DEL LUNEDÌ F1, Hamilton beffato Pasticcio Mercedes Ferrari seconda di Daniele Sparisci e Giorgio Terruzzi a pagina 47 Oggi su

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1 LUNEDÌ 25 MAGGIO In Italia EURO 1,50 ANNO 54 - N. 20 Milano, Via Solferino 28 - Tel Roma, Via Campania 59/C - Tel DEL LUNEDÌ F1, Hamilton beffato Pasticcio Mercedes Ferrari seconda di Daniele Sparisci e Giorgio Terruzzi a pagina 47 Oggi su CorrierEconomia Tasse Bollettini di Imu e Tasi Come pagare il giusto evitando di fare errori Fenici, Fracaro, Pagliuca e Poggi Longostrevi nel supplemento Servizio Clienti - Tel mail: servizioclienti@corriere.it 50525> Sindacati e imprese LE BUONE PRATICHE DA SEGUIRE di Dario Di Vico Il dibattito che periodicamente si apre in Italia sul futuro della rappresentanza dei lavoratori e delle imprese a volte rischia di evocare la famosa Corazzata Potemkin nella lucida rilettura fattane da Fantozzi. Manca quasi sempre il riferimento all economia reale e alle sue necessità. Si parla solo di nuove leggi e si discute con il preciso scopo di litigare. E invece nella fase che viviamo, a cavallo tra recessione e ripresa, si sente la necessità di orientare gli sforzi di tutti in una comune direzione. Anche perché il terreno è cambiato e continua a cambiare sotto i nostri piedi: come sottolineano gli economisti e gli esperti più avveduti molte delle caratteristiche negative che abbiamo attribuito una tantum alla Grande Crisi sono destinate invece ad accompagnarci anche dopo la sua fine. Ci sono mutamenti dei mercati e del funzionamento delle economie che abbiamo appena incominciato a conoscere in questi anni e che è difficile vengano riassorbiti. Un peso importante in questi cambiamenti lo giocano le tecnologie che non solo tagliano lavoro in molti nuovi ambiti, ma spostano potere decisionale all interno dei mercati. Basta pensare alle piattaforme distributive online e le novità che sono destinate a produrre nei servizi, nella comunicazione e più in particolare nel commercio. A monte avremo quindi cicli produttivi più corti e nervosi, decisioni di investimento più repentine che magari conviveranno con il ritorno dall estero di lavorazioni, rincorreremo la qualità come tratto identitario della nostra presenza industriale. continua a pagina 31 Il genio della matematica ucciso dal caso John Nash muore in taxi con la moglie. Premio Nobel, fu Beautiful Mind (e icona pop) di Massimo Gaggi e Paolo Giordano l premio Nobel John Nash è I morto l altra sera insieme alla moglie Alicia. Una morte banale per il matematico che ispirò il film A Beautiful Mind: un incidente in autostrada. I due erano a bordo di un taxi senza le cinture di sicurezza allacciate. Nash, più di ogni altro scienziato contemporaneo era diventato, grazie al film, anche un icona pop, l ultima incarnazione dell incontro poetico fra genio e follia. a pagina 25 GIANNELLI L effetto del referendum irlandese Oggi in Vaticano la riflessione su gay e divorziati «Unioni civili, la legge dopo il voto» Il passo di Boschi. E Berlusconi apre Unioni civili per gli omosessuali, dopo la vittoria dei «sì» al referendum irlandese, la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi ipotizza una regolamentazione legislativa in Italia: «Credo che dopo la pausa elettorale ripartirà in Parlamento il dibattito». Apertura dell ex premier Silvio Berlusconi. E oggi in Vaticano seminario e riflessioni su gay e divorziati. alle pagine 12 e 13 Arachi, De Carolis Foschini, Vecchi Il voto, l Europa Liste anti austerity legate a Podemos conquistano Barcellona. Polonia, sorpasso populista La protesta scuote la Spagna E Atene spaventa i creditori: niente soldi per i debiti. Varoufakis: abbiamo già dato Festival Vincono il film di Audiard e gli attori Bercot e Lindon Disfatta italiana a Cannes La Francia si prende tutto N essun riconoscimento a Moretti, Garrone e Sorrentino. La giuria (nella foto), guidata dai fratelli Coen, boccia gli italiani e premia la di Paolo Mereghetti I RAGAZZI IN CLASSE Sette giorni l anno persi al telefonino di Antonella De Gregorio e volete che i ragazzi abbiano risultati scolastici mi- S gliori, lo smartphone deve rimanere a casa. Bandirlo dalle aule ha un effetto che un centro di ricerca inglese ha misurato: una settimana in più di lezione. a pagina 23 GASPARRI A GIUDIZIO Il primo processo per un tweet LE REGIONALI E IL PARTITO Renzi: vinciamo, poi cambio il Pd di Marco Galluzzo enzi è ottimista a una settimana dalle urne: «Se vin- R ciamo come penso cambia anche il Pd». Il sogno è quello di imporsi 6 a 1 nelle Regioni. a pagina 9 Francia: Palma d Oro a Jacques Audiard, migliori attori Emmanuelle Bercot e Vincent Lindon. alle pagine 34 e 35 Cappelli, Manin, Ulivi di Luigi Ferrarella ngiuria» sui social network: il senatore Maurizio «I Gasparri è stato rinviato a giudizio a Pavia dopo una lite via Twitter sul ruolo di Ciampi. Comparirà davanti al Giudice di pace il 21 settembre prossimo. a pagina 21 Trocino GETTY IMAGES / NEILSON BARNARD Elezioni amministrative e regionali in Spagna, avanti i partiti anti austerity: Podemos conquista Barcellona, testa a testa con il Pp a Madrid. I Popolari del premier Rajoy restano il primo partito del Paese, ma in netta flessione. In Polonia vince il populista Duda. Altro fronte europeo, la Grecia: il governo ha annunciato che non ripianerà il debito con il Fondo monetario internazionale. da pagina 2 a pagina 6 LA CONSOB & LE ALTRE Il mondo opaco delle authority (muterà mai?) di Sergio Rizzo l rinvio della nomina dei due I commissari della Consob, decisa dal governo quando i giochi erano già fatti, è apparso quanto mai opportuno. Non sono qui in discussione i candidati: impossibile giudicare, senza conoscere i criteri seguiti nelle scelte. Ma il metodo per quelle nomine. continua a pagina 30 IL NOSTRO 24 MAGGIO, UN SECOLO DOPO Ai confini della Patria di Aldo Cazzullo IAZZA FRANCESCO GIUSEPPE. Il sindaco pd P di Ronchi dei Legionari l ha intitolata sabato mattina all imperatore contro cui si combatterono le guerre di indipendenza e si entrò in guerra cent anni fa (se è per questo, in zona hanno festeggiato per anni il genetliaco di Franz Josef, con gli schützen e tutto). continua a pagina 11 con Marzio Breda IL BENE PROPRIO E DEL PAESE Il trasformismo e i trasformisti: il punto è il potere non il governo di Ernesto Galli della Loggia on il profilarsi di una C grande area di centrocentrosinistra egemonizzata dal Pd di Renzi e ultramaggioritaria in Parlamento dunque padrona incontrastata di tutti i livelli di governo del Paese è inevitabile che si torni a parlare di trasformismo, a temerne una qualche reviviscenza. C è chi pensa però che si tratti di timori infondati. C è chi come Michele Salvati, infatti (Corriere del 23 maggio), si domanda del tutto ragionevolmente (all apparenza, come dirò): «Be, ma se l attuale governo soddisfa gli elettori, non vedo cosa ci sia di male se esso viene sostenuto da ceti sociali e da politici che in passato avevano appoggiato governi di diverso colore». Non c è nulla di male, per l appunto: tanto è vero, infatti, che non è certo questo il trasformismo. Il trasformismo non consiste negli elettori che cambiano opinione, ci mancherebbe! continua a pagina 31

2 2 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere della Sera Primo piano La crisi greca La vicenda Il ministro degli Interni greco Nikos Voutsis ha detto ieri che Atene non sarà in grado di pagare le rate del prestito del Fondo monetario perché non ha i soldi I CREDITORI DELLA GRECIA E LE RATE Fmi Bce Bei Investitori privati Governi dell eurozona Fondo di salvataggio europeo (Efsf) Altri detentori di titoli del Tesoro - Dati in miliardi di euro I PROSSIMI RIMBORSI data 5 giugno giugno giugno giugno giugno giugno giugno luglio luglio luglio luglio luglio luglio agosto agosto agosto agosto cifra in milioni euro Ci sono solo i soldi per gli stipendi e le pensioni. La prima scadenza è il 5 giugno Solo due settimane fa il premier greco Alexis Tsipras aveva scritto a Lagarde (Fmi) per avvertire che Atene non avrebbe potuto rimborsare la rata di maggio da 750 milioni Fonte: Ministero delle Finanze greco, Bloomberg, Commissione europea, Fondo monetario L azzardo di Varoufakis. E il ministro degli Interni avverte: il governo non rimborserà il Fondo monetario a giugno Atene: senza di noi la fine dell euro Visco L Eurosistema è pronto a fronteggiare gli effetti di nuove tensioni sui mercati DALLA NOSTRA INVIATA BRUXELLES C è chi vi vede una tattica la minaccia di default ma con un livello dello scontro più elevato perché questa volta la dichiarazione è pubblica: il ministro dell Interno greco Nikos Voutsis ha detto ieri alla Tv Mega che Atene non sarà in grado di pagare le rate del prestito del Fmi perché non ha i soldi: «Le quattro rate per il Fondo monetario internazionale a giugno ammontano a 1,6 miliardi di euro ha spiegato. Questo denaro non sarà versato perché non c è». Ci sono solo i soldi per gli stipendi e le pensioni. La prima scadenza è il 5 giugno, poi il 12, il 16 e il 19 giugno. Solo due settimane fa il premier greco Alexis Tsipras aveva scritto alla direttrice del Fmi, Christine Lagarde, per avvertire che L incontro di Stefania Tamburello ROMA Ignazio Visco è un banchiere centrale convinto, al pari degli altri suoi colleghi dell Eurosistema, che per l euro non si possa mettere la marcia indietro. La moneta unica «è irreversibile», ha detto più volte, in sintonia col presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, rilevando come proprio la Bce abbia approntato gli strumenti necessari a difenderla. Anche nei confronti della crisi della Grecia, aggravatasi nelle ultime ore, comunque portatrice, secondo un recente rapporto della Banca d Italia, di forti rischi di instabilità e di grosse incognite. «L Eurosistema è pronto a Atene non avrebbe potuto rimborsare la rata di maggio da 750 milioni, poi saldata con il fondo d emergenza. La lettera è però diventata pubblica solo a pagamento avvenuto. Il Fmi non si era mosso dalla propria posizione: proseguire sulle riforme (a partire dalle pensioni e dal mercato del lavoro) in cambio dello sblocco del pacchetto d aiuti. E su questa linea è al lavoro anche il fronte europeo, Commissione Ue, Bce e grandi creditori. Compatto il governo greco ha sbandierato il rischio default, facendo alzare la tensione. Il ministro Voutsis ha parlato in patria, mentre il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ieri affidava alla Bbc a cui ha confermato di aver registrato l Eurogruppo del 24 aprile e di avere l abitudine di registrare i vertici per poi preparare i briefing per il gabinetto greco parole pesanti su una possibile Moneta unica irreversibile ed eurozona più forte: Visco prepara la difesa all assemblea di Bankitalia fronteggiare gli effetti sui mercati finanziari di un aggravamento delle tensioni», è il pensiero del governatore, anche se l esito ultimo della vicenda è in mano ai governi nazionali e non alla politica monetaria. Un messaggio che Ignazio Visco ripeterà, illustrando le sue Considerazioni finali all assemblea della Banca d Italia che si riunirà domani, in anticipo rispetto al tradizionale appuntamento del 31 maggio. Uno spostamento straordinario di data per consentire la partecipazione dello stesso governatore al vertice del G7 finanziario di Dresda, assieme agli altri banchieri centrali e ai ministri delle Finanze e dell Economia dei sette Il sottosegretario Zanetti alle Entrate: fate meno marketing (a. bac.) Enrico Zanetti, sottosegretario all Economia, fa le pulci all Agenzia delle Entrate che ha vantato nei giudizi tributari una media di vittorie nei tre gradi di giudizio del 68% ( 74% in Cassazione). Ma per Zanetti le vittorie sono pari al 41,50% in 1 grado, al 42,69% in 2 e al 63,15% in Cassazione a meno di non attribuirsi «anche i pareggi». E sempre che le logiche siano di «massima trasparenza» e non di «marketing». uscita di Atene dall eurozona: «Sarebbe l inizio della fine per il progetto dell euro. Se ci si trova in un unione monetaria ha detto uscirne è catastrofico». Considerazioni che arrivano proprio il giorno dopo il richiamo di Mario Draghi da Sintra. Il presidente della Bce ha messo in guardia l eurozona sottolineando che «in un unione monetaria non ci si può permettere di avere profonde e crescenti divergenze strutturali tra Paesi, perché queste tendono a diventare esplosive» e «possono arrivare a minacciare l esistenza dell unione monetaria». E ha spronato gli Stati a proseguire con le riforme. Sono ormai quattro mesi che il governo greco di estrema sinistra sta trattando per sbloccare gli aiuti e lo stallo attuale sarebbe da imputare, per Varoufakis, ai creditori internazionali perché «la Grecia ha fatto enormi passi avanti raggiungendo un accordo. Spetta ora alle istituzioni fare la loro parte. Noi li abbiamo incontrati a tre quarti del percorso ha detto alla Bbc. Ora devono venirci incontro loro nell ultimo quarto del cammino», considerato che «una volta che si mette nella testa degli investitori che l euro non è indivisibile è solo una questione di tempo prima che tutto inizi a disfarsi». I nodi restano numerosi. La cancelliera Angela Merkel all ultimo summit di Riga ha detto che «c è ancora moltissimo lavoro da fare». Tsipras, che ha assicurato ai suoi che non accetterà «condizioni umilianti», mercoledì sarà in audizione al Parlamento europeo. Poi da giovedì la questione greca sarà sul tavolo del G7 economico a Dresda. Francesca Basso Paesi più industrializzati del mondo per discutere della crescita e dei suoi rischi, a partire dalla crisi greca, di regole finanziarie e di lotta all evasione fiscale. Per la Banca d Italia, rispetto a quattro anni fa, quando la crisi di Atene è esplosa, la situazione è meno pericolosa per la stabilità finanziaria. Il sistema si è rafforzato ed è in grado di delimitare il contagio. I problemi sarebbero invece per la stessa Grecia e per la costruzione politica dell Europa, che non è riuscita a trovare un intesa e che ha l assoluta e urgente necessità di rafforzare la sua governance. E ciò vale sia per il pericolo greco sia per le prospettive di crescita che, secondo Visco, vanno potenziate, soprattutto allo scopo di spingere l occupazione, dalle mosse dei governi, a cui si chiede di completare e realizzare le riforme, approfittando delle condizioni favorevoli determinate dall azione espansiva della politica monetaria. Domani Visco insisterà sull esigenza di rilanciare gli investimenti e l innovazione per consolidare la ripresa, che per l Italia sarà lenta e graduale, assecondando anche i cambiamenti dell economia reale. Sulle banche il governatore di Bankitalia si soffermerà, dedicando gran parte delle sue Considerazioni finali ai nodi da risolvere per completare il periodo di transizione verso il completamento dell Unione bancaria. In primo luogo il nodo delle troppe sofferenze, cioè i crediti diventati inesigibili, accumulati dal sistema durante gli anni Investimenti Domani il governatore insisterà sull esigenza di rilanciare gli investimenti della recessione che le banche dovrebbero cedere per liberare risorse da destinare all economia e per recuperare redditività. In secondo luogo la questione dell adeguatezza del capitale delle banche soprattutto le medie e le piccole, che richiederà in molti casi come nel settore delle Popolari fusioni e aggregazioni.

