FORMATO FOTOGRAFICO E COMPOSIZIONE

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1 FORMATO FOTOGRAFICO E COMPOSIZIONE DI ALESANDRA DIAMANTI DIAGAZ FOTOGRAFIA DIAGAZ72@GMAIL.COM I lati La fotografia ha quattro lati. Può sembrare un'affermazione banale? In realtà non lo è. Il fatto che ci siano confini fisici nell'immagine che vogliamo scattare ha conseguenze sul risultato in termini qualitativi. Nel momento in cui inquadriamo ci viene imposta una scelta precisa, una valutazione che deve essere fatta in modo lucido e consapevole: cosa includo e cosa escludo? Inoltre, ciò che voglio includere dove deve essere posizionato? 4:3 panoramico 1:1 3:2 Tanti sono i fattori che regolano la qualità e l'equilibrio estetico di una fotografia: il posizionamento del soggetto, ad esempio, o la correlazione tra i soggetti oppure i rapporti cromatici. Non solo. Anche i lati fanno parte della composizione: oltre a circoscrivere la scena in un'area fissa e definita, sono lì presenti nella fotografia come tutto ciò che viene inquadrato. Soprattutto però con la loro presenza creano ulteriori rapporti: tra di loro innanzitutto e tra loro e ciò che in essi è rappresentato. Il formato Il formato della fotografia corrisponde alla dimensione del fotogramma (del negativo o del sensore) e al rapporto che c'è tra il lato lungo e il lato corto della immagine. Una volta il formato era strettamente vincolato all'attrezzatura usata (medio formato, SLR, APS); oggi la scelta è molto più libera grazie all'uso dei programmi di post produzione che permettono di re-inquadrare la fotografia in un secondo tempo assegnando anche formati differenti da quello nativo. Nonostante questa grande libertà anche nella fotografia digitale si continuano ad utilizzare i formati tradizionali, ovvero il 4:3, il 3:2, l'1:1 e il panoramico. I formati 3:2 e 4:3 Orientamento Le fotografie con formato 3:2 e 4:3 sono senza dubbio le più diffuse; apparentemente non differiscono molto, ma in realtà possiamo dare una preferenza all'uno o all'altro rapporto a seconda del soggetto e dell'orientamento dell'immagine che abbiamo scattato.

2 Il rapporto 4:3 è quello più naturale, quello che più assomiglia alla visione umana, tanto da essere quello più utilizzato anche in ambito pittorico. Non ha una forma allungata come il 3:2 e questo gli conferisce più neutralità nella dinamica della fotografia. Il 4:3 non ha una direzione preferenziale e di conseguenza può essere usato sia in orizzontale sia in verticale. Nonostante il rapporto lo avvicini quasi al taglio quadrato, esso mantiene comunque un lato più lungo che può essere utilizzato per dare una direzione e un leggero movimento alla fotografia. Il 4:3 è un ottimo taglio nei ritratti, nelle fotografie di strada dove comunque c'è un soggetto principale. Il fatto di poterlo utilizzare in verticale così come in orizzontale lo rende adatto a rappresentare la figura umana intera. Il rapporto 3:2 risulta invece più allungato. E' il formato nativo delle fotocamere reflex e anche se meno naturale e meno equilibrato rispetto al 4:3, è in fondo quello più diffuso nella fotografia professionale o amatoriale evoluta. Il fatto di avere un lato predominante lo rende particolarmente idoneo all'orientamento orizzontale e di conseguenza diventa adatto alla fotografia paesaggistica o architettonica. Grazie alla presenza di un lato predominante (di solito quello orizzontale) il formato 3:2 dona anche una grande dinamicità alle immagini, per questo motivo è consigliato anche nella fotografia sportiva (laddove c'è uno spostamento come nelle corse) o laddove ci sia un movimento da mettere in risalto La composizione nei formati rettangolari (4:3 e 3:2) L'avvento della fotografia digitale ha da una parte aiutato la diffusione di questa bellissima arte ma al contempo ha abbassato l'interesse nell'educazione visiva e ha ridotto l'attenzione alla valutazione tecnica e compositiva prima dello scatto. Nella fotografia analogica i rullini hanno un numero limitato di fotogrammi disponibili e il costo è decisamente più elevato: per poter vedere il risultato del proprio scatto si deve sviluppare e stampare, con la spesa che ne consegue. Nella fotografia digitale la possibilità di poter vedere la propria immagine un attimo dopo averla

