Corso di Laurea in Farmacia Insegnamento di BIOCHIMICA. Angela Chambery Lezione 18

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1 Corso di Laurea in Farmacia Insegnamento di BIOCHIMICA Angela Chambery Lezione 18

2 I meccanismi di catalisi Concetti chiave: Le catene laterali degli amminoacidi in grado di donare o accettare protoni possono prendere parte alle reazioni chimiche come catalizzatori acidi o basici. I gruppi nucleofili possono catalizzare le reazioni tramite la formazione di legami covalenti transitori con il substrato. Nella catalisi da ioni metallici le proprietàelettroniche tipiche dello ione metallico favoriscono la reazione. Gli enzimi accelerano le reazioni avvicinando i gruppi reagentie orientandoli correttamente. La stabilizzazione dello stato di transizione può diminuire significativamente l'energia di attivazione di una reazione.

3 Meccanismi della catalisi enzimatica Un enzima può utilizzare diversi meccanismi di catalisi per facilitare la rottura o la formazione di un legame, sfruttando i suoi gruppi funzionali catalitici opportunamente disposti. Tali processi coinvolgono interazioni covalenti transitorie con il substrato o il trasferimento di gruppi dal o al substrato. La maggior parte degli enzimi combina diverse strategie catalitiche in modo da aumentare la velocità di reazione.

4 Meccanismi della catalisi enzimatica I meccanismi di catalisi dagli enzimi sono finalizzati a stabilizzare lo stato di transizione della reazione catalizzata. Le strategie più comuni sono state classificate in: Catalisi generale acido-base: una molecola diversa dall acqua svolge un ruolo di donatore a accettore di protoni (esempio la chimotripsina utilizza un residuo di istidina come catalizzatore basico per aumentare il potere nucleofilico del residuo di serina nel suo sito attivo. Catalisi covalente: il sito attivo contiene un gruppo reattivo, in genere un potente nucleofilo, che si lega temporaneamente in modo covalente a una regione del substrato nel corso della catalisi (esempio, chimotripsina). Catalisi da ioni metallici: Ioni metallici possono fungere da elettrofili stabilizzando le cariche negative di intermedi di reazione ma possono anche facilitare laformazione di gruppi nucleofili o legarsi al substrato aumentando così il numero di interazioni con l enzima. Funzionano come cofattori di molti enzimi. Catalisi per prossimità: Per reazioni che hanno più substrati la velocità di reazione può aumentare notevolmente ponendo i substrati uno vicino all altro su un unica superficie di legame dell enzima.

5 Catalisi acido-base La catalisi acido-base è un processo in cui il trasferimento di protoni da un acido abbassa l energia dello stato di transizione di una reazione. Quando il trasferimento di protoni coinvolge ioni H 3 O + oppure OH - presenti nella molecola d acqua si ha la catalisi acido-base specifica. Molte reazioni sono rese piùfacili da donatori di protoni (catalisi acida generale) o da accettori di protoni (catalisi basica generale). I siti attivi di alcuni enzimi contengono amminoacidi con gruppi funzionali che possono partecipare ai processi catalitici come donatori o accettori di protoni.

6 Gli effetti del ph sull'attività enzimatica L attivitàenzimatica varia con il ph. Ogni enzima raggiunge il valore massimo di attivitàad un ph ottimale che dipende dall ambiente in cui si trova l enzima. La variazione di ph influenza la ionizzazione (protonazione) dei residui presenti ne sito attivo. Spesso le curve dell attività in funzione del ph sono dipendenti dai gruppi ionizzabili dell enzima.

7 Effetti della temperatura sull'attività enzimatica La velocità di catalisi è influenzata da alcuni parametri esterni come la temperatura ed il ph. All aumentare della temperatura la velocità di reazione aumenta perché aumenta il moto browniano delle molecole e quindi le interazioni tra enzima e substrato diventano più probabili. Oltre un certa T si osserva un brusco calo dell attività in conseguenza alla denaturazione dell enzima.

8 Catalisi covalente La catalisi covalente aumenta la velocitàdi reazione attraverso la formazione temporanea di un legame covalente tra il catalizzatore e il substrato. Di solito tale legame si forma mediante la reazione di un gruppo nucleofilico presente sull enzima ed un gruppo elettrofilo del substrato (catalisi nucleofila). I nucleofili rilevanti sotto il profilo biologico sono carichi negativamenteo contengono coppie elettroniche che formano facilmente legami covalenti con gruppi poveri di elettroni. Gli elettrofili sono al contrario carichi positivamente con strati elettronici di valenza incompleti o contenenti un atomo elettronegativo.

