Capitolo primo Van Gogh: gallerista, predicatore e pittore

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1 Capitolo primo Van Gogh: gallerista, predicatore e pittore Disegnare una figura di contadino in azione, ti ripeto, è questo una figura essenzialmente moderna, proprio il nocciolo dell arte moderna, cosa che né i Greci, né il Rinascimento né la vecchia scuola olandese hanno fatto. Vincent Van Gogh al fratello Theo, luglio Vincent Van Gogh giunse a Auvers-sur-Oise il 20 maggio 1890, con la speranza di trovarvi soggetti per i suoi quadri e la soluzione ai problemi fisici e psicologici che lo tormentavano. Auvers si stagliava contro «una lunga catena montuosa divorata al suo interno da cave di pietra», e si estendeva lungo il fiume Oise. «Auvers è molto bello, scriveva Van Gogh al fratello Theo. Molti vecchi tetti di paglia in mezzo agli altri e ciò è già una cosa rara è una campagna molto caratteristica e pittoresca». Trent anni prima Charles François Daubigny, un pittore della Scuola di Barbizon che Van Gogh ammirava, aveva costruito una casa a Auvers e vi aveva vissuto fino al 1887, anno della sua morte. L artista aveva ragione di sperare che il dottor Paul-Ferdinand Gachet sarebbe stato in grado di formulare una diagnosi della sua misteriosa malattia e il paesaggio di Auvers prometteva di fornire molto materiale per l ambizioso programma pittorico che era determinato a portare avanti. Van Gogh aveva trentasette anni. Non si sapeva se la sua logorante condizione di malato fosse temporanea o meno, ma nella sua vita di pittore aveva raggiunto un punto decisivo. Sebbene lavorasse come artista a tempo pieno da soli dieci anni, aveva prodotto più di seicento tele e un numero quasi pari di disegni, e negli ultimi tempi aveva cominciato a ricevere qualche riconoscimento. Alcuni suoi quadri erano stati esposti a Parigi e a Bruxelles, e il suo lavoro aveva ottenuto l approvazione dei critici. Quattro mesi prima, in un lungo articolo sul pri-

2 6 l espressione afflitta dei nostri tempi mo numero di «Mercure de France», il poeta simbolista Georges-Albert Aurier lo aveva salutato come «grande pittore» e come «degno discendente degli antichi maestri olandesi». Van Gogh godeva di una posizione estremamente favorevole all interno del mercato dell arte d avanguardia che, sebbene ancora in fase embrionale, era ormai in grande espansione. In primo luogo suo fratello Theo era un gallerista che gli passava regolarmente uno stipendio. I fratelli Van Gogh erano nati in una famiglia ben inserita nel commercio di opere d arte: tre loro zii erano mercanti d arte affermati, le cui gallerie ad Amsterdam, Rotterdam e L Aja avevano dato loro grande prestigio negli ambienti olandesi. Tramite uno di questi zii, il pittore era entrato come apprendista da Goupil & Cie, la più importante galleria internazionale di Parigi. Vincent aveva lasciato il lavoro nel 1876, ma Theo, anch egli impiegato da Goupil, aveva trovato il modo di diventare amministratore della filiale di Montmartre. Si era trovato così a dover trattare la controversa produzione artistica degli impressionisti. Sebbene Van Gogh avesse venduto solamente un quadro e suo fratello fosse uno dei più importanti mercanti d arte d avanguardia di Parigi, un decennio è comunque un lasso di tempo esiguo perché un artista si possa affermare. Sei anni di esperienza da Goupil avevano dato a Van Gogh una sofisticata e talvolta disillusa capacità di comprendere il mercato dell arte, tema questo di cui spesso parlava nelle sue lettere: «Fortunatamente per loro è molto facile vendere dei quadri per bene in un posto per bene a signori per bene. Dopo che il distinto Albert [Goupil] ce ne ha dato la ricetta, aveva detto a Theo nel giugno del Niente, affermava giustamente, faciliterebbe maggiormente da noi la vendita dei quadri, della possibilità di farli accettare come oggetti di ornamento delle case borghesi. Come avveniva un tempo in Olanda». L artista aveva capito inoltre il funzionamento del mercato dell arte. Aveva spiegato al fratello ciò che gli economisti avrebbero definito come «costo opportunità», cui quest ultimo si esponeva quando investiva in certi quadri, e sottolineava come Theo sprecasse il proprio denaro acquistando quadri dell allora sconosciuto Paul Gauguin. Ex agente di cambio, Gauguin aveva abbandonato gli

