Conoscere la guerra per scoprire la pace
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- Evaristo Valentino
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1 Scuola Primaria Paritaria Parrocchiale MADDALENA DI CANOSSA Pontevico (BS) Classe 5^ Classe 4^ Conoscere la guerra per scoprire la pace Accogliendo l invito dell Amministrazione Comunale e dell Associazione Locale Combattenti e Reduci, anche quest anno abbiamo celebrato la ricorrenza del IV Novembre con l intento di dare valore a questo evento, come ricostruzione della memoria collettiva e delle tradizioni culturali.
2 CLASSE 4^ - Cos è per noi la guerra? La guerra per me è tristezza, dolore, povertà, morte, sofferenza. (Gaia) Per me la parola guerra significa atto di violenza. La guerra per me è dolore, sofferenza e tristezza. (Laura F.) La guerra per me è una cosa molto brutta che non si dovrebbe mai fare, perché è una cosa triste e ingiusta. Le persone non dovrebbero mai morire per questo. (Angela) Quando si parla di guerra penso alle persone innocenti che muoiono e devono lasciare i propri familiari. (Laura C.) La guerra per me è il sacrificio di persone innocenti che non hanno colpe. (Vittoria) La guerra è: un litigio che si trasforma in una lotta molto brutta.(denise) Quando sento parlare di guerra mi vengono in mente un sacco di persone che purtroppo sono morte. (Valentina) La guerra secondo me è una cosa molto brutta perché molte persone hanno perso la vita per conquistare la pace. La guerra porta molta tristezza perché molte famiglie perdono i loro cari, purtroppo anche molti ragazzi hanno perso la vita. Da noi la guerra è finita da molti anni, ma in certi stati la guerra segna ancora e molte persone muoiono senza un perché. La guerra deve finire perché porta moltissimo dolore alla gente. (Irene) Quando parlano di guerra a me viene in mente: tristezza, dolore e morte. Vorrei solo che questa brutta cosa finisse. SMETTETELA DI FARE LA GUERRA!! (Aurora) Per me la guerra è una perdita di tempo. Un sacco di giovani che hanno ancora la vita davanti purtroppo muoiono. Se c'è qualcosa che non va, gli uomini non pensano a fare la pace, ma solo la guerra e molte famiglie perdono i loro padri e i loro figli durante i combattimenti. (Leonardo) Aurora P.
3 CLASSE 5^ - Cos è per noi la guerra? La guerra per me è la morte delle persone che cercano di salvarci. (Alessandro) Un gioco di morte. (Andrea) È obbligo ad uccidere anche se non vuoi. (Greta) Per me la guerra è dispiacere perche spesso perdi le persone a cui tieni di più. (Lorenzo) Per me con la guerra non si risolve niente. (Emanuele) Per me la guerra è una lotta tra tanti paesi in cui muoiono molti uomini, i bambini soffrono per la perdita dei loro padri e le madri per la perdita dei loro mariti. (Aurora) C è qualcuno che dice che la guerra è un buon modo per risolvere i problemi, ma io non la penso così. La guerra peggiora solo le cose. (Francesco) La guerra è tristezza. (Camilla) La guerra è l odio tra gli uomini. (Anna Z.) Per me la guerra è quando due parti o più credono di avere ragione. (Paolo) La guerra è una cosa brutta. (Fabiana) La guerra per me è un insieme di uomini che si fanno male a vicenda. (Anna T.) Per me la guerra è una battaglia fra stati in cui tante persone muoiono o si feriscono gravemente. Tanti bambini perdono i loro padri perché muoiono cercando di salvarli. (Annalisa) Noi parliamo di guerra, ma nessuno di noi può dire di conoscere veramente il suo significato, poiché non l ha mai vissuta. Greta R.
