La prevenzione e la sicurezza negli allevamenti suinicoli

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1 La prevenzione e la sicurezza negli allevamenti suinicoli A) GENERALITA : L allevamento suinicolo ha come fine la produzione di suini: - leggeri ( kg) produzione da macelleria; - pesanti ( kg) produzione da salumificio. L obiettivo è quello di: svezzare il maggior numero possibile di suinetti per scrofa e per anno; ottimizzare il rapporto fra alimento consumato e carne prodotta (indice di trasformazione). I suini possono venire allevati in strutture ad ambiente naturale (non presente in Lombardia) o controllato. In quelle ad ambiente controllato possono essere più o meno vincolati durante le diverse fasi di crescita o di produzione (fig. 65). L allevamento in strutture ad ambiente controllato consente di ottenere grandi prestazioni in termini di produttività della manodopera e di incremento di peso giornaliero, ma richiede una particolare cura delle condizioni igienico-sanitarie. Fig Porcilaia a ciclo chiuso ad ambiente controllato B) CICLO PRODUTTIVO: Alla nascita un maiale pesa circa 1,5 kg; viene svezzato dopo 8 gg. (svezzamento precoce), o dopo gg. (allevamento intensivo), o dopo 50 gg. (allevamento tradizionale). A questa età pesa kg e viene destinato alla riproduzione o all ingrasso. All età di 7 mesi circa, la giovane scrofa per riproduzione (peso medio: 100 kg) viene inseminata. Dopo 115 gg. partorisce 7-12 maialini. Intervallo tra parti successivi: gg. (1,6-2,2 parti/anno). Dopo 5-6 parti (a 3-3,5 anni) l animale viene scartato (carriera della scrofa 3,5-5 anni). Il verro viene utilizzato per riproduzione a 7-8 mesi (peso: kg), lavora per 2-2,5 anni quindi viene scartato. Il maialino da ingrasso, dopo lo svezzamento, viene allevato fino al peso di Kg o Kg (23-25 settimane con accrescimento medio di 0,5-0,7 kg/giorno). Se l alimento viene acquistato, collocare le vie di accesso alle porcilaie in modo da minimizzare il traffico nell allevamento e, quindi, ridurre i rischi di trasporto malattie. Si distinguono porcilaie da riproduzione, da ingrasso, a ciclo chiuso. b.1) Allevamento a ciclo aperto o da riproduzione: Questa tipologia di allevamento ha come finalità la produzione di suinetti che vi permangono sino al termine della fase di svezzamento, cioè sino al raggiungimento del peso di circa 30/40 kg, essendo poi destinati a una successiva fase di magronaggio ed ingrasso. b.2) Allevamento da ingrasso: Dopo lo svezzamento i suinetti vengono allevati sino al raggiungimento del peso di circa kg o kg e successivamente inviati alla macellazione con destinazione, rispettivamente, consumo fresco o salumificio. b.3) Allevamento a ciclo chiuso: Include entrambe le tipologie precedenti; vi si trovano tutte le fasi del ciclo produttivo sia da riproduzione, sia da ingrasso. Per ogni funzione esistono locali o edifici specializzati, dotati di apposite attrezzature. Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 1 di 25

2 Lo schema di un allevamento di suini a ciclo chiuso è riportato nella fig. 66 e sezioni dei fabbricati più diffusi sono riportate nella fig. 67. Fig Schema di allevamento a ciclo chiuso Fig Sezioni dei principali tipi di porcilaia I fabbisogni ambientali differiscono in relazione allo stadio di crescita degli animali: - Suinetti (lattonzoli): la temperatura critica per suinetti di peso inferiore a 6 Kg (2 settimane) è 30 C; per quelli con peso di 10 Kg (4 settimane), è 20 C. Occorre in ogni caso evitare correnti d'aria e variazioni frequenti di temperatura. - Suini all'ingrasso: il massimo incremento si ha a 23 C per suini di 45 Kg e a 18 C per quelli di 90 Kg, con velocità dell'aria di 0,13-0,17 m/s e U.R.=50%. - Suini da rimonta: temperatura ottimale 18 C; nel caso di alte temperature (>35 C), occorrono irrorazioni periodiche. C) LE STRUTTURE DI ALLEVAMENTO: Gli allevamenti di suini sono costituiti da porcilaie, recinti, vasche di stoccaggio dei liquami, oltre che da ambienti destinati alla preparazione e stoccaggio dei mangimi e a deposito attrezzi. Negli allevamenti da riproduzione le porcilaie contengono: - gabbie o recinti di gestazione; - gabbie parto; - gabbie o recinti per scrofe in attesa di calore e verifica gravidanza; - recinti e locali per suinetti svezzati (flat-deck); - recinti per verri. Si tratta di edifici piuttosto sofisticati in cui si affrontano esigenze diverse: igieniche, gestionali, ambientali. In particolare, devono essere curati l isolamento termico, la ventilazione, il riscaldamento, differenziato per le specifiche esigenze, per l influenza che questi fattori hanno sulle prestazioni delle scrofe (numero di suinetti svezzati per anno). In pratica, la scrofa rimane in questo tipo di porcilaia per 5-6 parti, dopodiché viene scartata. I suinetti partoriti vengono svezzati e portati al peso di kg prima di essere venduti per le successive fasi di magronaggio e ingrasso. - Fabbisogni di spazio: la lunghezza di una scrofa può variare fra 1,30 e 1,50 m. e più e la larghezza fra 0,40 e 0,50 m. Suini da ingrasso lunghi 1,30-1,50 m. e larghi 0,35-0,40 m. Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 2 di 25