3 van gogh: gallerista, predicatore e pittore 7 affari dopo il crollo dei mercati del 1882). «Un giorno, sosteneva Van Gogh, si venderanno», ma nel frattempo «dovranno forse per qualche anno immobilizzare anche gli interessi delle somme che costano». Theo conosceva fin troppo bene il rischio che comportava la speculazione sulle opere di pittori sconosciuti. Per anni aveva generosamente riservato una parte del suo sostanzioso salario (circa settemila franchi l anno più le commissioni) per garantire al fratello uno stipendio di duecentoventi franchi al mese in cambio delle tele che Vincent dipingeva. Con 2660 franchi all anno, le entrate di Van Gogh corrispondevano a circa un quarto del reddito annuale di un medico o di un avvocato francesi circa diecimila franchi, ma erano pari a una volta e mezzo il salario che era sufficiente al postino Joseph Roulin, soggetto di quattro ritratti dipinti dall artista, per mantenere i suoi tre bambini ad Arles. Van Gogh accettava le donazioni di Theo di buon grado, ma naturalmente si rifiutava di considerarle un gesto di carità. Preferiva credere che la sua relazione col fratello fosse strettamente professionale; le elargizioni di Theo, secondo lui, erano normali pagamenti fatti da un gallerista a un artista per i quadri che dipingeva. «Anche se la tua esimia persona volesse stracciare quanto faccio, scriveva, o magari non occuparsene per nulla, non ho alcun diritto di averci a ridire. Soltanto però se mi permetterai di considerarla una compera da parte tua». Il mecenatismo del fratello aveva permesso a Van Gogh di evolvere artisticamente e a Theo di liberarsi dalle costanti richieste di denaro a cui Vincent lo sottoponeva. Per Vincent era molto importante considerare Theo come suo socio in una comune impresa creativa. «Questo per dirti che se tu dipingi in modo indiretto, sei però più produttivo di me, scriveva nel giugno del Più tu diventerai compiutamente mercante, più tu diventerai artista». In fondo a quella stessa lettera aggiungeva: «Se sarò riuscito a far entrare il denaro speso sotto forma di capitale, non avrò fatto che il mio dovere. E poi quello in cui mi voglio esercitare è il ritratto». Quando Van Gogh si trasferì a Auvers era un ritrattista affermato, sebbene per nulla convenzionale. Così

4 8 l espressione afflitta dei nostri tempi quando decise di ritrarre il dottor Gachet, un personaggio importante del luogo, sperava forse di ottenere altre commissioni. Il più introspettivo e metafisico dei ritratti di Van Gogh è nato anche da considerazioni di ordine pratico e commerciale. Infanzia e prima giovinezza, Vincent Van Gogh era nato in una famiglia medioborghese il 30 marzo 1853, a Groot-Zundert, una città della Brabantia, nel Sud dei Paesi Bassi, non lontano dal confine con il Belgio più vicino ad Anversa che ad Amsterdam. Suo padre, Theodorus Van Gogh, era un pastore della Chiesa olandese riformata; sua madre, Anna Cornelia Carbentus, era figlia di un rilegatore di libri che aveva lavorato presso la corte olandese dell Aja. Vincent ricevette un eccellente istruzione superiore nelle scuole locali, dove acquisì buone basi sia di francese sia d inglese. Il 30 giugno 1869, all età di sedici anni, Van Gogh cominciò a L Aja il suo apprendistato da Goupil & Cie, una galleria che in origine era appartenuta a suo zio Cent Van Gogh. La galleria dell Aja occupava il primo piano di un bel palazzo ottocentesco, che si affacciava sull elegante piazza del Plaats. L interno assomigliava a una grande casa vittoriana, con le stanze tetre piene di mobili massicci e le pareti tappezzate di quadri scuri. Uomo d affari acuto e cosmopolita, Cent Van Gogh aveva dato vita a un commercio fiorente, trattando principalmente pittura olandese dell epoca. Nel 1858 aveva venduto tutto a Goupil in cambio di una quota nella società francese e si era trasferito a Parigi. La galleria Goupil era stata fondata nella capitale francese nel 1827 da Adolphe Goupil, editore di stampe che riproducevano importanti dipinti antichi e contemporanei, molti dei quali oggi dimenticati. Per ottenere i diritti di riproduzione per incisioni e litografie di quadri contemporanei, Goupil acquistava intere partite di tele. La sua attività di gallerista cominciò forse proprio con la vendita di quadri che aveva riprodotto in stampa. Grazie alle stampe e alle fotografie (la fotografia era stata inventata ne-

