2. - NATURA E BIODIVERSITA. Premessa e Fonte dati

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1 2. - NATURA E BIODIVERSITA Premessa e Fonte dati La conservazione della natura è oggi un tema di grande attualità che si inserisce anche nel dibattito sociale oltre che politico, economico ed ambientale. Essa rappresenta pertanto una azione responsabile e scientifica per una gestione compatibile delle risorse naturali, rinnovabili e non rinnovabili. E utile ricordare a tal proposito il lavoro del Comitato italiano dell Unione mondiale per la Conservazione della Natura (International Union for Conservation of Nature IUCN) ovvero influenzare, incoraggiare e assistere le società del mondo al fine di conservare l integrità e la diversità della natura e di assicurare che qualsiasi utilizzo delle risorse naturali sia equo ed ecologicamente sostenibile. Il concetto di conservazione della natura è certamente complesso e multidimensionale pertanto è particolarmente difficile definire degli indicatori adatti per l analisi, il monitoraggio e lo studio dell evoluzione del fenomeno. Così come per la pubblicazione del precedente Rapporto sullo Stato dell Ambiente, questo aggiornamento contiene una serie di indicatori scelti per definire la situazione a livello locale rispetto alla natura e biodiversità. La Provincia di Viterbo si estende per un area di circa di 3612 km², e comprende 60 comuni; rientra all interno della Tuscia Laziale, area che si estende a Nord di Roma tra il fiume Tevere e il Mar Tirreno. Il territorio provinciale racchiude una grande varietà di paesaggi determinati dall irregolarità dei suoi confini amministrativi, che raramente coincidono con i limiti naturali quali corsi d acqua, linee di spartiacque etc. e che vanno dalle pianure alluvionali della fascia costiera (Maremma Laziale) ai complessi vulcanici dell interno, che culminano nei 1053 m del Monte Cimino. Il territorio della Tuscia Laziale si sviluppa in massima parte su substrati vulcanici derivanti dall attività esplosiva di tre importanti complessi vulcanici: quello vulsino, dominato dalla vasta depressione lacustre di Bolsena, quello vicano con il lago di Vico in posizione centrale, e quello cimino subito a Sud-Est di Viterbo. Uno degli aspetti della qualità di un territorio è la naturalità del paesaggio, dove per naturalità si intende il grado di diversità ecologica e biologica dell ambiente. Tale indicatore è un utile strumento conoscitivo di base per monitorare gli effetti delle pressioni sul territorio da parte delle attività umane. E importante a tal proposito fare riferimento alla normativa dalla quale derivano le azioni di tutela. Rete Natura 2000 Natura 2000 è il nome che il Consiglio dei Ministri dell'unione Europea ha assegnato al sistema coordinato e coerente (una "rete") di aree presente nel territorio dell'unione e destinate alla conservazione della biodiversità ed in particolare alla tutela di una serie di habitat e di specie animali e vegetali di interesse comunitario (individuate dalla Direttiva 79/409/CEE "Uccelli e dalla Direttiva 92/43/CEE "Habitat ). La "rete" è composta da due tipi di aree: le Zone di Protezione Speciale (ZPS), previste dalla Direttiva "Uccelli, e i Siti di Importanza Comunitaria proposti (psic), previsti dalla Direttiva "Habitat Quadro normativo di riferimento DIRETTIVA 79/409/CEE "UCCELLI" del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici (art. 4) DIRETTIVA 92/43/CEE "HABITAT" del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. D.P.R. 8 SETTEMBRE 1997, N. 357 come modificato dal d.p.r. 12 marzo 2003, N. 120 ( Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche) 20

2 DM 17 ottobre 2007 (Criteri minimi per la definizione delle misure di conservazione relative alle ZSC e ZPS) D.G.R. N del 19 marzo 1996 Direttiva 92/43/CEE /HABITAT: approvazione della lista dei siti con valori di importanza comunitaria del Lazio ai fini dell inserimento nella rete ecologica europea Natura 2000". D.G.R. n del 2 agosto 2002 Approvazione delle linee guida per la redazione dei Piani di gestione e la regolamentazione sostenibile dei SIC e ZPZ (punto 1.4). D.G.R. n. 651 del 19 luglio 2005 Integrazione Deliberazione della Giunta Regionale n. 2146/96 (individuazione di nuove ZPS e/o ampliamento di ZPS esistenti) D.G.R. n. 534 del 4 agosto 2006 Definizione degli interventi non soggetti alla procedura di Valutazione di Incidenza D.G.R. n. 363 del 16 maggio 2008 Rete Europea Natura 2000: Misure di conservazione obbligatorie da applicarsi nelle ZPS D.G.R. n. 928 del 17 dicembre 2008: Modifiche alla DGR 363 concernente Rete Europea Natura 2000: Misure di conservazione obbligatorie da applicarsi nelle ZPS. D.M. 22/01/2009: modifica del DM 17/10/2007 concernente i criteri minimi uniformi per la definizione delle misure di conservazione relative alle ZSC e ZPS. Occorre inoltre citare la modifica alla DGR n. 533 del 4 agosto Rete Europea Natura 2000: misure di conservazione transitorie e obbligatorie da applicarsi nelle Zone di Protezione Speciale. Essa delibera alcune modifiche relative all Allegato A. Nello specifico esse riguardano: il punto 2 lettera d) in cui è specificato che a decorrere dalla stagione venatoria 2007/2008 è vietato l esercizio dell attività venatoria con cartuccia con bossoli in materiale plastico fatta eccezione per le zone umide nelle quali era invece vietato così come specificato alla lettere c) dello stesso punto. Ciò in considerazione di determinati aspetti legati anche alla sicurezza e all incolumità personale sollevati da alcune Associazioni venatorie, Associazioni e Gruppi di Ricerca in ambito venatorio. Alcune definizioni S.I.C. (Sito di Interesse Comunitario): area geograficamente definita che contribuisce a mantenere un habitat Naturale o una specie vegetale o animale. Per le specie animali che occupano ampi territori i psic corrispondono ai luoghi ove sono presenti elementi essenziali per la loro vita. Z.P.S. (Zona di Protezione Speciale): Territori idonei in numero e superficie alla conservazione di specie animali minacciate, rare, potenzialmente danneggiate da modifiche del loro habitat. HABITAT D INTERESSE COMUNITARIO: habitat che rischiano di scomparire, hanno un area ristretta, costituiscono esempi notevoli di una o più delle regioni biogeografiche. (questi habitat figurano nell Allegato I) SPECIE D INTERESSE COMUNITARIO: specie che sono in pericolo, sono vulnerabili, sono rare, sono endemiche. Fonte dati Le fonti consultate per la stesura del presente capitolo sono state reperite presso l Assessorato Ambiente della Provincia di Viterbo. I dati relativi al rischio incendi sono stati forniti dal Corpo Forestale dello Stato, Coordinamento Provinciale Viterbo elaborati dall ufficio Agenda 21. Rapporto sullo Stato delle province del Lazio 2008 UPI su dati Eures 21

