L IMPRESA DI ASSICURAZIONE NEGLI STUDI DI ECONOMIA AZIENDALE: UNA RIVISITAZIONE PROPOSITIVA

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1 L IMPRESA DI ASSICURAZIONE NEGLI STUDI DI ECONOMIA AZIENDALE: UNA RIVISITAZIONE PROPOSITIVA ANTONIO PIN * 1. Preliminari A seguito dell innovativa connotazione «finanziaria» che Keynes, nella General Theory, diede al fondamentale processo risparmio-investimento, riconoscendo al tasso di interesse natura di fenomeno, non già «reale», come sin lì unanimemente ritenuto, bensì «finanziario», determinato dall interazione della domanda e dell offerta di moneta in rapporto alla liquidity preference, dappertutto presero slancio gli studi di economia monetaria e finanziaria, a livello sia di indagine teorica sia di ricognizione degli assetti istituzionali in essere nei diversi Paesi. Nella nuova visione, infatti, la presenza di un efficiente ed articolato apparato di istituzioni dedite al processo di «mobilizzazione finanziaria» del risparmio veniva riconosciuta, più che in passato, come struttura essenziale per dare attuazione agli investimenti reali e quindi per promuovere la crescita economica. In questo contesto, per riuscire ad esprimere chiaramente gli approfondimenti concettuali via via raggiunti, gli studiosi si dotarono di una nuova appropriata terminologia, cui diede in primis autorevole divulgazione, per quanto ci è noto, il celebre volume di Gurley e Shaw, Money in a Theory of Finance, pubblicato nel 1960 e subito posto sotto i riflettori della comunità scientifica internazionale 1. Espressioni come «attività finanziarie» (financial assets), «passività finanziarie» (financial liabilities), «unità in surplus finanziario», «unità in deficit finanziario», «intermediazione finanziaria» ed «intermediari finanziari», espressioni sino allora pressoché sconosciute, entrarono a far parte del glossario tecnico di chiunque volesse dar conto delle proprie ricerche sul sistema finanziario, necessario interfaccia e comple- * Ordinario di Economia delle Aziende di Credito, Università degli Studi di Siena (pin@unisi.it). 1 Gurley J.G. - Shaw E.S., Money in a Theory of Finance, Brookings Institution, Washington Il volume fu preceduto da due saggi degli stessi Autori: Financial Aspects of Economic Development, in American Economic Review, vol. 45, 1955, pp ; Financial Intermediaries and the Saving-Investment Process, in Journal of Finance, vol. 11, 1956, pp

2 mento del sistema reale, in aderenza con i nuovi indirizzi di studio che ai diversi mercati finanziari ed ai multiformi intermediari finanziari assegnavano la comune funzione di esecutori della globale «intermediazione finanziaria» del sistema economico 2. Con riguardo al complesso degli intermediari finanziari (banche di deposito, istituti di credito industriale, imprese di leasing, società d investimento mobiliare, imprese di assicurazione ed altri ancora), ciò che li accomuna tutti è dunque il fatto di fungere, con l esercizio della specifica attività d impresa che li contraddistingue, da nastro trasportatore di potere d acquisto monetario in seno al globale processo di mobilizzazione finanziaria del risparmio, interponendosi tra unità socio-economiche che spendono meno di quanto consentirebbero i loro redditi monetari ed unità che, invece, intendono portare le proprie spese al di sopra della capacità di acquisto consentita dai rispettivi redditi monetari. A fronte delle somme di denaro che sistematicamente giungono loro dalle unità in surplus, gli intermediari finanziari rilasciano particolari «debitoriali» che li impegnano a controprestazioni monetarie variamente strutturate, in linea con i desiderata delle unità medesime. A loro volta, essi trasferiscono le somme giunte in loro possesso alle unità in deficit che ne richiedono e ne ottengono la disponibilità, facendosi da queste ultime rilasciare apposite «debitoriali» che danno titolo a prestazioni monetarie variamente adattate alle esigenze d utilizzo delle somme in oggetto da parte dalle unità medesime ed alle previste loro possibilità di adempimento degli impegni contrattuali inerenti il servizio del debito. Come già accennato, l assunzione da parte dell intermediario finanziario, da un lato, della posizione «debitoria» verso le unità che mettono a disposizione il denaro, e, dall altro, a speculare bilanciamento, della posizione «creditoria» nei confronti delle unità alle quali cede in uso il denaro raccolto, avviene in condizioni d impresa. Ciò significa che l intermediario deve farsi totalmente carico del degrado che la propria posizione creditoria dovesse nel tempo subire per eventuali inadempienze delle unità destinatarie delle somme intermediate, non potendo minimamente portare tali perdite a sgravio dell esposizione debitoria assunta nei confronti delle unità che gli hanno procurato le disponibilità monetarie da intermediare. Analogamente, qualora risultasse non remunerativa la dinamica dei costi e dei ricavi con cui procedono gli affari d impresa, non gli è in alcun modo consentito di rivedere unilateralmente a proprio vantaggio tariffe e condizioni contrattuali varie già stabilite con la clientela, fornitrice oppure destinataria delle disponibilità monetarie fatte oggetto dell intermediazione. A distanza di decenni dal sorgere della richiamata nuova ampia vi- 2 Per un conciso riepilogo, si veda la voce «Financial Intermediaries», di Shaw E.S., in International Encyclopedia of the Social Sciences, Macmillan Company & Free Press,

3 A. PIN, L IMPRESA DI ASSICURAZIONE NEGLI STUDI DI ECONOMIA AZIENDALE sione di cui gli studiosi di economia delle istituzioni e dei mercati finanziari si sono via via progressivamente dotati, non v è alcun dubbio che, in termini di conoscenza scientifica, ne abbiano tratto enorme giovamento tanto le discipline macro-economiche quanto quelle economico-aziendali, venendosi oltretutto a stabilire tra le une e le altre un proficuo interscambio di idee che in precedenza mancava. Relativamente alle discipline economico-aziendali, e con specifico riferimento al nostro Paese, una sia pur sbrigativa ricognizione della produzione scientifica susseguitasi in materia nel corso degli ultimi decenni attesta che, in misura di gran lunga preponderante, l interesse degli studiosi ha riguardato gli intermediari creditizi, ovvero tutte le varie fattispecie di banche. Il perché di tanta attenzione è facilmente spiegabile quando si pensi ai radicali cambiamenti avvenuti nel frattempo, come il processo di trasformazione vissuto dal sistema bancario italiano in concomitanza con la realizzazione dell Unione Europea, l instaurarsi della regolamentazione internazionale elaborata dal Comitato di Basilea, il costituirsi di nuovi assetti proprietari e dimensionali per molte delle banche in essere. Notevole è stata pure la messe di studi rivolti ai mercati finanziari, anch essi contraddistinti da profonde modificazioni sia nelle strutture sia nelle modalità operative. Minore attenzione è stata invece riservata alle imprese di assicurazione, che per share di presenza negli studi scientifici, non certo per importanza delle funzioni in concreto esercitate, ben possono definirsi la cenerentola degli intermediari finanziari. Di esse ci occupiamo nel presente scritto, con l intento di fissare i tratti salienti della loro particolare identità, in linea con la nuova (ormai definitivamente acquisita) visione del «mondo della finanza» di cui si è detto. Prendendo le mosse dal presupposto che l impresa di assicurazione rientra indiscutibilmente nel novero degli intermediari finanziari, con le necessarie implicazioni logiche che ne conseguiranno per gli sviluppi della nostra trattazione, desideriamo anzitutto fare piazza pulita di un diffuso luogo comune che, sulla base di un superficiale raffronto con le imprese degli altri comparti produttivi, attribuisce all impresa di assicurazione la singolare caratteristica dell inversione del ciclo produttivo. Trattasi di luogo comune che ha avuto, ed ha tuttora, la deprecabile conseguenza di relegare le imprese di assicurazione in una specie di zona franca dell economia aziendale, zona entro la quale gli studiosi si prendono licenza di non osservare taluni concetti cardine della dottrina, come la nozione di costo, la nozione di ricavo, il principio dell unità della gestione d impresa. Vediamo meglio di che si tratta, richiamandoci anzitutto ad un nostro insigne matematico, il De Ferra: «L assicurazione scrive è un attività industriale dotata di una particolare peculiarità: gli incassi (dei premi) precedono nel tempo gli esborsi (dei capitali assicurati). Nelle altre imprese avviene tutto il contrario: l imprenditore prima ac- 31