3 - Sala parto: le gabbie parto, distribuite in almeno due locali-parto (8-16 gabbie per locale), per consentire la pratica del "tutto pieno" e "tutto vuoto", sono costituite da un'area, larga circa 50 cm., in cui viene confinata la scrofa e da una o due aree laterali in cui i suinetti possono muoversi liberamente ed in cui è posto un nido caldo. L'area complessivamente occupata da una singola gabbia è minore o uguale a 4 m 2. Si tratta di attrezzature disponibili in commercio (figg.68-69). La sala parto resta vuota per circa 7 giorni fra un turno e l'altro per consentire l effettuazione delle pulizie. Allo svezzamento suinetti e scrofa vengono spostati in ambienti specializzati, ma sono possibili altre soluzioni gestionali. Fig Gabbia parto Fig Sala parto - Locali post-svezzamento: suinetti in batterie con pavimento in rete metallica. Locali con gabbie. Alimentazione con mangime asciutto a volontà. Gabbie dotate di abbeveratoio a succhiotto e di mangiatoia (fig. 70). I suinetti sostano fino al 70 giorno di età circa al peso di 22 Kg (lattone). 1 sola nidiata per gabbia o 10 suinetti. Fig Gabbie post-svezzamento - Locali allattamento: in alternativa ai precedenti per ridurre a 1-2 settimane il tempo di permanenza in sala parto. Nel recinto è posta una piccola mangiatoia per i suinetti e un nido caldo. La zona dove sosta la scrofa è limitata da apposita gabbia. La scrofa esce per mangiare e defecare e l'ambiente interno si mantiene asciutto. - Locali scrofe in attesa calore, copertura, controllo gravidanza e gestazione: le scrofe provenienti dalla sala parto vengono condotte o in un ambiente unico (recinti multipli) ove restano in attesa del calore e fino al termine della gravidanza, o in Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 3 di 25

4 ambienti specializzati (gabbie individuali). La prima soluzione richiede bassi investimenti di capitale, ma elevato impiego di manodopera. I calori compaiono circa 10 giorni dopo il termine dell'allattamento. Avvenuta la fecondazione, le scrofe vengono tenute nello stesso ambiente per circa un mese per accertare lo stato di gravidanza e possono poi venire spostate in altro locale specializzato. Le gabbie individuali, consentono alle scrofe di stare solo in piedi o sdraiarsi. In questo reparto, per favorire la comparsa di calori, è necessario il contatto visivo, uditivo ed olfattivo con i verri. Le gabbie vengono poste negli edifici in due o più file parallele (fig. 71 e 72 ). Fig Gabbie individuali per scrofe Fig Locale scrofe (corsia di servizio) - Recinto per verri: i verri soffrono di problemi ai piedi. Miglior ricovero: semplice capannina (2 x 2,5 m.) con ampia area di esercizio (pavimentata e non). Zona di defecazione con pavimento fessurato (1/3 della superficie disponibile). In alternativa recinto coperto di circa 4 m 2 e scoperto di 3,5 m 2. Parte scoperta serve anche per accoppiamento. Gli alloggiamenti devono essere previsti sulla base di un verro ogni 25 scrofe. - Rimonta: la rimonta (cioè capi che entrano annualmente in sostituzione di quelli riformati) può essere ospitata direttamente nel reparto ingrasso. Dimensioni vanno studiate in modo tale da poter alloggiare annualmente un terzo delle scrofe in produzione in due cicli, ciascuno della durata di 6 mesi. Negli allevamenti da ingrasso le porcilaie sono divise in recinti, dove i suini vengono lasciati liberi in gruppo. I recinti negli allevamenti più vecchi sono posti in genere su un'unica fila, affiancati da un corridoio per la movimentazione dei suini e per il transito degli addetti; negli allevamenti più recenti in doppia fila con corridoio centrale. La pavimentazione dei recinti può essere realizzata con pavimento pieno o fessurato; quest'ultimo interessare totalmente o parzialmente la superficie. Il fessurato parziale, su tutta la lunghezza della porcilaia, si trova spesso in edifici con corsia di defecazione esterna; tale corsia è collegata tramite aperture poste in corrispondenza di ogni recinto coperto caratterizzato da pavimento pieno. Sotto al fessurato sono collocate vasche di prima raccolta delle deiezioni collegate con le vasche di stoccaggio definitivo. Permangono alcune realtà in cui la pavimentazione è completamente piena, con una leggera pendenza verso una canalina di raccolta. In alcune porcilaie si stanno sperimentando ricoveri con superfici a lettiera permanente costituita da truciolo di legno o paglia. Oltre alla zona di ricovero dei suini vi sono altri locali destinati alla preparazione dell'alimento (cucina), che viene convogliato ai vari recinti mediante impianto semi automatico o automatico. La cucina mangimi viene approvvigionata sempre in modo automatico mediante trasportatori a coclea collegati direttamente con sili. L'abbeveraggio avviene attraverso condutture dotate di abbeveratoi a succhiotto o a morso, azionati direttamente dai suini nell atto di bere. Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 4 di 25

5 - Locali magronaggio: recinti, disposti su una fila o due file, che contengono capi di peso sino a 40 Kg. Pavimento pieno con all'esterno corsia di defecazione larga 1,1 m. In questa fase si dà alimentazione umida (pastone) o asciutta, in apposite mangiatoie o per spargimento diretto del mangime a terra. - Locali ingrasso: si possono avere tipologie diverse per le diverse fasi di accrescimento (40-80 Kg; Kg; Kg) ma costruttivamente gli ambienti sono simili. I recinti contengono capi (e più, anche se sconsigliabile). La sola differenza è costituita dalla superficie media coperta per capo che va da 0,88 m 2 per la prima soluzione, a 0,95 m 2 per la seconda a 1,10 m 2 per la terza. Ogni corpo, per ragioni igieniche, può avere una capienza fino a 600 capi. Le corsie di defecazione esterne, pavimenti sopraelevati dal terreno circostante, con vespaio in ciottoli. Mangiatoia parallela o perpendicolare alla corsia (non esiste nel caso di alimentazione a secco a terra fig. 73). Ogni box della capienza di 15 capi grossi prevede: apertura di accesso a corsia di defecazione, dimensione 0,70 x 0,90 m., protetta da stuoia di gomma o in plastica; pavimento con pendenza verso l'esterno del 2%, corridoio di servizio largo 1,0 m. (fig. 74). Con pavimenti in fessurato totale si elimina la corsia di defecazione, ma sorgono altri problemi di carattere ambientale per cui oggi è soluzione sconsigliata. Fig Distributore per alimentazione secca a terra Fig Corridoio di servizio - Attrezzature e locali accessori per le porcilaie: Recinto di carico: per ragioni igieniche, costruire recinti esterni distanti 30 m. dai locali di allevamento, con rampa di carico. Locali di servizio: occorrono spogliatoi per addetti ed un piccolo ufficio con deposito medicinali e archivio. Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 5 di 25