3 Tabella di sintesi dei principali indicatori INDICATORI STATO TENDENZA NEL TEMPO Naturalità del territorio (S) Aree protette e siti di importanza comunitaria (R) Biodiversità e frammentazione ambientale (R) Rischio incendio boschivo (P) Superficie boscata distrutta dal fuoco Indicatori 2.1 Naturalità del territorio I fattori di pressione che agiscono sugli ambienti naturali sono determinati dalle attività umane e naturali e possono alterare anche profondamente il territorio nelle sue caratteristiche naturali. Tali pressioni incidono nel tempo nell impoverimento della biodiversità. Il Lazio ha una straordinaria diversità di ambienti naturali ed una straordinaria ricchezza di specie vegetali ed animali. La conservazione degli ambienti naturali è necessaria per la tutela degli equilibri ecologici e l analisi delle componenti ambientali e permette di definirne lo stato ambientale. Definizione dell indicatore e metodologia di calcolo L indicatore misura la naturalità del territorio provinciale. Evidenze riscontrate I dati sono stati rilevati dall Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio (Fonte INFC 2005 Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio. Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Ispettorato Generale - Corpo Forestale dello Stato. CRA - Istituto Sperimentale per l Assestamento Forestale e per l Alpicoltura) L avvio del nuovo Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio (INFC) è nel partito dopo uno studio preliminare dal CRA-ISAFA che ha delineato il percorso progettuale, organizzativo ed attuativo, volto a fornire, nei tempi previsti dagli accordi internazionali e in particolare dal Protocollo di Kyoto, le informazioni richieste al nostro Paese, sulla consistenza e lo stato delle foreste, informazioni che in Italia apparivano datate e insufficienti a fornire risposte efficaci alle rinnovate esigenze informative a livello nazionale e internazionale. Analogamente al primo inventario l INFC è stato realizzato dal personale del Corpo Forestale dello Stato, che ha coordinato e finanziato il progetto; il CRA-ISAFA, come responsabile della progettazione, ha curato gli aspetti tecnico-scientifici, la formazione del personale, l elaborazione e la presentazione dei risultati. Le stime di superficie Sulla base delle procedure di classificazione utilizzate, la superficie forestale complessiva è stata suddivisa secondo uno schema gerarchico a quattro livelli. 22

4 Il primo è costituito dalle due macrocategorie inventariali Bosco e Altre terre boscate, definite sulla base delle corrispondenti categorie FAO, che insieme costituiscono la superficie forestale complessiva. Al secondo livello, quello delle categorie inventariali, il Bosco viene ripartito in Boschi alti, Impianti di arboricoltura da legno e Aree temporaneamente prive di soprassuolo, mentre le Altre terre boscate sono suddivise nelle categorie inventariali denominate Boschi bassi, Boschi radi, Boscaglie e Arbusteti. Nell ambito della macrocategoria delle Altre terre boscate è stata convenzionalmente aggiunta una quinta classe, denominata Aree boscate inaccessibili o non classificate. Questa classe comprende tutti i punti di campionamento che, assegnati in prima fase alle aree boscate, non sono stati ulteriormente classificati in seconda fase perché non raggiungibili né descrivibili da lontano, o perché privi di informazioni attendibili a causa di limitazioni tecniche o procedurali. Ai livelli gerarchici inferiori, le aree forestali vengono classificate secondo 23 categorie forestali e oltre 90 sottocategorie forestali sulla base della specie o del gruppo di specie prevalente e, a livello di sottocategoria, di alcune caratteristiche biogeografiche e stazionali. Le stime di superficie si riferiscono all intero territorio nazionale e ai 21 distretti territoriali, le Regioni e le Province Autonome italiane, e si basano sui valori di estensione dei distretti territoriali ufficiali pubblicati dall ISTAT per il 2002, i più aggiornati disponibili al momento dell avvio delle prime fasi di progettazione del disegno inventariale. I dati riferiti al territorio provinciale di Viterbo di seguito riportati sono estratti dal rapporto INFC, Stime di superficie Fonte INFC 2005 Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio. Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Ispettorato Generale - Corpo Forestale dello Stato. CRA - Istituto Sperimentale per l Assestamento Forestale e per l Alpicoltura. Tab.2.1.1: Estensione delle macrocategorie e categorie inventariali nella provincia di Viterbo (dati dell Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio INFC. Stime effettuate nel 2005, dati pubblicati nell agosto 2008) Macrocategorie Inventariali Estensione Totale della macrocategoria Superficie (ha) ES (%) Bosco Altre terre boscate Totale Estensione Totale Categorie Inventariali della categoria Superficie ES (ha) (%) Boschi alti Impianti di arboricoltura da legno Aree temporaneamente prive di soprassuolo 0 Boschi bassi Boschi radi Boscaglie 0 - Arbusteti Aree boscate inaccessibili o non classificate

5 Tab : Estensione delle categorie forestali dei boschi alti nella provincia di Viterbo. (dati dell Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio INFC. Stime effettuate nel 2005, dati pubblicati nell agosto 2008) Estensione Totale della categoria Categorie Inventariali Superficie (ha) ES (%) Pinete di pino nero, laricio e loricato Pinete di pini mediterranei Altri boschi di conifere pure o miste Faggete Boschi a rovere, roverella e farnia Cerrete, boschi di farnetto, fragno, vallonea Castagneti Ostrieti, carpineti Boschi idrofili Altri boschi caducifogli Leccete Sugherete Altri boschi di latifoglie sempreverdi La gestione del patrimonio forestale di proprietà sia pubblica che collettiva nonché degli enti morali, in base alla normativa nazionale (R.D. n. 3267/23, art. 130) e regionale (L.R. n. 39/02, art. 17), deve essere effettuata sulla base di un Piano di Gestione ed Assestamento Forestale (PGAF o PAF). Come stabilito dall art.13 della suddetta Legge Regionale essi non devono avere una durata superire ai 15 anni e devono contenere almeno i seguenti elementi: obiettivi del piano; delimitazione e zonizzazione del patrimonio boschivo dell ente; documentazione cartografica; analisi della vegetazione; descrizione delle particelle forestali; determinazione della provvigione e della ripresa legnosa; piano degli interventi selvicolturali; modalità e tecniche di esercizio dell attività di utilizzazione forestale; piano della viabilità forestale (art. 41, comma 5, L.R. 39/02) e misure per il miglioramento della rete viaria forestale e per la salvaguardia del sistema idrografico esistente all interno del patrimonio boschivo; modalità di conservazione In provincia di Viterbo gli enti pubblici, collettivi e morali che per la gestione del proprio patrimonio boschivo hanno adottato un PAF ed avviato le procedure per la sua approvazione da parte della Regione Lazio, sono riportati nella seguente tabella. 24