4 Un po di storia: 4 novembre 1918 Questa data segna la fine di una lunga guerra in Europa. L Italia vi ha partecipato per liberare le province di Trento, Trieste e l Istria (occupate dagli austriaci) e ristabilire i suoi confini naturali. Tutto ebbe inizio il 28 Giugno 1914 quando uno studente serbo sparò contro l arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d Austria. L Austria dichiarò guerra alla Serbia: fu l inizio di un conflitto che, per la prima volta nella storia, assunse un carattere mondiale. L Austria, la Germania e poi la Turchia scesero in campo contro la Serbia, mentre con quest ultima si schierano la Russia, la Francia, l Inghilterra e poi il Giappone e gli Stati Uniti. In una prima fase la guerra si caratterizzò come guerra di movimento, ma presto, contro le speranze di chi contava di risolvere il conflitto in tempi rapidi, si passò ad una vera e propria guerra di logoramento, che vide come protagonista la trincea (uno stretto fossato scavato per circa due metri di profondità e altrettanti di larghezza che si estende per diversi chilometri lungo il territorio di guerra). Per quasi un anno il nostro Paese mantenne una posizione neutrale all interno del conflitto, rimanendo per tutto il tempo diviso in due schieramenti contrapposti: gli interventisti e i neutralisti. Gli interventisti volevano l intervento contro l Austria allo scopo di ottenere la liberazione di Trento e Trieste, città simbolo dell unità incompleta dell Italia. Pur se in minoranza, gli interventisti ebbero la meglio: il 24 Maggio 1915 il Governo italiano dichiarò guerra all Impero austriaco. Il nostro esercito combatterà quasi esclusivamente nelle regioni nord-orientali d Italia e anche su questo fronte il conflitto si svolgerà essenzialmente nelle trincee scavate nelle montagne da soldati reclutati fra le fasce più povere della popolazione. L anno più difficile per l esercito italiano fu il In questo anno, infatti, a seguito di un offensiva austriaca divenuta sempre più pressante, il nostro esercito subì una pesante sconfitta a Caporetto (paese situato nella Slovenia occidentale, vicino al confine con l'italia.) e fu costretto a ripiegare fino al Piave (fiume che scorre in Veneto). Le perdite italiane in uomini e in materiali furono gravissime. Ma presto ebbe inizio una grande controffensiva delle truppe italiane e il 4 Novembre 1918 gli austriaci firmarono la resa. Terminò così la guerra sul fronte italo austriaco, pochi giorni prima della conclusione generale del conflitto, che vide il crollo della Germania e dell Impero austriaco.
5 Il bilancio del conflitto fu drammatico: morti (quasi il doppio di quelle che saranno le vittime italiane della Seconda Guerra Mondiale) e tra mutilati e feriti. In loro memoria, ogni Comune dedicò un monumento o una lapide che ne porta incisi i nomi perché le generazioni future ricordino coloro che sono morti per rendere la nostra patria più grande e gloriosa. Nel nostro paese, situato nella piazza principale (Piazza Mazzini), c è un monumento piuttosto grande dedicato ai caduti in guerra, dove sono riportati i nomi dei combattenti nati a Pontevico e morti in guerra. Anna Z. Siamo usciti per osservarlo da vicino. Il monumento, piuttosto alto e di pietra bianca, raffigura un soldato in divisa, con l elmetto, la giubba, un cinturone con le cartucce e i pantaloni infilati negli stivaloni. Posta ai piedi del soldato, c è una lapide con una scritta: PONTEVICO AI SUOI GLORIOSI CADUTI MCMXV MCMXVIII.
6 Cosa può pensare un soldato quando uccide un nemico? Abbiamo letto le parole di E.M. Remarque (scrittore tedesco che partecipò alla Prima Guerra Mondiale) che ha cercato di interpretarne il pensiero e le emozioni. Io non ti volevo uccidere, se tornassi indietro non lo farei purché non lo facessi neanche tu. Prima per me eri solo un nemico; soltanto ora vedo che sei un uomo come me. Prima temevo la tua baionetta e le tue bombe a mano; ora vedo il tuo volto e scopro che ci somigliamo. Perdonami! Perché non ci hanno mai detto che le vostre famiglie sono in ansia come le nostre e che abbiamo lo stesso terrore? Perdonami! Come potevi tu essere mio nemico? Se gettiamo via queste armi e queste uniformi potresti essere mio fratello.
