GEOGRAFIA ECONOMICA. Prof. Alessandro Grassini. Appunti di sintesi del programma del V anno corso I.G.E.A. (2008) Indice degli argomenti

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1 GEOGRAFIA ECONOMICA Prof. Alessandro Grassini Appunti di sintesi del programma del V anno corso I.G.E.A. (2008) Indice degli argomenti Gli ambienti naturali. Pag. 2 Le culture del mondo pag. 8 Geografia della popolazione. Pag. 14 Le città.. pag. 17 L organizzazione degli spazi pag.20 Sviluppo e sottosviluppo.. pag. 25 La globalizzazione dell economia pag. 32 I settori produttivi. Pag. 38 Le risorse naturali ed energetiche. Pag. 48 Le comunicazioni e i trasporti.. Pag. 56 Appendice IV anno (USA)...Pag. 60 * in grassetto gli argomenti utili anche per il corso ERICA (V anno). 1

2 GLI AMBIENTI NATURALI L ambiente naturale con le sue caratteristiche, è stato fondamentale in passato e lo è anche adesso, per lo sviluppo delle civiltà umane. Le terre emerse rappresentano solo circa un quarto del pianeta e solo in parte sono abitabili. Milioni di chilometri quadrati sono del tutto inabitabili (Antartide, aree artiche, zone d alta quota), mentre altre ampie porzioni del pianeta (deserti, tundra, foresta pluviale), lo sono solo in minima parte. Le terre temperate e quelle tropicali presentano la maggiore densità abitativa. Le aree abitabili sono definite ecumene, mentre quelle non abitate sono definite anecumene. GLI AMBIENTI NATURALI Gli ambienti non abitati Le aree polari Le estremità settentrionali e meridionali del pianeta (Polo Nord e Polo Sud), presentano condizioni ambientali proibitive per l insediamento umano. Nessun tipo di vegetale è in grado di crescere a quelle latitudini, le temperature raggiungono valori bassissimi durante la stagione invernale, nella quale la notte dura ben sei mesi. Le porzioni terrestri dell area artica (Groenlandia, Nord del Canada, della Scandinavia 2

3 e della Russia), sono scarsamente abitate, mentre la banchisa del Polo Nord è disabitata. Il continente antartico (Polo Sud) è totalmente disabitato, salvo alcune migliaia di scienziati di varie nazionalità che vivono nelle basi scientifiche. Le aree di alta quota Oltre una certa quota di altitudine la vita umana è praticamente impossibile, a causa della mancanza di ossigeno. In alcune aree del mondo (Ande, Tibet), le popolazioni locali si sono adattate a vivere oltre i metri, la quota di abitabilità cambia comunque a seconda della latitudine, in Europa non supera i metri. Tutte le grandi catene montuose del pianeta, che si spingono oltre i 3.500/4.000 metri costituiscono zone non abitate. Gli ambienti poco abitati I deserti Tutte quelle aree del pianeta dove le precipitazioni sono scarse, l escursione termica elevata e dove la vegetazione è assente o quasi, possono essere definite deserti. Esistono dunque deserti caldi e deserti freddi. I deserti caldi I deserti caldi sono presenti in Africa, Asia, Americhe, Australia. Possono essere costituiti da sabbia, roccia o ciottoli. Il più grande e conosciuto è il deserto del Sahara, che è esteso per quasi un terzo dell intero continente africano, esso è in gran parte sabbioso. Nei deserti caldi l elevata temperatura diurna e la mancanza di acqua, rendono difficile ogni attività umana e di conseguenza il popolamento storico è sempre stato rado. Oggi tuttavia, in alcune aree desertiche in paesi sviluppati e ricchi (Usa, Australia, Israele, stati del Golfo Persico), grazie a cospicui investimenti e all utilizzo di tecnologie avanzate, sono sorte in mezzo al deserto moderne città, come ad esempio Las Vegas nel deserto del Nevada, oppure aree coltivabili. I deserti freddi I deserti freddi presentano caratteristiche simili a quelli caldi, ma sono situati a latitudini più settentrionali, si trovano in Asia centrale ed in misura minore nel continente nordamericano. Ugualmente elevata è l escursione termica, ma i valori minimi, possono raggiungere nella stagione fredda, anche qualche decina di gradi sottozero. 3

4 Le terre fredde a scarso popolamento Tutta la fascia settentrionale del pianeta (Siberia, Canada, Scandinavia, Alaska), risente della vicinanza del circolo polare artico e gode quindi di un clima particolarmente freddo durante la stagione invernale, nell emisfero meridionale, a causa della minore estensione delle terre emerse, caratteristiche analoghe si ritrovano soltanto in Terra del Fuoco e in qualche sperduto arcipelago negli oceani meridionali. Ugualmente alcune zone continentali del continente asiatico (Cina settentrionale, Mongolia, Kazakistan), a causa della grande distanza dal mare, presentano condizioni climatiche sfavorevoli (forte escursione termica, scarsità di precipitazioni). In tutte queste aree del mondo, il popolamento è scarso e legato alle poche attività produttive (allevamento nomade, settore estrattivo). Le foreste pluviali Nella fascia equatoriale, si estendono le foreste pluviali (Amazzonia, Africa centrale, isola del Borneo). La grande foresta pluviale è un ambiente naturale di difficile abitabilità : le comunicazioni sono consentite praticamente solo via acqua (oggi anche per via aerea), a causa della vegetazione particolarmente intricata, il clima caldoumido e costante per tutto l anno, favorisce malattie epidemiche e rende impossibile quasi ogni forma di agricoltura. La foresta pluviale, sfruttata intensamente per le attività economiche (legname soprattutto), negli ultimi decenni sta diminuendo la sua estensione. Gli ambienti ad elevato popolamento Le terre temperate Le terre temperate si estendono in misura non uguale in entrambi gli emisferi tra i 50/60 ( 60 in Europa, 50 in America ed Asia ) e i 30 di latitudine. 4

5 Nella fascia delle terre temperate, sono compresi tutti i paesi più sviluppati e ricchi del mondo (Usa, Europa occidentale, Giappone). La caratteristica principale delle terre temperate è quella di avere un clima basato sull alternanza delle quattro stagioni e condizioni climatiche non estreme per quanto riguarda le temperature e le precipitazioni. Ciò ha reso possibile lo svilupparsi dell agricoltura basata sulla coltivazione intensiva dei cereali e sull allevamento su grande scala. Nella fascia delle terre temperate, si trovano anche zone ad alto popolamento della Cina. La non uguale distribuzione delle terre emerse negli emisferi boreale ed australe determina il fatto che la maggior parte delle zone temperate si trovi nell emisfero nord. Nell emisfero meridionale solo in limitate zone del Sud America (Argentina, Cile, Uruguay, Brasile del sud), in Sudafrica, nella parte sudorientale dell Australia e in Nuova Zelanda si trovano regioni dalle caratteristiche climatiche temperate. La fascia tropico-equatoriale Tutta la vasta zona compresa tra il tropico del Cancro e l equatore e tra questo e il tropico del Capricorno rappresenta la fascia tropico-equatoriale del pianeta. Gli ambienti naturali sono vari, dai deserti alle savane, alla giungla paludosa. In questa fascia si trovano quasi tutti i paesi più poveri del mondo ed alcune delle realtà demografiche più importanti (India, Nigeria, Bangladesh). Storicamente questa vasta area del mondo è stata oggetto di pesantissimo sfruttamento da parte dell occidente durante l epoca coloniale e ancora oggi è rilevante il predominio economico e politico del mondo occidentale su queste terre. Le caratteristiche climatiche variano notevolmente da zona a zona. Le stagioni si alternano tra stagione asciutta e stagione delle piogge, questo favorisce in determinate zone, la possibilità anche di più raccolti nel corso di un anno solare. Le terre tropicali sono però anche fragili per quanto riguarda lo sfruttamento intensivo dei terreni. Le forme di agricoltura praticate sono generalmente la piantagione monoculturale (destinata prevalentemente all esportazione) o l agricoltura di sussistenza nelle sue varie forme. Nelle vicinanze delle calde acque degli oceani i tropici sono spesso sottoposti a violente tempeste che assumono varie denominazioni (tifone, uragano). I più grandi agglomerati urbani del mondo si stanno formando nel territori tropicali ed equatoriali ed il peso demografico di questa parte del mondo è in continuo aumento. 5

