Lezioni di Scienza delle Finanze. In questa lezione esponiamo gli aspetti principali della teoria della ricchezza di Ricardo

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1 (Stesura provvisoria) B. BOSCO, LEZIONI DI SCIENZA DELLE FINANZE LEZ. 4 DAVID RICARDO ( ) 1. Introduzione e contenuto della lezione In questa lezione esponiamo gli aspetti principali della teoria della ricchezza di Ricardo 2. Salari, profitti e rendite in Ricardo La teoria della ripartizione del prodotto sociale tra le classi proposta da Smith presenta alcune lacune. In particolare lascia perplessi la sua teoria del rapporto tra profitti e rendite. Ricardo analizza in modo più rigoroso di Smith il modo in cui si formano le rendite. Le ipotesi da cui parte il modello Ricardiano sono le seguenti: I1: Le rendite si misurano in modo omogeneo alle altre forme di reddito (ad esempio, in unità di grano) I2: Le terre sono disponibili in quantità limitate, almeno nel breve termine. Esse differiscono le une dalle altre per fertilità e ubicazione. I capitalisti saranno indotti a prendere in affitto e coltivare prima le terre più fertili e più vicine ai mercati, e poi tutte le altre. Possiamo rappresentare graficamente le ipotesi I1 e I2 supponendo che tra la variabile T (misurata in ettari) e la variabile Y (grano misurato in tonnellate) esista la relazione illustrata nella figura di cui al riquadro seguente. L idea che la forma della funzione Y(T) cerca di tradurre graficamente è che il prodotto totale aumenta in modo meno che proporzionale quanto aumenta T: ad esempio, se T raddoppia Y aumenta solo di una volta e mezzo. Ciò si suppone che dipenda da quelle diverse caratteristiche dei suoli indicate in I2, cosicché il raddoppio della quantità di terra coltivata comporta l utilizzo di ettari addizionali di terra meno fertile di quella precedentemente coltivata. Per questa ragione i capitalisti preferiscono prendere in affitto e mettere a coltura prima le terre più fertili e poi tutte le altre. La curva del grafico superiore è quindi concava. La pendenza della retta tangente in ciascun punto decresce al crescere di T. Poiché la pendenza della tangente corrisponde al rapporto tra l incremento di Y e l incremento di T possiamo dire che lo stesso fenomeno (aumento meno che proporzionale di Y all aumentare di T) è illustrato nel grafico sottostante, dove vengono riportati direttamente i valori di Y/T corrispondenti a ciascun valore di T. Per procedere nell illustrazione semplificata dello schema ricardiano ricordiamo che Ricardo ipotizza che tra la quantità di terra coltivata e il numero di lavoratori che la coltivano esista una proporzione che resta fissa quale che sia la quantità di terra coltivata. Indichiamo questo rapporto con > 0. Per ogni valore di T possiamo quindi individuare un corrispondente valore di L, dato il. Ciò vuol dire che possiamo mettere direttamente in relazione Y ed L. Poniamo quindi 16

2 Bruno Bosco Lezioni di Scienza delle Finanze T L da cui ricaviamo T L oppure L = T/. Supponiamo infine che ciascun lavoratore riceva un salario di sussistenza pari a w^. A questo punto disponiamo di tutti gli elementi necessari a determinare in che modo il prodotto sociale si ripartisce tra le classi. Scriviamo la funzione del prodotto totale agricolo come segue Y f ( T ) [1] dove f è la funzione che lega continuamente tra loro Y e T, con T che svolge il ruolo di variabile indipendente e Y quello di variabile dipendente. A seconda del valore di T, Y assume valori dati dalla legge fisica e tecnica f. In particolare, quando aumenta T la legge f impone che anche Y aumenti: quanta più terra si coltiva tanto più copioso sarà il raccolto totale (in genere). Sostituendo in [1] T L otteniamo Y f ( L) da cui, supponendo che la f ammetta almeno la derivata prima, dl df [2] dt /dl indica di quanto aumenta Y quando viene aumentata la variabile indipendente L e quindi essa misura la c.d. produttività marginale di ogni lavoratore, che è uguale a volte la produttività marginale della terra. I proprietari terrieri conoscono il valore della produttività marginale di ciascun suolo che cedono in affitto e chiedono un canone pari a tale valore. La [2] è quindi anche la misura del canone richiesto dai proprietari terrieri per ogni lotto coltivabile. Tale misura non è costante (a meno che la legge f possa essere approssimata tramite una retta) ma varia al variare di T (o di L). Nel grafico seguente mostriamo due casi corrispondenti a due possibili ipotesi sul tipo di legge f che può legare assieme T e Y. La retta azzurra [la cui equazione può essere, ad esempio, Y = at, con a >0) indica un caso in cui si suppone che la variazione di Y indotta da una variazione di T sia sempre la stessa, per qualsiasi valore iniziale di T. Aggiungere un ettaro di terra coltivata fa aumentare il prodotto totale sempre nella stessa misura, ovvero a prescindere dal fatto che l ettaro addizionale viene posto a coltura aggiungendosi ad una estensione bassa o alta di terra già coltivata. Diverso è il caso della curva tracciata in rosso, che inizialmente cresce e piano piano riduce la sua crescita [la sua equazione potrebbe essere Y = a + b(log(t))]. Questo implica che quando il valore di T è basso un aumento di area coltivata ad esempio da T 1 a T 2 nella figura provoca un grande aumento di Y, mentre quando l area coltivata è già ampia uno stesso aumento da T 3 a T 4 di terra messa a coltura provoca un aumento modesto di Y. Questo aumento diventa 17