4 quista le materie prime, poi le lavora e produce i beni, poi, vendendo i beni, recupera le somme spese per l acquisto delle materie prime e per i costi di produzione» 3. Passiamo quindi ad uno dei nostri più autorevoli economisti aziendali in campo assicurativo, il Selleri, che in proposito così puntualizza: «Il ciclo produttivo dell impresa di assicurazione, a differenza di quello che caratterizza le imprese di larga parte dei settori produttivi contraddistinto dal sostenimento dei costi in via anticipata rispetto al conseguimento dei ricavi mostra il conseguimento dei ricavi (rappresentati dai premi assicurativi) in via anticipata rispetto al sostenimento dei costi (tipicamente dei sinistri)» 4. Il luogo comune non risiede ovviamente nella constatazione che, per l impresa di assicurazione, l incasso dei premi (dall etimo primum ) precede nel tempo gli esborsi per i collegati eventuali indennizzi, ma nell attribuzione della natura di «ricavi» ai premi introitati e della natura di «costi» agli indennizzi pagati agli assicurati. L indiscussa convinzione, già manifestata da autorevoli maestri del passato 5 e tuttora ribadita, oltre che dal Selleri, da numerosi altri studiosi di economia aziendale e, in particolare, di economia degli intermediari finanziari 6, non può a nostro avviso che portare ad una distorta rappresentazione della gestione dell impresa assicurativa, tanto più se nella mente permane l assunto che, per illustrare le caratteristiche del- 3 Cfr. De Ferra C., L assicurazione: nozioni, concetti, basi matematiche, Etas, Milano 1995, p Cfr. Selleri L., Impresa di assicurazione e strategie di valore, Etas, Milano 2003, p. 2. In senso conforme, dello stesso Autore: Il bilancio di esercizio delle imprese di assicurazione, Etas, Milano 1998, p Significativa, al riguardo, la posizione dello Zappa, così espressa: «La gestione ordinaria delle imprese di assicurazione è fondamentalmente rivelata dal conseguimento dei ricavi (premi di assicurazione) prima del sostenimento dei costi (pagamento di sinistri, di capitali, di rendite, ecc.). [ ] Uscite numerarie, attinenti alla caratteristica gestione di impresa, che misurano quindi costi, sorgono al pagamento del danno al manifestarsi del sinistro nelle assicurazioni contro i danni e al pagamento delle polizze giunte a scadenza, nonché delle rendite e degli eventuali riscatti, nelle assicurazioni sulla vita. [ ] I ricavi, derivati da entrate numerarie proprie della gestione, sono dati tipicamente dai premi di assicurazione». Cfr. Zappa G. - Azzini L. - Cudini G., Ragioneria applicata alle aziende private, Giuffrè, Milano 1951, pp. 654 e 656. In senso analogo, il Cassandro scrive: «Nella gestione dell azienda assicuratrice, la dinamica finanziaria muove cronologicamente dalle entrate (rappresentate dai premi) e va verso le uscite (rappresentate dalle somme pagate agli assicurati). E poiché le entrate, rappresentate da premi, sono misuratrici di ricavi dell azienda e le uscite, rappresentate da somme pagate agli assicurati, sono misuratrici di costi, può anche dirsi che la gestione tecnica della nostra azienda ha un movimento che va dai ricavi verso i costi, a differenza dalle altre aziende di produzione, nelle quali invece la gestione procede, di regola, dai costi verso i ricavi». Cfr. Cassandro P.E., Sulla formazione e determinazione del reddito di esercizio nell impresa assicuratrice, in Studi sulle assicurazioni, raccolti in occasione del cinquantenario dell INA, Giuffrè, Milano 1963, p. 425 (corsivi nell originale). 6 Non diversamente dal Selleri, scrivono Forestieri e Mottura: «I ricavi delle imprese di assicurazione sono costituiti dai premi, il cui volume raccolto nell esercizio costituisce il 32

5 A. PIN, L IMPRESA DI ASSICURAZIONE NEGLI STUDI DI ECONOMIA AZIENDALE l impresa di assicurazione, ci si debba ancorare al tradizionale modello dell impresa di tipo manufatturiero. 2. Sommario identikit dell impresa di assicurazione In quanto cooperanti al complessivo processo di mobilizzazione del risparmio, gli intermediari finanziari esercitano il commercio del denaro, nel senso che sistematicamente fanno provvista di denaro tra le unità in surplus per poi collocare il denaro medesimo tra le unità in deficit, come già si è detto. Il paradigma di riferimento è rappresentato dalla banca di deposito, per la quale è perfettamente logico e normale che la cadenza delle entrate monetarie provenienti dai depositi, tipiche della sua peculiare gestione, abbia a precedere temporalmente la cadenza delle correlate uscite monetarie relative ai prestiti. Da siffatta constatazione nessuna mente sgombra da preconcetti può trarre l idea che l attività di banca si svolga con cicli di produzione invertiti rispetto a quelli riscontrabili nella generalità delle altre imprese. Neppure quando si considerino le ulteriori altrettanto tipiche uscite ed entrate monetarie, che alle precedenti si ricollegano in senso contrario connotandosi rispettivamente come restituzioni relative alle somme raccolte e come rimborsi relativi ai prestiti erogati. La logica del ragionamento riguardante gli intermediari finanziari è ben diversa da quella con cui si trattano le altre imprese. Sempre con riferimento alla banca, poi, nessuno ha mai pensato di riconoscere alle somme versate in deposito la natura economica di ricavi ed alle somme prelevate dai depositi la natura di costi tipici della gestione bancaria. Chi intendesse sostenerlo, di certo non riceverebbe alcun credito. A ben vedere, però, non è molto diversa la posizione di chi, con riguardo all impresa di assicurazione, definisce ricavi gli incassi dei pre- fatturato della compagnia. [ ] I costi tipici del processo strettamente assicurativo sono i risarcimenti per sinistri (nei rami danni) e l erogazione di capitali maturati a scadenza o dovuti in caso di morte (nei rami vita). Ad essi si aggiungono gli oneri di acquisizione dei premi, composti dalle provvigioni e dagli altri proventi riconosciuti agli intermediari». Cfr. Forestieri G. - Mottura P., Il sistema finanziario. Istituzioni, mercati e modelli di intermediazione, Egea, Milano 2005, p In senso conforme, Vincenzini: «L attività gestionale dell azienda [di assicurazione] inizia con un complesso di entrate (premi) che misurano ricavi di esercizio, cui segue un insieme di uscite (indennizzi) che misurano i costi, sempre di esercizio». Cfr. Vincenzini M. (a cura di), Manuale di gestione assicurativa. Intermediazione, finanza e produzione, Cedam, Padova 1999, p. 6. L equiparazione dei premi ai ricavi e degli indennizzi ai costi è accolta pure da Di Battista (cfr. Bongini P. - Di Battista M.L. et alii, Il Sistema finanziario. Funzioni, istituzioni, strumenti e servizi, Il Mulino, Bologna 2004, p. 197), da Moro (Cfr. Moro O., I flussi finanziari nelle imprese di assicurazione. Aspetti gestionali, Egea, Milano 1997, pp. 2-3) e da Pompella (Cfr. Pompella M., Della natura dei servizi assicurativi e della applicabilità dei moderni criteri per la gestione dei rischi in portafoglio alle assicurazioni. Diversificazione dei rischi e legge dei grandi numeri, in Assicurazioni, vol. LXVIII, n. 1-2, 2001, p. 155). 33