6 D) LA SICUREZZA: NOZIONI GENERALI ESTRAPOLATE DAL D.Lgs.vo 81/08 Art. 15. Misure generali di tutela 1. Le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro sono: a) la valutazione di tutti i rischi per la salute e sicurezza; b) la programmazione della prevenzione, mirata ad un complesso che integri in modo coerente nella prevenzione le condizioni tecniche produttive dell'azienda nonché l'influenza dei fattori dell'ambiente e dell'organizzazione del lavoro; c) l'eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico; d) il rispetto dei principi ergonomici nell'organizzazione del lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, in particolare al fine di ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono e di quello ripetitivo; e) la riduzione dei rischi alla fonte; f) la sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o è meno pericoloso; g) la limitazione al minimo del numero dei lavoratori che sono, o che possono essere, esposti al rischio; h) l'utilizzo limitato degli agenti chimici, fisici e biologici sui luoghi di lavoro; i) la priorità delle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale; l) il controllo sanitario dei lavoratori; m) l'allontanamento del lavoratore dall'esposizione al rischio per motivi sanitari inerenti la sua persona e l'adibizione, ove possibile, ad altra mansione; n) l'informazione e formazione adeguate per i lavoratori; o) l'informazione e formazione adeguate per dirigenti e i preposti; p) l'informazione e formazione adeguate per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza; q) l'istruzioni adeguate ai lavoratori; r) la partecipazione e consultazione dei lavoratori; s) la partecipazione e consultazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza; t) la programmazione delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza, anche attraverso l'adozione di codici di condotta e di buone prassi; u) le misure di emergenza da attuare in caso di primo soccorso, di lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori e di pericolo grave e immediato; v) l'uso di segnali di avvertimento e di sicurezza; z) la regolare manutenzione di ambienti, attrezzature, impianti, con particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza in conformità alla indicazione dei fabbricanti. 2. Le misure relative alla sicurezza, all'igiene ed alla salute durante il lavoro non devono in nessun caso comportare oneri finanziari per i lavoratori. Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 6 di 25

7 Art. 17. Obblighi del datore di lavoro non delegabili 1. Il datore di lavoro non può delegare le seguenti attività: a) la valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del documento previsto dall'articolo 28; b) la designazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi. Art. 18. Obblighi del datore di lavoro e del dirigente 1. Il datore di lavoro, che esercita le attività di cui all'articolo 3, e i dirigenti, che organizzano e dirigono le stesse attività secondo le attribuzioni e competenze ad essi conferite, devono: a) nominare il medico competente per l'effettuazione della sorveglianza sanitaria nei casi previsti dal presente decreto legislativo; b) designare preventivamente i lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di primo soccorso e, comunque, di gestione dell'emergenza; c) nell'affidare i compiti ai lavoratori, tenere conto delle capacità e delle condizioni degli stessi in rapporto alla loro salute e alla sicurezza; d) fornire ai lavoratori i necessari e idonei dispositivi di protezione individuale, sentito il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente, ove presente; e) prendere le misure appropriate affinché soltanto i lavoratori che hanno ricevuto adeguate istruzioni e specifico addestramento accedano alle zone che li espongono ad un rischio grave e specifico; f) richiedere l'osservanza da parte dei singoli lavoratori delle norme vigenti, nonché delle disposizioni aziendali in materia di sicurezza e di igiene del lavoro e di uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuali messi a loro disposizione; g) richiedere al medico competente l'osservanza degli obblighi previsti a suo carico nel presente decreto; h) adottare le misure per il controllo delle situazioni di rischio in caso di emergenza e dare istruzioni affinché i lavoratori, in caso di pericolo grave, immediato ed inevitabile, abbandonino il posto di lavoro o la zona pericolosa; i) informare il più presto possibile i lavoratori esposti al rischio di un pericolo grave e immediato circa il rischio stesso e le disposizioni prese o da prendere in materia di protezione; l) adempiere agli obblighi di informazione, formazione e addestramento di cui agli articoli 36 e 37; Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 7 di 25

8 m) astenersi, salvo eccezione debitamente motivata da esigenze di tutela della salute e sicurezza, dal richiedere ai lavoratori di riprendere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave e immediato; n) consentire ai lavoratori di verificare, mediante il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, l'applicazione delle misure di sicurezza e di protezione della salute; o) consegnare tempestivamente al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, su richiesta di questi e per l'espletamento della sua funzione, copia del documento di cui all'articolo 17, comma 1, lettera a), nonché consentire al medesimo rappresentante di accedere ai dati di cui alla lettera r); p) elaborare il documento di cui all'articolo 26, comma 3, e, su richiesta di questi e per l'espletamento della sua funzione, consegnarne tempestivamente copia ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza; q) prendere appropriati provvedimenti per evitare che le misure tecniche adottate possano causare rischi per la salute della popolazione o deteriorare l'ambiente esterno verificando periodicamente la perdurante assenza di rischio; r) comunicare all'inail, o all'ipsema, in relazione alle rispettive competenze, a fini statistici e informativi, i dati relativi agli infortuni sul lavoro che comportino un'assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell'evento e, a fini assicurativi, le informazioni relative agli infortuni sul lavoro che comportino un'assenza dal lavoro superiore a tre giorni; s) consultare il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza nelle ipotesi di cui all'articolo 50; t) adottare le misure necessarie ai fini della prevenzione incendi e dell'evacuazione dei luoghi di lavoro, nonché per il caso di pericolo grave e immediato, secondo le disposizioni di cui all'articolo 43. Tali misure devono essere adeguate alla natura dell'attività, alle dimensioni dell'azienda o dell'unità produttiva, e al numero delle persone presenti; u) nell'ambito dello svolgimento di attività in regime di appalto e di subappalto, munire i lavoratori di apposita tessera di riconoscimento, corredata di fotografia, contenente le generalità del lavoratore e l'indicazione del datore di lavoro; v) nelle unità produttive con più di 15 lavoratori, convocare la riunione periodica di cui all'articolo 35; z) aggiornare le misure di prevenzione in relazione ai mutamenti organizzativi e produttivi che hanno rilevanza ai fini della salute e sicurezza del lavoro, o in relazione al grado di evoluzione della tecnica della prevenzione e della protezione; aa) comunicare annualmente all'inail i nominativi dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza; bb) vigilare affinché i lavoratori per i quali vige l'obbligo di sorveglianza sanitaria non siano adibiti alla mansione lavorativa specifica senza il prescritto giudizio di idoneità. 2. Il datore di lavoro fornisce al servizio di prevenzione e protezione ed al medico competente informazioni in merito a: a) la natura dei rischi; b) l'organizzazione del lavoro, la programmazione e l'attuazione delle misure preventive e protettive; Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 8 di 25