9 Catalisi mediata da ioni metallici Quasi un terzo di tutti gli enzimi noti richiede la presenza di ioni metallici per svolgere la propria attività catalitica (e.g. metalloenzimi). Gli ioni metallici prendono parte al processo catalitico secondo tre modalità principali: Legano i substrati per orientarli correttamente ai fini della reazione. Mediano reazioni di ossido-riduzione attraverso modificazioni reversibili del loro stato di ossidazione. Stabilizzano o schermano cariche di segno opposto, spesso in modo analogo ad un protone neutralizzando cariche negative. L anidrasi carbonica catalizza la reazione CO 2 + H 2 O HCO H + HCO 3 - Zn 2+ Lo ione Zn 2+ dell anidrasi carbonica polazizza una molecola d acqua che si ionizza a formare uno ione OH - che, a sua volta, effettua un attacco nucleofilo su una molecola di CO 2 convertendola in HCO 3 -

10 Catalisi per prossimità L efficienza catalitica degli enzimi dipende in larga misura dalla vicinanza e l orientamento dei gruppi reagenti: una reazione avviene quando i reagenti entrano in contatto secondo una relazione spaziale corretta. Substrati Complesso ES Enzima Prodotti

11 La catalisi attraverso il legame preferenziale dello stato di transizione L aumento delle velocità che gli enzimi riescono a produrre risulta spesso maggiore rispetto a quanto i meccanismi di catalisi possano giustificare. Ciò dipende dal fatto che un enzima può legare lo stato di transizione della reazione che catalizza con affinità superiore a quella dei substrati e dei prodotti. Quanto più saldamente un enzima si lega allo stato di transizione e lo stabilizza della propria reazione rispetto al suo substrato tanto maggiore è la velocità di reazione catalizzata. La catalisi dipende dunque anche dal legame preferenziale allo stato di transizione ed alla sua stabilizzazione.

12 Analoghi dello stato di transizione Gli analoghi dello stato di transizione, molecole geometricamente ed elettronicamente simili allo stato di transizione ma resistenti alla catalisi sono potenti inibitori dell enzima. Molti antibiotici sono analoghi di stati di transizione di vari enzimi. Oggi la progettazione di farmaci è spesso basata sulle conoscenze degli specifici meccanismi di reazione degli enzimi al fine di identificare specifici analoghi degli stati di transizione. I farmaci peptidomimetici ritonavir e saquinavircontengono gruppi fenilici che si legano al sito attivo della proteasi dell HIV. In aggiunta essi possiedono la geometria dello stato di transizione tetraedrico della reazione catalizzata.

13 Le serina proteasi Concetti chiave: I residui cataliticamenteattivi di Ser, Hise Asp delle serinaproteasisono stati identificati tramite marcatura chimica e analisi strutturale. La tasca di legame determina la specificità del substrato delle diverse serina proteasi. Le serinaproteasicatalizzano l'idrolisi del legame peptidico per effetti di vicinanza e orientamento, catalisi acido-base, catalisi covalente, catalisi elettrostatica e stabilizzazione dello stato di transizione. Gli zimogeni sono i precursori inattivi degli enzimi.

14 Le serina proteasi Le serina proteasi condividono lo stesso tipo di processo catalitico che coinvolge un residuo di Serparticolarmente reattivo. Fanno parte di questa classe enzimi digestivi ma anche enzimi della coagulazione del sangue e dell infiammazione. Residui Idrofobici (Gly, Val, Met) Chimotripsina, tripsina ed elastasi sono esempi di serina proteasi sintetizzati dal pancreas e secreti nel duodeno. Tutti tagliano il legame peptidico,ma su substrati diversi.

15 Il DIPF inattiva irreversibilmente le serina proteasi I gruppi cataliticamente rilevanti della chimotripsina sono stati identificati mediante studi di marcatura chimica. Il diisopropilfluorofosfato (DIPF), un reagente gruppo-specifico inattiva irreversibilmente l enzima modificando solo una delle 28 catene laterali di serina dell enzima (Ser 195). La maggiore reattività di tale residuo dimostra che esso è localizzato nel sito attivo dell enzima.

