Sanità, soldi in più al Veneto Il ministro Lorenzin invia la proposta di riparto "a costi standard". L'ipotesi: 60 milioni

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1 DOMANI CONFRONTO DECISIVO.Tocca alle Regioni la parola finale, ma l'assessore Coletto è sicuro: «Stavolta ci siamo» Sanità, soldi in più al Veneto Il ministro Lorenzin invia la proposta di riparto "a costi standard". L'ipotesi: 60 milioni Il presidente Zaia. l'ex ministro Balduzzi e l'assessore Coletto Piero Erle VENEZIA La battaglia, per ora, pare vinta. Oggi e domani in Conferenza delle Regioni si discuterà il riparto finale dei fondi per la sanità di quest'anno: il rinvio deciso la settimana scorsa sembrava portasse venti di nuovi scontri, ma adesso per il Veneto pare spianarsi la strada. Il ministro Beatrice Lorenzin ha reso noto di aver già inviato alle Regioni «la proposta del Ministero sul riparto del Fondo Sanitario Nazionale per l'anno 2013», e l'argomento è stato aggiunto all'ordine del giorno della Conferenza Stato-Regioni di domani. «Ieri ho mandato alle Regioni il riparto per il Fondo sanitario nazionale, quindi i costi standard sono ufficialmente operativi» e, una volta a regime, ha sottolineato il ministro, dovrebbero portare un «risparmio pari a 3-4 miliardi di euro». IL VENETO SORRIDE. Ora tocca alle Regioni fare le loro controproposte, e non sarà facile perché chi ci guadagna lo fa a spese di qualcun altro, rispetto al monte di 107,9 miliardi da dividere definitivamente (un miliardo in più del 2012). E il momento della verità, perché come noto è stato concordato tra Regioni che i fondi di questa ultima parte dell'anno saranno divisi in base ai "costi standard" individuati da Roma nelle tre Regioni-pilota (benchmark), ovvero Umbria, Emilia Romagna e Veneto, come aveva ottenuto il presidente Luca Zaia. C'è chi chiede di rivedere la decisione perché «siamo a chiusura di bilancio e i soldi sono stati già spesi». E quindi, come già si diceva nelle scorse settimane, il criterio potrebbe essere quello di dividere solo gli ultimi due mesi in base ai "costi standard", lasciando per i primi 10 mesi dell'anno la solita divisione basata sui parametri storici. Ma comunque sia sarebbe un passaggio storico, e l'assessore regionale Luca Coletto - che presiede la commissione "sanità" delle Regioni - è convinto che sarà così: «H riparto passa con i costi standard: erano tre anni che ci lavoravamo, e abbiamo bloccato più volte il criterio della "deprivazione" (invocato dalle Regioni con meno reddito ufficiale prò capite), che avrebbe in realtà "deprivato" il Veneto dei propri soldi». I SOLDI IN BALLO. Quanti soldi in più, con il criterio dei costi standard, potrebbero arrivare a Venezia rispetto alla spartizione storica: la scorsa settimana la stampa veneta aveva ipotizzato si potesse trattare di 80 milioni, ma l'assessore mette le mani avanti: «Mi paiono troppi, anche se - sottolinea Coletto - sarebbero dovuti, rispetto alla revisione della programmazione, che mancava da 18 anni e che abbiamo attuato in Veneto con il Piano sociosanitario e le schede (mancavano da 12 anni), perché proprio i costi standard ci hanno permesso di essere tra chi spende meno in Italia, pur rispettando l'erogazione dei Lea-livelli essenziali di assistenza». Fatti un po' di calcoli, insomma, è facile che l'ipotesi di riparto del Ministero offra al Veneto circa 60 milioni in più. Che però sono soldi che perde qualcun altro (la Campania ieri veniva data sul "piede di guerra": «Non si può dare poco a chi molti abitanti, redditi bassi e alta mortalità», hanno fatto sapere via stampa da Napoli) per cui ci sarà da lottare fino alla fine, anche se adesso c'è da fare presto perché l'anno sta per finire e le Regioni hanno bisogno dei soldi in cassa. E questo potrebbe aiutare il Veneto a portare a casa il risultato. PD ALL'ATTACCO SUI SERVIZI SO CIOSANITARI. Intanto il Pd va di nuovo all'attacco della Giunta, colpevole di aver varato «una nuova delibera sull'organizzazione dei servizi socio sanitari del territorio : si tratta di una nuova presa in giro», dichiarano senza mezzi termini il consigliere regionale (vicepresidente della commissione "sanità" Claudio Sinigaglia) e il consigliere Bruno Pigozzo. I due esponenti del Pd commentano una nuova delibera di ISTITUZIONALE A.ULSS 4 E 5 ISTITUZIONALE A.ULSS 4 E 5 Pag. 1

2 Giunta «riguardante gli atti aziendali delle Ulss. In quella precedente mancavano soprattutto le apicalità di psichiatria. Ora, oltre a questi vuoti che rimangono, vengono persino tagliate le strutture nel settore delle dipendenze. Rimangono, infatti, in piedi solo nove dipartimenti Sert dotati di apicalità e le previsioni sono di un forte taglio ai 25 milioni di risorse previste per le dipendenze. Non ci siamo proprio. Senza contare, che dopo aver ritirato la prima delibera, l'impegno della Giunta era di presentare un atto che prevede il parere obbligatorio della commissione. Invece - concludono Sinigaglia e Pigozzo - si tratta di una delibera che scavalca completamente il Consiglio regionale». RIPRODUZIONERISERVATA ISTITUZIONALE A.ULSS 4 E 5 ISTITUZIONALE A.ULSS 4 E 5 Pag. 2

