COSÌ SI POSSONO PROTEGGERE LE VIE RESPIRATORIE

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1 di Luciano Villa* COSÌ SI POSSONO PROTEGGERE LE VIE RESPIRATORIE I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE E LE NORME DELLA 626 RELATIVE ALLA VALUTAZIONE DEI RISCHI P resentiamo un approfondimento sul tema dei DPI adatti a proteggere le vie respiratorie, i cosiddetti APVR: norme europee di riferimento e tutte le diverse tipologie specifiche per ogni situazione. Il ricorso ai dispositivi di protezione individuale, in particolare per le vie respiratorie, è motivato dai risultati della valutazione dei rischi in base al D.Lgs. 626/94 e successive modifiche ed integrazioni, laddove, una volta espletata la realizzazione di misure tecniche preventive, l utilizzo di mezzi di protezione collettiva e di metodi riorganizzativi del lavoro, si riscontra un rischio residuo prevenibile soltanto con l adozione di adeguati DPI. Normativa di riferimento La specifica normativa di riferimento si identifica, tra l altro, nella norma UNI * Dirigente Medico del Lavoro dell Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna, Professore a c. Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro, Università degli Studi di Pavia; CC/OMS - Dipartimento di Medicina del Lavoro Università degli Studi di Milano. Sui luoghi di lavoro una volta portate a termine le misure tecniche di prevenzione, si possono ulteriormente ridurre i rischi residui utilizzando i cosiddetti Dpi. Il quadro della normativa di riferimento e la classificazione di questi strumenti. La protezione da polveri e le caratteristiche principali dei filtranti, dei filtri antigas e dei respiratori combinati (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) del 1998, considerabile come una guida all utilizzo e alla scelta degli apparecchi di protezione delle vie respiratorie, nei D.Lgs.475/92 e 626/94 e dal D.M. del 02/05/02, ricordando che gran parte delle basi teoriche e delle modalità di utilizzo dei DPI derivano dalle pubblicazioni OSHA del 1971, ultima revisione nel Ogni DPI deve essere infatti conforme alle norme europee EN. In tabella 1 sono riportate le principali norme europee per quanto concerne i respiratori a filtro. Si consiglia di verificare la conformità del dispositivo al D.Lgs. 475 osservando la marcatura CE apposta sul respiratore e/o sulla confezione. Tab. 1 - Principali norme europee EN sui respiratori a filtro Norma europea EN 149 EN 140 EN 143 EN 141 EN 136 EN 405 Tipologia di DPI Facciali filtranti antipolvere Semimaschere, quarti di maschera Filtri antipolvere Filtri antigas e combinati Maschere intere Facciali filtranti antigas e combinati 45

2 Classificazione Dal momento che sono designati all'impiego in situazioni pericolose, il D.Lgs. 475/92 classifica tutti i DPI destinati alla protezione delle vie respiratorie nella III categoria, vale a dire tra quelli di progettazione complessa, destinati a proteggere contro rischi mortali od irreversibili che la persona non può individuare in tempo utile per mettersi in salvo. Inoltre questi DPI sono soggetti alla procedura di addestramento obbligatorio, a prescindere dalla complessità o meno del dispositivo stesso. Funzioni Non si trovano dispositivi in grado di proteggere da tutti i rischi presenti ma occorre valutare respiratori specifici per ogni situazione. I DPI respiratori rivestono di conseguenza tre importanti funzioni: - abbattere l assorbimento di composti chimici tossici a livello dell apparato respiratorio; - neutralizzare l effetto asfissiante o da carenza di ossigeno; - minimizzare l effetto irritativo a livello dell albero respiratorio. 2) APVR a filtro, dipendono dall aria dell ambiente, fanno diventare respirabile l aria ambiente per mezzo di una opportuna filtrazione. Classificazione degli APVR isolanti Gli APVR isolanti si distinguono in: - APVR isolanti non autonomi, il lavoratore riceve da un condotto di alimentazione l aria respirabile proveniente da una sorgente non inquinata, ne risulta una possibilità di movimento limitata dalla lunghezza della conduttura; - APVR isolanti autonomi, l addetto trasporta il respiratore, che gli garantisce una grande autonomia di movimento; tuttavia, per le dimensioni ed il peso dell attrezzatura, i suoi movimenti possono trovarsi limitati negli spazi angusti, come pure la sua capacità lavorativa nei lavori pesanti. APVR a filtro I respiratori a filtro costituiscono i dispositivi solitamente più impiegati, generalmente sono composti da un facciale (semimaschera, boccaglio, maschera intera, semimaschera filtrante) dotato d un sottofiltrante idoneo a bloccare gli areosol solidi e/o liquidi (filtri antiparticelle), i gas o vapori (filtri antigas) o entrambi (filtri combinati). Gli APVR devono: - fornire per quanto possibile livelli elevati di protezione; - essere innocui, leggeri, solidi, rispondere a criteri di ergonomia; - limitare il meno possibile il campo visivo e la vista dell utilizzatore; - essere compatibili con l uso di occhiali e dotati di una nota informativa del fabbricante. Le parti devono essere facilmente montabili ed assicurare una appropriata protezione dagli agenti biologici se destinate a questo uso specifico. Suddivisione degli APVR a filtro Gli APVR a filtro si dividono in: facciali filtranti antipolvere (norma europea EN 149) per la protezione da polveri, fibre, fumi e nebbie. Il filtro (in fibra polipropilenica ca- Categorie funzionali I DPI destinati a proteggere le vie respiratorie o apparecchi di protezione delle vie respiratorie (APVR) dal punto di vista funzionale si distinguono in due grandi categorie: 1) APVR isolanti, sono indipendenti dall atmosfera ambientale, isolando le vie respiratorie del lavoratore, in quanto gli somministrano aria da una sorgente alternativa, non inquinata; QUANDO SI DEVONO USARE GLI APVR ISOLANTI? Gli apparecchi isolanti vengono generalmente utilizzati in condizioni di elevatissimo inquinamento, quando occorre proteggere in modo particolare il soggetto da concentrazioni dei contaminanti superiore ai limiti di utilizzo dei respiratori a filtro, in attività con gas/vapori inodori o con soglia olfattiva maggiore del TLV-TWA, quando è sconosciuta la natura e/o la concentrazione dei contaminanti e/o quando la natura e la concentrazione del tossico costituiscono un pericolo anche per brevi esposizioni e/o quando la percentuale di ossigeno nell aria dell ambiente è inferiore al 17% (pericolo di asfissia). 47

3 ricata elettrostaticamente per attirare le particelle) è incorporato nella semimaschera; quelli dotati di valvola di espirazione migliorano il comfort respiratorio dell utilizzatore, tuttavia si riscontra sempre penetrazione dell inquinante attraverso la valvola, anche se in minima misura, per sfasatura esistente tra l istante della chiusura e l inizio dell aspirazione; facciali filtranti antigas (EN 405) per la protezione da gas e vapori o combinati; semimaschere con filtri (EN 140; filtri: EN 143-antipolvere, EN 141 antigas e combinati); maschere intere con filtri (EN 136; filtri: EN 143-antipolvere, EN 141 antigas e combinati). I respiratori a filtro si suddividono inoltre in non assistiti ed assistiti. Questi ultimi si distinguono a loro volta nelle seguenti tipologie: a ventilazione assistita oppure a ventilazione forzata. In sintesi abbiamo i seguenti casi. - APVR non assistiti L aria ambiente, resa respirabile dal filtro, entra all interno del facciale solo attraverso l atto respiratorio. - APVR a ventilazione assistita L aria passa attraverso il filtro grazie a un elettroventilatore, generalmente trasportato dall operatore, e convogliata al facciale (maschera intera, semimaschera o quarto di maschera), il che garantisce una certa protezione anche quando si dovesse arrestare l elettroventilatore. - APVR a ventilazione forzata L aria attraversa il filtro per mezzo di un elettroventilatore, abitualmente trasportato dall addetto, pervenendo ad un cappuccio od elmetto, ne consegue la mancata protezione a motore spento. Protezione da polveri Il principale parametro per valutare un respiratore antipolvere (idoneo anche contro le fibre, i fumi e le nebbie) è rappresentato dal fattore di protezione (FP), ovvero dalla capacità del filtro di trattenere le particelle: il FP può essere nominale (FPN) od operativo (FPO). Quello nominale dipende dalla efficienza filtrante del respiratore, in quanto rileva il fattore che ci si deve attendere (definito con prove di laboratorio standardizzate, riproducibili e garantite) nei DPI certificati in sede di certificazione da parte degli Organismi di controllo. È espresso dal rapporto tra la concentrazione dell inquinante interna al respiratore (all ingresso delle vie respiratorie) e quella esterna: FPN = Conc. Est./Conc. Int. = 1/(1 efficienza filtrante). Per mezzo del FPN si calcola la massima concentrazione alla quale il soggetto può essere esposto servendosi del respiratore. Difatti, valutando che la concentrazione inalata da chi indossa il respiratore dovrebbe essere al massimo uguale al TLV, la massima