Servizi per la Sostenibilità
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- Fulvio Valenti
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1 Servizi per la Sostenibilità
2 I tre pilastri dello sviluppo sostenibile Sostenibilità ambientale: preservare l ambiente e mantenere un adeguato capitale naturale: risorse, clima, biodiversità Ambientale Socio- Ambientale Eco- Efficienza Sostenibilità sociale: promuovere diritti umani, diversità, salute e sicurezza, solidarietà Sociale Sostenibile Socio- Economico Economico «Meeting the needs of the present without compromising the ability of future generations to meet their own needs.» Sostenibilità economica: sviluppare e mantenere una reddititivtà sufficiente, prevenendo I rischi e assicurando la soddisfazione del consumatore Brundtland Commission, UN, 1983 ISO Guida alla Responsabilità Sociale 2
3 Scenario Settore agroalimentare La forte vocazione dell agro-alimentare all esportazione porta gli attori della filiera ad essere particolarmente sensibili a tutti i segnali di novità che il mercato ed i consumatori trasmettono Le Organizzazioni imprenditoriali sono quindi sempre più spesso sollecitate a considerare gli impatti etici, sociali e ambientali delle proprie attività e politiche aziendali. Non più solo Sicurezza igienica Nuove esigenze Ma anche Sostenibilità a 360 gradi Sociale Socio- Ambientale Ambientale Sostenibile Socio- Economico Eco- Efficienza Economico Elementi sempre più affiancati 3
4 Sempre attenti alle novità e ai nuovi approcci 4
5 I nostri servizi per la sostenibilità Carbon Management Direttiva EU ETS : Verifica Emissioni CO2 Carbon Management in ambito volontario Revisione critica dell LCA (Life Cycle Assessment) Verifica EPD (Environmental Product Declaration) ISO Certificazione sostenibilità dei Biocarburanti e Bioliquidi Alcuni esempi 5
6 Framework Obiettivo comunitario da raggiungere entro il 2020 (pacchetto clima): 20% riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra 20% miglioramento dei processi energetici 20% energia da fonti rinnovabili (17% per l Italia) 10% biocombustibili nei consumi globali di carburanti per il trasporto 6
7 Il Carbon Management
8 Quali sono i vantaggi di un carbon management? Riduzione dei costi legati prevalentemente ai consumi energetici Riduzione costi legati al carbonio (Protocollo di Kyoto: EU ETS, 1 t di CO2 = 7 ) Supporto nella gestione aspetti legislativi legati al carbonio (EU ETS, Direttiva RED, Regolamneto 842/2006 ecc.) Miglioramento della propria reputazione Sviluppo della propria eco-immagine, attraverso il miglioramento della propria strategia di sviluppo sostenibile e rifacendosi ad un processo di riduzione dei gas ad effetto serra Il Carbon Disclosure Project stesso sottolinea come il carbon management abbia un ruolo sempre più rilevante all'interno del business italiano e come stia diventando a tutti gli effetti un driver competitivo e un indicatore utile agli investitori Un approcio compatibile e coerente con la norma ISO
9 EFFETTO SERRA I GAS CLIMA-ALTERANTI Gas ad effetto serra Potenziale clima-alterante equivalente * Anidride Carbonica (CO 2 ) 1 Metano (CH 4 ) 25 Protossido di azoto (N 2 O) 298 Idrofluorocarburi (HFCs) Perfluorocarburi (PFCs) Esafluoruro di zolfo (SF 6 ) * Fonte: Fourth Assessment Report of the IPCC GWP for time horizons of 100 years 9
10 EU ETS Emissions Trading Scheme
11 Direttiva EU ETS: settori presenti nell Allegato I (1) Combustione di carburanti in impianti di potenza termica nominale totale superiore a 20 MW (tranne negli impianti per l incenerimento di rifiuti pericolosi o urbani) Raffinazione di petrolio Impianti per la produzione di coke Impianti di arrostimento o sinterizzazione di minerali metallici Impianti di produzione di ghisa o di acciaio (> 2,5 t/ora) Impianti di produzione e di trasformazione di metalli ferrosi e non ferrosi, ove siano in funzione unità di combustione di potenza termica nominale > 20 MW Impianti per la produzione di alluminio primario e secondario (in quest ultimo caso, ove siano in funzione unità di combustione di potenza termica nominale > 20 MW) 11