6 LE CORRENTI MARINE E IL CLIMA Non sono solo i normali fattori che determinano il clima e quindi condizioni più o meno favorevoli all insediamento umano, la circolazione delle correnti marine, ad esempio, influisce notevolmente sulle temperature e sulle precipitazioni. La più conosciuta di esse è la corrente del golfo, così chiamata perché si forma nel golfo del Messico. E una corrente di acqua calda che scorre da sud-ovest verso nord-est, attraversando l oceano Atlantico, tutta l europa occidentale ne beneficia e anche terre che si trovano a latitudini settentrionali hanno un clima temperato. La più nota delle correnti fredde è la corrente di Humboldt, si forma nelle fredde acque antartiche e scorre in direzione nord, parallelamente alle coste sudamericane nell oceano Pacifico. A causa della differenza tra la temperatura dell acqua e dell aria, l evaporazione è difficoltosa e di conseguenza scarseggiano le precipitazioni. Le sue acque sono molto pescose. LA CORRENTE DEL GOLFO E LA CORRENTE DI HUMBOLDT 6

7 L INSEDIAMENTO DELL UOMO SUL TERRITORIO Il Paesaggio Successivamente alla sua comparsa sulla terra l essere umano ha lasciato sull ambiente la sua impronta, modificando il paesaggio da paesaggio naturale a paesaggio antropizzato. Il paesaggio naturale è infatti l ambiente incontaminato, dove l opera umana non ha prodotto nessun effetto, nemmeno lieve e transitorio. Oggi, porzioni di paesaggio naturale, sopravvivono soltanto nelle località più estreme, meno raggiungibili e meno adatte all insediamento, ma indirettamente l opera della civiltà umana, raggiunge ormai ogni angolo del pianeta, si pensi soltanto agli effetti dell inquinamento sui ghiacci dell Antartide o alle piogge acide sulle grandi foreste boreali. Ogni civiltà, a seconda del suo grado di sviluppo, ha inciso in maniera più o meno profonda sul paesaggio, l uomo del neolitico, poteva al massimo abbattere qualche albero, ma la sua azione era sostanzialmente limitata, l introduzione della pratica dell agricoltura, con la sua continua necessità di nuovi spazi da destinare alle culture sottratti alla natura è l inizio dell opera di umanizzazione profonda del paesaggio geografico, ma sarà soltanto con l arrivo della rivoluzione industriale che l azione dell uomo inizierà ad avere davvero effetti di trasformazione radicale di ampissime porzioni di territorio. Il progressivo ed inarrestabile aumento della popolazione terrestre, la necessità di reperire nuove risorse alimentari ed energetiche, la costruzione di grandi infrastrutture, centri urbani di dimensione sempre più grandi, necessitano di sfruttare sempre di più tutti gli spazi necessari alla sopravvivenza ed al progresso del genere umano. Esistono ormai da molti decenni, paesaggi totalmente artificiali come quelli urbani o industriali, dove l opera dell uomo si è completamente sostituita a quella della natura. Molte delle civiltà che sono comparse in epoca storica, hanno lasciato nel paesaggio del loro territorio, segni culturali inconfondibili, come le chiese in terre cristiane oppure i grandi monumenti del passato. Ma non sono soltanto gli edifici che possono caratterizzare l impronta di una determinata civiltà su un paesaggio, anche le coltivazioni, le opere idrauliche (si pensi ad esempio al paesaggio delle colline toscane). Non sempre, anche quello che può sembrare un paesaggio naturale è veramente tale, un castagneto in un ambiente montano, può sembrare a prima vista naturale, salvo poi scoprire che è stato impiantato dall uomo a scopo commerciale (la raccolta delle castagne), così come le tante specie vegetali che lo stesso uomo ha importato, magari in tempi lontani da altre località, come ad esempio il cipresso, originario dell Asia occidentale, introdotto in Italia e in Europa in epoca antica. 7

8 LE CULTURE DEL MONDO La parola cultura, nelle scienze sociali, a differenza di come è usata nel linguaggio comune e dei media, ha un accezione più ampia e si riferisce ai modelli comportamentali, alle conoscenze, ai sistemi sociali peculiari, alla lingua ed alla religione di ciascuno dei gruppi umani che si sono sviluppati in epoca preistorica e storica in una determinata area del pianeta. La storia degli uomini, soprattutto quella degli ultimi cinque secoli, ha messo in contatto e in conflitto ognuna di esse e così oggi, la cultura europea occidentale, sovrapponendosi e sostituendosi ad altre, attraverso il fenomeno del colonialismo, ha creato in continenti lontani fisicamente dall Europa, culture che si possono definire europeizzate, in quanto le società di questi paesi, parlano una lingua di origine europea, professano la religione cristiana, adottano modelli istituzionali e culturali mutuati dai sistemi europei. Tutto il continente americano, l Australia e la Nuova Zelanda, l oriente russo sono aree dal punto di vista culturale europeizzate, anche se con notevoli differenze di sviluppo e di rilevanza economica. Culture non derivanti da influssi europei, quantomeno in alcuni loro aspetti si trovano nei continenti africano ed asiatico oltre che nell area pacifica dell Oceania. Stabilire una suddivisione, a livello mondiale, delle aree culturali, risulta abbastanza complesso e non esiste un metodo di classificazione univoco, una delle possibili ipotesi può individuare : CULTURE EUROPEE ED EUROPEIZZATE Cultura Europea Occidentale Cultura Europea Orientale Cultura Americano Anglosassone Cultura Latino Americana Cultura Australiana/Neozelandese CULTURE DI DERIVAZIONE NON EUROPEA Cultura Ebraica Cultura Islamica Cultura Sino/Giapponese Cultura Asiatico Sudorientale Cultura Indiana Cultura Africano Subsahariana Cultura Pacifica 8

9 Cultura Europea Occidentale La cultura dell europa occidentale è un complesso sistema di tante culture particolari che si riconoscono in alcuni valori : quali i sistemi democratici parlamentari, l economia di mercato ed anche se la società è in via di secolarizzazione rispetto al passato, ai valori del cristianesimo. L incontro tra il mondo classico greco-romano con la religione cristiana, la società prima feudale e poi mercantile, l espansionismo coloniale, l affermazione di modelli liberal-democratici sui totalitarismi, rappresentano i passi in comune dei paesi dell Europa occidentale. La divisione in realtà nazionali autonome e la frammentazione linguistica, costituiscono oggi un ostacolo. Nel passato le nazioni europee occidentali più potenti, a turno hanno esercitato sulle terre e sui mari di quasi tutto il mondo il loro predominio, esportando con esso la loro cultura ed i loro valori. Le maggiori differenziazioni all interno della generale cultura europeo occidentale, si riscontrano tra l area germanico-anglosassone e quella latino-mediterranea che comprende anche la Grecia, con la Francia in posizione di sintesi tra i due mondi. Il fenomeno dell immigrazione massiccia di individui provenienti da altre culture, soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino ed il progressivo affermarsi di una cultura occidentale globalizzata, influenzata soprattutto da modelli dell America anglosassone, ha ridotto notevolmente e in parte trasformato la cultura europea, nonostante il progressivo aumentare di importanza delle funzioni dell Unione Europea. Cultura Europea Orientale Fisicamente l Europa non è un continente e la sua parte orientale ha una sua continuità geografica terrestre con il continente asiatico e le sue grandi steppe, il territorio dell Europa orientale, ha quindi sempre rappresentato la porta d accesso all Europa, al Mediterraneo, all oceano Atlantico. Da sempre le grandi migrazioni sono avvenute nel continente eurasiatico da oriente ad occidente, i popoli che si sono stabiliti a vivere nelle terre di passaggio, hanno dovuto difendere sempre il loro insediamento da aggressioni provenienti da oriente ed in tempi recenti anche da occidente. Le popolazioni dell Europa orientale, appartengono in gran parte al ceppo linguistico slavo e per gran parte professano la religione cristiano ortodossa. La nazione dominante sotto tutti i punti di vista è la Russia, il più grande paese della terra. Rispetto alla parte occidentale dell Europa, l economia è più arretrata, anche perché derivante dai cambiamenti dovuti al passaggio dal sistema socialista a quello capitalistico attuale, così come i modelli istituzionali democratici recenti debbono assestarsi dalla fine del totalitarismo comunista. I livelli di sviluppo delle varie nazioni di quest area, sono abbastanza differenziati, i paesi già membri dell Unione Europea, presentano prospettive di sviluppo ben diverse, da quelli meno avanzati, come gli ex-membri dell Unione Sovietica, Albania e la parte dell ex Jugoslavia che ancora risente dei disastrosi conflitti degli anni 90 del secolo scorso. 9

