Produrre latte e formaggi in alpeggio: dilemmi tecnici e visioni sociali

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1 Produrre latte e formaggi in alpeggio: dilemmi tecnici e visioni sociali Michele Corti (Pubblicato in : Caseus, a VIII, 2003, n. 6, pp ) Nelle regioni dell Arco Alpino il numero delle alpi pascolive dove il latte viene lavorato sul posto era stimato nel 2001 pari a La dimensione di questa realtà fa sì che in molte valli e comprensori alpini, specie in quelli non interessati dai flussi del turismo di massa, la presenza degli alpeggi rappresenti un importante risorsa grazie alla possibilità di catalizzare l interesse di un segmento del mercato turistico in forte crescita, interessato ad unire motivi naturalistici, culturali e gastronomici. Nell estate 2003 migliaia di turisti hanno partecipato ad iniziative del tipo Andar per malghe (Tn), Alpages ouvert (Ao), Alpeggi aperti (To), Malghe e caseifici aperti (Vi) oltre ad una serie di altre sorte per iniziativa locale nelle Alpi Lombarde, nelle valli del Cuneense e della Carnia e si delinea lo sviluppo di un movimento di turismo dell alpeggio. 2 Il percorso verso la valorizzazione multifunzionale dell alpeggio non è, però, esente da contraddizioni. Ci sono sul tappeto dei dilemmi tecnici che assumono rilevanza culturale e sociale, la cui discussione non dovrebbe rimanere confinata nell ambito degli addetti ai lavori, ma coinvolgere tutti coloro che si interessano dell alpeggio, a cominciare da chi si occupa a vario titolo di prodotti caseari di qualità specifica. Diversità di visioni Al di là dell indubbio rilancio di interesse e di consenso che l alpeggio ha conosciuto negli ultimi anni, si deve osservare come i punti di vista sul suo ruolo nell ambito dell economia agricola e dello sviluppo rurale, siano largamente divergenti. Essi possono essere riassunti nella Tab. 1 dove, al di là dell inevitabile schematicità, ci cerca di rendere esplicite le posizioni in campo. Tab. 1 Due modi di porsi di fronte ai problemi dell alpeggio Alpeggio come variabile dipendente Alpeggio come variabile indipendente L alpeggio deve adattarsi alle esigenze delle aziende L alpeggio deve essere mantenuto perché consente zootecniche moderne di montagna che, sotto la pressione di ottenere produzioni di eccellenza, perché dei fattori economici e al fine di garantire il reddito dell imprenditore, non possono fare a meno di puntare l abbandono comporta una riduzione della sull intensificazione produttiva, la specializzazione, biodiversità, del valore estetico del paesaggio, l introduzione di tecnologie e saperi esperti. della fruibilità turistica e un aumento dei rischi di eventi catastrofici, perché rappresenta un valore simbolico per le comunità alpine e un patrimonio storico-culturale per tutti Al fine di mantenere produzioni elevate e di non compromettere le condizioni fisiologiche delle bovine/macchine-da-latte si devono comunque garantire con alimenti supplementari al pascolo gli elevati livelli di fabbisogni nutritivi delle vacche da latte, pena l abbandono della pratica d alpeggio o la sua despecializzazione e atrofizzazione (utilizzo di bestiame asciutto). I sistemi zootecnici alpini intensivi rischiano di produrre impatti ambientali più gravi di quelli di pianura. L alpeggio può aiutare le aziende a recuperare margini di sostenibilità, stimolandole ad applicare, anche presso le sedi aziendali permanenti, soluzioni in grado di valorizzarne la multifunzionalità e di invertire la spirale dell intensificazione produttiva e tecnologica. 1 In ulteriori 315 alpi il latte prodotto viene trasferito a caseifici di fondovalle. La produzione di latte complessivamente realizzata in alpeggio era stimata pari a t. Costanzi C. (a cura di) Le applicazioni della normativa nella realtà alpina. Confronto fra le diverse regioni alpine italiane. Sintesi dei dati forniti dai Servizi Veterinari Regionali: in Atti del Convegno Le produzioni lattiero-casearie d alpeggio, Cavalese (Tn), 14 settembre 2001, p M. Corti, La valenza turistica ed educativa del sistema delle alpi pascolive alpine, Quaderni SoZooAlp, 1, pp