7 Abbiamo analizzato queste poesie di Giuseppe Ungaretti (poeta italiano che partecipò alla Prima Guerra Mondiale) SAN MARTINO DEL CARSO Di queste case (1) non è rimasto che qualche brandello di muro. Di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto. Ma nel cuore nessuna croce manca. E il mio cuore il paese più straziato. 1: le case di S. Martino del Carso, paese dell autore, vicino a Gorizia, bombardato nel Emanuele M. Parafrasi Delle case di San Martino del Carso non è rimasto che qualche brandello di muro. Di tanti che mi amavano, come io amavo loro, non è rimasto neppure quello. Ma nel cuore, luogo dove c è più dolore, rimane il ricordo. Anna T. Commento E una poesia triste, che parla del dolore dell autore che vede la sua casa e il suo paese distrutto. Ma la sua sofferenza più grande è per la morte dei suoi cari, dei suoi amici e dei suoi conoscenti. Gli ultimi quattro versi sono una metafora che vuol significare che il suo cuore è come un grande cimitero pieno di croci.
8 SOLDATI Si sta come d autunno sugli alberi le foglie. Valentina P. Commento Questa poesia è una metafora per spiegare che in guerra il pericolo è sempre vicino e ogni soldato è esposto continuamente alla morte tanto quanto le foglie in autunno sono sempre sul punto di staccarsi dall albero. Annalisa S.
9 Inoltre, in Internet, abbiamo cercato articoli di giornale che parlassero delle guerre e dei contrasti ancora oggi presenti nel mondo. Uno ci ha colpito in modo particolare, parla dei bambini che vivono questa realtà. Siria Tre milioni senza scuola Sono quasi 3 milioni i bambini siriani che non vanno più a scuola dall'inizio del conflitto. In Siria più del 18 per cento delle scuole è stato distrutto. Gli edifici scolastici sono stati utilizzati a scopi militari o come rifugio per chi ha perso la propria abitazione durante la guerra. Tra questi, sono circa mille gli istituti che sono stati occupati dagli sfollati. Intere generazioni vedono messo a rischio il loro futuro. I tassi d'istruzione nel Paese sono passati da oltre il 90 per cento al 6 per cento negli ultimi quattro anni. È quanto emerge dal rapporto sull'istruzione in Siria, pubblicato da Save the Children e intitolato "Futuro a rischio". Prima del conflitto, la Siria spendeva quasi il 5 per cento del suo Pil annuale nell'istruzione. Oggi detiene il secondo tasso peggiore di istruzione al mondo. I tassi di abbandono scolastico nei campi profughi e nelle aree a forte densità di sfollati sono addirittura due volte più alti che in altre regioni. Qui i bambini sono spesso costretti a lavora- re, oppure vittime di bullismo e violenze. Quasi un bambino su tre si sente impotente, il 39 per cento fa spesso brutti sogni e il 42 per cento si sente triste. Il 38 per cento dei bambini non è in grado di affrontare lo stress causato da ciò che li circonda e secondo gli insegnanti più della metà si spaventa facilmente. La situazione è molto difficile anche per i bambini che sono riusciti a sfuggire dal conflitto in Siria e si sono rifugiati nei Paesi vicini. In tutta la regione risulta che un bambino siriano su dieci svolga attività lavorative, anche se probabilmente il dato è molto più elevato. Giulio Gambino UNA BAMBINA SIRIANA IN UN CAMPO PROFUGHI Riflettendo insieme ci siamo resi conto di quanto siamo fortunati a vivere nel nostro paese. A questi bambini va la nostra preghiera e il nostro pensiero affinché ogni guerra finisca e nel mondo regni la pace. SE VUOI LA PACE Se vuoi la pace dichiara guerra alla guerra al tuo egoismo che vuole tutto per sé e non ti fa vedere il bisogno del tuo fratello. Combatti ogni desiderio di dominio che vuole farti comandare nel gioco, a scuola, a casa dappertutto. di G. ELBA Se vuoi la pace cerca che tutti attorno a te abbiano il necessario, abbiano la possibilità di parlare: siano liberi. Come vuoi essere libero tu di parlare, di lavorare, di pregare, di amare, di vivere. La pace incomincia DA TE.