3 IL CASO. Acque Vicentine dà rassicurazioni dopo la contaminazione Acqua inquinala Soluzione vicina «Questione di ore» Non appena arriveranno le certificazioni dell'ulss l'impianto di Bertesina sarà rimesso in funzione La promessa di Variati: «Falda sempre monitorata» Nicola Negrìn È questione di giorni, forse di ore. Dopodiché la centrale di Bertesina tornerà a servire l'acquedotto vicentino. Non si è ancora chiusa la vicenda dell'inquinamento da cloruro di vinile monomero riscontrato in uno dei quattro pozzi della città. La questione è arrivata ieri in Consiglio comunale. Il sindaco ha spiegato all'aula la situazione, ma ha anche aggiunto una promessa: «La falda sarà monitorata». I CONTROLLI. Resta da capire come. Pochi giorni fa Achille Variati era stato chiaro, ma anche rigido. «Dopo questo campanello d'allarme avevo chiesto un monitoraggio delle falde continuo. Il gestore, però, mi ha spiegato che si tratta di un'attività molto complessa e impegnativa: servono dati storici e strumentazioni di vasta scala. È un compito non previsto a carico dell'azienda che gestisce il servizio idrico». Qualcosa, però, si può comunque fare, grazie a indagini in profondità con analisi specifiche. «Il Centro idrico dinovoledo - continua il sindaco - da oltre 30 anni ha avviato il monitoraggio dello stato del sottosuolo tramite pozzi spia. Qui, in passato, sono stati riscontrati numerosi casi di inquinamento delle acque sotterranee. La rete di pozzi spia serve per individuare elementi o composti chimici tra quelli che vengono considerati come potenzialmente inquinanti. Ora ci si concentrerà anche su questa sostanza rilevata a Bertesina, pur ricordando che le analisi sugli altri pozzi non hanno portato a risultati negativi». LA SITUAZIONE Quando si tornerà alla normalità? «Dovrebbe essere una questione di giorni - afferma il direttore di Acque Vicentine, Fabio Troiese - stiamo attendendo i campioni dell'ulss. Non appena ci sarà la certificazione sarà rimesso in funzione l'impianto: nel frattempo stiamo utilizzando il pozzo Bedin. Certo, c'è qualche disagio ma la centrale sembra reggere il carico». Angelo Guzzo, presidente dell'azienda, ammette di aver «vissuto con ansia e angoscia W Abbiamo operato bene ma non ci basta Ci impegniamo a fare di più ANGELOGUZZO PRESIDENTE ACQUE VICENTINE H Va creato l'osservatorio sulle acque atteso da anni e mai realizzato RAFFAELE COLOMBARA CONSIGLIERECOMUNALE quello che è avvenuto. Abbiamo operato bene ma non ci basta. Vogliamo fare di più e ci impegneremo: se il Consiglio lo riterrà opportuno, spiegheremo cosa è avvenuto in assemblee pubbliche». L'ORDINE DEL GIORNO. In attesa del ritorno alla normalità, i consiglieri comunali chiedono più verifiche: «Servono controlli continui», dichiara Valter Bettiato Fava (Pd); «Bisogna investire sulla ricerca», bacchetta Valentina Dovigo (Sei). Raffaele Colombara punta l'attenzione su un'altra questione: l'osservatorio delle acque. «Questa amministrazione - ammette il consigliere comunale della lista Variati - che negli anni ha in varie maniere e a più riprese cercato di far rimanere sul nostro territorio il laboratorio d'analisi dell'arpav, ha sollecitato la creazione in città di un Osservatorio del- ISTITUZIONALE A.ULSS 4 E 5 ISTITUZIONALE A.ULSS 4 E 5 Pag. 3

4 le acque a valenza regionale, visto il ruolo di Vicenza nel Veneto. È stato più volte promesso ma non è stato fatto nulla».da qui la richiesta di Colombara tramite un ordine del giorno che è stato approvato dal Consiglio comunale. «Invito pertanto la giunta a sollecitare nuovamente la Regione affinché sia attivato l'osservatorio e perché sia dotato di mezzi, professionalità e strutture adeguate, da mettere a disposizione del territorio, in collaborazione con il Centro idrico di Novoledo».* ISTITUZIONALE A.ULSS 4 E 5 ISTITUZIONALE A.ULSS 4 E 5 Pag. 4

5 SANITÀ. Le schede ospedaliere dalla Regione ridimensionano il reparto di medicina fisica del San Bortolo. Il primario spera in un ripensamento Riabilitazione, posti letto a rischio L'unità spinale del reparto di medicina fisica e riabilitazione ospita le vittime di incidenti stradali gravi Già sei in meno nell'unità spinale Ma il dg Angonese sta lavorando per farli riassegnare da Zaia «Sono malati attaccati a un filo» Franco Pepe H Con il taglio alcuni pazienti dovranno restare impropriamente in rianimazione GÌ ANNETTORE BERTAGNONI DIRETTORE MFR sta per «l'inatteso e ingiusto declassamento», ma confida in una delibera correttiva (come il governatore Luca Zaia ha promesso per risolvere qualche situazione critica), che rimettale cose aposto e restituisca i posti soppressi. «Abbiamo rassicurazioni - dice - che verrà fatta. Il direttore generale Angonese, che questi posti li ha difesi anche prima della stesura finale delle Le nuove schede ospedaliere approvate dalla giunta regionale riducono i posti letto del reparto di medicina fisica e riabilitazione, uno deifioriall'occhiello del San Bortolo, uno dei pochi centri ad alta specializzazione esistenti in Italia. Il primario Giannettore Bertagnoni rompe il silenzio, proteschede, si sta impegnando per questo. Avremmo dovuto avere un aumento e, invece, è avvenuto esattamente il contrario. Ma come si fa? Ogni giorno riceviamo richieste da tutto il Veneto, e ce li tolgono? Speravamo che fosse la Quinta commissione a recepire le nostre osservazioni, e ora speriamo che a farlo sia la giunta. Fra l'altro mantenere questi letti non comporta alcun aumento di costi». La realtà (amara) per il San Bortolo, però, in questo momento, è che i posti letto non saranno più 36 come sono sempre stati, ma solo 30. Sei in meno. L'unità spinale, quella che accoglie pazienti con lesioni midollari causate per lo più da incidenti della strada o infortuni, soprattutto ragazzi e giovani inchiodati da fratture vertebrali sulle carrozzine, ne perde 2. Non più 20 ma 18. L'unità gravi cerebrolesi, quella che accoglie pazienti con estese, qualche volta spaventose, lesioni cerebrali di origine traumatica o di altra natura, appena usciti da un coma più ISTITUZIONALE A.ULSS 4 E 5 ISTITUZIONALE A.ULSS 4 E 5 Pag. 5