16 Il DIPF inattiva irreversibilmente le serina proteasi Il DIPF e il Sarin, composti organofosforici, sono potenti veleni per il sistema nervoso per la loro capacità di inattivare l acetilcolina esterasi, un enzima che catalizza l idrolisi del neurotrasmettitore acetilcolinae che richiede un residuo di Serper la catalisi.

17 Marcatura per affinità della chimotripsina Un secondo residuo importante per la catalisi della chimotripsina (His 57) è stato identificato mediante marcatura per affinità con analoghi dei substrati ( cavalli di troia ).

18 Chimotripsina: principi della catalisi e dell inibizione Con la determinazione delle strutture ai raggi X di chimotripsina, tripsina ed elastasi si è visto che oltre ai residui di Ser 195 e His 57, il residuo di Asp 102 è conservato in tutte le serina proteasi. Questi tre residui invarianti danno origine ad una serie di legami idrogeno e sono chiamati triade catalitica.

19 Chimotripsina: principi della catalisi e dell inibizione I residui della triade catalitica sono distanti nella struttura primaria ma vicini nella struttura tridimensionale all interno di una tasca inaccessibile al solvente.

20 Chimotripsina: principi della catalisi e dell inibizione La reazione catalizzata dalla chimotripsina è un esempio di catalisi covalente e catalisi acidobasica. La prima fase è quella di acilazione: Viene rotto il legame peptidico e si forma un legame estere tra il C carbonilico del substrato e l enzima. Nella fase di deacilazione il legame estere viene idrolizzato e viene rigenerato l enzima libero.

21 Chimotripsina: principi della catalisi e dell inibizione La triade catalitica converte la Ser 195 in un potente nucleofilo. L His 57 accetta il protone dall OH della Ser 195 agendo con un meccanismo di catalisi basica generale. L Asp 102 mantiene il residuo di His nel giusto orientamento e, mediante la formazione di un legame H ed effetti elettrostatici aumenta la sua capacità di accettare protoni.

22 Chimotripsina: principi della catalisi e dell inibizione Attacco nucleofilico della Ser sul carbonile Legame al substrato Rilascio del componente amminico Rilascio del componente carbossilico Legame dell acqua Attacco nucleofilico dell H 2 O sull acil-enzima

23 Chimotripsina: principi della catalisi e dell inibizione L intermedio tetraedrico instabile che si forma in seguito all attacco nucleofilicodella Ser195 sul gruppo carbonilico possiede una carica negativa che è stabilizzata da interazioni con gruppi NH della proteina presenti in un sito detto buco dell ossianione. Tali interazioni contribuiscono a stabilizzare lo stato di transizione che precede la formazione dell intermedio tetraedrico che collassa generando l acilenzima.

24 Tasca della specificità della chimotripsina La preferenza della chimotripsina ad idolizzare i legami peptidici che si trovano dopo i residui con catene laterali ingombranti e idrofobiche è dovuta alla presenza di una tasca profonda e idrofobica dove si inseriscono bene le grosse catene laterali di Trpe Phe. Il legame di un appropriata catena laterale nella tasca posiziona nel sito attivo il legame peptidico adiacente e lo prepara all idrolisi.

25 Tasche di specificità di tre serina proteasi Le catene laterali dei residui che regolano le dimensioni e la natura della tasca di specificità determinano la specificità e l accessibilità per i substrati delle tre serina proteasi.

26 Tasche di specificità di tre serina proteasi Altre proteasi oltre alle serina proteasi (cisteina proteasi, aspartil proteasi e metalloproteasi) si differenziano nei meccanismi catalitici sulla base dei residui reattivi presenti nel sito attivo o per la presenza di ioni metallici chepartecipano alla catalisi.

27 Il controllo dell'attività enzimatica Concetti chiave: Alcuni enzimi richiedono ioni metallici o cofattori organici che partecipano alle reazioni di ossidoriduzione e altri processi in cui si ha trasferimento di gruppi. I cofattori possono essere ioni metallici o molecole organiche Un complesso enzima-cofattore cataliticamenteattivo èdenominato oloenzima. La proteina enzimaticamente priva del suo cofattore è chiamata apoenzima Alcuni dei piùimportanti enzimi organici sono vitamine e loro derivati

28 I cofattori ampliano il range delle reazioni enzimatiche Sebbene i gruppi funzionali degli enzimi partecipano alla catalisi mediante reazioni acidobase, legami covalenti transitori e formando interazioni carica-carica, non sono adatti a catalizzare le reazioni le reazioni di ossidoriduzione e altri processi in cui si ha trasferimento di gruppi. Associazione transitoria Associazione permanente Gli enzimi possono catalizzare queste reazioni solo se associati a piccoli cofattori che agiscono come denti chimici con cui gli enzimi possono aggredire i reagenti.

