fabio Spina (Paradise S. Venerina), Ivan Cremente (Airon Judo 90 Furci Siculo). Acquisisce la Cintura Nera di Liu-Bo l atleta Carmelo Scuderi (Kodokan Judo Acireale). Tra gli eventi dello Stage Nazionale CSEN si annovera il 10 Trofeo Pulcini d Italia conquistato dalla Judo Club Giovanni Bonfiglio di Giarre del M Lio Tomarchio, al 2 posto della classifica per Società la Scuola Judo Samurai di Riposto e al 3 l Airon Judo 90 di Furci Siculo. Questi gli atleti saliti sul podio: Antonio Tomarchio (oro), Riccardo Le Mura (argento), Giuseppe Polmo (oro), Paola Tomarchio (oro), Nicola Le Mura (argento), Dario Vitale (bronzo). Evento clou l 11 campionato italiano di Liu-Bo, sport definito fiore all occhiello dai dirigenti CSEN. Conquistano il podio, tra gli Esordienti, Nicol Di Stefano (oro), Chiara Cristaldi (argento), Giovanni Basile e Marco Trovato (bronzo). Per i Cadetti: Aldo Torrisi, (oro), Giorgio La Rocca (argento), Rosario Cellino e Valerio Vitale (bronzo). Per gli Juniores: Salvatore Trovato (oro e conquista cintura nera), Salvatore Briguglio (argento). Per i Seniores: Patrick Rione (oro), Carmelo Scuderi (argento), Carmelo Sparacino e Carmelo Sturiale (bronzo). Per le Cinture Nere: Ivan Cremente (oro), Sebastiano Caltabiano (argento), Aureliano Dolcezza e Fabio Spina (bronzo). Per i Maestri: Pietro Dolcezza (oro), Rosario Ignoto (argento), Salvatore Grasso e Angelo Toscano (bronzo). Per i Principi Esordienti: Chiara Cristaldi (oro), Marco Trovato (argento), Giovanni Basile (bronzo). Per i Principi Cadetti: Aldo Torrisi (oro), Valerio Vitale (argento), Rosario Cellino (bronzo). Per i Principi Juniores: Salvatore Trovato (oro), Salvatore Briguglio (argento). Per i Principi Cinture Nere: Fabio Spina (oro), Ivan Cremente (argento), Aureliano Dolcezza (bronzo). Conquista la Classifica per Società la Judo Club Giovanni Bonfiglio di Giarre, che si aggiudica il titolo per la terza volta consecutiva, al secondo posto la Airon Judo 90 Furci Siculo, al terzo posto la Team Sporting Liu-Bo Fiumefreddo. Mario Vitale Congresso Nazionale del Mis Nel 70 dalla fondazione, il Movimento rinnova l impegno per una Sicilia politicamente ed economicamente indipendente nell Europa delle Regioni Celebrato a Favara (Ag), lo scorso 22 settembre, nell incantevole cornice di Palazzo Giudice, il X Congresso Nazionale del Movimento per l Indipendenza della Sicilia, movimento storico fondato da Andrea Finocchiaro Aprile, nel I congressisti, provenienti da tutta la Sicilia e dall estero, hanno eletto il nuovo Comitato Nazionale formato da quindici membri Cuschera Carmelo, Cutuli Vito, Fasanaro Salvatore, Furnari Caterina Antonella, Grasso Giovanni Claudio, Gumina Carmelo, Marrone Giuseppina, Milioto Antonio, Musumeci Giuseppe, Musumeci Salvatore, Palminteri Serafina, Puglisi Grazia, Rapisarda Chiara, Rapisarda Sebastiano, Trifirò Giuseppe, che guiderà, negli anni a venire, il Movimento. Successivamente, con voto unanime, il Comitato Nazionale ha riconfermato la leadership del presidente prof. Salvatore e del segretario dott. Sebastiano Rapisarda, che saranno affiancati dal vice presidente Salvatore Fasanaro e dal vice segretario Carmelo Cuschera. Il presidente Musumeci, nel ringraziare il Congresso ed il Comitato per la riconfermata fiducia, ha rivolto il suo pensiero principalmente ai giovani invitandoli «a prepararsi con motivato entusiasmo a divenire nuova classe dirigente, pronta a raccogliere il testimone dello Storico, ma sempre attuale, Movimento, perché a loro (oggi più che mai) compete il ruolo della politica attiva: se crederanno avverrà il miracolo. Solo i Giovani, con la loro freschezza, liberi nell animo e nella mente, potranno salvare la Sicilia e riscattare il Popolo Siciliano. A loro affidiamo la Nostalgia non del Passato, ma del Futuro». Richiamando, in conclusione, la considerazione del leader storico on. Andrea Finocchiaro Aprile: «Noi vogliamo difendere e diffondere un idea della cui santità e giustizia siamo profondamente conviti e che fatalmente ed ineluttabilmente trionferà», ove è racchiuso il motivo dell esistere del Mis. Amalia C. R. Musumeci Nuovo corso o danno? La soppressione dei tribunali minori siciliani non è la soluzione dei problemi della giustizia. Anzi, dati alla mano, i piccoli tribunali hanno dimostrato, nel tempo, di essere tra i più efficienti in Italia, non solo permettendo un lavoro più agile e snello ai tribunali centrali, ma anche offrendo un servizio importante ai residenti in territori a volte anche molto ampi. La chiusura dei tribunali minori aumenterà considerevolmente le difficoltà di gestione dei tribunali maggiori siciliani. Ad essere penalizzati, in modo grave e irreparabile, saranno, quindi, i cittadini del circondario dei tribunali soppressi e le economie di quei territori, poiché la chiusura di ogni sede giurisdizionale comporta la soppressione di una serie di uffici pubblici connessi, costati al contribuente complessivamente miliardi giaceranno vuoti e abbandonati. Ma quali risparmi! Immaginate un teste che deve deporre a 50/100 Km. di distanza? O un vigile, un poliziotto, un carabiniere che deve aspettare il proprio turno per essere interrogato o deve rappresentare la propria amministrazione per un verbale oggetto di opposizione e che deve perdere una giornata di lavoro? Questi sono i veri sprechi e non la tenuta in piedi di piccoli tribunali e sedi dei Giudici di pace che, comunque, assicurano una giustizia di prossimità al cittadino. Gaetano Bonaventura

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