12 Direttiva EU ETS: settori presenti nell Allegato I (2) Impianti destinati alla produzione di clinker in forni rotativi (> 500 t/giorno) oppure in altri tipi di forno (> 50 t/giorno) Produzione di calce viva o calcinazione di dolomite o magnesite in forni rotativi con capacità di produzione > a 50 t/giorno Impianti per la fabbricazione del vetro e fibre di vetro (capacità di fusione > 20 t/giorno) Impianti per la fabbricazione di prodotti ceramici (> 75 t/giorno) Impianti per la fabbricazione di materiale isolante in lana minerale a base di vetro, roccia o scorie con capacità di fusione > a 20 t/giorno Essiccazione o calcinazione del gesso o produzione di pannelli di cartongesso e altri prodotti a base di gesso, ove siano in funzione unità di combustione di potenza termica nominale totale > 20 MW Impianti per la fabbricazione di carta e cartoni (> 20 t/giorno) 12
13 Direttiva EU ETS: settori presenti nell Allegato I (3) Impianti per la produzione di nerofumo, compresa la carbonizzazione di sostanze organiche quali oli, bitumi, residui del cracking e della distillazione, ove siano in funzione unità di combustione di potenza termica nominale totale > 20 MW Impianti di produzione di acido nitrico Impianti di produzione di acido adipico Impianti di produzione di gliossale e acido gliossilico Impianti per la produzione di ammoniaca Impianti per la produzione di prodotti chimici organici su larga scala mediante cracking, reforming, ossidazione parziale o totale o processi simili, con una capacità di produzione > a 100 t/giorno Produzione di idrogeno (H 2 ) e di gas di sintesi mediante reforming o mediante ossidazione parziale, con una capacità di produzione superiore a 25 tonnellate al giorno 13
14 Direttiva EU ETS: settori presenti nell Allegato I (4) Impianti per la produzione di carbonato di sodio (Na 2 CO 3 ) e di bicarbonato di sodio (NaHCO 3 ) Cattura, trasporto e stoccaggio geologico in siti di stoccaggio autorizzati ai sensi della Direttiva 2009/31/CE Trasporto aereo (salvo le eccezioni elencate nei punti da a) a j)) 14
15 Direttiva EU ETS: Allegato I, esclusioni Esclusioni: Gli impianti o le parti di impianti utilizzati per la ricerca, lo sviluppo e la sperimentazione di nuovi prodotti e processi e gli impianti che utilizzano esclusivamente biomassa non rientrano nella Direttiva 2003/87/CE. 15
16 Cosa deve fare un azienda? Verificare se rientra nel campo di applicazione della Direttiva 2003/87/CE e del DLgs 216/06 Se rientra chiedere l autorizzazione ad emettre gas ad effetto serra novanta giorni prima prima della data di entrata in esercizio dell'impianto L autorizzazione deve essere richiesta secondo le modalità previste (compilazione di un Piano di Monitoraggio ) L'autorità nazionale competente verifica la completezza e la correttezza della domanda di autorizzazione e rilascia l'autorizzazione ad emettere gas ad effetto serra entro quarantacinque giorni dal ricevimento della domanda. Il suddetto termine e' sospeso nel caso di richiesta da parte dell'autorità nazionale competente di ulteriori informazioni al gestore dell'impianto e fino al ricevimento delle informazioni richieste. 16