3 Corriere della Sera Lunedì 25 Maggio 2015 PRIMO PIANO 3 IL DEBITO DI ATENE I creditori Investitori privati 55 miliardi Governi eurozona 200 miliardi Fmi 32 miliardi Scenari di Giuliana Ferraino 322 miliardi Il paradosso della crisi greca è che nemmeno un accordo in extremis tra Atene e i suoi creditori, per scongelare l ultima tranche di aiuti da 7,2 miliardi di euro, basterà a superare la crisi ellenica. Senza un nuovo piano per soccorrere Atene, il terzo dopo i salvataggi del 2011 e del 2012, per 240 miliardi complessivi, un intesa servirebbe soltanto a scongiurare un default in giugno, quando il governo greco dovrà rimborsare, in 4 rate, circa 1,6 miliardi al Fondo monetario internazionale (Fmi). La prima rata, 302,8 milioni, scade il 5 del mese. Ma un nuovo bailout della Grecia oggi è tutt altro che scontato. L estensione di 4 mesi al programma di aiuti, concessa a fine gennaio dopo la vittoria alle elezioni di Syriza, il partito di sinistra radicale, si è trasformata in trattative estenuanti tra il governo guidato da Alexis Tsipras e i creditori. I negoziati sono in stallo perché «il governo ellenico non ha la capacità tecnica di presentare un serio piano di riforme» per un compromesso, sostiene un osservatore vicino alla trattativa. Il dramma è che, a tempo quasi scaduto, tutte le parti in gioco sono nell angolo. Syriza ha vinto le elezioni promettendo la fine dell austerità e la cacciata della troika (Fmi, Ue e Bce). Ma cambiarle semplicemente il nome non ha mutato la sostanza. Per l Eurogruppo e il Fmi sono prioritarie le riforme su pensioni e mercato del lavoro, i settori su cui il governo Tsipras ha messo una «linea rossa» e per i quali non accetta nuovi sacrifici, né umiliazioni. Piuttosto sarà default, minacciano i suoi ministri. Un default, di fatto, Atene lo ha già dichiarato, senza chiamarlo così, nel marzo del 2012, dopo l approvazione del secondo pacchetto di aiuti da 130 miliardi nella notte tra il 20 e il 21 Bce 26 miliardi Banca centrale greca 9 miliardi I 5 Paesi più esposti* (miliardi di euro) Germania 60 Francia 46 Italia 40 Spagna 27 Paesi Bassi 12 *Comprende oltre ai prestiti bilaterali, le quote di partecipazione nei fondi salva Stati Esm e Efsf, nella Bce e nel Fmi La strategia dei creditori: alla fine la Grecia cederà in cambio di nuovi aiuti Scadenze A giugno il governo greco deve rimborsare circa 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale (Fmi) in quattro rate. La prima rata, da 302, 8 milioni, scade il 5 giugno. La seconda rata, pari a 340,7 milioni, scade il 12 giugno. La terza rata, da 568 milioni, scade il 16 giugno, Infine, il 19 luglio scade un altra rata da 340 milioni Il 13 luglio Atene deve rimborsare altri 454,2 milioni al Fmi. Mentre il 20 luglio deve rimborsare 3,36 miliardi alla Bce di titoli di Stato greci esentati dal default del 2012 Il 20 agosto deve rimborsare altri 3,17 miliardi alla Bce di bond greci in scadenza Il ministro tedesco Schäuble La ristrutturazione Gli investitori privati hanno accettato nel 2012 un taglio di oltre il 50% sui bond I fondi di emergenza Di fronte all insolvenza resterebbero i fondi di emergenza della Bce saliti a 80 miliardi «Yanis fa un lavoro più duro del mio» «Non vorrei scambiare con il mio compito con quello dei miei colleghi greci, il lavoro che deve fare Varoufakis (a destra) è più pesante del mio», ha detto ieri il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble (al centro) in un intervista ad una radio locale, sottolineando che la Grecia deve ora risolvere i «problemi a casa»: «Si è impegnata lo scorso 20 febbraio ad attuare il programma, quindi non abbiamo bisogno di parlare di alternative». L ECONOMIA ELLENICA Prodotto interno lordo +0,1% (primo trimestre 2015) Produzione industriale +5% (a marzo) Inflazione -2,1% (ad aprile) Tasso di disoccupazione 25,4% (a febbraio) febbraio. I detentori privati di titoli di Stato greco hanno dovuto accettare la ristrutturazione del debito con un haircut (taglio) di oltre il 50% del valore nominale dei bond e l allungamento delle scadenze. Oggi a subire sarebbe un istituzione internazionale, che già il 12 maggio ha visto Atene rimborsare una rata da 750 milioni prelevando fondi di riserva presso lo stesso Fmi. Di fronte all insolvenza, ad Atene resterebbero i fondi di emergenza della Bce alle banche greche, saliti fino a 80 miliardi per controbilanciare i ritiri dai depositi. L accesso al credito dell Eurotower, in cambio di titoli di Stato greco usati come collaterali, resterà aperto finché le banche saranno solventi. Perché Atene non può finanziarsi a breve termine direttamente sul mercato. La via d uscita? «Quando il presidente dell Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, dice che la soluzione alla crisi greca può essere solo politica», ammette una fonte influente dei creditori al Corriere, «intende dire che i partner europei devono decidere se possono accettare e permettersi l uscita di Atene dall euro. Politicamente possono farlo, anche se nessuno vuole fare la prima mossa. Sarebbe preferibile un incidente». La novità è che la «Grexit», l uscita della Grecia dall unione monetaria, «non è più un tabù», anche se per il mercato sarebbe la peggiore delle soluzioni possibili. Perché, per quanto oggi le economie dell eurozona siano più solide rispetto al 2011 e al 2012, provocherebbe «un terremoto politico», visto che i governi dell eurozona hanno in mano circa 200 miliardi del debito greco. Sarebbe difficile, soprattutto per la cancelliera Angela Merkel, giustificarsi davanti al proprio partito, la Cdu, e agli elettori. Un tale evento scuoterebbe i mercati globali, perché farebbe venir meno la fiducia, che è alla base di ogni relazione politica e finanziaria. Perciò alla fine la convenienza politica potrebbe convincere Atene a cedere qualcosa di più, in cambio di un nuovo programma di aiuti su basi nuove, da cui potrebbe però sfilarsi il Fmi. Questo pensano i creditori. E questo sa anche il governo di Atene, persino quando per voce del ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, arriva ad azzardare la fine dell euro in caso di Una parte delle statue del Partenone esposte al British Museum di Londra Corriere della Sera I creditori Christine Lagarde, 59 anni, direttore del Fondo monetario internazionale. Per 4 anni ha ricoperto il ruolo di ministro dell Economia in Francia Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, 67 anni. Numero uno dell Eurotower da novembre In passato è stato governatore di Bankitalia Il presidente dell Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, 49 anni. In passato ha ricoperto il ruolo di presidente del Consiglio dei governatori del Meccanismo europeo di stabilità (Esm) Il caso Il fuoco amico su Tsipras dall ala estrema del suo partito di Maria Serena Natale U na cosa preoccupa il premier greco Alexis Tsipras più dell isolamento internazionale, il fuoco amico. La drammatizzazione dei toni di queste ore, condensata nelle parole solenni del ministro delle Finanze Yanis Varoufakis («è l inizio della fine»), mira a creare un clima da stato d emergenza non solo per alzare la pressione nella trattativa con i creditori ma anche per respingere gli assalti provenienti dallo stesso partito di governo, Syriza. Una volta raggiunto l accordo di Bruxelles, si spalanca il fronte interno. Non è un caso che le dichiarazioni che allarmano l Europa siano arrivate nel weekend del Congresso della sinistra radicale ad Atene. L eventuale intesa sul prestito dovrebbe superare il voto di fiducia in Parlamento, ovvero l esame delle frange oltranziste del partito, che alle elezioni del 25 gennaio non era arrivato alla maggioranza assoluta per soli due seggi e aveva dovuto formare una coalizione con la destra nazionalista. Finora il nucleo duro e ideologico di Syriza, raccolto intorno al cerchio magico della «Piattaforma di sinistra», ha fatto del programma preelettorale una linea rossa invalicabile. Per essere approvato, l accordo non dovrà contenere misure più dolorose di quelle previste dal patto con gli elettori. Cosa pressoché impossibile, come è emerso in questi quattro mesi di corpo a corpo tra Atene e le istituzioni creditrici. In caso di mancato via libera della «sua» sinistra, Tsipras si vedrebbe costretto a ricorrere al sostegno esterno di conservatori o socialisti, inaccettabile per il leader che aveva promesso la rivoluzione. Ecco perché, in chiusura del Congresso, il primo ministro ha lasciato filtrare un ultimatum rivolto ai suoi: se l intesa non passa si torna al voto, e niente «traditori» sulle liste. Messaggio indiretto a oppositori interni come il ministro dell Energia Panagiotis Lafazanis, che ieri ha escluso qualsiasi apertura alle richieste dei creditori definendo le loro politiche «una delle più orribili pratiche di ricatto della Storia», o la Speaker della Camera Zoi Konstantopoulou, che in Parlamento conduce ormai una sua «agenda parallela» rallentando l iter dei pochi provvedimenti approvati nelle ultime settimane. Chi la conosce non ha dubbi, punta alla leadership di Syriza.

4 4 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere della Sera

5 Corriere della Sera Lunedì 25 Maggio Primo piano Il voto amministrativo In Spagna sfondano i partiti anti austerity L ondata arriva a Barcellona e Madrid Successo di Podemos: primo nel capoluogo catalano, la capitale resta in bilico. Tracollo del bipartitismo Il voto giovane, arrabbiato e urbano ha intaccato il dominio del partito conservatore del premier Mariano Rajoy. Ad avanzare è invece la sinistra grazie alla spinta del nuovo partito Podemos e anche alla resistenza dei socialisti del Psoe. Pablo Iglesias, leader di Podemos, usa toni trionfalistici, parla di «risultato storico» e «dell inizio della fine del bipartitismo». A scrutini praticamente ultimati, i Populares restano primi in quasi tutte le Regioni, ma perdono la maggioranza assoluta e, spesso, con essa la possibilità di governare. Il Pp scende dal 37% del 2011 al 26,6%. Il Psoe dal 27 al 25%. Si apre così in Spagna un periodo di instabilità con giunte appese a questo o quell alleato che per ragioni diverse dall interesse locale potrebbe abbandonare la squadra ogni momento. I due debuttanti del voto, Podemos e Ciudadanos, hanno rispettato le attese. Molto meglio il primo del secondo, però. I due partiti anti casta e anti corruzione, divisi dalle ricette economiche per l uscita dalla Grande Crisi, hanno adottato strategie diverse. Non avevano abbastanza candidati per presentarsi in tutti gli 8 mila municipi e nelle 13 Comunidad. Così mentre Ciudadanos ha formato liste solo dove ha potuto, Podemos ha preferito appoggiare Popolari Il Partito popolare perde la maggioranza assoluta e, spesso, con essa la possibilità di governare movimenti civici e l ha fatto soprattutto dov è più forte il suo consenso, nelle grandi aree urbane. Il risultato è stato eclatante al di là della difficile somma di liste spurie che darebbe appena un 10% su scala nazionale. Il municipio di Barcellona è andato a una candidata che porta l insegna del «cambio» voluto da Podemos. Madrid potrebbe fare la stessa fine grazie a una coalizione. Un trampolino perfetto in vista della sfida nazionale del novembre prossimo. Vince anche Ciudadanos, perché triplica i risultati delle elezioni europee di un anno fa e sfiora il 7%. Ciudadanos potrebbe diventare un alleato indispensabile alla governabilità in molti enti locali e mostrare così la propria carica «rigeneratrice» invece che «rivoluzionaria». Ma a Ciudadanos è mancato quel risultato-vetrina che Podemos ha ottenuto nelle città maggiori. Il premier spagnolo conservatore Mariano Rajoy aveva puntato la sua offensiva elettorale su una dialettica a tre punte: la ripresa economica, la stabilità politica, l aumento dell occupazione. Il tridente non ha funzionato. I milioni di disoccupati sono ancora troppi. La ripresa si vede nei bilanci delle società, ma non negli stipendi. La voglia di dare uno schiaffo alla «casta» ha preso il sopravvento. Socialisti Il Psoe rimane al secondo posto ma subisce un forte travaso elettorale verso gli «antisistema» Lo scenario peggiore per il premier in carica è di trasformare l altro sconfitto di ieri in un vincitore. La faccia pulita del giovane segretario del Psoe, Pedro Sanchez ha fermato l emorragia di voti che continuava da 8 anni e ha riconquistato anche il governo di una Comunidad (Extremadura). Il temuto travaso elettorale verso gli antisistema di Podemos c è stato e abbondante, ma la macchina organizzativa del partito ha funzionato, presentando candidati in ogni singolo Comune. Il Psoe resta saldamente al secondo posto e, ora, in vista della sfida nazionale di novembre, tenterà di spostare il confronto con il nuovo di Podemos sul piano della capacità amministrativa. Andrea Nicastro Il Paese Gli spagnoli hanno votato ieri per eleggere oltre ottomila consigli comunali. L appuntamento è considerato un test indicativo per le elezioni politiche previste per il novembre di quest anno. La Spagna è governata dal 2011 dal Partito popolare di Mariano Rajoy Più di 35 milioni di cittadini erano registrati al voto. La Spagna ha oltre 46 milioni di abitanti su un territorio di oltre 500 mila chilometri quadrati (contro i 300 mila dell Italia) Secondo i primi dati parziali in circa 13 delle 17 Regioni del Paese i maggiori partiti dovranno dare vita a coalizioni di governo Attesa Il leader di Podemos Pablo Iglesias (a destra) aspetta il suo turno per votare a Madrid nelle elezioni amministrative e regionali di ieri, viste come un test per i partiti principali (Efe/Emilio Naranjo) L affluenza si è attestata intorno al 50%, all incirca sui livelli del 2011 e del 2007 Madrid Avvocata Manuela Carmena, 71 anni, avvocato del lavoro, al suo debutto in politica nella coalizione con Podemos Con Manuela Carmena aiuti sociali e moralità Sconfitta per pochi voti ma può diventare sindaco quattro anni dai primi sit in a Puerta del A Sol contro i sacrifici pro austerity del governo Pp, il movimento degli Indignados è a un passo dal conquistare la capitale spagnola con l ex avvocata giuslavorista Manuela Carmena. Esordiente della politica, Carmena ha goduto della benedizione di Podemos e di altre liste civiche unite sotto il marchio di «Ahora Madrid». L onda per il «cambio» è salita dai quartieri degradati a sud della capitale e dai giovani disoccupati. Carmena, 71 anni, era la candidata più vecchia per il partito più votato sotto i 40 anni. Nel suo programma aiuti sociali, ecologia, moralità. A fermarla ad un seggio dalla vittoria, però, è stata la miglior scelta del Partido popular, Eperanza Aguirre. L ex ministra, ex presidente del Senato, ex presidente della Comunidad, amministratrice efficiente, ha vinto per un pugno di voti. Per Aguirre sarà però difficilissimo formare una maggioranza per lasciare al Pp il governo della capitale come negli ultimi 20 anni. A. Ni. Barcellona Attivista Ana Colau, 41 anni, leader della lista civica «Barcelona en Comú», sostenuta da Podemos. Ha scritto Vidas Hipotecadas Ada, paladina anti casta (e spina nel fianco degli indipendentisti) «Vince Davide su Golia» a sfida tra vecchio e nuovo a Barcellona L non aveva il Pp e il Psoe schierati contro Podemos e Ciudadanos. Qui il Pp è residuale da sempre e il Psoe in caduta libera. A Barcellona la continuità è data dai conservatori di CiU divenuti paladini del separatismo dalla Spagna, mentre la protesta per le politiche economiche e la corruzione si è coagulata attorno alla lista civica Barcelona en Comú sostenuta anche da Podemos. Da una parte il sindaco in carica Xavier Trias di CiU, dall altra l attivista popolare per la difesa degli sfrattati, Ada Colau. Ha vinto per un solo seggio la candidata anti sistema Colau. «Davide ha battuto Golia» ha detto tra le lacrime nella notte, ma anche per lei la governabilità è un punto di domanda. Il risultato potrebbe avere effetti anche sul movimento indipendentista perché rischia di far saltare l attuale insolita alleanza tra i conservatori di CiU e la sinistra di Esquerra Repubblicana in nome dell indipendenza. A. Ni. Valencia Veterana Rita Barberá, 66 anni, del Partito popolare, è sindaco dal 1991 (ha vinto sette elezioni) Nella città degli scandali i popolari di Rajoy costretti a cercare alleanze Rita: «Giorno orribile» l risultato di Valencia rappresenta bene, in I scala urbana, la vittoria drammatica in cui è incappato il Partido popular in tutta la Spagna. Nella città delle arance, della paella e delle spiagge il Pp resta il partito più votato, ma scende sotto la maggioranza assoluta che gli aveva permesso di governare in splendida solitudine. Da oggi ha bisogno di alleati, ma tutti gli altri eletti hanno fatto campagna proprio contro il partito di governo, i suoi scandali e la sua politica economica, e faranno fatica a giustificare un ingresso in giunta al suo fianco. A Valencia la patata bollente è nelle mani esperte di Rita Barberá, sindaca dal 1991 passata attraverso 7 elezioni vittoriose. Rita ha visto tutto e il suo contrario: dalla ricostruzione cittadina con l avveniristica «città delle arti e della scienza» ai continui scandali per corruzione arrivati da Valencia sino a Cristina di Borbone. Ora l immarcescibile Barberá dovrà corteggiare Ciudadanos, ma ieri ha ammesso candida: «Giorno orribile». A. Ni. La Spagna non si è ancora rialzata dalla crisi economica che l ha colpita a partire dal Ancora oggi la disoccupazione si avvicina al 25% All orizzonte rimane aperta la questione dell indipendenza della regione catalana: le istituzioni spagnole hanno vietato un referendum al riguardo

