AI PRESIDENTI DEGLI ORDINI PROVINCIALI AI PRESIDENTI DELLE COMMISSIONI CAO Loro sedi

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1 AI PRESIDENTI DEGLI ORDINI PROVINCIALI AI PRESIDENTI DELLE COMMISSIONI CAO Loro sedi Cari Presidenti, le prossime elezioni per il rinnovo del Comitato Centrale coincidono con la conclusione della mia esperienza di vicepresidente della FNOMCeO, una esperienza durata nove anni. Una settimana fa, nel corso del primo Consiglio Nazionale del triennio a venire, avrei voluto prendere la parola per proporvi una testimonianza che considero doverosa proprio per la fiducia che mi e stata concessa in tre mandati consecutivi. Sono stato trattenuto dal farlo per permettere lo svolgimento senza sospensioni della discussione in corso che ho considerato ben più importante per la professione e per la politica della FNOMCEO della interruzione motivata dal mio amarcord. Lo faccio oggi con questa lettera,il che mi riesce anche più facile rispetto alle parole che avrei speso in quell occasione. Nove anni sono tanti, soprattutto se segnati da importanti accadimenti politici ed economici come quelli che abbiamo vissuto e che hanno inciso e incidono profondamente nel tessuto della nostra società; anni in cui illusione e delusione si sono alternate cadenzate dal ritmo veloce del nostro tempo. Nella funzione svolta mi sono dato da subito un obbiettivo, di cui penso di aver lasciato una piccola traccia negli annali della Federazione : quello di promuovere i valori e contenuti professionali. Li considero i cardini su cui la Fnomceo può riaffermare il primato di idee e di indirizzo per tutte le questioni che si intersecano di volta per volta nel cammino della nostra Professione. Il mio impegno personale e stato quello di riportare alla riflessione le grandi questioni di frontiera in materia di etica, di scienza, degli ambiti professionali che

2 sono più ampi rispetto a quelli in cui abitualmente si svolge la nostra professione di medico. Solo dalla consapevolezza, infatti, del divenire della medicina che in gran parte rimane una costruzione ideologica declinata dalla società cui si riferisce, penso, possa essere esercitata quella funzione di garanzia di qualità della professione a tutela dei cittadini. Non solo, ma ho sempre creduto che l autorevolezza acquisita da un pensiero medico rinnovato e innovato potesse favorire quel contesto politico favorevole alla attribuzione di nuovi strumenti per governare la Professione. Uno di questi era, senz altro per me, la agognata riforma degli Ordini ; riforma purtroppo che oggi appare lontana dalla sua approvazione. Una grande delusione, delusione ingigantita ancora di più per le decisioni assunte di recente dall Antitrust che sottendono un pensiero contrario alle funzioni delle nostre Istituzioni, un pensiero di stampo neoliberista che ritiene che la concorrenza sia una garanzia di qualità per la professione. Eppure non occorre certo scomodare il celebre economista e sociologo Vilfredo Pareto per sapere che la sanità è e rimane un mercato imperfetto e che in medicina la concorrenza di per sé non esprime la qualità ; la medicina non risponde alle leggi di mercato, della domanda e dell'offerta. A tutto questo si aggiunge l inserimento nella legge delega di riforma di due articoli finalizzati al riconoscimento delle professioni di osteopata e chiropratico che, guarda caso, sono state inizialmente proposte come lauree magistrali e ora invece derubricate in lauree brevi. Considero questo intervento della politica una ulteriore volontà di allontanare per sempre la riforma e di marginalizzare la nostra reale capacità di intervento sulla Professione. E così si va a perpetuare un male antico che ho avuto modo di ricordare nei miei scritti e nel filmato storico prodotto dalla FNOMCeO in occasione Centenario della costituzione degli Ordini dei medici. Si favorisce il ripiegamento dei medici su posizioni di difesa dell'interesse di categoria come lo era stato per i medici condotti tra Ottocento e Novecento poiché non ci sono reali strumenti in grado di intervenire sulla Professione e di indirizzare la politica sanitaria del nostro Paese. del