17 Cosa deve fare un azienda? Il Gestore dal rilascio dell autorizzazione monitora le emissioni dell anno in corso. Il monitoraggio dovrà svolgersi poi annualmente. Entro il 31 marzo di ogni anno i dati di emissione dell anno precedente devono essere verificati da un ente terzo indipendente Entro il 31 marzo comunica le proprie emissioni di CO2 all Autorità Nazionale Competente nelle modalità previste Entro il 31 marzo le emissioni di CO2 devono essere inserite ed approvate nel Registro delle Emissioni Gestito dall ISPRA Entro il 30 aprile di ogni anno le quote di emissioni verificate vengono confrontate con quelle assegnate nell anno. Entro quella stessa data, il gestore ha l obbligo di restituire un numero di quote d emissione pari alle emissioni di gas serra rilasciate in atmosfera durante l anno precedente. 17
18 I meccanismi dello schema EU ETS Il commercio delle quote (Emissions Trading) Consente ad un paese industrializzato di vendere ad un altro (industrializzato) i diritti in eccesso che derivano da una riduzione delle proprie emissioni al di sotto della soglia per la quale si è impegnato. Quote da comperare Quote Assegnate Emissioni effettive CAP Quote Assegnate Quote da Vendere Emissioni effettive CAP Crediti Utilizzati (emissioni effettive) Crediti Utilizzati (emissioni effettive) 18
19 Esempi di assegnazione quote 19
20 Decreto Legislativo n. 216/2006 smi Principali sanzioni introdotte (art. 20): Chi esercita un attività ETS senza autorizzazione è soggetto a sanzione pecuniaria da a aumentata, per ciascuna tonnellata di CO 2 equivalente emessa in mancanza di autorizzazione, di 40 per il primo periodo di riferimento e di 100 per i periodi di riferimento successivi. Tali soggetti sono tenuti a richiedere l autorizzazione ad emettere entro trenta giorni dall accertamento della violazione; decorso inutilmente tale termine, il Comitato dispone la sospensione amministrativa dell attività dell impianto (art. 20, commi 1 e 2). Il gestore che non comunichi le informazioni necessarie all assegnazione delle quote ai sensi dell art. 12 (raccolta dati per l assegnazione delle quote di emissione) nei tempi e nei modi previsti, è soggetto a sanzione pecuniaria da a Il Comitato diffida il gestore che non ha comunicato le suddette informazioni a comunicarle entro 15 giorni dalla data di ricevimento della diffida. Decorso inutilmente tale termine, il Comitato dispone la sospensione amministrativa dell impianto (art. 20, comma 3). Sono previste pesanti sanzioni anche nei casi in cui le informazioni comunicate ai sensi dell art. 12 risultino false (art. 20, commi 4 e 5), oppure nei casi in cui il gestore non presenti la dichiarazione relativa alle quote emesse, corredata di attestato di verifica, o renda dichiarazione falsa o incompleta (art. 20, comma 6 da a ). E altresì soggetto a sanzione il gestore che entro il 30 aprile di ogni anno non restituisca le quote di emissione nella quantità prevista (art. 20, comma 7 - per ogni quota non restituita di 40 per il primo periodo di riferimento e di 100 per i periodi di riferimento successivi). 20
21 Carbon Management Ambito Volontario
22 Quale può essere il campo di applicazione di carbon management? Trasporto casa- lavoro dei dipendenti/ trasporto per business Fine vita Utilizzo Combustione Elettricità Materie prime PRODUZIONE Prodotto finito Stoccaggio/ punto vendita Trasporti materie prime Processo Calore e vapore importati e consumati Trasporti prodotti finiti FORNITORI 22
23 Step fondamentali: Contabilizzazione, riduzione, compensazione Definizione dell inventario di gas ad effetto serra e relativa quantificazione delle emissioni di GHG. Compensazione tramite l acquisto di crediti di emissione derivanti da società riconosciute a livello internazionale. Riduzione delle emissioni di GHG attraverso apposite attività/modifiche di impianto. Attuazione di progetti specifici di compensazione/ riduzione emissioni di GHG al di fuori dell organizzazione (progetti CDM, JI, VCS) 23