6 6 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere della Sera Primo piano Il voto Un populista di destra guiderà la Polonia Al ballottaggio vittoria a sorpresa di Duda contro il presidente uscente, l europeista Komorowski Segnale d allarme per i liberali al governo in vista delle Politiche. E Kaczynski sogna il gran ritorno La vicenda Andrzej Duda, 43 anni, viene dal partito di opposizione Diritto e Giustizia guidato da Jaroslaw Kaczynski, fratello gemello dell ex presidente polacco Lech Bronislaw Komorowski, 62 anni, è salito al potere cinque anni fa dopo che il predecessore, Lech Kaczynski, era morto in un incidente aereo. Il presidente uscente era dato favorito dai sondaggi Gli exit poll hanno subito un ritardo in seguito alla morte di un anziana a un seggio Duda è contrario all aborto e alle nozze gay. Sul fronte internazionale è dipinto come un euroscettico moderato La Polonia ha quasi 40 milioni di abitanti. È nella Ue dal 2004 Delfino Duda collaborò a lungo con Lech Kaczynski, ucciso nel disastro di Smolensk del 2010 Il delfino dei gemelli Kaczynski, l astro nascente della destra nazional-populista di Varsavia Andrzej Duda, nuovo presidente della Repubblica polacca. Secondo gli exit poll diffusi in tarda serata, al ballottaggio delle Presidenziali Duda ha ottenuto il 53% dei voti contro il 47 del capo di Stato uscente Bronislaw Komorowski. Un grave segnale per il partito di governo, la liberale Piattaforma civica, in vista delle elezioni politiche del prossimo autunno. Per il 62enne Komorowski, ex boy scout con militanza nel sindacato Solidarnosc, storico di formazione e convinto europeista, doveva essere una riconferma senza scosse. Al primo turno invece il presidente era stato scavalcato a sorpresa dal candidato del partito d opposizione Diritto e giustizia. Quarantatré anni, giurista ed eurodeputato, Duda è stato a lungo collaboratore di Lech Kaczynski, il presidente ucciso nel disastro aereo di Smolensk del 2010, insieme alle altre 95 persone a bordo di un volo di Stato diretto in Russia. Per la destra euroscettica di Diritto e giustizia è la prima grande vittoria elettorale dalla disfatta del 2007, quando il premier Jaroslaw Kaczynski lasciò il posto al liberista Donald Tusk, rimasto al timone fino al 2014 e poi passato a Bruxelles come presidente del Consiglio europeo. Proprio l uscita di scena del carismatico Tusk, che aveva segnato la fine delle dispute di Varsavia con Bruxelles e Berlino, ha contribuito in questi mesi al calo d immagine di Piattaforma civica. Perfetta la partita di Jaroslaw, che da anni sogna il gran ritorno. Il leader incontrastato del partito ha puntato sul giovane Duda ed è rimasto in ombra durante la campagna elettorale, limitando il suo apporto a periodici interventi sull ultracattolica, e potentissima, Radio Maryja, vera forza politica nelle regioni conservatrici e rurali che si ritrovano nella tradizione esaltata dal partito. A Duda è bastato presentarsi come alfiere dei diritti della nazione rispetto alle ingerenze di Bruxelles e costruire la sua strategia su messaggi semplici e spesso al di fuori delle competenze del In famiglia Il nazionalpopulista Andrzej Duda, 43 anni, con la moglie Agata e la figlia Kinga. Secondo gli exit poll, ha battuto il presidente Komorowski (Reuters) Il caso Una donna muore al seggio Prolungato il silenzio elettorale Dramma al seggio durante il secondo turno delle elezioni presidenziali polacche. Ieri una donna è morta durante le operazioni di voto, in un comune del Sud del Paese. Il decesso ha provocato il blocco della sede elettorale per circa un ora e mezza, e la commissione nazionale polacca ha stabilito di prolungare fino alle il silenzio elettorale. Sono slittati così alla tarda serata anche i primi exit poll. Il risultato finale del ballottaggio tra il presidente uscente Bronislaw Komorowski e il rivale populista Andrzej Duda potrebbe arrivare soltanto domani. capo dello Stato: ridurre le tasse, riportare l età pensionabile da 67 a 65 anni. In Polonia il presidente della Repubblica guida le forze armate, può esprimere pareri non vincolanti in politica estera, gode di potere di veto e iniziativa legislativa, ma non può interferire nell azione di governo. Troppo fiacca la campagna di Komorowski, che confidava nell eredità di un mandato quinquennale all insegna della stabilità politica ed economica e ha preso un piglio combattivo solo nell ultima fase, concentrandosi sulla sicurezza nazionale e sul ruolo faticosamente conquistato dalla Polonia in seno all Unione Europea e alla Nato, baluardi contro l aggressività del nemico di sempre, la Russia. Non lo hanno sostenuto i fan del cantante rock Pawel Kukiz, candidato antisistema arrivato terzo al primo turno con il 20% delle preferenze. Ieri Komorowski non ha atteso, subito dopo gli exit poll ha ammesso la sconfitta. Maria Serena Natale msnatale@corriere.it Il commento Un Paese diviso Mentre l Europa sta a guardare di Maria Serena Natale L a Polonia che si risveglia dopo l elezione presidenziale più combattuta della sua storia recente è un Paese ancora una volta diviso lungo la faglia est-ovest. Da una parte le regioni occidentali, filoeuropee e più sviluppate, dall altra la grande pianura orientale che negli anni del boom ha pur beneficiato dei fondi europei ma resta vulnerabile a misure come le sanzioni contro la Russia: gli agricoltori risentono del bando all export verso Mosca. È in queste regioni che è più ascoltato il richiamo di Radio Maryja, espressione di quel cattolicesimo militante e diffidente verso le svolte, pur moderate, perseguite negli ultimi anni dai liberali di Piattaforma civica su temi sensibili come la fecondazione in vitro. È la Polonia profonda, lontana da un Europa che non esita a chiedere impegni e sacrifici. Non giovano allo spirito di coesione, in queste regioni di frontiera, messaggi come quello arrivato dal vertice di Riga della scorsa settimana sul Partenariato orientale. Un occasione per rinsaldare l amicizia con i vicini dell Est ancora fuori dal grande progetto comunitario e per mostrare che si possono tenere insieme diplomazia e principi il convitato di pietra, come sempre, era la Russia. I leader Ue hanno invece riaffermato una distanza, avvertita anche nella Polonia che continua a credere nell Europa come destino. M. S. Na.

7 Corriere della Sera Lunedì 25 Maggio #

8 8 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere della Sera Primo piano Verso le urne Su RaiTre Il leader di FI Silvio Berlusconi, 78 anni, stringe la mano a Fabio Fazio, 50, ieri negli studi della trasmissione Che tempo che fa ROMA Per la prima volta si siede nel salotto di Fabio Fazio, e l immagine che offre di sé è per necessità o per scelta quella di un leader che non può più guidare le truppe del centrodestra in prima persona, ma ispirarle, convincerle, riunirle, nel ruolo di padre nobile e non di condottiero unico. Silvio Berlusconi torna in tivù «dopo un anno», ci tiene a rimarcarlo, a Che tempo che fa. Senza battute a raffica solo un invito accorato a Fazio a tagliarsi la barba, senza l istrionico spirito che ne ha caratterizzato l intera storia politica, ma quasi per rassicurare il suo popolo che c è ancora, che da lui non ci si può aspettare una sfida a Renzi sul terreno del premier l iperattivismo, la corsa, le ambizioni giovanili, ma si può contare sulla solidità di un leader che ne ha vissute tante, che ha l esperienza di una vita e che ha anche sofferto molto. Usa poche e forti parole per raccontare gli otto mesi di servizi sociali: «Sono stato una pausa per le persone, ho visto tanta dedizione e passione da operatori umanitari che mi ha confortato». E indica quello che a suo dire è stato il motivo del crollo di FI e della crescita di Renzi e Salvini: «Loro sono 6 ore a settimana in tivù, io zero. Se uno sta sempre in tivù non si può resistere. Io non ho partecipato a trasmissioni non potevo, e non posso. La questione per la magistratura mi impedisce di farlo...», dice sibillino, aggiungendo che mai le sue tv «hanno fatto politica». Berlusconi non regala nuove proposte o slogan. Insiste invece su quella che è diventata la sua missione: lavorare per rifondare il centrodestra creando «non un partito, ma una specie di comitato elettorale, che non si chiamerà partito repubblicano perché è già esistito e che dovrà essere non solo una coalizione di partiti ma il luogo dove club, associazioni, professionisti, cittadini si ritrovano come moderati». Di questa creatura che vuole a tutti i La vicenda Silvio Berlusconi ha ipotizzato la nascita di un nuovo progetto, aggregatore dei moderati L ex premier ha ventilato anche l idea che il nuovo partito possa essere guidato da una donna, ma non dalla figlia Marina Il retroscena Berlusconi nel salotto di Fazio: una convention per il mio erede «Sono incandidabile, conoscete la mia età, però nessuno si è fatto vivo» I precedenti Nel 2013 L 11 gennaio 2013 Silvio Berlusconi è a Servizio pubblico di Michele Santoro: con ironia spolvera la sedia su cui stava Marco Travaglio Nel 2006 Il 12 marzo 2006 Berlusconi lascia in anticipo In mezz ora, invitando Lucia Annunziata a vergognarsi: il leader è irritato dalle interruzioni ROMA «Avete visto quanta gente in Campania? Nel centrodestra non c è ancora nessuno più popolare del sottoscritto». Per tutto il weekend Silvio Berlusconi se lo ripete come un mantra. Quasi avesse bisogno di sentirselo dire da una viva voce, di essere ancora il leader più popolare alla destra di Renzi. Ma la frase con cui ha dichiarato che vorrebbe un «successore donna», unita alle battute sull attività politica da declinare al «passato», rischiano di aprire dentro Forza Italia una guerra per la successione a cui lo stesso Berlusconi guarda già con un certo fastidio. Non si tratta soltanto di una questione di nomi, che circolano a prescindere dai diretti interessati. Ma degli «schemi» legati ai nomi stessi. Per esempio, tra gli azzurri, è già in corso una sfida sottotraccia tra chi difende le ragioni di un alleanza «paritaria» con la Lega e chi, al contrario, vorrebbe lanciare il guanto di sfida a Matteo Salvini. Della prima scuola di pensiero fa parte Giovanni Toti, costi battezzare «Nella mia vita tante volte mi hanno detto che stavo tentando un impresa impossibile, e invece ho sempre portato tutto a termine...» lui sa che non potrà essere il leader: «Sono incandidabile, e conoscete la mia età... Potrà dare una spinta a questo sogno, ma ci sono personaggi di FI e no che potranno guidare questa coalizione». Chi, non si sa: «Non siamo in una monarchia, è il popolo che decide a chi affidarsi. Un mio erede? Mai pensato, non si è fatto vivo, se c è si faccia avanti. Il carisma o lo si ha o non lo si ha. Il metodo di scelta? Magari una o più convention come in America». Ma non sembra un cammino facile se alcuni che potrebbero far parte del progetto» Alfano, Fitto vengono attaccati a testa bassa: «Sono professionisti della politica, pensano solo al proprio tornaconto, allo stipendio, trattano i partiti come taxi... Alfano? È attaccato alla sua poltrona con molto affetto...». che non a caso è finito nel totonomi sulla successione. «E per questo», scherzava con gli amici ieri il candidato governatore della Liguria, «devo senz altro ringraziare Renzi, che mi attacca sempre». Renzi o non Renzi, il consigliere politico dell ex premier sta tessendo una sua tela politica. Due giorni fa ha incontrato il coordinatore del Nuovo centrodestra Gaetano Quagliariello. E, nei prossimi giorni, sarà protagonista di comizi con Salvini (domani), Berlusconi (mercoledì) e Giorgia Meloni (giovedì). Morale della favola? Se l esito delle Regionali costringesse FI ad avviare un «percorso federativo» con gli altri alleati, Difficile sembra pure trasmettere agli italiani il brivido di un nuovo programma. C è un apertura sui diritti civili: «È giusto che fidanzati dello stesso sesso possano assistere il compagno in ospedale o lasciare un eredità». E c è il rilancio della «rivoluzione liberale» di cui lui stesso parla da 20 anni, l unica possibile per il paese e fatta di «riforma della burocrazia, del sistema fiscale, della giustizia». Riforme che potrebbe tornare a trattare con Renzi se volesse, ma così non sarà: «Un nuovo Nazareno? Lo escludo, mi spiace ma è così. Quello non era un contratto con delle regole, ma un metodo che consisteva nel lavorare insieme per cambiare le istituzioni. Abbiamo accettato anche cose inaccettabili in nome di quel metodo, ma poi Renzi ci ha imposto la scelta sul capo dello Stato, ha deciso tutto da solo». Questa sembra una fine vera, sul resto si vedrà. Paola Di Caro Escludo un nuovo Nazareno: era un metodo per lavorare insieme, poi Renzi ha deciso da solo Persone come Fitto e Alfano pensano solo allo stipendio, trattano i partiti come taxi Il no di Marina, la tentazione di Barbara e per ora Mara prende tempo Sul successore è già guerra tra fazioni Le mosse di Toti Intanto Toti, favorevole a una alleanza paritaria con Salvini, tesse la sua tela da federatore difficile non pensare a lui come «portabandiera azzurro». O a Mara Carfagna, che ieri durante l Intervista con Maria Latella su SkyTg24 ha preso di petto le voci su una sua candidatura («Non si tratta di ambizione personale») chiarendo In tv Mara Carfagna, responsabile dei diritti in Forza Italia, ieri ospite di Maria Latella su Sky Tg24 Il commento Ma l ex premier sembra uscito da «Youth» di Aldo Grasso P rima Piero Angela, poi Silvio Berlusconi. Il salotto di Fabio Fazio sembra una scena non montata di Youth di Sorrentino: con il cannocchiale rovesciato per rimpicciolire le cose (come insegnava già Galileo). È tutto un già visto, un già detto. Persino il consiglio «da vecchio editore» dato al conduttore: tagliarsi la barba per sembrare più giovane. Le incertezze del maestro sono le certezze del discepolo, questa è stata la grande lezione che Renzi ha imparato da Berlusconi. Ha capito il ruolo della tv nella personalizzazione della leadership, ha operato fruttuose «invasioni di campo» facendosi invitare da Maria De Filippi, Barbara D Urso, Bruno Vespa (i voti si conquistano nelle trasmissioni pop), ha dimostrato fastidio per gli apparati storici di mediazione. Così, dopo dodici anni di inviti inevasi, Berlusconi si è deciso a mettere piede nel salotto «d interesse culturale». Moderati, rassemblement, comunisti, rimpianti, giornaloni, rivoluzione liberale, un anno che non va in tv, persino il Milan, persino Dudù: non si esce da Youth, non si esce dalla prigione del passato. Lontani i tempi in cui Berlusconi spolverava la sedia di Travaglio. Ormai si fa fotografare mentre segue l Eurofestival, permette a Fazio di andare sull intimo («i servizi sociali le sono serviti a qualcosa?») e dopo la rottura del patto del Nazareno sembra aver perso la sua formidabile forza di trascinamento. Però strappa ancora qualche applauso al «nemico». «Il tempo passa», dice Fazio. Niente dà tanto la scossa del tempo come ricordare il tempo che passa. Tutto è Youth. non a caso che «dobbiamo capire se dobbiamo ricostruire il centrodestra e anche che cosa vuole Salvini». Ma contro questa scuola di pensiero, dentro Forza Italia già si muovono quelli che non vogliono rischiare di finire «subalterni» alla Lega. In cima alla lista c è la falange lombarda, di cui fanno parte Paolo Romani e Mariastella Gelmini. Per loro, del successore di Berlusconi conta soprattutto il cognome. Che dev essere «Berlusconi», poco importa se Marina (che rifiuta) o Barbara (decisamente più tentata dall ipotesi). In fondo, è l unico antidoto per evitare che FI accetti di mettere in palio la leadership del centrodestra alle primarie. Col rischio di doverla cedere a Salvini. È un rischio a cui pensa anche l ex premier. Che infatti, per tranquillizzare i suoi, l ha detto anche da Fabio Fazio: «Il mio erede, per ora, non s è ancora fatto vivo». Tommaso Labate

