Il territorio Neorurale della Cassinazza

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1 Il territorio Neorurale della Cassinazza dove la biodiversità è funzionale alla produzione agricola e la Natura al servizio dell agricoltura di 3 a generazione La Cassinazza Agroittica Acqua & Sole S.p.a.

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3 La Cassinazza ed il territorio neorurale La Cassinazza si estende su un area comprensoriale di circa 1400 ettari all interno del territorio neorurale di Giussago e altri comuni limitrofi del pavese, la realizzazione del quale è avvenuta progressivamente dal 1996 con l esecuzione di numerosi interventi di rinaturalizzazione dell ambiente coltivato attraverso la formazione di oltre 107 ettari di aree umide, 78 ettari di boschi, 65 ettari di rimboschimenti da legname, 50 ettari di prati, 110 km di siepi e filari campestri. L aggettivo neorurale si riferisce ad un territorio rurale in cui alle attività agricole già presenti, si sommano quelle di altri servizi di natura ambientale che, in virtù degli interventi di rinaturalizzazione operata sul territorio, si vengono a costituire, quali, ad esempio, la qualità del paesaggio, la biodiversità, la conservazione delle risorse rinnovabili, il miglioramento della salute e della qualità della vita. Nell ottica neorurale, anche i fabbricati agricoli formano con i terreni circostanti, un compendio unico ed indivisibile come nelle antiche cascine consentendo, tra i numerosi servizi offerti, anche quello di poter ospitare attività lavorative tradizionalmente urbane senza aumentare o ridurre la superficie costruita, che viene in questo modo resa più compatibile con il paesaggio agricolo storico. È questo il caso, ad esempio, della Darsena una delle 7 cascine che costituiscono il comprensorio neorurale della Cassinazza, dove i fabbricati storici e i nuovi fabbricati, identici a quelli storici sotto l aspetto paesaggistico e le costruzioni industriali dismesse di un allevamento di suini, permettono di ospitare un ufficio per 300 persone, restituendo a verde 3 ettari di superficie sui 5 precedentemente utilizzati dall allevamento La gestione dei terreni del comprensorio della Cassinazza, in linea con la Politica Agricola Comunitaria, è finalizzata a ripristinare la giusta sintonia con gli elementi naturali e territoriali persi con la modernizzazione dell attività agricola, introducendo delle correzioni che hanno permesso di massimizzare l uso produttivo rendendolo compatibile con la maggiore biodiversità possibile.

4 In tali condizioni, ogni anno vengono coltivati in genere 600 ettari di riso, 200 ettari di mais, 100 ettari di altri seminativi, che danno luogo alla produzione di circa q.li di risone e q.li di trinciato di mais, oltre a q.li di soia; il prodotto non si può dire qualitativamente diverso da quanto deriva dalle coltivazioni tradizionali mentre è senz altro differente l habitat agricolo che risulta completamente rinaturalizzato. Ad oggi la superficie ad utilizzo agroambientale impegna circa il 25% della superficie aziendale; ciò che ha reso possibile la realizzazione di tali interventi è rappresentato dalle misure agroambientali previste dalla PAC: i vecchi Regolamenti 2078/92 e 2080/92 e i successivi Regolamenti 1257/99 e 1782/03, utilizzati attraverso i Programmi di Sviluppo Rurale della Regione Lombardia e Questa esperienza ventennale ha consentito di raggiungere importanti risultati legati alla biodiversità riassunti nella tabella sottostante, ed inoltre ci ha consentito di comprendere che, la produzione di paesaggio ed ambiente: - può essere considerata a tutti gli effetti una produzione agricola, e come tale è reversibile; - richiede sostanzialmente le stesse macchine e capacità tecniche di quella agricola; - consente, anche se applicata sul 10-15% della SAU, di ottenere notevoli risultati ambientali in termini di biodiversità e paesaggio - consente di sviluppare il concetto di ruralizzazione

5 LA RURALIZZAZIONE Giovandoci del fatto di trovarci in un area periurbana, negli ultimi anni abbiamo constatato che migliorando le caratteristiche del paesaggio è possibile richiamare sul territorio rurale quelle attività originariamente svolte in città e per le quali la qualità dell ambiente di lavoro può contribuire all efficienza (Produzione agricola di 3 a generazione). Da questi presupposti è nata una nuova visione che oggi è diventata una realtà tangibile: trasformare l ambiente agricolo da mero produttore di beni materiali a fornitore di servizi: agricoltura di 3 a generazione. Una sfida che significa trasformare il territorio agricolo in un nuovo motore economico e sociale, coniugando il rispetto dell ambiente e la riqualificazione di un importante patrimonio rurale. L esperienza dello sviluppo degli aspetti ambientali in un contesto di produzione agricola ha portato all applicazione di diverse tecniche agronomiche innovative, tra cui la realizzazione di aree umide nei field margins delle risaie e di aree di sviluppo degli insetti impollinatori, l adozione di tecniche di agricoltura conservativa, il recupero della paglia di riso per ridurre gas serra. Aree ambientali umide ai bordi delle risaie Rice field margins L esperienza della Cassinazza è iniziata a metà degli anni 90 con l applicazione estesa dei Regolamenti agroambientali, introducendo boschi ed aree umide su interi appezzamenti e determinando il ritiro di seminativo ventennale su ampie superfici. Il modificarsi degli scenari agro-politici nel tempo, ha suggerito l idea di integrare l attività colturale dei terreni con gli elementi agroambientali, limitandone la realizzazione al margine degli appezzamenti in forma di rice field margin di larghezza variabile tra i 15 ed i 30 mt; si tratta di elementi complessi ed integrati formati da fasce boscate, radure inerbite con fiori e zone umide che hanno l obbiettivo di concentrare in uno spazio molto ristretto ecosistemi diversi e ricchi di ecotoni, in grado di sviluppare rapidamente elevati livelli di biodiversità vegetale e animale.