6 o meno lungo, ne perde 4. Non più IO ma 6. Non solo vengono tagliati, ma perdono anche il codice assegnato a questa categoria di pazienti che presentano menomazioni sensoriali, motorie e cognitive, e hanno bisogno di cure complesse. Vengono, cioè, accomunati agli altri 6 posti-letto riservati alla riabilitazione di pazienti reduci da ictus o con disabilità importanti. In pratica al San Bortolo viene cancellata l'intera sezione dei gravi cerebrolesi, e, secondo il dott. Bertagnoni, si apre una pericolosa prospettiva: «Senza questi posti sarà impossibile rispondere tempestivamente ai bisogni dei pazienti, e questo causerà prolungate e inappropriate degenze in rianimazione. È proprio la logica del Piano regionale socio-sanitario che organizzagli ospedali in hub e spoke a imporre di concentrare i casi dei gravi cerebrolesi in pochi centri regionali specialistici, e l'unità di Vicenza è da anni un punto di riferimento nel Veneto per questi malati, come dimostra il fatto che ci chiamano in continuazione da tutte le Ulss». Per Bertagnoni sarebbe un danno per i pazienti non avere più il titolo di curarli nel reparto-top dell'ospedale di Vicenza: «Solo un'unità ad alta specialità, all'interno di un ospedale che dispone di strutture e team in grado di gestire urgenze e emergenze come il San Bortolo, può garantire un complesso di diagnosi sofisticate e di terapie avanzate a questi malati che hanno bisogno di assistenza continua per raggiungere il più precocemente possibile la stabilizzazione clinica, ma anche per iniziare subito la riabilitazione e il lavoro di recupero delle proprie potenzialità residue». Senza questo intervento d'urto - fa capire il primario - questi malati, che sono attaccati a un filo, rischiano molto. Lo scorso anno il tasso di occupazione dei posti per cerebrolesi è stato del 115 per cento, tanto che, molte volte, per soddisfare la domanda di ricovero si è ricorso ai letti post-ictus.* I numeri UNASTRUTTURA UNICA IN ITALIA Su 120 pazienti ricoverati ogni anno, una sessantina sono persone che hanno subito gravi lesioni alla testa, con l'asportazione spesso di parte della teca cranica per favorire una decompressione dell'encefalo. «Difficile - dice il primario Giannettore Bertagnoni - trovare una struttura come la nostra. Diffìcile trovare altrove cure appropriate per malati così diffìcili che hanno bisogno di perìodi di ricovero in ospedale estremamente lunghi». Bertagnoni non vuole rassegnarsi alla decisione venuta dalle schede ospedaliere. «Abbiamo un organico medico di grande esperienza, ci avvaliamo della consulenza di altri specialisti, in particolare neurochirurghi, fisiologi, neuroradiologi, con i quali lavoriamo in stretta sinergia, riusciamo a ricoverare un numero adeguato di pazienti, e offriamo percorsi di cura e servizi, compreso il supporto psicologico dei familiari, che in Italia solo pochissimi centri offrono. Parcellizzare questi posti letto è una falsa risposta che si dà alla gente». «F.P. RI PRODUZIONE RI SERVATA ISTITUZIONALE A.ULSS 4 E 5 ISTITUZIONALE A.ULSS 4 E 5 Pag. 6

7 SOLIDARIETÀ/1. Una campagna per il 2014 L'Asl regala gli occhiali ai pensionati indigenti Un paio di occhiali per il nonno. È lo slogan di un progetto di solidarietà promosso, da un' idea del presidente dell'unione regionale delle case di riposo Roberto Volpe, dai fratelli Serradura, titolari di alcuni negozi di ottica nel comprensorio, in collaborazione con l'ulss. Nel 2014, metteranno a disposizione dell'azienda sanitaria 120 paia di occhiali con lenti graduate, per pazienti anziani con gravi problemi di vista ma impossibilitati, per ragioni economiche, ad acquistare questi preziosi strumenti. «Nel 2013 era stata avviata un'iniziativa analoga, rivolta ai bambini - ha ricordato il direttore generale dell'asl Antonio Fernando Compostella - Questa bella storia continua ora con un secondo capitolo, dedicato agli anziani». I medici del reparto di oculistica, diretto dalla dott. Simonetta Morselli, avranno a disposizione dei buoni da consegnare ai pazienti più indigenti, che non dovranno far altro che passare a ritirare i loro nuovi occhiali "logati" Ulss 3.«c.z. ISTITUZIONALE A.ULSS 4 E 5 ISTITUZIONALE A.ULSS 4 E 5 Pag. 7

8 SOLIDARIETÀ DaUnicredit 100 mila euro alleonlus più votate Dopo la "Summer Edition", grazie alla quale sono stati distribuiti euro, torna l'appuntamento con la gara speciale che accende i riflettori sul grande lavoro che svolgono le associazioni e i volontari impegnati nel non profit. Un impegno che Unicredit intende premiare, raddoppiando l'importo donato. Si concluderà il 13 gennaio 2014, la campagna di solidarietà e sensibilizzazione denominata "Un voto, aiuti concreti", edizione natalizia 2013 alla quale prendono parte oltre 650 Onlus, 21 quelle nel Vicentino, presenti sul sito una piazza virtuale realizzata per rendere possibile l'incontro tra le organizzazioni non profit presenti e tutti coloro che vogliono dare una mano a questo settore offrendo una donazione. Clienti e non di Unicredit potranno quindi accedere al sito, seguire le semplici indicazioni riportate per ricevere un apposito codice ed esprimere la propria preferenza per una delle associazioni in gara. Quelle che riceveranno almeno 50 "voti" saranno ammesse nella rosa dei vincitori, ovvero dei beneficiari della donazione di Unicredit. La ripartizione, infatti, avverrà in proporzione ai voti ricevuti e, in ogni caso, la somma destinata ad una singola organizzazione non potrà essere superiore ai euro. È possibile votare anche tramite facebook, via o carta II Mio Dono.* Riabilitazione, posti letto a rischio ^H CRONACA A.ULSS VICENTINE CRONACA A.ULSS VICENTINE Pag. 8