3 sempre minore (pur restando positivo) quanto maggiore è il valore di T da cui partiamo prima di imporre un aumento di area coltivata. Prodotto totale nello schema di Ricardo: la retta e la curva Y ( T ) T 1 T 2 T 3 T 4 T Ai fini della esposizione successiva approssimeremo le variazione infinitesime (o marginali) delle variabili con variazioni finite, ovvero più grandi di quelle infinitesime. Mentre le prime sono state espresse mediante il simbolo della derivata d, le seconde le esprimeremo mediante il simbolo, già usato in precedenza e a cui daremo lo stesso significato di differenza tra due valori della variabile. Quindi, la variazione di prodotto totale indotta da una variazione, finita, di terra coltivabile la indicheremo come Y/T 18

4 Bruno Bosco Lezioni di Scienza delle Finanze Prodotto totale e prodotto incrementale (o marginale) nello schema di Ricardo Y(T) Y T T T 1 T 3 T 19

5 Se nel grafico precedente esprimiamo la relazione tra Y e T attraverso L, la curva della produttività marginale di L corrisponde anche alla curva dei canoni di affitto riscossi per ciascun ettaro di terra coltivata. Se supponiamo che vengano utilizzati L 0 lavoratori (che equivale a dire L 0 ettari di terra) l ordinata della curva in corrispondenza di L 0 misura il canone di affitto per quell ultimo lotto di terra coltivata che, aggiungendosi a quelli già coltivati, consente di arrivare al quantitativo totale di terra coltivata pari a L 0 ettari: quest ultimo è il lotto marginale. I lotti precedenti saranno dati in affitto ai canoni corrispondenti alle loro produttività marginali, che saranno maggiori del canone dell ultimo lotto, che è il meno produttivo. Dato quindi (a) un certo quantitativo di lavoratori impiegati, (b) la quantità corrispondente di terra coltivata, (c) il relativo prodotto agricolo ottenuto, possiamo vedere con l aiuto della figura seguente in che modo il prodotto totale si ripartisce tra le classi. Prodotto incrementale (o marginale) nello schema di Ricardo posto direttamente in relazione al numero di lavoratori e ripartizione del prodotto sociale Y L Y L L L 0 w^ A NETTI W L 0 L (=T/) Il prodotto totale corrisponde all intera area sottostante la curva sino a L 0. Dato il salario unitario e il numero di lavoratori impiegati il rettangolo inferiore indica il fondo salari speso per ingaggiare L 0 lavoratori. Quindi W = w^ L 0 rappresenta la parte del prodotto totale che va ai lavoratori. Essa è indipendente dal prodotto sociale totale ottenuto, e quindi dalla posizione nel piano della curva Y/L, in quanto ottenuta da un salario unitario (fissato dai capitalisti a prescindere da ogni considerazione circa il prodotto ottenibile) moltiplicato per il numero di lavoratori in offerta. Il salario unitario è quindi uguale per tutti. 20