concentrazione esterna per cui si può fare uso del respiratore è equivalente a FPNxTLV. A titolo esemplificativo: dal momento che per la classe P1 l efficienza filtrante è del 78%, dalla formula si deduce un fattore di protezione 4,5; il che evidenzia che il dispositivo è capace di ridurre di 4,5 volte la concentrazione esterna dell inquinante. Ne deriva, come indicato in tabella 2, che il lavoratore può esporsi a concentrazioni fino a 4,5xTLV. Le norme europee EN 149/2001 (facciali filtranti antipolvere monouso: FFP) ed EN 143/2000 (filtri antipolvere: P) correlano la classe antipolvere ad una diversa efficienza di filtrazione, stabilendo perciò tre diverse classi di protezione antipolvere (tabelle 2-3) con efficienza filtrante totale minima rispettivamente del 78, 92 e 98%. 48

4 Tab. 2 - Classe di protezione del respiratore antipolvere in rapporto al suo fattore di protezione nominale (FPN) ed alla massima concentrazione esterna dell inquinante riferita al TLV (valore limite di esposizione secondo la dizione anglosassone Threshold Limit Value dell agenzia statunitense ACGIH American Conference of Governmental Industrial Hygenists) Classe FPN Efficienza filtrante totale minima FFP1 / P1 4,5 78% 4xTLV FFP2 / P2 12,5 92% 12xTLV FFP3 / P % 50xTLV Tab. 3 - Valori di FPN dei sistemi di protezione delle vie respiratorie Nella pratica, nella valutazione del respiratore adeguato per uno specifico ambiente di lavoro, si prende in considerazione il fattore di protezione operativo (FPO), il quale risulta sempre inferiore o al massimo uguale al FPN. Il FPO è un parametro più cautelativo del FPN, ed è ricavato da esperienze sperimentali o sul campo, che cercano di tenere conto di variabili quali: - le caratteristiche somatiche del lavoratore ed il suo tipo di epidermide; Max. Conc. Esterna dell inquinante Combinazione FPN Fatt. prot. nom. Facciale filtrante P1 (FFP1 ) o semimaschera con filtro P1 4 Facciale filtrante P2 (FFP2 ) o semimaschera con filtro P2 12 Facciale filtrante P3 (FFP3 ) o semimaschera con filtro P3 50 Maschera intera con filtro P1 5 Maschera intera con filtro P2 20 Maschera intera con filtro P Elettrorespiratore con cappuccio o casco e filtro P1 (THP1) 10 Elettrorespiratore con cappuccio o casco e filtro P2 (THP2) 20 Elettrorespiratore con cappuccio o casco e filtro P3 (THP3) 500 Elettrorespiratore con maschera e filtro P1 (TMP1) 20 Elettrorespiratore con maschera e filtro P2 (TMP2) 100 Elettrorespiratore con maschera e filtro P3 (TMP3) la tensione della bardatura; - le problematiche derivanti dai vari ambienti di lavoro; - le esigenze di mobilità dell operatore; - l accuratezza con cui è indossato il respiratore ed altro ancora. Proprio per siffatti motivi, la norma UNI 10720, che trova riscontro nel DM 2 maggio 2001, stabilisce di utilizzare il fattore di protezione operativo FPO, e non quello nominale nella scelta del respiratore, come riportato nella tabella 4 per i respiratori a filtro antipolvere. Il fattore di protezione indica, in sostanza, quante volte viene abbattuta la concentrazione di inquinante allorché è attivato il DPI. Indubbiamente, le maschere a facciale totale si distinguono per i più elevati FP (gli autorespiratori possono raggiungere FP di 2000) e dovranno essere di preferenza adoperate per la protezione dagli inquinanti più nocivi e dai cancerogeni (esempio: amianto). Tab. 4 - Fattori di protezione operativi FPO definiti dalla norma UNI Respiratore a filtro antipolvere FPO RESPIRATORI NON ASSISTITI Facciale filtrante FFP1 4 Semimaschera + P1 Facciale filtrante FFP2 Semimaschera + P2 10 Facciale filtrante FFP3 30 Semimaschera + P3 Pieno facciale + P1 4 Pieno facciale + P2 15 Pieno facciale + P3 400 RESPIRATORI ASSISTITI Elettrorespiratore con cappuccio/ elmetto (a ventilazione forzata) THP1 5 THP2 20 THP3 100 Elettrorespiratore con maschera intera (a ventilazione assistita) TMP1 10 TMP2 100 TMP3 400 È chiara, per la corretta scelta dell APVR, l importanza di conoscere la concentrazione ambientale del 50