9 Ambulatori aperti: «Fate vostra ia riforma» Un appello di Balduzzi ai medici Fimmg in rivolta Arrivano più soldi, ma intanto in Veneto continua la guerra della sanità su più fronti. Ad alzare il tono dello scontro è stata, nei giorni scorsi, la Fimmg, che rappresenta ['80% dei medici di base del Veneto. Come noto, la protesta riguarda la delibera con cui la Regione ha deciso - con il parere favorevole di altri sindacati, ma non della Fimmg che anzi accusa di falso il testo della delibera che scrive "sentita la Fimmg"- di applicare ai medici un nuovo contratto di servizio. E finalizzato a una rivoluzione epocale: l'avvio della medicina di gruppo, per cui i medici si riuniscono tra loro e danno modo a un paziente di trovare l'ambulatorio aperto mattina e pomeriggio. La Fimmg ha attuato una nuova protesta: i medici «sono invitati a non inviare più le ricette per via elettronica alle Ulss. I pazienti non avranno alcun disagio e non si accorgeranno di nulla - spiega il vicentino Silvio Regis, segretario veneto - ma Regione e Ministero non avranno più alcun controllo sullaspesasanitaria.il contratto prevedeva che la Regione ci desse un contributo per le spese necessarie a dotarci delle attrezzature informatiche per l'invio delle ricette, ma non abbiamo mai visto un euro». Per i medici è una protesta che può avere un costo personale, perché può scattare la trattenuta dell'1,05% del compenso, ma la Fimmg è decisa a continuare la sua azione di protesta:«la Regione deve ritirare la delibera, e tornare a trattare con noi», sottolinea Regis. Al quale è giunto peraltro un appello del tutto diverso dall'ori. Renato Balduzzi, già ministro della salute e autore della "legge Balduzzi"che prevede appunto la medicina di gruppo. Balduzzi è stato invitato a un convegno organizzato da Scelta civica (di cui è vicepresidente nazionale). «Intestatevi questa riforma, fatela vostra, è una grande opportunità pertutti»: ha detto Balduzzi a Regis e alla Fimmg, invitandoli ad abbandonare «l'atteggiamento di tutela della categoria per volgere lo sguardo alla tutela dei pazienti». «La riforma della medicina di gruppo è improcrastinabile», afferma il vicentino Alberto Toldo, coordinatore regionale di Scelta civica. «Alla Regione diciamo "avanti tutta" mentre le Ulss hanno il compito di organizzare la medicina territoriale con sedi e strumenti di bilancio. Il medico in rete accessibile H24 è un livello essenziale di assistenza che dobbiamo al cittadino. Non ci si può fermare. Attuiamo il decreto Balduzzi, affrontiamo i nodi, ma ricordiamo che l'assistenza H24 è compatibile con il medico che fa solo il medico, senza doppie professioni».* RE. CRONACA A.ULSS VICENTINE CRONACA A.ULSS VICENTINE Pag. 9

10 Nuova protesta davanti a Palazzo Chigi Protesta estrema: malati si estraggono sangue per poi gettarlo via Caso Stamina, i malati bloccano Via del Corso E buttano il loro sangue Ieri nuova protesta per la libertà di cura con il metodo Stamina a Roma. Davanti a Palazzo Chigi alcuni malati di Sia hanno cominciato a estrarsi il sangue con una siringa per poi gettarlo via. Già il mese scorso lo stesso gesto estremo era stato fatto da tre malati, tra cui i fratelli disabili Biviano, che hanno dato via dal 23 luglio scorso a un presidio permanente in piazza Montecitorio per ottenere la cura con le cellule staminali di Davide Vanoni. Momenti di tensione ci sono stati quando le forze dell'ordine hanno tentato di strappare uno striscione dalle mani di uno di loro, Sandro Biviano.11 giovane è stato portato in ambulanza all'ospedale Santo Spirito di Roma.«Sono stato strattonato e colpito al collo», ha detto e dopo le cure è tornato in piazza. I manifestanti in corteo, in attesa del Consiglio dei ministri con la relazione del ministro Lorenzin sullo Stamina, mettendosi in mezzo alla strada con le carrozzine, aiutati dai familiari, hanno bloccato Via del Corso, uno degli snodi centrali della capitale. CRONACA A.ULSS VICENTINE CRONACA A.ULSS VICENTINE Pag. 10

11 Santorso Povolo, inchiesta archiviata SANTORSO-Fuuna tragica fatalità la morte del pensionato Michele Smiderle di Lastebasse, e il cardiologo dell'ospedale di Santorso, Gaetano Povolo, non ebbe alcuna responsabilità, non commise alcun errore. Questa la conclusione a cui sono arrivati i consulenti del pm Silvia Golin che ha chiesto l'archiviazione dell'indagine - ottenuta nei giorni scorsi dal giudice Massimo Gerace - nei confronti del professionista, difeso dall'avvocato Andrea Balbo. Indagine innescata dall'esposto presentato dei parenti del 78enne (avvocato Lino Roetta), sofferente di cuore, morto il giorno dopo una visita in ospedale, il 24 febbraio scorso. Esposto che aveva portato la procura ad esumare la salma per eseguire l'autopsia, nominando come consulenti i professori Gaetano Thiene e Claudio Terranova. Questi hanno scagionato il cardiologo, attestando la sua professionalità. Smiderle, sofferente di problemi cardiaci, andava periodicamente all'ospedale di Sandrigo per sottoporsi ad un controllo con l'holter. Come un paio di giorni prima di morire, quando aveva ricevuto la telefonata di un collega di Povolo, che, preoccupato, lo invitava a tornare. E così fece, ma era montato di turno Povolo, il quale - così come evidenziato dalle indagini difensive - a differenza del collega - non si limitò a valutare solo l'ultimo esame, ma quelli dell'ultimo anno, ben peggiori. E rassicurò il paziente, invitandolo a tornare a casa. Il giorno dopo morì. Una tragica fatalità. B.C. CRONACA A.ULSS VICENTINE CRONACA A.ULSS VICENTINE Pag. 11