2 Dietro questi due punti di vista ci sono due diversi discorsi socio-politici: il primo ispirato ad un paradigma produttivista, il secondo a quello definibile ecoruralista. Nel primo caso si privilegiano le esigenze di reddito a breve-medio termine delle aziende zootecniche 3 assumendo l assetto strutturale del sistema agrozootecnico come dato; nel secondo considerazioni ambientali e territoriali, ma anche la sostenibilità delle aziende nel lungo periodo, sia sotto il profilo economico che sotto quello in senso lato della loro riproduzione sociale 4. Nonostante i crescenti vincoli ambientali, sociali e politici che incontrano i processi intensificazione zootecnica (e a dispetto delle enunciazioni politiche di principio circa la priorità del ruolo multifunzionale dell agricoltura di montagna), il peso del paradigma produttivistico sostenuto da agenzie e interessi che hanno consolidato negli anni il loro peso politico - è ancora forte e in grado di influenzare in modo determinante le scelte operative dei decisori politico-amministrativi. Da qui l interesse scientifico e culturale di una discussione sui dilemmi tecnici dell alpeggio. Il dilemma dell alpeggio: adattare le vacche all alpeggio o l alpeggio alle vacche? Tra i vari dilemmi uno di quelli cruciali, su cui i diversi punti di vista circa le prospettive di continuità e valorizzazione dell alpeggio si scontrano, è quello relativo all opportunità o meno di somministrare alle vacche da latte all alpeggio, in aggiunta all erba di pascolo, altri alimenti o di fissare in ogni caso dei vincoli rigorosi (sia di tipo quantitativo e qualitativo) a quella che dovrebbe rappresentare un integrazione al pascolo. Il dilemma è divenuto sempre più pressante quanto più si è diffusa negli allevamenti da latte della montagna alpina la presenza di tipi genetici cosmopoliti (Brown Swiss e Holstein) che un intensa selezione, operata a livello internazionale, ha trasformato in macchine da latte, di grande taglia e con elevate esigenze nutrizionali. Discutere di alpeggio, di alimentazione, di tipici genetici è, a nostro avviso, quanto mai utile per allargare il discorso dall alpeggio alla sostenibilità dei sistemi zootecnici che tanta parte rappresentano dell agricoltura di montagna. Chi sostiene un punto di vista produttivista obietta che l alpeggio dura solo tre mesi all anno e che non è realistico pensare di poter disporre di animali adatti all alpeggio dal momento che l imprenditore zootecnico deve fare bilancio nei rimanenti nove mesi producendo molto latte 5. Non è difficile ribattere che la strada del produrre molto latte è ormai irta di problematicità nelle stesse stalle di fondovalle. Dal punto di vista della sostenibilità del sistema zootecnico si deve rilevare come la struttura dei costi fissi (fabbricati ed attrezzature) sia fortemente appesantita, come il sistema alimentare sia sempre più disaccoppiato dal sistema foraggero (con evidenti impatti in termini di bilancio di elementi nutritivi e di bilancio energetico 6 ), come la remunerazione del latte sia spesso inferiore alla pianura. In più è oramai difficile sostenere che non vi siano alternative al modello unico della specializzazione e intensificazione produttiva. In diverse regioni rurali europee tra le più avanzate (in Germania, Olanda, Inghilterra) è già in atto un inversione di tendenza: si guarda avanti tornando indietro : l agricoltura si deindustrializza, si riduce l intensità e la concentrazione produttiva, si recuperano all interno dell azienda segmenti delle filiera agroalimentare, aumenta l integrazione dell azienda agricola in una struttura rurale 3 In realtà dietro questa motivazione esplicita è lecito intravedere motivazioni legate agli interessi delle agenzie tecnoburocratiche con ruolo di mediazione tra l azienda e i settori a monte e a valle e ai loro nessi con gli interessi commerciali e industriali. 4 Spazio e ruolo dell azienda nell ambito locale e non, motivazioni non economiche che determinano il coinvolgimento delle diverse componenti famigliari nella gestione aziendale, il ricambio generazionale, le opportunità matrimoniali ecc. 5 La realtà delle razze autoctone anche in rapporto all alpeggio viene considerata da un punto di vista produttivista una realtà minore 6 Le accresciute esigenze nutrizionali impongono costi energetici legati al condizionamento, disidratazione, trasporto a lunga distanza dei foraggi