3 scattata e di poterla eliminare se sbagliata (per altro senza costi aggiuntivi) ha comportato un atteggiamento più superficiale nei confronti della composizione. Se si vogliono ottenere risultati migliori, invece, è molto importante tenere in considerazione sin da subito cosa vogliamo ottenere quando scattiamo. Dovremo cercare di comporre l'immagine in base al formato che sceglieremo per la nostra fotografia. Se stampa o l'immagine pubblicata sarà in un formato rettangolare (4:3 o 3:2) dovremo tener conto di tutto quello che implica avere un lato più lungo dell'altro. La forma rettangolare pone chi guarda la nostra fotografia nella condizione di scorrerla con lo sguardo. Mentre il formato quadrato infonde stabilità e immobilità, il rettangolo, come abbiamo già detto, trasmette dinamicità: l'occhio umano tenderà a scorrere l'immagine da sinistra a destra e dall'alto al basso. La composizione fotografica dovrà dunque tener conto di questa attitudine naturale, accompagnando il movimento e guidandolo in modo armonioso e naturale all'interno del fotogramma. Decentrare il soggetto ( la regola dei terzi) Uno degli errori compositivi più frequenti è quello di porre il soggetto principale della fotografia esattamente al centro, lasciando ai margini un vuoto pesantissimo. Questo errore è ancora più evidente se l'orientamento è orizzontale Una tecnica compositiva conosciuta e comunque sempre efficace consiglia di suddividere la fotografia in terzi, sia lungo la linea orizzontale sia lungo quella verticale. Il soggetto andrà posizionato su uno dei terzi. Se l'orientamento è orizzontale il soggetto può essere posto sulla linea di sinistra o su quella di destra (la scelta di quale terzo sia più idoneo dipende da numerosi fattori che approfondiremo in articoli futuri). Se al contrario l'orientamento è verticale i terzi da considerare sono quello inferiore (nella maggioranza dei casi) e quello superiore. La suddivisione in terzi è abbastanza facile da ottenere anche in fase di scatto, decentrare il soggetto può essere un ottimo esercizio che aiuta a comporre la fotografia prima di scattarla fino a rendere la riflessione compositiva e la pre-visualizzazione un gesto automatico e dovuto. Il decentramento però può essere anche ottenuto in post produzione. Nelle ultime versioni di Photoshop è

4 possibile impostare una griglia che mostra i terzi nello strumento taglierina. Questo ci aiuterà a ricomporre la fotografia in un passo successivo, ma ricordiamoci di lasciare abbastanza spazio attorno al soggetto, altrimenti saremmo impossibilitati a tagliare alcune parti del fotogramma nel tentativo di ricomporre. Diverso è l'approccio con le fotografie verticali: lì il nostro cervello si ricorda della forza di gravità e si aspetta che il soggetto stia in basso. Posizionare il soggetto sul terzo superiore lasciando uno spazio sottostante risulta insolito e questa ambiguità viene tradotta come fotografia sbilanciata. La fotografia verticale comunque viene usata principalmente con soggetti che riempiono l'intero fotogramma, come un ritratto o come una fotografia di architettura che deve rappresentare un edificio verticale. Centrare il soggetto (le diagonali) Oltre alla suddivisione in terzi, c'è un altro schema compositivo che permette invece di posizionare il soggetto al centro. Nel fotogramma si devono tracciare le due diagonali. Il disegno che si crea rende subito evidente quale sia una possibile composizione della fotografia. Le due diagonali creano una prospettiva e una fuga. Con una composizione di questo tipo impediamo all'occhio di leggere da sinistra a destra o dall'alto al basso, ma lo allontaniamo dai bordi accompagnandolo verso il centro dell'immagine, verso il punto in cui le diagonali si incontrano. Proprio in quel punto andremo a posizionare il soggetto ***foto10:(foto con diagonali)*** Una composizione di questo tipo è ovviamente molto centripeta ed è consigliabile laddove l'ambiente con la sua prospettiva possa seguire la fuga delle diagonali. Ad esempio è molto adatta nella fotografia di strada dove l'architettura urbana si mescola con la vita in movimento, dove si possono cercare geometrie e prospettive e arricchirle con la presenza umana. La croce Un ulteriore schema compositivo nel formato rettangolare, forse meno frequente ma usato con estrema efficacia da diversi artisti (Harry Callahan in primis) vede la divisione della fotografia in quattro settori identici. Si tratta di uno schema estremamente geometrico, con il soggetto posizionato sull'asse verticale mentre la linea dell'orizzonte ( o una linea importante nella fotografia ) copre l'asse orizzontale. E' uno schema difficile da utilizzare, prevede un contesto adatto e un soggetto importante: le geometrie e le simmetrie vanno rispettate o spezzate in modo consapevole (come faceva ad esempio Callahan, che inseriva elementi che all'improvviso rompevano la linearità perfetta delle sue bellissime opere)