10 Cultura Americano Anglosassone Diffusa in una vasta area, comprendente soltanto due stati (USA e Canada), la cultura americano anglosassone è sicuramente la più omogenea tra tutte le altre. Fondamentale risulta essere l elemento linguistico, con la totale prevalenza dell inglese, praticamente ovunque. Di derivazione originaria anglosassone, a causa del prevalere definitivo britannico nell epoca coloniale, contiene poi elementi derivanti da tutti gli altri gruppi etnici che si sono stabiliti nel nord america attraverso l immigrazione e la deportazione. L affermazione del modello americano in altre parti del mondo, attraverso la colonizzazione culturale, rende questo abbastanza conosciuto, quantomeno nei suoi aspetti più superficiali ed immediati, praticamente in tutto il mondo ed anche per questo carattere colonizzatore, letto talvolta come impositivo, avversato. Tratti noti del mondo americano anglosassone, cioè in pratica statunitense, in quanto il Canada ha una consistenza demografica piuttosto ridotta, quali l individualismo, la flessibilità lavorativa, la diversa scansione della giornata, il sistema giudiziario e politico, la concezione della proprietà privata, stanno in alcuni casi insediandosi anche nelle società europee, inquadrate in quel fenomeno ben più complesso, chiamato globalizzazione. Cultura Latino Americana Il diverso modello coloniale adottato dagli spagnoli e dai portoghesi nella parte centro-meridionale del continente americano, ha prodotto uno sviluppo e una cultura totalmente diversi da quelli della parte settentrionale. Se, sostanzialmente, anche in questa parte esiste un uniformità linguistica basata sullo spagnolo, con la sola grande eccezione del Brasile di lingua portoghese, mentre la religione cattolica è professata dalla quasi totalità della popolazione, la suddivisione politica in molti stati è un elemento di disomogeneità. Rispetto all estrema marginalità delle culture nativo americane rimasta nel nord america, l elemento amerindo è invece ben più presente, sia dal punto di vista numerico, sia dal punto di vista culturale in america latina, in particolar modo in mesoamerica e nell area andina ed anche la presenza culturale africana si è mantenuta ed integrata con le altre, alcune zone, come Haiti, sono abitate totalmente da afroamericani. Dal XIX secolo in poi, con il progressivo espandersi degli interessi degli Stati Uniti in tutta l area latino americana, sono penetrati anche diversi aspetti della cultura USA, soprattutto per quanto riguarda i modelli istituzionali. Parallelamente, a seguito della consistente immigrazione di sudamericani verso gli Stati Uniti, elementi di cultura latino americana si stanno diffondendo sempre di più nella loro società. 10

11 Cultura Australiana/Neozelandese La cultura dell Australia e della Nuova Zelanda, presenta molte analogie con quella dell america anglosassone, a cominciare dal comune uso della lingua inglese, la multiculturalità dovuta alle comunità di immigrati presenti, la marginalizzazione delle cultura indigene precedenti, in questo caso aborigeni e maori, l unità politica in due soli stati (l Australia e la Nuova Zelanda). Ancora maggiore è in questa parte del mondo il retaggio coloniale britannico ed il legame con il Regno Unito ed i suoi simboli come la monarchia. La marginalità geografica passata e le ridotte dimensioni demografiche (circa 20 milioni di abitanti) ne fanno una cultura poco rilevante nel contesto globale. Cultura Ebraica La cultura ebraica è un caso particolare e riguarda direttamente un numero relativamente esiguo di persone abitanti nello stato di Israele o appartenenti a comunità insediate da secoli prima in Europa e in Asia e successivamente nelle americhe. La religione di riferimento è l ebraismo, la prima delle religioni monoteiste, dalla quale derivano il cristianesimo e successivamente anche l islam. Importante è il contributo dato da personalità appartenenti alla cultura ebraica alle società europee ed americane. Cultura Islamica La diffusione della religione islamica abbraccia oggi buona parte del continente asiatico e di quello africano. L islam, nato nella penisola araba, è stato diffuso prima dagli stessi arabi per via terrestri e marittime e poi dai turchi. La coincidenza attuale delle aree a cultura islamica con territori tra i più importanti dal punto di vista strategico a causa delle risorse energetiche, le guerre e l insorgere del terrorismo internazionale di matrice islamica, il numero sempre più crescente di immigrati islamici in Europa, hanno messo al centro dell attenzione dell occidente la cultura musulmana. L elemento religioso, suddiviso nei due gruppi sannita e sciita, è l unico collante di una serie di nazioni che va dalle coste atlantiche dell Africa, fino ai mari dell Indonesia, frammentate nei loro interessi, nelle loro alleanze, nelle loro prospettive. Generalmente, questa è l area del mondo, dove la religione influenza di più i comportamenti sociali, soprattutto nelle teocrazie (Arabia Saudita, Iran ed altri), nazioni dove i principi religiosi sono anche fonte di legge dello stato. Tuttavia esistono anche paesi dove è netta la distinzione tra stato e religione (Turchia). L elemento linguistico è molto frammentato, anche nei paesi di cultura e lingua araba (Africa settentrionale, Libano, Siria, Giordania, Palestina, Iraq e tutti gli stati della penisola araba). 11

12 Cultura Sino Giapponese La millenaria storia degli imperi cinese e giapponese, ha prodotto una cultura che ha influenzato tutta l area dell Asia orientale (esclusa la parte settentrionale siberiana, colonizzata dai russi). La scrittura a ideogrammi di origine cinese si è diffusa e rimodellata anche in Giappone. Le filosofie e le religioni, le arti marziali, fanno parte di quel mondo lontano dall Europa, conosciuto però sin dai tempi antichi nel vecchio continente. La culture orientali, si sono sviluppate parallelamente a quelle occidentali e con esse le scoperte tecnologiche, l arte e i modelli economici e sociali. La colonizzazione ha solo scalfito le solide tradizioni mutuate in secoli di civiltà feudale con le sue regole ed i suoi ritmi. Di difficile comprensione sono talvolta alcuni aspetti del modo di vivere e di pensare di questa parte del mondo, perché assai distanti dalla nostra. I profondi cambiamenti dell ultimo secolo, l ascesa economica del Giappone, il comunismo e il nuovo ruolo economico della Cina, richiedono necessariamente il confronto delle culture orientali con la cultura globalizzante. Cultura Asiatico Sudorientale Tutta l area continentale ed insulare che si estende nella zona pacifica asiatica a sud della Cina e del Giappone, una delle zone a più alta densità demografica di tutto il mondo, presenta elementi culturali che hanno come influenze principali elementi cinesi, indiani ed arabi oltre a quelli delle varie dominazioni coloniali dei secoli scorsi. Non esiste un elemento religioso, né linguistico dominante, ci sono paesi a maggioranza cristiana (Filippine), musulmana (Indonesia), buddista (Thailandia), anche dal punto di vista economico e dello sviluppo le differenze tra alcuni paesi di quest area sono notevoli, si passa dalla ricchezza di Singapore e del Brunei, alla povertà estrema del Laos e del Myammar. Cultura Indiana La cultura indiana, come quella sino-giapponese, è figlia di una millenaria tradizione ed anch essa ha resistito in maniera abbastanza consistente al periodo della colonizzazione britannica, anche se ne è stata influenzata in maniera maggiore. Gran parte del subcontinente indiano, coincide oggi con lo stato dell Unione Indiana, sorto nel 1947 a seguito dell indipendenza dal Regno Unito, dalla separazione su base religiosa con il Pakistan musulmano. Il culto prevalente è quello dell induismo e la società che nei grandi centri urbani sta progressivamente acquisendo connotazioni di tipo globalizzato, conserva ancora fortemente negli ambienti rurali, ancora densamente popolati, caratteristiche tradizionali arcaiche, tra le quali il sistema delle caste, anche se oggi è stato abolito dalla moderna legislazione. 12

13 Cultura Africano Subsahariana Il deserto del Sahara ha sempre rappresentato, in passato a maggior ragione, una grande barriera naturale, forse peggiore di un oceano. Mentre la parte settentrionale del continente africano è sempre stata in contatto con il mondo europeo e quello arabo ed orientale, la parte centro-meridionale dell africa, fatta di savane, foreste pluviali e verso sud di nuovo di deserti, con l esclusione dell estremità meridionale temperata, ha risentito di un forte isolamento. Le tante culture che si sono formate in questo territorio, hanno risentito quindi prima dell isolamento e poi dell invasione di culture più forti ai fini dello sfruttamento umano e delle notevoli risorse. La mancanza della scrittura, l enorme frammentazione linguistica, religiosa e politica, ne fanno oggi culture marginali nel contesto globale. Cultura Pacifica Nell area che comprende le isole della Polinesia, le isole Hawaii ed ogni microscopico atollo, si sono sviluppate nel passato civiltà, diverse per cultura e lingua che oggi sopravvivono mescolate con gli elementi della civiltà globale in alcune isole nel pacifico meridionale e riguardano un numero esiguo di abitanti. LE AREE CULTURALI DEL MONDO 13