6 Tab.2.13: Enti che hanno avviato un PAF Ente proprietario Comune Stato del procedimento di approvazione del piano UN. AGR. DI TARQUINIA Tarquinia Approvato ed esecutivo UN. AGR. DI VEJANO COMUNE DI RONCIGLIONE COMUNE DI BARBARANO ROMANO Vejano Ronciglione Barbarano Romano Adottato dall Ente proponente ma non approvato Approvato ed esecutivo FONDAZIONE FRATELLI AGOSTI Bagnoregio Approvato ed esecutivo UNIV. AGR. DI CIVITELLA D'AGLIANO Civitella D'agliano Approvato ed esecutivo COMUNE DI BLERA Blera Approvato ed esecutivo RIS. NATURALE SELVA DEL LAMONE Farnese Approvato ed esecutivo RISERVA NATURALE MONTE RUFENO COMUNE DI VILLA S. GIOVANNI IN TUSCIA Acquapendente Villa S. Giovanni in T. Approvato ed esecutivo Approvato ed esecutivo UN. AGR. DI GRAFFIGNANO Graffignano Approvato ed esecutivo UNIV. AGRARIA DI CHIA Soriano nel Cimino Approvato ed esecutivo COMUNE DI CANINO Canino Approvato ed esecutivo UN. AGR. DI CIVITELLA CESI Civitella Cesi Approvato ed esecutivo COM. DI SORIANO NEL CIMINO Soriano nel Adottato dall Ente proponente ma non Cimino approvato COMUNE DI MONTEROMANO Monteromano Adottato dall Ente proponente ma non approvato COMUNE DI FABRICA DI ROMA Fabrica Di R. scaduto ASBUC DI GROTTE S. STEFANO Viterbo - Grotte S. Stefano Approvato ed esecutivo COMUNE DI ARLENA DI CASTRO Arlena Di C. Approvato ed esecutivo COMUNE DI VALENTANO UN AGRARIA DI BASSANO ROMANO Valentano Bassano Romano Adottato dall Ente proponente ma non approvato Approvato ed esecutivo COMUNE DI BOLSENA Bolsena Adottato dall Ente proponente ma non approvato COMUNE DI PIANSANO Piansano Approvato ma non esecutivo COMUNE DI VITORCHIANO Vitorchiano Adottato dall Ente proponente ma non approvato COMUNE DI FALERIA Faleria Approvato ma non esecutivo UN. AGR. DI MONTEROMANO COMUNE. DI CAPRAROLA UN. AGRARIA DI ORIOLO ROMANO COMUNE DI NEPI COMUNE DI TUSCANIA COMUNE DI ISCHIA DI CASTRO Monteromano Caprarola Oriolo Romano Nepi Tuscania Ischia Di Castro Adottato dall Ente proponente ma non approvato Approvato solo per la porzione esterna alla Ris. Nat. Lago di Vico Adottato dall Ente proponente ma non approvato Adottato dall Ente proponente ma non approvato Adottato dall Ente proponente ma non approvato Adottato dall Ente proponente ma non approvato 25

7 2.2. Frequenza ed estensione degli incendi L estate del 2007 per molto tempo verrà ricordata come una delle più disastrose per gli incendi boschivi. L Italia, la Grecia, l Albania hanno avuto le conseguenze più gravi ma la piaga degli incendi boschivi, più in generale, colpisce indistintamente tutti i paesi dell area mediterranea. Ogni anno nel periodo estivo vengono distrutti migliaia e migliaia di ettari di boschi con un danno ambientale ma anche patrimoniale elevato a cui vanno aggiunti i costi per fronteggiare questo subdolo nemico che si nasconde in comportamenti superficiali e spesso intenzionali. E un problema che impegna risorse di tutti, mette a rischio a volte la vita di persone, animali e cose. Fino a qualche anno fa la principale causa degli incendi era legata allo sfruttamento dei suoli quando in effetti un bosco andato in fumo poteva diventare, l anno successivo terreno edificabile o pascolo per le greggi o altro ancora. Nel 2000 entra in vigore la Legge-quadro che all art.10 stabilisce che le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco, non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all incendio per almeno quindici anni. Essa prevede inoltre che le regioni formulino un Piano regionale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi I Comuni sul cui territorio si siano verificati incendi di aree boschive o a pascolo sono tenuti a censire tramite un apposito catasto, cosiddetto catasto degli incendi, le aree percorse dal fuoco ed a congelarle. La realizzazione del catasto degli incendi necessita di risorse, uomini e mezzi, e in molti casi gli enti locali nonne dispongono. Proprio per questo, in molti Comuni, quasi tutti, il catasto degli incendi boschivi non era mai stato istituito, almeno fino all estate appena passata. Il 2007 ha visto una situazione critica rispetto al numero di incendi che hanno colpito l Italia centromeridionale. Conseguentemente a ciò, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha dichiarato (27 luglio 2007) lo stato di emergenza, cui ha fatto seguito un ordinanza (O.P.C.M. n del 28 agosto 2007), con la quale ha nominato il Capo del Dipartimento della protezione civile quale Commissario delegato per il superamento del contesto emergenziale delle regioni Lazio, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Per superare l aspetto relativo alla carenza di risorse dei Comuni la normativa stabilisce che essi possono avvalersi del lavoro del Corpo Forestale dello Stato che dispone dei rilievi delle aree e li mantiene costantemente aggiornati. Tutti i Comuni interessati hanno ricevuto il materiale cartografico delle perimetrazioni degli incendi, i cosiddetti poligoni, e l elenco delle particelle catastali percorse dal fuoco. L elenco delle aree percorse dal fuoco deve essere esposto, per eventuali osservazioni, all albo pretorio comunale per un periodo di trenta giorni, trascorsi i quali valutate le eventuali osservazioni presentate, i Comuni approvano, entro ulteriori 60 giorni, gli elenchi definitivi e le relative perimetrazioni. A coadiuvare il Commissario delegato nel compito di effettuare la ricognizione dei Comuni tenuti a censire (ai sensi della legge n. 353/2000, art.10,c.2) i soprassuoli percorsi dal fuoco, l ordinanza (art.1, c.7) individua le figure dei soggetti attuatori identificandoli nei Presidenti delle Regioni, per il Lazio e la Campania e i diciannove Prefetti per la Sicilia, la Calabria e la Puglia. I dati così elaborati e certificati saranno quindi resi disponibili ai Comuni per il successivo accatastamento da parte dei comuni stessi. Va specificato che la 353/2000 sancisce l obbligo di provvedere al censimento per i soli Comuni i cui territori siano stati percorsi dal fuoco. Tuttavia sono diversi i Comuni che hanno voluto istituire con apposita delibera di giunta il catasto degli incendi pur in assenza degli stessi nominando un responsabile. Tra i comuni che al contrario sono tenuti all istituzione del catasto, possiamo dire che nel Lazio tutti i comuni hanno istituito il catasto delle aree percorse dal fuoco. C è da specificare inoltre che l ordinanza 3606 intervenuta nelle sole regioni Lazio, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia è intervenuta a seguito degli eventi gravi ed eccezionali verificatisi durante la stagione estiva 2007; tuttavia la normativa vigente in materia di incendi boschivi e catasto delle aree bruciate interessa, evidentemente, la totalità del territorio nazionale. 26