9 Corriere della Sera Lunedì 25 Maggio Primo piano I nodi Alle Regionali del 31 maggio, in Liguria il centrosinistra si presenta diviso. Dopo la vittoria di Raffaella Paita alle primarie, la sinistra del Pd ha annunciato la rottura: Luca Pastorino ha lasciato il partito e corre contro la candidata dem La Campania è un altra Regione, tra quelle al voto, dove il Pd potrebbe trovarsi in difficoltà: a sfidare il centrodestra del governatore uscente Stefano Caldoro, c è il dem Vincenzo De Luca. Se vincesse l ex sindaco di Salerno, condannato a un anno per abuso d ufficio, scatterebbe per lui la procedura di decadenza in applicazione della legge Severino Il retroscena di Marco Galluzzo ROMA «Se vinciamo come penso cambia anche il Pd». Matteo Renzi insegue un sogno, quel 6 a 1 dal sapore tennistico che consegnerebbe al centrosinistra praticamente quasi tutta l Italia delle Regioni, ad accezione di Lombardia e Veneto. Ma il cappotto tennistico, se arrivasse, non significherebbe solo rafforzare il governo, aiutare la strada delle riforme, mettere probabilmente fine alle diatribe interne con la minoranza di Bersani, una delle conseguenze principali sarebbe un accelerazione verso una mutazione politica del Partito democratico. Si è discusso negli ultimi mesi di Partito della Nazione, definizione di cui Alfredo Reichlin possiede copyright, sulla quale il gruppo dirigente dei dem ha al momento una sorta Nessuna ricaduta Boschi: «Credo che in ogni caso l esito non influenzerà il futuro del governo». di pudore a discutere esplicito, anche per non urtare sensibilità molteplici di un elettorato e di una base che già faticano a digerire la vocazione maggioritaria e il profilo governativo che Renzi ha impresso al Partito democratico. Ma indubbiamente un passo ulteriore verso un cambiamento arriverebbe con un successo pieno alle Regionali, ed anche un 5 a 2 sarebbe un ottimo risultato, visto che se «fosse un 4-3 sarebbe comunque una vittoria per il Pd. Ma credo che andrà meglio», ha detto ieri Renzi in un intervista al Secolo XIX. Il passo ulteriore sarebbe un riflessione politica per cambiare lo Statuto interno del Pd: Renzi ha già annunciato un seminario sul tema, ne ha discusso con i suoi dirigenti, l obiettivo è introdurre regole di funzionamento del movimento più efficienti e più rapide, più Verso le urne I calcoli di Renzi sul voto «Penso che vinceremo e cambierò anche il Pd» «Un 4-3 sarebbe un successo, ma andrà meglio» adatte proprio ad un partito di governo che nel 2018 punterà a «governare da solo». Cambiare lo Statuto significa mettere mano al funzionamento degli organi principali, alle regole con cui si prendono le Lo scatto alla Casa Bianca diventa virale Obama e la bimba che fa i capricci Capricci alla Casa Bianca. Una bambina, figlia della giornalista americana Laura Moser, si stende a terra con il volto sul tappeto, ai piedi di Barack Obama, e continua a piangere disperata. L immagine, scattata in occasione della Pasqua ebraica ad aprile, è diventata virale dopo il tweet dello zio, lo scrittore Benjamin Moser. decisioni, modificare la vita interna, centrale e periferica, del partito, introducendo schemi che facilitino l adozione rapida di decisioni, anche con l adesione generale di un principio di maggioranza che avrebbe indubbie ricadute sulla vita parlamentare. È al momento è solo una riflessione, che scorre parallela al disegno di legge che il Pd porterà martedì prossimo in Parlamento, disegno che punta a dare regole diverse a tutti i partiti, introducendo la personalità giuridica dei soggetti, aprendo la vita dei partiti al controllo della magistratura, rendendoli in qualche modo più trasparenti e più moderni, almeno a giudizio dei firmatari della proposta. Le modifiche allo Statuto del partito sarebbero cosa ulteriore, rafforzerebbe la vocazione maggioritaria e farebbero il paio con una legge elettorale che nel disegno politico di Renzi, nel 2018, potrebbe consegnare la responsabilità di governare il Paese al solo Pd. Modifiche che Avviso a Forza Italia Guerini: «Berlusconi sia più prudente, visto che FI rischia di diventare un astrazione» avrebbero una forte caratura politica, perché accompagnerebbero la mutazione già in corso: dalle polemiche con i magistrati allo scontro con i sindacati non sono pochi i tabù che Renzi ha in qualche modo già scalfito, rivolendosi implicitamente anche ad un altro elettorato. Le dichiarazioni di Berlusconi, quell invito a dimettersi se perderà le elezioni, almeno in questo quadro, vengono derubricate a poco più di una provocazione: «Consiglierei a Berlusconi maggiore prudenza e di guardare cosà farà lui, visto che dopo il voto Forza Italia rischia di diventare un astrazione», gli risponde il vicesegretario Lorenzo Guerini. Mentre il ministro Maria Elena Boschi, a prescindere dal risultato che verrà, dice che «non influenzerà il futuro del governo». 7 le Regioni che andranno al voto il prossimo 31 maggio per il rinnovo delle giunte: Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Umbria, Campania e Puglia 5 le Regioni sulle 7 che andranno al voto il 31 maggio attualmente governate dal centrosinistra: Liguria, Toscana, Marche, Umbria e Puglia 17 le Regioni (comprese le 5 che vanno al voto) amministrate dal centrosinistra. Il centrodestra ne amministra 3: Veneto e Campania (al voto a maggio) e Lombardia Il personaggio Il marito di Paita: io, «licenziato» da lei, prendo meno di Toti I Chi è Luigi Merlo, marito di Raffaella Paita, guida l Autorità portuale di Genova l presidente del porto di Genova, Luigi Merlo, è finito sulla graticola da quando sua moglie Raffaella Paita, assessore all Urbanistica, si è candidata alla presidenza della Regione Liguria. Il centrodestra ma anche la sinistra (i civatiani fuoriusciti sono in corsa con Luca Pastorino) hanno puntato il dito contro il conflitto di interessi della coppia. E il passo indietro l ha fatto lui, così sbotta: «Posso dire che sono stato licenziato da mia moglie», Merlo infatti ha dato le dimissioni venti giorni fa: «Sono irrevocabili e sono in mano al ministro Delrio. Quando Lella ha vinto le primarie sapevo che i nostri ruoli sarebbero stati strumentalizzati anche in modo stupido. Ho dato le dimissioni per lei, per me e per il porto per tenerlo fuori da diatribe inutili e così rinuncio a dieci mesi di stipendio». Il superstipendio di cui parla il candidato del centrodestra Giovanni Toti? «Toti prende uno stipendio più alto del mio, che è di 110 mila euro netti l anno, per una scarsa presenza al Parlamento europeo. Lo stesso posso dire di Pastorino. Noto poi che vogliono governare la Liguria senza aver mai messo piede in porto di cui non sanno niente a partire dal fatto che lo stipendio del presidente è stabilito da fasce ministeriali uguali per tutti. È alto? Il porto produce 3 miliardi e 300 milioni di euro di Iva all anno e dà lavoro a 37 mila persone». Domani il ministro Delrio sarà a Genova per incontrare i presidenti di Genova, Savona e La Spezia, e non mancherà Paita. Forse, un conflittino... Erika Dellacasa