14 GEOGRAFIA DELLA POPOLAZIONE Alla fine dell era glaciale, oltre anni fa, l intera popolazione terrestre è stato stimato essere di circa milioni di persone, sparse su tutte le aree del pianeta allora abitabili. Da allora, il numero degli abitanti della Terra è sempre aumentato, ma non in maniera progressiva, importanti fattori di crescita furono nell antichità, l introduzione dell agricoltura, che aumentò la disponibilità di risorse alimentari, il sorgere di civiltà che costruirono ambienti sempre più confortevoli, diminuendo le cause di mortalità. Occorre ricordare che la durata media della vita nei secoli passati (e in talune parti del mondo ancora oggi), era molto inferiore a quella attuale delle società più avanzate. Un grande balzo in avanti, il numero della popolazione mondiale lo ha compiuto dal XIX secolo in poi, cioè da dopo la rivoluzione industriale. Inizialmente, nelle zone raggiunte dagli effetti economici e sociali della rivoluzione industriale (Europa Occidentale, Nord America e successivamente il Giappone), si sono combinati diversi fattori che hanno portato a una crescita della popolazione in tempi molto rapidi, questi fattori sono stati : la diminuzione della mortalità infantile e della mortalità in generale, dovuta al progresso della medicina e al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, l aumento delle risorse alimentari disponibili, dovuto alla meccanizzazione dell agricoltura ed all introduzione dei sistemi intensivi, il mantenimento momentaneo di una cultura tradizionale, basata su un alto numero di figli. Nel resto del mondo invece, persisteva un alta mortalità, soprattutto infantile e una carenza di risorse, che non permetteva una significativa crescita della popolazione, oltre all assenza o quasi di qualsiasi tipo di assistenza e strutture sanitarie. Questo è accaduto tra il XIX secolo e la prima metà del XX secolo, poi le cose sono cambiate, in Occidente vi è stata un evoluzione culturale complessa, che ha radicalmente cambiato i rapporti sociali tra gli individui, il ruolo della donna non è stato più quello principale di fare figli e di occuparsene, ma di assumere un ruolo competitivo con il sesso maschile; la diffusione di una mentalità laica, l uso di pratiche contraccettive, hanno creato rapidamente una società che ha notevolmente alzato la propria età media e si è avvicinata, ed in alcuni casi è arrivata alla famosa crescita zero, cioè al non incremento del saldo naturale (la differenza tra i nati ed i morti). Ugualmente in questi paesi la popolazione è comunque cresciuta, in virtù dell arrivo di milioni di immigrati provenienti da altri continenti. Nei paesi in via di sviluppo invece, negli ultimi decenni vi è stata una vera e propria esplosione demografica, dovuta alla notevole diminuzione della mortalità infantile e al mantenimento di un tasso di natalità elevato (in pratica quello che era successo in Occidente qualche decennio prima), con la differenza che non vi è stata in questo caso un analoga crescita della disponibilità delle risorse, da quelle alimentari a quelle energetiche. Questo ha generato e sta ancora generando, una enorme migrazione di massa verso quei paesi che possono offrire opportunità di miglioramento delle proprie condizioni economiche. Questo è uno dei grandi cambiamenti epocali, che il mondo moderno sta vivendo, con tutti i problemi e le difficoltà che questo comporta. 14

15 Rispetto comunque alla proiezioni di crescita della popolazione di alcune aree in via di sviluppo di qualche anno fa, oggi tuttavia si registra un rallentamento piuttosto sensibile del tasso di crescita, dovuto all adozione di politiche demografiche piuttosto rigide, da parte di alcuni paesi, come ad esempio la Cina, che da sola ospita quasi un quarto dell intera popolazione mondiale. FASI DELLA CRESCITA DEMOGRAFICA Epoca antica (fino al 1750) TUTTO IL MONDO Alto tasso di natalità e di mortalità risorse limitate Epoca moderna (dal 1750 al 1950) OCCIDENTE Alto tasso di natalità diminuzione della mortalità -aumento delle risorse RESTO DEL MONDO Alto tasso di natalità alto tasso di mortalità - risorse limitate Epoca contemporanea (dopo il 1950) OCCIDENTE Basso tasso di natalità basso tasso di mortalità risorse abbondanti RESTO DEL MONDO Alto tasso di natalità diminuzione della mortalità risorse limitate 15

16 LA POPOLAZIONE MONDIALE La popolazione mondiale è stimata oggi essere di oltre 6 miliardi di persone (una cifra inferiore rispetto alle previsioni di qualche anno fa). Di queste circa 1 miliardo vivono nei paesi a sviluppo avanzato, mentre i rimanenti 5 miliardi di abitanti vivono distribuiti nelle aree rimanenti. Oltre 2 miliardi e 300 milioni di persone vivono in due soli paesi : la Cina e l India, ben oltre la metà della popolazione terrestre vive nel continente asiatico, mentre ininfluente numericamente è la popolazione dell Oceania. Popolazione suddivisa per continenti : Asia 3.8 miliardi di abitanti Americhe 880 milioni di abitanti (Nord 330 milioni di abitanti) (Centro/Sud 550 milioni di abitanti) Europa 700 milioni di abitanti Africa 870 milioni di abitanti Oceania 33 milioni di abitanti LA POPOLAZIONE SUDDIVISA PER STATI 16

17 LE CITTA L uomo diviene stanziale, cioè residente in un luogo fisso, quando diviene agricoltore. Ciò avviene in epoche diverse nelle varie aree del mondo. Ma per poter parlare di vere e proprie città, e non solo di villaggi abitati da poche decine di persone, bisogna arrivare intorno al 2700 a.c. in Mesopotamia (civiltà dei Sumeri). La differenza infatti che distingue il villaggio dalla città, oltre che nelle dimensioni, consiste nelle funzioni. Il villaggio è una semplice aggregazione di persone, spesso legate anche da vincoli di parentela, mentre la città, anche quella antica, raccoglie al suo interno delle differenziazioni e delle specializzazioni (funzioni militari, politiche, commerciali, religiose, logistiche). La città diviene il fulcro centrale di tutte le civiltà urbane, cioè di tutte quelle che nel corso della storia dell umanità ne hanno costruite. La città moderna, nasce nella seconda metà del XVIII secolo, nel periodo della Rivoluzione Industriale in Inghilterra. Si inizia a registrare in questo periodo il fenomeno dell urbanizzazione di massa, ossia il trasferimento di migliaia di persone dall ambiente rurale a quello cittadino a causa della trasformazione dei contadini in operai delle filiere produttive. Popolazione urbana : percentuale sul totale della popolazione che vive in centri urbani (le dimensioni demografiche di quest ultimi, variano a seconda delle realtà territoriali). Popolazione rurale : percentuale sul totale della popolazione che vive al di fuori dei centri urbani. La tendenza attuale a livello planetario è quella di una sempre maggiore urbanizzazione globale, sempre più abitanti della terra vivono in città di rilevanti dimensioni demografiche. Se nel passato questo fenomeno ha riguardato soprattutto il mondo sviluppato, oggi le maggiori dinamiche di urbanizzazione si registrano nei paesi in via di sviluppo e le maggiori città e le più grandi aree urbane sono ormai quasi tutte al di fuori dell Europa e degli USA. 17

18 Le aree urbane Nel tempo le città hanno raggiunto dimensioni sempre più grandi ed estese, dove il fenomeno della crescita urbana è stato maggiore, i limiti di una città hanno raggiunto quelli di altre, creando così : metropoli, aree metropolitane, conurbazioni. La metropoli : si può definire metropoli, una città che raggiunga almeno il milione di abitanti, oggi nel mondo sono ormai centinaia le città che raggiungono questo numero. L area metropolitana : l area metropolitana è l insieme urbano costituito dalla metropoli e da tutti quei centri di variabili dimensioni che gravitano intorno ad essa in un sistema urbano continuativo. La conurbazione : la conurbazione è un sistema più complesso, che riguarda le realtà con un urbanizzazione più avanzata. Città di differenti o uguali dimensioni che formano un unico tessuto insediativi senza interruzione territoriale, talvolta esteso anche per centinaia di chilometri (come nel caso della conurbazione che si trova sulla costa nord-est degli USA e che si estende da Boston a Washington). Le conurbazioni più grandi possono raggiungere anche diverse decine di milioni di abitanti. 18