6 mi e costi gli esborsi degli indennizzi. Nell ottica dell intermediazione finanziaria, infatti, tanto la banca quanto l impresa di assicurazione raccolgono denaro tra il pubblico cedendo in cambio proprie «debitoriali» (passività finanziarie, o financial liabilities) che al legittimo possessore conferiscono il diritto di ricevere dall intermediario emittente in tempi, in quantità ed a condizioni contrattualmente specificate corrispondenti somme di denaro. Così, il depositante si appropria di un attività finanziaria (financial asset) in forza della quale può come diritto principale, a prescindere dal resto in qualunque momento riprendersi parzialmente o totalmente le somme versate in banca, più gli interessi su di esse accumulati, mentre il detentore-beneficiario dell attività finanziaria rappresentata dalla polizza assicurativa ha titolo per ricevere un indennizzo parametrato alle somme versate (ed eventualmente ancora da versare) non appena abbia a verificarsi in tempi e circostanze prefigurate l evento per il quale si è assicurato. Insomma, al pari dei versamenti e dei prelievi inerenti i depositi bancari, anche i premi e gli indennizzi inerenti i contratti assicurativi rientrano nella categoria logica degli elementi costitutivi dello stock patrimoniale, attivi e passivi, e delle relative variazioni in aumento o in diminuzione, non già nella categoria dei componenti di conto economico della gestione d impresa, come costi o ricavi operativi. Per meglio chiarire, riprendiamo l immagine del nastro trasportatore già prospettata. È giusto dire, almeno in prima approssimazione, che in tutti gli intermediari finanziari il ciclo produttivo inizia con l acquisizione del denaro dalle unità in surplus e conduce alla cessione del denaro alle unità in deficit. Non dobbiamo però pensare che acquisizione significhi «acquisto» e che cessione significhi «vendita», in analogia con le compravendite che le imprese manifatturiere concludono con fornitori e clienti, compravendite che in modo del tutto appropriato identificano e commisurano costi o ricavi operativi. Dobbiamo invece renderci conto che per gli intermediari finanziari «acquisizione» significa ottenimento in uso pro tempore di somme di denaro in leasing potremmo dire mentre «cessione» significa simmetricamente l opposto. Certo, per ottenere la temporanea e per lo più circostanziata disponibilità di somme di denaro si devono sostenere dei costi, che, pur commisurandosi nel quantum alle somme di cui trattasi, hanno una propria specifica identità. Nelle banche, per le somme acquisite mediante i depositi (come pure per quelle cedute mediante i prestiti) i costi sono esplicitati dagli interessi su di esse conteggiati, in relazione ad un prestabilito tasso ed alla durata temporale della permanenza a disposizione. Trattasi, per così dire, di un canone di locazione a periodico pagamento posticipato. Non molto diversamente vanno le cose nelle imprese di assicurazione, che, per le somme di denaro che acquisiscono mediante i premi, sostengono dei costi percentualmente determinati e riconducibili alla nozione di canoni di locazione a pagamento anticipato, denominati «provvigioni», di acquisizione e di incasso. 34

7 A. PIN, L IMPRESA DI ASSICURAZIONE NEGLI STUDI DI ECONOMIA AZIENDALE Le somme versate nei depositi bancari e quelle pagate come premi assicurativi individuano dunque valori di stock che dallo stato attivo/passivo della singola unità in surplus trasmigrano verso lo stato attivo/passivo dell intermediario finanziario. Già financial assets dell unità in surplus, divengono quindi financial assets dell intermediariobanca o dell intermediario-assicurazione, il quale in contropartita si carica di correlate financial liabilities che le unità in surplus ricomprendono nei rispettivi stati attivi/passivi al posto delle preesistenti somme di denaro a disposizione. I costi operativi che banche e assicurazioni sostengono per acquisire la disponibilità di dette somme sono, rispettivamente, «interessi» e «provvigioni» pertinenti alle somme medesime. Nessuna significativa differenza, se non specificamente applicativa, sussiste invece tra banche e assicurazioni per quanto concerne sia gli impieghi dati alle somme fatte oggetto di intermediazione, che vanno ad impinguare i rispettivi portafogli investimenti, sia i tipici ricavi operativi che ne conseguono, per lo più come frutti per interessi attivi. Sulla scorta di quanto sin qui espresso, e con riserva di maggiori approfondimenti, possiamo finalmente proporre per l intermediario assicurativo una definizione di massima, così formulata: l impresa di assicurazione è l intermediario finanziario che, valendosi del necessario know how tecnico-economico di cui dispone per ripartire preventivamente pro quota l incidenza economica di determinati rischi pendenti su una pluralità di individui assicurati, ne assume in proprio il gravame esercitando l attività di raccolta tra il pubblico del risparmio a scopo assicurativo insieme con l attività di investimento finanziario del risparmio medesimo. La raccolta del risparmio avviene mediante l incasso di «premi» ed il rilascio di corrispondenti polizze assicurative, mentre l investimento avviene mediante l assunzione in portafoglio di valori aventi soprattutto natura di financial assets negoziabili nei mercati mobiliari. L attrattiva che l impresa di assicurazione offre alle singole unità in surplus consiste nel fatto che queste, mediante le contribuzioni rappresentate dai premi, si rendono immuni, entro definiti intervalli temporali, dall incidenza negativa di gran lunga più pesante che il manifestarsi di particolari eventi fortuiti potrebbe avere sul loro patrimonio, oppure si procurano la certezza che, in caso di morte o di sopravvivenza a determinate epoche, il loro patrimonio abbia a beneficiare di un aggiuntivo apporto di capitale che solo parzialmente arriverebbero a costituirsi in proprio con il graduale accumulo delle somme commisurate ai premi. 3. Lo stato attivo/passivo dell impresa di assicurazione Per illustrare la definizione appena enunciata ricorriamo agli strumenti rappresentativi caratteristici dell economia aziendale, il primo dei quali è il prospetto di stato attivo/passivo. In qualunque momento t i, lo stato attivo/passivo di un impresa mostra il complesso dei beni, o attività patrimoniali, di cui l imprenditore dispone per esercitare la funzione produttiva e dà altresì conto dei fi- 35