6 Bruno Bosco Lezioni di Scienza delle Finanze I proprietari terrieri ottengono rendite pari all area A. Questa misura la differenza tra il canone corrispondente ad ogni ordinata della curva e il canone dell ultimo lotto coltivato, quello corrispondente a T = L 0. In questo caso il canone è pari al valore che Y/L assume quando L = L 0 e T = L 0. Questo impica che la rendita percepita da ogni proprietario non è uguale per tutti i proprietari. Chi possiede terra a maggior produttività marginale ottiene una rendita maggiore di quella ottenuta dagli altri proprietari. Chi possiede l ultima porzione di terra messa a coltura ottiene solo il canone corrispondente alla produttività marginale di questa porzione di terra e quindi una rendita nulla. Ci si ricordi bene che la rendita è un di più, un extra, rispetto a tale valore. I capitalisti ottengono la parte residua del prodotto sociale che indichiamo con NETTI, pari a Prodotto totale meno salari meno rendita. C è differenza tra i profitti percepiti dai singoli capitalisti? No. Ogni capitalista percepisce un tasso di profitto uguale a quello percepito dagli altri. Il tasso di profitto è dato da /W (dove W è il capitale anticipato sotto forma di fondo salari) e quindi questo valore è uniforme per tutti i capitalisti. L uniformità del tasso di profitto è un elemento cruciale della teoria economica classica. Esempio Si supponga che Y = T 20T 2 w^ = 5 L 0 = 4 T = 2L Determiniamo Y, A, W, e. Sostituendo T =2L in Y otteniamo Y = L 80L 2 Y Da cui L. Allora: dl L LORDI (160 4) Poichè W , segue che NETTI LORDI W A e quindi NETTI Y A W A riprova dei calcoli procediamo come segue: sostituiamo il valore 4 al posto di L nell equazione del prodotto totale: Y = ( ) (80 16) =

7 3. Rendita marginale e unicità del tasso di profitto Una versione un poco più sofisticata [saltare studenti Giurisprudenza] del precedente schema può essere data come segue. Torniamo alla definizione del tasso di profitto r: r dl LL0 ^ w w ^ dove il primo termine del numeratore indica il provento unitario ottenuto dal capitalista e il secondo il salario unitario (capitale) anticipato. La frazione indica quindi lo scarto percentuale tra introito e capitale, per ogni unità di capitale anticipato. Possiamo quindi scrivere il profitto corrispondente alla quantità L 0 di lavoratori (quelli che lavorano sino alla terra marginale) come: rw 0 0 rw ^ L 0 dl L L 0 Allora w ^ L 0 A Y ( L ) W L0 dl W dl L0 dl W dt L0 W0 0 dt L w L w L dl dl 0 ^ ^ dove /dl è valutata per L = L 0. La rendita relativa all ultima porzione di terreno coltivato è quindi nulla. Ciò vuol dire che il prodotto ottenuto sulle terre marginali viene ripartito tra salari e profitti, nel senso che viene introitato interamente dai capitalisti una volta che essi hanno pagato il salario w^. 4 La contraddizione tra profitti e rendite 22

8 Bruno Bosco Lezioni di Scienza delle Finanze Proviamo ad immaginare l effetto sul prodotto sociale e sulla sua ripartizione di un aumento delle terre coltivate e, quindi, dei lavoratori, ferma restando la legge f cioè la legge fisica e tecnica che consente di ottenere il grano dalla terra oltre che da altro grano. La figura precedente si modifica come segue. Effetti dell aumento del numero di lavoratori e di un cambiamento tecnico Y L Y L L L 0 A NETTI w^ W L 0 L 1 L (=T/) Se il numero dei lavoratori passa a L 1 il risultato (dato che il salario unitario non può modificarsi) è quello per cui l area delle rendite aumenta e assorbe una parte dei vecchi profitti. Quanto più si va avanti tanto più la rendita si mangia i profitti, sino al punto limite in cui il prodotto sociale si ripartisce esclusivamente tra rendite e salari di sussistenza. Ricardo esprime questa tendenza di lungo periodo del capitalismo con il termine caduta tendenziale del saggio di profitto. Le sue conseguenze sono importantissime: i profitti sono l unica fonte degli investimenti (sotto forma di incremento del fondo salari) ed il loro venir meno nel corso del tempo implica venir meno degli investimenti. L assenza di investimenti Il progresso tecnico, però, può contrastare tale caduta. Supponiamo che si scopra un nuovo concime dalle proprietà miracolose. Allora la legge f si modifica, nel senso che a parità di ettari coltivati (e, di conseguenza, di lavoratori) si ottiene più raccolto. La curva rossa si sposta verso l alto e la caduta tendenziale viene almeno smorzata. [Ricavare per esercizio i valori delle rendite, dei profitti e dei salari passando dalla curva rossa a quella nera]. 5 Gli effetti delle imposte 23

