SOMMARIO 5 EDITORIALE PARTE PRIMA STUDI. 9 L area archeologica del teatro romano di Milano. Monumento e valorizzazione di Raffaella Viccei
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2 SOMMARIO 5 EDITORIALE PARTE PRIMA STUDI 9 L area archeologica del teatro romano di Milano. Monumento e valorizzazione di Raffaella Viccei 57 La figura di Odisseo da Omero ai drammaturghi del quinto secolo a.c. di Fabio Copani 83 Mattatori e primedonne. La scena tragica e i suoi protagonisti in tre casi recenti di Martina Treu 111 La traduzione collaborativa della trilogia di Edward Bond The War Plays di Margaret Rose e Salvatore Cabras 131 Il teatro delle marionette sull acqua del Vietnam. Parte seconda: un confronto tra tradizione e modernità. Dalle ricerche teoriche al progetto di conservazione e valorizzazione di Nguyen Quang Dat 155 RECENSIONI
3 PARTE SECONDA TACCUINO 171 Eccellenze sulla scena: i dieci nomi emergenti del teatro italiano a cura dellla Redazione 175 La drammaturga: Angela Dematté 183 Il regista: Claudio Autelli 191 L attrice: Francesca Ciocchetti 195 Il one man show: Giulio Cavalli 203 Il gruppo: Babilonia Teatri 211 La scenografa: Maria Spazzi 221 Il gruppo di danza: Zerogrammi 229 La performance: Pathosformel 235 Il festival: Danae 241 La contaminazione: Santasangre 249 Tra cinema e teatro, nuovi orizzonti della scena italiana. Intervista a Maurizio Porro
4 RECENSIONE Arrevuoto. Scampia-Napoli. A cura di Maurizio Braucci e Roberta Carlotto; drammaturgie di Marco Martinelli; fotografie di scena di Stefano Cardone. // Napoli-Roma, L Àncora del Mediterraneo Edizioni, 2009, pp. 191, ill. Il progetto Arrevuoto. Scampia-Napoli, nato nel 2005 per iniziativa del Teatro Stabile Mercadante di Napoli e diretto fino al 2008 da Marco Martinelli di Ravenna Teatro, rappresenta a nostro parere una delle esperienze più interessanti nel panorama culturale italiano, non solo per il suo valore artistico in sé, ma anche per le sue implicazioni sociali, didattiche, educative: finora più di cinquecento adolescenti provenienti da diverse scuole della città di Napoli e delle periferie, inclusi gruppi di giovani rom sono stati coinvolti nei laboratori della nonscuola dal 2005 al Questa pratica (inventata dalla compagnia di Martinelli e collaudata per decenni a Ravenna, e poi in altri luoghi da Chicago al Senegal) grazie a Roberta Carlotto e Goffredo Fofi è stata importata a Napoli: prima ancora che esplodesse il fenomeno Gomorra e che Roberto Saviano, Mario Gelardi e Matteo Garrone portassero alla ribalta questa zona calda della Campania, rispettivamente con il libro (2006), lo spettacolo teatrale (2007) e il film omonimo (2008). In questi anni il progetto Arrevuoto è costantemente cresciuto in profondità e ampiezza fino a divenire una realtà di rilievo in un
5 territorio così difficile come quello napoletano. Nel corso del triennio , sotto la supervisione di Martinelli, le guide teatrali del teatro delle Albe di Ravenna sono state progressivamente affiancate e sempre più sostituite da responsabili ed educatori del territorio e dal gruppo Chi rom e chi no (si veda Teatrostabilenapoli.it alla voce produzioni ). Ogni anno, al termine del laboratorio, il Teatro Stabile di Napoli ha prodotto uno spettacolo corale scritto e diretto dallo stesso Martinelli Pace! (2006), Ubu sotto tiro (2007) e L Immaginario Malato (2008) sulla base di riscritture tratte rispettivamente da Aristofane, Alfred Jarry e Molière; tra i frutti migliori e duraturi del progetto, inoltre, vale la pena di citare il recupero e l inaugurazione dell auditorium di Scampia, ora sede di un laboratorio teatrale di formazione e produzione spettacoli, sotto la direzione artistica di Martinelli, gestito dall associazione Punta Corsara (Puntacorsara.it). Per una storia più dettagliata del progetto e una sintesi del lavoro del regista si veda anche, su questa stessa rivista, il doppio intervento Scegliendo Arrevuoto Molière plebeo di Maddalena Giovannelli e Marco Martinelli ( Stratagemmi 6, 2008: ). Il testo Molière plebeo, originariamente scritto per il Mercadante di Napoli, viene tra l altro ripreso e ampliato nel volume Arrevuoto. Scampia- Napoli appena uscito per le edizioni L àncora del Mediterraneo. 156
