7-8 dicembre 2014 FACTORY 365 TAVOLO DIRITTO ALLO STUDIO. Situazione Generale

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1 7-8 dicembre 2014 FACTORY 365 TAVOLO DIRITTO ALLO STUDIO Ospiti: Federica Laudisa (Osservatorio per il Diritto allo Studio del Piemonte), Maurizio Natali (presidente Fondazione Andisu) Coordinatori tavolo: Raffaele Marras, Andrea Furegato Partecipanti: 21 Situazione Generale I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi (Art.34 comma 3 Costituzione Italiana) La lettura del terzo comma dell articolo 34 della Costituzione italiana ha fatto da eco in questi anni alle battaglie degli studenti in difesa del Diritto allo Studio che, nel nostro Paese, veniva smantellato pezzo per pezzo dai tagli delle finanziarie di Tremonti. L accesso all istruzione universitaria in Italia è ancora condizionato dal background economico-familiare e non è dotato delle risorse suppletive necessarie a garantire uno dei diritti fondamentali della nostra Costituzione e di tutti i paesi civili. Il mondo universitario italiano rappresenta bene la condizione nella quale si trovano oggi le giovani generazioni di questo paese, le quali sono la categoria demografica più colpita dalla crisi economica ancora in corso. Lo dicono chiaramente le cifre da bollettino di guerra che mensilmente vengono fornite dai vari istituti statistici, cifre che ci parlano di un tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) che si attesta attorno al 43,3% a fronte del tasso generale del 13,2 % (+ 1% nei 12 mesi, mentre per i giovani si parla di un aumento del 4,2% su base annua). E i numeri del panorama universitario non si discostano da questi, come ci testimonia il Rapporto Anvur uscito nel marzo scorso. In un decennio sono calate le immatricolazioni di circa unità ed ormai solo un 19enne su tre decide di intraprendere il percorso universitario, la nostra percentuale di laureati (circa il 22%) nella fascia anni è ben inferiore alla soglia del 40% prevista dalla Strategia Europa 2020, ma anche alla media europea che si attesta attorno al 36%. I ragazzi che intraprendono gli studi universitari sono costretti a vivere in famiglia (73%) ed il fenomeno del pendolarismo (50,6%) è rappresentativo dell impossibilità di permettersi una vita da fuori sede (costo medio annuo 7000 euro, dati IRPET).

2 Studiare in Italia è molto più costoso che altrove, oltre che meno remunerativo dal punto di vista lavorativo. Nella speciale classifica sul costo degli studi universitari siamo terzi in Europa, dietro solamente a Paesi Bassi e Regno Unito, con un costo medio annuo di circa 1000 euro per studente (con atenei in cui la media è di circa 1700 euro) mentre diversi stati europei garantiscono un accesso gratuito o quasi (vedi Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Austria o i più simili Francia e Germania, che anno costi medi attorno ai 200 euro). Laurearsi da noi rende solamente nel lungo periodo, visto che la stabilità e le remunerazioni medie arrivano solamente dopo un quinquennio dal conseguimento del titolo (circa 1400 euro netti mensili). Non c è da stupirsi allora se le immatricolazioni in questo scenario sono in calo, e vedono soprattutto i figli delle famiglie più svantaggiate rinunciare al costo del (lungo) investimento in istruzione, il quale ha un efficacia tardiva rispetto ad altri contesti (il tasso di passaggio dei diplomati tecnici è sceso dal 42% al 31%, mentre fra i professionali si passa dal 22 al 16%). L unico strumento che può permettere un inversione di tendenza rispetto alle condizioni sociali dei ragazzi italiani è un sistema di welfare studentesco moderno e inclusivo, che ribalti la logica per cui si finisce per ereditare la collocazione sociale dei propri genitori (a 5 anni dalla laurea il 16% dei figli di dirigenti fa il dirigente, il 34% dei figli di professionisti fa il professionista, il 42% dei figli di impiegato fa l impiegato). Il nostro sistema di Diritto allo Studio però è profondamente iniquo ed insufficiente per far fronte alla crisi delle famiglie italiane e adempiere al ruolo che gli viene assegnato dalla Costituzione. Nell Anno Accademico 2013/2014 nel nostro Paese abbiamo avuto un totale di studenti idonei, ma la borsa di studio è stata erogata solamente a persone (copertura 74,25%, in calo del 5,5% rispetto al 2012/2013) confermando ancora una volta l esistenza della figura tipicamente italiana dello studente idoneo non beneficiario. Gli investimenti in conoscenza nei periodi di crisi, in funzione anticiclica, non trovano riscontro nel nostro paese, visto che solamente il 7% degli studenti riceve una borsa di studio (sul 10% degli idonei) contrariamente a Spagna ( borsisti, 18%,), Germania ( , 30%) e Francia ( , 30%). E mentre gli aumenti rispetto all anno accademico 2006/2007 negli stessi paesi sono stati rispettivamente del 59%, 33%, 34%, da noi abbiamo avuto un ridimensionamento dell 8% (ricomprendendo nel computo gli idonei non beneficiari). Il budget del Fondo Integrativo Statale per il Diritto allo Studio è per quest anno di 162,6 milioni di euro (come da DPCM 27/11/2014), a cui vanno sommati i fondi regionali e delle tasse regionali per il diritto allo studio (fissate dal Governo Monti in un range fra 120 e 160 euro), e non è nemmeno lontanamente comparabile ai circa 2 miliardi che investono Germania e Francia, a parità di popolazione studentesca, mostrandoci l inadeguatezza cronica del nostro sistema.