9 c) la descrizione degli impianti e dei processi produttivi; d) i dati di cui al comma 1, lettera r), e quelli relativi alle malattie professionali; e) i provvedimenti adottati dagli organi di vigilanza. 3. Gli obblighi relativi agli interventi strutturali e di manutenzione necessari per assicurare, ai sensi del presente decreto legislativo, la sicurezza dei locali e degli edifici assegnati in uso a pubbliche amministrazioni o a pubblici uffici, ivi comprese le istituzioni scolastiche ed educative, restano a carico dell'amministrazione tenuta, per effetto di norme o convenzioni, alla loro fornitura e manutenzione. In tale caso gli obblighi previsti dal presente decreto legislativo, relativamente ai predetti interventi, si intendono assolti, da parte dei dirigenti o funzionari preposti agli uffici interessati, con la richiesta del loro adempimento all'amministrazione competente o al soggetto che ne ha l'obbligo giuridico. Art. 20. Obblighi dei lavoratori 1. Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro. 2. I lavoratori devono in particolare: a) contribuire, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti, all'adempimento degli obblighi previsti a tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro; b) osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale; c) utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto, nonché i dispositivi di sicurezza; d) utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a loro disposizione; e) segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) e d), nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell'ambito delle proprie competenze e possibilità e fatto salvo l'obbligo di cui alla lettera f) per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza; f) non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo; g) non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori; h) partecipare ai programmi di formazione e di addestramento organizzati dal datore di lavoro; i) sottoporsi ai controlli sanitari previsti dal presente decreto legislativo o comunque disposti dal medico competente. Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 9 di 25

10 3. I lavoratori di aziende che svolgono attività in regime di appalto o subappalto, devono esporre apposita tessera di riconoscimento, corredata di fotografia, contenente le generalità del lavoratore e l'indicazione del datore di lavoro. Tale obbligo grava anche in capo ai lavoratori autonomi che esercitano direttamente la propria attività nel medesimo luogo di lavoro, i quali sono tenuti a provvedervi per proprio conto. 1. Il medico competente: Art. 25. Obblighi del medico competente a) collabora con il datore di lavoro e con il servizio di prevenzione e protezione alla valutazione dei rischi, anche ai fini della programmazione, ove necessario, della sorveglianza sanitaria, alla predisposizione della attuazione delle misure per la tutela della salute e della integrità psico-fisica dei lavoratori, all'attività di formazione e informazione nei confronti dei lavoratori, per la parte di competenza, e alla organizzazione del servizio di primo soccorso considerando i particolari tipi di lavorazione ed esposizione e le peculiari modalità organizzative del lavoro. Collabora inoltre alla attuazione e valorizzazione di programmi volontari di promozione della salute, secondo i principi della responsabilità sociale. Sezione VII CONSULTAZIONE E PARTECIPAZIONE DEI RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI Art. 47. Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza 1. Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è istituito a livello territoriale o di comparto, aziendale e di sito produttivo. L'elezione dei rappresentanti per la sicurezza avviene secondo le modalità di cui al comma In tutte le aziende, o unità produttive, è eletto o designato il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. 3. Nelle aziende o unità produttive che occupano fino a 15 lavoratori il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è di norma eletto direttamente dai lavoratori al loro interno oppure è individuato per più aziende nell'ambito territoriale o del comparto produttivo secondo quanto previsto dall'articolo Nelle aziende o unità produttive con più di 15 lavoratori il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è eletto o designato dai lavoratori nell'ambito delle rappresentanze sindacali in azienda. In assenza di tali rappresentanze, il rappresentante è eletto dai lavoratori della azienda al loro interno. 5. Il numero, le modalità di designazione o di elezione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, nonché il tempo di lavoro retribuito e gli strumenti per l'espletamento delle funzioni sono stabiliti in sede di contrattazione collettiva. Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 10 di 25

