LA FORMA, LA TECNICA, LA PSICHE: QUALE MIX PER LA PRESTAZIONE DI ECCELLENZA? Riflessioni sulla Gestione delle Risorse Umane in campo sportivo

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1 Appunti di Cultura Sportiva e Dintorni LA FORMA, LA TECNICA, LA PSICHE: QUALE MIX PER LA PRESTAZIONE DI ECCELLENZA? Riflessioni sulla Gestione delle Risorse Umane in campo sportivo

2 Come fa a vincere l atleta che vince? Una domanda che emerge spesso e io la definisco complessa. E vediamo perché. Ci sono di sicuro molte risposte che riguardano la Preparazione Atletica, le Metodologie di Allenamento, i Controlli Medici, la Motivazione e i Training Psicologici e poi l Ambiente, il Tecnico e così via ma non sempre sono chiari la ricetta e gli ingredienti che compongono il menù, il mix qualitativo e quantitativo che porta al successo sportivo. Per restare in tema di metafora piuttosto che chiedere al cuoco gli ingredienti per la ricetta del Successo, e quindi le giuste proporzioni e misure, tempi di cottura e preparazione, chiederei al dietologo la quantità e il giusto peso di carboidrati, lipidi e proteine per quella persona ovvero la dieta personalizzata per quell atleta fatto salvo comunque che non possiamo eliminare uno dei tre elementi essenziali alla nutrizione. Il tentativo di queste riflessioni è quello di fornire un quadro di riferimento integrato relativamente alla cosiddetta Peak Performance ovvero la Prestazione di Eccellenza in ambito agonistico-sportivo. Si tratta di individuare quali sono modelli strutturali, strategie, metodologie, azioni comportamentali e quant altro utile al raggiungimento del risultato e cosa distingue il Grande Campione dal Vincitore Occasionale piuttosto che dall Eterno Secondo o dal Perdente. In altri termini spostiamo l attenzione non già sul Vincere toutcourt piuttosto che sulla struttura del Vincente e se tale condizione sia apprendibile e riproducibile e come; quali gli ostacoli e difficoltà; quali i pre-requisiti che facilitano tale condizione e soprattutto quali figure sono di appoggio e facilitatori di tale processo che serve per preparare il Campione. Si ritorna invero al quesito di partenza delle riflessioni precedenti: Qual è la differenza che fa la differenza? Proviamo intanto a definire un presupposto generale ovvero chi è un Campione. Primo: essere Campione non vuol dire vincere sempre ma piuttosto dare il massimo per raggiungere il Successo e saper gestire come opportunità di crescita il Successo stesso e l eventuale Insuccesso. Secondo: essere Campioni nello Sport per esserlo anche nella Quotidianità. Terzo: essere Campione vuol dire essere responsabile del proprio lavoro per raggiungere obiettivi prefissati. Quarto: essere Campione vuol dire essere consapevole di poter essere modello di riferimento per qualcuno. Quinto: essere Campione vuol dire essere Leader di se stessi nell Impresa che si è consapevolmente scelto.

3 Questo il presupposto di partenza, un lavoro armonico e assertivo di un atleta che si cimenta in imprese sportive in un processo di crescita personale e professionale. Se ammiriamo una delle immagini simbolo dello sport, il Discobolo di Mirone, possiamo notare che ci propone un equilibrio di armonia, forza, bellezza e tecnica ovvero gli elementi essenziali e fondamentali di un Campione. Questi elementi oggi sottintendono Aree di Operatività e di Intervento e si chiamano Area della Condizione Fisica o della Forma Atletica obiettivo del lavoro del Preparatore Atletico, Medico, Fisioterapista; Area delle Abilità o Tecnico-Tattica entro cui operano l Allenatore e i vari Tecnici; Area Psicologica o di Sviluppo delle Risorse in cui opera lo Psicologo Sportivo. Una triade di operatori principali (anche se non vanno dimenticate le figure di Dirigenti, Procuratori ed esperti a vario titolo che entrano comunque in gioco nel sistema) dal cui mix di lavoro, mirato a potenziare e definire le caratteristiche psico-fisiche di un atleta, dovrebbero scaturire quelle Prestazioni di Eccellenza che qualificano il Campione. Queste tre aree, Fisico-Atletica, Tecnico-Tattica, Psicologica, rappresentano un veicolo a tre ruote sempre adeguate alla potenza del motore, l Atleta: una grande preparazione fisica, un elevata intelligenza e capacità tecnico-tattica; una gestione equilibrata delle risorse psicologiche e motivazionali. Ecco gli elementi della dieta energetica per impostare strategie di allenamento ottimali che andranno costantemente dosate, rigenerate, ricostruite. La mancata armonia e il non equilibrato sviluppo porta conseguenze stressanti che, ne cito alcune, vanno sotto il nome di superallenamento, preparazione inadeguata, difettosa coordinazione neuro-muscolare, scarsa mobilità articolare, allenamenti inefficienti, periodizzazione mal impostata, crampi e tensioni muscolari, respirazione affannosa, aritmie, ipertensione, difficoltà di recupero dalla fatica, infortuni, scarso rendimento psicofisico, ansia da gara, difficoltà di apprendimento, gare di personalità, demotivazione, mancanza di lucidità e controllo, comunicazione inefficace, critiche distruttive, paure, atteggiamento negativo. Sono solo alcune delle difficoltà che gli atleti riscontrano quando la loro macchina non è a punto. Vuol dire che accanto all allenamento motorio, fisico-atletico e tecnico-tattico, è necessario allenare anche l aspetto psichico attraverso processi di verbalizzazione, rappresentazione e riflessioni che permettono la consapevolezza di obiettivi da perseguire e modi per raggiungerli; questo permette poi processi di riflessione e rappresentazione interna e personale del proprio modo di rappresentarsi la realtà esterna; la comunicazione e il