19 LA GERARCHIA URBANA 19

20 Non sono soltanto le dimensioni demografiche (ovverosia il numero degli abitanti ) a determinare l importanza dei centri urbani, ma il ruolo che una città svolge nel complesso globale. Spesso le grandi metropoli dei paesi in via di sviluppo, non sono altro che enormi agglomerati di periferie degradate (bidonvilles, favelas), mentre al contrario, città di dimensioni demografiche minori, ma situate nei paesi avanzati, ricoprono un ruolo più importante nel contesto mondiale, perché sono sedi di centri di ricerca di tecnologie avanzate, di multinazionali industriali e finanziarie, di potenti organismi internazionali, di network di comunicazione, di grandi infrastrutture come porti ed aeroporti, di borse valori determinanti per l economia mondiale. Alcune grandi metropoli ( New York, Tokio, Londra, Shanghai, Parigi, Los Angeles, San Paolo ), sono definite metropoli mondiali di primo livello, perché appartengono a paesi molto potenti e hanno funzioni determinati in moltissimi settori. La gerarchia urbana è il risultato di una classificazione tra le città, che può essere eseguita con criteri variabili, secondo le esigenze necessarie all aspetto che si vuole evidenziare. CITTA E AREE URBANE L ORGANIZZAZIONE DEGLI SPAZI 20

21 L avvento delle civiltà stanziali più evolute, porta alla costituzione di entità, nelle quali una data civiltà, composta da un determinato popolo, esercita una sovranità su di un determinato territorio. E la nascita di quello che poi verrà definito stato. Per nazione si intende invece l insieme di un popolo, accomunato da etnia, lingua, religione. Per tanto possono esistere nazioni senza stato, come la nazione curda ad esempio, stati nazionali, dove il concetto di stato e di nazione coincidono, stati multinazionali, dove convivono diverse nazionalità. Con la nascita dello stato moderno, in occidente, nel quale la sovranità è esercitata da tutti i cittadini, attraverso libere consultazioni, si supera il concetto di stato assoluto, governato da monarchi, teocrati o da oligarchie ristrette. La devastante esperienza dei totalitarismi del XX secolo, non ovunque terminata, ha avviato gran parte dei paesi del mondo verso esperienze più vicine ai canoni dei paesi più avanzati, anche se restano tantissimi i paesi del mondo, nei quali il potere è esercitato in maniera brutale e repressiva. Gli stati attuali Gli stati attuali, sono circa duecento, le loro dimensioni, sia territoriali, che demografiche sono notevolmente variabili, da interi continenti come la Russia, a porzioni di città come lo stato del Vaticano, dal miliardo e trecento milioni di abitanti della Cina, alle poche migliaia del Principato di Monaco. Non sono però soltanto le dimensioni territoriali e demografiche che determinano l importanza di ogni singolo paese nel contesto mondiale, ma una serie di funzioni, così gli Stati Uniti d America, che non sono né il paese più grande del mondo, né quello più popolato, risultano comunque essere il paese più importante nello scenario globale. Seguendo un criterio di classificazione demografico/territoriale, si possono individuare cinque categorie di stati tra quelli attualmente esistenti : Stati giganti Stati giganti territoriali Stati medi Stati piccoli Microstati Stati giganti Gli stati giganti, o stati continente, assommano un numero rilevante di popolazione su dei territori estesi, solo sei paesi, possono essere definiti tali e sono la Cina, L India, gli Stati Uniti d America, il Brasile, l Indonesia e la Federazione Russa. Le dimensioni economiche, territoriali e demografiche di questi stati, sono differenziate, ma alcune caratteristiche comuni tra di loro esistono, essi sono poli di attrazione culturale, ed esercitano supremazie, che possono essere locali e nel caso degli USA essere a livello mondiale. Il territorio esteso, in alcuni casi frammentato in 21

22 migliaia di isole, come in Indonesia, richiede una gestione del potere capace di controllare dal centro, l enorme periferia, la presenza di diverse componenti nazionali all interno dello stesso stato genera (con l esclusione degli USA e del Brasile), ovunque focolai di tensione (Cecenia, Kasmhir, Tibet, Timor). Stati giganti territoriali Si tratta sostanzialmente del Canada e dell Australia, stati continente, di dimensioni molto grandi, ma a scarso popolamento, a causa di ambienti naturali adatti solo in parte all insediamento cospicuo dell uomo. Stati medi La maggior parte degli stati del mondo ha dimensioni demografiche da stato medio, cioè una popolazione inferiore 150 milioni di abitanti e superiore a 20 milioni di abitanti. Rientrano in questa categoria potenze economiche come il Giappone o la Germania e paesi poverissimi come alcuni stati africani. Uno dei punti di debolezza degli stati medi è quello di non avere un mercato interno sufficientemente ampio, al contrario degli stati giganti. Alcuni di essi sono stati nazionali. Stati Piccoli Gli stati piccoli hanno una popolazione superiore a un milione di abitanti ed inferiore a 20 milioni. Si trovano soprattutto in Europa, spesso sono composti da un unica nazionalità. Le loro ridotte dimensioni, quasi sempre anche territoriali, ne fanno entità marginali nel contesto mondiale, dipendenti dagli stati più grandi, anche se in alcuni casi, la loro importanza economico-finanziaria (es. Svizzera), può essere rilevante. Microstati Esistono al mondo diverse paesi che hanno meno di un milione di abitanti, possono essere chiamati microstati, in quanto anche le loro dimensioni territoriali spesso sono microscopiche, da una piccola isola o arcipelago, a una città a un promontorio. I più celebri di essi si trovano nella vecchia Europa : San Marino, Principato di Monaco, Lussemburgo, Vaticano, Andorra, Liechtenstein, Malta, ma ve ne sono anche in altre parti del mondo, soprattutto nelle piccole isole. I microstati, sono totalmente dipendenti dagli stati vicini, in quanto non autosufficienti. Spesso hanno un importante funzione economica, in quanto assumono la forma di paradisi fiscali o di zone franche, attirando così ingenti somme di capitali provenienti dall estero e garantendo così un elevato tenore di vita ai propri cittadini. GLI ORGANISMI INTERNAZIONALI 22

23 Le organizzazioni internazionali o sopranazionali, rappresentano e tutelano gli interessi degli stati membri, esse si distinguono in due grandi gruppi : le organizzazioni a vocazione particolare, che operano in singoli settori specifici, come l aviazione civile o i servizi postali. le organizzazioni a vocazione generale, che hanno fini politici più ampi, la principale delle quali è l ONU. Altri criteri di classificazione possono riguardare la collocazione geografica, comuni interessi economici, alleanze militari strategiche. Dipendendo economicamente dal finanziamento dei loro stessi membri, le organizzazioni internazionali spesso sono portatrici degli interessi degli stati più potenti, degli Stati Uniti in primo luogo. Tra le principali organizzazioni internazionali possiamo ricordare : L ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), fondata nel 1945, con lo scopo di promuovere la sicurezza e la cooperazione economica e sociale, comprende quasi tutti gli stati della terra. Ha sede a New York. Collegate all ONU sono la FAO, che si occupa di alimentazione e agricoltura, l OMS, organizzazione mondiale della sanità, l UNICEF, per la tutela dei diritti dell infanzia, l UNESCO che si occupa del patrimonio culturale ed ambientale ed altre organizzazioni. Il FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE e la BANCA MONDIALE, istituiti nel 1944 a seguito degli accordi di Bretton Woods, il primo promuove la cooperazione, soprattutto nei paesi in via di sviluppo e concede prestiti attraverso la seconda. Negli ultimi decenni si è intensificato il peso delle grandi multinazionali all interno di questi due organismi. L ORGANIZZAZIONE MONDIALE PER IL COOMERCIO (OMC o WTO), creata nel 1995, regola gli scambi commerciali e le tariffe doganali, perseguendo una politica di liberalizzazione. L OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo), è formata dai paesi più ricchi ed avanzati, si occupa di promuovere e di monitorare le economie dei paesi membri. Il NAFTA (North American Free Trade Agreement), accordo di tipo economico, di integrazione commerciale e di sdoganamento tra Canada, Stati Uniti e Messico. L UE (Unione Europea), composta da 27 paesi europei a seguito di successive integrazioni (l ultima nel 2007), si propone la progressiva integrazione economica, politica, monetaria dei suoi membri. Il processo integrativo, avanzato dal punto di vista economico e soprattutto monetario, con l introduzione dell Euro, è abbastanza in ritardo per quanto riguarda l aspetto politico. 23