3 polivalente 7. Per l azienda agricola ciò può significare uscire dalla trappola dell intensificazione produttiva a tutti i costi e del vortice tecnologico (che alla lunga avvantaggia solo l industria), per recuperare ruolo sociale ed economico 8. Attraverso il dilemma dell alpeggio è possibile sviluppare un discorso critico e strategico sull agricoltura di montagna, trasformando quelle che, alla luce di un paradigma produttivistico paiono delle debolezze e delle palle al piede, in opportunità e risorse. Considerazioni agrozootecniche Le considerazioni di ordine zootecnico, agronomico, ecologico, caseario ed economico che riassumono i vantaggi e gli svantaggi della pratica della somministrazione di alimenti aggiuntivi al pascolo sono schematizzati nella seguente tabella: Tabella 2 Considerazioni sui vantaggi dell utilizzo dell integrazione con alimenti concentrati in alpeggio Vantaggi Svantaggi compensazione squilibri nutrizionali foraggio rischio eutrofizzazione per eccesso di restituzioni (eccesso fibra o acqua e sostanze azotate di fertilità rispetto all esportazione di elementi nutritivi fermentescibili) minor ingestione di foraggio con riduzione del compensazione variazioni condizioni climatiche avverse (piogge persistenti, nevicate) grado di utilizzo della fitomassa disponibile e conseguente degrado dei pascoli per sviluppo essenze compensazione decorso stagionale sfavorevole erbacee infestanti e infiltrazione di essenze arbustive contenimento perdita condizione corporea e compromissione immagine complessiva di possibili ripercussioni negative sulla fertilità prodotto naturale minore difficoltà di adattamento nella transizione possibile modificazione delle caratteristiche dalla stalla all alpeggio e viceversa organolettiche del formaggio maggior facilità di ingresso nelle poste di possibile modificazione delle caratteristiche mungitura chimico-fisiche e delle proprietà di coagulazione del possibile miglioramento delle caratteristiche latte e conseguente difficoltà nell applicazione delle chimico-fisiche e delle proprietà di coagulazione del tecnologie tradizionali latte minore interesse all utilizzo e alla conservazione di razze bovine autoctone Il peso relativo dei vantaggi e degli svantaggi è legato alle diverse visioni sociali considerate nel paragrafo precedente. Si deve osservare, però, che anche nell ambito di considerazioni strettamente zootecniche alcune riflessioni inducono ad orientarsi a favore di un utilizzo parsimonioso e mirato dell eventuale integrazione al pascolo: la ridotta ingestione di foraggio, legata alla scarsa produttività del pascolo e alla ridotta altezza della cotica erbosa, sono in parte compensate dall elevato valore nutritivo dell erba del pascolo alpino 9 ; l erba di pascolo alpino è spesso caratterizzata da un elevato tenore in proteine, fatto che induce a limitare l integrazione ad alimenti ricchi di energia (pena il peggioramento del bilancio dell azoto del pascolo e l aumento del rischio di eutrofizzazione); la somministrazione di alimenti concentrati integrativi, tranne che in situazioni di pascoli di scarsa qualità (di per sé non adatti alle vacche da latte) e/o sistemi di gestione del 7 Marsden T., Arce A. (1995) Constructing quality:emerging food networks in the rural transition. Environment and Planning A 27, Marsden T. (1998) Agriculture beyond the treadmill? Issues for policy, theory and practice, Progress in Human Geography, 22, Corti M., Maggioni L. (2000) Stima della resa nutritiva di un pascolo alpino di alta quota Atti SISVET, 54, ; L. Maggioni, M.Corti, S.Aliani (2001) Alpine pasture utilisation by high producing Italian Brown dairy cows, Proc. of the A.S.P.A XIV Congr. Firenze, June 2001 p.