12 (F.Capp) «Prepariamoci con il cuore aperto ad accogliere il nuovo Natale del Signore: ringrazio i padri Camilliani per il servizio così prezioso che svolgono giorno per giorno, portando la luce e la grazia del Signore e contribuendo all'umanizzazione dell'ospedale, a dare conforto nella sofferenza; saluto e ringrazio chi ha responsabilità nell'amministrazione, cosa non facile di questi tempi, ringrazio medici e infermieri». Il vescovo Antonio Mattiazzo ha stretto la mano ieri sera al personale e ai IL VESCOVO IN OSPEDALE «Prepariamoci ad accogliere il nuovo Natale» malati del reparto di Chirurgia toracica e della sezione trapianti addominali, poi ha come di consueto officiato la santa messa nella chiesa del Monoblocco. «Celebrando l'eucarestia porto con me tutti i malati che ho incontrato in questo ospedale, insieme al personale e ai volontari, prego per chi ha il grande e delicato compito della cura, e per tutti coloro che stanno soffrendo. Li ricordo uno a uno e a voi tutti - ha detto il vescovo - in questa epoca di tenebre, dico di affidarvi al Signore affinchè la sua venuta, la luce, l'amore, la grazia vengano accolte e ci sia un nuovo inizio, fatto di coraggio e di speranza. I nostri sforzi e la nostra volontà talvolta non sono sufficienti, abbiamo bisogno di Qualcuno che ci aiuti dall'alto. E badate bene - ha ammonito monsignor Mattiazzo - a differenza degli uomini, Gesù mantiene sempre le sue promesse. Non sappiamo quando e come, ma è sicuro che le mantiene». Domani il vescovo sarà all'ospedale Sant'Antonio e porterà il suo saluto all'ulss 16. IL VESCOVO Monsignor Mattiazzo Pag. 12

13 SANITÀ Dario: «E quando finiscono i soldi dobbiamo tirare fuori i cervelli per difendere la nostra qualità» «Tagliare gli stipendi? E un rischio» Il direttore dell'azienda ospedaliera: «Paghiamo la voragine che c'è nei bilanci di altre regioni» Federica Cappellaio «I forconi sono solo un primo passo, e probabilmente andranno incontro a recidive perchè il 45% della ricchezza del Paese è nelle mani del 10% degli italiani. Come dire che i ricchi diventeranno sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. E in questa situazione economica di enorme gravità la sanità che ruolo gioca? Si dice che la salute non ha prezzo, ma costi sì, peraltro sempre più alti. E noi soffriamo anche per la voragine nei bilanci causata da Regioni fuori controllo». Il direttore generale dell'azienda ospedaliera Claudio Dario ha tracciato ieri un nitido quadro che non ha fatto sconti, intervenendo nell'auditorium Papa Luciani alla giornata di riflessione promossa dal Comitato etico per la pratica clinica, impegnato su un tema cruciale per una buona gestione della sanità, ovvero portare (o riportare) al centro del ragionamento la persona umana e nel contempo far crescere l'etica dell'organizzazione sanitaria. Ma in periodi di vacche sempre più magre anche l'etica deve fare, suo malgrado, i conti con problemi stringenti di sopravvivenza del sistema, contraddistinto da coperte sempre più corte e sfilacciate. Lazio, Sardegna e Campania hanno ferito pesantemente i conti pubblici in sanità, finendo per danneggiare anche Regioni virtuose come il Veneto. E questo avvilente andazzo ha mandato il quadro in cortocircuito con una disponibilità di risorse sempre più ristretta (per tutti) e necessità di salute sempre più forti e complesse, figlie di una società vieppiù incanutita e multipatologica. «Dobbiamo partire dall'atto aziendale, valorizzare il nostro identikit, la nostra identità e rendicontare euro per euro ciò che spendiamo, riflettere su finanziamenti e investimenti. Il rischio - ha ammonito Dario - è che se non interviene qualcosa di deciso a invertire la rotta, si debba metter mano agli stipendi, a ribasso». La mattinata è stata dedicata all'importanza dell'attenzione alle implicanze etiche nelle scelte operative dell'organizzazione sanitaria, da quelle strutturali a quelle relative all'uso dei budget. Nel pomeriggio la discussione si è concentrata sulla relazione delle persone malate e dei loro familiari con i diversi operatori sanitari che le incrociano e interagiscono in ambito ospedaliero ma anche sulla comunicazione tra gli stessi medici e infermieri, nella prospettiva di una più informata e consapevole condivisione delle scelte di cura. A portare la loro testimonianza sono stati i responsabili medici e i coordinatori infermieristici di alcune strutture presso le quali sono state realizzate significative esperienze di analisi etica di innovazioni organizzative e di «ricerca-formazione», con il contributo di psicologi e sociologi dell'università di Padova. «Sono finiti i soldi? Allora dobbiamo tirare fuori i cervelli - ha concluso il dg Dario -, in un confronto leale e franco per disegnare, tratteggiare e difendere questa sanità di ottimo livello ma che abbisogna di cambiamento per tenere il passo con questi tempi difficii. Di una cosa sono sicuro: insieme si vince». Pag. 13

