«Ho deciso: venderò i miei libri su Amazon», annuncia ad Eric, il suo coinquilino, che risponde, «Certo. Sì. Quando lo vedrò ci crederò».

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1 Amanda Hocking, la scrittrice che è diventata milionaria auto-pubblicandosi online. Qualche anno fa, Amanda Hocking si ritrovò al verde. Per disperazione, scelse di rendere disponibile per Kindle il romanzo che teneva nel cassetto da anni. Da quel giorno ha venduto più di un milione e mezzo di libri, cambiando per sempre il volto dell editoria. di Ed Pilkington. Quando un giorno gli storici scriveranno della rivoluzione digitale che sta stravolgendo il mercato editoriale, non potranno non parlare di Amanda Hocking, l autrice di libri fantasy che in soli diciotto mesi è passata dall anonimato alla notorietà grazie allo strumento dell autopubblicazione online. È probabile, però, che si dimenticheranno di menzionare il ruolo cruciale giocato nell ascesa della scrittrice dai suoi amici pelosi e sboccati, i Muppet. Per comprendere il loro ruolo in questa storia, dobbiamo risalire all aprile del La Hocking è seduta nel suo minuscolo e spartano appartamento di Austin, Minnesota. È al verde ed è avvilita. Per anni ha cercato invano di suscitare l interesse di qualche editore per i suoi libri. Come se non bastasse, ha appena sentito che Jim Henson, il creatore dei Muppet, di lì a qualche mese farà un apparizione a Chicago, ma lei non può permettersi il viaggio. Da fan sfegatata dei Muppet quale è, non la preoccupa l idea di guidare per otto ore di fila, ma non ha i soldi per la benzina o per una notte d albergo. Mentre pensa a una soluzione per il suo dilemma, la Hocking ha un illuminazione: perché non prendere uno dei tanti romanzi che ha scritto nel corso dei nove anni precedenti e che sono stati rifiutati da stuoli di agenti ed editori, e schiaffarlo su Amazon e sugli altri siti dedicati agli e-book? Tra amici e parenti, pensa, qualche copia dovrebbe riuscire a venderla. Per il viaggio a Chicago le servono solo 300 dollari, e mancano ancora sei mesi alla mostra dei Muppet. «Ho deciso: venderò i miei libri su Amazon», annuncia ad Eric, il suo coinquilino, che risponde, «Certo. Sì. Quando lo vedrò ci crederò». Facciamo un salto in avanti, fino all ottobre del Oltre ai 300 dollari di cui aveva bisogno, la Hocking ha guadagnato altri 20,000 dollari, vendendo 150,000 copie dei suoi libri. Negli ultimi 20 mesi, la Hocking ha venduto un milione e mezzo di libri, guadagnando due milioni e mezzo di dollari. E ha fatto tutto da sola, senza l aiuto di un singolo agente, editore, direttore marketing o libraio. Per gli storici futuri che se lo stanno domandando: sì, Amanda Hocking ce l ha fatta ad andare a vedere i Muppet a Chicago. E lungo la strada ha anche aiutato a rivoluzionare per sempre l industria editoriale. Sono venuto ad Austin per vedere che aspetto ha la rivoluzione dell autopubblicazione dal vivo. E posso testimoniare che dall esterno ha un aspetto stranamente ordinario. La Hocking non vive più nel bugigattolo in cui viveva un anno fa. Ma neanche lei è l aspirante autrice che era un anno fa. Si è comprata una villetta unifamiliare, simbolo del sogno americano,

2 con tanto di tetto a falde, terreno adiacente e rampa di cemento per la macchina. All interno, però, è tutta un altra storia. La casa è un arcobaleno di colori. Manco poco a Natale, e la Hocking ha riempito le stanze di numerosi alberi di plastica attorniati di luci. Due grandi calze di Babbo Natale sono appese sopra al caminetto. Il sofà è cosparso di animali, sia finti che vivi, tra cui Elroy, uno schnauzer nano, e Squeak il gatto. Senza preamboli, parliamo per due ore di fila del suo incredibile viaggio dalle stalle alle stelle e del suo impatto sul futuro dei libri. La Hocking ha 