29 I cofattori ampliano il range delle reazioni enzimatiche I cofattori possono essere ioni metallici. Il ruolo essenziale di questi cofattori spiega perché gli esseri viventi richiedono quantità in tracce di determinati elementi nella loro dieta. Metallo Fe Cu Zn Co Se Enzima Citocromo ossidasi Acido ascorbico ossidasi Alcool deidrogenasi Glutammato mutasi Glutatione perossidasi Ruolo del metallo Ossidazione/riduzione Ossidazione/riduzione Favorisce il legame del NAD + Co è parte del coenzima cobalammina Sostituisce uno S in una cisteina del sito attivo Alcuni metalli pesanti (Cd 2+, Hg 2+ ) sono tossici perché possono inattivare alcuni enzimi posizionandosi nei loro siti attivi.

30 I cofattori ampliano il range delle reazioni enzimatiche Un complesso enzima-cofattore cataliticamente attivo è denominato oloenzima. La proteina enzimaticamenteinattiva priva del suo cofattore èchiamata apoenzima. Cofattore Funzione Adenosintrifosfato(ATP) Trasferimento di fosfato, pirofosfatoe AMP NAD + /NADP + FAD Piridossalfosfato Tiamina pirofosfato Biotina Tetraidrofolato Coenzima A Trasferimento di ione idruro Trasferimento di atomi di idrogeno Trasferimento di gruppi amminici Trasferimento di gruppi aldeidici Trasferimento di CO 2 Trasferimento di gruppi formilici Trasferimento di gruppi acilici I coenzimi sono chimicamente modificati per mezzo delle reazioni enzimatiche a cui prendono parte. Per completare il ciclo di catalisi, il coenzima deve essere rigenerato ritornando nel suo stato iniziale

31 I cofattori nelle reazioni di ossido-riduzione Alcuni dei più importanti enzimi organici sono vitamine e loro derivati, soprattutto le vitamine del gruppo B. Molti di questi composti partecipano alle reazioni di ossidoriduzione che forniscono energia all organismo, altri hanno la funzione di trasferire gruppi nei processi metabolici.

32 Struttura e reazione del NAD(P) + Niacina/acido nicotinico vitamina PP, vitamina B3

33 Spettro di assorbimento del NAD ridotto e ossidato

34 Pellagra La pellagra è una malattia causata dalla carenza o dal mancato assorbimento di vitamine del gruppo B, niacina (vitamina PP), o di triptofano, amminoacido necessario per la sua sintesi. Questa vitamina èpresente in genere nei prodotti freschi: latte, verdure, cereali. È una patologia frequente tra le popolazioni che facevano esclusivo uso della polenta di sorgo o di mais come loro alimento base. La pellagra è responsabile di un quadro clinico detto "delle tre D": demenza, dermatite e diarrea.

35 Riboflavina (vitamina B2) La riboflavina (o vitamina B2) si trova ad elevate concentrazioni nel latte (all'inizio venne denominata lattoflavina). Successivamente la vitamina viene assorbita tramite un sistema di trasporto facilitato. La riboflavina viene trasportata nel sangue legata ad alcune proteine plasmatiche, soprattutto albumina ed altre globuline. Riboflavina FMN Dal sangue essa raggiunge il fegato ed altri tessuti dove viene successivamente trasformata in flavin-mononucleotide (FMN) e flavin-adenin-dinucleotide (FAD), le due forme coenzimatiche. La carenza di riboflavina porta a ritardo dell accrescimento.

36 Forma ossidata del FAD Il FAD si ottiene per adenilazione di una molecola di FMN. FAD e FMN sono componenti essenziali degli enzimi flavinici, funzionando da gruppi prostetici. Essi intervengono in varie reazioni di ossidoriduzione del metabolismo dei carboidrati, proteine e lipidi e nel trasporto degli elettroni durante la fosforilazione ossidativa.