10 10 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere della Sera Primo piano La strategia di Marco Cremonesi Verso le urne Salvini «nazionalista» dal Po al Piave «Diventerò io lo sfidante del premier» La cerimonia del leader che avverte: se domenica arrivo secondo, tocca a me La svolta Nel 96 Bossi (foto sopra) lancia il rito dello sposalizio del Po che la Lega celebrerà ogni anno (esclusi il 2004 e il 2013): un ampolla riempita a Pian del Re (Cuneo) e svuotata nella laguna di Venezia Ieri il leader leghista Matteo Salvini e il governatore veneto Luca Zaia hanno ricordato i caduti della Grande Guerra sul Piave (foto Cavicchi) DAL NOSTRO INVIATO NERVESA (TREVISO) Il mormorio centenario del Piave cancella il tintinnar d ampolle colme dell acqua del Po. La svolta nazionale dell ormai ex secessionista Matteo Salvini è completata. Alla sua maniera, però. Senza buttare via nulla: perché se ieri, il 24 maggio, il «Capitano» leghista ha affidato al Piave una corona d alloro per ricordare i caduti di un secolo fa, questo non gli impedirà, il 18 giugno, di tornare una volta di più a Pontida. Là dove si giurò e non nel Medioevo di «difendere la libertà dei nostri popoli padani dal potere romano». Insomma: nella nuova Lega sembra che ciascuno possa ritagliarsi il programma che preferisce. Di più. La svolta nazionalista di Salvini arriva là dove fino a ieri neppure i più arditi si sarebbero potuti sognare. A Nervesa della Battaglia il capo leghista si spinge a immaginare anche il ritorno di una leva generale: «Quando saremo al governo, faremo un servizio civile obbligatorio per tutte le ragazze e i ragazzi al compimento del 18esimo anno d età». Protesta Nelle disposizioni del governo per celebrare il centesimo anniversario dell ingresso dell Italia nella Prima guerra mondiale, il 24 maggio 1915, viene indicato di esporre sugli edifici pubblici le bandiere italiana ed europea Arno Kompatscher, governatore altoatesino, emana un «contrordine»: sui palazzi della Provincia autonoma non viene issato il Tricolore, mentre sugli edifici comunali di Bolzano le bandiere sono a mezz asta «L ingresso in guerra non è un motivo per festeggiare, inappropriato esporre le bandiere», dice Kompatscher Ma come si concilia il sangue versato nella Grande guerra con i tradizionali ideali padani? In che modo si fanno partecipi coloro che non rinunciano alla maglietta di «Prima il Nord» del ricordo del sacrificio di cento anni fa? Certo, da queste parti è un po più facile che altrove. Nervesa ha un Tricolore appeso ad ogni lampione per ricordare la «Battaglia del Solstizio» che la distrusse completamente nel E gli Alpini con il glorioso cappello sono tutt altro che rari sotto il palco da cui parlano Salvini e il candidato governatore Luca Zaia. E, anzi, il leader leghista promette che riporterà «all onore che merita il corpo degli Alpini, vergognosamente dimenticato negli ultimi anni». Durissimo l antagonista di Zaia, Flavio Tosi: «È disgustoso che Salvini chiami in causa i morti sul Piave per farsi pubblicità elettorale». Il punto centrale è che, nella lettura leghista, la Grande Guerra fu «combattuta dal popolo ma voluta dalle élite. Fu la guerra dice Salvini dei banchieri e dei finanzieri». Così come oggi «anche voi vi sentite in guerra, ma con uno Stato che se ne frega». E ancor di più con «un Unione europea al servizio di banche e finanza». Il cerchio si chiude con il richiamo alla «nuova invasione» di immigrati e chiedenti asilo. Perché «ai veneti, quando erano costretti a emigrare, nessuno portava colazione, pranzo e cena». E dunque, «porte aperte a chi dimostra rispetto, ma se qualcuno, dopo tre mesi, scopre che non gli piace il campanile, il Crocefisso e il presepe, può davvero accomodarsi fuori». Completato il quadro, Salvini può allora lanciare il pezzo forte della giornata: la nuova «leva». Il segretario leghista ricorda di essere stato «un semplice fante, ma è proprio lì che ho imparato il rispetto per il compagno di branda e per gli altri». E allora, «ci vuole un servizio civile per tutti. Una forma di educazione e di servizio alla tua comunità per cui sarai ricompensato con tre, quattro o cinquecento euro. Perché se sei educato, magari poi non vai per la strada a bruciare le macchine». Un riferimento alle recenti manifestazioni antagoniste. Ma il menù politico di giornata continua a prevedere la disfida tra Salvini e Silvio Berlusconi sulla leadership del centrodestra. Il capo leghista, da Lucia Annunziata, lo dice chiaro quando gli viene chiesto se è Il «ritorno alla leva» La proposta di un servizio civile obbligatorio per i diciottenni pronto a sfidare Renzi: se alle Regionali di domenica «noi fossimo i secondi dopo Renzi, io ci sono. Non mi tiro indietro». Quanto al fondatore di Forza Italia «non è da rottamare. Io non rottamo nessuno». Ma, appunto: «Se la Lega sarà il primo partito politico alternativo a Renzi e alla sinistra tutti, Berlusconi compreso, ne prenderanno atto». E dato che, ormai da tempo, Salvini non nasconde di essere interessato ai voti in uscita da Forza Italia, si rivolge agli elettori azzurri con «la possibilità di cambiare l Italia» attraverso una «rivoluzione liberale». L arcinemico, il leader del Nuovo centrodestra Angelino Alfano ribatte secco: «Nessun grande Paese occidentale affiderebbe a uno come Salvini il proprio destino». La sfida Luigi Spagnolli: Pd, Svp, Psi e altre due liste Alessandro Urzì: Alto Adige nel cuore, Forza Italia e Unitalia Il ballottaggio vinto dal pd Spagnolli Bandiere (e affluenza) giù Il duello «a mezz asta» per il sindaco di Bolzano DAL NOSTRO INVIATO BOLZANO In Marienplatz, al seggio elettorale delle scuole «Wolfgang von Goethe», il vento arriva di traverso e il suo patriottico dovere nel centenario dell entrata italiana nella Grande Guerra (24 maggio 1915) si sforza di farlo: sventolano a tutto spiano il Tricolore, la bandiera dell Europa e quella biancorossa della provincia di Bolzano con l aquila del Tirolo. I tre finanzieri sono perentori: «Qui niente protesta della bandiera, così prevede il Cerimoniale di Stato». Ma basta uscire dall oasi elettorale e lo «sciopero» del vessillo lanciato dal governatore altoatesino Arno Kompatscher in spregio alle direttive del governo Renzi (per La sorpresa a Merano Sindaco verde per la prima volta: Paul Rosch batte con il 60,7% il candidato della Svp La scelta Una bandiera a mezz asta in piazza Walther, nel centro di Bolzano: la Provincia autonoma ha deciso di non esporre sui suoi edifici pubblici il tricolore per ricordare il centenario dell entrata in guerra dell Italia la verità piuttosto timide se si esclude un tentativo di mediazione della ministra della Difesa Roberta Pinotti) è stato accolto con asburgico rigore. «L ingresso in guerra non è motivo di festeggiamenti, l invito del governo è incomprensibile soprattutto per la popolazione di lingua tedesca e ladina» ha tuonato il governatore. E così sia. Nulla sventola. Con modalità diversificate. A palazzo Widmann, dove Kompatscher ha l ufficio, il pennone è addirittura spoglio come in tutti gli edifici della Provincia. Su quelli comunali invece dal contestato monumento alla Vittoria, fino a piazza Walther la bandiera è a mezz asta. E stessa scena davanti al Municipio, presidiato da otto motociclette della municipale. Domenica trafficata, e non solo dai tedeschi calati per il ponte della Pentecoste. Bolzano è un crocevia di veleni storici e tensioni di giornata. Da una parte, la Grande Guerra con la sua memoria contrastata. Dall altra, le elezioni amministrative con il ballottaggio tra il sindaco uscente Luigi Spagnolli, appoggiato da Pd e Svp (41,5% al primo turno), e l avversario di centrodestra, Alessandro Urzì (12,7%). Qualcuno ci scherza: «Un duello a mezz asta». Vinto alla fine da Spagnolli (affluenza crollata al 40,7%) per la terza volta sulla poltrona di primo cittadino, dribblando non senza qualche patema la polemica sul Tricolore. Temendo di essere scavalcato a destra dall avversario, il sindaco pareva voler accogliere l invito del governo a esporre la bandiera. Poi ha cambiato idea, esponendo il fianco alle bordate del centrodestra («Per qualche voto in più il Pd ammaina il Tricolore»). La replica dal fronte renziano è arrivata da Pisa a firma della ministra Boschi: «Capisco che ci siano ferite non rimarginate, ma prima di tutto siamo italiani». Non a Bolzano, dove cent anni non sono sufficienti per trovare risposte condivise. Basta addentrarsi tra le valli alpine per scoprire che il verbo dei secessionisti della Suedtiroler Freiheit, nostalgici del Tirolo unito e seguaci di Eva Klotz, continua a fare breccia: ieri in alcuni villaggi il Tricolore era listato a lutto («Senza l Italia è tutto più semplice»), mentre i proclami degli schützen («L Italia festeggia la morte di mezzo milione di soldati italiani») accendono più di una coscienza. Kompatscher e il collega trentino Ugo Rossi lanciano parole di pace: «Vanno abbattuti i confini nelle nostre teste». Ma come dice il leader dei Verdi, Riccardo Dello Sbarba, eletto in Provincia con voti italiani e tedeschi grazie alla matrice interetnica del suo movimento (che per la prima volta ha conquistato Merano, dove il direttore del museo del turismo Paul Rosch si è imposto a sorpresa con il 60,7% dei voti sul candidato Svp Gerhard Gruber), «la vera data che qui divide non è l entrata in guerra, ma l uscita nel 18 con l annessione del Sud Tirolo». Francesco Alberti

11 Corriere della Sera Lunedì 25 Maggio Primo piano L anniversario Il Quirinale Il capo dello Stato e la memoria «Non dobbiamo temere la verità» di Marzio Breda dobbiamo avere paura della verità. Senza la verità, senza la ricerca storica, la memoria «Non sarebbe destinata a impallidire. E le celebrazioni rischierebbero di diventare un vano esercizio retorico». È l approccio laico di chi coltiva il metodo del dubbio e dell approfondimento continuo, quello con cui Sergio Mattarella ricorda il centenario dell entrata in guerra dell Italia. Così, sul Monte di San Michele al Carso dove il «fantaccino» Ungaretti fissò in versi straordinari «il senso di totale precarietà che regnava al fronte», gli viene naturale andare oltre le narrazioni più pigramente conformiste sul conflitto di un secolo fa. Perciò, accanto agli infiniti atti di «eroismo» e ai gesti di «coraggio, valore, solidarietà» compiuti dai soldati tutti, i nostri e gli altri rammenta l altissimo prezzo pagato allora dall Europa. Cioè una sequenza infinita di «orrori, atrocità, devastazioni», con un bilancio di «10 milioni di IL RACCONTO militari caduti, ai quali va sommato un numero indefinito di civili e milioni di feriti e mutilati». Una «carneficina». «Una tragedia immane che poteva essere evitata». Una «inutile strage», come scrisse nel 1917 Papa Benedetto XV, in un appello ai «capi dei popoli belligeranti». E se il ventesimo secolo è stato davvero «il più violento nella storia dell umanità», come sostiene William Golding, l esordio del non poteva essere più profetico. Certo, quella prova segnò anche uno spartiacque decisivo per l ancora «giovane» Stato italiano. Infatti, spiega il presidente, «la coscienza nazionale, fino ad allora appannaggio ristretto di élite intellettuali, si allargava e consolidava nelle trincee». Dove, come testimonia uno smisurato giacimento di lettere e diari, operai e contadini del Nord, del Centro e del Sud, quasi sempre casi semianalfabeti e neppure in possesso di una lingua comune, patirono e morirono insieme. Affratellati nel nome di una Patria nata da poco e che già evocavano in canti struggenti. Mattarella queste cose le dice avendo al fianco gli ambasciatori di popoli e Nazioni (Austria, Ungheria, Slovenia e Croazia) i cui soldati combatterono sull altro fronte di questa stessa montagna dove per la prima volta furono usati i gas, con 300 morti italiani. E puntualizza, facendo piazza pulita di alcune recenti polemiche è nel ricordo «delle loro sofferenze e del loro desiderio di pace», che bisogna cercare il «significato dell esposizione del tricolore». Solo questo. Altro che le nostalgie revansciste di cui si è recriminato in Alto Adige. Insomma, conclude il capo dello Stato: «I caduti, di ogni Nazione e di ogni tempo, ci chiedono di agire, con le armi della politica e del negoziato, perché in ogni parte del mondo si affermi la pace si tratta del modo più alto per onorare, autenticamente commossi, il tanto sangue versato su queste pendici martoriate». Simboli DAL NOSTRO INVIATO A GORIZIA SEGUE DALLA PRIMA A Ronchi dei Legionari (Gorizia), Comune guidato dal pd Roberto Fontanot, sabato è stata intitolata una piazza a Francesco Giuseppe I d Asburgo Lorena ( , sopra): fu imperatore d Austria e re d Ungheria; contro di lui si combatterono le guerre di indipendenza Josip Broz, nome di battaglia Tito ( ), primo ministro ( ) e presidente della Repubblica socialista federale di Jugoslavia ( ). Sul monte Sabotino, a nord di Gorizia, compare ogni anno la scritta «nas Tito», il nostro Tito, ad opera dei nostalgici sloveni NAS TITO, nostro Tito. Il presidente Sergio Mattarella, arrivato a Gorizia, è stato accolto dalla grande scritta che gli sloveni hanno prima tracciato, poi tolto, quindi ripristinato, alla faccia dell Europa unita, a evocare l ombra di un altra guerra, l occupazione titina, le foibe. La scritta troneggia sul monte accanto al Sabotino, che gli italiani nel 1916 presero in 38 minuti, con i dischi bianchi disegnati sulla schiena, per evitare che l artiglieria amica tirasse come al solito su di loro. Niente tricolore in provincia di Bolzano: un gesto di prepotenza dei politici di lingua tedesca; ma anche l espressione di un senso di estraneità forse comprensibile, come ha annotato lo storico Mario Isnenghi. Incomprensibile invece il tricolore a mezz asta a Trento, la piccola patria di Cesare Battisti, la terra per cui un secolo fa si sacrificarono i fanti contadini. Verrebbe da chiedersi: che Paese è, quello che celebra così il centenario della sua prima grande prova? Che riesce a dividersi e pure a omaggiare il nemico (o a farsi sbeffeggiare), proprio nel giorno che ricorda quel conflitto che era meglio non fare, ma fu pur sempre il crogiolo che fuse insieme un popolo giovane e sconosciuto a se stesso? Poi, a guardare dietro le apparenze, ad andare oltre le polemiche di cui non riusciamo a privarci, si trovano i segni di una memoria più radicata di quel che si pensi, di radici più profonde delle contingenze. Mattarella oltre alla scritta titina ha visto anche le trincee restaurate, che l associazione Sentieri di pace ha riscoperto: le doline con gli ospedali da campo e le fosse comuni; il treno della memoria che a Redipuglia sale a Caporetto; il parco Ungaretti, dove l attrice Alessandra Marc si è scritta sulla pelle i versi di guerra del poeta; i camminamenti scavati nella roccia del Carso, dove le schegge arrivavano a ferire e a mutilare gli uomini anche a un chilometro di distanza (e gli austriaci a volte erano a pochi metri). Ora qui dietro c è la Slovenia: i confini tracciati dopo L omaggio Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri a Sagrado (Gorizia) davanti al cippo che ricorda i soldati italiani e ungheresi morti nella Grande guerra Ai confini della Patria Nelle terre dove si combattè la Grande guerra c è anche chi omaggia Francesco Giuseppe e Tito Oltre le apparenze, i segni di un italianità profonda l ultima guerra divisero famiglie, stazioni, ospedali, financo il cimitero: si moriva in Italia, si veniva sepolti in Jugoslavia. Qui la memoria del divide ancora oggi: i sudditi italiani dell Impero vennero mandati a morire in Galizia contro i russi, i sudditi austria- La parola IRREDENTISMO Le foto ai bersaglieri Anche nella Chinatown di Milano ieri erano tutti in strada a fotografare la sfilata dei bersaglieri Riunire alla madrepatria territori che per cultura e lingua le appartengono, ma sono sotto governi stranieri: è questo il fine dell irredentismo. In Italia prende piede all indomani dell Unità, in particolare in regioni che il movimento risorgimentale considera parte del nuovo Stato nazionale, come Trentino, Alto Adige e Venezia Giulia, rimaste all Austria anche dopo la Terza guerra di indipendenza del Tra le principali figure che aderirono alla causa, Cesare Battisti e Gabriele d Annunzio. La causa fu fatta propria, prima della Grande guerra, dagli interventisti. ci e slavi si batterono contro gli italiani sino all ultimo (tranne i cechi, tra cui molti disertarono e vennero a combattere accanto ai nostri nonni contro l imperatore). Anche a Trieste la grande celebrazione di piazza, con i vertici dell esercito schierati, i cori alpini, i lanceri a cavallo, lo sbarco dei lagunari, il lancio dei parà e la ministra Pinotti ultima tedofora della fiaccolata, ha suscitato qualche perplessità: la città ritiene (l ha fatto notare il sindaco Roberto Cosolini) di aver poco da festeggiare; anche se sulla festa è prevalsa la memoria, sulla gioia il ricordo. Più ci si avvicina al Piave, più il centenario è sentito. A Udine il minuto di silenzio per i caduti, rispettato in tutti gli stadi, è stato chiuso da grida di «viva l Italia», salite dalla stessa tifoseria che trent anni fa inalberava lo striscione «O Zico o Austria». In Friuli l occupazione 530 mila circa sono stati i militari italiani morti nella I Guerra mondiale 1 milione circa sono stati i feriti e i mutilati del primo conflitto mondiale 41 mesi è durata per l Italia la guerra: dal 24 maggio 15 al 4 novembre 18 austriaca (dall ottobre 1917 all ottobre 1918, da Caporetto a Vittorio Veneto) fu durissima. E sul Piave la guerra cambiò natura: non si trattava più di andare all assalto di città in cui nessuno era mai stato, di montagne che nessuno aveva mai sentito nominare; si trattava di difendere la patria, di badare alla terra e alle famiglie; una cosa che ai fanti contadini veniva naturale. Nei paesi attorno al fiume è stata una giornata di commozione, che spesso ha coinvolto i bambini. E anche i nuovi italiani si sono accorti che ieri era una giornata speciale: come i cinesi di via Paolo Sarpi a Milano, tutti in strada a fotografare i bersaglieri con le penne di gallo. Tanti segnali che indicano un identità più radicata di quel che si creda, e anche un desiderio di ricostruzione, il senso di un appartenenza che fino a qualche tempo fa appariva sfilacciata e labile. Alla fine, oltre alle contraddizioni che non vanno passate sotto silenzio, anche il 24 maggio 2015 ha mostrato che gli italiani sono più legati all Italia di quel che amano riconoscere. Aldo Cazzullo