4 colloquio permettono il confronto e l elaborazione di punti di vista di altri, siano essi tecnici o compagni o altre figure coinvolte nel progetto sportivo; tale osservazione è necessaria per ampliare la propria personale mappa del mondo ; si arriva così all allenamento mentale che definisce una tecnologia del rendimento sportivo attraverso metodiche che prevedono la gestione delle immagini, del proprio livello di stress, degli stati emotivi e mentali; il poter colloquiare con se stessi facilita la possibilità di tenere sotto controllo il proprio dialogo interno che spesso inconsapevolmente si attiva automaticamente a causa del sistema interno di esperienze passate, valori e credenze, che orientano i comportamenti sportivi e non sportivi; c è poi l allenamento ideomotorio che ci permette la visualizzazione del gesto atletico da migliorare, stabilizzare o correggere, come pure prefigurarsi l evento agonistico in termini di programmazione anticipata della gara; come pure la rappresentazione di modelli ideali di riferimento indirizza l apparato psicofisico al modellamento del modello stesso. Allenamenti sul lato psichico che si affiancano agli allenamenti fisico-motori producono miglioramenti prestazionali secondo una visione olistica dell atleta: tutti i processi di training che allenano una parte producono effetti sull altra, all apparenza inattiva, cui è invece indissolubilmente collegata Lo psicologo interviene quindi per rendere consapevole l atleta delle proprie capacità e delle proprie potenzialità in un dato momento, come pure delle sue ansie e paure, tensioni ed ostacoli che a volte non sono nell ambiente sportivo ma magari in famiglia o negli affetti o con se stessi. Ricordo a tal proposito un rugbista nazionale degli anni 90 che sempre al top di forma e prestazione ebbe un crollo del suo rendimento in maniera istantanea il giorno che si lasciò con la sua ragazza. Ma il compito di un facilitatore quale può essere visto lo psicologo sportivo non è solo fatto di training mentali ma soprattutto negli sport di squadra ci sono da considerare le dinamiche di gruppo, il team building e il team work, la leadership, la gestione dello spogliatoio, i momenti di comunicazione, motivazione, recupero degli infortunati, a volte la gestione della tifoseria. E poi il sistema atleta, inserito nel sistema squadra, a sua volta influenzato dal sistema societario e manageriale, che poi si confronta con quello federale (senza dimenticare il sistema sociale) è un grande campo di interventi e azioni da intraprendere per ottenere prestazioni ottimali in cui il campione interiore che nasce dentro possa far sentire la sua voce ed esprimersi all esterno e rendersi visibile nella prestazione.

5 Trasformare l intangibile in tangibile ovvero in risorse personali spendibili nell agone sportivo e non sportivo, è solo questione di allenamento e come dicevamo precedentemente è lo sforzo in più che distingue il campione dall atleta medio. I Campioni dello Sport affermano che nei momenti di Prestazione di Eccellenza avvertono sensazioni e percezioni particolari cosi definite: Chiara premonizione del successo La vita quotidiana è relegata sullo sfondo La concentrazione sull impegno del momento è intensa I gesti vengono anticipati prima che si verifichino Si avverte un senso di potere Ci si dimentica di se stessi Si prova gioia ed estasi come emozione perfetta E la letteratura dello sport definisce quali sono gli orientamenti psicologici del Vincente e del Perdente che qui riporto per tentare di dare quella risposta alla domanda iniziale Come fa a vincere l atleta che vince? Vincente 1. Self centered, non ha eccessivo bisogno dell approvazione altrui. 2. E costantemente orientato al presente, cioè attento a ciò che sta facendo. E consapevole che il successo e la conseguenza diretta di una buona esecuzione. 3. Ha buona stima di sé e si aspetta di riuscire. 4. Possiede buone capacità di analisi. E obiettivo rispetto alle sue possibilità attuali e alla situazione che affronta prefiggendosi mete realistiche. 5. Considera le situazioni avverse come facenti parte della realtà ed è in grado di apportare rapidamente modifiche al programma in funzione della situazione che cambia. 6. Considera la competizione stimolante e divertente. 7. E in grado di selezionare stimoli rilevanti rispetto ai non rilevanti. 8. Ricerca il successo. 9. Sa attendere e non tira le somme prima che la competizione sia terminata. 10. Sa mettere a frutto sia il successo che l insuccesso.

6 Perdente 1. Ha un eccessivo bisogno dell approvazione altrui e dà un enorme importanza all immagine. 2. Presenta un eccessiva distanza tra il sé reale e il sé ideale. 3. E scarsamente orientato al presente. E influenzato emotivamente dagli insuccessi precedenti ed è rivolto solo al risultato finale. 4. Possiede un basso senso di autoefficacia ed incostanza di autostima: si esalta eccessivamente per la vittoria e si deprime eccessivamente per la sconfitta 5. Ha livelli di aspettativa incongrui: si pone mete irragionevoli, confuse, mal pianificate nei tempi e nei modi, troppo rigide ed eccessivamente specifiche. 6. Teme la competizione e la vive come una situazione spiacevole. 7. Ingigantisce l importanza delle condizioni avverse. 8. Ha difficoltà ad adeguarsi a situazioni inaspettate. 9. Gareggia nel costante tentativo di evitare l insuccesso. 10. Si arrende troppo presto ed è costantemente preda di profezie che si autodeterminano. Sono piccole-grandi informazioni che ci permettono una griglia di osservazione su come ci stiamo orientando psicologicamente e per capire se il Campione interiore è assopito, nel qual caso occorre svegliarlo e allenarlo, o se è attivo nel qual caso non dobbiamo smettere di allenarlo! Enzo Di Vera Psicologo dello Sport

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