3 Ma le mancanze italiane non si fermano solamente agli importi monetari delle borse di studio, ma riguardano anche importanti settori come la ristorazione e gli alloggi (che costituiscono due delle cinque voci di costo per gli studenti borsisti secondo il D. Lgs. 68/2012). In Italia abbiamo solamente 222 mense universitarie (in Francia sono 642, con un prezzo fisso nazionale fissato a 3,15 euro) e dal punto di vista abitativo siamo ancora più indietro. Su studenti fuorisede solamente hanno accesso agli alloggi (7%) contro i posti alloggio dei francesi e i dei tedeschi. Spostando il campione sulla totalità degli iscritti scopriamo che l Italia copre solamente il 3,5% degli immatricolati contro il 13% dei tedeschi e l 11% dei francesi. Nell anno accademico 2011/2012 su circa borsisti fuorisede sono rimasti senza alloggio in , dovendosi confrontare con un mercato degli affitti che ha visto nel ventennio un incremento dei canoni di locazione del 105% a fronte di un budget familiare cresciuto solamente del 18%. L andamento del nostro sistema di welfare studentesco nell ultimo decennio ci dimostra che è rimasto sostanzialmente invariato e profondamente regionalizzato, rispecchiando una differenziazione territoriale che induce lo studente a scegliere l ateneo non in base alla qualità della didattica, ma in virtù della possibilità di ottenere o meno una borsa di studio. Se infatti solamente il 21% degli studenti italiani intraprende il percorso da fuorisede, questi dati diventano ben più consistenti quando andiamo a focalizzarci sugli studenti meridionali, i quali in un numero pari al 60% abbandonano la propria regione per recarsi dove la borsa e i servizi sono garantiti (sono stati circa gli idonei non beneficiari fra gli studenti del Mezzo giorno). Riparto Fondo Integrativo Statale Anno Fondi FIS in Mln euro , , , , , , , , , , , , , , ,6

4 FIS Proposte emerse Ridefinizione del ruolo degli enti per il Diritto allo Studio. Attualmente abbiamo situazioni estremamente diverse riguardo la ripartizione territoriale degli enti che erogano i servizi. Vi sono regioni con un unico ente, un unica graduatoria e bando regionale (es. Toscana) o altre realtà dove ci sono bandi diversi per atenei diversi (es. Marche, Sicilia, Calabria ecc.). Sarebbe opportuno ridefinire il ruolo degli enti territoriali, cercando di portare ad una dimensione regionale l erogazione delle prestazioni. Un unico ente regionale, un unico bando e un unica graduatoria sono una soluzione praticabile per razionalizzare le risorse e garantire agli studenti una uniformità nei criteri per l accesso al DSU. Bando nazionale. Nel lungo periodo sarà importante arrivare ad una definizione di un bando nazionale che garantisca una uniformità nell erogazione delle prestazioni e nei criteri di accessp. Risorse. Le risorse per il Sistema del DSU sono insufficienti e non garantiscono una copertura complessiva degli aventi diritto. Il miglioramento del sistema passa da una migliore compartecipazione fra Stato e Regioni, con il primo che deve necessariamente investire di più nel FIS (Fondo Integrativo Statale) e le seconde che devono garantire la copertura dei servizi e delle risorse rimanenti

5 per permettere agli aventi diritto di risultare effettivamente beneficiari del diritto acquisito. Secondo le stime citate dalla Laudisa il sistema avrebbe una sua stabilità e copertura complessiva con un investimento annuo di ulteriori 150/200 mln da parte dello Stato e una compartecipazione regionale per almeno il 30%. LEP. Il decreto attuativo del D.Lgs. 68/2012 che deve definire i Livelli Essenziali delle Prestazioni dovrebbe ricomprendere la definizione della compartecipazione Stato Regioni. Da questo punto di vista la divisione delle competenze finanziarie nelle percentuali di pare opportuna. E necessario individuare le giuste forme per portare le Regioni ad assolvere il proprio compito (è stato fortemente criticato il comma della bozza dei LEP di luglio in cui si prevedeva l adempimento agli obblighi previsti fatte salve le situazioni di bilancio che non lo permettevano). Europa. Non c è stato tempo di affrontare nello specifico i vari temi del Diritto allo Studio (dai Lep, ai servizi ristorazione, la questione alloggi, il sistema di trasporti, lo status di studente), ma è parso chiaro a tutti come sia necessario portare la battaglia politica su queste vicende nel campo europeo, raffrontando le prestazioni (insufficienti da tutti i punti di vista) del nostro paese rispetto ai propri concorrenti diretti (come citato sopra). In questi anni si è abusato della frase ce lo chiede l Europa per promuovere e giustificare le diverse riforme portate avanti. La nostra battaglia politica per gli studenti deve essere quelle di creare un sistema di welfare studentesco che sia come in Europa. Un sistema aperto, inclusivo, che permetta ai ragazzi della nostra generazione di poter studiare e formarsi a prescindere dalla famiglia di provenienza.

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