6 In questo modo l attività agroambientale si limita ad occupare il 10/15% della superficie aziendale, portando con sé i vantaggi naturalistici e paesaggistici già rilevati alla Cassinazza e la non trascurabile possibilità di essere replicata in moltissimi altri casi L integrazione coltivazione/agroambiente ha immediatamente dato luogo a evidenti vantaggi sia in termini ecologici che in termini agronomici; oltre ad una più grande diffusione territoriale in termini di biodiversità, veicolata a rete sull intera superficie aziendale e da lì proiettata lontano, si sono evidenziati risparmi importanti nella gestione colturale e soprattutto nella gestione dell irrigazione, in particolare delle risaie. La formazione di aree umide sul margine delle risaie ha determinato una più semplice gestione dell acqua irrigua, con risparmio anche del 70% del tempo dedicato alla distribuzione dell acqua in azienda; inoltre, la diffusa presenza di nicchie ecologiche a margine dei campi coltivati ha determinato la creazione di un ecosistema completo tale da comportare la totale eliminazione dell uso di insetticidi sulle coltivazioni per la presenza di insetti predatori positivi in grado di controllare quelli dannosi, oltre a provvedere al contenimento nel numero di zanzare presenti sul territorio, rilevato essere volte inferiore al consueto. L incremento di biodiversità è evidenziato dall aumento del numero di specie e delle popolazioni di avifauna monitorate settimanalmente (

7 Questo sistema di coltivazione è risultato perfettamente in linea con le esigenze del mercato e sostenibile dal punto di vista economico. Infatti, se consideriamo il rice field margin realizzato a costo zero, poiché interamente finanziato dai Programmi di Sviluppo Rurale, e prendendo a riferimento le produzioni medie registrate nel periodo 2008/2013 (6 ton/ettaro), i prezzi medi delle varietà di risone localmente coltivate nel medesimo periodo (400 /ton), i costi medi di produzione nel periodo 2008/2013 ed i contributi previsti dalla PAC; possiamo osservare un reddito netto per ettaro molto simile a quello con coltivazione tradizionale, con leggero vantaggio economico per la coltivazione di tipo agroambientale, pari a /ettaro contro i /ha della coltivazione tradizionale di riso. Ritenuto, dunque, soddisfatto l aspetto strettamente imprenditoriale, resta evidente il grandissimo beneficio espresso dalla realizzazione di misure agroambientali in termini ambientali, naturalistici e paesaggistici; tali aspetti, peraltro, non vengono nel presente lavoro valorizzati, ma è necessario considerare come tali benefici potrebbero essere monetizzati attraverso attività connesse come la fruizione del territorio, la certificazione del prodotto, l ospitalità rurale

8 Riduzione di gas serra La necessità di creare una agricoltura sempre più sostenibile economicamente ha portato a sviluppare tecniche di agricoltura conservativa (ridotto utilizzo di mezzi per la lavorazione dei terreni) e di rotazione delle colture, cercando di stimolare lo sviluppo di comunità microbiche del terreno in grado di migliorare le caratteristiche di fertilità del terreno stesso come: la struttura, la disponibilità degli elementi nutritivi, la decomposizione dei residui organici, la fissazione dell azoto e l assorbimento di elementi fosfatici attraverso l azione di micorrize. Lo sviluppo di questi aspetti, ha portato come risultato la creazione di una agricoltura più sostenibile in cui sono stati ridotti l utilizzo di erbicidi e pesticidi ed a basse emissioni di CO2. A questo fine, la paglia di riso non viene lasciata in campo dove la sua fermentazione anaerobica produrrebbe CH4 che è un gas serra 21 volte più potente della CO2. Nel 1989 è stato calcolato dal Fraunhofer Institut che ogni tonnellata di paglia di riso che viene interrata determina in un anno l emissione di circa 60 kg di metano, per cui la raccolta aziendale contribuisce ad evitare 7,5 t/ha/anno di CO2eq. Inoltre, avendo la necessità di incrementare la fertilità, attraverso l incremento della sostanza organica dei terreni, è stata data molta importanza all utilizzo di matrici organiche, in particolare compost e fanghi di depurazione, preventivamente trattati e deodorizzati, provenienti dalle aree urbane limitrofe, poiché le zone strettamente risicole hanno un forte deficit di zootecnia sul territorio. L utilizzo di ammendanti organici oltre alle tecniche di agricoltura conservativa hanno consentito di ottenere (utilizzando un modello del JRC di Ispra) un bilancio di C positivo pari a 1,8 t/ha/anno, infatti alle 6,6 t/ha/a di CO2 stoccata nel suolo come Carbonio occorre sottrarre 4,8 t/ha/anno di CO2eq come emissione di gas serra. Calcoli di emissioni di gas serra secondo il modello del JRC di Ispra