37 Forma ridotta del FAD: Il FADH e FADH 2 Gli atomi di idrogeno (H) possono essere uno o due, legati al gruppo isoallosazinico. Se all'anello c'è legato un solo atomo di idrogeno, allora prenderà il nome di FADH (radicale semichinonico). Se all'anello ci sono legati due atomi di idrogeno, allora prenderà il nome di FADH 2.

38 Tiamina(vitamina B1) e tiamina pirofosfato(tpp) La vitamina B1 o tiamina è il precursore della tiamina pirofosfato, utilizzata nelle reazioni di decarbossilazione ossidativa o per il trasferimento di unità bicarboniose. La tiamina è necessaria al metabolismo dei carboidrati. Tiamina- vitamina B1 Tiamina pirofosfato La vitamina B1 si trova nei vegetali, nei cereali integrali, nei legumi, nella frutta oleosa, nel lievito e nella carne di maiale magra. La carenza di tiamina causa il Beriberi, malattia che provoca danni al sistema nervoso, cardiovascolare e gastrointestinale.

39 Acido pantotenico e coenzima A Il coenzima A (CoA), metabolita chiave di svariati processi degradativi e biosintetici, è una molecola complessa costituita da ADP legato alla vitamina B5 o acido pantotenico. Il gruppo carbossile dell acido pantotenico è legato ad un residuo di betamercaptoetilammina. Coenzima A

40 Acido folico L acido folico è un trasportatore di frammenti monocarboniosi. Esso è coinvolto nelle reazioni di metilazione, nella sintesi delle purine e degli acidi nucleici, nel metabolismo degli amminoacidi. Sia i bambini sia gli adulti necessitano di acido folico per produrre normalmente i globuli rossi e prevenire forme di anemia. Acido folico

41 Biotina Labiotinao vitamina Hèutilizzata in molte reazioni di carbossilazione. Cibi ricchi dibiotina sono il fegato, rene e soprattutto tuorli d uovo. Strutturalmente la biotina presenta due anelli tra loro condensati: uno tiofenico ed uno imidazolico. Legata all'anello tiofenico, vi è una catena laterale di acido valerianico.

42 Vitamina B6 e piridossalfosfato La vitamina B6 è il precursore del piridossalfosfato (PLP), utilizzato nel metabolismo degli amminoacidi per reazioni di transaminazione, decarbossilazione e racemizzazione. La vitamina B6 si trova nei cereali integrali, nei legumi, nella verdura, nella frutta, nelle noci, nei semi e nelle uova. Piridossale- Vitamina B6 Piridossal-fosfato

43 Acido lipoico L'acido lipoico è una piccola vitamina anfipatica. In natura esiste sotto due forme, come disolfuro ciclico (forma ossidata) o come catena aperta con i gruppi sulfidrilici ridotti. Le due forme sono però facilmente interconvertibili tramite reazioni redox. L'acido lipoico partecipa a diversi meccanismi antiossidativi quali la rigenerazione del glutatione ridotto (GSH) e dell'acido ascorbico.

44 Acido lipoico I coenzimi derivanti dalla vitamina B12 sono la 5 -deossiadenosilcobalamina e la metilcobalamina. La vitamina B12 è contenuta negli alimenti di origine animale, fegato, carne, latte ed uova. La carenza di vitamina B12 è causa dell anemia perniciosa. La vitamina B12 è formata da un anello corrinico (composto da 4 anelli pirrolici e tre ponti metinici) con al centro un atomo di cobalto coordinato da quattro atomi di azoto.

45 Meccanismi di regolazione dell'attività enzimatica Concetti chiave: Gli effettori allosterici si legano agli enzimi costituiti da diverse subunità quali la aspartato transcarbamilasi, inducendo cambiamenti conformazionali cooperativi che alterano l'attività catalitica dell'enzima. La fosforilazione e la defosforilazionedi un enzima come la glicogeno fosforilasi possono modificarne l attivitàspostando l'equilibrio tra la conformazione piùattiva e quella meno attiva dell'enzima.

46 Meccanismi di regolazione dell'attività enzimatica Un organismo deve essere in grado di regolare le attività catalitiche degli enzimi in modo da poter coordinare i numerosi processi metabolici e rispondere ai mutamenti dell ambiente in cui si trova. Il controllo dell attività enzimatica avviene seguendo due vie: Controllando la disponibilità degli enzimi in forma attiva Zimogeni Controllando l attività enzimatica ph e temperatura Inibitori Concentrazione dei substrati Effettori allosterici Modifiche covalenti

47 Zimogeni Uno zimogeno è un precursore inattivo dell enzima che può essere trasformato irreversibilmente in enzima attivo mediante scissione dei legami covalenti. Chimotripsinae tripsina sono sintetizzati nel pancreas dove sarebbero dannosi se attivi. Vengono attivati nell intestino tenue dove si deve esplicare la loro attività proteolitica mediante la scissione di legami peptidici specifici.