8 nanziamenti, di capitale proprio e di capitale di credito, che sorreggono tale sua disponibilità. Così come avviene per gli intermediari creditizi, anche per l impresa di assicurazione l entità del capitale proprio è strutturalmente di gran lunga inferiore a quella del capitale di credito, quasi per intero formato da financial liabilities aventi natura di «debitoriali» nei confronti degli assicurati. Prima di fissare l attenzione sull impresa di assicurazione, giova ancora guardare per qualche significativo riferimento agli intermediari creditizi, in particolare alla banca di deposito. Le tipiche financial liabilities di questa sono rappresentate dal «monte» depositi, il cui ammontare complessivo è dato dalla sommatoria dei saldi che, in un dato momento t i, sono a credito dei depositanti. Saldi che in ciascun conto non è superfluo precisare sono costituiti oltre che dal capitale risultante dalla movimentazione fino a quel momento segnata da versamenti e prelievi, anche dall aggiunta degli interessi pro tempore maturati sulle altalenanti giacenze di capitale registrate in sequenza nel conto, a decorrere dall ultima data di liquidazione-capitalizzazione. Stante l univocità del meccanismo di computo del dare e dell avere, sia per linea capitale sia per linea interessi (in base ad un prestabilito tasso), le financial assets dei depositanti sono in tutto speculari, singolarmente e globalmente, alle financial liabilities della banca. Due facce della stessa medaglia. Nello stato attivo/passivo della banca riferito al momento t i, figurano dunque dal lato delle passività, come principale componente tipica delle passività medesime, le financial liabilities che abbiamo appena considerato. Esse danno conto delle somme di denaro, materia prima potremmo dire, che le unità in surplus hanno globalmente messo a disposizione dell intermediario finanziario, il quale a sua volta, adempiendo alla propria specifica funzione creditizia, ne ha trasferito la disponibilità alle unità in surplus, entrando così in possesso di altrettante financial assets attestanti crediti in essere nei confronti di queste ultime unità. Vige infatti per gli intermediari creditizi la fondamentale regola operativa in forza della quale, in qualunque momento t i, al credito passivo (verso le unità in surplus) deve corrispondere il credito attivo (verso le unità in deficit), ovvero, nello stato attivo/passivo le tipiche financial liabilities devono sempre avere pieno bilanciamento nelle tipiche financial assets. Le quali, a loro volta, devono ritrovare valida copertura nei beni-valori posseduti dai prenditori finali delle somme di denaro intermediate. Per le banche trattasi principalmente di crediti inseriti nel portafoglio prestiti, a contropartita dei quali stanno i valori reali delle attività circolanti e delle attività fisse possedute dalle imprese beneficiarie dei prestiti stessi. Nelle financial assets della banca, al pari delle financial liabilities, vanno ricompresi gli interessi attivi pro tempore maturati dall ultima data di liquidazione-capitalizzazione sulle alterne giacenze dei saldi a credito per linea capitale. Sulla scorta di quanto puntualizzato per la banca, passiamo ora al- 36

9 A. PIN, L IMPRESA DI ASSICURAZIONE NEGLI STUDI DI ECONOMIA AZIENDALE l impresa di assicurazione. Le sue tipiche financial liabilities sono rappresentate dal «monte» premi, per la cui identificazione, concettuale prima ancora che quantitativa, l analogia con il «monte» depositi è certamente utile ma solo in parte chiarificatrice. Mentre per i depositi bancari sussiste perfetta identità credito-debito sia a livello complessivo sia a livello di singoli rapporti contrattuali, per i premi assicurativi l identità può istituirsi soltanto globalmente. Grazie al proprio know how tecnico, l impresa di assicurazione è infatti in grado di prefigurare con una certa precisione l entità degli impegni di indennizzo cui si espone al manifestarsi di particolari eventi fortuiti soltanto in riferimento ad una massa di assicurati la cui numerosità sia abbastanza ampia da consentire l applicazione della legge dei grandi numeri, desunta da precedenti osservazioni sulla regolarità di manifestazione degli eventi medesimi nel volgere del tempo in vasti ambiti territoriali e demografici. La prefigurabile globale quantificazione degli indennizzi, a livello di impresa, è dunque il necessario fondamento conoscitivo sul quale può far presa il meccanismo dell assicurazione, razionalmente congegnato per ripartire pro quota tra tutti gli assicurati il carico di tale onere globale mediante la fissazione dei contributi (o «premi») cui ciascuno è tenuto, nei limiti della rispettiva quota di partecipazione al rischio globale. In tal modo, i piccoli contributi della miriade di assicurati che non riceveranno alcun indennizzo andranno ad integrare gli altrettanto piccoli contributi dei pochi assicurati per i quali si verificheranno i contemplati eventi fortuiti, con la conseguente erogazione dei relativi consistenti indennizzi a loro beneficio. Ipotizzando, in estrema astrattezza, che lungo l asse del tempo la dinamica del meccanismo assicurativo appena descritto si svolga in condizioni di perfetto bilanciamento globale tra premi e indennizzi, vediamo ora come tale allineamento trovi espressione nello stato attivo/passivo dell impresa di assicurazione, in analogia con quanto già esposto relativamente alle financial liabilities ed alle financial assets della banca. Così come il monte-depositi della banca cresce con l acquisizione di nuovi depositi e di nuovi versamenti nei preesistenti depositi, anche il monte-premi dell impresa di assicurazione per crescere abbisogna della raccolta di nuovi premi, relativamente a contratti già in essere o a nuovi contratti. Diversa è invece la meccanica della riduzione. Mentre nella banca il monte-depositi si riduce per effetto delle operazioni di prelievo attuate dai depositanti, i quali hanno così modo di riappropriarsi in parte o in toto delle somme di denaro precedentemente cedute, nell impresa di assicurazione il monte-premi si riduce per effetto di atti interni meramente scritturali rapportati al trascorrere del tempo, senza che ciò comporti di per sé movimenti di denaro. Infatti, posto che, nella sostanza, il premio rappresenti per l assicura- 37

10 to un «buono» che in un dato intervallo temporale gli dà diritto all ottenimento di un predefinito indennizzo nell eventualità che nell intervallo stesso accadano certi eventi fortuiti, una volta che l intervallo sia trascorso senza che i prefigurati accadimenti si siano verificati, è chiaro che il «buono» si è azzerato. Detto altrimenti, il premio che abbia esaurito la propria funzione assicurativa, per decorrenza del tratto di tempo assistito da «copertura», viene semplicemente depennato dal monte-premi. Si aggiunga che, mentre per la stragrande maggioranza dei «buoni» in discorso l estinzione sarà correlata all assenza dell evento assicurato, per un esigua minoranza sarà invece proprio l avverarsi dell evento medesimo a determinarne l estinzione, per avvenuto conseguimento del beneficio cui davano diritto (ciò nel caso in cui l evento contemplato sia unico, come ad esempio l esistenza in vita di un individuo ad una certa data). In prima approssimazione, possiamo dunque concludere che nello stato attivo/passivo dell impresa di assicurazione, in qualunque momento t i, le tipiche financial liabilities sono espresse dal monte-premi comprendente tutti i premi per i quali la funzione assicurativa non si sia ancora esaurita, ciascuno di essi essendo però conteggiato al netto della porzione di premio commisurata pro rata temporis alla funzione assicurativa già svolta fino al momento t i. Cruciale è dunque la distinzione tra «premi e porzioni di premi in servizio attivo» e «premi in toto o in parte estinti». A tanto ammonta dunque l entità degli impegni di cui l impresa di assicurazione si ritrova globalmente gravata al momento t i nei confronti dei propri assicurati, a fronte della sommatoria dei premi «attivi» incassati, anzi delle porzioni ancora «attive» di tali premi, che a ciascun assicurato riconoscono la copertura assicurativa per un delimitato lasso di tempo a venire, di solito fino alla scadenza di pagamento del premio successivo. Sussiste però per l impresa di assicurazione un ulteriore massa di impegni da rispettare che non è collegata ai premi già incassati, di cui abbiamo appena detto, bensì ad una serie di premi contrattualmente scaglionati nel futuro che gli assicurati saranno tenuti a versare. Ci riferiamo specificamente ai tipici contratti del ramo vita, in forza dei quali l impresa di assicurazione, con l incasso del primo premio annuale (o anche infrannuale) e poi con l incasso di ogni successivo premio, ed entro i limiti temporali del relativo «servizio attivo», è tenuta, non appena abbia a manifestarsi l evento fortuito contemplato in contratto (ad esempio l evento morte), al previsto indennizzo globale, come se l assicurato avesse fin dall inizio già provveduto con un unico premio al versamento di quanto dovuto per beneficiare dell intera copertura assicurativa estesa a molti anni. Nella realtà, essendo i premi rateizzati, ovvero confezionati per importi uguali distribuiti nell arco di più anni, può ben succedere che l evento in discorso accada ben prima che l assicurato abbia versato tutti i premi contrattualmente previsti. Potrebbe addirittura averne versato uno soltanto, il primo. 38

