La Bibbia nell età moderna e contemporanea di Rinaldo Fabris (dispensa presentata nel corso del Master Bibbia e cultura europea 2008)

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1 La Bibbia nell età moderna e contemporanea di Rinaldo Fabris (dispensa presentata nel corso del Master Bibbia e cultura europea 2008) 1. L'EREDITÀ MEDIEVALE (FILOLOGIA ARABA ED ESEGESI EBRAICA) 2. UMANESIMO E RINASCIMENTO a. Lo studio delle lingue bibliche b. Umanisti e studio delle Sacre Lettere 3. LA RIFORMA PROTESTANTE a. Nuovi orientamenti ermeneutici b. Commentatori - esegeti 4. LA CONTRORIFOMA CATTOLICA a. Il Concilio di Trento b. Il secolo d'oro dell'esegesi cattolica ( ) 5. EDIZIONI DELLA BIBBIA (SECOLI XV-XVII) a. Bibbie a stampa b. Bibbie poliglotte c. Manuali di introduzione d. Commenti 6. LA BIBBIA NEI SECOLI DELL'ILLUMINISMO (XVII-XVIII) a. Inghilterra b. Italia c. Olanda d. Francia 7. IL METODO STORICO-CRITICO (SECOLI XVIII-XX) a. La critica testuale b. La critica letteraria della Bibbia c. Le fonti del Pentateuco degli altri libri dell'at d. La critica delle fonti dei libri del NT - La questione sinottica e. La teoria delle due fonti: la fonte Q f. Le fonti degli Atti degli apostoli g. Le fonti del Quarto Vangelo h. I generi letterari - AT i. La storia delle forme (Formgeschichte) dei Vangeli l. Storia della tradizione (Überlieferungsgeschichte) m. Storia della redazione (Redaktionsgeschichte) n. La storia della redazione (Redaktionsgeschichte) dei libri dell'at o. La storia della redazione (Redaktionsgeschichte) dei vangeli sinottici p. La storia della redazione (Redaktionsgeschichte) del Vangelo di Giovanni 8. BIBBIA E MAGISTERO DELLA CHIESA CATTOLICA. a. Leone XIII (Gioachino Pecci ) b. Pio X (Giuseppe Sarto ) 1 P a g i n a

2 c. Alfred Loisy ( ): la crisi modernista d. Marie-Joseph Lagrange O.P. ( ) h. Giovanni XXIII (Angelo Roncalli i. Paolo VI (Giovanni Battista Montini ) l. Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla ): Dopo la Dei Verbum 2 P a g i n a

3 1. L'EREDITÀ MEDIEVALE (FILOLOGIA ARABA ED ESEGESI EBRAICA) La ricerca ha spesso dimenticato l apporto importante della filologia islamica che ha avuto il suo epicentro in Spagna, dove si è creato un fecondo scambio culturale tra cristiani, ebrei e islamici. Il primo autore importante in questo senso è Nicola di Lira ( ), francescano ed ebraista. Egli è uno dei primi ad utilizzare commenti rabbinici nella sua opera fondamentale, Postilla litteralis super Biblia, brevi annotazioni (post illa verba textus) di analisi filologica del testo biblico e di interpretazione teologico-spirituale (padri). Nella ratio studiorum dei Gesuiti di fine Cinquecento si metteva in guardia dal testo del Liranus, proprio per l uso di testi rabbinici. Grande merito di Nicola di Lira è l attenzione filologica al testo biblico, di cui sarà debitore lo stesso Lutero (è noto il detto: Si Liranus non lirasset, Lutherus non saltasset). Sono importanti anche i testi e gli autori greci classici tradotti dagli arabi (siamo nel periodo abbasside a Bagdad), tra cui grammatiche i vocabolari. Tra gli autori ebrei sono da menzionare: Sa adia ben Joseph ( ), originario dell Egitto, opera nella comunità babilonese di Sura (gaòn, eccellente, capo ) e dà avvio a un indirizzo di esegesi filologica e interpretazione razionale della Bibbia. Moshè ben Maimon (Maimonide, ), nato a Cordova, medico e giudice, opera in Egitto. La sua opera più famosa è il Moreh Nevukim (Maestro degli erranti) e propone un'interpretazione filosofica-teologica della Bibbia. Rabbi Shelomoh ben Isaak di Troyes detto Rashi ( ): dopo gli studi a Magonza e Worms, fonda a Troyes, nello Champagne, una scuola esegetica che fonde insieme esegesi letterale e tradizionale (midrashica) del testo; il suo commento al Talmud e ai libri biblici (soprattutto alla Torâh) saranno un punto di riferimento per l'esegesi ebraica e anche per i commentatori cristiani dell'epoca moderna. Abraham ben Meir ibn Ezra ( ), nato a Tudela, Spagna, vive