5 contaminante in rapporto al suo TLV; tuttavia, quando non si conosce la concentrazione dell inquinante, è possibile scegliere il livello di protezione dell APVR in funzione della tossicità della sostanza, ovvero al suo valore limite di esposizione o TLV, come espresso nella tabella 5. Tab. 5 - Classe di protezione del respiratore antipolvere in rapporto al suo valore limite di esposizione o TLV Classe FFP1/P1 FFP2/P2 FFP3/P3 TLV del contaminante per contaminanti con TLV=10 mg/mc per contaminanti con TLV>0.1 mg/mc per contaminanti con TLV<0.1 mg/mc Queste indicazioni costituiscono il minimo livello di protezione da realizzare. Ovviamente tra i due metodi di scelta è da prediligere il primo, mentre il secondo metodo va impiegato unicamente quando non è possibile rilevare la concentrazione dell inquinante (tabella 6). Tab. 6 - Sintesi del processo di selezione per filtri/respiratori antipolvere Conosco la concentrazione del contaminante? Durata dei filtri antipolvere La durata dei filtri antipolvere, nel caso si utilizzi un elettroventilatore, è determinata unicamente dalla concentrazione degli inquinanti mentre, nel caso dei dispositivi non assistiti (quando l aria ambiente attraversa il filtro solo grazie all attività respiratoria), occorre considerare anche la capacità respiratoria dell utilizzatore. Comunque, essi vanno immediatamente sostituiti quando si percepisce un aumento concreto della resistenza respiratoria. Se s indossa un facciale filtrante, va presa in considerazione anche la perdita di tenuta nel tempo. Perciò la normativa ne prevede la sostituzione al termine d ogni turno di lavoro e, qualora il facciale fosse dotato di bordo di tenuta, lo si dovrà sostituire al massimo dopo tre turni lavorativi, ovviamente sempre dallo stesso operatore. La maschera intera deve coprire l intero viso ed essere utilizzata con filtri che non superino i 600 grammi, con una perdita di tenuta totale verso l interno inferiore allo 0,2%. Le semimaschere coprenti naso e bocca, non possono utilizzare filtri pesanti oltre 300 grammi né permettere una perdita totale verso l interno superiore al 2%. La perdita totale nelle tre classi di facciali filtranti (in cui il filtro è tutt uno con la semimaschera) deve dimostrarsi inferiore al 25% per la FF1, al 10% per la FF2, al 3% per la FF3. Le prove di certificazione dei filtri in classe P1, P2 o P3 previste dalla UNI EN149 sono esposte nella tabella 7. Tab. 7 - Prove di certificazione dei filtri antipolvere previste dalla UNI EN149 Categoria FFP1 FFP2 FFP3 Efficienza filtrante totale 78% 92% 98% SI NO Uso i Fattori di Protezione Operativi (FPO) in tabella 2 Uso i livelli di protezione indicati in tabella 4 Efficienza del filtro 80% 94% 97% (cloruro di sodio) Resistenza 30 l/min 0,6 0,7 1,0 respiratoria mbar 95 l/min 2,1 2,4 3,0 51

6 Caratteristiche tecniche dei facciali filtranti e dei filtri antigas (EN 141/405) Tab. 8 - Principali tipologie dei filtri abbinate al colore di riconoscimento secondo la normativa EN 141 TIPO COLORE PROTEZIONE contro A MARRONE Gas e vapori organici con P.eb > 65 C AX MARRONE Gas e vapori organici con P.eb < 65 C B GRIGIO Gas e vapori inorganici (cloro, acido solfidrico, acido cianidrico) E GIALLO Gas acidi (Anidride solforosa, acido cloridrico) K VERDE Ammoniaca e prodotti ammoniacali CO Nero Ossido di carbonio Hg Rosso Vapori di mercuriohg NO Azzurro Gas nitrosi, monossido di azoto Reaktor Arancione Iodio radioattivo P Bianco Polveri I filtri antigas sono realizzati da cartucce provviste di un involucro esterno metallico e di plastica, internamente al quale sono dislocati degli strati di sostanze capaci di trattenere i gas ed i vapori nocivi per adsorbimento o per chemiadsorbimento (carbone attivo, calce sodata, essiccanti, sostanze neutralizzanti, ecc.). I filtri presentano sull'involucro una filettatura che si inserisce sul facciale ed un foro sul fondo per permettere il passaggio dell'aria. Le principali tipologie di filtro definite dalla normativa EN 141 sono indicate nella tabella 8. I filtri di tipo A sono costituiti da carbone attivo assorbente i vapori organici non bassobollenti (punto di ebollizione >65 C), mentre nei filtri B, E, K il carbone attivo è impregnato con sostanze in grado di reagire chimicamente con i contaminanti. Proprio perché tutti i filtri antigas hanno la stessa efficienza filtrante (pari al 100%), le norme europee EN 405 (facciali filtranti antigas monouso: FFP) ed EN 141 (filtri antigas) li differenziano nelle classi 1, 2, 3 di capacità di protezione, in base alla quantità di contaminante che sono capaci di trattenere, ovvero dal tipo di maschera, considerando che la tenuta minima al volto di una semimaschera è del 98% e del pieno facciale è del 99,95% (tabella 7). Il che si verifica, a parità di concentrazione aerodispersa dell inquinante, a causa delle condizioni d umidità, temperatura dell aria ambiente, frequenza e capacità respiratoria dell addetto: parametri tutti determinanti la durata del DPI. Anche in questo caso esistono diversi fattori