11 6. L'elezione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza aziendali, territoriali o di comparto, salvo diverse determinazioni in sede di contrattazione collettiva, avviene di norma in corrispondenza della giornata nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro, individuata, nell'ambito della settimana europea per la salute e sicurezza sul lavoro, con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale di concerto con il Ministro della salute, sentite le confederazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Con il medesimo decreto sono disciplinate le modalità di attuazione del presente comma. 7. In ogni caso il numero minimo dei rappresentanti di cui al comma 2 è il seguente: a) un rappresentante nelle aziende ovvero unità produttive sino a 200 lavoratori; b) tre rappresentanti nelle aziende ovvero unità produttive da 201 a lavoratori; c) sei rappresentanti in tutte le altre aziende o unità produttive oltre i lavoratori. In tali aziende il numero dei rappresentanti è aumentato nella misura individuata dagli accordi interconfederali o dalla contrattazione collettiva. 8. Qualora non si proceda alle elezioni previste dai commi 3 e 4, le funzioni di rappresentante dei lavoratori per la sicurezza sono esercitate dai rappresentanti di cui agli articoli 48 e 49, salvo diverse intese tra le associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. RISCHI PER LA SALUTE IN ALLEVAMENTO: I rischi di caduta a causa di scivolamenti, imputabili a caratteristiche specifiche degli ambienti di lavoro, sono limitati. Nel caso dei suini vi è una separazione di fatto, fra la zona sporca e la zona pulita, all'interno dello stesso recinto. Inoltre, la necessità di ingresso degli operatori nei recinti è molto limitata ed avviene in genere nella zona pulita, per l'esecuzione di interventi sanitari e simili. Difficilmente, quindi, si riscontrano condizioni di pavimenti scivolosi su cui ristagnano le deiezioni e sui quali si trovino a muoversi gli operatori. Un elemento di rischio da segnalare, come nel settore bovino, è rappresentato dal pavimento fessurato in cemento, che presenta un'elevata scivolosità, se ricoperto da deiezioni. In ogni caso è necessario l'utilizzo sistematico di calzature di sicurezza antiscivolo. Movimentazione manuale dei carichi: Nel ciclo riproduttivo devono essere valutate le posture che vengono assunte nell'esecuzione delle varie operazioni. Il problema riguarda gli interventi sugli animali, che richiedono, all'operatore di chinarsi a terra. Le misure preventive consistono nel posizionare le gabbie di ricovero degli animali ad un'altezza di 1 m. dal piano di riferimento. Questa misura viene praticata in alcune realtà (flat -deck), soprattutto nei riguardi dei suinetti svezzati fino al peso di circa 40 Kg (fig. 80). Fig. 80 Flat deck Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 11 di 25

12 GESTIONE DEGLI ANIMALI Rischi lavorativi e misure di prevenzione nel ciclo di allevamento dei suini: La differenza sostanziale fra ciclo da riproduzione e da ingrasso consiste nel diverso contatto, diretto nel primo caso, degli operatori con gli animali. Il ciclo da riproduzione prevede frequenti trasferimenti di animali, singolarmente ed in gruppo, da un ricovero all'altro, a seconda dello stato in cui si trovano, operazioni chirurgiche vere e proprie compiute sui singoli soggetti (castrazione suinetti, taglio della coda), inseminazione artificiale, prelievo del seme dai verri, assistenza al parto ed ai suinetti neonati. Nel ciclo da ingrasso, invece, la presenza dell'operatore nei ricoveri è legata a periodiche ispezioni e controlli, ad operazioni di pulizia ed eventualmente a qualche intervento per la distribuzione manuale di alimenti (ad esempio apertura manuale degli erogatori della broda). Nel ciclo da ingrasso il contatto diretto con gli animali si limita agli spostamenti dei maiali, sempre in gruppi, da un recinto all'altro, dagli autocarri ai recinti (ad inizio ciclo - animali piccoli) e viceversa (per l'invio al macello - animali grossi). In entrambi i cicli sono da prevedersi anche le operazioni di rimozione degli eventuali capi feriti o morti. L'incidenza di mortalità nel ciclo riproduttivo è molto più elevata tra i piccoli, per contro le operazioni di rimozione dei suinetti non sono particolarmente impegnative, mentre presentano problemi più seri, ma poco frequenti, nel caso di capi adulti. Gli addetti sono impiegati nelle operazioni di preparazione dell'alimento, che si svolgono in locali specifici (magazzino, stoccaggi e cucina mangimi), che verranno trattati separatamente. ISPEZIONE DEGLI ANIMALI Viene effettuata passando lungo i corridoi di accesso alle singole baste o alle gabbie. L operazione non è, di per sé pericolosa salvo quando, in presenza di anomalie comportamentali o di esigenze gestionali, l addetto decide di avvicinare l animale, esponendosi ad eventuali aggressioni. Per questo, l addetto deve essere preparato ad affrontare le diverse situazioni e per evitare danni, è bene che vi sia una persona esterna in grado di aiutarlo in caso di incidente o per prevenirlo. OPERAZIONE - Ispezione degli animali dalla corsia e/o ingresso nei box (anche reparto fecondazione, gestazione, parto) - Operazioni di fecondazione artificiale, assistenza al parto e trattamenti sanitari e vaccinali RISCHI INDIVIDUATI - Contatto traumatico con gli animali di grossa taglia - Lesioni per contatto con animali (morsicature) - Cadute conseguenti a inciampi, scivolamenti su superfici sdrucciolevoli - Lesioni per incidenti derivanti dall uso di attrezzature sanitarie (aghi di siringhe, bisturi, ) - Inoculazione, inalazione accidentale di farmaci Soluzioni: L ispezione degli animali va effettuata da almeno due persone, di cui una rimane all esterno del recinto; Mantenere puliti da deiezioni e da residui di mangime i pavimenti su cui si muovono gli addetti; Eliminare eventuali asperità presenti sulla pavimentazione; Segnalare la presenza di eventuali irregolarità, non eliminabili, nella pavimentazione; La fecondazione artificiale deve essere effettuata da personale abilitato; La fecondazione naturale va controllata da due addetti; L uso dei medicinali va effettuato sotto sorveglianza veterinaria; Indossare sempre idonei abiti da lavoro e DPI specifici. Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 12 di 25

13 PRELIEVO DEL SEME Spesso nell allevamento suino si procede alla fecondazione artificiale partendo da seme prelevato da verri presenti in allevamento. L operazione, pur essendo di semplice esecuzione, è particolarmente rischiosa perché il verro eccitato diventa aggressivo nei confronti degli addetti. Per questo è necessario operare in coppia, tenere un guinzaglio e assicurarsi una via di fuga. OPERAZIONE RISCHI INDIVIDUATI - Prelievo del seme - Contatto traumatico con gli animali di grossa taglia - Cadute conseguenti a inciampi e scivolamenti su superfici sdrucciolevoli Soluzioni: Il prelievo del seme va effettuato da almeno due persone, di cui almeno una abilitata; Realizzare un area monta dotata di recinto con passo uomo; Mantenere puliti da deiezioni i pavimenti su cui si muovono gli addetti; Eliminare eventuali asperità presenti sulla pavimentazione; Segnalare la presenza di eventuali irregolarità, non eliminabili, nella pavimentazione; Indossare sempre idonei abiti da lavoro e DPI specifici. Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 13 di 25