e opera a Cordova, in Italia (Roma, Luca, Mantova, Verona), in Francia (Narbonnne, Béziers, Rouen e Dreux) e a Londra. La sua è un esegesi letterale della Bibbia (grammatica e filologia) e un interpretazione filosofica di indirizzo neoplatonico e aristotelico (con la mediazione di Avicenna); nel Sepher ha-jasar (Libro del giusto), dei cinque metodi esegetici egli esclude quello dei rabbini babilonesi, dei Qaraiti, degli allegoristi, dei midrasîm, e accetta quello filologico-letterale fondato sui dizionari e grammatiche della tradizione arabo-spagnola. Rabbi David Qimhi = Radaq (n. a Narbonne-Provenza nel m. 1235), eredita dal padre Josef emigrato dalla Spagna il patrimonio dell'esegesi filologica razionale degli ebrei spagnoli, fondendola con quella più tradizionale del centro di studi ebraici di Narbonnne. Sempre dalla penisola iberica provengono: Isaak ben Juda Abravanel ( ); da Lisbona, dopo il 1492, si trasferisce a Napoli alla corte di Ferdinando I e Alfonso II, poi a Messina, Corfù, Monopoli (Puglie) e Venezia. Importanti sono le sue introduzioni e commenti ai libri biblici, Pentateuco in particolare, e l analisi letteraria e storica del testo biblico. Obadiah ben Jakov Sforno ( ): la sua è una lettura filologica, scientifica e filosofica del testo biblico, senso letterale e morale (tradizione rabbinica); commento stampato nelle edizioni delle Bibliae Magnae (Miqra ot Gedolot) assieme a Rashi, Ibn Ezra, Nachmanide. L'indirizzo filologico nello studio dei testi biblici prosegue nell'ambiente italiano ad opera dell'ebreo tedesco Elia ben Asher Levita, detto Bachur ( ) e dell'ebreo tunisino Jakov ben Haim ( ). 2. UMANESIMO E RINASCIMENTO a. Lo studio delle lingue bibliche Sull onda della riscoperta dei testi classici, vengono create delle scuole per lo studio delle lingue 3 P a g i n a

4 bibliche. Si segnalano in particolare: il collegio di Oxford con Roberto Grossatesta; il Concilio di Vienne ( ), con un decreto di Clemente V, istituisce l'insegnamento dell'ebraico, del greco, del caldeo-aramaico e arabo nelle università di Bologna, Parigi, Oxford e Salamanca e nella corte pontificia di Roma; il collegio trilingue (ebraico, greco e latino) a Parigi e Lovanio; Leone X istituisce a Roma la cattedra di ebraico e lingue orientali. A Leone X si deve il sostegno per la pubblicazione della Poliglotta di Alcalà. b. Umanisti e studio delle Sacre Lettere L iniziatore dello studio della Bibbia sui testi originali è Gianozzo Manetti (Firenze 1396), che sarà poi segretario pontificio presso Nicolò V, il fondatore della Biblioteca Vaticana. Egli lascerà una traduzione sul testo originale dei Salmi con note filologiche. Nel suo Trattato sugli studi e lettere del 1423/1426 Leonardo Bruni ( ) dice: «la fede cristiana deve essere fondata sulla conoscenza delle lettere». Lorenzo Valla, (Roma ), approdato alla corte pontificia di Nicolò V, con l umanista Tommaso Parentucelli, prepara il In Novum Testamentum ex diversorum utriusque linguae codicum collatione adnotationes (1449), un confronto tra la traduzione di Girolamo e il testo greco. Desiderio Erasmo di Rotterdam nel 1505, nell'ambito del suo progetto di riforma della cristianità sulla base delle belle lettere, pubblica a Parigi il manoscritto di Lorenzo Valla, stimolo e modello per l'edizione critica del Novum Testamentum graece (febbraio 1516, editore Froben di Basilea dedicata a Leone X); seguiranno altre quattro edizioni: , , (+Vg), LA RIFORMA PROTESTANTE a. Nuovi orientamenti ermeneutici Martin Lutero ( ), in opposizione alla dialettica scolastica e all'autorità tradizionale dei padri, afferma il principio del sola Scripura, la Bibbia è interprete di se stessa ; il criterio ermeneutico è la giustificazione per la fede tramite Gesù Cristo: la Scrittura vincola la coscienza in quanto predica Gesù Cristo salvatore; criterio di canonicità dei libri biblici dell'at e del NT: prefazioni alla Bibbia tradotta in tedesco (1522); Lutero traduttore della Bibbia e teologo, commenta alcuni libri e testi biblici nella sua attività di pubblicista e predicatore. Lutero Calvino Melantone Zwingli b. Commentatori - esegeti I principali esponenti dell esegesi protestante sono: Giovanni Calvino ( ), commenta la Bibbia secondo i principi ermeneutici della Riforma attento al senso letterale e teologico; Filippo Melantone ( ), umanista, filologo; Ulrico Zwingli ( )), trattati e commenti ai libri biblici (Genesi, Esodo, Isaia); traduzione 4 P a g i n a