10 Il nostro lavoro è poi proseguito con l analisi di canti e poesie ed in particolare: La canzone del Piave, per ricordare l episodio legato all'attacco da parte dell esercito austriaco contro quello italiano, dove quella che doveva essere la sconfitta definitiva dell'italia, si risolse in una grande vittoria difensiva; Milanöfsèntdisnof, testo poetico in dialetto scritta dalla maestra Maria Barchi che riflette sulla conclusione del primo conflitto mondiale e sulle conseguenze che questo ha avuto sulla vita di tanta povera gente; Non sei che una croce, poesia dedicata a tutti quei soldati caduti durante la Prima Guerra mondiale, molti dei quali rimasti senza un nome. Rappresenta un vero invito dell autore alle future generazioni a non dimenticare quanti hanno sacrificato la loro giovane vita per la patria; Il canto degli italiani, ovvero l Inno d Italia (più famoso col nome di Inno di Mameli, dal nome del suo autore, Goffredo Mameli), esaminato (in particolare la prima strofa) e poi cantato; La guerra di Piero, famosa canzone di F. De Andrè, anche quest ultima esaminata ed eseguita coralmente per evidenziare la contraddittorietà e l inutilità della guerra. La canzone del Piave 1. STROFA: Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio Dei primi fanti il ventiquattro maggio: l Esercito marciava per raggiunger la frontiera, per far contro il nemico una barriera. Muti passaron quella notte i fanti; tacere bisognava e andare avanti. S udiva intanto dalle amate sponde Sommesso e lieve il tripudiar de l onde: era un passaggio dolce e lusinghiero. Il Piave mormorò: NON PASSA LO STRANIERO. 3. STROFA: E ritornò il nemico, per l orgoglio e per la fame Volea sfogar tutte le sue brame. Vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora Sfamarsi e tripudiare come allor NO disse il Piave, NO dissero i fanti, mai più il nemico faccia un passo avanti Si vide il Piave rigonfiar le sponde! E come i fanti combattevan l onde. Rosso del sangue del nemico altero, Il Piave comandò: INDIETRO VA STRANIERO! 2. STROFA: Ma in una notte triste si parlò di tradimento, e il Piave udiva l ira e lo sgomento. Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto, per l onta consumata a Caporetto! Profughi ovunque! Dai lontani monti Venivan a gremir tutti i suoi ponti. S udiva allor dalle violate sponde Sommesso e triste il mormorio de l onde: come un singhiozzo in quell affanno nero. Il Piave mormorò: RITORNA LO STRANIERO. 4. STROFA: E indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento E la Vittoria sciolse le ali al vento. Fu sacro il patto antico: tra le schiere furon visti Risorgere Oberdan, Sauro e Battisti. Infranse alfin l italico valore Le forche e l armi dell impiccatore. Sicure l Alpi libere le sponde E tacque il Piave: si placaron l onde. Sul patrio suol, vinti i torvi imperi, la pace non trovò NE OPPRESSI, NE STRANIERI.
11 Milanöfsèntdisnof Milanöfsèntdisnöf, la guéra l è finida: l è stada na partida zögada sö la pèl dè tata pòera zènt che de sté bröte ròbe la ga nsa pròpes neènt. Per chèi che ghè restat, per chèi che ghè turnat, quant pianzer, quat patì, mame, sc-ète e pütì: i era so fiöi, so spus, fradèi e so murùs: Signùr, miga per chèst sif mort èn sö la Crus! Per chèi che sa cridìa d éser él Padreterno, ghè mort miliù e miliù dè zuen, dè ècc, dè fomne dè töte le nassiù. M/a Maria Barchi (Pralboino) Non sei che una croce Non sei che una croce Nessuno forse sa più perchè sei sepolto lassù nel camposanto sperduto sull'alpe, soldato caduto. Nessuno sa più chi tu sia soldato di fanteria Inno d Italia Fratelli d'italia, l'italia s'è desta, dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa. Dov'è la vittoria? Le porga la chioma, che schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l'italia chiamò. Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l'italia chiamò, sì! Noi fummo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popoli, perché siam divisi. Raccolgaci un'unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l'ora suonò. Uniamoci, uniamoci, l'unione e l'amore rivelano ai popoli le vie del Signore. Giuriamo far libero il suolo natio: uniti, per Dio, chi vincer ci può?