8 Gli incendi rappresentano un grave rischio per la conservazione del patrimonio naturale. Il patrimonio forestale costituisce un'immensa ricchezza per l'ambiente e l'economia, per l'equilibrio del territorio, per la conservazione della biodiversità e del paesaggio. Tuttavia ogni anno assistiamo all'incendio di ettari di bosco, molto spesso dovuto a cause dolose, legate alla speculazione edilizia, o all'incuria e alla disattenzione dell'uomo. Le conseguenze per l'equilibrio naturale sono gravissime e i tempi per il riassetto dell'ecosistema molto lunghi. Appare pertanto particolarmente importante operare sul fronte della previsione e prevenzione degli incendi prima ancora dell attività di contrasto diretto e spegnimento. Lo stesso regolamento della Commissione Europea n. 804/94 da attuazione ad un sistema comunitario di informazione sugli incendi denominato Base comune minima d informazioni sugli incendi boschivi. Esso prevede che ciascun incendio monitorato debba essere ascritto, in base alla sua origine presunta, in una delle quattro categorie di seguito riportate: incendio di origine ignota incendio di origine naturale incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza incendio di origine volontaria, ossia provocato con l intenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per motivi diversi. E possibile in tal modo migliorare le statistiche relative alle cause determinanti gli incendi boschivi, che, disaggregate per zone omogenee dal punto di vista amministrativo o territoriale, rielaborate e commentate, costituiscono le fondamenta per mettere in atto strategie di prevenzione e contrasto. A tal proposito occorre citare il lavoro fatto nel 2007 dall università della Tuscia di Viterbo sugli studi circa l identificazione e la dinamica delle cause scatenanti un incendio boschivo. La Convenzione stipulata tra la Direzione Generale delle Foreste e il Dipartimento di Scienze dell Ambiente Forestale e delle sue Risorse dell Università della Tuscia ha quindi l obiettivo di mettere a punto e diffondere una metodologia per la corretta determinazione delle cause d incendio. I risultati ottenuti sono di una maggiore capacità di lettura del fenomeno, una individuazione della specificità locale e, in alcuni casi, l individuazione diretta degli autori dei reati. L attività oggetto della Convenzione ha riguardato nello specifico la Liguria e la Calabria ed ha dimostrato una decisa efficacia, evidenziata dalla stretta correlazione tra la causa dell incendio e l individuazione dei sospettati. Le accresciute conoscenze circa le cause degli incendi possono quindi fornire un valido contributo alle attività di prevenzione, ed è quindi auspicabile che sulla base dei risultati preliminari, un necessario periodo di sperimentazione, integrazione e messa a punto, il metodo di determinazione possa essere diffuso a livello nazionale. La provincia di Viterbo ha un patrimonio ambientale importante da tutelare ed ha finora messo a punto una serie di attività anche di tipo formativo e di addestramento circa le attività previsione, prevenzione e spegnimento degli incendi boschivi rivolto agli operatori delle organizzazioni di volontariato della Protezione Civile. La Provincia di Viterbo infatti, coordina, attraverso una propria sala operativa di Protezione Civile, i 60 comuni per ridurre la probabilità del rischio incendio ed i conseguenti danni ambientali. Le operazioni di avvistamento incendio e primo intervento sono gestite principalmente da gruppi ed Associazioni di volontari, mentre la Comunità Montana Alta Tuscia Laziale (Acquapendente, Gradoli, Grotte di Castro, Latera, Onano, Proceno, San Lorenzo Nuovo, Valentano) e la Comunità Montana dei Monti Cimini (Canepina, Capranica, Caprarola, Carbognano, Ronciglione, Soriano nel Cimino, Vallerano, Vetralla, Vignanello, Vitorchiano) svolgono tale servizio direttamente per conto dei Comuni aderenti. Definizione dell indicatore e metodologia di calcolo L indicatore prende in considerazione la superficie boscata e non boscata percorsa dal fuoco nel periodo nel territorio provinciale, nonché il numero di incendi fornendo così un trend 27

9 evolutivo. In tal modo sarà possibile anche valutare la gestione delle attività di prevenzione in atto ed eventualmente apportare delle attività di miglioramento. Evidenze riscontrate Osservando i dati relativi ai grafici si può osservare una situazione critica nell anno 2007 quando si è registrato un numero elevato di incendi rispetto agli anni precedenti. Nella tabella seguente viene riportato il dato numerico del numero di incendi, della superficie boscata e non boscata percorsa dal fuoco nonché del totale riferito all intero territorio provinciale. Tab.2.2.1: Nr. incendi e Superficie percorsa da incendi 2006 VITERBO PROVINCIA Incendi Boscata Non boscata Totale Nr Ha ha ha 27 61, , ,9455 Di seguito vengono, invece, riportati i dati inerenti al numero di incendi e alla superficie boscata e non boscata percorsa nell anno 2006, 2007 e 2008 distinti per Comune (Tab , e 2.2.4) Tab : Nr. incendi e Superficie percorsa da incendi 2006 Comune Incendi Numero Boscata ha Superficie percorsa dal fuoco Non boscata ha Totale ha Bagnoregio 1 0,3419 0,6582 1,0001 Barbarano Romano 3 26, , ,7599 Bassano Romano 3 6,6085 5, ,2469 Bolsena 1 2,0349 1,5391 3,5740 Caprarola 1 6,4190 0,0000 6,4190 Civitella d Agliano 3 5, , ,5000 Gallese 3 0,8032 0,8734 1,6766 Gradoli 1 0,4521 0,3877 4,8398 Ischia di Castro 1 2, , ,2988 Nepi 2 5,8811 4, ,5810 Oriolo Romano 1 1,0922 0,9907 2,0829 Orte 2 0,2657 0,3347 0,6004 Tarquinia 0 0,4681 0,0000 0,4681 Vasanello 1 0,3676 0,0000 0,3676 Vetralla 1 2,7905 0,2409 3,0314 Vitorchiano 1 0,7271 0,0000 0,7271 TOTALE PROVINCIALE 27 61, , ,9455 Fonte: Corpo Forestale dello Stato Coordinamento Provinciale di Viterbo 28

10 Tab : Nr. incendi e Superficie percorsa da incendi 2007 Comune Incendi Superficie percorsa dal fuoco Numero Boscata ha Non boscata ha Totale ha Acquapendente 2 2, , ,7438 Bagnoregio 1 8,5904 9, ,8161 Bassano Romano 4 6,2807 0,6123 6,8930 Bomarzo 1 3,7110 5,3994 9,1104 Canepina 6 4,2064 0,8263 5,0327 Capranica 2 6,4106 2,4846 8,8952 Caprarola 1 0,1099 0,0000 0,1099 Carbognano 1 0,5794 0,0000 0,5794 Castel sant Elia 1 5,0607 1,7606 6,8213 Civita Castellana 1 0,6227 8, ,7436 Corchiano 1 0,3276 0,0000 0,3276 Faleria 2 3,6770 3,7468 7,4238 Gallese 1 1,0406 0,0000 1,0406 Graffignano 2 5,6667 0,9831 6,6498 Latera 1 0,7743 5,0110 5,7853 Monte Romano 2 0, , ,0631 Monterosi 0 0, , ,3077 Nepi 5 34, , ,7996 Oriolo Romano 1 63,3512 7, ,6710 Orte 2 31, , ,2577 Proceno 1 6, , ,5648 Soriano nel cimino 9 15,5398 1, ,5996 Tarquinia 6 16, , ,9523 Tuscania 9 26, , ,2222 Valentano 1 4,8598 1,4807 6,3405 Vallerano 3 1,1959 0,2744 1,4703 Vasanello 2 2,8861 0,0000 2,8861 Vejano 1 1,0257 0,4332 1,4589 Vetralla 1 4,8615 0,7068 5,5683 Vitorchiano 0 0,1289 0,0000 0,1289 TOTALE , , ,6533 Fonte: Corpo Forestale dello Stato Coordinamento Provinciale di Viterbo Tab : Nr. incendi e Superficie percorsa da incendi 2008 Comune Incendi Superficie percorsa dal fuoco Numero Boscata ha Non boscata ha Totale ha Bassano Romano 2 5, ,6679 Bolsena 1 0, Bomarzo 3 4,6151 4, Canepina 6 7, ,4942 Capranica 2 20, ,0961 Castel sant Elia 1 0, ,2628 Cellere 1 1, ,858 28,2992 Faleria 2 0,4642 2,1237 2,5879 Gallese 3 2,1231 1,0536 3,1767 Graffignano 1 2, ,2102 Monte Romano 1 0, , ,118 Nepi 1 0, , ,94 Oriolo Romano 1 0, ,4051 Orte 1 0, ,0939 Soriano nel cimino 3 1, ,04848 Sutri 1 1,8683 3,1453 5,0136 Tarquinia 1 43, , ,8562 Tuscania 2 3, , ,6597 Vejano 2 0,8717 0,7069 1,5786 Viterbo 6 12, , ,6061 TOTALE , , ,4081 Fonte: Corpo Forestale dello Stato Coordinamento Provinciale di Viterbo 29