5 di tutta la Bibbia in tedesco 1531 presso Froschauer (Lutero 1534); Ugo de Groot- Grotius ( ), commenti di carattere storico e filologico; Giovanni Cox- Cocceius ( ), commenti di carattere teologico. 4. LA CONTRORIFOMA CATTOLICA a. Il Concilio di Trento decreto sulle Scritture canoniche, edizione e uso dei libri sacri (sessione IV dell'8 aprile 1546); criterio ermeneutico tradizionale: «Nelle materie di fede e di costumi, che fanno parte del corpo della dottrina cristiana, (nessuno) deve osare distorcere la sacra Scrittura secondo il proprio modo di pensare, contrariamente al senso che ha dato e dà la santa madre Chiesa, alla quale compete giudicare del vero senso e dell interpretazione delle sacre Scritture; né deve andare contro l unanime consenso dei padri...» (Enchyridion Biblicum 62). insegnamento della sacra Scrittura nelle chiese metropolitane o cattedrali e nei monasteri e conventi (V sessione giugno 1546) effetti del Concilio di Trento: edizione critica della Vulgata Clementina (1592), e della Settanta (1578), istituzione dell'insegnamento della sacra Scrittura nella formazione del clero (seminari). b. Il secolo d'oro dell'esegesi cattolica ( ) Tra gli italiani si segnalano: Tommaso de Vio, detto Caietano ( ), umanista, partecipa al Concilio di Trento; traduzione e commento dei libri dell'at e NT (Roma-Parigi ) Cornelio Musso ( ), commento alle Lettere di Paolo (Venezia 1588) Girolamo Seripando ( ), commento a Gal e Rm (Anversa-Venezia ) Isidoro Clario (Taddeo Cucchi di Chiari) ( ), edizione critica della Bibbia (latino), commenti (Ct e NT) (Vienna 1544; Venezia 1541) Luigi Lippomano, commenti all'esodo e Salmi (Parigi ; Roma 1585) Antonio Agelli (Agellius) ( ), commissione per l'edizioni critica della Vg e dei LXX, commento ai Salmi e Cantico dei Cantici (Roma 1606; Colonia 1607; Parigi 1611) Giovanni Stefano Menocchio ( ), commento letterale a tutta la Bibbia (Bologna 1630, 1659; Anversa 1679; Lione 1683, 1697) Tra gli spagnoli: Alfonso Tostado ( ), Salamanca, ha commentato quasi tutti i libri della Bibbia Alfonso Salmeron SJ ( ), partecipa al Concilio di Trento, commenti ai Vangeli Juan Maldonado SJ ( ), commenti ai Vangeli, ai profeti Francesco Toledo ( ), commento al Vangelo di Giovanni e Lettera ai Romani Benedetto Pereyra ( ), commento a Genesi, a Daniele, Romani e Apocalisse Manuele Sa ( ), commissione edizione critica LXX, commento ai Vangeli, e Bibbia Francesco Rivera ( ), Salamanca, commenti ai profeti minori, Gv, Eb, Ap Benedetto Arias Montano ( ), poliglotta di Anversa, commenti AT-NT Altri esegeti meritevoli di segnalazione: Girolamo Oleaster di Azambuia ( ), portoghese, partecipa al Concilio di Trento, commento al Pentateuco, ad Isaia Francesco Foreiro ( ), partecipa al Concilio di Trento, commento a Isaia (Critici Sacri) Giacomo Bonfrère ( ), francese, commenti ai libri dell'at Nicolò Serario ( ), tedesco, commenti ad alcuni libri dell'at e alle Lettere cattoliche Giacomo Tirino SJ ( ), commenti all'at e NT, di carattere teologico controversistico Giovanni Gordon SJ ( ), commento alla Bibbia, di carattere teologico Cornelius Cornelissen van den Steen SJ ( ), Lovanio e Roma, commenti a tutti i libri della Bibbia, di carattere erudito, teologico e moraleggiante 5 P a g i n a