5 van gogh: gallerista, predicatore e pittore 9 gli anni Trenta dell Ottocento), Goupil aveva creato le condizioni per un mercato di massa delle riproduzioni. Negli anni Sessanta la galleria aveva filiali non solo a L Aja, ma anche a Bruxelles, Berlino, Londra e New York (quest ultima prese successivamente il nome di Knoedler). Sebbene fosse all avanguardia nella gestione dei suoi affari internazionali, Adolphe Goupil aveva un gusto alquanto convenzionale. La galleria si specializzò in tele costose di famosi artisti contemporanei che esercitavano un certo potere come membri dell Accademia di Francia e dovevano la propria fama ai premi e alle medaglie vinte al Salon di Parigi, l annuale (o biennale) esposizione-concorso di arte contemporanea (il Salon attraeva migliaia di visitatori e l interesse della stampa, e fino agli anni Ottanta dell Ottocento fu senza dubbio la più importante esposizione di pittura francese). Il ventaglio di celebri artisti che facevano capo a Goupil comprendeva William-Adolphe Bouguereau, Alexandre Cabanel, Jean-Louis-Ernest Meissonier e Jean-Léon Gérôme, genero del gallerista. Si consideravano eredi della tradizione francese di pittura storica, magistralmente rappresentata dal pittore seicentesco Nicolas Poussin, con i suoi cupi quadri dai soggetti classici, biblici e mitologici: Il ratto delle Sabine e La morte di Germanico. L Accademia di Francia considerava la pittura storica il più alto dei generi pittorici, ben al di sopra dei paesaggi, dei ritratti, delle nature morte e delle scene di genere (scene di vita quotidiana). I quadri storici proponevano messaggi allegorici che esaltavano il coraggio, l onore, il dovere e il fato, e in teoria dovevano servire a istruire e ispirare il pubblico e a celebrare lo Stato francese. A metà dell Ottocento, nella maggioranza dei casi, gli artisti riproducevano accuratamente melodrammi letterari e storici, come l episodio in cui Andromaca combatte contro i soldati nemici per proteggere un bambino da morte certa o l arresto di Charlotte Corday. Al Salon del 1864 Meissonier espose una piccola scena di Napoleone a cavallo che guida il suo esercito in mezzo alla neve. Cinque anni prima i recensori francesi del Salon avevano notato (e solo alcuni con rimpianto) il declino della pittura storica e la proliferazione delle scene di genere e dei paesaggi.

6 10 l espressione affranta del nostro tempo Adolphe Goupil, la cui galleria prosperava grazie all arte accademica, ignorava la crescente popolarità dei pittori paesaggisti, come Camille Corot e i membri della Scuola di Barbizon Charles François Daubigny, Theodore Rousseau e Constant Troyon. Questi dipinsero fra gli anni Trenta e Quaranta dell Ottocento, spesso sul limitare della foresta di Fontainbleau, e apparentemente le loro opere non si allontanavano molto dalle consuetudini pittoriche dell epoca. I pittori di Barbizon si proponevano di riprodurre fedelmente la natura disegnando all aperto, per poi completare i quadri in atelier, e proprio in questo risiedeva la loro carica innovativa. Elogiati dal critico Jules Castagnary per la loro «melanconia, eleganza e tetra grandezza», i romantici paesaggi di Barbizon vendevano bene a Parigi, Amsterdam e New York. La passione per le immagini dell inviolata campagna francese, con le sue ampie vedute e i cieli incantevoli, si diffondeva naturalmente quando l Europa era ormai sempre più industrializzata; gli industriali stessi acquistavano moltissimi quadri della Scuola di Barbizon. «La natura era l universo desiderato, come scriveva lo storico dell arte Robert Herbert, la coniugazione del mondo interiore del libero istinto e di quello esteriore fatto di campi, foreste, rive e spiagge». Anche Van Gogh si interessava alla pittura della Scuola di Barbizon. Nel 1874 elencava Corot e Rousseau fra i pittori che più ammirava, e cominciava a esprimere il proprio entusiasmo per le scene spesso sentimentali, e non prive di un certo messaggio politico, dipinte da Jean-François Millet, che ritraevano contadini al lavoro nei campi (riguardo all Angelus di Millet, scriveva a Theo: «È bellezza e poesia»). Grazie agli anni trascorsi presso Goupil, Van Gogh conosceva certamente le correnti pittoriche francesi più radicali, come il realismo di Gustave Courbet, che al Salon del 1850 aveva irritato il gusto comune con Funerale a Ornans e Gli spaccapietre, due tele che ritraevano paesani e manovali in una dimensione tradizionalmente riservata alla pittura storica. «La pittura è essenzialmente un arte concreta, dichiarava Courbet nel 1861, e può essere unicamente la rappresentazione di cose realmente esistenti». Van Gogh conosceva probabil-