27 anni, ed essendo passata alle luci della ribalta solo da pochi mesi è ancora un po a disagio nei panni della scrittrice di bestseller. Sulle prime appare nervosa, ma poi si rilassa e mi comincia a parlare di quella che è la sua passione fin dall infanzia. Amanda Hocking è cresciuta nella campagna del Minnesota, a 15 miglia da Austin. I suoi parenti hanno divorziato quando lei era ancora bambina; in casa giravano pochi soldi e non c era la TV via cavo per evadere dalla realtà. «Per cui leggevo molto. Prendevo i libri in biblioteca o nei mercatini. Li leggevo così velocemente che cominciai a comprare i libri per adulti solo perché erano più lunghi. Mi ricordo che un anno mia madre mi regalò un cofanetto di cinque libri per l estate. Li finii in due settimane». All età di sette anni aveva già passato in rassegna Michael Crichton, JD Salinger, Shakespeare, Jane Austen, Mark Twain, Jack Kerouac, Kurt Vonnegut e tutti libri di Stephen King, solo per citarne alcuni. Col senno di poi, capisce che la lettura era probabilmente una maniera per affrontare la depressione che l ha tormentata per tutta l infanzia. «Ero sempre depressa, senza un motivo preciso. Lo era e basta. Ero triste e cupa. Le mie attività principali erano piangere, scrivere e leggere. Era la mia maniera di combattere la malattia». Era solo questione di tempo prima che la Hocking rigurgitasse quello che stava ingerendo. E infatti, prima ancora di saper camminare, aveva già cominciato a inventare storie. Creava di continuo nuovi mondi di fantasia, a un ritmo così incessante che lo psicologo che l aveva in cura per i suoi problemi di depressione la giudicava una patologia da curare. Per sua fortuna, e per la fortuna di tutti i suoi fan, su questo punto i genitori presero le difese della bambina e le trovarono un nuovo psicologo. A dodici anni, la piccola Amanda già si definiva una scrittrice; a diciotto, aveva già scritto circa cinquanta racconti e iniziato numerosi romanzi. Il primo, intitolato Dreams I Can t Remember (Sogni che svaniscono al risveglio), lo completò a 17 anni. In preda all emozione, stampò diverse copie che distribuì ad amici e parenti. Lo inviò anche a diversi editori. «Me lo rifiutarono tutti. Ma non gliene faccio una colpa, non era un granché», dice la Hocking.

3 Da quel momento in poi, la scrittrice ha sviluppato un rapporto molto intimo con le lettere di rifiuto. Ne ha una scatola piena da qualche parte nella casa. Eppure, non ha mai rinunciato al suo sogno. Ha continuato a scrivere un romanzo dopo l altro, nonostante i continui rifiuti. «A volte mi dicevo: Basta, questo è l ultimo libro che scrivo, ma poi, dopo qualche mese, mi veniva in mente un altra idea e allora mi rimettevo al lavoro, dicendomi che questa era la volta buona». Il 2009 fu un anno critico. La Hocking si era fissata di voler pubblicare il suo primo romanzo prima dei 26 anni, l età in cui Stephen King pubblicò il suo primo libro, e il tempo stringeva (oggi ha 27 anni). Per cui, dopo ogni giornata di lavoro nella casa di cura per anziani in cui prestava servizio (per 18,000 dollari l anno), tornava a casa e, dopo essersi tracannata diverse Red Bull, si lanciava in furiose sessioni di scrittura notturna, fino all alba del giorno dopo. Una volta che era partita, era in grado di finire un romanzo in due o tre settimane. All inizio del 2010, aveva accumulato nel cassetto digitale del suo portatile ben 17 romanzi non pubblicati. L ultima sua lettera di rifiuto risale al febbraio del La Hocking dice non averla conservata, ed è un gran peccato perché sarebbe entrata nella storia dell autopubblicazione. Non può dirlo con certezza, ma le sembra di ricordare che l ultimo Grazie ma non fa per noi veniva da un agente inglese. Se l agente in questione sta leggendo questo articolo, non se ne faccia