24 Come nasce la norma ISO La norma ISO 14064, che ad oggi è stata adottata e pubblicata anche come norma nazionale UNI ISO 14064, è suddivisa in tre parti che posso essere utilizzate separatamente o come un utile insieme di strumenti integrati per rispondere ai differenti bisogni in materia di dichiarazioni e verifiche delle emissioni dei gas ad effetto serra. UNI ISO UNI ISO UNI ISO
25 Le 3 parti della norma ISO La norma ISO parte 1: UNI ISO :2006 Greenhouse gases - Part 1: Specification with guidance at the organization level for the quantification and reporting of greenhouse gas emissions and removals (Gas ad effetto serra - Parte 1: Specifiche e guida, al livello dell'organizzazione, per la quantificazione e la rendicontazione delle emissioni di gas ad effetto serra e della loro rimozione) A chi si rivolge? Alle organizzazioni ed alle imprese che intendono: progettare, sviluppare, gestire e rendicontare inventari di gas ad effetto serra Quali sono i contenuti? la norma specifica i requisiti ed i principi di processo per progettare, sviluppare, gestire e rendicontare inventari di gas ad effetto serra. N.B.: non riporta specifici criteri o procedure di monitoraggio 25
26 Le 3 parti della norma ISO La norma ISO parte 2: UNI ISO :2006 Greenhouse gases - Part 2: Specification with guidance at the project level for the quantification, monitoring and reporting of greenhouse gas emission reductions and removal enhancements (Gas ad effetto serra - Parte 2: Specifiche e guida, al livello di progetto, per la quantificazione, il monitoraggio e la rendicontazione delle emissioni di gas ad effetto serra o dell'aumento della loro rimozione) A chi si rivolge? Alle organizzazioni ed alle imprese che intendono implementare un progetto per le riduzione e/o per l aumento delle rimozioni delle emissioni di GHG Quali sono i contenuti? la norma specifica i requisiti ed i principi per determinare gli scenari di riferimento e per monitorarne, quantificarne e rendicontarne le prestazioni N.B.: non riporta specifici criteri o procedure di monitoraggio 26
27 Le 3 parti della norma ISO La norma ISO parte 3: UNI ISO :2006 Greenhouse gases - Part 3: Specification with guidance for the validation and verification of greenhouse gas assertions (Gas ad effetto serra - Parte 3: Specifiche e guida per la validazione e la verifica delle asserzioni relative ai gas ad effetto serra") A chi si rivolge? Agli organismi di certificazione Quali sono i contenuti? la norma specifica i requisiti per validare e/o verificare gli inventari di GHG e validare e/o verificare progetti relativi ai gas ad effetto serra (asserzioni sui GHG). Esempi di asserzione sui GHG: 1. Quantificazione delle emissioni o rimozioni di GHG dell organizzazione 2. Prestazione od efficacia dei sistemi interni o dei processi di controllo 3. Prestazione od efficacia dei processi operativi 4. Conformità ai requisiti della ISO e/o ISO
28 Caratteristiche della ISO La norma ISO è una metodologia internazionalmente definita e riconosciuta La norma ISO è neutrale rispetto ai programmi relativi ai GHG: usa cioè termini e concetti ideati per essere compatibili con requisiti di altre iniziative sui GHG, buone pratiche, legislazione e norme. Al fine di avere un ampia e flessibile applicazione, la ISO stabilisce principi e specifica requisiti di processo piuttosto che descrivere specifici criteri e procedure. proprio come per altri standard di applicazione volontaria in ambito ambientale, permette di ricorrere alla certificazione di conformità ISO per comunicare ai propri partner commerciali, clienti o autorità, la propria prestazione in termini di riduzione dei gas serra 28