di protezione nominale e operativi. Fattore di protezione Poiché l'efficienza filtrante complessiva di un dispositivo antigas è determinata dal tipo di maschera e non dal filtro utilizzato (in quanto la sua efficienza è del 100%), per accrescere il livello di protezione del DPI bisogna passare da una semimaschera con filtri ad un pieno facciale con filtri (e non prediligere una classe superiore del filtro utilizzato), in quanto questo ultimo infatti garantisce una migliore aderenza al volto. Come per i filtri antipolvere, nella scelta del respiratore antigas occorre tener conto del fattore di protezione operativo FPO. Capacità di protezione Nelle successive tabelle 9 e 10 sono indicati, rispettivamente, i test che devono essere superati dai filtri specifici e la massima resistenza respiratoria ammessa per filtri, facciali filtranti e filtri antigas. 52

7 Tab. 9 - Test che devono superare i filtri in base alla normativa vigente Tipo e classe del filtro Gas di prova Conc. gas di prova mg/l Capacità minima nelle condizioni di prova g Tempo minimo di rottura nelle condizioni di prova min FFA1/A1 Tetracloruro di carbonio CCl FFB1/B1 Cloro Cl 2 Idrogeno solforato H 2 S Acido cianidrico HCN FFE1/E1 Anidride solforosa SO FFK1/K1 Ammoniaca NH FFA2/A2 Tetracloruro di carbonio CCl FFB2/B2 Cloro Cl 2 Idrogeno solforato H 2 S Acido cianidrico HCN FFE2/E2 Anidride solforosa SO FFK2/K2 Ammoniaca (NH 3 ) Tab Massima resistenza respiratoria ammessa per filtri, facciali filtranti e filtri antigas Tipo e classe di filtro: tipi A, B, E, K Massima resistenza respiratoria P P P P Perciò, per scegliere il tipo di dispositivo e la classe del filtro, è necessario sapere la concentrazione del contaminante: se questa è inferiore a 30xTLV è sufficiente una semimaschera, altrimenti è necessario un pieno facciale; inoltre (tabella 11) fino a 1000 ppm è necessario un filtro di classe 1, fino a 5000 ppm un filtro di classe 2 e fino a ppm un filtro di classe 3. Il filtro antigas va cambiato allorché il carbone attivo è saturo, in quanto ha raggiunto il punto di break-through o di rottura ed ha esaurito la sua capacità di assorbimento. È il momento in cui l operatore inizia a percepire l odore o il sapore della sostanza. Si rammenta che, in presenza di sostanze con soglia olfattiva superiore al TLV/TWA o inodori, o quando, per assuefazione, i lavoratori non riconoscono più l odore della sostanza, è necessario l utilizzo di dispositivi isolanti. Nella tabella 12 sono indicati i valori di fattore di protezione operativo FPO per i respiratori con filtro antigas e le rispettive concentrazioni massime o limite di utilizzo delle tre classi di filtri, in quanto non si possono offrire garanzie sul comportamento dei filtri in concentrazioni superiori a quelle in cui furono testati in laboratorio. 2-P P Tab Capacità di protezione per classi di un filtro antigas Classe Classi di protezione e potere filtrante Basso (es. semimaschere) Medio (es. filtri per maschere) Alto (es. filtro a cartuccia) Concentrazione max dell inquinante Concentrazioni limite di utilizzo <0,1 % in volume; ppm 0,1-0,5 %; ppm 0,5-1 %; ppm 54

8 Tab Fattori di protezione operativi FPO definiti dalla norma UNI per i respiratori con filtro antigas e le rispettive concentrazioni massime o limite di utilizzo Respiratori a filtro antigas Semimaschera + filtri antigas di classe 1 Facciale filtrante antigas di classe 1 Semimaschera + filtri antigas di classe 2 Facciale filtrante antigas di classe 2 Semimaschera + filtri antigas di classe 3 Facciale filtrante antigas di classe 3 Pieno facciale + filtri antigas di classe 1 Pieno facciale + filtri antigas di classe 2 Pieno facciale + filtri antigas di classe 3 Respiratori combinati Per scegliere il corretto respiratore combinato, è necessario valutare in modo separato il filtro antipolvere dal filtro antigas, individuando la combinazione adeguata attraverso l esame dei rispettivi FPO. Ad esempio, se dovessimo scegliere il respiratore combinato per la verniciatura dove la concentrazione di toluene è di 200 ppm (TLV=50 ppm), previa consultazione della scheda di sicurezza della vernice, dobbiamo selezionare un filtro antigas capace di trattenere i solventi, combinato con un filtro antipolvere che abbatta il particolato secco (resine, pigmenti ). Viste le grosse dimensioni di quest ultimo, può risultare adeguato un filtro antipolvere P1 o P2, mentre, poiché i solventi presenti sono vapori organici, sarebbe da prediligere un filtro antigas A1 (fino a 1000 ppm). È perciò possibile