Sociolinguistica a.a IV. Regole variabili e Scale implicazionali

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1 Sociolinguistica a.a IV Regole variabili e Scale implicazionali 1

2 Regole variabili La regola variabile rappresenta il versante descrittivo (punto di vista esterno) della variabilità linguistica e della presenza di variabili all interno della produzione linguistica di una comunità. La regola variabile parte dal presupposto della grammatica generativo-trasformazionale che esista un patrimonio di strutture profonde (piano sintattico e semantico) che rappresentano la competenza innata del parlante e che le concrete realizzazioni linguistiche siano il risultato di regole di trasformazione che producono la realizzazione superficiale (cioè visibile) degli enunciati linguistici, attraverso l aggiunta delle componenti fonologica e fonetica alle strutture profonde di partenza. 2

3 Regole variabili Componente fonetica Componente fonologica Strutture superficiali Componente semantica Componente sintattica Strutture profonde Regole di trasformazione 3

4 Gorgia toscana + occl. + sorda - occl. + sorda V V Matrice di tratti diventa variabilmente nel contesto tra vocali Le occlusive sorde del toscano perdono il tratto di occlusione (diventano spiranti) in contesto intervocalico, con variabilità condizionata dallo stile e dal grado di istruzione del parlante. 4

5 Cancellazione di [v] in toscano 1 Un altro fenomeno, più caratterizzato e più limitato, del toscano è rappresentato dalla caduta della fricativa labiodentale sonora [v]. Si tratta di un fenomeno che fa parte della serie numerosa di lenizioni e scempiamenti del toscano (ad es.: I so ddi prao e vvo esse rispettao io sono di Prato e voglio essere rispettato ), ma che conosce limitazioni di carattere sociale, geografico e diafasico. Esempi: [e i e e o] ci vede poco ; [e me lo aa] me lo dava. 5

6 Cancellazione di [v] in toscano 2 [v] V V V [+accento] <stato emotivo> <stile informale <stile trascurato> [P2] [P3] La fricativa sonora viene realizzata variabilmente come zero nel contesto preceduto da vocale e seguito da vocale (e una delle due è accentata), e in cui lo stile sia trascurato o informale o si parli in una situazione che comporta un coinvolgimento emotivo e si appartenga alle classi di parlanti P2 (ceto medio urbano) o P3 (ceto contadino). 6

7 Riduzione della copula nel BEV 1 Si tratta di un fenomeno studiato prima da Labov e poi ripreso da diversi sociolinguisti come Dittmar e Sankoff e tenta di dare una generalizzazione a forme di riduzione come I m per I am o come They ll do it per They will do it. La formulazione teorica riguarda la fase fonetico/fonologica (struttura superficiale) nella quale gli ausiliari sono ormai ridotti a vocoidi atoni: am [ m] is [ z] have [ v] will [ ]. 7

8 Riduzione della copula nel BEV 2 +voc -str +centr +Pron -cons ## C 1 ## +T 0 <*nas> Vb gn NP PA-loc La vocale centrale non accentata passa variabilmente a zero nei contesti: se è preceduta da una parola che sia un PROnome e che questo non termini in consonante; che sia contenuta in un elemento marcato sul piano del tempo (cioè in una forma verbale di modo finito); seguita nella stessa parola da non più di una consonante, seguita come elemento successivo o da un Verbo, da gonna (going to) o da una frase nominale (NP) o un Aggettivo predicativo o locativo. La condizione <*nas> significa che se la consonante che segue la forma è una nasale, allora la regola è pressoché obbligatoria: 1. I m going è forma pressoché obbligata, mentre 2. They ll do è facoltativa, ma comunque più probabile di 3. It s really good perché in 2. il pronome finisce in vocale, mentre in 3. Finisce in consonante. 8

9 Raddoppiamento consonantico Nei dialetti centro-meridionali esiste un fenomeno di raddoppiamento delle consonanti in parole come [kammara], [sabbato], [mobbile], che può essere descritto come una variabile: Una consonante diviene variabilmente tesa se è accentata (si trova nella sillaba contigua a quella tonica), sia che la sillaba tonica inizi o meno con una consonante (la C della sillaba tonica non svolge alcun ruolo), a condizione che sia seguita dalla sequenza VCV. +cons -voc < +tes > V C 0 <+acc> VCV Ad es.: [ kammara], [ sabbato], [ mobbile], ma anche [ ad ile]. 9

10 Le scale implicazionali 1 Negli anni 70 nell ambito della SL americana al concetto e all apparato teorico delle regole variabili è stato aggiunto il principio delle scale implicazionali, un costrutto formulato dapprima all interno della creolistica (DeCamp 1971, Bickerton 1971). Le scale implicazionali descrivono i rapporti tra diverse variabili; lo scopo cui rispondono non è più quello di contare la percentuale del verificarsi di un certo fenomeno in rapporto alle variabili diastratiche o diafasiche, ma è quello più raffinato e interessante di scoprire se esistono dei rapporti tra le diverse variabili colte in una data comunità o situazione e se esistono rapporti e gerarchie tra i diversi tratti analizzati. 10

11 Le scale implicazionali 2 La tecnica seguita nella costruzione di una SI è quella di partire da una certa distribuzione di tratti e verificare se la scelta o attuazione di uno implichi o escluda la realizzazione di un altro. In linea di principio una scala implicazionale è una matrice a due dimensioni che contiene su una coordinata i tratti considerati e sull altra i parlanti o i gruppi di parlanti analizzati in relazione ai tratti; la costruzione della matrice viene di solito fatta in modo da avere come risultato ideale posizioni caratterizzate da + e da e disposte così che, presa una casella qualsiasi dello schema, se questa è positiva abbia sopra di sé solo valori positivi e sotto di sé solo valori negativi. 11

12 Le scale implicazionali 3 Scala implicazionale nella forma ideale T1 T2 T3 T4 T5 T6 TRATTI V V V V V V V VARIETA o GRUPPI analizzati 12

13 Le scale implicazionali 4 Apprendimento dell imperativo in parlanti italiano L2 2a sing. NEG 2a plur 2a sing. 2a sing -ere/-ire 2a sing. -are cortesia P P P P P P P P P prendi / non prendere / prendete / guarda / guardi sali salite ama salga 13

14 Le scale implicazionali 5 Apprendimento dell imperativo in parlanti italiano L2 La scala implicazionale precedente riflette i risultati di uno studio (Berretta 2001) condotto sull apprendimento delle forme di imperativo italiane da parte di stranieri che apprendono l italiano come L2. Dalla lettura della tabella risulta che la forma di cortesia è quella di più difficle apprendimento e la cui presenza è più rara nell interlingua dei parlanti considerati; al contrario la 2ª singolare -ere/-ire è quella di più immediato apprendimento. Si osservi anche l irregolarità della colonna relativa alla 2ª PL, limitatamente a P4. 14

15 Le scale implicazionali 6 Esistono scale implicazionali costruite su due sole variabili che mostrano come delle quattro combinazioni teoricamente possibili se ne verifichino solo tre. E il caso della gorgia (A) e della lenizione di [v] (B) in toscano: A B non ci vado mica 1) + + [un i mia] (++dialettale) 2) + - [un i v mia] (+dialettale) 3) - - [non i v mika] (ital./dialetto) *4) - + *[un i mika] *impossibile N.B. il tratto B è più marcato (meno naturale) del tratto A; B implica A, ma non viceversa. 15

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