9 L analisi della ripartizione del prodotto sociale tra le classi ha importanti implicazione circa le ragioni e gli effetti degli interventi statali attuati mediante la tassazione. 5.1 Imposte sui salari L analisi ricardiana su questo punto segue quella di Smith. Essa è rappresentata dal prelievo di parte del salario percepito dal lavoratore. Ricardo, come tutti i classici, riteneva che normalmente il salario fosse rappresentato da un pagamento minimo che assicurasse al lavoratore la mera sussistenza, cioè l esistenza in vita e la possibilità di riprodursi. Non potendo essere ridotto oltre il valore di sussistenza il salario non poteva diminuire a seguito dell imposta, che veniva pertanto pagata dal capitalista e non dal lavoratore. Inoltre, dato il meccanismo di formazione del prezzo (affitto) per la conduzione dei fondi agricoli, il capitalista non poteva detrarre l imposta dalla rendita corrisposta al proprietario dei fondi ed era quindi costretto a pagarla di tasca propria. Un imposta formalmente commisurata ai salari era quindi traslata sui profitti 3. Dall esame di queste imposte dovrebbe essere chiaro, da un lato, il mutamento di problematica associato allo studio delle imposte passando da Smith a Ricardo e, dall altro, la minor fiducia che Ricardo nutre nei confronti del funzionamento spontaneo del sistema economico e, di converso, la sua minor sfiducia verso l intervento dello Stato 4. Quanto al primo aspetto possiamo affermare che Ricardo pose le basi della moderna teoria dell incidenza delle imposte. Essendo la società divisa in classi ogni volta che viene introdotta un imposta ci si deve attendere che la classe che è formalmente tenuta al suo pagamento cerchi di utilizzare le transazioni economiche con le altre classi per trasferire di fatto su queste l onere del pagamento. Ricardo individuò nelle variazioni di quantità e di prezzo il canale attraverso il quale questa traslazione diventava possibile. Quanto al secondo aspetto, Ricardo riteneva che l esistenza di una rendita in capo ai proprietari terrieri ostacolasse lo sviluppo economico, essendo causa di un conflitto tra classe dei capitalisti e classe dei proprietari terrieri. Questo conflitto riguardava la quota di prodotto sociale di cui ciascuna classe cercava di appropriarsi, dopo aver corrisposto alla classe più debole, i lavoratori, solo il minimo indispensabile. La società funzionava quindi in maniera meno armoniosa e concorde di quanto riteneva Smith. Questo fatto getta una luce diversa sul ruolo dello stato, che secondo Ricardo ha in effetti il modo per incidere sulle attività economiche e sulla distribuzione del reddito. A tale proposito possiamo ricordare la battaglia che egli fece contro le c.d. leggi sul grano del 1815, che ne limitavano l importazione (vedi nota precedente). Ricardo le riteneva dannose: importare meno grano significava costringere gli agricoltori a mettere a coltura terreni sempre meno fertili e ciò a sua volta comportava un aumento della rendita per i proprietari dei terreni più fertili. Lo stato poteva quindi influenzare il risultato dell attività economica privata, ma non necessariamente per il meglio. Quanto alle imposte, Ricardo, ponendosi sempre il problema di come si ripartiva il carico di qualsiasi imposta tra le classi sociali, non mirava ad offrire giustificazioni generali per l attività fiscale e per la spesa pubblica. Piuttosto, egli tendeva ad esaminarne gli effetti sul meccanismo produttivo, sulla crescita del reddito e sulla sua distribuzione tra le classi. 3 Una più approfondita discussione del perché l imposta sui salari incidesse i profitti e del perché, a differenza di Smith, Ricardo non la ritenesse trasferibile nei prezzi delle merci prodotte, si trova in F. Cavazzuti, «Introduzione» a F. Cavazzuti (a cura di), Salari, imposta e distribuzione del reddito, il Mulino, Bologna, 1976, p. 10 ss. 4 Si ricordi però che Ricardo avversò l introduzione della legge (The Corn Law, introdotta in Inghilterra nel 1815) restrittiva delle importazioni di grano che, dopo la conclusione delle guerre napoleoniche, mirava a perpetuare e sostenere l enorme aumento delle rendite terriere determinato durante la guerra dall embargo francese dei porti inglesi. 24