48 Il controllo mediante effettori allosterici La regolazione allosterica di un enzima è mediata da una molecola detta effettore che regolano positivamente o negativamente l attività dell enzima legandosi nel sito allosterico che lega molecole diverse dal substrato. Gli effettori possono essere effettori omotropi o eterotropi a seconda che presentino o meno la stessa natura chimica del substrato dell'enzima. Sito allosterico Effettore allosterico Cambiamenti conformazionali che influenzano l affinità di legame dell E per il S Enzima Substrato Sito attivo La reazione avviene regolarmente Il termine allosteria deriva dal greco allos, cioè "altro", e stereos, "struttura, solido", in riferimento alla separazione del sito allosterico di una proteina dal suo sito attivo. Il substrato non lega l enzima

49 Il controllo mediante effettori allosterici A volte la regolazione allosterica può fungere da controllo retroattivo (a feedback negativo) quando l'effettore allosterico inibitore è rappresentato dal prodotto della reazione enzimatica come nel caso dell aspartato transcarbamilasi (ATCasi) di E. coli, che catalizza la prima tappa della sintesi delle pirimidine.

50 La via di biosintesi delle pirimidine: l'inibizione retroattiva dell'atcasi Il CTP, un prodotto della via di biosintesi delle pirimidine, inibisce una delle prime tappe della sua biosintesi. Quando i suoi livelli sono elevati, il CTP si lega alla ATCasi riducendo la sua velocitàdi sintesi. L ATP al contrario aumenta la velocità catalitica dell enzima La cellula coordina le velocità di sintesi dei nucleotidi purinici e pirimidinici in quantità equivalenti per la biosintesi degli acidi nucleici.

51 Gli effettori allosterici della reazione dell'atcasi In presenza di CTP, la curva si sposta verso concentrazioni più elevate di substrato: è necessaria una maggiore concentrazione di aspartato affinché la reazione raggiunga una determinata velocità. In presenza di ATP si ha l effetto opposto.

52 Il controllo mediante effettori allosterici Il legame dei modulatori allosterici induce cambiamenti conformazionali nella struttura terziaria e quaternaria della ATCasi che inducono transizioni allosteriche simili a quelle dell emoglobina. Stato T Stato R Dimeri regolatori L attivatore ATP si lega preferenzialmente allo stato attivo (R, ad alta affinità di substrato) mentre l inibitore CTP si lega allo stato inattivo(t, a bassa affinità di substrato).

53 Il controllo per modificazione covalente: la fosforilazione Oltre alle interazioni allosteriche, molti enzimi sono soggetti a controllo mediante modificazioni covalenti. Negli eucarioti, la fosforilazione rappresenta uno dei più comuni meccanismi di controllo covalente dell attività enzimatica. I gruppi OH di residui di Ser, Thr e Tyr possono formare esteri fosforici. La fonte di gruppi fosfato per molte fosforilazioni enzimatiche è l ATP ad opera di proteine chinasi.

54 Controllo mediante fosforilazione La glicogeno fosforilasi catalizza la fase iniziale della scissione del glicogeno esiste in due forme che rispondono ad effettori allosterici differenti a seconda del tessuto in cui si trova l enzima: a (fosforilata) e b (defosforilata). La forma a èpiùattiva della b. La glicogeno fosforilasi è dunque soggetta a due tipi di controllo: regolazione allosterica e modificazione covalente. Si ha una maggiore concentrazione della forma a quando è necessario che la fosforilasi scinda il glicogeno per fornire energia.

55 Cambiamenti conformazionali della glicogeno fosforilasi La fosforilazione e la defosforilazione modificano l attività enzimatica in modo simile alla regolazione allosterica. Nella glicogeno fosforilasi, la fosforilazione del residuo di Ser 14 induce una modificazione conformazionale della proteina che passa dallo stato T (inattivo) allo stato R (attivo) Glicogeno fosforilasi PDBids 8GPB and 7GPB

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