14 IL CASO Specializzando in cardiologia scagionato dall'accusa di essere stato pagato dalla Croce Verde «Nessuna trufla, solo rimborsi spese» Il medico svolgeva attività di volontariato. Gli sono state pagate piccole somme per le trasferte Luca Ingegneri AflCllG Jl DITI P resso la Croce Verde "... Onlus di Montebelluna senza Nessuna attività professionale kjo cn prìtatd informare i competenti organi retribuita ma semplici nmbor- \ZZJZ!z"-T.._" ZZ. amministrativi dell'universisi spese per le continue trasfer- rassoluzìonp tà di Padova. La presunta te tra Padova e Montebelluna. i a O O U I U L I U " t anomalia era emersa nel corso Piccole cifre che il medico (JP 'litinutato di un'ispezione dei Nas di u Nicola Gasparetto, trentenne, ^ l J U i a i u Treviso negli uffici amminiresidenteatrevignano,inprost0 rassoluzione del strativi della Croce Verde di vincia di Treviso, specializzan- 1 del medico M t h,, TIn Hpttapliatn Hn al Pnlirlinim Hi PaHnva invocando l'insufficienza di Montebelluna. un dettagliato do ai Policlinico di Padova rasnarpttn pra Hifp^n rapporto era stato trasmesso non ha mai chiesto. Era stato il P r Y e - Gasparetto era atteso.^l H. p, t nresidente della Croce Verde dall'avvocato Giampaolo Capalla procura di Padova utpsepresiuenre uena L-roce verue,,f 9nn8 *M pamlai 'anomalia Nel fascicodi MontebeUuna a disporle. penetti. 11 y luglio ZUUX il f npillhì7ìahnh nnni rannnrri Gasnarpttn mnvanp luminarp medico aveva sottoscritto con f giudiziario ci sonoi rapporti Lrasparetto, giovane luminare VPrsità nn rnntrattn di dei carabinieri del Nas di deua cardiologia, famoso per * Università un contratto di avpr intrnhnnn npr nrimn in formazione speciahstica con. ireviso > ctie nanno svolto le aver introdotto, per primo in /, indagim per conto del pubbli- Italia, il sistema dell'ipoter- cui si impegnava a non svolge- <=> * * mia terapeutica, è stato assol- re alcuna attività libero-pro- co ministero padovano. Seconto dau'accusa di truffa aggra- fessionale all'esterno delle do 1 accusa il medico aveva vata per il conseguimento di strutture assistenziali in cui indotto in errore gli organi erogazioni pubbliche, in dan- effettuava la formazione". Se amministrativi universitari otno della Regione Veneto e non rispettava l'impegno ci tenendo il pagamento della dell'università di Padova. Il sarebbe stata la risoluzione somma complessiva di euro giudice Mariella Fino l'ha sca- anticipata del contratto, con la &.m a titolo di trattamento gionato dal pesante addebito perdita del trattamento econo- economico a favore dei medici con formula piena. Lo stesso mico. Secondo la Procura il in formazione specialistica, ovpubblico ministero aveva chie- medico specializzando trevi- vero uno stipendio dell imporgiano, tra il febbraio 2009 e to netto di euro 1.835, cornspo- ^^ l'agosto 2011, avrebbe svolto sto con cadenza mensile tra il ^ m attività professionali retribuì- febbraio 2009 e l'agosto te Pag. 14

15 SCUOLA DI MEDICINA «Troviamo i soldi per il nuovo ospedale» Mantoan: « sarà Fanno decisivo» (F.Capp) «È fondamentale portare a casa il risultato sul nuovo Ospedale di Padova. Stiamo lavorando per trovare finanziamenti e mi auguro che nel 2014 venga fatta chiarezza anche dal punto di vista architettonico e strutturale». Era fiducioso il segretario regionale alla sanità Domenico Mantoan, ieri pomeriggio nell'aula Morgagni del Policlinico universitario, ospite della prima Conferenza della Scuola di Medicina e Chirurgia dell'università, nuova veste nata dalle ceneri della vecchia Facoltà. Quasi 5 ore di analisi e discussione a più voci sul contenitore della salute: «E essenziale continuare a insistere per il nuovo Ospedale, sollecitando di procedere speditamente. Restiamo assolutamente convinti della necessità di una rinnovata struttura - ha detto chiaro il magnifico rettore Giuseppe Zaccaria -, tecnologicamente avanzata, all'altezza dell'eccellenza della Scuola medica». Ma accese riflessioni anche sul contenuto del contenitore, ovunque esso sia: «Ci troviamo nella condizione di non avere le risorse per garantire lo sviluppo. Allo scadere del ha ricordato il presidente della V Commissione Sanità, Leo Padrin - non abbiamo ancora da parte dello Stato il riparto del finanziamento 2013 appunto. L'aspetto murario è solo uno dei tanti nodi: minori budget significano minor personale, quindi maggiore tensione di sistema; da una parte sempre più necessità di medici e dall'altra taglio delle borse per gli specializzandi. 0 il sistema cambia, o finirà per diventare una trappola». Il presidente della Scuola di Medicina Santo Davide Ferrara, nel ringraziare il serrato lavoro di sinergia «interistituzionale e intraistituzionale», ha salutato con molto favore il ritrovato clima di concordia con il Rettorato (dopo anni di attriti), e si è congratulato con il professor Piercarlo Muzzio, direttore generale uscente dell'istituto oncologico veneto prima di lasciare l'incarico al 31 dicembre. Applauso di benvenuto per il neodirettore generale d'ateneo, Emanuela Ometto che dal primo gennaio prenderà il posto di Giuseppe Barbieri. Pag. 15