utilizzare un facciale filtrante antigas (FFA1P1) od una semimaschera con filtro A1P1 essendo il fattore di protezione operativa (FPO) pari a 30. FPO Limite di utilizzo ppm ppm ppm ppm ppm ppm Protezione delle vie respiratorie contro il rischio biologico La scelta dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, in presenza di rischio d inalazione di materiale patogeno, dipende fondamentalmente dalla dimensione delle particelle infettanti aerodisperse e dalle caratteristiche dell agente biologico. I materiali costitutivi e altri componenti di questo DPI dovranno essere attentamente scelti, progettati e strutturati in modo tale che la funzione e l igiene delle vie respiratorie dell utilizzatore siano debitamente assicurate durante il periodo di utilizzazione, nelle condizioni prevedibili d impiego. In accordo con quanto espresso dal Dott. Roberto Lombardi dell ISPE- Per scegliere il corretto respiratore combinato, è necessario valutare in modo separato il filtro antipolvere dal filtro antigas SL al Congresso Nazionale Airespsa Il rischio biologico e la sicurezza degli operatori nelle strutture sanitarie, tenutosi a Genova il febbraio 2005, nella difficoltà ad accertare, sulla base di una documentazione tecnico scientifica, la tutela del soggetto esposto a specifici agenti biologici, è consigliabile: 1) per le attività non comprese nel sottoindicato paragrafo 2, adottare un DPI facciale filtrante monouso FFP3, con valvola di espirazione (verificare la presenza della certificazione CE Tipo, attestante la marcatura CE come DPI di III categoria ed i requisiti disposti dalla norma tecnica EN 149 e la tipologia FFP3), evitando di riutilizzarlo dopo l uso, scartandolo comunque se danneggiato, sporco o contaminato da sangue o altri liquidi biologici; 2) qualora l operatore fosse esposto (anche potenzialmente) ad agenti biologici del gruppo 3, in occasione di particolari procedure lavorative comportanti un elevato rischio d esposizione (quali ad esempio, le manovre inducenti l espettorato o la tosse, durante aerosolterapie, broncoscopie, intubazioni endotraxcheali, intubazione meccanica, ecc.), si raccomanda l adozione d una maschera a pieno facciale con filtro P3 o HEPA (previa visione della certificazione CE Tipo, attestante la marcatura CE come DPI di III categoria e la conformità ai requisiti disposti dalla norme tecniche EN 136 EN 143 e la tipologia P3); 55

9 3) nel caso dovesse trattarsi d esposizione a microrganismi di gruppo 4 trasmissibili per via aerea nell ambito di particolari procedure lavorative comportanti un alto rischio espositivo, in base alle conoscenze attuali, si ritiene individuabile come protezione efficace un autorespiratore, previa emissione di certificazione Tipo dall Organismo Notificato per il produttore attestante la marcatura CE come DPI di III categoria. Conservazione e manutenzione In base all art. 43 c. 4a del D.Lgs. 626, è compito del datore di lavoro mantenere in efficienza i DPI, assicurandone le condizioni d igiene tramite la manutenzione, le riparazioni e le sostituzioni necessarie. Inoltre, secondo l art. 44 c. 3b/626 i lavoratori devono avere cura dei DPI messi a loro disposizione. Nelle istruzioni per l uso sono sempre indicate le modalità di manutenzione e conservazione del DPI: sostituzione periodica delle valvole e delle parti usurabili e come mantenerlo in condizioni d igiene. La norma UNI dispone da un lato che, per tutti i dispositivi che necessitano di manutenzione, sia tenuto un apposito registro che documenti il corretto immagazzinamento e manutenzione (compiti questi da affidarsi ad uno o più responsabili in base alla tipologia aziendale) e, dall altro, la predisposizione di un programma comprendente: 1) l ispezione per l accertamento di eventuali difetti; 2) la pulizia e la disinfezione; 3) la manutenzione generale; 4) la documentazione delle attività ed il mantenimento della documentazione; 5) il corretto immagazzinamento. Ovviamente l immagazzinamento e la manutenzione dei respiratori deve scrupolosamente osservare le istruzioni per l uso fornite dal produttore. L obbligo di informazione e formazione al corretto uso dei dpi Qualsiasi DPI venga scelto, come previsto dal D.Lgs. 626/94 (art. 43 c. 5), è obbligatorio che il personale, incluso ogni nuovo assunto, sia convenientemente addestrato all uso corretto (perciò, ed esempio, la tenuta sul viso non può essere garantita se l operatore risulta mal rasato o porta la barba e/o i baffi), ricevendo illustrazioni comprensibili (art. 43 c. 