9 Utilizzo di fertilizzanti organici e recupero di elementi nutritivi La possibilità di utilizzare ammendanti organici ha consentito di ridurre, ed in alcuni casi di eliminare completamente, l apporto di concimi minerali e questo ha portato come risultato una ulteriore riduzione a livello aziendale (35%) delle emissioni di gas serra. Attualmente le quantità di carbonio immagazzinate nel terreno e nella biomassa non produttiva risultano inferiori a quelle emesse per la produzione, e quindi l azienda coltiva e produce senza emissioni di gas serra. Al fine di migliorare ulteriormente le caratteristiche dei fertilizzanti organici da utilizzarsi in campo si è pensato di realizzare un centro per il recupero ed il riutilizzo degli elementi nutritivi ricavabili da materie organiche che fosse al servizio dell azienda agricola e delle aziende agricole limitrofe, che si sono mostrate entusiaste dell iniziativa. Il Centro per il recupero ed il riutilizzo degli elementi nutritivi consentirà la fertilizzazione e il miglioramento della fertilità dei suoli, senza la necessità di introdurre concimi chimici, in una significativa area cerealicola di circa ettari. Gli elementi nutritivi saranno raccolti presso gli allevamenti zootecnici, le industrie agroalimentari e gli impianti di depurazione degli scarichi fognari urbani, dalla raccolta differenziata. L attività comprenderà anche un servizio di analisi e controllo dei fertilizzanti e dei terreni, per il monitoraggio del miglioramento della fertilità e della qualità ambientale dei suoli. Il Centro avrà la capacità di ricevere t/anno di rifiuti e reflui, che verranno trasformati in circa t di ammendante organico completamente igienizzato e deodorizzato da un trattamento anaerobico termofilo, e t di solfato ammonico. L energia utilizzata per i trattamenti dei rifiuti e la produzione dei fertilizzanti organici deriverà esclusivamente dal biogas prodotto dal processo. Il calore prodotto dalla combustione del biogas consentirà di mantenere la temperatura di processo a 55 C per almeno 20 giorni. Il Centro sarà in grado di produrre un surplus energetico annuale di oltre MWh, e di sostituire le seguenti quantità di concimi minerali:

10 Input substrati organici [t/a] 108,000 Output digestato (da iniettare nel terreno) [t/a] 195,000 Quantità di fertilizzante che può essere sostituito con digestati [t/a] Azoto come urea 46% 2,676 Fosforo come Fosfato minerale 34% (P 2O 5) 3,206 Potassio come Ossido di Potassio 60% (K 2O) 437 Senza considerare i benefici ambientali, la sostituzione dei concimi minerali con i fertilizzanti prodotti nel Centro comporterà un beneficio economico annuale di oltre : Risparmio economico prezzo (t) (Eurostat 2006) costo per ton quantità [t] totale N ,070, P 2O ,013, K 2O , TOTAL ( ) 2,188, Mentre per quanto riguarda il risparmio in termini energetici e di emissioni di gas serra, dovuto alla mancata produzione ed al trasporto di fertilizzanti minerali, la quantità di emissioni risparmiate supererà le t di CO2eq all anno. La realizzazione di un Centro per il recupero ed il riutilizzo degli elementi nutritivi dal ciclo e consumo degli alimenti consentirà di promuovere sul territorio un esempio di economia circolare, come soluzione alla riduzione delle materie prime e ad una gestione dei rifiuti più efficiente e sostenibile, come indicato dalla Commissione Europea nella Comunicazione del 2 luglio 2014 intitolata Towards a Circular Economy.

11 Attualmente il ciclo degli elementi nutritivi, originariamente bilanciato, risulta interrotto in quanto l agricoltura importa, soprattutto sotto forma di concimi minerali, gli elementi nutritivi asportati annualmente dal raccolto. Questa pratica, oltre a rendere la produzione agricola dipendente da concimi importati e costituire un forte costo economico per la UE, produce notevoli danni ambientali, in quanto tali elementi importati si sommano a quelli scaricati a valle dalle attività antropiche che utilizzano i prodotti agricoli stessi. Restituire a tale ciclo la propria circolarità, ovvero ripristinare la fertilità dei terreni agricoli attraverso il recupero degli elementi nutritivi asportati dai raccolti e scartati nelle fasi successive di utilizzo, può rendere autonomo un area agricola dal punto di vista degli elementi nutritivi, riducendo l inquinamento da nitrati e fosfati e contribuendo economicamente a rafforzare un settore strategico come l agricoltura, garantendo sempre più una fertilizzazione organica ed equilibrata. La Cassinazza Paesaggio Neorurale

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