29 Principi della ISO PERTINENZA: selezionare le sorgenti di GHG, gli assorbitori di GHG, i dati e le metodologie appropriati alle necessità dell utilizzatore previsto COMPLETEZZA: includere tutte le emissioni e rimozioni di GHG pertinenti COERENZA: permettere confronti significativi tra le informazioni relative ai GHG ACCURATEZZA: ridurre gli errori sistematici e le incertezze per quanto possibile nell applicazione pratica CONSERVATIVITÀ: usare ipotesi e procedure atte a garantire che le riduzioni delle emissioni o gli aumenti delle rimozioni dei GHG non siano sovrastimati TRASPARENZA: divulgare informazioni relative ai GHG sufficienti ed appropriate in modo da permettere agli utilizzatori previsti di prendere decisioni con ragionevole fiducia 29
30 Carbon footprint e ISO L espressione carbon footprint è diventata molto popolare negli ultimi anni ed è sempre più usata dai media. Nonostante l uso diffuso, non esiste ancora un completo accordo sulla precisa definizione di cosa sia il carbon footprint La definizione più diffusa (anche secondo il Joint Research Center JRC istituto a servizio della Commissione Europea) è la seguente: Carbon footprint (CF) is the overall amount of carbon dioxide (CO 2 ) and other greenhouse gas emissions (CH 4, N 2 O, HFCs, PFCs, SF 6 ) associated with a product (goods and services) along its life cycle. Product Life Cycle = supply chain + use + end-of-life 30
31 Carbon footprint e ISO Come valutare un carbon footprint? Il carbon footprint è un sottoinsieme dei dati derivanti da uno studio di tipo Life Cycle Assessment (LCA). CF consiste pertanto in uno studio LCA la cui analisi si limiti alle emissioni che hanno effetto sul fenomeno del global warming. 31
32 Carbon footprint e ISO Un carbon footprint, pertanto: E basato sulle metodologie fornite dalle norme ISO e Prevede requisiti di robusta qualità dei dati e della documentazione atta a supportarli Prevede di comunicare i risultati in maniera comprensibile e trasparente (in accordo a quanto previsto dalla norma ISO 14025, Etichette e dichiarazioni ambientali Dichiarazioni ambientali di tipo III ). Prevede una fase di revisione indipendente 32
33 Carbon footprint e ISO La norma ISO E allo studio dell ISO (ISO/TC 207/SC 7/WG 2) una norma specifica sul carbon footprint: la ISO (carbon footprint of products). 33
34 PAS 2050 La norma PAS 2050 Ad oggi lo standard esistente per il CF probabilmente più noto è la norma PAS 2050, elaborata in Inghilterra dal BSI (British Standard Institute), dal Carbon Trust e dal DEFRA (Department of Environment, Food and Rural Affairs). Oltre alla PAS 2050 è stata pubblicata una guida che illustra come applicare la norma: Guidance to PAS
35 Il Water Footprint ISO 14046, Water footprint Requirements and guidelines: Preliminary Work Item Water Footprint Network: Water Footprint Assessment Manual Si basano su studi di LCA 35
36 Studi di LCA (Life Cycle Assessment) - Revisione Critica
37 Cos è la LCA Life cycle assessment (LCA) è uno strumento per analizzare le implicazioni ambientali di un prodotto lungo tutte le fasi del suo ciclo di vita, ossia l estrazione delle materie prime, la lavorazione dei materiali, l assemblaggio del prodotto, l uso e lo scenario di fine vita ( dalla culla alla tomba ). Le implicazioni ambientali coprono tutti i tipi di impatto sull ambiente, come il consumo di risorse e l emissione di sostanze pericolose. 37
38 Revisione critica dell analisi LCA L LCA è un procedimento oggettivo di valutazione dei carichi energetici ed ambientali relativi ad un processo/prodotto. E regolato a livello internazionale dalle Norme ISO e ISO L analisi LCA si svolge in 4 distinte fasi secondo la norma ISO 14040, 14044: Step 1: Definizione dell'obiettivo, dello scopo dell LCA. I prodotti o servizi effettuati nello studio e i confini dell analisi LCA. Step 2: Inventario del ciclo di vita. Quantificare l'energia e le materie prime in ingresso e le emissioni ambientali associate ad ogni fase del ciclo di vita. Step 3: Analisi degli impatti. Valutare gli impatti sulla salute umana e l'ambiente Step 4: Analisi dei risultati. Valutare l'opportunità di ridurre l'energia, i materiali, o l'impatto ambientale in ogni fase del ciclo di vita del prodotto. 38