4 pascolamento errati, comporta aumenti modesti di produzione nell ordine 0,5 kg di latte in più. 10 il miglioramento dei criteri di gestione del pascolamento può spesso risultare più efficace dell integrazione con concentrati nel determinare un aumento della produzione lattea e/o una minore perdita di condizione corporea. L ultimo punto merita qualche considerazione in più. La ridotta ingestione di erba di pascolo all alpeggio (che non supera i kg di sostanza secca per vacca per giorno) è determinata dalla scarsa altezza della cotica erbosa spesso limitata a pochi cm. La bovina non riesce a radunare con la lingua, ad ogni boccata, una quantità di erba comparabile a quella ottenibile in condizioni ottimali ed è costretta a dedicare molte ore al pascolamento. Se il sistema di gestione comporta lunghi periodi di sosta, prima e dopo la mungitura, o se, come spesso accade, la mandria è mantenuta in stalle o recinti per tutto il periodo tra la mungitura serale e quella del mattino e deve percorrere lunghe distanze per trasferirsi versi i pascoli, il tempo disponibile per il pascolamento si riduce e, di conseguenza, si riduce ulteriormente l ingestione di foraggio. Nei sistemi di gestione che non prevedono la mungitura sul pascolo (a mano o con attrezzature mobili) i lunghi trasferimenti, oltre a sottrarre tempo al pascolamento, comportano importanti perdite di energia per lo spostamento. Nelle nostre indagini abbiamo verificato come le vacche al pascolo libero in alpeggio percorrano oltre 6 km al giorno, superando dislivelli di m 11. Tali costi energetici equivalgono a 2-3 kg di latte (1,3 kg di mangime). L applicazione di criteri idonei di gestione del pascolamento si riflette sulla produzione di latte anche per altri tre aspetti decisivi: 1. In un sistema con mungitura sul pascolo e con pascolo notturno la bovina è in grado di dedicare un tempo adeguato all attività si pascolamento (tipicamente 8 ore al giorno) e può ingerire una buona quantità di foraggio (12-13 kg si sostanza secca); 2. In un sistema di pascolo alpino opportunamente diviso in settori (mediante l uso di recinzioni mobili elettrificate) è possibile sfruttare la scalarità della maturazione delle essenze foraggere in funzione della quota altimetrica e mettere a disposizione degli animali un pascolo di elevata qualità nutrizionale; 3. In un sistema di pascolo dove le attività di pascolamento, stazionamento e riposo 12 risultano distribuite spazialmente in modo uniforme su tutta la superficie pascolabile, la qualità del pascolo stesso (espressa come Valore Pastorale o Unità Foraggere Latte -UFL) risulterà maggiore rispetto ad una situazione dove l eccessiva presenza della mandria in alcune aree fa da contrappunto a una scarsa frequentazione di altre 13. Quanto al punto 1. si deve osservare che, nelle situazioni in cui il tempo disponibile per il pascolamento non è limitante, l aumento della somministrazione di alimenti integrativi comporta una diminuzione dei tempi effettivi di pascolo 14. Rispetto ai punti 2. e 3. è opportuno sottolineare come la differenza di valore nutritivo dell erba di pascolo cambia in modo sostanziale in relazione 10 Hoden A.., Colulon J.B., Faverdin F. (1988), Alimentation des vaches laitières in: Alimentation des bovins, ovins & caprins (a cura di Jarrige R.), INRA, Paris ; Bovolenta S., Ventura W. (2000) Produzione di latte in alpeggio : I risultati di una sperimentazione pluriennale a Malga Juribello, Atti del V Convivio ANFOSC Formaggi d alpeggio: il pascolo, l animale, la razza, il prodotto, Cavalese (Tn), 15 settembre 2000, p Corti M., Brambilla L.A. (1999) Effects of different grazing systems upon milk yield and behaviour of summered Brown Swiss cows, Proc. ASPA XIII Congr., Piacenza, June 21-24, p ; Corti M., Cicogna M. (1997) Osservazioni sul comportamento al pascolo in alpeggio di vacche brune in lattazione ATTI XII Congresso Nazionale ASPA - Pisa Giugno 1997, p L attività di defecazione interessa principalmente le aree di riposo e di sosta con ovvie conseguenze sulla distribuzione delle restituzioni di fertilità e la concimazione del pascolo. 13 Si tratta di effetti che si ripercuotono sulle annate successive come è ovvio. 14 Abbiamo osservato una diminuzione dell attività pascolativa nelle ore centrali della giornata (dati non pubblicati).