14 MOVIMENTAZIONE DEGLI ANIMALI Si tratta di operazioni effettuate sia per cambiare recinto ( basta ) che per caricare su autocarro i suini giunti a fine ciclo. L addetto è munito di apposite tavole che consentono di limitare la visuale dei suini e, quindi, di facilitarne il deflusso verso il luogo previsto (fig. 75). Si tratta pur sempre di animali di peso ragguardevole che se maltrattati possono facilmente travolgere una persona. La caduta viene ulteriormente facilitata nel caso di pavimenti bagnati e coperti di deiezioni. Fig Movimentazione con uso di tavole OPERAZIONE RISCHI INDIVIDUATI - Movimentazione degli animali: - Contatto traumatico con animali di medie o grandi dimensioni; ricevimento e collocazione - Cadute conseguenti a inciampi o scivolamenti su superfici degli animali nei reparti; sdrucciolevoli; allontanamento degli animali per vendita o fine carriera - Lesioni per contatto con animali (morsicature); - Urti traumatici con mezzi in manovra e transito; - Lesioni da contatto traumatico (schiacciamenti, cadute, urti) con - Allontanamento dei suini morti attrezzature (es. rampe di carico); - Sollevamento manuale di carichi (suini, sacchi di mangime, ecc.) Soluzioni: La movimentazione degli animali va effettuata da almeno due persone dotate di idonee attrezzature; Mantenere puliti da deiezioni i pavimenti su cui si muovono gli addetti; Dimensionare il corridoio centrale su una larghezza media 0,8 m. e analogamente le relative porte di uscita; Vie ed uscite di emergenza supplementari (trasversali), quando la lunghezza complessiva della porcilaia superi i 60 m., in modo da evitare percorsi di uscita superiori a 30 m.; Entrare nei recinti dopo la distribuzione dell alimento, per ridurre l aggressività dovuta alla fame; Eliminare eventuali asperità presenti sulla pavimentazione; Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 14 di 25

15 Segnalare la presenza di eventuali irregolarità, non eliminabili, nella pavimentazione; In caso di movimentazione manuale di mangimi (piccoli allevamenti) utilizzare solo sacchi da 25 Kg; Utilizzare carrelli dotati di braccio di sollevamento idraulico per trasferire animali morti o feriti al di fuori dei recinti di allevamento; Indossare sempre idonei abiti da lavoro e DPI specifici. TRATTAMENTI SUI SUINETTI NEONATI E pratica corrente, anche se contestata, quella di provvedere alla castrazione (fig. 76), al taglio della coda e al taglio dei denti dei suinetti nelle prime fasi di vita. Inoltre, ai suinetti vengono praticate iniezioni per vaccinarli contro le malattie più diffuse. Tali operazioni comportano il sollevamento e il vincolo del singolo soggetto; ciò richiede notevole sforzo fisico da parte dell addetto e l emissione di urla, strilli, grida da parte dei soggetti trattati. In tali condizioni i livelli di rumorosità ambientale diventano elevatissimi. Le operazioni sono, inoltre, poco gratificanti per la manodopera per cui è opportuno ruotare frequentemente gli addetti. Fig Castrazione suinetto OPERAZIONE RISCHI INDIVIDUATI - Trattamenti ai suinetti - Lesioni per contatto con gli animali, in particolare, morsicature; (vaccinazioni, castrazioni, taglio - Cadute e conseguenti inciampi e scivolamenti su superfici code e canini) sdrucciolevoli; - Lesioni per incidenti derivanti dall uso di attrezzature sanitarie (aghi di siringhe, bisturi, tenaglie) Soluzioni: Qualsiasi trattamento agli animali va effettuato da almeno due persone, di cui una abilitata; Mantenere puliti da deiezioni i pavimenti su cui si muovono gli addetti; Eliminare eventuali asperità presenti sulla pavimentazione; Segnalare la presenza di eventuali irregolarità, non eliminabili, nella pavimentazione; L uso dei medicinali va effettuato sotto sorveglianza veterinaria; Indossare sempre idonei abiti da lavoro e DPI specifici. Per talune operazioni (castrazione, taglio code e canini) è opportuna la rotazione frequente della manodopera. Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 15 di 25

16 OPERAZIONI DI PULIZIA Gli allevamenti intensivi devono poter contare su un buon livello di pulizia per mantenere condizioni ambientali idonee e per ridurre i rischi dovuti a trasmissione di malattie. Tali operazioni si eseguono giornalmente (pulizia ordinaria) o al termine dei vari cicli in cui è suddivisa la carriera produttiva e riproduttiva dei suini. Pulizia ordinaria Vengono effettuate, con l uso di pistole o idranti a bassa o alta pressione, per eliminare deiezioni cadute in aree non idonee e per la pulizia dei truogoli o mangiatoie. L acqua ha funzione veicolante ed occorre fare attenzione al metodo scelto per evitare eccessive diluizioni dei reflui. OPERAZIONE RISCHI INDIVIDUATI - Operazioni di pulizia ordinaria dei reparti (sale - Cadute e conseguenti inciampi e scivolamenti su parto, fecondazione, gestazione e rimonta) effettuate superfici sdrucciolevoli in presenza di animali Soluzioni: Le operazioni di pulizia in presenza di animali vanno effettuate da almeno due persone, di cui una a portata di voce; Mantenere puliti da deiezioni i pavimenti su cui si muovono gli addetti; Eliminare eventuali asperità presenti sulla pavimentazione; Segnalare la presenza di eventuali irregolarità, non eliminabili, nella pavimentazione; Indossare sempre idonei abiti da lavoro e DPI specifici. Pulizia profonda e disinfezione La tecnica del tutto vuoto, tutto pieno prevede lo svuotamento periodico dell area di stabulazione, seguito da una pulizia accurata delle superfici interne dell edificio e delle attrezzature con le quali sono entrati in contatto gli animali. A questa operazione segue un periodo di 5-7 giorni di non utilizzo del locale. Gli addetti sono esposti essenzialmente a problemi derivanti da esposizione a sostanze detergenti-disinfettanti e a lesioni dovute all impiego di idropulitrici (fig. 77) o lanciafiamme. Fig Pulizia profonda delle gabbie parto con idropulitrice Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 16 di 25