3 L'assetto e il riconoscimento settoriale medico divengono preminenti rispetto alla difesa della Professione nel suo complesso. E gli Ordini, che riflettono la frammentazione settoriale presente e spesso difettano di competenze, non riescono di conseguenza a promuovere quegli spazi professionali che le modificate esigenze della gente, le nuove scoperte, le nuove tecnologie stanno creando, con la conseguenza che storiche aree professionali vanno perdute. Sono aspetti spesso denunciati e mai risolti ma che favoriscono quel clima di astrazione delle nostre Istituzioni dalla realtà professionale. Non dobbiamo pensare che noi medici siamo solo le vittime; le nostre omissioni, i nostri opportunismi collaborano al nostro declino. Ci vuole allora un pensiero rinnovato, un cambio di mentalità, una riflessione profonda che possa promuovere l'idea di un medico non più soggiogato, di un medico non più passivo, dominato da logiche amministrative, gestionali finanziarie, tecnocratiche, legali, mercantili, quelle stesse logiche che una volta sarebbero state definite rapporti di produzione. Serve un ripensamento generale per promuovere il ruolo del medico nelle organizzazioni, dove deve emergere con forza nelle Istituzioni la sostanziale inadeguatezza della formazione rispetto alla complessità delle competenze tecnico professionale e alla diversità del moderno esercizio professionale che è chiamato ad andare oltre il tradizionale paradigma biomedico della salute e della malattia. Occorrono proposte innovative perché, se si mantiene la presente divaricazione tra i fini del Sistema Sanitario e quelli della Medicina, dobbiamo aspettarci ancora per molto una costante delegittimazione del medico con la perdita della sua restante credibilità. Ma ci sono indubbie difficoltà ad esprimere un pensiero nuovo all'altezza delle sfide e mancano idee condivise sulla Medicina e sui contenuti su cui ridefinire la Professione. Cari colleghi non c e più tempo per aspettare, ritroviamo una "nozione unitaria di essere", che dia significato alla nostra pratica professionale e diamo battaglia!. Ma attenzione, la battaglia per il futuro non si vince restando nel passato. Credo che nel governare lo sviluppo scientifico e l'evoluzione della domanda sociale servano valori e le regole deontologiche da sole non bastano.

4 Occorre alzare la testa! Considerare la sostenibilità del Servizio Sanitario come unico e solo processo di compatibilità finanziaria,accettando implicitamente che la nostra Professione sia considerata un semplice strumento di produzione per la compatibilità e, a mio avviso, tradire i valori della medicina. Dobbiamo rigettare la passività, non dobbiamo adeguarci alle disponibilità che implicano spesso, sotto sotto, una certa piaggeria alla politica di turno. Dobbiamo adoperarci per eliminare le contraddizioni che esistono tra domanda e offerta ripensando la prassi, aggiornare le forme di tutela,rinnovare i contenuti dei servizi,accrescere in definitiva la capacità professionale. La passività ci relega nel mondo della quantità e lo vediamo ogni giorno nel rapporto con la burocrazia, una burocrazia soffocante in cui si verifica una pressione crescente a favore della produttività del medico spesso misurato in maniera spuria come numero di pazienti che il singolo medico è in grado di processare in un dato periodo di tempo. La burocrazia sta subordinando alla propria logica le stesse basi morali dell assistenza sanitaria, rimodellando profondamente le forme e i contenuti dell attività medica! La sua intrusione sta gradatamente privando la classe medica del controllo della propria attività lavorativa che assume sempre di più la forma di una merce venduta nel mercato sanitario in cambio di un salario. Dobbiamo uscire dalla logica di medico quale strumento per aprirci ad una nuova prospettiva di forte autonomia nella responsabilità riscoprendo i fondamenti etico -sociologici e professionali della qualità delle cure. Se rimaniamo nel mondo della quantità, non lamentiamoci, non ci resta che l'ordine delle cose accettando comunque il declino della Professione, se aspiriamo alla qualità abbiamo tutti il dovere di trovare nuove idee in grado di rilanciare la professione con una nuova e più avanzata sfida riformista. Cari colleghi, nel lasciare il mio incarico, Vi auguro che ritroviate le volontà,le forze e gli uomini per mettere in campo una forte capacità di interpretare e gestire la complessità del moderno esercizio professionale.

5 La bussola deve rimanere la ricerca costante di una autonomia e indipendenza professionale piena; autonomia e indipendenza che devono riguardare le prerogative, che tali devono rimanere, riguardo al contenuto e ai fondamenti della nostra attività. Auguro ai colleghi eletti maggiori fortune perché possano riguadagnare terreno sui pesanti ritardi accumulati rispetto ai cronici problemi della Professione, riportando al centro il medico quale protagonista assoluto del suo percorso di evoluzione professionale privilegiando l autonomia nella responsabilità da sempre caposaldo dell agire medico. Ancora un grazie con un affettuoso saluto Padova 4 Marzo 2015 Maurizio Benato