11 Fig : Trend della situazione nr. Incendi e Totale ha interessati da incendi , , , , , , N. incendi Totale ha interessati Fonte: Corpo Forestale dello Stato Comando Provinciale di Viterbo E interessante notare come ad una situazione a livello provinciale che mostra un trend positivo nel periodo con una diminuzione degli incendi, faccia seguito un anno decisamente nero e non soltanto nella provincia di Viterbo ma nell intero territorioo laziale in cui si sono verificatii incendi anche di proporzioni importanti. Il 2008 ha visto invece una nuova diminuzione degli incendi sia come numero che come superficie. Tuttaviaa il dato mostra ancoraa una situazione critica per la quale è necessaria una costante attenzione. Negativa appare anche la situazione a livello nazionale che mostra dei valori decisamente e sconcertanti. A livello regionale, invece, occorre dire che la provincia meno colpita, anche se con valori di molto superiori a quelli degli ultimi anni, è proprio quella di Viterbo che mostra anche un minore incremento sul fronte del numero di incendi per ettari di terreno bruciato. Fig.2.2.2: Situazione incendi a livello regionale (2007) FROSINONE LATINA ROMA RIETI VITERBO Nr Comuni Fonte: Comunicato stampa Legambiente Lazio HA bruciati Superficie boscata distrutta dal fuoco Fare una stima della superficiee distrutta dal fuoco rispetto alla superficie boscata dell intero territorio provinciale, è particolarmente importante in quanto permette di stimare l entità del problema. Gli incendi boschivi rappresentano una minacciaa particolarmente importane al patrimonioo naturale di un territorio. Distruggere interi ettari di bosco significa privare quel territorioo di quella risorsa per molti anni, il tempo della naturale rigenerazione. In molti casi questo tempo è molto lungo e può significare investimenti economici elevati ma anche e soprattutto al perdita certa 30

12 della biodiversità. Anche in questo caso, come in altri, appare fondamentale l attività di prevenzione sul territorio e l uso sempre più diffuso di tecnologie in grado di ottimizzare le azioni di contenimento dei danni causati. Definizione dell indicatore e metodologia di calcolo L indicatore definisce la percentuale di superficie boscata distrutta rispetto all intera superficie comunale boscata. Il dato si riferisce all anno 2007 e 2008 ai comuni in cui si sono verificati incendi basandosi sul dato relativo alla superficie boscata comunale disponibile. Fig.2.3.1: Percentuale percorsa dal fuoco/superficie boscata comunale 2007 Comune Superficie Boscata comunale ha Superficie percorsa dal fuoco Boscata ha % superficie percorsa dal fuoco/superficie boscata tot Acquapendente ,9457 0,04 Bagnoregio ,5904 0,43 Bassano Romano 383 6,2807 1,63 Bomarzo ,7110 0,30 Canepina ,2064 0,29 Capranica 853 6,4106 0,75 Caprarola ,1099 0,006 Carbognano 252 0,5794 0,23 Castel Sant Elia 853 5,0607 0,6 Civita Castellana ,6227 0,05 Corchiano 363 0,3276 0,09 Faleria 776 3,6770 0,48 Gallese 710 1,0406 0,15 Graffignano 595 5,6667 0,95 Latera 658 0,7743 0,12 Monte Romano ,9638 0,03 Monterosi 100 0,5000 0,5 Nepi ,4905 2,43 Oriolo Romano , ,23 Orte ,3481 1,78 Proceno 559 6,1792 1,10 Soriano nel Cimino ,5398 0,60 Tarquinia ,7468 0,46 Tuscania , ,15 Valentano 709 4,8598 0,68 Vallerano 543 1,1959 0,22 Vasanello 857 2,8861 0,33 Vejano ,0257 0,05 Vetralla ,8615 0,15 Vitorchiano 944 0,1289 0,01 Fonte: Elaborazione Ufficio A21 su dati Corpo Forestale dello Stato 31

13 Fig.2.3.1: Percentuale percorsa dal fuoco/superficie boscata comunale 2008 Comune Superficie Boscata comunale ha Superficie percorsa dal fuoco Boscata ha % superficie percorsa dal fuoco/superficie boscata tot Bassano Romano 383 5,6679 1,47 Bolsena 898 0,0781 0,008 Bomarzo ,6151 0,37 Canepina ,4942 0,59 Capranica ,0961 2,35 Castel Sant Elia 853 0,2628 0,03 Cellere 640 1,4412 0,22 Faleria 776 0,4642 0,05 Gallese 710 2,1231 0,29 Graffignano 595 2,2102 0,37 Monte Romano ,8769 0,03 Nepi ,2584 0,01 Oriolo Romano 619 0,4051 0,06 Orte ,0939 0,005 Soriano nel Cimino ,0448 0,04 Sutri ,8683 0,13 Tarquinia ,1645 1,18 Tuscania ,0483 0,13 Vejano ,8717 0,04 Viterbo ,2304 0,16 Fonte: Elaborazione Ufficio A21 su dati Corpo Forestale dello Stato 2.4 Estensione di aree protette e siti di importanza comunitaria Nel 2007 Il Sistema delle aree protette della Regione Lazio ha compiuto trent anni. E infatti del 1977 la prima legge quadro che stabilì le linee guida per l istituzione di Parchi e Riserve Naturali nella Regione. Nel Lazio oggi le aree più importanti per la conservazione della biodiversità godono tutte di qualche forma di tutela, sotto forma di riserva o parchi naturali, SIC o ZPS. Tuttavia nonostante ciò tali aree sono territori estremamente vulnerabili e necessitano di politiche di conservazione efficaci. In particolare occorre garantire politiche di gestione idonee che siano in gado di preservare tali aree e non ostacolarne la crescita. Ciò può avvenire anche grazie ad una migliore strutturazione degli Enti. Mantenere l identità dei diversi ecosistemi, la conservazione degli habitat e garantire la protezione delle specie vegetali e animali, significa realizzare l obiettivo primario dell umanità ovvero assicurare la qualità dell ambiente in cui viviamo. Definizione dell indicatore e metodologia di calcolo L indicatore misura l estensione della superficie terrestre o marina tutelata dalla normativa nazionale o regionale e la sua percentuale rispetto al territorio provinciale. Il valore ambientale ed ecologico complessivo è invece determinato dal numero ed estensione dei Siti d Importanza Comunitaria (SIC). Evidenze riscontrate Il territorio provinciale presenta un territorio estremamente ricco di risorse naturali la cui salvaguardia attraverso una corretta gestione appare necessaria per garantire uno sviluppo economico e sociale equilibrato e sostenibile. 32