11 A. PIN, L IMPRESA DI ASSICURAZIONE NEGLI STUDI DI ECONOMIA AZIENDALE Il monte «premi in scadenziario», di cui stiamo trattando, attiene dunque ad una serie di premi a scadenza programmata nel futuro e che in parte non verranno mai incassati, i quali ovviamente non hanno ancora procurato alcuna somma di denaro all impresa di assicurazione, mentre questa soggiace all impegno di dover in qualunque momento provvedere a sostanziosi esborsi per indennizzi legati al manifestarsi di particolari eventi contrattualmente previsti. Come ciò possa conciliarsi con il rispetto del «principio fondamentale per la gestione dell impresa [di assicurazione]: che in qualunque momento essa possegga quanto occorre a far fronte al valore attuale degli impegni che essa ha verso gli assicurati» 7, è cosa che non possiamo tralasciare di chiarire. Il problema non sussisterebbe se, come già accennato, alla stipulazione di ciascun contratto-vita di durata pluriennale l impresa di assicurazione richiedesse la corresponsione del premio unico globale. In tal caso otterrebbe ab origine l intera provvista di denaro che, andando ad incrementare il complessivo portafoglio investimenti ed integrandosi con gli investimenti già in esso aggregati per precedenti acquisizioni di analoghi contratti-vita, contribuirebbe a dotare senz altro l impresa, in qualunque momento t i, di quanto le occorre per fronteggiare di volta in volta gli esborsi relativi ai pochi contratti-vita segnati dall obbligo dell indennizzo, tutti gli altri restandone pro tempore estranei. Così, non ci si discosta granché dal meccanismo assicurativo già delineato a proposito del monte «premi in servizio attivo», tale per cui ciascun assicurato con il proprio versamento relativo al premio contribuisce pro quota a dotare anticipatamente l impresa di assicurazione della disponibilità di risorse globali, d importo pari al monte-premi, che permetteranno all impresa stessa di adempiere con tempestività agli impegni contrattualmente assunti verso i propri assicurati. Che cosa succede invece quando il premio unico viene frazionato nell ammontare e scaglionato nel tempo, con una serie finita di premi tutti uguali? Diciamo subito che al vuoto di risorse correlato ai premi non ancora incassati perché scadenti in futuro, l impresa di assicurazione, pur soggiacendo sin d ora al rischio di dover erogare gli indennizzi cui tali premi dovrebbero dare copertura, è in grado di porre rimedio all interno della propria gestione grazie alla solidarietà reciproca che di fatto instaura tra gli assicurati. Come ben sappiamo, la formula che regge il meccanismo assicurativo postula la solidarietà organizzata di tutti gli assicurati in favore dei pochi di loro (preventivamente non individuabili) che andranno incontro ad eventi pregiudizievoli per il loro patrimonio o ad eventi capaci di 7 Cfr. Gobbi U., L assicurazione in generale, INA, Roma 1984 (rist. della seconda ediz., 1937), p

12 comportare precarietà nelle condizioni di vita loro o di individui da loro economicamente dipendenti. Per certi tipi di contratti di breve durata, specificamente del ramo danni, la solidarietà è esclusivamente orizzontale, nel senso che essa fa leva sui premi già incassati, anzi sulle loro porzioni residue in servizio attivo, sicché tutti gli assicurati in possesso dei corrispondenti «buoni» hanno titolo per l ottenimento degli eventuali indennizzi e l impresa di assicurazione è pienamente in grado di erogarli poiché è già in possesso delle necessarie risorse, avendo tutti gli assicurati contribuito a tale fine con il versamento dei premi. Nell ambito della comune fascia temporale di validità dei «buoni» assicurativi abbinati ai premi versati, i singoli assicurati si ritrovano dunque, in qualunque momento t i, parimenti in regola con i versamenti a fronte delle aleatorie prestazioni di indennizzo che l impresa di assicurazione s appresta ad eseguire in loro favore e tutti assieme risultano reciprocamente solidali, avendo pro quota fornito all impresa medesima i mezzi che le occorrono per provvedere agli indennizzi. Per altri tipi di contratti, specificamente del ramo vita, la solidarietà assume connotazioni particolari sia in orizzontale sia in verticale. Ci riferiamo a contratti di durata pluriennale con profilo di rischio crescente di anno in anno, che però stabiliscono versamenti periodici di premi tutti uguali da parte dell assicurato. Ciò implica che i premi versati per i primi periodi di esposizione al rischio (e di relativa copertura) mettono a disposizione dell impresa di assicurazione più di quanto le occorra per far fronte agli indennizzi spettanti per detti periodi, mentre per i premi degli ultimi anni avviene il contrario. I premi versati prima del punto di «durata critica» risultano dunque composti di due parti, delle quali l una, come «premio di rischio», identifica la parte del versamento che supporta il «buono» corrispondente al rischio effettivamente addossato all impresa di assicurazione per il periodo di validità del «buono» stesso, mentre l altra, denominata «premio di risparmio», identifica una somma a latere versata in anticipo rispetto ai futuri tempi di esposizione al rischio, allorché risulteranno di per sé inadeguati i premi contrattualmente programmati. Possiamo pertanto parlare di solidarietà verticale nel senso che, mediante traslazione nel tempo dei propri contributi di «risparmio», ciascun assicurato provvede a dotare in anticipo l impresa di assicurazione delle risorse che in futuro le serviranno per fronteggiare gli impegni assunti verso i propri assicurati. Nei contratti di cui trattasi, possiamo inoltre ravvisare una ulteriore fattispecie di solidarietà orizzontale, diversa da quella già considerata per i contratti del ramo danni, nei quali trova costante applicazione la regola del perfetto bilanciamento tra il quantum versato dall assicurato e gli impegni assunti nei suoi confronti dall impresa di assicurazione. Infatti, se facciamo riferimento ad un contratto che, fin dal versamento del primo premio, impegni l impresa stessa ad erogare un dato capitale nel caso in cui l assicurato cessi di vivere, e 40