39 Esempio di Studio di tipo LCA 39
40 Revisione critica dell analisi LCA L attività di Bureau Veritas nell analisi dell LCA : Verificare che i metodi utilizzati per eseguire l LCA siano coerenti con la norma ISO e ISO Verificare che i metodi utilizzati per eseguire l LCA siano validi dal punto di vista scientifico e tecnico. Verificare che i dati utilizzati siano appropriati e ragionevoli in rapporto agli obiettivi dello studio Verificare che le interpretazioni riflettano le limitazioni identificate e l obiettivo dello studio Verificare che il rapporto sullo studio sia trasparente e coerente A seguito della della verifica di Critica Review verrà emesso un report tecnico con l esito della valutazione della Revisione Critica. 40
41 Life Cycle Thinking Screening caratterizzazione prodotto/servizio Analisi LCA Critical Review Considerazioni finali/ Etichettature
42 Certificazione EPD
43 EPD Cosa è? Nel panorama attuale delle certificazioni ambientali, la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (Environmental Product Declaration, EPD), quale etichetta di tipo III, rappresenta uno strumento di gestione ambientale innovativo, capace di valutare gli impatti ambientali di un prodotto o di un servizio associati al suo intero ciclo di vita e di comunicarli in modo CREDIBILE all esterno. L OGGETTIVITÀ dei dati e delle informazioni contenuteall interno della Dichiarazione Ambientale di Prodotto è supportata dall utilizzo della Valutazione del Ciclo di Vita (Life Cycle Assessment, LCA), come metodologia per la quantificazione dei carichi energetici ed ambientali di un prodotto o di un servizio lungo tutto il suo ciclo di vita (norme serie ISO 14040). 43
44 Come ottenere l EPD L EPD del singolo prodotto deve essere realizzato sulla base delle specifiche contenute nella PCR (Product Category Rules). La PCR riporta: gli elementi principali da considerare nello sviluppo della LCA (Life Cycle Assessment) del singolo prodotto; le informazioni che devono essere inserite nella relativa EPD. REQUISITI SPECIFICI DI PRODOTTO (PCR) STUDIO LCA DICHIARAZIONE AMBIENTALE DI PRODOTTO 44
45 Etichettatture di terzo tipo: caratteristiche chiave Credibilità Verifica di terza parte Comparabilità Partecipazione degli Stakeholder (PCR) Oggettività LCA 45
46 Certificazione EPD L EPD del singolo prodotto deve essere realizzato sulla base delle specifiche contenute nella PCR che riporta le indicazioni necessarie per condurre uno studio di LCA su tutti gli impatti generati lungo l intero ciclo di vita del prodotto. Come opera Bureau Veritas? Per garantire credibilità, Bureau Veritas offre una verifica esterna di terza parte che prevede: raccolta di dati basati sull LCA e la scelta dei metodi utilizzati che sono effettuati nel rispetto della ISO 14040/14044 e della PCR di riferimento, risultati dell'analisi di inventario e dei calcoli di valutazione d'impatto che sono effettuate utilizzando metodi prescritti. 46
47 Perchè fare uno studio LCA ed un EPD? Risponde all esigenza di comunicare dati ambientali in modo standardizzato Per poter svolgere un confronto imparziale tra diversi prodotti Per comunicare i dati ambientali relativi ad un prodotto/servizio lungo tutta la filiera produttiva Semplificare lo scambio di informazioni a supporto degli acquisti verdi sia pubblici che privati Per monitorare il miglioramento delle prestazioni ambientali dei prodotti/servizi Agevolare il processo di miglioramento dei prodotti all interno dell azienda (Eco-desigh) 47