10 Bruno Bosco Lezioni di Scienza delle Finanze 4.2 Imposte sui profitti Analogamente al caso dell imposta sui salari, i capitalisti secondo Ricardo pagavano di tasca propria anche l imposta sui loro profitti; essi cioè non riuscivano a trasferirne l onere su altre classi sociali mediante una riduzione dei pagamenti che essi facevano agli appartenenti a queste ultime. Da questo punto di vista le imposte sui profitti e le imposte sui salari erano, secondo Ricardo, del tutto equivalenti. 4.3 Imposte sul grano Ricardo riteneva che la domanda di grano fosse del tutto rigida, cioè che avesse un elasticità nulla. L effetto di una imposta sul consumo di grano era dunque quello di far aumentare il suo prezzo per un importo esattamente pari all imposta. Il problema che si poneva Ricardo era allora quello di capire in quale misura l imposta si ripartiva tra le tre classi sociali. In prima battuta la ripartizione dell imposta dipendeva dal consumo di grano di ciascuna classe e tale consumo determinava la ripartizione diretta dell imposta. Ma ancor più importante nel ragionamento di Ricardo era l attenzione che egli prestava alla ripartizione indiretta dell imposta. Si supponga che il salario reale, inteso come quantità di grano che il lavoratore può acquistare con il proprio salario monetario, sia costante. Di conseguenza la parte dell imposta sul grano che grava sui lavoratori dà luogo ad un maggior livello dei salari lordi e per tale via ad una riduzione dei profitti. L imposta sul grano si traduce quindi in un imposta sulla rendita per quella parte che riguarda il consumo dei proprietari terrieri, in un imposta sui profitti per quella parte che riguarda il consumo degli imprenditori ed in un imposta sui salari, ma che riguarda in ultima analisi i profitti, per quella parte relativa al consumo dei lavoratori. 4.4 Imposte sulla rendita Grande interesse ha l analisi ricardiana della tassazione delle rendite. Sulla base della teoria della formazione della rendita discussa nei paragrafi precedenti possiamo affermare che, in un certo senso, la tassazione della rendita rappresenta la forma migliore di tassazione possibile all interno dell analisi ricardiana. L imposta, infatti, riduce semplicemente l ammontare della rendita totale conseguita dai proprietari fondiari, ma non altera le decisioni produttive (cioè la quantità di terre messe a coltura) e per tale via non influisce sulla formazione del prodotto nazionale e sul sovrappiù. La spiegazione di questa neutralità dell imposta sulla rendita la possiamo cogliere mediante il grafico seguente nel quale viene riportata solo la rendita e non anche profitti e salari. Supponiamo che, prima dell introduzione di un imposta sulla rendita, ci siano solo 5 appezzamenti di terra coltivata e che essi generino una rendita rappresentata dai rettangoli di diverso colore inseriti nel grafico. Il quinto appezzamento e quello marginale e quindi genera una rendita pari a zero e per tale motivo non gli corrisponde alcun rettangolo. In corrispondenza del quinto appezzamento si determina la quantità di terra totale da coltivare il prodotto totale e la ripartizione del prodotto in rendite, profitti e salari. Supponiamo adesso che venga introdotta un imposta del 10% sulla rendita di ogni terreno e chiediamoci se dopo l imposta si modifica oppure no la quantità di terra coltivata. 25

11 Tassazione della rendita in Ricardo A L 0 L (=T/) L imposta decurta ogni rettangolino di un pezzo pari al 10% della sua area lasciando nella mani del proprietario il 90%, ossia l area sottostante i segmenti segnati in rosso. Quando viene conteggiato il debito di imposta del quinto appezzamento non viene riscossa alcuna imposta poiché la rendita è pari a zero. L ultimo appezzamento non è interessato dalla tassazione e il suo proprietario continua a fare esattamente quello che faceva prima dell imposta. La quantità di terre coltivate non viene ridotta per parte di questo specifico proprietario. E gli altri? Neanche loro riterranno conveniente far venir meno l offerta di terre perché il 90% del vecchio valore della rendita è sempre meglio dello zero per cento che avrebbero rinunciando ad affittare. Possono tentare di trasferire l onere dell imposta sui capitalisti? NO, perché per farlo dovrebbero aumentare il canone ma i capitalisti non potrebbero sopportarlo, visto che il canone che possono permettersi di pagare dipende dalla produttività marginale dei terreni e questa non può essere cambiata. Possono tentare di trasferire l onere dell imposta sui lavoratori? NO, perché i salari sono incomprimibili. Allora l imposta riduce la rendita, ma non interferisce con profitti, salari e livello d produzione. 26

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