13 A. PIN, L IMPRESA DI ASSICURAZIONE NEGLI STUDI DI ECONOMIA AZIENDALE ipotizziamo che l evento morte abbia a verificarsi in uno dei primi periodi di copertura, è chiaro che i premi versati, pur essendo in parte costituiti da «premi di risparmio», non sono bastati per rendere la posizione dell assicurato finanziariamente equa rispetto al contrapposto impegno assunto dall impresa di assicurazione, che però può fronteggiare il conseguente esborso con le risorse di cui è entrata in possesso con l incasso, non solo dei «premi di rischio», ma anche dei «premi di risparmio» di tutti gli assicurati assistiti dal medesimo tipo di copertura. Anche per i contratti del ramo vita vige dunque la fondamentale regola gestionale che impone all impresa di assicurazione di disporre in qualunque momento t i dell ammontare di risorse, preventivamente versate dagli assicurati, capace di bilanciare gli impegni che si è assunta nei confronti degli assicurati stessi. Mentre però per i contratti del ramo danni l entità degli impegni in carico all impresa di assicurazione ritrova bilanciamento nei premi già effettivamente incassati (per la parte non «estinta»), per i contratti del ramo vita nella formula del bilanciamento vanno conteggiati anche i premi che gli assicurati non hanno ancora versato, ma che si sono impegnati a versare. Sicché, dovendosi porre a confronto una serie di impegni a futura scadenza, tanto da parte dell impresa di assicurazione quanto da parte degli assicurati, tenendo altresì conto per questi ultimi dei premi «in servizio attivo» già versati, per rendere comparabile ciò che grava sull uno e sull altro piatto della bilancia occorre inserire nella formula un «equalizzatore» (o fattore di attualizzazione finanziaria) in ragione del tempo, v = 1 / (1 + i), con un prescelto tasso tecnico di interesse i prudenzialmente basso (ad es. i = 1,75%). Dal poco che si è detto non è chi non veda quanto sia complesso ed articolato il sistema di pesi e contrappesi che regola il buon funzionamento del meccanismo assicurativo. La materia è soprattutto oggetto di studio della matematica finanziaria ed attuariale, ai cui testi rinviamo per gli opportuni approfondimenti 8. Ai fini della nostra trattazione preme qui sottolineare come, sulla base di appropriati algoritmi matematici e sulla base di collaudate tavole statistiche di rilevazione delle probabilità di incidenza degli eventi aleatori contemplati in contratto, nell impresa di assicurazione debbano costantemente realizzarsi condizioni di gestione tali per cui, in qualunque momento t i, non soltanto vi sia il pareggio quantitativo tra il valore attuale degli impegni in essere verso gli assicurati ed il valore attuale dei contributi che gli assicurati stessi hanno in parte già versato e in parte si sono impegnati a versare in date future, ma si riscontri altresì che a fronte del valore attuale degli impegni in essere l impresa stessa possegga in concreto, per pregressi 8 Per una limpida esposizione, a misura anche di chi abbia limitate conoscenze matematiche, si consiglia: De Ferra C., op. cit. A livello più specialistico, si veda: Pacati C., Appunti dalle lezioni di Istituzioni di matematica attuariale per le assicurazioni sulla vita, Università di Siena, a.a , 41

14 versamenti degli assicurati, le corrispondenti necessarie risorse. In ottica economico-aziendale tutto ciò implica che, in qualunque momento t i, nel prospetto di stato attivo/passivo dell impresa di assicurazione, debba essere evidenziato tra le poste passive, nel capitolo «Riserve tecniche», l ammontare complessivo degli impegni, espressi al loro valore attuale, che l impresa stessa ha in carico nei confronti della massa degli assicurati. Il termine «Riserve», sia ben chiaro, ha unicamente significato di «debiti» o «debitoriali» (o financial liabilities), che si qualificano come «tecniche» in quanto vengono calcolate con i metodi propri della tecnica assicurativa-attuariale, metodi che per le formule matematiche di cui si avvalgono adottano un particolare tasso d interesse i e valori probabilistici desunti da valide tavole demografiche. Di norma, si tiene distinta la riserva tecnica del ramo danni, denominata «Riserva premi» (o «Riserva frazioni di premi»), da quella del ramo vita, denominata «Riserva matematica» per la forte connotazione matematica che la caratterizza. Alla voce «Riserve tecniche» si contrappone, dal lato delle attività dello stato attivo/passivo, la voce «Investimenti» che rappresenta il monte globale di ricchezza, per lo più costituito dai valori finanziari in portafoglio, di cui l impresa si è dotata per fronteggiare gli impegni misurati dalle «Riserve tecniche». È chiaro che l ammontare complessivo degli investimenti non può mai andare al di sotto della massa degli impegni. Giova ritornare per un momento all analogia con la banca per comprendere chiaramente la natura della «riserva matematica». A differenza della passività «depositi», che caratterizza lo stato attivo/passivo della banca in riferimento a flussi di denaro già pervenuti nelle casse della banca stessa e da questa prontamente messi a frutto nel proprio portafoglio investimenti, la passività «riserva matematica», che caratterizza lo stato attivo/passivo dell impresa di assicurazione, si ricollega a premi di previsto introito futuro che, a scopo di riequilibratura gestionale tra assets e liabilities, vengono messi a confronto con i corrispondenti previsti esborsi per indennizzi. L eccedenza tra l ammontare attualizzato al tempo t i degli indennizzi previsti ed il corrispondente ammontare attualizzato dei premi previsti non è altro che la «matematica» constatazione della porzione di «debito» in essere per la quale non è prevista alcuna copertura mediante premi da incassare a future scadenze. Se a tale «vuoto» di copertura prospettica corrispondesse uno speculare «vuoto» di risorse all attivo, per inadeguatezza degli investimenti in essere, indubbiamente la situazione dell impresa di assicurazione sarebbe assai precaria e le aspettative degli assicurati sarebbero ampiamente illusorie. Si ha però modo di capire che così non è, non appena si tenga conto del fatto che, per i contratti in discorso, parte degli assicurati ha già provveduto a versare, con i premi scaduti prima dei rispettivi punti di «durata critica», non solo «premi di rischio» di volta in volta bilanciati con i rischi di periodo assunti dall impresa di assicurazione, ma anche «premi di risparmio», i quali identificano somme di denaro 42

15 A. PIN, L IMPRESA DI ASSICURAZIONE NEGLI STUDI DI ECONOMIA AZIENDALE versate in anticipo a futura integrazione dei sottodimensionati premi che scadranno dopo i punti di «durata critica». Va quindi precisato che, in forza degli algoritmi impiegati per suddividere il premio unico in tanti premi periodali di uguale importo, è ben vero che la riserva matematica calcolata al momento t i dà la misura, in termini di valore attuale, del «vuoto» ascrivibile ai premi futuri rispetto al profilo di incidenza temporale dei correlati rischi periodali, ma altrettanto veridicamente essa dà la misura, in termini di montante (o capitale differito) al momento t i, del «sovrappiù» di risorse che l impresa di assicurazione ha in concreto introitato con i premi pregressi, per la parte costituita dalle quote di «risparmio». Non susciti allora sorpresa il constatare che l ammontare del «vuoto» e l ammontare del «sovrappiù» risultano perfettamente bilanciati, perché così esige l equilibrato sistema di pesi e contrappesi che funge da regolatore del meccanismo assicurativo. Dopo esserci soffermati a lungo sulla principale componente caratteristica dello stato attivo/passivo dell impresa di assicurazione, relativamente alle «Riserve tecniche» nel passivo (e di riflesso agli «Investimenti» nell attivo), passiamo senz altro alla stesura dello schema completo dello stato attivo/passivo che la ritrae. Trattasi, ripetiamo, di impresa-modello che, grazie alle perfette basi tecniche adottate, è in grado di dare sempre attuazione al principio di equità che deve sussistere tra impegni-prestazioni a suo carico e impegni-prestazioni degli assicurati. Attività Passività + Capitale Proprio Disponibilità liquide Riserve tecniche: Investimenti finanziari: Riserva Premi Valori mobiliari Riserve Matematiche Prestiti Debiti vari Investimenti in Immobili Fondo TFR Attività fisse: Altre Passività Immateriali Materiali Passività subordinate Altre attività Capitale proprio netto = L esiguità dello schema dà implicita attestazione del fatto che l impresa stessa provvede idealmente in tempo reale all incasso dei premi ed all esborso degli indennizzi, senza alcuna incertezza o pendenza residua, e che è aliena dall effettuare operazioni di riassicurazione, sia attive sia passive. A prescindere dalle «Riserve tecniche», le altre voci dello schema non differiscono da quelle relative ad ogni altra specie di impresa, ed è superfluo parlarne. Torneremo comunque ad occuparci dello stato attivo/passivo dopo che avremo rivolto l attenzione al tipico conto economico dell impresa di assicurazione. 43