6 Il libro oggi pubblicato vuole essere prima di tutto come osserva in apertura uno dei curatori, Maurizio Braucci una testimonianza del primo triennio del progetto teatrale e pedagogico rappresentato da Arrevuoto, giunto quest anno alla quarta edizione. Già di per sé il teatro, a differenza di altri media, è essenzialmente e per definizione una performance unica, mai uguale a se stessa; e questo vale a maggior ragione per il progetto Arrevuoto, nato e cresciuto in un territorio peculiare, con intenti mirati e specifici. Ogni spettacolo del triennio è volutamente pensato, realizzato e prodotto come evento unico, destinato a una fruizione locale che va intesa anche come fattore di aggregazione, simbolo di ritrovata identità e riappropriazione simbolica di un territorio. Per questo gli spettacoli non vanno in tournée, non solo per motivi pratici, logistici ed economici (data la composizione del gruppo e l età dei giovani attori, oltretutto, non è pensabile girare l Italia), ma anche per sottolineare la precisa volontà di sfuggire alle logiche del teatro di giro, del carosello di date cui si sottopone ogni spettacolo sul mercato : con buona pace degli spettatori colti e un po snob che fanno il giro dei festival, come sottolinea il volume, ma a beneficio degli abitanti dei luoghi stessi, e di chi affronta un viaggio appositamente per vederlo in loco. Ogni spettacolo viene rappresentato per due sere soltanto in cia- 157
7 scuna sede, limitatamente a luoghi specifici e selezionati, con forti caratteristiche simboliche: a Scampia innanzitutto, nell auditorium finalmente recuperato e utilizzato, e negli spazi cittadini del Teatro Stabile di Napoli, il Mercadante, e poi il San Ferdinando appena riaperto. A queste prime si aggiungono repliche solo in casi sporadici eccezionali come quelle del 2006 e del 2007 a Roma (dal forte valore politico per la presenza delle autorità) o quella al Teatro Alighieri di Ravenna nel 2007, che celebra una sorta di gemellaggio con la sede di nascita della non-scuola e i suoi legami forti con quel territorio. Viste le premesse, dunque, è chiaro che il volume raccoglie una sfida dichiaratamente impossibile: raccontare l irraccontabile, cercare di far rivivere ai protagonisti e ai fortunati spettatori di allora quell esperienza irripetibile, e portare il nuovo lettore a viverla quasi per procura. Ma prima ancora si vuole in qualche modo lasciare un segno durevole, nella storia di questi luoghi e del nostro teatro, che non si esaurisca nello spazio di una sera. In tal senso si possono citare come termine di confronto, anche per un certo modo sociale di concepire l arte, film come Teatro di guerra, di Mario Martone, e Tutta colpa di Giuda, di Davide Ferrario: in entrambe le pellicole si parte da laboratori condotti dai registi, rispettivamente nei famigerati quartieri spagnoli di Napoli o nelle carceri; in entrambi i casi si parte da un percorso artistico 158
8 reale, non a caso riferito a due spettacoli presentati come interrotti e incompiuti, e vengono richiamate come pietra di paragone condizioni ancor più estreme come la guerra in Bosnia, dove gli attori recitavano sotto le bombe. Nel nostro caso non con un film, ma con questo volume, l esperienza nel suo complesso viene resa efficacemente tramite diversi supporti; prima di tutto le foto delle prove e degli spettacoli, poi i testi delle riscritture di Martinelli, i saggi critici e gli altri interventi dei responsabili del progetto, compresi i resoconti dei vari partecipanti, guide ed educatori. Il libro si segnala per la cura grafica e la confezione formale, soprattutto per la quantità e qualità delle foto, numerose e intense: tutte sorprendenti per l energia e la vitalità che trasmettono, e in particolare quelle di gruppo per la massa di partecipanti che rende bene la coralità dell esperienza. Quanto ai testi, il volume comprende nell ordine i seguenti interventi: Due note iniziali di Maurizio Braucci; Una messa in scena del reale, di Roberta Carlotto; Cavalcando la tempesta di Marco Martinelli; Il teatro salvato dai ragazzini di Goffredo Fofi; Fiori ben curati di Federica Lucchesini (diario delle prove); La lingua della madre. Incontro con Salvatore Palomba; Stralci di dialoghi con i giovani attori raccolti e montati da Barbara Pierro; Ingredienti per una fila perfetta UAUUUUU a cura delle guide del triennio di Arrevuoto. Seguono i testi dei tre spettacoli messi in scena nel primo triennio 159