6 5. EDIZIONI DELLA BIBBIA (SECOLI XV-XVII) a. Bibbie a stampa Bibbia ebraica (Testo Masoretico) 1477: Bologna, libro dei Salmi, con il commento di Qimhi 1482: Torah, con il commento di Rashi 1488: Bibbia completa presso Samuel-Simon Soncino : Bibbia rabbinica presso Daniel Bomberg, in quattro volumi Bibbia latina : Vg, presso G. Gutenberg - G. Furst - P. Schröffer, in 150 esemplari, pag di 42 righe 1504: Vg corretta, Adriano Gumelli, Parigi 1506: Vg corretta, Alberto Castellano, presso Lucantonio Giunta, Venezia 1527: traduzione di Sante Pagnini, presso Giacomo Giunta, Venezia 1528: Vg corretta, Robert Etienne, Parigi (prima divisione in versetti) 1550: Vg critica, Giovanni Henten, Lovanio e Basilea : Bibbia di Lovanio, presso C. Plantin (Venezia ) Bibbia italiana 1 agosto 1471: trad.dal latino di Nicolò Malermi (Malerbi), presso Vindolino da Spira, Venezia 1 ottobre 1471: Bibbia di ottobre, traduzione anonima, presso Adam da Ammergau, Venezia : trad. dai testi originali di Antonio Brucioli, NT e AT : trad. dai testi originali di Sante Marmochino, presso Lucantonio Giunta, Venezia Bibbie in volgare proibite 1559: Indice dei libri proibiti, divieto di stampare, leggere e possedere versioni della Bibbia in volgare senza autorizzazione del santo Uffizio. b. Bibbie poliglotte Poliglotta di Alcalà (Complutensis) ( ), Fracesco Ximenes de Cisneros, in sei volumi: testo ebraico, greco, latino, targum, vocabolario, grammatica, indici. Poliglotta di Anversa ( ), Cristoforo Plantin - B. Arias Montano, in otto volumi: testo ebraico, greco, latino, versioni siriaca e latina della Bibbia, apparati, archeologia. Poliglotta di Parigi ( ), in nove tomi e quindici volumi (dipende da quella di Anversa). Poliglotta di Londra ( ), Walton Brian - Thomas Roycroft, testo ebraico, greco, latino, samaritano, versioni siriaca, etiopica, araba e persiana. c. Manuali di introduzione Bibliotheca Sancta, di Sisto da Siena,Venezia 1566, in otto libri. Clavis Scritturae, di Flacius Illyricus, Basilea d. Commenti Critici Sacri, in sette volumi, Londra 1660, raccolta dei commenti alla Bibbia, protestanti e cattolici (integrazione alla poliglotta di B. Walton) 6. LA BIBBIA NEI SECOLI DELL'ILLUMINISMO (XVII-XVIII) a. Inghilterra 6 P a g i n a

7 Thomas Hobbes ( ): il Leviathan, trattato di filosofia eticopolitica razionale; diritti e doveri dei sudditi; intende fondare l'autorità assoluta del sovrano; la sacra Scrittura coincide con la ragione; la Bibbia come codice di leggi (legge naturale) John Locke ( ):conosce l'ebraico; utilizza il NT fonte di norme etiche (tradizione umanistica) John Toland ( ): propugna una lettura razionale della Bibbia, il cristianesimo senza misteri b. Italia Galileo propone la sua interpretazione della Bibbia nelle quattro lettere dette copernicane : una all'amico Benedetto Castelli nel 1613 due a mons. Pietro Dini, referendario apostolico a Roma, nel 1615 una lettera-trattato, dedicata a Cristina di Lorena, Granduchessa di Toscana, madre di Cosimo II, nel In queste lettere, diffuse manoscritte, Galileo espone la sua interpretazione della Scrittura in rapporto con la teoria eliocentrica copernicana. Nella lettera-trattato a Madama Cristina, anticipata per il suo contenuto essenziale nella lettera a B. Castelli, Galileo, sulla base della tradizione che risale ad Agostino, espone la sua ermeneutica biblica. In primo luogo egli afferma che le dimostrazioni scientifiche non possono essere fondate sulla sacra Scrittura. Infatti lo scopo della sacra Scrittura non è di far conoscere le verità scientifiche, ma quelle della fede necessarie per la salvezza eterna. Inoltre, anche se egli ritiene fermamente che Bibbia e natura non possono contraddirsi perché hanno Dio come unico autore, tuttavia in materia scientifica la Bibbia dice pochissime cose e per lo più si adatta al modo di parlare comune e popolare. Perciò il sistema copernicano non può essere condannato in base alla Scrittura. D'altra parte, aggiunge Galileo alla fine, il testo di Giosuè 10,12-13, «fermati, o sole», può essere interpretato altrettanto bene nel sistema copernicano. È interessante rilevare che la formulazione galileiana della verità biblica sarà ripresa nella costituzione conciliare Dei Verbum del Vaticano