12 12 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere della Sera Esteri La Chiesa irlandese dopo il referendum «Dobbiamo fare i conti con la realtà» Nozze gay, l arcivescovo di Dublino Martin: prendere atto di questa «rivoluzione sociale» Profilo Diarmuid Martin, 60 anni, è arcivescovo di Dublino dall aprile 2004 Dopo i primi incarichi nella Curia romana, Giovanni Paolo II lo nomina Osservatore permanente all Onu (2001) Protagonista della battaglia contro gli abusi sessuali nella Chiesa irlandese: lo scandalo travolse nel 2010 l episcopato locale e le scuole cattoliche LONDRA Il primo Paese al mondo a cambiare la costituzione a favore delle nozze gay con un referendum: quando l arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, parla di «rivoluzione sociale» non esagera. L esito irlandese i sì hanno vinto con il 62% dei voti conferma che il Paese è proiettato verso la modernità e che il rapporto con la Chiesa cattolica è cambiato radicalmente. Sembra quasi impossibile, oggi, credere che l omosessualità sia stata illegale, sulla cosiddetta isola verde, sino al 1993, o che nel referendum sul divorzio, nel 1987, la maggioranza della popolazione abbia votato no (il divorzio venne approvato nel 1995). Quanta strada in poco tempo. Per la Chiesa, secondo Martin, è arrivato il momento di riflettere. «Dobbiamo renderci conto di quale sia la realtà e smettere di negare l evidenza», ha sottolineato l arcivescovo. «Capisco perfettamente come possono sentirsi oggi uomini e donne gay o lesbiche. Noi della Chiesa dobbiamo prendere atto del fatto che la maggior parte di coloro che hanno votato sì ha trascorso 12 anni nelle nostre scuole cattoliche. La sfida Messa Preghiera in una chiesa di Drumcliffe, Irlanda, alla presenza del principe Carlo 62,1 Per cento Gli elettori che hanno votato «sì» all introduzione delle nozze gay in Irlanda, primo Paese al mondo a farlo attraverso un referendum. Contrari il 37,9% dei votanti. A premiare il cambiamento è stata l affluenza record, la più alta da oltre vent anni in un referendum: ha votato il 60,5% degli aventi diritto (il 70% a Dublino) I giovani e le donne si sono mobilitati in massa. Decisivi i voti dei cattolici progressisti adesso è capire come comunicare il nostro messaggio alla popolazione». Una sfida particolarmente difficile sullo sfondo del calo delle presenze in chiesa. Se negli Anni 70 il 90% della popolazione si recava a messa la domenica, il totale oggi è sceso al 32%. Secondo l arcivescovo, a Dublino è ancora inferiore: 18%. La relazione tra popolazione e Chiesa ha sofferto sicuramente a causa degli scandali sulla pedofilia nonché i casi di violenza psicologica e fisica di preti e suore nelle scuole, nelle case di cura, negli ospedali, ma il cambiamento è anche frutto di una modernizzazione che ha portato l Irlanda negli anni del «miracolo della tigre celtica» a livelli di agiatezza economica mai visti e che ha aperto il Paese ad altre influenze. L Irlanda di oggi è più liberale, aperta verso altre culture e altri modi di pensare. Sono soprattutto i giovani ad aver votato sì in un referendum che ha portato alle urne più persone di quello per approvare l accordo di pace del Venerdì Santo. Per Tom Curran, segretario generale del partito di governo Fine Gael, «è un giorno meraviglioso». E fedele, ha un figlio gay. «Siamo tornati ai valori di decenza, onestà e uguaglianza», ha detto. «Tutti i miei figli adesso hanno gli stessi diritti». Il referendum non va necessariamente letto come un no alla Chiesa: pur essendo contraria a una ridefinizione del matrimonio, la Chiesa, ha sottolineato l arcivescovo, «non è chiusa per nessuno». Lui ha votato no, ma mesi fa, quando si è trattato di organizzare la campagna per il referendum, rinunciò al ruolo di coordinatore. «Non ho nessuna voglia di far ingurgitare le mie vedute agli altri», spiegò con semplicità. «Chi non mostra amore e comprensione verso gay e lesbiche insulta Dio. Dio ama tutti». In sordina, insomma, anche la Chiesa cambia. A gennaio, padre Martin Dolan, parroco della chiesa di St Nicholas, a Dublino, dichiarò durante la predica non solo di essere a favore della nozze gay, ma anche di essere omosessuale. Dieci anni fa non sarebbe stato possibile. Nella Dublino del 2015 i fedeli si sono alzati in piedi e gli hanno battuto le mani. Paola De Carolis con enigaseluce hai tutto sotto controllo la variabilità delle quotazioni dell energia non è più un problema con l offerta sottocontrollo, potrai bloccare subito e per due anni il costo della componente energia di gas e/o luce per la tua casa, con la sicurezza che non supererà mai il livello fissato in partenza. Ma il bello è che, se le quotazioni dell energia dovessero scendere, il tuo costo della componente energia di gas e/o luce scenderà. Niente male avere tutto sotto controllo, vero? Le quotazioni dell energia sono riferite all indice Brent Dated. La componente energia bloccata è oggi pari a circa il 43% per la luce e il 52% per il gas della spesa annua ante imposte. Le restanti componenti di spesa, ante imposte, sono quelle stabilite e aggiornate dalle Autorità. È un offerta del mercato libero valida fino al 19/07/2015. 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13 Corriere della Sera Lunedì 25 Maggio 2015 ESTERI 13 Italia Il ministro Boschi: «Una buona legge sulle unioni civili» Segnali da Berlusconi Fede e società di Gian Guido Vecchi Riflessione in Vaticano La possibile apertura a un codice dei diritti Per le gerarchie ecclesiastiche non è tempo di barricate ROMA Il vento irlandese ha soffiato anche su Palazzo Chigi. E ieri pomeriggio è stata Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme, ad esprimere la voce del governo in materia di unioni civili per gli omosessuali: «Il Pd ha già fatto molto sulla questione dei diritti, ma credo che dopo la pausa elettorale ripartirà in Parlamento il dibattito sulle unioni civili». Non è tutto. Aggiunge il ministro Boschi: «Il Pd è protagonista su questi temi e credo che subito dopo il voto saranno affrontati fino in fondo per approvare una buona legge. L Irlanda ha scelto la strada del matrimonio e noi un altro percorso, comunque valido, che garantisce la valorizzazione di un diritto». Il testo delle unioni civili è in discussione al Senato, commissione Giustizia, coperto da oltre emendamenti. Ieri Debora Serracchiani, vicesegretaria Pd, ha voluto dettare i tempi: «Puntiamo prima dell estate a portare in aula al Senato un testo che regolamenti le unioni di fatto per persone dello stesso sesso. E uno dei punti fondamentali del programma del Pd». In Parlamento non mancano i numeri per poter approvare il testo in discussione in commissione. Non sono i numeri della maggioranza di governo, visto che i centristi di Area popolare tendono a fare un opposizione serrata a una legge che preveda i diritti per le coppie e la loro registrazione. Ma c è una buona maggioranza trasversale che accanto al Pd vede M5S, Sel e anche Forza Italia. Mara Carfagna, responsabile del Dipartimento diritti di Forza Italia: «Le coppie omosessuali sono un fenomeno già ampiamente diffuso nella nostra società, che si sta sviluppando all interno di un vuoto normativo che crea disuguaglianze, disparità e confusione». E CITTÀ DEL VATICANO Non è più il tempo delle barricate, semmai quello della riflessione. Niente panico. «La mentalità è profondamente cambiata. Ma non per questo i credenti devono lasciarsi intimidire da quelle che vengono viste come sconfitte né perdere l entusiasmo e la gioia del Vangelo, come anche il senso dell accoglienza e dell amore verso tutti». L arcivescovo teologo Bruno Forte, confermato dal Papa segretario speciale del Sinodo sulla famiglia, considera il quadro generale: «Si tratta di un processo culturale di secolarizzazione spinta nel quale l Europa è pienamente coinvolta». E bisogna guardarlo in faccia: oggi, per dire, all Università Gregoriana di Roma è previsto un seminario teologico a porte chiuse organizzato in tutta riservatezza dagli episcopati di Germania, Francia e Svizzera. Si parlerà dei temi più controversi in vista della seconda tappa sinodale di ottobre, sacramenti ai divorziati risposati e accoglienza degli omosessuali. Tra gli artefici della riunione c è anche il cardinale Reinhard Marx, membro del Consiglio di nove cardinali che il Papa ha voluto accanto a sé nonché presidente della conferenza episcopale tedesca, tra le più riformiste d Europa. Nelle risposte mandate a Roma per il documento preparatorio al Sinodo proprio questa settimana in Vaticano si comincerà a fare sintesi dei testi arrivati da tutto il mondo i vescovi tedeschi hanno scritto: «In Germania le convivenze omosessuali hanno uno status diverso da quello del matrimonio («unioni civili»). Il loro riconoscimento si basa su un largo consenso sociale che viene sostenuto anche dalla maggioranza dei cattolici». Fra l altro, «i fedeli si aspettano che ogni persona, indipendentemente dal suo orientamento sessuale, La Chiesa non esclude la ricerca di una codificazione di diritti a persone che vivono in unioni omosessuali È un discorso di civiltà Bruno Forte, arcivescovo Il caso I laici che hanno una formazione cristiana autentica non dovrebbero aver bisogno del vescovopilota, per assumersi le proprie responsabilità Francesco Sala: «Associazioni gay all Expo? Tema importante, direi certo di sì» di Paolo Foschini he l Expo di Milano, anche solo per il suo nome di «Esposizione universale», sia una grande vetrina C almeno teorica di messaggi al mondo siamo d accordo. Anche se finora il tema di cui dovrebbe occuparsi appunto la fame nel mondo non ha poi sfondato quanto alcuni speravano. Ma «se un associazione gay mi chiedesse di essere ospitata per discutere di un tema, che è un tema importante, o per trovare un punto di visibilità direi senz altro di sì»: lo ha detto Giuseppe Sala, che di Expo è il commissario unico, commentando il risultato del referendum irlandese. «È chiaro ha precisato che non dobbiamo perdere la linea rispetto alla rilevanza del nostro tema, ma Expo è una piattaforma aperta e certo sarei favorevole a un evento di sensibilizzazione fatto qui: siamo disponili verso tutti, abbiamo struttura e spazi accoglienti. Lo spirito di Expo è fatto di gentilezza, chiedo a tutti di interpretarlo così». venga accettata dalla Chiesa come dalla società e che nelle parrocchie venga creato un clima di stima nei confronti di ognuno». La questione sta diventano più che mai urgente per la Chiesa in Italia, uno dei pochi Paesi europei a non avere leggi in materia. All assemblea della Cei, la scorsa settimana, Francesco ha chiesto di «uscire verso il popolo di Dio per difenderlo dalle colonizzazioni ideologiche che gli tolgono l identità e la dignità umana». Ma ha distinto i ruoli, si tratta di lasciare ai fedeli laici le «responsabilità che a loro competono», il tempo degli interventi diretti è finito: «I laici che hanno una formazione cristiana autentica, non dovrebbero aver bisogno del vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità a tutti i livelli, da quello politico a quello sociale, da quello economico a quello legislativo. Hanno invece tutti la necessità del vescovo pastore». Oltre allo stile, sta cambiando anche la linea tracciata nella Cei, ai tempi della battaglia contro i Dico, dall allora presidente Camillo Ruini: bastano i diritti individuali, no alle unioni civili, nessun riconoscimento alle coppie omosessuali. Certo l anima più «agonistica» resta presente, tra i vescovi italiani. Ma ci sono stati segnali differenti. Proprio Bruno Forte, al Sinodo scorso, spiegava che la Chiesa non può accettare «l equiparazione tout-court, anche terminologica, col matrimonio», ma questo «non significa escludere la ricerca di una codificazione di diritti a persone che vivono in unioni omosessuali: è un discorso di civiltà e rispetto della dignità delle persone». Il problema, nel caso, è come arrivarci. Non si può accettare che la «famiglia costituzionale, con padre madre e figli» finisca «in un angolo», diceva al Corriere il vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della Cei. Nessuna «equiparazione», nessun «cavallo di Troia». Questa è la premessa: «Cominciamo a dire che cosa è la famiglia, cosa appartiene a una realtà e cosa a un altra, poi faremo altri discorsi». Confrontarsi senza scontri ideologici, il «metodo sinodale» evocato da Galantino. E distinguere. «Invitiamo l Europa a riflettere con serietà: cosa si sta facendo per una politica familiare adeguata? Io non la vedo, basta pensare al gelo demografico», ha detto ieri il cardinale di Milano Angelo Scola: «Manca in Europa un dibattito serio su cosa siano i diritti oggi. Nessuno vuol togliere i diritti a nessuno, il problema è intendersi sulla differenza tra i vari diritti». Intervista Ieri in un intervista sul Corriere della Sera, Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei voluto da papa Francesco, non ha nascosto la «preoccupazione» per l esito del referendum irlandese e ciò che può accadere in Italia La Chiesa, ha detto Galantino, non nega i diritti delle persone ma non accetta «equiparazioni» tra le unioni omosessuali e la «famiglia costituzionale» Il vescovo chiede un confronto libero da «forzature ideologiche»: parla di «metodo sinodale» (percorrere insieme la stessa strada) per arrivare a una soluzione che rispetti il bene di tutti Governo Maria Elena Boschi in campagna elettorale ad Arezzo ieri sera ne ha parlato in tv anche Silvio Berlusconi, ospite di Fabio Fazio a «Che tempo che fa»: «Credo che non vi sia motivo per cui, in uno Stato civile, un fidanzato e una fidanzata etero o dello stesso sesso non possano assistere l altro se malato o lasciare in eredità qualcosa. Forza Italia ha un dipartimento per i diritti civili che si occupa di questo». Alessandro Di Battista, M5S, chiede un referendum: «Dall Irlanda arriva una lezione: ovvero su questioni di diritti civili deve decidere il popolo. E gli fa eco la voce di Nichi Vendola, leader di Sel: «L esito del referendum in Irlanda è un fatto straordinario, è la vittoria dell amore contro il pregiudizio. Questo vento irlandese dovrebbe spazzare la polvere dell ipocrisia che invece domina i palazzi romani». Dal fronte governativo ieri ha parlato anche Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri: «In Parlamento esiste un ampia maggioranza per procedere al pieno riconoscimento giuridico delle coppie gay. Sarebbe non solo pericoloso, ma politicamente grave, che i maggiori ostacoli e i principali veti arrivassero dall interno della compagine di governo». Eppure il fronte centrista di Area popolare è abbastanza compatto. Lo ha ripetuto ieri il ministro dell Interno Angelino Alfano: «Sì alle unioni civili, sì al riconoscimento dei diritti delle persone con un rafforzamento patrimoniale di questi diritti, no all equiparazione al matrimonio, no alla reversibilità della pensione, no alle adozioni». Fuori dal Parlamento si è fatta sentire Emma Bonino, radicale: «Su tutti i diritti civili questo Paese ha avuto un fermo per più di vent anni. Sono cose ormai mature nell opinione pubblica. Invece la classe politica resiste sempre». Alessandra Arachi