una colpa. Capita a tutti di sbagliare. Il 15 aprile 2010 è un altra data che gli storici farebbero bene a ricordare. Quel giorno, la Hocking rese il suo libro disponibile ai possessori di Kindle sul sito di Amazon in un ultimo, disperato tentativo di racimolare i soldi per lo spettacolo dei Muppet. Seguendo i consigli di JA Konrath, un pioniere dell autopubblicazione online, la Hocking pubblicò il libro anche su Smashwords per renderlo disponibile anche ai possessori di Nook, Sony ereader e ipad. Non era un operazione complicata. Un paio d ore di ricompressione, e il gioco era fatto. «Non avevo grandi aspettative», dice. «Non pensavo servisse a molto». Si sbagliava di grosso. Nel giro di pochi giorni, stava vendendo nove copie al giorno di My Blood Approves (Il mio sangue approva), una storia di vampiri ambientata a Minneapolis. Il mese successivo, aveva pubblicato altri due romanzi della serie, Fate e Flutter, vendendo 624 copie. A giugno le vendite erano arrivate a quota 4,000, e a luglio decise di pubblicare Switched, il preferito tra tutti i romanzi che aveva impiegato poco più una settimana a scrivere. In un solo mese, il libro le fruttò 6,000 dollari netti. Ad agosto, mollò il suo lavoro. A gennaio dell anno scorso, stava vendendo più di 100,000 copie al mese dei suoi libri. Essendo il capo di se stessa, era lei a decidere la politica da seguire sui prezzi: scelse di mettere il primo libro della serie a 99 centesimi, come esca per attrarre i lettori, e tutti i successivi a 2,99 dollari. Anche se si tratta di molto meno dei 10 e più dollari delle versioni

4 cartacee dei suoi libri, la Hocking ha guadagnato una percentuale molto più alta sulle royalties. Amazon le dava il 30% di tutte le royalties sui suoi libri da 99 centesimi, e il 70% sulle edizioni da 2,99: una percentuale molto più alta del 10 o 15% che le case editrici sono solite offrire agli autori. Non bisogna essere dei matematici per capire perché gli scrittori siano attratti da quelle cifre: il 70% di 2,99 dollari è 2,09 dollari; il 10% di 9,99 dollari è 99 centesimi. Moltiplicate quella cifra per un milione a novembre dell anno scorso la Hocking è entrata nelle sacre file del Kindle Million Club, vendendo più di un milione di copie dei suoi libri e vi siete sistemati per il resto della vostra vita. Lei è la prima ad essere sorpresa dalla rapidità della sua ascesa. Era così emozionata di ricevere il suo primo assegno di 15,75 dollari da Amazon che non andò neanche ad incassarlo; è ancora appeso a una puntina sopra la sua scrivania. «Passai da zero a sessanta nel giro di una notte», dice. «Tutti accorrevano a comprare i miei libri, fu una cosa incredibile». I cantori della rete l hanno subito eletta a simbolo della rivoluzione del libro digitale che agli occhi di molti sta sconquassando l editoria tradizionale, considerata dai suoi detrattori un anacronistica eredità del passato, e la sta rimpiazzando con l e-book, che permette un rapporto diretto tra autore e lettore, senza la mediazione di agenti e case editrici. È senz altro un argomentazione persuasiva. Il fatto che la Hocking sia riuscita a scalare le vette della classifica dei bestseller Kindle in poco più di un anno è sintomatico del mutamento profondo che nello stesso momento stava attraversando il mondo editoriale. La sua ascesa, infatti, ha coinciso perfettamente col momento in cui l autopubblicazione si è trasformata da cugino povero del libro stampato a industria multimilionaria di tutto rispetto. Due anni fa l autopubblicazione era ancora vista come una fiera delle vanità, rifugio di reietti e disperati. Oggi le cose sono diverse. Un sondaggio effettuato l anno scorso dal blog letterario Novelr ha rivelato che tra i 25 autori indie più venduti su Kindle, solo sei avevano pubblicato in precedenza per