II nel contesto del rapporto tra ispirazione e verità della sacra Scrittura: I libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza - nostrae salutis causā - volle fosse consegnata nelle sacre Lettere (DV 11). La convergenza si spiega con il fatto che ambedue i testi quello di Galileo e del Vaticano II rimandano alla tradizione di Agostino e di Tommaso d'aquino. La censura del Santo Uffizio e la conseguente ammonizione notificata da Roberto Bellarmino a Galileo nel 1616 e poi la sua condanna del 1633, bloccano per due secoli la lettura della Bibbia proposta dal Galilei e in parte condivisa da alcuni esegeti e teologi del suo tempo. Si deve attendere per l'ambiente italiano Ludovico Antonio Muratori ( ) per avere una presa di posizione chiara sul rapporto tra Bibbia e scienza. Nella sua opera De ingeniorum moderatione in religionis negotio del 1714 A. Muratori afferma che lo scopo delle sacre Lettere non è quello di informare sulle cose profane, ma di inculcare l'amore di Dio e del prossimo. Inoltre l'interpretazione della Bibbia non è vincolata ad un sistema filosofico o scientifico che può arrivare solo a conclusioni probabili. Egli dice che si deve «impedire che alcuni in tal genere di questioni introducano facilmente o addirittura vi costringano l'autorità della Scrittura». Questa impostazione equilibrata del Muratori è un antitodo contro quelle tensioni che in alcuni 7 P a g i n a

8 casi sono sfociate in rotture e separazioni con gravi conseguenze per la lettura scientifica della Bibbia nell'ambito della cristianità. Basti ricordare le disavventure dell'oratoriano Richard Simon ( ), considerato il padre della critica moderna, che è costretto a pubblicare ad Amsterdam le sue opere di Introduzione critica all'antico e al Nuovo Testamento. Egli nella prefazione della sua prima opera (1680) menziona le ipotesi di Baruch Spinoza circa l'origine del Pentateuco, ma ne contesta l'impostazione di fondo. c. Olanda Baruch Spinoza ( ): nega l'origine mosaica; formula diverse ipotesi sulle fonti del Pentateuco (cfr. Jean Astruc, Julius Wellhausen). Figlio di una famiglia di marrani portoghesi, ad Amsterdam egli riceve una formazione ebraica tradizionale. A contatto con le opere di Cartesio elabora il suo sistema di pensiero esposto nel Tractatus theologico-politicus, apparso anonimo nel In quest'opera Baruch Spinoza attribuisce l'origine del Pentateuco e dei libri storici allo scriba Esdra. Per sostenere questa ipotesi su richiama ad alcuni maestri medievali ebrei. Invece l'apporto più originale e dirompente è il nuovo criterio ermeneutico, fondato sulla distinzione tra ragione e fede, filosofia e religione. Questi due ambiti, secondo B. Spinoza, non si oppongono né si contraddicono perché per vie diverse raggiungono ed esprimono la stessa realtà, dal momento che Dio non è altro che la natura. Baruch Spinoza conclude affermando che la divinità della Scrittura risulta dal fatto che non insegna altro che la vera virtù. D'altra parte solo la Scrittura dà testimonianza del suo valore, per cui tutta la conoscenza della Scrittura deve essere ricercata nella Scrittura stessa. Egli conclude: La regola universale per interpretare la Scrittura è questa: di non attribuire alla Scrittura alcunché che non risulti, e con la massima evidenza, dalla sua storia. Ma l'ultimo criterio interpretativo di questa storia è la ragione umana: È chiaro che la norma di interpretazione non può essere qualche lume soprannaturale o un'autorità esterna, qualunque essa sia, ma soltanto quel lume naturale che è a tutti comune (B. Spinoza, Tractatus VII). Si avverte in questa impostazione dello Spinoza nella lettura della Bibbia lo stesso spirito che sta alla base del deismo inglese, il quale si batte per una religione naturale senza misteri e rivelazione, propugnato da John Locke ( ) e John Tolland ( ). d. Francia Richard Simon ( ), nasce a Dieppe da una famiglia povera, è avviato dal parroco al collegio degli Oratoriani e entra tra i novizi nella