14 14 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere della Sera

15 Corriere della Sera Lunedì 25 Maggio 2015 La rotta italiana dei «foreign fighters» La ministra Pinotti: «Pronti a dare una mano, ancora più forte, contro il Califfato» Via mare in Tunisia per unirsi all Isis WASHINGTON Il primo allarme risale al 6 novembre. In un intervista, il segretario uscente dell Interpol, Ronald Noble, avverte: i volontari jihadisti usano la rotta marittima per raggiungere i fronti di guerra in Medio Oriente. Un viaggio a bordo di traghetti e persino di navi da crociera dirette verso la Turchia o zone vicine. Ora arriva un secondo avviso, rilanciato da fonti della sicurezza britannica attraverso il quotidiano Guardian. Gli estremisti inglesi è la rivelazione raggiungono prima l Italia quindi, via mare, la Tunisia, per poi proseguire verso la Libia, tappa di un lungo viaggio che termina in Siria o in Iraq. I servizi inglesi avrebbero seguito le mosse dei militanti per un certo periodo arrivando alla conclusione che questo percorso è stato creato per sottrarsi ai controlli negli aeroporti. Negli ultimi tre anni, le reclute del Califfato e di altre fazioni, sono arrivate in Turchia a bordo di voli low-cost in partenza dai principali scali europei. Con spesa ridotta e poche ore di viaggio possono arrivare molto vicini alle future zone d operazione. Quando sono scattate le misure di sicurezza per fare da filtro, avrebbero diversificato il «sentiero». Alcuni hanno optato per spostamenti tortuosi attraverso i Balcani: la Bulgaria è così diventata uno snodo importante. Altre segnalazioni hanno riguardato la Grecia, raggiungibile tanto dall Italia sempre in traghetto quanto dall asse ex Jugoslavia-Albania. Infine la scelta del viaggio in partenza dai porti italiani. Difficile dire quali siano i numeri. Secondo i funzionari citati dal Guardian alcuni dei «viaggiatori» hanno postato su Facebook foto che li ritraggono in località del nostro In Siria La città conquistata dai jihadisti «Quattrocento civili uccisi a Palmira» Paese prima del trasferimento. La storia si affianca a quella che vede la Libia come possibile trampolino per terroristi determinati a infiltrarsi in Europa. E alle note polemiche sul rischio che gli estremisti possano mimetizzarsi tra i profughi dei barconi. Siamo sempre nel campo degli scenari. Ed è anche vero che è complicato stabilire l esatto Quattrocento persone sarebbero state uccise dall Isis a Palmira, secondo la tv statale siriana: tra le vittime ci sarebbero molte donne e bambini. E un informazione per ora impossibile da verificare. I gruppi per i diritti umani avevano parlato finora di centinaia di cadaveri di soldati e di lealisti del regime per le strade della città conquistata dai jihadisti mercoledì (nella foto un tank dell Isis). profilo di un clandestino. La stragrande maggioranza sono persone in fuga da conflitti e miseria. Ciò non impedisce la presenza di altri «personaggi», pericolosi e con altre intenzioni. La valutazione dell intelligence però tende a considerare minore questo tipo di rischio. L Interpol ha in programma l istituzione del sistema I-Checkit anche per le navi, un archivio che registri i dati dei passeggeri e li incroci con quelli in possesso delle polizie. Un elenco simile a quello usato per monitorare chi viaggia in aereo. In teoria un elemento sospetto che acquista un biglietto per un traghetto verrebbe subito segnalato. A patto che viaggi con il suo documento o con un passaporto che gli permetta di bucare la rete. Problemi che si pongono alle forze di polizia mentre ai militari tocca trovare nuove risposte all incalzare dello Stato Islamico dall Iraq alla Siria. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha affermato che «se ci sarà bisogno di dare ancora una mano, ancora più forte, siamo pronti a deciderlo assieme al Parlamento». Per ora l Italia ha impegnato 250 militari dell aviazione (si occupano della selezione degli obiettivi insieme agli alleati) e ha inviato istruttori in Kurdistan. Guido Olimpio 20 mila Una stima Onu dei foreign fighters unitisi a gruppi come l Isis e Al Nusra in Siria e in Iraq 12 mila Gli individui nella watch list dalle autorità in Turchia, tappa nel viaggio per la Siria 28 I raid aerei condotti dagli Stati Uniti da sabato: 11 in Siria e 17 in Iraq (a Ramadi soprattutto) ESTERI 15 L analisi La stretta di Putin sulle organizzazioni non governative di Fabrizio Dragosei isto che i rapporti con l Occidente si V inaspriscono, Putin emana una nuova legge per rendere ancora più difficile (se non impossibile) l attività delle organizzazioni straniere che si occupano di politica in Russia. Anche se per ora nel Paese non c è il minimo rischio di una rivoluzione «colorata», su modello ucraino o georgiano, il presidente non vuole correre rischi. Qualunque organizzazione non governativa può essere dichiarata «indesiderata» dalla Procura se minaccia l ordine costituzionale del Paese, la sua difesa o la sicurezza. La misura (appositamente vaga), che prevede fino a 6 anni di carcere anche per i cittadini russi che dovessero collaborare con le strutture fuori-legge, è stata subito contestata dall opposizione come da Europa e Usa. «Un passo preoccupante nell ambito di una serie di restrizioni nei confronti della società civile», tuona l Ue. Il Dipartimento di Stato ha detto che l America è «profondamente turbata» dalla norma. La legge segue quella che ha classificato come «agente straniero» le organizzazioni che ricevono finanziamenti dall estero.

16 16 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere della Sera

17 Corriere della Sera Lunedì 25 Maggio Economia Autostrade, il governo verso il no alle proroghe delle concessioni Pronta la modifica dello «Sblocca Italia»: più vincoli ai rinnovi automatici Il risiko dell auto Il rifiuto di Gm e la strategia di Marchionne: alleanze necessarie I rilievi Antitrust L authority si è detta perplessa su un regime di «proroga implicita» delle concessioni ROMA No alla proroga «semiautomatica» delle concessioni autostradali. Il governo vuole modificare la norma, introdotta solo pochi mesi fa con la legge «Sblocca Italia», che rende possibile il prolungamento delle stesse concessioni in caso di accorpamento di tratte vicine fra loro. La motivazione, aveva spiegato l allora ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, era favorire gli investimenti. Ma in pochi mesi il discusso articolo 5 della legge «Sbocca Italia» ha finito per alimentare la «tentazione della bretella»: e cioè presentare un progetto per collegare rami autostradali diversi, ipotizzare l eventuale accorpamento delle società concessionarie, e alla fine ottenere un prolungamento del periodo di gestione. Adesso la questione è nelle mani del nuovo ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, che dall inizio di aprile ha preso il posto di Lupi. E il governo si prepara alla virata, con un percorso in due tappe. La prima è il «congelamento» della norma, cioè la sospensione del giudizio in caso di nuove richieste di proroga. La seconda è il suo superamento, con la modifica o la cancellazione da studiare nelle prossime settimane. Anche se la prima opportunità potrebbe arrivare in tempi più stretti, sotto forma di emendamento al nuovo codice degli appalti, già adesso all esame del Senato. Le sponde non mancano. La norma dello «Sblocca Italia» è stata criticata dall Antitrust, che si è detta «perplessa su un regime di proroga implicita», dall Autorità anticorruzione («sono regole non del tutto comprensibili»), e anche dall Authority dei trasporti che ha parlato di «escamotage». Le proroghe «semiautomatiche», in sostanza, potrebbero violare I punti Le concessioni Le autostrade sono organizzate secondo il modello della concessione. Le società che gestiscono tratte sono 25. Fino al 2012 l ente concedente era l Anas, adesso è il ministero delle Infrastrutture la concorrenza. E i segnali che arrivano da Bruxelles vanno nella stessa direzione. Nelle settimane scorse, quando al ministero c era ancora Lupi, il governo ha inviato a Bruxelles tre notifiche per allungare le concessioni dei gruppi Gavio, Autovie venete e Autobrennero. La commissione europea deve ancora decidere se dare il via libera oppure no. Ma proprio dai contatti fra Roma e Bruxelles sono venute indicazioni utili per capire come scrivere nuove regole che non violino il diritto comunitario e la concorrenza. Non è detto che la proroga in caso di accorpamento venga esclusa sempre e comunque. Potrebbe essere concessa per Oltre a Sky e Mediaset Bogarelli (Infront): diritti del calcio in tv, arriva un terzo operatore. Telefonico Al vertice Marco Bogarelli, presidente di Infront Le proroghe La legge «Sblocca Italia», approvata a novembre 2014, dice che le concessioni in essere o già scadute possono essere prorogate in caso di «unificazione di tratte interconnesse, contigue o complementari tra loro». Fedele alla massima che la migliore difesa è l attacco Marco Bogarelli, presidente di Infront (la società che gestisce i diritti tv del campionato di calcio) affida all agenzia «Ansa» una durissima reprimenda nei confronti di un (presunto) «assedio mediatico». La rappresentazione di un Bogarelli «padrone del calcio italiano» lo manda su tutte le furie: «Io ho venti padroni - rileva - i presidenti di serie A». Bogarelli, per difendersi ha annunciato un azione «in sede civile e penale». E ha rivelato di credere nell arrivo «di un terzo operatore, telefonico, oltre a Sky e Mediaset». Circa la vicinanza a Cologno Monzese replica: «Berlusconi? Non sono una sua emanazione». Fabio Savelli Le critiche La norma della legge «Sblocca Italia» è stata criticata dall Antitrust, dall Autorità Anticorruzione e dall Authority dei trasporti. Anche da contatti informali con Bruxelles sono arrivati dubbi e perplessità un periodo limitato di tempo, massimo cinque anni contro i 15/20 anni contenuti nelle notifiche in attesa di giudizio. E solo se l accorpamento porta al cosiddetto bacino ottimale: una società che gestisce un tratto fra i 500 e i mille chilometri (in realtà ci sono anche altre variabili) che può garantire un buon equilibrio economico sia per gli investimenti sia per i pedaggi. Un sistema diverso, sempre secondo i contatti di questi giorni, potrebbe essere previsto per quelle società che sono interamente pubbliche, perché in quel caso la concessione non sarebbe da pubblico a privato ma da un pezzo dell amministrazione a un altro pezzo dell amministrazione. In ogni caso l obiettivo del governo è limitare le proroghe e portare il settore verso il sistema delle gare. Con l idea che la concorrenza possa aiutare davvero gli utilizzatori finali. E qui di strada da fare ce n è davvero tanta. Negli ultimi 15 anni, come ha scritto su questo giornale Sergio Rizzo, i pedaggi sono cresciuti in media del 70%. Il doppio dell inflazione. Lorenzo La vicenda Sono tre le richieste di proroga delle concessioni autostradali che il governo italiano aveva notificato nei mesi scorsi a Bruxelles: riguardano il Gruppo Gavio, Autovie Venete e la società Autobrennero. Prima dell estate la commissione europea esprimerà il suo giudizio. Potrebbe dare il via libera oppure chiedere uno stop, considerando le proroghe come un aiuto di Stato mascherato, e quindi una violazione della concorrenza. In passato anche la Francia aveva chiesto il via libera di Bruxelles alla proroga per le concessioni autostradali. Ma il periodo chiesto e autorizzato era in media di tre anni. Più corto rispetto alle richieste italiane adesso all esame di Bruxelles DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK La General Motors respinge la proposta di fusione con Fiat-Chrysler avanzata da Sergio Marchionne, ma quella dei manager di Detroit sembra solo la prima mossa di una partita che sarà lunga e i cui esiti non sono scontati. L indiscrezione pubblicata dal «New York Times», firmata dal giornalista più autorevole del quotidiano nel settore dell auto e significativamente non smentita dai due gruppi, conferma che il capo di FCA è deciso a sostenere in tutte le sedi la necessità di una integrazione tra i maggiori gruppi automobilistici mondiali. Marchionne ne ha cominciato a parlare al Salone dell auto di Detroit, a gennaio, poi è tornato più volte sull argomento, dal salone di Ginevra alla conferenza con gli analisti finanziari sulla trimestrale FCA: un appuntamento che il capoazienda dedicò quasi completamente all esame delle sfide di mercato e regolamentari (nuove norme sui consumi che vengono introdotte in modo differenziato nelle varie parti del mondo) che impongono volumi di investimenti giganteschi che nessun gruppo è in grado di sostenere da solo. Ma i vertici dei maggiori gruppi automobilistici mondiali Ford, Toyota, General Motors finora hanno risposto di non essere interessati a I vertici A sinistra Sergio Marchionne, Ceo di Fca. Accanto Mary Barra, Ceo di Gm fusioni. Perché allora Marchionne insiste? Perché trapela proprio ora la notizia di un offerta (inoltrata via due mesi fa) per l apertura di un negoziato con General Motors alla quale il gruppo guidato da Mary Barra ha risposto con un brusco rifiuto? Forse ha ragione l analista di Morgan Stanley, Adam Jonas, che a fine aprile, dopo aver ascoltato la requisitoria del capo di FCA intitolata «Confessions of a Capital Junkie» e aver visto la sua presentazione «power point», scrisse nel suo rapporto che Marchionne non parlava agli analisti ma agli azionisti dei gruppi automobilistici. Oggi sul mercato americano splende il sole, mentre in Europa c è un po di ripresa: non sorprende che gli amministratori delle Case dell auto, preoccupati dei risultati immediati, lascino cadere il tema delle ristrutturazioni. Ma gli azionisti sanno bene che prima o poi la congiuntura cambierà e che dovranno finanziare investimenti imponenti, mentre un consolidamento capace di ridurre il fabbisogno finanziario potrebbe aumentare in modo sostanziale il rendimento del capitale. La Barra, che tra l altro è un manager industriale senza esperienza di negoziati, può anche dire no. Massimo Gaggi