24 NATO (North Atlantic Treaty Organizzation), organizzazione di tipo militare, fondata nel 1949 allo scopo di difendere i paesi europei occidentali da eventuali mire espansionistiche dell Unione Sovietica. Dopo la caduta del muro di Berlino del 1989, ha integrato tra i suoi membri anche paesi ex-appartenenti al blocco sovietico ed ha allargato il suo campo d azione anche al di fuori dei confini europei. OPEC (Organizzation of the Petroleum Exporting Countries), nata agli inizi degli anni 60, è l organizzazione che riunisce i principali esportatori di petrolio del mondo, si propone di coordinare una politica comune dei paesi membri per la produzione e la vendita del petrolio. Insieme alle grandi multinazionali del settore occidentali, determina anche il prezzo del petrolio sui mercati mondiali. Il MERCOSUR (Mercato Comùn du Sur) riunisce alcuni paesi latinoamericani (Messico, Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay) e punta a diventare un unione doganale a livello continentale, mentre in Asia, operano l ASEAN (Association of South-East Asian Nations), l AFTA (Asean Free Trade Area) e l APEC (AsiaPacific Economic Cooperation) raccoglie 21 paesi dei tre continenti che si affacciano sull oceano Pacifico. LA COMPOSIZIONE DI ALCUNI ORGANISMI INTERNAZIONALI L ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE (O.N.U.) 24

25 L Organizzazione delle Nazioni Unite (O.N.U. oppure U.N. in inglese) è nata alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1945, dopo la conferenza di San Francisco, dall iniziativa di 50 paesi promotori e su impulso delle potenze vincitrici della guerra. Tra i suoi scopi ci sono: il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, la collaborazione in campo economico, sociale, umanitario, lo sviluppo delle relazioni amichevoli tra gli stati, la diffusione della tutela dei diritti e delle libertà fondamentali dell individuo. Attualmente sono associati all ONU, quasi tutti gli stati della terra, con alcune esclusioni, la più illustre e rilevante è quella di Taiwan, dovuta all opposizione della Repubblica Popolare Cinese. La sua sede centrale è a New York, nel celebre palazzo di vetro. Il suo funzionamento e la sua struttura sono molto complessi ed articolati in cinque organismi principali e in vari organi sussidiari, coordinati dal Consiglio Economico e Sociale ed istituiti dall Assemblea Generale. Gli indirizzi politici dell ONU, sono spesso condizionati dalla pressione delle grandi potenze, soprattutto all interno del Consiglio di Sicurezza, il principale dei suoi organismi, nel contesto del quale, chi detiene il diritto di veto, spesso ne condiziona le scelte, piegandole ai propri interessi. Dall ONU, dipendono altri organismi che si occupano di settori specifici (FAO, UNESCO, UNICEF ed altri ancora). In casi di situazioni particolari di non governabilità, può assumere sovranità su un territorio, tramite Amministrazioni Controllate. SVILUPPO E SOTTOSVILUPPO 25

26 Agli inizi del XX secolo, nel pieno dell ultima fase dell epoca coloniale, lo sviluppo del mondo procedeva in maniera estremamente differenziata, l Inghilterra, gli Stati Uniti, la Francia e da poco la Germania e il Giappone, erano i paesi con le economie più moderne ed il know how tecnologico e scientifico più avanzato. Questi paesi, insieme alla Russia e ad altre nazioni europee, dominavano gran parte del mondo, attraverso il sistema coloniale diretto (Africa ed Asia), o il controllo politicoeconomico (America Latina). L avvento nel 1917 del comunismo in Russia e successivamente in tante altre parti del mondo (Europa Orientale, Cina, Cuba), creerà un alternativa, seppur alla fine perdente, all economia fondata sul libero mercato, nella quale ad esempio lo sviluppo tecnologico e sociale, si differenzierà notevolmente da quello economico. Con i nuovi equilibri geopolitici sorti con la fine della seconda guerra mondiale, negli anni 50, verrà creata l espressione terzo mondo, indicante quei paesi, le cui economie non potevano inquadrarsi né nelle economie avanzate degli Stati Uniti e dei loro alleati europei (Inghilterra, Francia, Germania, Italia) ed del risorto, dal punto di vista economico, Giappone, ovverosia il primo mondo, né con l economia pianificata dell Unione Sovietica, della Cina e di tutto il mondo socialista, cioè il secondo mondo. Con questa espressione generica, si sommavano realtà anche molto diverse tra di loro, tanto che successivamente si è dovuto ricorrere all espressione quarto mondo, per distinguere i paesi in via di sviluppo più avanzato, da quelli più in ritardo. La fine del colonialismo, avviatasi dagli anni 50 in poi, ha cambiato, in parte, gli equilibri economici, lo sfruttamento delle risorse energetiche, principalmente il petrolio, ha permesso ad alcuni dei nuovi paesi, di avere dei redditi rilevanti, anche se il divario economico e lo sfruttamento (attraverso il neocolonialismo), da parte delle ex-potenze coloniali, sono addirittura aumentati. La situazione attuale La caduta del muro di Berlino nel 1989 ed il conseguente passaggio all economia capitalista dei paesi socialisti del blocco sovietico, ha determinato anche la scomparsa del secondo mondo ; le dinamiche del decentramento produttivo, la globalizzazione dei mercati, lo sviluppo imponente dei sistemi di trasporto e di comunicazione in generale, hanno allargato la crescita economica a realtà che fino ad allora non l avevano conosciuta, se non in maniera marginale, mentre per altre aree, prive di interesse e di prospettiva, perché svantaggiate da situazioni avverse come la mancanza di risorse, la marginalità geografica, l instabilità politica e religiosa, il divario con il resto del mondo è aumentato, creando situazioni di povertà profonda. Per indicare le aree che attualmente sono al vertice dell economia e dello sviluppo tecnologico e sociale a livello planetario, è stata creata l espressione triade, cioè una specie di triangolo, ai cui vertici si trovano l America anglosassone, l Europa occidentale e il Giappone e la Corea del sud, con l aggiunta dell Australia e della Nuova Zelanda, di Israele e altre realtà minori. Questa parte del mondo produce gran 26

27 parte del PIL mondiale e detiene gran parte del sapere tecnologico, del capitale finanziario circolante. Negli ultimi decenni si è però assistito alla crescita, in alcuni casi molto rapida, di alcune economie mondiali, concentrate soprattutto in Asia ed in misura minore in America Latina. Il caso più noto, per le sue dimensioni numeriche, è quello della Cina, soggetto dalle potenzialità infinite ed imprevedibili, ma anche Brasile, Messico, India, Indonesia, nazioni con popolazione numerosa e già avviate verso una fase di industrializzazione avanzata e di tecnologizzazione, oltre a paesi di dimensioni inferiori come la Turchia, il Cile, la Thailandia, la Malaysia ed altri. Una parte del mondo, nella quale vive una buona percentuale della popolazione, è invece ancora afflitta da mancanza di prospettive e da uno sviluppo estremamente rallentato, la quasi totalità del continente africano, parte di quello sudamericano e asiatico, soffrono ancora di carenze, alimentari, sanitarie, culturali, tanto da essere emarginate da gran parte dei benefici che vengono offerti dall economia moderna. Resta anche il problema di alcuni paesi, usciti dall esperienza comunista, soprattutto asiatici, ma anche della parte più orientale dell Europa, che hanno avuto un regresso economico piuttosto netto ed ancora appaiono in ritardo. LE AREE DELLO SVILUPPO Il PIL (Prodotto Interno Lordo) 27