17 OPERAZIONE - Operazioni di pulizia profonda e disinfezione (successivo vuoto sanitario) RISCHI INDIVIDUATI - Cadute conseguenti a inciampi e scivolamenti su superfici sdrucciolevoli; - Esposizione a sostanze tossiche, nocive o irritanti per contatto cutaneo o nebulizzazione; - Elettrocuzione per contatto di acqua con conduttori in tensione durante i lavaggi; - Lesioni per impiego di attrezzature, per pulizia e sanificazione (es.: idropulitrici ad alta pressione, lanciafiamme, ecc.) Soluzioni: Le operazioni di pulizia vanno effettuate da persone opportunamente addestrate all uso di attrezzature e specifici prodotti chimici; Mantenere puliti da deiezioni i pavimenti su cui si muovono gli addetti; Eliminare eventuali asperità presenti sulla pavimentazione; Segnalare la presenza di eventuali irregolarità, non eliminabili, nella pavimentazione; Indossare sempre idonei abiti da lavoro e DPI specifici. GESTIONE DELLE DEIEZIONI Obiettivo è quello di allontanare dai locali di stabulazione i reflui prodotti, accumularli in apposite strutture e riutilizzare, attraverso una gestione agronomicamente corretta, i macro nutrienti (N, P, K) presenti nelle deiezioni animali. Pertanto, all allevamento andrà sempre associata una certa superficie di terreno (di proprietà, in affitto o in comodato) o un impianto di depurazione. Il prodotto finale può, quindi, presentare concentrazione e composizione variabili in relazione a: - tipologia di stabulazione; - modalità di conduzione dell'allevamento; - modalità di trattamento e conservazione delle deiezioni; - peso e razza; - alimentazione; - additivi: acqua, paglia, residui di foraggio; - stato di fermentazione. Strutture ed impianti necessari per la gestione dei reflui da porcilaie per: - Separazione solido/liquido: vasca di bilanciamento, separatore, platea per accumulo e maturazione del solido separato, condutture per il pompaggio dei liquidi. - Stabilizzazione: vasche e lagoni, in grado di contenere il liquame per almeno 180 giorni e più, dotati di pompe per aerazione o omogeneizzazione ed eventualmente coperti con manti per il recupero del biogas prodotto, e platee per i solidi separati. - Spandimento in campo: impianti fissi o mobili o carribotte. Nelle porcilaie con pavimento fessurato integrale tutto il prodotto viene accumulato, in parte in fosse poste all interno dell'edificio, e, in parte in cisterne poste all esterno; oppure corsia di defecazione esterna con pavimento pieno con aggiunta di paglia ed asportazione delle deiezioni a mezzo di ruspette o per tracimazione; oppure corsia di defecazione esterna con pavimento fessurato ed asportazione a mezzo liquido ricircolato o a mezzo di ruspette. Acqua o liquame stabilizzato vengono impiegati anche per la veicolazione delle deiezioni nelle aree parto o per gli allevamenti su flat-deck. Si possono anche realizzare recinti con pavimento fessurato parziale all interno dell edificio e corsia esterna sempre con pavimento fessurato. Nelle fosse sotto grigliato, e nelle cisterne in genere, sono possibili formazioni di gas tossici (NH 3, H 2 S) o infiammabili (CH 4 ) a causa di fermentazioni. Prevedere, quindi, sistemi di ventilazione meccanica con fuoriuscita dell aria dal basso. - Liquami accumulati in fossa a fianco della porcilaia: Soluzione costruttiva indicata per allevamenti dove le deiezioni vengono portate all esterno a mezzo di sistemi meccanici o idraulici. La sua funzione è quella di vasca di sollevamento e bilanciamento. Nella fossa Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 17 di 25

18 è generalmente inserita una pompa in grado di trasferire il liquame nella vasca di accumulo vera e propria o consentire il ricircolo. LOCALI E STRUTTURE PER LA CONSERVAZIONE DEGLI ALIMENTI Nel caso di alimentazione asciutta, spesso le aziende si dotano di mangimificio aziendale (fig. 78). Anche nel caso di alimentazione con pastone umido si possono riscontrare attrezzature per la lavorazione della granella. Nel caso, frequente, di alimentazione con pastone liquido, occorre realizzare apposito locale per vascone di miscelazione e cottura dell'alimento. Il siero di latte viene somministrato in ragione di 15 litri per capo e per giorno. Il pastone viene inviato tramite tubi di lunghezza elevata, su cui sono montate le valvole di distribuzione, in corrispondenza di ogni truogolo (fig. 79). L intera operazione può essere automatizzata con l'ausilio di un microprocessore. L'alimentazione asciutta è oggi poco accettata per il grande spreco di alimento nel caso di distribuzione a terra. Fig Mangimificio aziendale Fig Valvole di distribuzione del pastone FORMAZIONE DEGLI ADDETTI E LORO EQUIPAGGIAMENTO La formazione del personale addetto alla gestione della porcilaia è molto importante perché, oltre a prevenire i rischi, consente anche di migliorare il livello di benessere degli animali. In genere i datori di lavoro e salariati dovrebbero frequentare corsi specifici per la gestione e la cura degli animali. Le attrezzature di stalla non sono indifferenti dal punto di vista infortunistico: dato che non è richiesta la certificazione CE occorre porre particolare attenzione al momento dell acquisto. L esempio riportato per la mangiatoia autocatturante è emblematico. L età, l esperienza e le condizioni fisiche devono essere prese in considerazione al momento di decidere se un addetto possa essere autorizzato a gestire suini adulti. In genere, ciò dovrebbe essere consentito solo a persone d età compresa tra 18 e 65 anni, dotati di idonei dispositivi di protezione individuale. In particolare, devono essere forniti stivali di sicurezza con suole antiscivolo e dotate di puntali protettivi, per evitare danni nel caso di schiacciamento dei piedi. Data la presenza di fosse, per l accumulo dei liquami, sotto il pavimento fessurato o di cisterne per la raccolta del colaticcio, occorre informare gli addetti sui rischi mortali (da soffocamento e da esplosione) a cui vanno incontro al momento della agitazione del liquame o della effettuazione di operazioni di manutenzione. Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 18 di 25