4c) sia sulle caratteristiche dei DPI adottati e sui rischi dai quali il respiratore protegge (art. 43 c. 4e), effettuando delle prove pratiche. È inoltre opportuno distribuire ai lavoratori interessati del materiale illustrativo specifico, documentando la loro partecipazione alle sedute di addestramento, che dovrebbero essere periodicamente ripetute per ogni cambiamento di mansione. Il produttore dovrà allegare, a corredo del DPI, una documentazione tecnico-scientifica rispetto allo specifico rischio di esposizione evidenziato dalla valutazione del rischio. La confezione di ogni singolo DPI deve essere dotata di nota informativa, rilasciata obbligatoriamente dal fabbricante, contenente tra l altro in modo accurato e perfettamente comprensibile: a) le istruzioni di impiego, di pulizia, di manutenzione, di deposito, di revisione e di disinfezione se previste; b) le classi di protezione confacenti ai diversi livelli di rischio ed i corrispondenti limiti di utilizzo; c) la data ed il termine di scadenza dei DPI e di alcuni dei loro componenti, se previsto; d) il significato della marcatura CE ed i riferimenti delle norme tecniche; e) la dichiarazione di conformità per ciascuna tipologia di DPI; f) l acquisizione di campioni per consentire agli operatori la possibilità di valutarne l ergonomia; g) la formazione e l addestramento all uso corretto dei DPI al momento della consegna. Si ricorda che i dispositivi sono individuali e che il datore di lavoro deve mettere a disposizione degli operatori le attrezzature per la loro conservazione in appropriate condizioni di igiene. Qualora le circostanze richiedano l uso di uno stesso DPI da parte di più persone, è necessario prendere adeguate misure affinché tale uso non ponga alcun problema sanitario e igienico ai vari utilizzatori. L idoneità all utilizzo del DPI: il compito del medico competente In base agli articoli 11 e 17 del D.Lgs. 626/94, il medico competente è tenuto sia a formulare un giudizio sulla compatibilità del DPI (art. 11), in riferimento ai tempi di utiliz- 56

10 zo, ai vincoli espressi dal carico di lavoro specifico (sforzo fisico necessario e situazioni microclimatiche), alle condizioni di salute ed ergonomiche del lavoratore, sia a collaborare all attività di informazione e formazione specifica all utilizzo corretto del DPI e nel caso specifico degli APVR (art. 17). Per quanto concerne l idoneità, il medico competente dovrà raccogliere un accurata anamnesi, tesa a mettere in evidenza eventuali: - Patologie dell apparato respiratorio Un APVR determina sia l aumento della resistenza inspiratoria, per l incremento della resistenza al passaggio dell aria nel filtro (con possibile precoce affaticamento dei muscoli respiratori e di una più precoce comparsa di dispnea), sia l aumento dello spazio morto (con conseguente incremento della profondità, della frequenza e del lavoro respiratorio), sia possibili infezioni respiratorie per incorretta manutenzione e conservazione del DPI e dei filtri; inoltre, l eventuale presenza di tosse può produrre pressioni tali da impedire la tenuta del facciale al volto o la necessità di togliere la maschera per espettorare. - Patologie dell apparato cardiovascolare L APVR aumenta del 20% la gittata cardiaca nello svolgimento di un lavoro submassimale, mentre riduce del 20% la capacità di compiere un lavoro; ne deriva un affaticamento in rapporto a vari fattori: il peso dell apparecchio, la difficoltà e la durata dell attività lavorativa, il clima, l effettiva attitudine personale a tollerare lo sforzo (dipendente dall età, dal sesso e dalla forma fisica). - Problemi psicologici e psichiatrici compresa la claustrofobia. - Alterazioni della capacità uditiva, olfattiva e visiva in quanto taluni AP- VR possono ridurre il campo visivo, la capacità uditiva e di comunicazione È bene evitare, utilizzando la maschera intera, sia l uso di lenti a contatto rigide (che possono spostarsi per variazioni pressorie), sia, qualora si usino occhiali correttivi, la presenza di stanghette attraversanti il bordo della maschera; occorrono infatti montature speciali indossabili all interno del facciale. - Patologie dell apparato muscoloscheletrico in rapporto all utilizzo di autorespiratori inducenti un precoce affaticamento muscolare e conseguente sindromi muscolo-tensive cervico-lombari. - Intolleranze al caldo. - Patologie endocrine (incluso il diabete mellito insulino-dipendente non adeguatamente compensato). - Alterazioni del sistema nervoso centrale SNC, come ad esempio l