48 Certificazione ISO 50001
49 Framework Obiettivo comunitario da raggiungere entro il 2020 (pacchetto clima): 20% riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra 20% miglioramento dei processi energetici 20% energia da fonti rinnovabili (17% per l Italia) 10% biocombustibili nei consumi globali di carburanti per il trasporto 49
50 La Norma ISO Nel mese di luglio 2009 è stata pubblicata la norma EN 16001:2009, relativa ai sistemi di gestione dell'energia. Con la pubblicazione della norma ISO Sistemi di gestione dell'energia - Requisiti e linee guida per l'uso ( Energy management systems - Requirements with guidance for use ), nel mese di giugno 2011, anche a livello internazionale è stata raccolta la "sfida" lanciata dal CEN per l'uso efficiente dell'energia. 50
51 La Norma ISO Specifica i requisiti per creare, avviare, mantenere e migliorare un sistema di gestione dell'energia. Il sistema consente all'organizzazione di avere un approccio sistematico al continuo miglioramento della propria efficienza energetica. La norma descrive i requisiti per un continuo miglioramento sotto forma di un più efficiente e più sostenibile uso dell'energia, senza tener conto della sua forma. La norma però non definisce specifici criteri di prestazione energetica. La norma è applicabile ad ogni organizzazione che voglia essere conforme alla propria politica energetica e dimostrare tale conformità ad altri mediante autovalutazione e autodichiarazione di conformità o mediante certificazione di terza parte del proprio sistema di gestione dell'energia. 51
52 La Norma ISO Un Sistema di Gestione dell Energia può essere implementato indipendentemente da altri Sistemi di Gestione. La norma è stata tuttavia scritta in modo da armonizzarsi pienamente con gli altri standard ISO sui sistemi di gestione; in particolar modo, la ISO può integrarsi senza difficoltà con lo standard ISO 14001: il Sistema di Gestione dell Energia che definisce potrebbe diventare una "componente" di un Sistema di Gestione Ambientale di un organizzazione. 52
53 Certificazione Biocarburanti e Bioliquidi
54 Framework Obiettivo comunitario da raggiungere entro il 2020 (pacchetto clima): 20% riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra 20% miglioramento dei processi energetici 20% energia da fonti rinnovabili (17% per l Italia) 10% biocombustibili nei consumi globali di carburanti per il trasporto Rinnovabile Sostenibile La sostenibilità diventa condizione necessaria per il raggiungimento degli obiettivi sopra indicati. Incentivi statali Direttiva 2009/28/CE (RED) e la Direttiva 2009/30/CE definiscono i criteri di sostenibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi. Decreto Legislativo 3 marzo 2011, n. 28: Attuazione della direttiva 2009/28/CE Decreto Legislativo 31 marzo 2011, n. 55: Attuazione della Direttiva 2009/30/CE Decreto interministeriale del smi 54
55 DI QUALI PRODOTTI SI PARLA? Biocarburanti: carburanti liquidi o gassosi per i trasporti ricavati dalla biomassa; Bioliquidi: combustibili liquidi per scopi energetici diversi dal trasporto, compresi l elettricità, il riscaldamento ed il raffreddamento prodotti dalla biomassa Direttiva 2009/28/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 Aprile 2009 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE 55