5 alla composizione foloristica del pabulum che, in condizioni pedologiche e climatiche date, è influenzata dal grado di utilizzo e da quello di concimazione. Rispetto a valori superiori a 0,9 UFL/kg di sostanza secca, il valore nutritivo dell erba di pascolo può scendere a 0,6 UFL/ kg s.s. nei pascoli magri (come i nardeti 15 ). In presenza di erba di pascolo di scarso valore nutritivo (quindi fortemente lignificata) non solo si ha una riduzione della quantità di energia assunta per unità di peso, ma si ha anche una depressione dell ingestione. Se in una situazione di buon pascolo e buona gestione una bovina può produrre, senza integrazioni, 14 kg di latte al 4% di grasso al giorno 16, in presenza di carenze gestionale tale produzione potenziale può risultare dimezzata. Con queste considerazioni abbiamo inteso mettere in evidenza come il miglioramento della gestione zootecnica può risultare spesso più efficace, ai fini del miglioramento della produzione lattea e della condizione corporea delle bovine, rispetto alla somministrazione di alimenti supplementari al pascolo e come, in molti casi, la somministrazione di tali alimenti finisca per rappresentare una scorciatoia rispetto all adozione di norme di buona pratica alpicolturale. Considerazioni agroambientali Passando dalle considerazioni agrozootecniche a quelle agroambientali la prudenza con la quale valutare l opportunità dell utilizzo dell alimentazione con alimenti extra-pascolo in alpeggio diventa, ovviamente, maggiore. Il grave problema dei pascoli alpini è rappresentato dalla concentrazione del carico di pascolo effettivo su aree sempre più limitate, con il paradosso che, di fronte ad un generale situazione di sottopascolamento, si assiste in non poche situazioni, ad un sovrapascolamento localizzato. Tale fenomeno è spesso aggravato dalla lunga permanenza delle bovine presso le casere per la mungitura e/o la stabulazione notturna e dallo spargimento dei reflui zootecnici accumulati (nonché dei residui della lavorazione del latte) sulle aree facilmente accessibili, a non molta distanza dalle casere stesse. Questa situazione determina la presenza di ampie superfici occupate dalla flora dei riposi, ossia da quelle essenze nitrofile: Aconitus napellus, Senecio cordatus, Rumex alpinus, Urtica dioica che, per la loro velenosità o per il valore pastorale nullo, sono rifiutate dal bestiame e che finiscono per essere le sole a coprire il terreno. In questa situazione altre a determinarsi un ingente accumulo di sostanza organica (che potrà essere smobilitato solamente nell arco di decenni), in assenza di graminacee e altre essenze erbacee a basso portamento che coprono il terreno e lo trattengono con il loro apparato radicale, il suolo resta nudo e potenzialmente soggetto a fenomeni erosivi. La somministrazione di alimenti concentrati, specie quando costituiti da mangimi per vacche da latte, ricchi in sostanze azotate 17, aggrava in modo evidente tutti i fenomeni negativi messi in luce. Se poi, come purtroppo si è cominciato a verificare negli ultimi anni, gli allevatori ricorrono ai misceloni (alimenti completi con componente fibrosa derivata da foraggi condizionati) l erba di pascolo rischia di divenire una componente minoritaria della razione, i pascoli comodi rischiano di ridursi ad aree di defecazione e di svago 18 e quelli scomodi di essere abbandonati. Già abbiamo considerato ciò che comporta l eutrofizzazione. Non meno negative sono, però, le conseguenze della riduzione del grado di utilizzo della materia vegetale da parte degli animali. A causa di essa, infatti, si instaura una rapida progressione vegetazionale che porta alla perdita del 15 Succi G., Sandrucci A., Gusmeroli F., Tamburini A. (2001) Valore nutritivo di un pascolo e stima dell ingestione di sostanza secca: metodi tradizionali e metodi moderni. In Progetto finalizzato Mipaf Gestione delle risorse pratopascolive, ISCF Lodi, Aosta, kg di sostanza secca ingeriti x 0,9 UFL/kg = 10,8 UFL 4,5 UFL (fabbisogno di mantenimento) = 6,3 UFL. Valore energetico del kg di latte = 0,44 UFL. 17 in quanto formulati per essere utilizzati in razioni a base di foraggi con tenore proteico normalmente meno elevato di quello dei pascoli alpini e somministrati a lattifere con produzioni di latte nettamente più alte che quelle ottenibili in alpeggio e quindi con fabbisogni proteici relativi più elevati. 18 Per utilizzare la colorita espressione usata da un collega nell ambito di un convegno sul tema dell alpeggio.