5 I formati fotografici. Nella fotografia tradizionale il formato varia in base alla pellicola utilizzata. Nel medio formato ad esempio (la pellicola 120), il fotogramma può avere più dimensioni con diversi rapporti. Il più grande misura 9x6cm ed ha un rapporto 3:2 tra i lati, seguito dal 6x6cm con un rapporto 1:1, seguito a sua volta dal 6x4,5cm con un rapporto 4:3. Anche nelle pellicole 135 (quelle per le comuni fotocamere reflex) è possibile trovare più formati, anche se quello predominante misura 36x24 mm con un rapporto 3:2. Ha avuto un successo piuttosto limitato nella fotografia tradizionale ma esiste, è il formato APS che misura 24x16 con un rapporto 3:2 Nella fotografia digitale invece il formato dipende dalla superficie del sensore. Senza contare i sensori medio formato, le fotocamere reflex digitali possono avere un formato APS che si avvicina molto ai 16x24 dell'aps analogico oppure un formato Full Frame, ovvero a pieno formato (24x36) entrambi con rapporto 3:2. Le piccole compatte al contrario montano sensori più piccoli che hanno normalmente un rapporto 4:3. Oltre a tutti quelli elencati esiste anche un ulteriore formato detto panoramico che ha un rapporto variabile e molto sbilanciato a favore del lato maggiore (di solito il lato orizzontale). la fotografia e la visione umana. La visione umana è orizzontale: spesso si tende a fotografare con questo orientamento poiché viene percepito come il più naturale. L'occhio riesce a mettere a fuoco solo una piccola zona dell'immagine lasciando tutto il resto visibile ma indistinto e sfuocato. La parte non a fuoco però resta percepibile grazie alla visione periferica che permette di riconoscere ciò che sta attorno a noi. Se provate a guardare davanti a voi inoltre vi accorgerete che la visione non è rettangolare come in fotografia ma ovale, gli angoli sono scuri come se fosse presente una vignettatura.***** l'autofocus e il decentramento del soggetto. Decentrare il soggetto in fase di scatto, come detto nell'articolo, è un esercizio importante che aiuta a riflettere e a comporre la fotografia in modo corretto. Se si usa l'autofocus è possibile lavorare in due modi. Possiamo impostare il fuoco su un punto decentrato direttamente sulla macchina. In questo modo l'autofocus prenderà in considerazione il soggetto posto in quel punto e la composizione sarà già corretta in partenza. Purtroppo però non sempre si ha il tempo di impostare il punto di messa a fuoco sulla macchina; in questo caso si può utilizzare il punto centrale e successivamente spostare l'inquadratura. Se si opera in questo modo è' necessario avere l'opportunità di bloccare il fuoco ottenuto: nelle reflex dovrebbe esserci la possibilità bloccare la messa a fuoco premendo un tasto. In alcuni casi il tasto di blocco della messa a fuoco è posto direttamente sulla lente. Quest'ultima tecnica è la più veloce e comoda ma fate attenzione se lavorate a diaframmi molto aperti e con una profondità di campo estremamente limitata, perché rischiate di cambiare il punto di messa a fuoco quando decentrate il soggetto.

6 inquadrare: mirino o display? Non esistono regole fisse per preferire l'uno o l'altro. Entrambi racchiudono l'immagine e ci permettono di comporre la fotografia. Entrambi hanno vantaggi. Il mirino isola il fotografo dall'ambiente circostante, gli mostra solo ciò che è inquadrato. Inoltre il pentaprisma ci dà una visione ottica e non digitalizzata, rendendola più vera. Il display è sicuramente molto utile per rivedere la foto. Inquadrare attraverso il display (live view) permette di vedere la fotografia come sarà esattamente, colori inclusi. Addirittura possiamo controllare l'immagine che andiamo a scattare con l'istogramma. Purtroppo però manca l'isolamento che ci regala il mirino, attorno a noi c'è l'ambiente che inquina la nostra visione, inclusa la luce solare che può rendere la visione del display molto difficoltosa.