16 POLVERARA Pietro Borsetto condannato in terzo grado a 2 anni e 6 mesi per violenza sessuale Visite a luci rosse, oculista in carcere Nel 2004, in servizio all'ospedale di Vittorio Veneto, sottoponeva le pazienti a "ispezioni" su tutto il corpo Cesare Arcolini POLVERARA Si sono aperte le porte del carcere per l'oculista padovano Pietro Borsetto di 56 anni. Dovrà scontare una pena di 2 anni e sei mesi per violenza sessuale. I fatti risalgono a nove anni fa, esattamente al 19 luglio 2004 quando il professionista prestava servizio in ospedale a Vittorio Veneto (Tv). L'altro giorno i carabinieri di Casalserugo al comando del maresciallo Giovanni Viale l'hanno prelevato dalla sua abitazione di Polverara per notificargli il provvedimento restrittivo emesso dalla procura di Treviso e l'hanno condotto al Due Palazzi. Imbarazzo e rabbia del medico, che tuttavia non ha opposto alcuna resistenza. La condanna definitiva arriva dal tribunale della Marca che l'ha giudicato colpevole anche in terzo grado di giudizio. Secondo l'accusa, all'epoca dei fatti, quando in ambulatorio si presentava una donna, meglio se giovane, amava trasformare la visita oculistica in una sorta di meticolosa ispezione su tutto il corpo, con la scusa di cercare tumori o altre malattie, ma nella sostanza l'obiettivo era di sottoporre le pazienti a carezze proibite nelle parti intime. Questa l'accusa che la Procura di Treviso, sulla base della denuncia di una paziente di Vittorio Veneto, ha mosso a Borsetto. Ad avvalorare la denuncia della vittima, avrebbero avuto un peso decisivo anche le testimonianze rilasciate al giudice da un'infermiera e di un medico. Dagli interrogatori emersero particolari "anomali" sul comportamento del medico padovano al cospetto di una paziente donna. Tra questi anche il fatto che durante le sue visite, era solito chiudersi a chiave nell'ambulatorio e allontanare anche l'infermiera di turno. In tutti questi anni il professionista, attraverso il suo legale Alessandro Gotti ha sempre negato ogni accusa a suo carico. Secondo la tesi difensiva, il medico durante un'accurata visita ad una paziente di 26 anni rilevò alcune cisti negli occhi. Questo l'avrebbe portato a controllare se il problema sussisteva anche in altre parti del corpo della ragazza. Palpeggiamenti questi che il giudice ha definito di nessuna valenza medica. Pag. 16

17 TREVIGNANO Non truffi) l'università: assolto il 30enne cardiologo Nicola Gasparetto esce a testa alta dal processo a suo carico Le cifre incassate non erano stipendi, ma rimborsi spesa TREVIGNANO - Nessuna attività professionale retribuita ma semplici rimborsi spese per le continue trasferte tra Padova e Montebelluna. Piccole cifre che il medico Nicola Gasparetto, trentenne, residente a Trevignano, in provincia di Treviso, specializzando al Policlinico di Padova, non ha mai chiesto. Era stato il presidente della Croce Verde di Montebelluna a disporle. Gasparetto, giovane luminare della cardiologia, famoso per aver introdotto, per primo in Italia, il sistema dell'ipotermia terapeutica, è stato assolto dall'accusa di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, in danno della Regione Veneto e dell'università di Padova. Il giudice Mariella Fino l'ha scagionato dal pesante addebito con formula piena. Lo stesso pubblico ministero aveva chiesto l'assoluzione del medico invocando l'insufficienza di prove. Gasparetto era difeso dall'avvocato Giampaolo Cappelletti. Il 9 luglio 2008 il medico aveva sottoscritto con l'università un contratto di formazione specialistica con cui si impegnava a "non svolgere alcuna attività liberoprofessionale all'esterno delle strutture assistenziali in cui effettuava la formazione". Se non rispettava l'impegno ci sarebbe stata la risoluzione anticipata del contratto, con la perdita del trattamento economico. Secondo la Procura il medico specializzando trevigiano, tra il febbraio 2009 e l'agosto 2011, avrebbe svolto attività professionali retribuite alla Croce Verde Onlus di Montebelluna senza informare i competenti organi amministrativi dell'università di Padova. La presunta anomalia era emersa nel corso di un'ispezione dei Nas di Treviso negli uffici amministrativi della Croce Verde di Montebelluna. Un dettagliato rapporto era stato trasmesso alla Procura di Padova. Nel fascicolo giudiziario ci sono i rapporti dei carabinieri del Nas di Treviso, che hanno svolto le indagini per conto del pubblico ministero padovano. Secondo l'accusa il medico aveva indotto in errore gli organi amministrativi universitari ottenendo il pagamento della somma complessiva di euro a titolo di trattamento economico a favore dei medici in formazione specialistica, ovvero uno stipendio dell'importo netto di euro 1.835, corrisposto con cadenza mensile tra il febbraio 2009 e l'agosto Pag. 17

18 PORTOGRUARO Consentirà di ridurre notevolmente i tempi dell'esame Inaugurata la nuova Tac di ultima generazione TECNOLOGIA AVANZATA Un momento della cerimonia di inaugurazione della nuova Tac di ultima generazione all'ospedale di Portogruaro PORTOGRUARO - Inaugurata ieri la nuova Tac, un'apparecchiatura di ultima generazione che consentirà di ridurre notevolmente il tempo dell'esame. Il direttore generale dell'ulss 10, Carlo Bramezza, assieme al primario dell'unità di Radiologia dell'ospedale di Portogruaro, Paolo Orlando, ed al presidente della Conferenza dei sindaci Sanità, Andrea Tamai, hanno inaugurato ieri il nuovo tomografo computerizzato a 16 strati. L'apparecchiatura, costata complessivamente 302mila euro, è fornita di una serie di accessori che consentono di effettuare studi mirati del sistema vascolare periferico nella patologia venosa e arteriosa, della densitometria ossea, delle malattie polmonari diffuse e per l'implantologia dentaria. Dopo San Dona e Portogruaro, la terza Tac sarà inaugurata a gennaio, a Jesolo. «L'azienda - spiega Bramezza - sta investendo per rinnovare le proprie attrezzature non solo per ridurre i tempi di attesa ma per migliorare la qualità delle prestazioni. Oltre alle 3 Tac, che hanno comportato un investimento complessivo di circa 2milioni di euro, nel 2014 inizieremo a rinnovare tutti i macchinari della Radiologia». «L'inaugurazione di oggi - aggiunge Tamai - dimostra che, nonostante il dibattito sia concentrato sull'ospedale unico, la nostra Ulss non ha mai abbandonato la partita degli investimenti sulle strutture sanitarie esistenti. Portogruaro, ad esempio, sarà presto dotata anche di un'elisuperficie». Il direttore Orlando ha infine sottolineato la felice intuizione di utilizzare le apparecchiature della Radiologia anche nel fine settimana e in orario serale. «Tutti i posti messi a disposizione - afferma Orlando - vengono puntualmente occupati». (T.Inf.) riproduzione riservata Pag. 18