epilessia ed ogni patologia alterante la coordinazione dei movimenti od influente sulla capacità di vigilanza. - Affezioni cutanee potenzialmente aggravabili o scatenabili dai dispositivi occlusivi. Di tipo irritativo (da incrementata sudorazione in corrispondenza del bordo di tenuta del facciale), allergie da sensibilizzazione verso i materiali formanti il dispositivo (specie al latice, frequentemente costituente il bordo di tenuta ed i lacci della maschera), peggioramento di patologie preesistenti favorito dall occlusione del dispositivo, in particolare: acne rosacea ed eczema seborroico, spesso localizzati nella zona di occlusione della semimaschera e possibili infezioni cutanee da incorretta manutenzione e conservazione del DPI. - Assunzioni di farmaci potenzialmente interferenti sul sistema cardiocircolatorio, respiratorio e sul SNC. 58

11 Le medesime finalità andranno perseguite nel corso dell esame obiettivo. Poiché mentre indossa l APVR, l operatore deve essere sempre in grado d espletare i propri compiti lavorativi specifici, ne deriva che il medico competente deve rivalutare periodicamente le sue condizioni psicofisiche. Non va dimenticato che, a seconda della configurazione di un APVR, il suo utilizzo può comportare, oltre ad un certo stress fisico e psicologico per il lavoratore, anche una serie di fattori all origine d un ulteriore sovraccarico energetico quali, ad esempio: il dispendio energetico connesso alla mansione (specialmente se necessita un consumo di ossigeno maggiore di 1,3 L/min), la durata dell attività stessa, le caratteristiche dell ambiente lavorativo (compreso lo spazio disponibile per l addetto, il microclima e la concentrazione degli inquinanti ambientali), l entità del rischio infortunistico, i turni di lavoro (particolarmente quello notturno), il contemporaneo utilizzo di altri DPI (soprattutto indumenti da lavoro impermeabili) incluso il loro tempo d utilizzo giornaliero in rapporto all età, al sesso ed alle condizioni psicofisiche dell operatore. Bibliografia 1. Apostoli P. Rischio chimico e dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie. In: Villa L. ed. La protezione collettiva ed individuale nella sanità: rischi biologici e chimici. Sondrio 2000: DuBois AB, Harb ZF, Fox SG. Thermal discomfort of respiratory protective devices. Am Ind Hyg Assoc J 1990; 51: Dossier Ambiente D.P.I. Dispositivi di Protezione Individuale che cosa sono, come e quando si usano, n. 37 marzo Decreto Legislativo del 4 dicembre 1992 n. 475 Attuazione della direttiva 89/686/CEE del consiglio del 21 dicembre 1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli stati membri relative ai dispositivi di protezione individuale. G.U. n. 128 del Supplemento alla G.U. n. 289 del Decreto Legislativo del 2 gennaio 1997 n. 10 Attuazione delle direttive 93/68/CEE, 93/95/CEE relative ai dispositivi di protezione individuale. G.U. n. 24 del Decreto 17 gennaio 1997 Elenco di norme armonizzate concernente l attuazione della direttiva 89/686/CEE relativa ai dispositivi di protezione individuale; 7. Harber P, Beck J, Brown C, Luo J. Physiologic and subjective effects of respirator mask type. Am Ind Hyg Assoc J 1991; 52: Hinds WC, Bellin P. The effect of respirator dead space and lung retention on exposure estimates. Am Ind Hyg Assoc J 1993; 54: Hodous TK. Screening prospective workers for the ability to use respirators. J Occup Med 1986; 28: Istituto Superiore Prevenzione E Sicurezza Lavoro (ISPESL) INFORMAZIONE Dispositivi di protezione individuale Fogli d Informazione ISPESL 4/1998 1/1999 ANNO XII: Pasanen AL, Keinanen J, Kalliokoski P, MartiKainen PI, Ruuskanen J. Microbila growth on respirator filters from improper storage. Scand J Work Environ Health 1993; 19: Raven PB, Moss RF, Page K, Garmnon R, Skaggs R. Clinical pulmonary function and industrial respirator wear. Am Ind Hyg Assoc J 1981; 42: Sarnico M. Dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie. G Ital Med Lav Erg 2003; 25:1, Szeinuk J, Beckett WS, Clark N, Hailoo WL. Medical Evaluation for Respirator Use. Am J Ind Med 2000; 37: Zelnick SD, McKay RT, Lockey JE. Visual field loss while wearing fullface respiratory protection. Am Ind Hyg Assoc J 1994; 55: Per saperne di più I lettori che desiderano approfondire l argomento possono - visitando il portale per gli specialisti della sicurezza - consultare tutti gli articoli pubblicati fino all anno 2004 sull argomento, digitando nella sezione Letteratura: DPI. 59

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