16 4. Il conto economico dell impresa di assicurazione Il conto economico di qualunque impresa è il prospetto tecnico-contabile di raccordo tra due stati attivi/passivi, riferiti al momento t i ed al momento t i+1, mediante il quale viene rappresentata l attività produttiva svolta nell intervallo temporale t i - t i+1, la cui durata, a meno che non sia precisato diversamente, si presume essere di un anno. Nella sezione di sinistra, in ordinata sequenza, figurano le «voci» che scandiscono le fondamentali componenti di costo del ciclo di produzione, dalla materia prima al prodotto finito, mentre in quella di destra sono segnate le «voci» relative ai ricavi provenienti dalla vendita dei beni e servizi prodotti. In linea generale, i costi di produzione, altrimenti detti costi «operativi», si possono ricondurre alle seguenti quattro grandi «voci» stilizzate: a) Materie prime; b) Prestazioni Lavoro; c) Prestazioni Macchina; d) Altri Beni e Servizi. Per i ricavi può bastare, almeno in prima approssimazione, la sola «voce» Vendite, oppure Fatturato. Per quanto concerne i costi operativi indicati sub b), c) e d), al di là delle specificità fisico-tecniche proprie di ogni singola tipologia produttiva, non si rilevano differenze sostanziali da impresa ad impresa. Invece, per i costi riguardanti le materie prime netta è la distinzione che separa le normali imprese dalle imprese di intermediazione finanziaria. Mentre per le prime trattasi di costi relativi a compravendite che danno luogo al passaggio di proprietà dal venditore al compratore di particolari merci, nonché al passaggio in senso inverso di date somme di denaro, per le imprese di intermediazione il bene oggetto di negoziazione, ovvero il denaro, non viene né venduto né acquistato, ma soltanto ceduto in uso e ricevuto in uso a precisate condizioni e per determinati tempi, sicché la nozione di costo d «acquisto» va logicamente sostituita dalla nozione di costo d «uso», assimilabile alla nozione di costo per locazione, affitto o noleggio, comunemente riferibile a vari beni, immobili e mobili, come un appartamento, un automezzo, un paio di sci. Per tutti gli intermediari finanziari, stante la comune funzione di commercio del denaro che svolgono, la materia prima da ricevere in uso per dar corso al ciclo produttivo è chiaramente il denaro, così come pur sempre il denaro, con la sua cessione in uso alle unità in deficit, identifica il prodotto finito. Riprendiamo qui un discorso già impostato sopra. Prima però di misurarci con l impresa di assicurazione, conviene nuovamente riandare alla banca di deposito e scandire il suo tipico ciclo produttivo. La materia prima è data dal denaro che viene raccolto tra il pubblico mediante i depositi. Verso i depositanti la banca assume l obbligo della conservazione in assoluta sicurezza del denaro raccolto nonché l obbligo, su domanda, della sua pronta restituzione, parziale o totale. Il che spiega l attributo di «grezzo», con cui viene qualificato il 44

17 A. PIN, L IMPRESA DI ASSICURAZIONE NEGLI STUDI DI ECONOMIA AZIENDALE denaro raccolto. In quanto materia prima, deve essere sottoposto a lavorazione per rendersi utilizzabile, nel senso che di esso le unità in deficit interessate ad averne l uso non saprebbero in realtà che farsene, se dovessero pari pari sottostare agli stessi obblighi assunti dalle banche. Gli imprenditori richiedono denaro che non sia in alcun modo esposto ad incombenti richieste di restituzione mentre è ancora «incorporato» nei semilavorati e nei prodotti in attesa di vendita; né saprebbero dare alle unità in surplus, come la banca sa dare, indiscutibile garanzia di solvibilità. Il costo della materia prima si quantifica in termini di tasso d interesse passivo, un tanto all anno per ogni 100 euro lasciati in uso alla banca durante un intero anno, per l appunto. Ammettiamo, esemplificativamente, che sul totale della massa raccolta il costo per interessi abbia a gravare nella misura del 2%. Le operazioni di raccolta del denaro tra il pubblico e il trattamento cui viene sottoposto nella filiera produttiva per passare da materia prima a prodotto finito implicano notevoli costi di «prestazioni lavoro». I più rilevanti riguardano la selezione delle destinazioni verso le quali tale denaro andrà «mobilizzato», per importi appropriati, ricompresi entro apposite forme contrattuali, dopo che sia stato vagliato il merito creditizio della miriade di domande di finanziamento che incessantemente pervengono alla banca. Al lavoro di selezione degli affidamenti segue quello di accertamento della complessiva reciproca armonizzazione dei rischi assunti e da assumere in portafoglio, in relazione alle esigenze gestionali di liquidità e di sicurezza ed alla consistenza presentata dai mezzi propri, lavoro anch esso di elevato contenuto professionale. Né si possono trascurare gli adempimenti connessi con la tenuta di un accurato sistema informativo-contabile che, se non sono più quelli ben più gravosi di un tempo, ciò nondimeno comportano continui aggiornamenti e verifiche di affidabilità dei programmi che presiedono alle elaborazioni dei computer. Poniamo che per ogni 100 euro fatti oggetto di intermediazione creditizia, il carico di costo del personale comportato dall attività di raccolta, di accompagnamento del denaro lungo la filiera produttiva e di collocamento del «prodotto» ammonti al 3% circa. Il costo etichettato «prestazioni macchina» attiene ai beni strumentali, o attività fisse, che, a indispensabile rafforzamento delle prestazioni lavoro lungo tutta la filiera produttiva, ciclo dopo ciclo, trasferiscono gradualmente il loro valore alla materia prima in corso di elaborazione, portandola dallo stato di denaro grezzo fornito dai depositanti allo stato di denaro pregiato rispondente alle esigenze d uso degli imprenditori. Oltre ai computer ed al necessario corredo di software, si pensi soprattutto ai numerosi immobili di proprietà nei quali hanno sede gli sportelli della banca ed agli impianti ed arredi di cui devono essere dotati. Per ogni 100 euro fatti oggetto di intermediazione creditizia, l incidenza del costo per prestazioni macchina, ovvero dell ammortamento, 45