9 del progetto Arrevuoto, con la drammaturgia e regia di Marco Martinelli: Primo movimento Pace! Esorcismo da Aristofane (2006), Ubu sotto tiro, riscrittura da Alfred Jarry, (2007) e L Immaginario Malato, affresco da Molière (2008). La raccolta si completa con una selezione della rassegna stampa: un articolo per ogni spettacolo, rispettivamente a firma di Franco Quadri (2006), Roberto Saviano (2007) e Renato Palazzi (2008). A prima vista si trovano riuniti nel volume vari tipi di scritti: saggi, drammaturgie, recensioni, racconti in presa diretta dei partecipanti; ma a ben guardare la distinzione viene meno per la comune partecipazione che coinvolge o per meglio dire travolge, visto l entusiasmo tutti i partecipanti, inclusi spettatori e osservatori, e inevitabilmente predomina anche negli interventi di giornalisti e critici. Nel loro insieme testi e foto compongono un mosaico affascinante, che ben racconta la complessa realtà di un territorio e di una lingua, di un esperienza teatrale e pedagogica inestimabile, delle difficoltà, ma anche delle soddisfazioni che ne scaturiscono giorno per giorno. L intero percorso viene quindi efficacemente raffigurato attraverso racconti, momenti, sfoghi, impressioni, quadri d insieme, episodi capitati durante le prove, battute rubate ai ragazzi, che sono i principali protagonisti dell esperienza triennale e di questo volume. Meritano un attenta lettura le riscritture di Martinelli, che oltre al 160
10 loro valore in sé sono preziose come documento del suo lavoro e del metodo della non scuola delle Albe; il drammaturgo e regista, come viene ripetuto più volte, attinge continuamente alla vita reale e ai suggerimenti diretti o indiretti provenienti da fatti, luoghi e persone che lavorano con lui, ciascuno dei quali diventa così in un certo senso un co-autore. Per rendere con maggior chiarezza possibile il processo compiuto, e la dinamica di ogni scena, i testi sono puntualmente corredati da foto, ma anche molto ricchi di didascalie; significativamente, in queste ultime, i nomi degli interpreti e dei personaggi sono riportati insieme, come a sottolineare la doppia natura degli interpreti e il loro essere contemporaneamente dentro e fuori scena. Ogni spettacolo, del resto, nella poetica delle Albe è considerabile non una messinscena, quanto piuttosto una messa in vita : la realtà si trasfigura continuamente nel teatro, la scrittura si fa tramite di esperienze personali e suggestioni collettive, emerse durante le prove, ogni volta metabolizzate e rielaborate in forma diversa e assoluta. Qualcosa di simile, a nostro parere, doveva avvenire in un teatro di comunità come l antica polis ateniese: lo testimoniano bene le commedie di Aristofane, dove anche le trame più assurde rispecchiano in qualche modo la realtà, dove i personaggi parlano anche da attori o fanno continuamente allusione a fatti esterni alla vi- 161
11 cenda, dove ogni coreuta, come attore non professionista, plausibilmente fa trasparire sotto la maschera la propria identità ad amici e vicini di casa seduti tra gli spettatori (si veda M. Treu, Il gioco della ricchezza e della povertà. Aristofane in Senegal, in Stratagemmi 7, 2008: ). Tornando al volume, non si può certo rendere interamente l esperienza triennale di Arrevuoto nella sua varietà, densità e pienezza, ma piuttosto ci si propone di raccogliere spunti sparsi e frammenti, punti di vista diversi tesi a restituire complessivamente il senso di un esperienza e a dipingere non tanto il risultato finale, quanto il percorso compiuto. Senza nascondere i dubbi, le difficoltà e le contraddizioni, ma mettendone in luce il valore educativo e teatrale, sia come esperimento in sé, sia come possibile esempio per altri. In tal senso l esportabilità del progetto pare insita nelle caratteristiche sottolineate dai curatori e dal regista: la duttilità e l apertura con cui il gruppo di Ravenna ha portato la sua esperienza consolidata in un nuovo contesto e con cui a sua volta il capoluogo campano ha accolto i nuovi arrivati; quanto alla capacità di riprodursi e autorigenerarsi, basti dire che in questi anni, con l aiuto degli insegnanti e di altri operatori sul territorio, nonché con l appoggio dello Stabile e delle autorità locali, si è creata man mano una solida rete di gruppi indipen- 162
12 denti, scuole e istituzioni, capace di estendersi ad aree sempre più vaste e coinvolgere un numero crescente di adolescenti, educatori e fruitori. Il volume appare dunque molto valido non solo come prodotto in sé per il suo valore documentario, per l ottima qualità artistica e editoriale ma perché rende merito a chi ha portato a termine questo progetto e al tempo stesso risulta un utile guida per chi voglia intraprendere simili percorsi altrove. Un modello non normativo e rigido, ma adattabile e duttile, com è nella natura della non scuola, dunque facilmente esportabile e trasformabile a seconda dei contesti, che si spera possa ispirare altri e far nascere esperienze analoghe, ciascuna con caratteristiche proprie, con la caparbietà, l incoscienza, la convinzione e la tenacia di chi sparge semi, li coltiva e li fa crescere anche in terreni difficili e nei deserti: come la ginestra cantata da Leopardi nel 1836 proprio a Torre del Greco che, sola, riesce a sbocciare sulle pendici del Vesuvio. Martina Treu 163
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