12 La guerra di Piero Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia dall'ombra dei fossi, ma sono mille papaveri rossi. «E se gli sparo in fronte o nel cuore soltanto il tempo avrà per morire ma il tempo a me resterà per vedere vedere gli occhi di un uomo che muore.» «Lungo le sponde del mio torrente voglio che scendan i lucci argentati, non più i cadaveri dei soldati portati in braccio dalla corrente.» E mentre gli usi questa premura quello si volta ti vede ha paura ed imbracciata l'artiglieria non ti ricambia la cortesia. Così dicevi ed era d'inverno e come gli altri verso l'inferno te ne vai triste come chi deve il vento ti sputa in faccia la neve. Cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che il tempo non ti sarebbe bastato a chieder perdono per ogni peccato. Fermati Piero, fermati adesso lascia che il vento ti passi un po' addosso, dei morti in battaglia ti porti la voce, chi diede la vita ebbe in cambio una croce. Cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che la tua vita finiva quel giorno e non ci sarebbe stato ritorno. Ma tu non lo udisti e il tempo passava con le stagioni a passo di giava ed arrivasti a varcar la frontiera in un bel giorno di primavera. «Ninetta mia, crepare di Maggio ci vuole tanto troppo coraggio. Ninetta bella, dritto all'inferno avrei preferito andarci in inverno.» E mentre marciavi con l'anima in spalle vedesti un uomo in fondo alla valle che aveva il tuo stesso identico umore ma la divisa di un altro colore. E mentre il grano ti stava a sentire dentro le mani stringevi il fucile, dentro la bocca stringevi parole troppo gelate per sciogliersi al sole. Sparagli Piero, sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora fino a che tu non lo vedrai esangue, cadere in terra a coprire il suo sangue. Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia dall'ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi. Di fronte alla tragedia della guerra abbiamo fatto delle riflessioni e abbiamo creato dei brevi testi poetici prendendo spunto dalle canzoni e dalle poesie esaminate:
13 Io mi chiamo Camilla. Se fossi un colore oggi sarei il giallo per esprimere la pace. Io mi chiamo Emanuele. Se fossi un colore sarei il rosso per esprimere il dolore dei soldati. Mi chiamo Aurora. Se fossi un fiore oggi sarei una rosa spinata che ricorda il sangue addolorato dei soldati. Se fossi un colore sarei il nero per la tristezza di tutti i caduti che hanno il cuore spezzato dalla guerra. Mi chiamo Fabiana. Se fossi un fiore sarei una margherita per ricordare i morti con amore. Se fossi un colore oggi sarei il verde come segno di speranza per un mondo migliore. Se fossi un paesaggio sarei il mare per allontanare la tristezza. Mi chiamo Anna, e vorrei essere una rosa rossa con delle spine per capire il dolore dei soldati. Se fossi un colore sarei l azzurro del cielo dove adesso riposano i soldati caduti in guerra. Mi chiamo Alessandro. Se fossi un fiore sarei una stella alpina per onorare gli uomini che hanno rischiato la vita per raccoglierle e portarle alle loro amate. Se fossi un colore oggi sarei il bianco per non ricordare la guerra. Se fossi un paesaggio sarei un parco per il divertimento delle persone. Mi chiamo Paolo. Se fossi un fiore sarei un tulipano per ricordare il sangue e il coraggio dei nostri soldati. Se fossi un oggetto sarei una croce per ricordare il sangue e le vite sacrificate per la pace. Se fossi un elemento naturale sarei un fuoco che riscalda le anime infreddolite. Mi chiamo Anna. Se fossi un fiore sarei un orchidea per l amore dei soldati. Se fossi un colore oggi sarei il bianco dei pensieri dei soldati. Se fossi un paesaggio sarei un monte che separa la guerra dalla pace. Mi chiamo Lorenzo. Se fossi un fiore sarei un tulipano giallo per non ricordare i brutti colori della guerra.
14 L ultima parte di questo lavoro ci riporta ai giorni nostri e raccoglie il significato e la riflessione su due importanti articoli della Costituzione italiana, ovvero l art. 11 e l art. 52, che sanciscono il rifiuto della guerra da parte del nostro Paese e, al contempo, il dovere sacro di difenderlo. Art. 11 della Costituzione italiana L Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. Art. 52 della Costituzione italiana La difesa della patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l esercizio di diritti politici. L ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica. Il pensiero conclusivo va a tutti coloro che, per riportare la pace in alcune zone del mondo, combattono ancora oggi contro la guerra. Gli alunni delle classi IV e V Anno Scolastico Scuola Primaria Paritaria Maddalena di Canossa Pontevico (BS)
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