qualche casa editrice di rilievo. Nel 2010 negli Stati Uniti le vendite di e-book sono quadruplicate rispetto al 2009, raggiungendo la cifra di 878 milioni di dollari, e sono già una trentina gli autori che hanno venduto più di 100,00 copie attraverso il sito di autopubblicazione della Kindle. Sono queste le cifre che hanno spinto l amministratore delegato della Penguin, John Markinson, a fare previsioni «fosche» per il Ma alla Hocking il suo nuovo ruolo di avanguardista dell autopubblicazione le sta stretto. «La gente mi ha trasformato in un icona bidimensionale in cui non mi riconosco. L autopubblicazione è una gran cosa, ma le icone non mi piacciono. Preferirei che la gente parlasse dei miei libri piuttosto che di come li pubblico». A infastidirla è soprattutto il fatto che il suo rapido successo venga interpretato come il segno che l autopubblicazione sia l ultima trovata per fare soldi facili in poco tempo. È vero: la Hocking ha fatto molti soldi. E in poco tempo. Ma vogliamo parlare dei nove anni passati a scrivere romanzi e a vederseli rifiutati uno per uno? O delle innumerevoli ore che dall aprile del 2010 ad oggi ha passato a risolvere i vari problemi tecnici del Kindle, a creare le sue copertine, a correggere le bozze dei suoi libri, a curare il suo blog, a

5 promuoversi su Twitter e Facebook, a rispondere ai messaggi dei suoi lettori? L editing dei libri si è rivelato particolarmente frustrante, perché pur avendo pagato degli editor per correggere le bozze e avendo invitato i lettori a segnalare gli errori grammaticali e di sintassi, è ancora convinta che i suoi e-book siano crivellati di refusi. «Era estenuante, perché mi sforzavo con tutta me stessa di fare le cose al meglio, ma non ci riuscivo. È un lavoro estremamente difficile. Ed è emotivamente sfiancante. So che può sembrare strano ma è così». L autopubblicazione era diventata un attività così stressante che alla fine la Hocking ha deciso di chiedere aiuto proprio a quel mondo dell editoria tradizionale che l aveva rifiutata e di cui molti la considerano nemica. Per 2,1 milioni di dollari, ha concluso un accordo con la St. Martin s Press negli Stati Uniti e con la Pan Macmillan nel Regno Unito per la pubblicazione della sua prossima tranche di libri. Il primo libro della serie, Switched, esce questo mese. Si tratta di un romanzo mozzafiato che parla di troll (il cui vero nome è Trylle) che vengono scambiati alla nascita con bambini umani. Non lo si può definire un libro propriamente letterario, ma non ha nessuna pretesa di esserlo. È mirato con precisione chirurgica al target degli young adult, e posso confermare che crea problemi di dipendenza. Dopo la trilogia di Trylle, sarà la volta di Watersong, la nuova quadrilogia della Hocking, in cui a farla da protagoniste sono delle sirene. Gli editor della Hocking su entrambe le sponde dell Atlantico vedono l accordo come la prova che l editoria tradizionale e quella digitate possono convivere in armonia. «C è un gran parlare della scomparsa del ruolo degli editori», dice Jeremy Trevathan, l editor di narrativa della Macmillan. «Ma io la vedo come un opportunità d incontro per scrittori ed editori». O, come dice Matthew Shear, editore della St. Martin s Press: «L autopubblicazione esiste da sempre, e come sempre chi ha talento emergerà». C è qualcosa di strano in tutta questa storia: una delle figure centrali della rivoluzione dell autopubblicazione online viene ora celebrata da due grosse case editrici di Londra e di New York come esempio della vitalità dell editoria tradizionale. La Hocking è cosciente del paradosso, che analizza con lo sguardo acuto della scrittrice. «Molti dicono che l editoria è morta», dice. «Io non l ho mai detto, e non penso che sia così. E ora vogliono usarmi per dimostrare che non è così».