28 Il PIL è uno degli indicatori più usati per misurare lo sviluppo economico di una determinata area. Per PIL si intende il valore dei beni e dei servizi finali prodotto in un anno in un paese. Si esprime e si misura in dollari USA. Il calcolo del PIL viene fatto sommando il valore di tutti i beni prodotti in un anno, ma il valore è calcolato ai prezzi correnti che includono le imposte che gravano su di essi, per questo è definito lordo. Non è un indicatore completo in quanto non può conteggiare : a) i redditi derivanti da attività illegali e da lavoro in nero. b) il lavoro domestico e l autoconsumo. Essendo espresso in dollari USA il PIL va anche rapportato al costo della vita del paese di riferimento ottenendo l indice PIL/Ppa (parità di potere d acquisto), infine rapportandolo con il numero degli abitanti, si ottiene il PIL/Ppa pro capite, con il quale si può misurare la ricchezza globale di un paese, anche se non è possibile stabilirne la distribuzione sulla popolazione (ricchezza diffusa o meno). Talvolta viene usato per lo stesso scopo anche il reddito nazionale pro capite. La crescita annua del PIL è la differenza fra il PIL di un anno e quello dell anno precedente e va rapportata con la percentuale di crescita della popolazione (per avere un valore realmente positivo deve essere superiore a questa). L ISU (Indice di Sviluppo Umano) L indice ISU è uno strumento (creato dall ONU) che serve a misurare il grado di benessere (quindi non solo la ricchezza) dei paesi del mondo che tiene conto di tre elementi : a) il livello della salute (speranza di vita alla nascita).b) il livello di istruzione (tasso di alfabetizzazione). c) il PIL/Ppa pro capite. Si misura esprimendo valori numerici che vanno da 0 a 1 (più ci si avvicina a 1 e più il valore ISU è elevato). Altri Indicatori Indicatori demografici Popolazione totale : Numero di abitanti di una entità amministrativa (Regione, Stato). Densità di popolazione : numero di abitanti per kmq. Popolazione Urbana : percentuale di popolazione che vive in città (sup. a 5000 ab.) Tasso di natalità : numero nati per 1000 ab. in un anno. Tasso di mortalità : numero morti per 1000 ab. in un anno. Saldo naturale : differenza tra il tasso di natalità e quello di mortalità. Saldo migratorio : differenza tra il numero di immigrati e di emigrati in un anno. Saldo demografico o Variazione della popolazione : somma algebrica tra saldo naturale e saldo migratorio. 28

29 ESEMPIO Popolazione Totale = abitanti. Tasso di natalità N Nati 5000 Tasso di mortalità N Morti 5500 Saldo naturale = N Immigrati 1000 N Emigrati 200 Saldo migratorio = Saldo Demografico (Variazione della Popolazione) = Popolazione Totale = abitanti. Indicatori Sociali Tasso di alfabetizzazione : percentuale di alfabetizzati sulla popolazione adulta. Popolazione attiva : popolazione in età lavorativa, compresi i disoccupati in cerca di impiego, esclusi casalinghe e studenti. Tasso di disoccupazione : percentuale dei disoccupati sulla popolazione attiva. Indicatori Economici Bilancia commerciale : confronto tra il valore totale delle importazioni e delle esportazioni di merci e servizi. Tasso di autosufficienza energetica : rapporto tra il fabbisogno energetico di un paese (100) e la sua produzione di energia. LA DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA 29

30 Usando semplicemente come strumento di misurazione il PIL/pro capite anno 2006 (non PPA), si può rilevare la situazione rappresentata nella carta sottostante. Il valore massimo è rappresentato dal Lussemburgo ( dollari ), mentre quello minimo dal Myanmar (97 dollari). Primi 10 paesi Ultimi 10 paesi 1 Lussemburgo dollari 2 Norvegia dollari. 3 Islanda dollari. 4 Svizzera dollari. 5 Irlanda dollari 6 Danimarca dollari. 7 Qatar dollari. 8 USA dollari. 9 Svezia dollari. 10 Paesi Bassi dollari. 1 Myanmar 97 dollari. 2 Burundi 107 dollari. 3 Congo R.Dem. 119 dollari 4 Liberia 119 dollari. 5 Somalia 130 dollari. 6 Etiopia 153 dollari. 7 Malawi 161 dollari. 8 Guinea Bissau 181 dollari. 9 Sierra Leone 219 dollari. 10 Ruanda 242 dollari. Italia dollari. LE MIGRAZIONI 30

31 L uomo nasce di natura nomade e sempre tenderà a spostarsi, a cercare nuove terre e nuovi insediamenti. L intera storia dell umanità è fatta di migrazioni, interi continenti, come le Americhe, sono stati popolati attraverso una grande migrazione di massa, avvenuta molte migliaia di anni fa. Le stesse popolazioni dell Europa, hanno per la maggior parte una comune origine indoeuropea e provengono dall area del Caucaso. L insediarsi in nuovi territori, il contatto e spesso il conflitto con le popolazioni autoctone, ha creato, caratterizzato e modificato tutte le civiltà o quasi, quelle che sono state escluse per lungo tempo, a causa della loro posizione geografica di isolamento, sono quelle che hanno di meno avuto possibilità di sviluppo e crescita. Tuttavia è solo nell età moderna (a partire dalle grandi scoperte del XV secolo), che si sono verificati, in termini numerici, i più grandi spostamenti di massa umani, con i fenomeni della colonizzazione, della deportazione e infine dell immigrazione. All inizio dell era coloniale, le Americhe, avevano una popolazione complessiva molto ridotta e sparsa su di un territorio immenso e scollegato, l arrivo degli europei (spagnoli e portoghesi nella parte meridionale, inglesi, olandesi e francesi in quella settentrionale), anche se con modalità diverse, cambiò completamente la demografia continentale, anche perché quasi subito cominciò, a causa della scarsità di manodopera locale, la deportazione degli schiavi africani, che nel corso dei secoli, riversò nelle terre americane del sud e del nord, milioni di persone strappate forzatamente alla loro terra d origine. Ma la causa maggiore degli spostamenti di popolazione è l immigrazione, cioè lo spostarsi di persone o di interi nuclei familiari da territori sovrappopolati e poveri, verso nuove terre che offrono migliori condizioni di vita e maggiori opportunità. Inizialmente, fin dal secolo XIX, è stata l Europa a generare flussi consistenti di immigrati verso gli altri continenti (soprattutto le Americhe e l Australia), ma soprattutto dopo la seconda guerra mondiale e ancora di più dopo la caduta del muro di Berlino, cambiando anche il rapporto di crescita demografica tra il mondo sviluppato e quello povero, l immigrazione è diventato un fenomeno epocale di questi tempi, caratterizzato da milioni di uomini che dalle aree più povere dell Africa, dell America Latina, dell Asia e del mondo post-comunista, si riversano nelle aree urbane dell Europa occidentale e dell America del Nord. Un particolare tipo di immigrazione riguarda i cinesi, numerose comunità di persone provenienti da questo paese, sono insediate nel Nord America, Europa Occidentale e nel Sud Est asiatico, ormai da molto tempo. Per quanto riguarda l Europa, da terra di emigranti e colonizzatori è diventata oggi un territorio di forte immigrazione. Le stesse dinamiche di migrazione interna al continente, sono profondamente mutate dalla fine della seconda guerra mondiale ai giorni nostri. Dalla fine degli anni 40, le economie delle grandi nazioni, prostrate dalla guerra, avevano bisogno di nuova manodopera e dai paesi dell Europa mediterranea (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia) e dalla Turchia, milioni di immigrati si diressero verso la Francia, il Belgio, l Olanda, la Svizzera, la Germania, la Gran Bretagna, andando ad occupare i posti di lavoro meno ambiti. Contemporaneamente la fine dell epoca delle colonie, generò un movimento dalle ex-colonie verso la madrepatria (maghrebini in Francia, indiani e 31

32 pakistani in Gran Bretagna). Dall inizio degli anni 90, poi, la caduta del muro di Berlino ha liberato milioni di cittadini che fino a quel momento erano stati segregati dai loro regimi all interno dei loro paesi, con possibilità di mobilità, praticamente nulle. La nuova frontiera dell immigrazione europea è diventata quindi quella tra Est ed Ovest, oltre a quella tra Sud e Nord. Un caso particolare nel contesto delle immigrazioni, sono i profughi, cioè coloro che per motivi legati alla loro etnia o alle loro convinzioni politiche o religiose, sono costrette a fuggire dal loro paese d origine, oppure ne sono espulse, per trovare rifugio presso altri paesi, disposti ad accoglierli. LA GLOBALIZZAZIONE DELL ECONOMIA 32

33 Il colonialismo e l era mercantile Gli attuali equilibri e squilibri dell economia mondiale, riflettono la situazione che si è venuta a determinare a partire dall epoca coloniale (fine del XV secolo). Le grandi scoperte geografiche apriranno la via al dominio europeo su interi continenti. Fino ad allora, il sistema commerciale nell antico continente, era basato soprattutto negli scambi tra oriente ed occidente, tra europa ed asia. L epoca coloniale, attraverserà diverse tappe, e seppure in misura ed in epoche diverse, tutti gli stati europei occidentali, la Russia e gli USA, saranno protagonisti di imprese di conquista territoriale sul modello coloniale. Il Regno Unito disporrà, per secoli, di un vastissimo impero coloniale. Sarà questo il periodo dell esplodere dell economia mercantile, delle grandi compagnie, dell accumularsi delle prime grandi fortune familiari, che saranno poi all origine del capitalismo moderno. Alcuni vedono nell epoca coloniale l inizio della globalizzazione economica mondiale, attraverso il fenomeno della triangolazione tra europa, africa ed americhe, quando per la prima volta, tutto il mondo conosciuto è parte integrante (anche se con ruoli diversi), dello stesso fenomeno economico. LA TRIANGOLAZIONE IL COLONIALISMO 33