14 Nel territorio provinciale ricadono tre dei 13 Parchi Regionali del Lazio che complessivamente a livello regionale, ricoprono una superficie di ettari come si può vedere nella tabella seguente Tab.2.4.1: Parchi regionali del Lazio Provincia Superficie in ettari Monti Aurunci Latina Frosinone Monti Simbruini Frosinone Roma Riviera di Ulisse Latina 514 Aguzzano Roma 60 Monti Lucretili Roma Appia Antica Roma Castelli Romani Roma Inviolata Roma 535 Pineto Roma 243 Veio Roma Bracciano e Martignano Roma Viterbo Antichissima città di Sutri Viterbo 7 Marturanum Viterbo Totale Lazio Fonte: Rapporto sullo Stato delle province del Lazio 2008 UPI su dati Eures Oltre ai Parchi, nel territorio provinciale sono presenti 6 Riserve Naturali definite dalla Legg 39/91, come aree terrestri, fluviali, lacustri o marine che contengono una o più specie naturalisticamente rilevanti della fauna e della flora, ovvero presentino uno o più ecosistemi importanti per la diversità biologica o per la conservazione delle risorse genetiche : Salina di Tarquinia Lago di Vico Monte Casoli di Bomarzo Monte Rufeno Selva del Lamone Tuscania Complessivamente le aree occupano una superficie totale di ettari. Vi sono inoltre 2 aree protette che coprono complessivamente ettari che sono: Oasi di Vulci Pian Sant Angelo Nel corso dell anno 2008 la Regione Lazio ha istituito due riserve naturali. Con la Legge regionale 24 dicembre 2008, n. 23 viene istituita la riserva naturale regionale, d interesse provinciale, Valle dell Arcionello che comprende parte del territorio del comune di Viterbo. L intervento legislativo mira, in particolare, alla conservazione e alla valorizzazione delle risorse naturali e culturali presenti nel territorio, allo sviluppo economico e sociale delle popolazioni locali, attraverso la promozione delle attività economiche compatibili, nonché alla valorizzazione di elementi di interesse storico-culturale al fine di promuoverne la fruizione. La gestione della riserva è affidata alla Provincia di Viterbo che provvede ad adottare, previo parere degli enti locali, i relativi strumenti di gestione, il bilancio e il rendiconto, secondo criteri e modalità indicati dalla legge regionale 29/97 di riferimento in materia di aree naturali protette. Alla 33

15 medesima normativa la legge rinvia, altresì, per quanto riguarda la sorveglianza, le sanzioni e le misure di salvaguardia, precisando, in riferimento a quest ultimo aspetto, che all interno del perimetro della riserva l attività venatoria è vietata, fatti salvi eventuali prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici, effettuati nel rispetto della normativa vigente. La perimetrazione dell area della Riserva naturale regionale Valle dell'arcionello parte dal ponte sul Fosso Luparo ad est del centro abitato di Viterbo, il confine della Riserva volta in senso orario fino a includere le aree a nord-est e poi attestarsi sulla Strada Palanzana. Da qui prosegue costeggiando la suddetta strada fino ad arrivare in località Palazzo Vescovile. Quindi il perimetro prosegue verso il Monastero dei Cappuccini e volta a nord fino a giungere a ridosso del Fosso della Palanzana, in località La Palanzanella. Seguendo l'andamento sinuoso del corso d'acqua, in direzione est, prosegue poi fino a giungere in località Grottone. Da qui il perimetro volta a ovest costeggiando i lotti agricoli posti in località Grottone e prosegue poi a sud fino ad arrivare sulla strada provinciale Cimino. Costeggiando tale strada in direzione ovest, il confine passa a nord della località Ontaneto e volge ad est fino a giungere a ridosso del Fosso Luparo. Segue quindi l'andamento sinuoso del corso d'acqua in direzione nord-ovest fino ad attestarsi sulla strada Monte Pizzo, costeggiandola in direzione nord-ovest fino a ricongiungersi con il centro abitato di Viterbo. Da qui il perimetro prosegue attestandosi su Via Belluno e raccordandosi infine con il limite rappresentato dal ponte sul Fosso Luparo. Complessivamente si tratta di un area periurbana, individuabile attraverso confini riconoscibili, di circa 390 ettari. Legge regionale 24 dicembre 2008, n. 24 istituisce la riserva naturale lago di Vico, nell ambito del sistema delle aree naturali protette del Lazio, di interesse regionale. La riserva comprende parte dei territori dei comuni di Caprarola e di Ronciglione e quelli della riserva naturale parziale Lago di Vico, già istituita con la legge regionale n. 47 del La gestione della riserva naturale è affidata 34

16 all ente regionale di diritto pubblico Monti Cimini - riserva naturale lago di Vico, di nuova istituzione. Dalla data di insediamento del Consiglio direttivo del nuovo ente regionale cessa la gestione della riserva naturale parziale Lago di Vico da parte del comune di Caprarola. La Giunta regionale, sulla base di una ricognizione effettuata dal comune medesimo, attribuisce al nuovo ente regionale la titolarità delle risorse patrimoniali, finanziarie e umane e di ogni altro rapporto giuridico. La perimetrazione della nuova Riserva Naturale Lago di Vico parte dal confine della Riserva, individuato dalla L.R. 47/1982, dal punto a quota circa 910 m slm del Monte Fogliano, si scende verso sud lungo il confine del comune di Ronciglione fino all'intersezione con la strada, in località "Ponte del Tesoro". Il perimetro prosegue lungo la stessa attraversando la località "Bosco Macchia Grossa" e raggiunge l'intersezione posta a quota 637,0 m ove piega verso est sempre lungo la strada fino al quadrivio a quota 616,0 m presso Casaletto. Da qui segue il tracciato della Strada provinciale" Poggio Cavaliere", correndo a nord delle località "le Cacchiere" e "la Fontanaccia". Presso "Coste di Vico", il perimetro si distacca dalla strada per seguire il limite della vegetazione verso il lago, passando a nord dell'insediamento di Poggio Cavaliere. A est del suddetto insediamento, il perimetro ritorna a correre lungo il tracciato stradale verso est fino all'intersezione con la Strada Provinciale Cimina a quota 546,4 m. La linea del confine volge poi verso nord lungo la stessa Strada Provinciale Cimina fino a ricongiungersi con l'esistente confine della Riserva Naturale in località "Cappello di Prete", presso il bivio con la Strada Provinciale Lago di Vico. L articolo 3 della Legge regionale del 6 ottobre 1997, n.29 delinea gli obiettivi fondamentali del Sistema regionale della aree naturali protette, tra cui la promozione del turismo sostenibile e delle attività ad esso connesse. In questa direzione è orientato il programma Rete degli Eco-alberghi finalizzato a promuovere una rete di strutture ricettive ecosostenibili, articolata in maniera omogenea rispetto al sistema delle aree protette della regione e caratterizzata da parametri qualitativi coerenti, anche attraverso l impiego di risorse finanziarie e immobili pubblici. Il 35