nuova casa a Parigi, dove dopo alterne vicende diventa sacerdote con l'incarico di insegnare filosofia; ma la sua preferenza va agli studi storici e filologici; conosce lingua greca, l'ebraico e il siriaco; utilizza la Biblioteca della casa madre degli Oratorinai (cataloga i manoscritti orientali provenienti da Costantinopoli) e quella regia di Parigi; nel 1670 con l'ebreo Jona Salvador legge il Talmud. Nella primavera del 1678 Richard Simon aveva già stampati 1300 esemplari del volume Histoire critique du Vieux Testament, mancava solo la pagina di copertina e la dedica - c'era già l'approvazione del censore, quella della facoltà teologica e quella dei superiori dell'ordine; si aspettava solo il ritorno dalle Fiandre di re Luigi XIV, al quale Simon sperava di poter dedicare il libro. Uno degli indici dei contenuti distribuiti a scopo di propaganda cadde nelle mani di Jacques-Bénigne Bossuet difensore dell'ortodossia e molto influente a corte. A Boussuet bastò dare uno sguardo al titolo del quinto capitolo del libro I: Mosè non può essere l'autore di tutto quello che si legge nei libri che gli vengono attribuiti, per ordinare il sequestro e la distruzione di quasi tutta l'edizione. Uno dei pochi esemplari supertisti servì di base per la seconda edizione stampata a Rotterdam nel Dopo la sua pubblicazione, Simon ebbe molto controversie con 8 P a g i n a

9 teologi riformati e cattolici, in particolare con Jean le Clerc: scritto anonimo in forma di dialogo: Sentimens de quelques théologiens de Hollande sur l'histoire critique du VT (1685). Critica del NT Histoire critique du texte du Nouveau Testament, Rotterdam Histoire critique des versions du Nouveau Testament, Rotterdam Histoire critique des principaux commentaires du Nouveau Testament, Rotterdam Simon, espulso dall'ordine degli Oratoriani, diventa parroco in un piccolo paese della Normandia e poi si ritira nel suo paese natale. a Dieppe (1682). Vani furono i tentativi di rientrare nell'ordine e di riconciliarsi con Bossuet. In questo periodo continua il suo lavoro sui libri del NT,nonostante che nel 1694 la sua biblioteca andasse distrutta in un bombardamento di Dieppe da parte della flotta britannico-olandese. Curò la traduzione francese del NT, pubblicata nel principato indipendente di Dombes nel Tra i suoi manoscritti si conserva la traduzione del Pentateuco che faceva parte del progetto di traduzione di tutto l'at. Introduzione critica alla Bibbia (AT-NT) Con il termine critica Simon intende fare una un'esposizione complessiva dei problemi connessi con l'antico Testamento che potesse riuscire utile al pubblico. In realtà il primo volume è dedicato alla critica testuale. Simon sostiene che né il testo ebraico attuale, né la versione greca, come il manoscritto Vaticano della Settanta, concordano con quello originale, anzi contengono numerose varianti. Questa constatazione rende invalido il principio scritturistico globale dei Protestanti e dei Sociniani, che si basano sugli attuali esemplari della Bibbia, e invalida altresì la loro affermazione che la Bibbia è chiara e in sé sufficiente a fondare da sola la verità della fede. Non si tratta di un'affermazione fatta soltanto per cautelarsi. Simon si basa in particolare su testimonianze giudaiche e rabbiniche per dimostrare che nel testo dell'antico Testamento sono entrate effettivamente numerose varianti, le quali tuttavia non sono falsificazioni intenzionali e non alterano sostanzialmente il testo, né intaccano l'autorità della Scrittura. Simon sostiene che la filologia è una scienza libera da pregiudizi e uno strumento per avere un testo biblico affidabile. L'origine del Pentateuco Simon cerca di risolvere la difficoltà di continuare difendere la tradizionale attribuzione a Mosè dei primi cinque libri della Bibbia, anche se nel Pentateuco riscontrano materiali che non possono provenire da Mosè (come il racconto della sua morte in Dt 34). Egli fa una proposta originale: esistevano scribi ufficiali ( profeti poiché