19 E) IL RISCHIO BIOLOGICO IN ZOOTECNIA Il Titolo X del D.Lgs.vo 81/08, che norma la Protezione da agenti biologici, cita tra le attività riportate a titolo esemplificativo nell allegato IX a rischio di esposizione dei lavoratori, quelle dove vi è contatto con gli animali e con prodotti di origine animale. In questo caso, il rischio biologico è principalmente costituito dagli agenti di zoonosi, come da allegato XLVI del D.Lgs.vo 81/08. Per effettuare la valutazione del rischio occorre conoscere gli agenti biologici che possono causare la trasmissione di malattie infettive dagli animali all uomo, quali zoonosi comportano rischi concreti per i lavoratori, i danni che possono provocare, le modalità di trasmissione, in quali fasi del ciclo produttivo si verifica il rischio di esposizione e le misure preventive applicabili. Le informazioni sulle zoonosi si basano essenzialmente sulle segnalazioni veterinarie. ZOONOSI TRASMESSE DAI SUINI La prevenzione alla fonte del rischio per i lavoratori si basa sulla lotta alle malattie dei maiali. I suini possono infettarsi con molti agenti biologici che possono provocare malattie rilevabili negli animali oppure forme asintomatiche. Questi agenti zoonosici vengono veicolati con gli animali agli addetti degli allevamenti, dei macelli, della lavorazione delle carni e del trattamento dei rifiuti e sottoprodotti di origine animale. Occorre, quindi, valutare se nel tipo di lavorazione considerata esiste evidenza di trasmissibilità e di esposizione efficace per indurre patologia, nelle condizioni di lavoro usualmente presenti nei cicli produttivi descritti, attraverso: - la presenza e l identificazione degli agenti biologici negli animali; - le vie di trasmissione all'uomo; - la correlazione tra specifiche operazioni di lavoro ed esposizione dei lavoratori. Zoonosi dei suini rilevate al macello (animali provenienti al 97% dalla Lombardia e Nord Italia) ZOONOSI DEI SUINI Capi macellati Capi macellati Leptospirosi Tubercolosi Mal rossino Rogna Idatidosi 5 45 Micosi - 23 Agenti biologici più significativi e relative fonti di rischio AGENTE BIOLOGICO Brucella suis Erysipelothrix rhusiopathiae Leptospira spp Mycobacterium avium e bovis Streptococcus suis Clostridium tetani FONTI DI RISCHIO Placenta, feti e invogli fetali, aerosol contaminato Lesioni cutanee, viscere, linfonodi intestinali Urine, aerosol, acque, attrezzature contaminate, reni Feci, aerosol contaminato, viscere Liquidi biologici contaminati, amigdale Terreno o feci contaminati dalle spore Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 19 di 25

20 PREVENZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO NELL'ALLEVAMENTO DI SUINI 1. Ricevimento scrofette e permanenza in stalla di sosta - Le scrofette da rimonta sono acquistate o scelte all'interno dell'azienda. - Le scrofette acquistate arrivano su autocarri e sono immesse nelle stalle di sosta. - I camion sono lavati e disinfettati dopo lo scarico. - La stalla di sosta, separata dalle porcilaie, è costituita da un paddock esterno dove sostano in gruppo per circa 30 giorni. - Verificato lo stato di salute, sono condotte tramite corsie mobili, nella porcilaia di inseminazione/ gestazione. - Prima di ricevere nuovi animali, la stalla di sosta viene pulita e disinfettata e lasciata vuota per un certo numero di giorni ("tutto pieno tutto vuoto"). - Lavaggio e disinfezione autocarri e stalla di sosta: rischio di aerosol, schizzi e imbrattamento con acqua contaminata da escrementi. - Scarico e trasferimento: rischio di schizzi di urine e feci. - In tutte le operazioni di assistenza ci può essere contatto con escrementi e con strumentazione potenzialmente infetta. - Uso di paratie mobili, nelle operazioni di trasferimento, per spingere i suini. - Pulizia e disinfezione degli autocarri dopo ogni trasporto. - Pulizia e disinfezione della stalla di sosta prima di ogni nuova introduzione. - Regolare derattizzazione. - Adeguata aerazione delle porcilaie. - Rimozione, meglio meccanica, di deiezioni e residui alimentari. - Profilassi vaccinale per leptospira e mal rossino ed esami sierologici a campione per leptospira. - Acquisto di animali provenienti da allevamenti indenni da brucellosi e tubercolosi. - Nelle operazioni di scarico e trasferimento, di lavaggio e disinfezione indossare indumenti impermeabili, guanti, mascherina, occhiali e cappello. - Nelle operazioni di assistenza indossare i guanti. ZOONOSI TRASMESSE DAI BOVINI I dati disponibili riguardano essenzialmente i focolai di brucellosi e di tubercolosi, zoonosi per le quali esistono piani di bonifica sanitaria obbligatoria; oltre a ciò sono importanti i dati derivanti dalle visite pre e post mortem in sede di macellazione. Zoonosi dei bovini rilevate al macello (animali provenienti per oltre il 95% dal Nord Italia) ZOONOSI DEI BOVINI Capi macellati Capi macellati Tubercolosi BSE Micosi 4 11 Rogna 3 7 Un peso crescente nella valutazione delle antropozoonosi sono destinati ad avere i Medici competenti, man mano che questa figura si diffonderà ed adotterà protocolli uniformi. Gli agenti biologici implicati nelle zoonosi e le relative fonti di rischio sono raccolti nella tabella seguente e descritti, con maggior dettaglio, di seguito. Iniziativa realizzata nell ambito della Misura b) lett. c) anno 2013 PSR domanda n Pag. 20 di 25

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