17 programma è stato avviato nel 2004 in forma sperimentale. Si è partiti da una ricognizione degli immobili, seguita da una fase di progettazione delle ristrutturazioni, a cura degli enti di gestione delle aree protette. Nel 2005 la Regione Lazio ha finanziato i primi undici interventi, nell ambito del 3 Accordo integrativo dell APQ Aree sensibili: parchi e riserve, sottoscritto nel 2005 dal ministero dell Ambiente e Tutela del Territorio, dal ministero dell Economia e delle Finanze, dalla Regione e dal Docup, il Documento unico di programmazione Obiettivo2 Lazio Tra le strutture finanziate vi sono: Casale alle Noci, Riserva di Monte Casoli in località Collevalle, nella campagna viterbese; Saline di Tarquinia, Complesso di archeologia industriale, con centro salute per trattamenti di fangoterapia e talassoterapia; Nel 2008 la Giunta Regionale ha stanziato 29 Mln di euro per finanziare "progetti strutturati" di valorizzazione nei Parchi e nelle Riserve del Lazio, con 14 Mln di euro di fondi POR - FESR Lazio e 15 Mln di euro di risorse finanziarie regionali. Tali risorse serviranno a realizzare tre tipi distinti di interventi di valorizzazione di aree ambientali delle aree protette: gli itinerari storico religiosi (via Francigena), le vie d'acqua lacustri e fluviali e i percorsi naturalistici. Obiettivo degli interventi è quello di promuovere uno sviluppo turistico sostenibile e rispettoso dell'ambiente, in grado di promuovere anche l'occupazione sul territorio. Le aree interessate dal provvedimento anche le Riserve Regionali: Lago di Vico, Monte Rufeno, Selva del Lamone, Valle del Treja. La Provincia di Viterbo gestisce in forma diretta ai sensi del Testo Unico delle leggi sull ordinamento degli Enti Locali le due riserve naturali regionali di Tuscania e di Monte Casoli di Bomarzo istituite con leggi regionali rispettivamente 29/97 e 30/99. La Provincia è Ente gestore delle due riserve ed è competente al rilascio di nulla osta per interventi di impianti ed opere all interno delle aree naturali protette di Tuscania e Monte Casoli di Bomarzo, oltre a ciò svolge anche attività informative, istruttive, divulgative e di normazione. Nell anno 2007 è stato organizzato un corso in collaborazione con l Agenzia Regionale Parchi, sulle tecniche di conduzione di visite guidate ed attività educative in ambito escursionistico per le RR.NN. di Tuscania e di Monte Casoli di Bomarzo. Al termine del corso è stato istituito l Elenco Ufficiale degli accompagnatori escursionistici delle Riserve Naturali di Tuscania e di Monte Casoli di Bomarzo a cui sono stati iscritti i 30 frequentatori del corso muniti dell attestato finale. Tale elenco è disponibile presso il sito internet della Provincia e pubblicato su vari siti di settore. Gli accompagnatori escursionistici sono stati coinvolti nelle attività di educazione ambientale e di visite guidate nelle due Riserve E stata sottoscritta una convenzione con l azienda agricola Caponetti ubicata all interno della riserva naturale di Tuscania, in virtù della quale l azienda mette a disposizione della Provincia di Viterbo parte dei suoi terreni per la realizzazione di sentieri natura e ne consente l accesso ai visitatori. Alla Provincia spetta il compito di realizzazione dei sentieri e della relativa manutenzione. L obiettivo è di poter offrire ad eventuale utenti sentieri naturalistici rappresentativi degli habitat e degli aspetti naturalistici della riserva. L azienda in questione è stata l unica sensibile alle problematiche ambientali ed al turismo naturalistico. Ad oggi la riserva non offre alcun sentiero natura, dato che l intero territorio si estende su terreni privati. A seguito della convenzione è stato redatto un progetto per i sentieri natura, che ha già ottenuto il nulla osta della Soprintendenza ai Beni Archeologici dell Etruria Meridionale ed il permesso di costruire del Comune di Tuscania, è attualmente in fase di cantierizzazione. La Provincia ha partecipato al programma dell Agenzia Regionale Parchi della Regione Lazio Giorniverdi organizzando 8 escursioni nei periodi primaverili ed autunnali nelle due Riserve. 36

18 Attraverso un organizzazione onlus composta da accompagnatori escursionistici formati dalla Provincia si è estesa, nel periodo estivo ed autunnale, l apertura dei centri visita delle due riserve. Con deliberazione n. 43 il Consiglio Provinciale ha approvato all unanimità il Regolamento per il trasporto di armi e l introduzione di mezzi di cattura faunistica all interno delle RR. NN. di Tuscania e di Monte Casoli di Bomarzo. Il regolamento è stato redatto dopo consultazione delle Associazioni Venatorie Provinciali e locali e dopo ulteriore coinvolgimento della la Consulta Provinciale per le Aree Protette e della Commissione ambiente. Il Regolamento è stato trasmesso alle Associazioni Venatorie nazionali, regionali e provinciali; inviato alle Province del Lazio e a quelle delle Regioni limitrofe, è stato pubblicato sul sito internet dell Amministrazione e pubblicato agli Albi della Provincia e dei Comuni interessati. Di esso ne è stata fatta ampia diffusione per mezzo della stampa, sia cartacea che on line. Sulla scorta delle indicazioni del regolamento è stato possibile rilasciare le autorizzazioni necessarie ad attraversare con le armi le due Riserve ai sensi della legge quadro sulle aree protette 394/91, ad oggi sono state rilasciate complessivamente 105 autorizzazioni, di cui 61 relativamente alla Riserva di Monte Casoli di Bomarzo e 44 a quella di Tuscania. Rientra tra le attività svolte dall ufficio aree protette la promozione delle due riserve e delle loro offerte turistiche e peculiarità naturalistiche, a tal fine nei giorni 13,14,15 luglio ha aderito e partecipato, alla manifestazione Naturalmente bio organizzata dalla Riserva Naturale Monterano a Canale Monterano (RM), allestendo uno apposito stand divulgativo. Analoga partecipazione alla manifestazione organizzata dalla Regione Lazio Ecofest tenutasi a Roma all interno di Villa Borghese nei giorni 27, 28 e 29 settembre. E stato realizzato nei mesi di marzo aprile maggio, un progetto di educazione ambientale nelle scuole medie di Tuscania e Bomarzo attraverso lezioni frontali in classe a cui sono seguite esercitazioni ed escursioni guidate presso le riserve stesse. Al contempo sono stati presentati alla Regione Lazio ipotesi di intervento per interventi mirati alla tutela del patrimonio idrico ed alla salvaguardia della biodiversità oltre al recupero e conservazione del patrimonio storico culturale. Tra le proposte riguardanti la Riserva Naturale di Monte Casoli: miglioramento dei percorsi naturalistici, collegamento del Parco Mostri con il centro informativo Riserva Naturale, realizzazione di una pavimentazione ecologica, realizzazione di un centro di educazione ambientale, di un centro di ricerca e didattica inerente la biodiversità della zona, potenziamento delle strutture ricettive ed informative. Per Tuscania, al fine di preservare le acque del fiume Marta, sono state avanzate proposte di intervento finanziabili per il potenziamento del depuratore comunale, per la separazione delle acque bianche dalle acque nere. Altri interventi prevedono l acquisizione di un vecchio mulino in stato di abbandono situato lungo il sentiero Moletta e la sua ristrutturazione e valorizzazione da adibire a centro visite didattico informativo all interno della Riserva Naturale; il ripristino e l implementazione di percorsi storico-naturalistici nel territorio della Riserva, per la realizzazione di lavori di recupero di ex acquedotto comunale da adibire a sede della Riserva stessa. La gestione delle due Riserve ha visto nell anno anche il rilascio di 20 Nulla Osta preventivi per interventi antropici ( autorizzazioni, concessioni ecc.) nelle Riserve come richiesto dalla legge quadro sulle aree protette 349/91 e dalla legge della Regione Lazio 6 ottobre 1997 n. 29. Le strategie per la conservazione delle emergenze naturalistiche nei SIC/ZPS La Provincia di Viterbo, di concerto con la Regione Lazio, il Ministero dell Ambiente e in attuazione delle Direttive Comunitarie in materia, nell ambito di una condivisa politica ambientale 37