erano ispirati) i quali hanno avuto la libertà di effettuare raccolte di atti antichi, che erano stati conservati negli archivi di stato, e di dare a questi documenti una nuova forma, aggiungendo o omettendo quello che sembrava loro opportuno. La forma attuale del Pentateuco (e degli altri libri dell Antico Testamento) sarebbe il risultato della tradizione e del loro lavoro: la la legge proviene da Mosè, mentre altri testi come il racconto della creazione contengono tradizioni ancora più antiche. Le ripetizioni sono dovute a documenti di questo genere elaborati parallelamente. In questo modo Simon prelude alla critica letteraria delle fonti del Pentateuco. Critica del NT I vangeli mettono per iscritto della predicazione apostolica; il vangelo di Matteo, il primo, è stato scritto originariamente in aramaico; è il vangelo dei Nazarei, i primi cristiani di Gerusalemme. Il vangelo di Marco scritto in greco non è un'abbreviazione del vangelo di Matteo. Simon conosce il problema della conclusione marciana (Mc 16, 19-20), che manca negli antichi manoscritti. Nel vangelo di Giovanni, scritto a Efeso, la pericope della adultera (Gv 7,53-8, 11) manca nei manoscritti antichi. Sull'origine della lettera agli Ebrei Simon condivide la posizione di Origene, che attribuisce la lettera a un discepolo di Paolo. Egli si pone la questione se la chiesa, dichiarando canonici gli 9 P a g i n a

10 scritti dell'antico e del Nuovo Testamento, abbia dichiarato anche, automaticamente, che essi provengono dagli autori di cui portano il nome. Simon tiene distinti e separate le osservazioni critiche sul testo della Bibbia dalla fede nel canone biblico, restando sempre fedele alla chiesa cattolica, nonostante i forti contrasti e persecuzioni. Bibliografia-testi documenti Baruch Spinoza, Trattato teologico-politico(piccola Biblioteca Einaudi 358), Torino Galileo Galilei, Lettera a Cristina di Lorena. Sull uso della Bibbia nelle argomentazioni scientifiche, a cura di Franco Motta, intr. di Mauro Pesce, Marietti, Genova Pesce M., L ermeneutica biblica di Galileo e le due strade della teologia cristiana(uomini e dottrine 43), Edizioni di Storia della Letteratura, Roma Reventlow H.G., Storia della interpretazione biblica. Dall Illuminismo fino al secolo XX. Vol. 4, Piemme, Casale Monferrato (AL) 2004 (or. ted. 2001). 7. IL METODO STORICO-CRITICO (SECOLI XVIII-XX) Nel clima culturale dell'illuminismo si sviluppano nuovi metodi esegetici ed ermeneutici orientati a ricostruire in modo critico la storia della formazione dei testi e dei libri della Bibbia. Nei secoli XVIII-XIX i vari orientamenti degli studiosi del testo biblico confluiscono in quello che con un'espressione complessiva si chiama il metodo storico-critico. a. La critica testuale Nella ricostruzione critica del testo dell'at, il pioniere e fondatore della critica testuale è Luigi Cappel ( ), seguito dall'opera di Benjamin Kennicott ( ) e di Giovanni Battista de Rossi ( ). Per il NT, dopo i lavori di Lorenzo Valla e di Erasmo, Johann Jacob Wettstein ( ) dà avvio alla moderna critica testuale con l'edizione del NT nel , seguita dai lavori di Johann Jacob Griesbach ( ), di Karl Lachmann ( ), Constantin von Tischendorf ( ) e del suo discepolo Gaspar René Gregory ( ). Nell'ambiente di lingua inglese nel 1881 appare Il testo greco del NT ad opera dei due studiosi inglesi: Brooke Foss Westcott ( ) e John Anthony Hort ( ). Quest'opera segna una pietra miliare nella storia della ricostruzione critica del testo del NT. b. La critica letteraria della Bibbia Si tratta della ipotesi delle fonti, soprattutto per l'at e in particolare per il Pentateuco, dei generi letterari, delle tradizioni e infine della redazione. Un ruolo decisivo nell'origine e incremento di queste ipotesi e relativi metodi di ricerca viene dalle scoperte archeologiche ed epigrafiche che, a partire dagli inizi del XIX secolo, interessano tutta l'area dell'antico Vicino Oriente e dell'ambiente greco-romano: Egitto, Palestina, Siria, Mesopotamia, Anatolia (Turchia). In questo contesto si sviluppano gli studi di semitistica e orientalistica, che vanno ad aggiungersi a quelli del mondo giudaico e greco-romano. È comprensibile che in questo clima si privilegi il metodo comparativo dei mondi culturali e linguistici e quello della storia della religioni, che vede attivi gli stessi protagonisti delle diverse ipotesi e metodi. c. Le fonti del Pentateuco degli altri libri dell'at 10 P a g i n a