7 van gogh: gallerista, predicatore e pittore 11 mente anche Édouard Manet, che nel 1863 aveva esposto il suo Colazione sull erba, una scena di vita contemporanea in cui una donna nuda fa colazione nel bosco con due uomini impeccabilmente vestiti. A L Aja Van Gogh, che era allora un dipendente che lavorava duro, era stato incaricato di vendere fotografie, una sezione della galleria significativamente in crescita. Nel giugno del 1873 l amministrazione di Goupil lo promosse affidandogli un incarico presso la sede londinese. Nel frattempo Cent Van Gogh aveva assicurato un posto al fratello Theo (di quattro anni più giovane) nella filiale di Goupil a Bruxelles; poco dopo la partenza di Vincent per l Inghilterra, Theo si trasferì a L Aja. Il 15 maggio 1875 i soci francesi di Goupil, impazienti forse di avere il nipote del loro collega olandese sotto la propria supervisione, fecero trasferire Vincent alla sede centrale di Parigi, al numero 2 di Place de l Opera. Nella capitale francese Van Gogh sviluppò progressivamente un senso d insoddisfazione per la propria condizione e una certa ostilità nei confronti della galleria, tanto che, nel tempo libero, si dedicava allo studio della Bibbia. Il 1º aprile 1876, all età di ventitre anni, Vincent veniva licenziato. Il Belgio e i Paesi Bassi, Quando lasciò la galleria, Van Gogh sembrava determinato a seguire la carriera del padre e a servire nella Chiesa protestante. Trascorse i quattro anni seguenti a cercare un posto come pastore. Dopo aver insegnato, aver lavorato in una libreria ed essersi dedicato allo studio della teologia, riuscì a diventare apprendista predicatore nel Borinage, il desolato distretto minerario belga, quasi al confine con la Francia. Quando non gli rinnovarono il contratto, chiese di poter portare avanti ugualmente il duro lavoro intrapreso con i minatori; allo stesso tempo cominciò a fare numerosi schizzi e a migliorare le sue capacità di disegnatore. Nell ottobre del 1880 Van Gogh, ormai ventisettenne, aveva deciso di diventare un artista e si era iscritto all Académie des Beaux-Arts di Bruxelles. Solo a posteriori si può com-

8 12 l espressione afflitta dei nostri tempi prendere come il suo percorso, apparentemente eccentrico, da gallerista a pastore protestante e infine ad artista segua piuttosto una progressione logica. Van Gogh considerava la pittura alla stregua di una vocazione religiosa, e al contempo creava quadri per i quali sperava di trovare un mercato. Nei cinque anni seguenti dipinse in Belgio e nei Paesi Bassi (a L Aja, ad Anversa e nei villaggi di Etten e Nuenen, dove vivevano i suoi genitori). Sin dall inizio scelse di raffigurare la classe proletaria (contadini, operai tessili, anziani reduci di guerra di cui catturava le desolate e anguste condizioni di vita con uno stile enfatico fatto di linee appena abbozzate). I suoi primi lavori (di quello che successivamente sarà chiamato il periodo olandese) culminarono in un quadro che ritraeva un gruppo di contadini seduti a tavola, che intitolò I mangiatori di patate. Era un dipinto monumentale, scuro, meditabondo, reverenziale; le figure erano goffamente disegnate con uno stile così esagerato da rasentare la caricatura, in netto contrasto con il precetto naturalista di trasmettere il significato metaforico della famiglia che si riunisce per la cena. Lui stesso spiega così il suo proposito: Ho cercato di sottolineare come questa gente che mangia patate al lume della lampada, ha zappato la terra con le stesse mani che ora protende nel piatto, e quindi parlo di lavoro manuale e di come essi si siano onestamente guadagnato il cibo. Ho voluto rendere l idea di un modo di vivere che è del tutto diverso dal nostro di gente civile. Quindi non sono per nulla convinto che debba piacere a tutti o che tutti lo ammirino subito.