19 per perseguire la conservazione delle specie e degli habitat nei SIC/ZPS, sta operando da alcuni anni attraverso due tipologie di azioni distinte: FASE I - PIANIFICAZIONE: redazione dei Piani di Gestione specifici per ogni singolo SIC/ZPS delle misure di conservazione in base alle proprie peculiarità e dei Piani per la Rete Ecologica; FASE II - INTERVENTI: realizzazione di interventi volti a favorire la conservazione e/o il ripristino di condizioni ambientali ed ecologiche favorevoli alla presenza e conservazione delle specie della flora e della fauna e degli habitat che risultano minacciati; Pianificazione La presenza di un SIC/ZPS impone l obbligo al rispetto dei divieti di cui alle Misure di conservazione obbligatorie nelle ZPS approvate con D.G.R. n. 363 del 16 maggio 2008; inoltre in queste aree tutti sono tenuti al mantenimento in uno stato di conservazione adeguato degli habitat e delle specie per cui il sito è stato individuato ed alla realizzazione della valutazione di incidenza per gli interventi e i piani che posso interferire con la conservazione; in altre parole nella gestione di un sito Natura 2000 bisogna perseguire la salvaguardia dell'efficienza e della funzionalità ecologica di habitat e/o specie per le quali il sito è stato istituito, Il Piano di Gestione di un SIC/ZPS è uno strumento operativo che intende disciplinare gli usi del territorio al fine di conservare gli habitat e le specie che hanno determinato l'individuazione del psic/zps: Aggiorna lo stato di conservazione di specie e habitat Individua le criticità e le cause di stress per il SIC/ZPS Individua azioni e interventi di conservazione necessari al loro mantenimento e/o ripristino, pur in presenza di attività umane. Un aspetto a cui si deve prestare particolare attenzione nella pianificazione della Rete Natura 2000 è la consultazione dei soggetti interessati dal Piano. Il coinvolgimento della popolazione è infatti ritenuto un punto irrinunciabile della filosofia dell'unione Europea in tema di conservazione e sviluppo sostenibile locale. Da un punto di vista "urbanistico" il Piano di Gestione non è attualmente uno strumento riconosciuto dalla normativa vigente (al contrario di un Piano di Parco). Le indicazione del Ministero dell'ambiente e del territorio e la raccomandazione della Regione Lazio, sono quelle di far sì che le previsioni e le norme attuative dei Piani di Gestione vengano assorbite dagli strumenti di pianificazione ordinari vigenti e maggiormente appropriati. Il D.P.R. n. 357/1997 individua nelle Regioni gli enti responsabili della gestione delle aree della Rete Natura Ad oggi, per quasi tutti i SIC/ZPS del territorio laziale, si dispone del Piano di Gestione adottato dall ente incaricato della sua redazione ma non ancora approvato dalla Regione; pertanto questi documenti costituiscono al momento attuale, fondamentali strumenti per la conoscenza del territorio e rappresentano le linee guida per una gestione sostenibile di tali aree pur non avendo ancora valore cogente. Il Piano/Programma per la Rete Ecologica è uno strumento conoscitivo che intende tutelare la Biodiversità attraverso la valutazione della frammentazione degli ambienti naturali e l individuazione delle strategie da mettere in atto per risolvere le criticità evidenziate. La frammentazione può portare alla perdita di biodiversità con effetti sulla fauna, sulla vegetazione, sulle funzioni ecosistemiche negli ambienti coinvolti. Il processo di frammentazione ambientale è un fenomeno di origine antropica, che genera una progressiva riduzione della superficie degli ambienti naturali e un aumento del loro isolamento. L espansione dei centri abitati e la realizzazione di reti infrastrutturali tecnologiche e di trasporto, costituiscono un importante elemento di trasformazione del paesaggio e di frammentazione degli ambienti naturali poiché 38

20 introducono delle forti discontinuità e spesso divengono delle barriere difficilmente superabili per la fauna presente. Gli interventi finalizzati alla conservazione di specie ed habitat realizzati dalla Provincia sono quelli che discendono dall attività di analisi e pianificazione e che sono diretti a superare le criticità per la conservazione delle specie e degli habitat nelle aree Natura 2000 che sono stati rilevati negli studi e monitoraggi propedeutici ai Piani. Aggiornamento contesto della Rete Natura 2000 nella Provincia di Viterbo Rispetto a quanto pubblicato sull argomento nei precedenti Rapporti sullo Stato dell Ambiente, va prima di tutto segnalato che in Provincia di Viterbo, ai 47 siti individuati tra psic e ZPS per un totale di circa ha, vanno aggiunte due nuove ZPS. Tab : Nuove ZPS istituite nella Provincia di Viterbo CODICE NOME DEL SITO COMUNI INTERESSATI DEL SITO IT Comprensorio Tolfetano-Cerite- Manziate Barbarano R., Blera, Monteromano, Oriolo R., Tarquinia, Vejano IT Comprensorio Bracciano-Martignano Bassano R., Monterosi, Nepi, Oriolo R., Sutri La Regione Lazio alla fine del 2005 con D.G.R. n. 651/05 ha designato i nuovi siti e ampliamenti e il Ministero dell Ambiente li ha approvati comunicando alla Commissione Europea la proposta e i relativi Formulari Standard di identificazione. Fig : Localizzazione aggiornata delle aree SIC e ZPS della Provincia di Viterbo Grazie all impegno della Regione Lazio che ha messo ha disposizione i fondi necessari molti enti (Provincia, Comuni, Parchi) sono stati coinvolti nella redazione dei Piani di Gestione di SIC/ZPS del territorio provinciale. Nella tabella seguente è riportato il quadro aggiornato dei Piani di Gestione redatti. 39

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