6 valore pastorale, alla penetrazione di specie invadenti legnose 19, alla riduzione della biodiversità 20 e all aumento della necromassa indecomposta sul terreno 21. Al fine di fornire una misura della riduzione delle superfici pascolive basti osservare che in Lombardia tra il 1971 e il 2000 la superficie dei pascoli alpini è diminuita da a ha (-45,7%!) 22. Il turista e il consumatore Gli aspetti tradizionali dell alpeggio e, soprattutto, la presenza degli animali contribuiscono in modo significativo alla qualità del paesaggio alpino 23. E utile quindi chiedersi quanto la modificazione del contesto e dell immagine dell alpeggio, indotta dall introduzione di nuove tecniche, possa influire sull atteggiamento dei consumatori (di paesaggio, servizi turistici e formaggi). Le indagini da noi effettuate, relativamente all atteggiamento dei turisti-consumatori, mettono in evidenza come le motivazioni prevalenti dell acquisto di formaggi d alpeggio siano rappresentate dalla tradizione produttiva e dall alimentazione al pascolo 24. E significativo che quelli, tra gli intervistati, che sottolineano maggiormente l importanza dell alimentazione con erba di pascolo sono coloro che con più assiduità acquistano il formaggio in alpe e frequentano per scopi ricreative e sportivi l ambiente dell alpeggio. Non si tratta quindi di consumatori sprovveduti. In un sistema economico che si regge su tecniche di commercializzazione di massa che fanno leva su forme di nostalgia (surrogata) per passati immaginati e su fantasie precorritrici del futuro 25, la nostalgia genuina per solide tradizioni produttive e una realistica aspirazione ad un futuro più ecologico, dovrebbero ricevere la dovuta considerazione. Considerazioni pratiche La valorizzazione del sistema d alpeggio nelle sue valenze produttive, ambientali, paesaggistiche, turistiche richiede che gli enti proprietari e quelli interessati alla promozione della produzione d alpeggio, introducano delle norme di produzione tese ad assicurare che la razione delle vacche in lattazione sia basata sull erba di pascolo. L integrazione con alimenti concentrati dovrebbe limitarsi a compensare situazioni di scarsa qualità e/o quantità della produzione foraggera o a meglio soddisfare i fabbisogni nutritivi di alcuni capi con produzioni più elevate. La Comunità Montana di Asiago, proprietaria di diverse malghe dell Altopiano, ha in effetti introdotto, nei capitolati d affitto delle malghe stesse, delle norme tecniche che vietano l utilizzo di carri miscelatori e fissano in una quantità massima pari al 20% del fabbisogno energetico delle bovine lattifere l ammontare di alimento concentrato utilizzabile. Tali norme meritano di essere fatte proprie anche da altri enti in quanto rappresentano una condizione essenziale per preservare, nel tempo, il patrimonio rappresentato dai pascoli alpini. In attesa di disporre di indicazioni tecnico-scientifiche circa l effetto dell uso di concentrati sulla qualità del formaggio d alpeggio in termini di diluizione delle sostanze aromatiche e di altre modificazioni delle caratteristiche chimico-fisiche e sensoriali, si dovrebbe prudenzialmente limitare - nell ambito dell attribuzione di marchi di qualità dei prodotti caseari d alpe 19 Rhododendron ssp. Calluna vulgaris, Vaccinium ssp, Sarothamnus scoparius, Juniperus ssp., Rosa ssp., Rubus ssp., Alnus viridis ecc. 20 Chemini C., Gianelle D., (1999), Pascolo e conservazione della biodiversità. In: Presente e futuro dei pascoli alpini in Europa, Franco Angeli, Milano, pp Responsabile di fenomeni quali lo scorrimento delle masse nevose e lo sviluppo di incendi. 22 Gusmeroli F. (2002) Il processo di abbandono dell attività pastorale nelle malghe alpine e i suoi effetti sul sistema vegetazionale, Atti 37 Convegno SIPZoo, Zootecnia di montagna: valorizzazione della Agricoltura Biologica e del Territorio. Madonna di Campiglio (Tn), 19 aprile 2002, p Corti. M., Pangrazio A. (2001) Visual value of silvopastoral landscape of the Asiago plaeau (NE Italy) Proc. of the A.S.P.A. XIV Congress, Firenze, June, 2001, pp I risultati saranno pubblicati nel prossimo numero di Caseus. 25 Appadurai A. (2001), Modernità in polvere, Meltemi, Roma, pp

7 l integrazione alimentare al pascolo ad una quota comunque non superiore al 20% dei fabbisogni energetici 26. Dal punto di vista qualitativo anche al fine di corrispondere alle aspettative dei consumatori- si dovrebbero utilizzare solo materie prime di sicura provenienza e certificate GMO free, escludendo quelle bandite dal regolamento (CE) n. 1804/1999 (zootecnia biologica). 26 Traducendo tale norma in quantità di alimento, riferite a determinate produzioni e condizioni (taglia delle bovine, sistema di pascolo).

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