56 DI QUALI PRODOTTI SI PARLA? PRINCIPALI BIOCARBURANTI Il bioetanolo è prodotto dalla fermentazione di biomasse ricche di zuccheri, come il mais, le vinacce, le barbabietole. Ultimamente ci si sta orientando verso la produzione di bioetanolo a partire da biomasse legnose, evitando così l uso di biomasse destinabili a scopi alimentari. Il bioetanolo può essere utilizzato in motori a benzina, miscelato con il carburante tradizionale. In campo energetico, il bioetanolo può essere utilizzato direttamente come componente per benzine o per la preparazione dell'etbe (EtilTerButilEtere). Il biodiesel viene prodotti dagli oli vegetali. A loro volta, gli oli sono estratti da semi di determinate piante, come il girasole, la colza, la palma. Recentemente sono stati prodotti biodiesel a partire da oli di scarto, come l olio di frittura. La ricerca è impegnata a sviluppare sistemi che permettano l uso delle alghe per la produzione di biodiesel.il biodiesel può essere utilizzato in motori diesel, miscelato con il gasolio. Il biometano è il gas prodotto dalla purificazione del biogas, avente caratteristiche tali da consentirne l immissione nella rete del gas naturale. Il biometano può essere utilizzato senza particolari precauzioni nei veicoli a metano. 56
57 CRITERI DI SOSTENIBILITA PREVISTI I biocarburanti non devono essere prodotti a partire da materie prime ottenute su terreni che presentano un elevato valore in termini di biodiversità (foreste primarie, aree protette, terreni erbosi aòta biodiversità o naturali) o su terreni che presentano un elevato stock di carbonio (zone umide, zone boschive con determinate caratteristiche) o su terreni che erano torbiere nel Gennaio Risparmio emissioni gas ad effetto serra pari almeno al 35%. Per gli impianti già in servizio al 23 Gennaio 2008 a partire dal 1 Aprile Risparmio emissioni gas ad effetto serra pari almeno al 50%: A partire dal 1 Gennaio Risparmio emissioni gas ad effetto serra pari almeno al 60%: per i biocarburanti prodotti negli impianti entrati in produzione dal o dopo il 1 Gennaio 2017: solo a partire dal 1 Gennaio
58 SOGGETTI COIVOLTI Operatori Economici lungo tutta la filiera della produzione/vendita dei biocarburanti e dei bioliquidi: Coltivatore Cooperative di raccolta Spremitori Distillerie (vinacce) Società di Rendering - Colatore (grassi animali) Società di raccolta e filtrazione UCO (olii esausti di cucina) Produttori materie intermedie filiera biocarburanti e/o bioliquidi Produttori biocarburanti e/o bioliquidi Trader L Operatore Obbligato che immette in consumo non si deve Certificare Le Raffinerie di Petrolio si devono certificare solo se fanno trading o blanding o altre attività per terzi. 58
59 Quali sono gli obblighi dei fornitori? A decorrere dal 1 Gennaio 2012, entro il 31 Gennaio di ciascun anno, i fornitori (soggetto obbligato sottoposto al pagamento delle accise) trasmettono al Ministero Ambiente, tramite l ISPRA, una relazione, sui combustibili per i quali hanno assolto l accisa, in cui sono specificate: a) il quantitativo totale di ciascun tipo di combustibile o di energia forniti con l indicazione del luogo di acquisto e dell origine; b) le relative emissioni di gas ad effetto serra prodotte durante il ciclo di vita per unità di energia. La relazione è accompagnata dai documenti comprovanti l avvenuto accertamento dei criteri di sostenibilità forniti dagli operatori economici. 59
60 Quali sono gli obblighi degli operatori economici? Rilasciano al fornitore al momento della cessione di ogni partita di biocarburanti, copia di un certificato di sostenibilità relativo all origine, al luogo di acquisto e alle emissioni di gas ad effetto serra prodotte durante il ciclo di vita, per unità di energia della stessa partita rilasciato: nell ambito del Sistema nazionale di certificazione, o Nell ambito di un sistema di certificazione riconosciuto dalla Comunità Europea. SANZIONI: L operatore economico che produce l autocertificazione in forma incompleta, inesatta o difforme, è punito con la sanzione amministrativa da a Euro. 60
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