18 18 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere della Sera Cronache Tribunali intasati dai ricorsi dei migranti Si moltiplicano le pratiche di chi non ottiene asilo. Milano è passata dalle 20 al mese nel 2013 alle 100 di marzo Pool specializzati a Torino e Catania. Molte domande uguali, il sospetto che siano «istruite» dai trafficanti Su Corriere.it Leggi tutti gli aggiornamenti, guarda le foto e i video sui migranti e sulle politiche europee sul sito MILANO L onda lunga degli sbarchi delle carrette del mare percorre lo Stivale e fa impennare il numero delle richieste di asilo politico. Più della metà viene respinta ma i ricorsi intasano i già ingolfati palazzi di giustizia. Corrono ai ripari i capi delle Procure che tra Milano, Torino e Catania organizzano gruppi di lavoro e dipartimenti per fronteggiare quella che sembra avere tutti i caratteri di un emergenza. In media solo il 40 per cento di coloro che dichiarano di non potere rientrare nel proprio Paese perché rischiano di essere perseguitati per motivi di razza, religione, etnici o per le opinioni ottengono l asilo politico dalle Commissioni territoriali per il riconoscimento della DENOMINAZIONE OBBLIGAZIONE BANCA IMI COLLEZIONE TASSO MISTO DOLLARO USA SERIE II OBBLIGAZIONE BANCA IMI COLLEZIONE TASSO MISTO STERLINA INGLESE SERIE I * CODICE ISIN IT IT VALUTA EMISSIONE USD GBP Le cifre Le domande di asilo presentate in Italia Fonte: Eurostat dati aggiornati al 14 maggio 2015 TAGLIO MINIMO DOLLARI STATUNITENSI STERLINE INGLESI PREZZO DI EMISSIONE SCADENZA CEDOLA ANNUA LORDA 1 E2 ANNO(1) protezione internazionale. Questo si traduce in un permesso di soggiorno che consente di rimanere sul territorio italiano per cinque anni. Gli altri possono sempre e comunque ottenere la «protezione sussidiaria», che dura tre anni ed è riservata a chi rischia una condanna a morte oppure di essere trattato in modo «inumano o degradante». Infine, CEDOLA ANNUA NETTA 1 E 2 ANNO (1) 99,66% 14/05/2022 3,60% 2,66% 99,63% 14/05/2022 3,30% 2,44% * CEDOLA ANNUA VARIABILE LORDA DAL3 AL7 ANNO(1) Libor USD 3mesi+0,50% Libor GBP 3mesi+0,50% L esito delle richieste nel nostro Paese (anno 2014) In prima istanza respinte Decisioni prese accolte d Arco c è la protezione «umanitaria», che dura un anno, quando ci sono, appunto, motivi di carattere umanitario, come le catastrofi naturali o ambientali. Gli esclusi dovrebbero essere rimpatriati ma quasi sempre fanno ricorso, e per almeno due buoni motivi. Il primo è che il ricorso non di rado viene accolto; il secondo è che generalmente blocca la procedura di espulsione garantendo un buon periodo di permanenza in Italia grazie a una lunga teoria di procedimenti giudiziari. Si parte dal Tribunale e, nel caso che anche questo bocci la richiesta, si può andare in Corte d appello e poi fino in Cassazione usufruendo in questo viaggio giudiziario anche del «gratuito patrocinio», l assistenza legale garantita da avvocati pagati dall erario. Da una ventina al mese che erano nel 2013, questi ricorsi a Milano sono decollati a 632 nel 2014 per arrivare ai 42 di gennaio scorso, ai 70 a febbraio fino ai 100 di marzo. E aumentano ancora: la previsione è che nel 2015 saranno in Lombardia, duemila a Milano, il resto a Brescia. Nell ufficio guidato da Edmondo Bruti Liberati, ad esaminarli è il settore affari civili affidato al pm Nicola Cerrato, che non di rado ha ribadito il «no» all asilo. Per affrontare la situazione si è deciso di ricorrere ai Viceprocuratori onorari che, come in tutta Italia, anche a Milano smaltiscono centinaia e centinaia di cause ogni anno permettendo alla giustizia di andare avanti senza essere travolta definitivamente dai processi. Dopo aver partecipato a un corso di specializzazione organizzato alla Prefettura sulla normativa, i Vpo smaltiranno le pratiche per la miseria di 7/8 euro ciascuna. Da quando è cominciata la guerra in Siria, a Catania sbarcano i due terzi dei migranti che attraversano il Mediterraneo. «Abbiamo circa 3 mila procedimenti in carico che arrivano a una media di 800 ricorsi l anno. Le udienze vengono fissate al 2016» spiega il procuratore della Repubblica Giovanni Salvi che ha organizzato un gruppo di lavoro in cui ruoteranno 6 sostituti guidati da un procuratore aggiunto. Stesso modello a Torino dove il I gradi di giudizio I ricorsi arrivano fino alla Cassazione: tutte le spese sono a carico dell erario procuratore Armando Spataro ha costituito un pool composto da due sostituti e da un procuratore aggiunto. «È una materia molto sensibile e impegnativa perché bisogna esaminare le ragioni dei richiedenti alla luce delle leggi e della giurisprudenza», spiega Spataro. Spesso ci si trova di fronte a domande simili l una all altra addirittura nei fatti, che vengono raccontati con gli stessi particolari, firmate da persone che arrivavano dalla stessa area di un Paese dove non ci sono particolari problemi. Il sospetto è che dietro tutto questo si nascondano organizzazioni internazionali che, approfittando delle tragedie che coinvolgono migliaia di persone perseguitate, forniscono una sorta di assistenza «chiavi in mano» che va dal viaggio alle pratiche per fare ottenere il permesso in Italia anche a chi non ne ha diritto. Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it Bolzano «Abusi sessuali su una ragazzina» Arrestato il maestro di ippica (1) La tassazione vigente al momento dell emissione è pari al 26% Indagato Karl Wechselberger, cavallerizzo di Vipiteno, indagato dal pm di Bolzano Il noto cavallerizzo altoatesino Karl Wechselberger è stato arrestato con l accusa di atti sessuali con una ragazza minorenne. Ieri mattina i carabinieri si sono presentati all abitazione del 45enne a Vipiteno e l hanno portato al carcere di Bolzano. Gli inquirenti mantengono massimo riserbo sulla delicata inchiesta. Una decina di anni fa Wechselberger, amico del marciatore Alex Schwazer e quinto alla Coppa del Mondo del 2002, era già stato accusato da una allieva dello stesso reato, ma il caso era stato archiviato dal gip. L atleta aveva sempre respinto le accuse. Nel 2004 Wechselberger fu indagato per atti sessuali con ragazze minorenni che frequentavano il suo campo ippico a Vipiteno. La vicenda era stata portata a conoscenza della Procura di Bolzano da una informativa dei carabinieri che avevano sentito 16 persone «senza che ne fosse informato preventivamente il pm» come lamentò l allora procuratore Cuno Tarfusser e pertanto si rese necessario un «sostanziale rinnovo della attività investigativa». Nel novembre 2005 il gip di Bolzano archiviò l inchiesta.

19 Corriere della Sera Lunedì 25 Maggio 2015 CRONACHE 19 2,5 Euro Quanto viene dato ogni giorno a ciascun migrante accolto in Italia. La cifra è prevista per le piccole spese quotidiane (ricariche telefoniche, sigarette, bottiglia d acqua o un caffè) 40 Euro La spesa media quotidiana prevista per l accoglienza di ciascun migrante ospitato nel nostro territorio (compresi i 2,5 euro dati a ogni immigrato). Il costo però non viene definito per decreto 630 Milioni di euro Quanto è stato speso, l anno scorso, soltanto per l accoglienza dei migranti, secondo le cifre del ministero dell Interno. Per ogni minore straniero non accompagnato l Italia ha speso euro al mese 13 Milioni L ammontare dei fondi europei per l accoglienza arrivati in Italia nel Sempre a livello europeo si può contare su altri 310 milioni di euro (da suddividere in 7 anni) ma che non sono stati ancora erogati Le carte di Fiorenza Sarzanini Inchiesta sull accoglienza I pm: «I soldi per i profughi finivano sui conti correnti intestati alla Caritas» ROMA Migranti sfruttati per fare soldi, derubati dei ticket giornalieri, addirittura pagati per far perdere le proprie tracce. Nell associazione per delinquere delineata dai pubblici ministeri di Napoli per truffare lo Stato prendendosi i milioni di euro stanziati per gestire l emergenza legata ai profughi, l accusa assegna un ruolo anche ai vertici della Caritas della Campania. L inchiesta che ha portato agli arresti i responsabili della Onlus «Un ala di riserva», Alfonso De Martino e la sua compagna Rosa Carnevale e all accusa di peculato per il direttore regionale della Caritas don Vincenzo Federico, si concentra sul ruolo di chi doveva occuparsi dell accoglienza. E va avanti per accertare le responsabilità dei funzionari della Protezione civile e della Regione che dovevano controllare il rispetto delle procedure e la regolarità delle autorizzazioni. La percentuale Scrivono i pubblici ministeri nella richiesta di arresto: «È verosimile che le strutture (e segnatamente la Caritas di Teggiano) che facevano pervenire a De Martino i pocket money destinati ai migranti da loro ospitati ricevessero in cambio una percentuale degli enormi guadagni che ne ricavava il De Martino (pari al 20% del valore di ogni singolo buono oltre alle ricariche telefoniche acquistate). Non si comprenderebbero infatti le motivazioni sottostanti alla scelta da parte delle varie strutture ospitanti i migranti, allocate in località molto distanti in province diverse della Campania, di fare confluire e negoziare in maniera massiccia, anche per il tramite di loro delegati, la quasi totalità dei pocket money indebitamente da loro trattenuti presso l edicola della Carnevale che è situata a Pozzuoli. A tale business erano del tutto estranei i Il giro d affari Solo nella struttura di Teggiano per seicento stranieri arrivano 4 mila euro al giorno I centri Oltre ai centri per l immigrazione del Viminale ci sono altre strutture per l accoglienza dei migranti racchiuse nello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), costituito dalla rete degli enti locali Le spese di gestione per migrante possono subire variazioni da regione a regione, secondo il costo della vita locale e dell affitto delle strutture I soldi per l accoglienza vengono presi dal fondo ordinario che il ministero dell Interno ha a disposizione per l asilo e l immigrazione beneficiari dei buoni cui veniva elemosinata solo una minima parte del valore nominale dei buoni cui avevano diritto». Il prete della Caritas Sono 56 i milioni che la Regione Campania ha gestito per l emergenza legata alla primavera araba, quando in Italia giunsero decine di migliaia di migranti. Don Vincenzo è accusato di essersi appropriato di 44 mila «pocket money» per circa 110 mila euro, ma le verifiche effettuate dagli investigatori hanno consentito di ricostruire passaggi di soldi dai conti correnti di De Martino a depositi riconducibili al sacerdote e su questo sono adesso in corso ulteriori controlli. Lo stesso responsabile della Onlus ha ammesso in un interrogatorio che si è svolto prima dell arresto: «In riferimento invece alla consegna dei ticket degli ospiti delle strutture gestite dalla Caritas di Teggiano, i blocchetti venivano consegnati mensilmente dal responsabile Fiore Marotta, il quale, a sua volta, li raccoglieva presso le varie strutture della Caritas di Teggiano. Anche su questi buoni trattenevo una percentuale del 5 per cento come avveniva con le altre strutture non convenzionate con L ala di riserva». Alla Caritas fanno capo altre due Onlus che secondo i magistrati avrebbero avuto un ruolo opaco nella gestione del denaro pubblico in un sistema illecito che andrebbe avanti almeno dal per avere un idea del giro di affari basti pensare che soltanto la struttura gestita da don Vincenzo assiste ogni giorno circa 600 stranieri con un introito che tenendo conto della presenza dei minori può superare i 4 mila euro quotidiani. I soldi ai profughi Si comprende quindi perché ad un certo punto De Martino abbia preferito dare un po di soldi ad alcuni migranti per farli andare via continuando però a registrarli come «presenti». A raccontarlo è stato uno dei profughi ospitati e l accertamento sui registri ha confermato la sua versione. Racconta A. S.: «Corrisponde al vero che nel 2012 ho ricevuto euro da De Martino perché aderii alla richiesta di andare via dal campo profughi. Richiesta che ha formulato anche ad altri miei connazionali. Per quattro giorni ho vissuto presso l abitazione di un mio amico e dopo sono stato a Roma. Era mia intenzione infatti andare a vivere in un altro Stato diverso dall Italia, ma sapevo che questo era molto difficile avendo un permesso di soggiorno valido in Italia, quindi sono ritornato dopo circa dieci giorni». fsarzanini@corriere.it Il prete si difende: assurdo, è tutto in regola Parla don Vincenzo Federico: «Io stesso ho denunciato ad aprile il mercato nero dietro quel denaro» Il presidente: avanti senza paura ROMA «I finanzieri che mi stavano perquisendo l ufficio continuavano a dirmi non si preoccupi, padre, non si preoccupi, poi hanno fatto pure irruzione a casa mia, dove vivo con mia mamma anziana. E per fortuna che non mi dovevo preoccupare: sul giornale c è scritto che mi hanno indagato per peculato...». Uomo di spirito, don Vincenzo Federico, responsabile della Caritas diocesana di Teggiano-Policastro (Salerno), centro importantissimo per l accoglienza in Italia, che il ministero dell Interno vorrebbe addirittura elevare prossimamente ad «hub» della Campania (oggi gestisce 600 immigrati al giorno, 180 richiedenti asilo e 30 minori non accompagnati). Ieri pomeriggio, don Vincenzo («scosso ma sereno») si è sfogato a lungo con il direttore della Caritas italiana, don Francesco Soddu, che l ha chiamato allarmato subito dopo aver letto anche lui i quotidiani: «Io mi sarei appropriato di 109 mila euro destinati ai migranti? Io non mi sono appropriato di niente! Addirittura adesso stiamo chiedendo prestiti da ogni parte per continuare a dare da mangiare a questa gente, visto che l ultimo assegno erogato dalla Prefettura di Salerno per finanziare i pocket money risale al 31 gennaio scorso. E comunque sia, tutti i soldi che continuiamo a distribuire vengono dati sempre alla presenza di un pubblico funzionario...». Don Vincenzo è indignatissimo: «Io sono un uomo dello Stato», ha detto orgoglioso ai finanzieri, ricordando il titolo di Cavaliere della Repubblica assegnatogli nel dicembre scorso dal presidente Napolitano proprio per il suo impegno a favore dei più deboli. Il sacerdote indagato giura di non aver mai avuto «alcun tipo di relazione» con quelli della onlus L accusa Don Vincenzo Federico (foto), responsabile della Caritas di Teggiano- Policastro (Salerno), è accusato di peculato Si sarebbe appropriato di 109 mila euro destinati ai migranti «Un ala di riserva», arrestati due giorni fa. Di non conoscerli nemmeno. E anzi contrattacca. Racconta di aver scritto «il 14 aprile 2014 una lettera al prefetto Mario Morcone (l attuale capo del Dipartimento Immigrazione del ministero dell Interno, ndr) per denunciare il mercato nero dei ticket destinati agli immigrati», prima dell avvento del nuovo sistema del pocket money (il sussidio diretto in denaro). Un mercato nero, in Campania, gestito da italiani, coi blocchetti dei ticket per la spesa dei migranti (da 75 euro) ricomprati anche a metà prezzo e poi riconvertiti in denaro sonante, per il loro valore effettivo, in negozi e supermercati. Guadagni colossali ai danni dello Stato e sulla pelle degli stranieri, come ha svelato l inchiesta della Procura di Napoli. I Rohingya Il popolo fantasma che nessuno vede di Maria Serena Natale ono gli invisibili, il popolo fantasma. Minoranza S musulmana che in Myanmar (Birmania) non ha diritto alla cittadinanza, né a viaggiare senza l autorizzazione della giunta militare, né a possedere terreni. Origine incerta, persecuzione secolare. Da settimane migliaia di profughi Rohingya che si avventurano nel Golfo del Bengala e prendono il largo su barconi di fortuna vengono respinti da Thailandia, Indonesia, Australia... in silenzio. Il governo malese ha annunciato di aver trovato almeno 17 fosse comuni scavate dai trafficanti di uomini. Ieri li ha ricordati papa Francesco: «Quando si avvicinano a terra ricevono un po di cibo e sono rispediti in mare. Per loro ho pianto, come per le malattie rare, come per i bambini malati». Dal Viminale, confermano l esistenza della lettera inviata da don Vincenzo e sottolineano anche la piena collaborazione data alle indagini in corso dalla Caritas di Salerno. Il direttore della Caritas italiana, don Francesco Soddu, aggiunge che don Vincenzo ieri ha ricevuto «tantissime telefonate di solidarietà», segno che nei suoi confronti «la stima è rimasta intatta e anzi è cresciuta». I soldi dell accoglienza, però, sono diventati case a Milano, bar a Pozzuoli, biglietti per Napoli-Chelsea e perfino gustose partite di frutti di mare... «Roba da matti, verrebbe voglia di mandare tutto a scatafascio conclude amaro don Soddu. E invece dobbiamo continuare, senza paura, perché tanta gente ha bisogno di noi». Fabrizio Caccia

20 20 # Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere della Sera

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