19 UDO Spuntano nuove operazioni della Cassa depositi (L.M.) Dopo il via libera alla cessione dell'ex Ospedale al Mare del Lido, il Comune potrebbe cedere altri suoi beni alla Cassa Depositi e Prestiti dello Stato. Se l'ex Ospedale al Mare è stato valutato 50 milioni di euro, da queste ulteriori cessioni potrebbero arrivare altri 40 milioni di euro. È questo il retroscena emerso dopo la votazione di ieri a Ca' Farsetti. Il Comune cederebbe in sostanza alcune quote del suo Fondo Patrimoniale gestito da una SGR collegato all'istituto bancario UniCredit. La vicenda è seguita direttamente dal sindaco Giorgio Orsoni grazie ai suoi buoni rapporti con Franco Bassanini, presidente della Cassa Depositi e Prestiti. Per far sì che questa operazione possa concretizzarsi, però serve una modifica statutaria della Cassa Depositi e Prestiti, quindi la questione non è semplice né scontata. Se arrivassero altri 40 milioni di euro, con i 12 provenienti dalla Regione, per un pregresso credito, ed i 51 dell'ex Ospedale al Mare si giungerebbe a quota 103 milioni e così non si sforerebbe il Patto di Stabilità salvando il bilancio comunale. Per quanto riguarda l'ex Ospedale al Mare la stipula notarile è fissata al 27 dicembre. Va ricordato che l'altro giorno la cessione del vecchio nosocomio lidense è stata approvata con 22 voti a favore, 11 contrari, 3 astenuti ed 1 non votante. «Per la prima volta e in controtendenza rispetto alle scelte compiute a livello nazionale - dice il consigliere Beppe Caccia - la Cassa Depositi e Prestiti interviene, con la propria liquidità frutto del risparmio dei cittadini, non in spericolate operazioni da merchant bank, ma a sostegno della finanza locale». Pag. 19

20 Immigrati disinfettati nudi e al freddo «Quel Cto è un lager» Lampedusa: immagini choc del Tg2. Il sindaco: «Disumano» Clandestini in fila, poi lo spruzzo di un preparato chimico» LAMPEDUSA Una decina di migranti si spoglia mentre fa la fila nel cortile del centro di accoglienza di Lampedusa. Nudi, nel freddo per essere investiti da uno spruzzo con un composto medicinale, attraverso un tubo collegato a una pompa, perché affetti da scabbia. Queste immagini, che il sindaco dell'isola Giusi Nicolini ha definito «da lager», sono state trasmesse ieri sera dal Tg2 e in poche ore hanno fatto il giro del web. Non usa mezzi termini il presidente della Camera Laura Boldrini: «Il trattamento riservato agli immigrati è indegno di un Paese civile. Quelle immagini non possono lasciarci indifferenti». Il ministro dell'interno Angelino Alfano assicura che «chi ha sbagliato pagherà», parole che il titolare dell'immigrazione, Cécile Kyenge, fa sue, aggiungendo che quanto accaduto a Lampedusa è «inaccettabile in uno Stato democratico. È disumano far denudare una persona, la rende una "non persona"». Il ragazzo autore del filmato, un immigrato ospite della struttura da oltre due mesi, riferisce che «uomini e donne subiscono lo stesso trattamento; la stessa umiliazione ogni tre, quattro giorni, per curare la scabbia, una malattia che molti di noi hanno preso proprio nel centro». Gli immigrati si dispongono in fila, a gruppi; ammassano a terra i loro vestiti e vengono spruzzati con il preparato. Ad operazione conclusa, gli operatori della coop che gestisce il centro distribuiscono loro delle magliette pulite. Il tutto avviene nel cortile, con un metodo che richiama orrori d'altri tempi, «un sistema da lager - dice senza mezze parole il sindaco Nicolini -. Un intervento sanitario non si fa all'aperto, irrorando gli ospiti, nudi, con un tubo. Lampedusa e l'italia intera si vergogna». Il sindaco spiega che l'unico soggetto competente per le strutture d'accoglienza è il ministero dell'interno, anche per le questioni sanitarie. Né Comune né Asl possono intervenire di propria iniziativa. Nel centro, che ha 250 posti letto, in questo momento sono presenti circa 500 migranti, in maggioranza eritrei e siriani. Una situazione che, a causa dei continui sbarchi, è diventata insostenibile, tanto che l'unhcr ha chiesto al governo italiano «soluzioni urgenti» insistendo sul rispetto della specificità del centro, abilitato alla prima accoglienza. Dalla struttura di contrada Imbriacola, i migranti dovrebbero essere trasferiti, entro 48 ore, verso altri tipi di centri. Ma questo non accade: alcuni ospiti sono lì da oltre due mesi e i lavori di ampliamento sono bloccati. «La modalità - insorge il Comitato 3 ottobre - con cui viene effettuato il trattamento antiscabbia ai migranti, non tiene in nessun conto la dignità delle persone». Indignato anche l'arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro: «Chiedo che venga fatta chiarezza e che venga percorsa ogni strada per affermare la verità dei fatti». Pag. 20

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