11 Jean Astruc L'ipotesi delle fonti del Pentateuco, già proposta da Richard Simon, viene ripresa da Henning Bernard Witter ( ) e da Jean Astruc ( ) e applicata ai libri della Genesi e dell'esodo. Chi definisce i criteri letterari e stilistici per individuare le fonti è Johann Gottfried Eichhorn ( ) nella sua Introduzione all'antico Testamento ( ). Sulla base delle tesi elaborate da K.H. Graf ( ) e A. Kuenen ( ), il semitista e storico Julius Wellhausen ( ) propone per il Pentateuco o Esateuco - con l'inclusione del Libro di Giosuè - la teoria delle quattro fonti con questa successione cronologica: Jahvista (J), la più antica (secolo X a.c.), Elohista (E), del IX secolo a.c., il Deuteronomio (D) del VII secolo, e il Documento sacerdotale (P), del periodo postesilico. J.Wellhausen La teoria delle quattro fonti proposta da J. Wellhausen, oltre agli oppositori che fanno capo alla scuola scandinava (Uppsala) - K.I. Engell ( ), H.S. Nyberg ( ), H. Bikerland (1904-) - trova anche tenaci sostenitori nell'ambiente di lingua tedesca con modifiche e integrazioni: E. Sellin ( ), R. Smend ( ), W. Eichrodt ( ) e M. Noth ( ). In particolare Rudolf Smend propone di sdoppiare la fonte Jahvista in J1 e J2, in due racconti paralleli attribuiti a due distinti autori. Su questa linea si colloca anche Otto Eissfeldt ( ) che nel 1922 propone di suddividere la fonte Jahvista in una fonte L (Laienquelle del IX secolo), e una fonte J più tardiva. Martin Noth Nonostante questa frammentazione degli strati-fonti del Pentateuco la teoria di J. Wellhausen fino alla seconda guerra mondiale viene sostanzialmente accolta negli studi monografici, nelle introduzioni e commentari. Ma a partire dagli anni sessanta-setttanta è progressivamente abbandonata e sostituita con altre ipotesi di metodologia esegetica: Überlieferungsgeschichte, storia della tradizione, e Redaktionsgeschichte, storia della redazione. Invece godono di maggior consenso le ipotesi relative alla formazione dei testi profetici e sapienziali combinando insieme la teoria delle fonti con quella della redazione e delle successive riletture nel postesilio e all'epoca persiana. Nel caso del Libro di Isaia si accoglie, sia pure con qualche riserva, l'ipotesi di una prima raccolta di oracoli risalenti al profeta dell'ottavo secolo (Isaia 1-39), seguita dalle raccolte del Deuteroisaia (Is 40-55) e Tritoisaia (Is 56-66), attribuite all'opera di un profeta anonimo del periodo esilico e postesilico. Anche per libro del profeta Geremia Sigmund Mowinckel ( ), seguito con correzioni e integrazioni da altri autori, distingue quattro livelli: gli oracoli autentici in versi (fonte A), i racconti in prosa attribuiti a Baruc (fonte B), i discorsi in prosa attribuiti alla scuola deuteronomistica (fonte C) e le promesse (fonte D). Lo stesso vale per il libro di Zaccaria, in cui si riconoscono due livelli compositivi: cc. 1-8 e cc Nel libro di Giobbe si riconoscono le tensioni esistenti tra la parte in prosa del prologo e dell'epilogo e il corpo poetico centrale attualmente unite in un unico libro. Anche il c. 28 e il discorso di Elihu nei cc interrompono il tessuto letterario del libro. La constatazione di queste tensioni giustifica l'ipotesi della presenza di diversi strati e livelli combinati nella edizione finale del libro. d. La critica delle fonti dei libri del NT - La questione sinottica La critica delle fonti del Nuovo Testamento in un primo tempo si limita ai Vangeli e spesso 11 P a g i n a

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