18 può realisticamente indicarsi nell ordine di grandezza dell 1,5%. Circa il costo degli «altri beni e servizi» necessari allo svolgimento del processo produttivo caratteristico della banca, è presto detto. La gamma è molto ampia: forniture energetiche, servizi di comunicazione, vigilanza affidata a terzi, assicurazioni, consulenze legali, perizie, ecc. Si ipotizzi che il relativo costo si aggiri sull 1,20% per ogni 100 euro intermediati. Introduciamo a questo punto una particolare categoria di costi operativi tipici della banca, rappresentati dall inevitabile margine di degrado che, entro limiti di normale prevedibile incidenza del rischio di credito, va incessantemente a colpire i crediti in essere riducendone la consistenza globale. Ipotizziamo che le perdite, conseguenti alle insolvenze degli affidati, abbiano l incidenza di 0,80 euro su ogni 100 euro fatti oggetto di intermediazione creditizia. Riprendendo le quantificazioni appena ipotizzate, in linea con l odierna realtà italiana, riepiloghiamo: il costo annuo che la banca fronteggia per raccogliere, per lavorare e per ricollocare tra il pubblico 100 euro, facendosi carico delle perdite sui crediti in essere, ammonta complessivamente a 8,50 euro. Di questi, si tenga conto che 3,00 euro costituiscono il costo degli interessi passivi corrisposti ai depositanti, sicché per ogni 100 euro intermediati il costo di esercizio annuo del solo meccanismo di intermediazione creditizia attivato dalla banca comporta l onere di 5,50 euro, a prescindere dalla ricarica per margine di profitto che essa applica al fine della congrua remunerazione del capitale proprio. Sul versante dei ricavi, il ricavo proveniente dal denaro lavorato e ritrasferito tra il pubblico, soprattutto tra gli imprenditori, è commisurato ad un tasso d interesse, in analogia con quanto già visto per il costo del denaro raccolto. Nel nostro esempio, qualora non vi fossero ulteriori ricavi aggiuntivi rispetto a quelli strettamente creditizi (aventi cioè natura di interesse), è evidente che, soltanto per pareggiare i ricavi con i costi «operativi» di periodo, il tasso da praticare sui prestiti dovrebbe essere dell 8,50%. Teniamo però presente che, a lato dell attività di intermediazione creditizia vera e propria, le banche italiane sono andate vieppiù sviluppando nei recenti decenni un ampia gamma di servizi finanziari alla clientela, traendone sostanziosi ricavi che hanno permesso di realizzare congrui utili di gestione, senza dover fare leva sui soli tassi attivi. Nel prospetto del conto economico della banca, debbono dunque figurare tra i ricavi operativi tipici sia la «voce» degli «Interessi attivi», sia quella dei «Ricavi netti da servizi». Se questi ultimi si attestassero sull 1,30% per ogni 100 euro intermediati, è chiaro che per bilanciare i ricavi operativi con i costi operativi basterebbe praticare sui crediti il tasso del 7,20%. Quanto sin qui esposto con riguardo ai costi ed ai ricavi di gestione della banca, trova sommaria indicazione nel seguente schema di conto economico. 46

19 A. PIN, L IMPRESA DI ASSICURAZIONE NEGLI STUDI DI ECONOMIA AZIENDALE Costi + Imposte + Utile Interessi Passivi Prestazioni Lavoro Prestazioni Macchina Altri Beni e Servizi Perdite su crediti Ricavi Interessi Attivi Ricavi netti da Servizi Imposte Utile Netto = Lo schema, messo a punto per la banca, può ben adattarsi, con alcune parziali modifiche di cui subito diciamo, a rappresentare il processo produttivo dell impresa di assicurazione. La materia prima è la stessa, cioè il denaro raccolto tra il pubblico, ma alquanto diverse sono la forma di raccolta (il «premio», al posto del «deposito») e le condizioni di disponibilità (fintanto che non si manifesti l evento assicurato, invece che fintanto che non ne sia richiesta la restituzione). Il costo specifico della raccolta non ha natura di «interesse», bensì di «provvigione». Le altre categorie di costi operativi già contemplati per la banca (prestazioni lavoro, prestazioni macchina, altri beni e servizi, perdite su crediti) possono confermarsi anche per l impresa di assicurazione. Anzi, per la sua scarsa rilevanza, la «voce» relativa alle perdite su crediti può essere omessa. Dal lato dei ricavi operativi dell impresa di assicurazione, possiamo ugualmente omettere la «voce» relativa ai ricavi netti da servizi, che sono ben poca cosa rispetto a quelli della banca. Rimane dunque la sola «voce» interessi attivi, che accoglie tutti i frutti provenienti dal portafoglio investimenti, in massima parte costituito da titoli del mercato mobiliare (mentre nella banca predominano i prestiti alle imprese). Ecco dunque lo schema essenziale di conto economico riguardante l impresa di assicurazione. Costi + Imposte + Utile Ricavi Provvigioni Interessi Attivi Prestazioni Lavoro Prestazioni Macchina Altri Beni e Servizi Imposte Utile Netto = In linea con quanto già annotato per lo schema di stato attivo/passivo proposto pagine addietro, ribadiamo anche per il presente schema di 47

20 conto economico che l impresa di assicurazione rappresentata è l ideale impresa-modello che, grazie alle perfette basi tecniche adottate, è in grado di dare sempre preciso riscontro al principio di equità tra impegni-prestazioni a suo carico e impegni-prestazioni degli assicurati. In altri termini, la rotazione nel tempo dei premi da essa incassati e degli indennizzi pagati non lascia alcun margine differenziale per sopravvenienze attive o passive, perché tutto è previsto e tutto avviene a livello di stato attivo/passivo con assoluta meccanica precisione. La dinamica dei premi via via incassati ed «estinti» implica esclusivamente variazioni nella consistenza delle tipiche passività verso gli assicurati (unità in surplus), così come la dinamica degli indennizzi e delle rendite via via pagate incide sulla sola consistenza delle attività finanziarie (verso le unità in deficit) accolte nel portafoglio investimenti. Alla cui ricostituzione provvedono, soggiungiamo, le somme di denaro che arrivano con i nuovi premi, per le parti costituenti «premio di rischio» e «premio di risparmio», al netto quindi delle «ricariche» per provvigioni. Chiaramente, il modello organizzativo-funzionale dell impresa rispecchiata dagli schemi di stato attivo/passivo e di conto economico sopra proposti non trova riscontro nella realtà, ma è valido riferimento teorico di prima approssimazione per la nostra analisi volta a delineare l economia dell impresa di assicurazione nell ottica dell economia degli intermediari finanziari. 5. Il sistema dei flussi di valore dell impresa di assicurazione Dal mondo dell astrazione ideale passiamo ora al «caso» di un impresa di assicurazione, opportunamente semplificata ad arte, che però è veridico facsimile di una concreta realtà operativa. La «Paradigma Assicurazioni SpA», di cui prendiamo cognizione, è succintamente rappresentata dalle risultanze annue, in migliaia di euro, riportate nella seguente Figura 1. Rispetto agli schemi di stato attivo/passivo e di conto economico precedentemente messi a punto per l astratta impresa di assicurazione assunta a ideale riferimento, la quale è sempre in grado di prevedere e di realizzare in tempo reale l esatto equilibrio tra i premi degli assicurati e le proprie prestazioni assicurative, i rendiconti ora sotto osservazione mostrano alcune difformità. Tra le nuove voci che vi compaiono, trascurando quelle che nello stato attivo/passivo (prima fra tutte la voce «Riserve sinistri e somme da pagare») esprimono crediti per tardive adempienze degli assicurati e debiti per indennizzi pendenti, particolarmente degna di rilievo è nel conto economico la voce «Premi lordi meno Variazioni Riserve e Oneri di Assicurazione», la quale dà conto del fatto che tra la prassi operativa e la regola ideale che prescrive il perfetto livellamento delle prestazioni degli assicurati con le prestazioni dell assicuratore vi è notevole scarto. I premi versati dagli assicurati nel corso dell esercizio, pari ad euro, eccedono infatti di ben 48

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