34 Il colonialismo moderno occidentale, rappresenta una delle principali cause dell assetto attuale del mondo, delle differenti velocità di sviluppo, delle gerarchie planetarie culturali, economiche e militari. La ricerca da parte delle nazioni europee di una via delle Indie, finalizzata alla ricerca delle preziose spezie prodotte nelle lontane terre orientali, porterà, una volta disponibili le conoscenze geografiche e la tecnologia navale, a varcare gli oceani e a scoprire nuove e sconosciute terre. Saranno i viaggi dei grandi navigatori dalla fine del XV secolo in poi, a fornire le notizie su continenti immensi, ricchi di materie preziose e popolate da indigeni, quasi sempre facilmente sopraffabili. Il colonialismo sarà anche causa della più grande deportazione di massa della storia, con la tratta degli schiavi africani verso le Americhe. La storia del fenomeno coloniale si può suddividere in quattro grandi periodi : L era ispano-portoghese, coincidente con l inizio del colonialismo e fino alla metà del XVI secolo, in questo periodo le monarchie di Spagna e Portogallo, saranno i principali soggetti dell attività coloniale, rivolgendo la loro attenzione alla parte centro-meridionale del continente americano, il loro predominio, avrà però breve durata, per l arrivo di nuovi concorrenti europei atlantici ( Inghiltterra, Francia, Olanda ).Conserveranno tuttavia i loro impero per molto tempo. L era anglo-franco-olandese, l ascesa delle nazioni atlantiche, mentre da una parte pirati e corsari danneggiano prevalentemente gli interessi spagnoli soprattutto nell area caraibica, le flotte inglesi, olandesi e francesi, raggiungono praticamente ogni parte del pianeta, nascono le grandi compagnie, finalizzate al commercio delle merci di provenienza coloniale, vengono accumulate in Europa, le prime, grandi fortune mercantili, gli europei si insediano nei principali porti orientali. L ascesa dell Inghilterra, alla fine del XIX secolo, la corona britannica sarà in possesso di un vastissimo impero coloniale, sparso in tutti i continenti, nonostante la perdita degli Stati Uniti d America, avvenuta alla fine del XVIII secolo. Dopo la rivoluzione industriale, il ruolo delle colonie assumerà importanza nell economia globale, anche a livello strategico e non solo mercantile, gli inglesi saranno per molti anni, possessori di una flotta in grado di dominare il mondo e controlleranno i principali luoghi strategicamente fondamentali per il controllo dei mari (stretti, canali). Il Novecento, l ultimo periodo coloniale risale alla prima parte del XX secolo, quando emergeranno nuove potenze coloniali ( USA, Germania, Italia, Giappone ) ma con la fine della seconda guerra mondiale, con la nascita di una nuova gerarchia, dominata dalle sfere d influenza delle due superpotenze ( Usa e URSS ), il fenomeno del colonialismo diretto, come fino ad allora era stato concepito, verrà progressivamente sostituito da altre forme di sfruttamento. Oggi sono ormai pochissimi i residuati dell epoca coloniale, limitati a qualche isola o piccolo territorio, come ad esempio la Polinesia francese. La rivoluzione industriale 34

35 La rivoluzione industriale, unitamente a quella agraria e a quella francese, sarà alla base del mondo moderno. A partire dalla seconda metà del XVIII secolo, in Inghilterra nasceranno le prime industrie tessili con l apporto dell energia fornita dalla macchina a vapore alimentata a carbone. Il cambiamento in atto, porterà le masse a trasferirsi dalle campagne alle città industriali, trasformerà i mercati e il possesso dei territori ricchi di risorse minerarie, indispensabili per fornire materie prime ed energia alle industrie, diventerà fondamentale e sarà oggetto di guerre e di nuove conquiste coloniali. Dopo la rivoluzione industriale, il rapporto di sfruttamento tra i paesi europei e le loro colonie aumenterà, le nascenti industrie nei paesi dominatori del mondo, per le loro produzioni, preleveranno ogni tipo di materia prima dai territori da loro controllati e una volta ottenuto il prodotto finito, questo verrà rivenduto, anche nei mercati delle colonie, annientando la già povera economia locale, in regime di protezionismo. Questo sistema che si protrarrà per un lungo periodo, aumenterà notevolmente il divario economico tra i due mondi ed è ancora causa antica del sottosviluppo di interi continenti. Soltanto nel periodo attuale, definito post-industriale, la situazione è cambiata, anzi si è paradossalmente capovolta, con il trasferimento di parte della produzione industriale in alcuni dei paesi in via di sviluppo, senza tuttavia invertire sensibilmente i rapporti di gerarchia economica tra i paesi avanzati e tutto il resto. Lo schema indica il rapporto economico (di sfruttamento) all epoca dei grandi imperi coloniali (sostanzialmente quello francese e quello britannico). Le colonie forniscono alla madre patria le materie prime necessarie per la produzione industriale, i prodotti finiti vengono poi rivenduti nei mercati delle colonie in regime protezionistico, con un doppio guadagno. GLI EFFETTI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE 35

36 La rivoluzione industriale non ha rappresentato soltanto un enorme cambiamento economico, ma è stata tra le maggiori cause della nascita della società moderna occidentale, della quale, in un modo o nell altro, tutto il mondo ne subisce l eredità. Da tutta una serie di eventi e trasformazioni, strettamente connessi tra di loro nel tempo e nello spazio, nascerà in alcune nazioni europee e nell america anglosassone, un nuovo modello di vita, che stravolgerà il passato e le sue regole. Il primo grande effetto è l aumento esponenziale della popolazione, dovuto alle mutate condizioni sanitarie ed alimentari ed al decremento della mortalità infantile che coinciderà con ancora un elevato tasso di natalità. La corsa alla produzione, creerà nuove opportunità e nuove necessità, cambierà i rapporti tra i sessi, imporrà nuovi ruoli rispetto alla tradizionale famiglia arcaica e rurale. La popolazione si concentrerà nelle città che diverranno più grandi, l invenzione del treno permetterà spostamenti veloci e di grandi quantità di merci, riducendo notevolmente le distanze. L ambiente viene per la prima volta sul serio aggredito e fortemente modificato per le nuove necessità della società industriale. Inizia l era delle comunicazioni istantanee con il telegrafo, la diminuzione dell analfabetismo e la diffusione dell editoria fanno nascere i primi organi di informazione e di comunicazione come i giornali quotidiani. La diffusione dei principi illuministici, le rivoluzioni francesi ed americana, mettono in discussione le fondamenta dell assolutismo e indeboliscono il potere temporale della Chiesa e delle sue gerarchie, dominano i grandi stati nazionali, un numero sempre maggiore di persone conquisterà diritti fondamentali, a cominciare da quello del voto attivo e passivo. LA SOCIETA MODERNA L era delle multinazionali 36

37 La fine completa del colonialismo (salvo qualche residuo), avviene dopo la seconda guerra mondiale, nella seconda metà del XX secolo, ma più che di una fine, si tratta di un superamento del sistema coloniale diretto, come fino ad allora era stato concepito. Il dopoguerra è caratterizzato dalla contrapposizione della guerra fredda e dalla divisione del mondo nelle sfere di influenza delle due superpotenze (USA e URSS), pochi e relativamente ininfluenti sono i paesi non allineati, il ruolo degli stati europei è fortemente ridimensionato. In questo periodo gli Stati Uniti e i loro principali alleati (Regno Unito, Francia e le sconfitte della guerra Giappone, Germania e Italia), consolideranno i loro interessi nei paesi in via di sviluppo, attraverso nuove forme di sfruttamento economico e all inizio degli anni 90, con la caduta del muro di Berlino, la dissoluzione dell Unione Sovietica e il cambiamento della Cina, il mondo si aprirà alla fase del completamento del processo di globalizzazione. Le grandi imprese multinazionali, operanti nei settori produttivi, energetici e finanziari, attraverso le politiche condotte dai rispettivi governi e dagli organismi internazionali sorti dopo la guerra, come l ONU, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, il WTO, diverranno le principali protagoniste di questa nuova era. I loro dirigenti, spesso passeranno e tuttora passano a ricoprire importanti incarichi politici, soprattutto nel governo statunitense, creando un intreccio inestricabile tra politica e mondo degli affari. Sovente, le stesse imprese, dotate di immense risorse monetarie, influenzano e controllano i governi di molti paesi africani, asiatici, latinoamericani, lasciando inalterato nella sostanza, il rapporto di sfruttamento delle epoche precedenti. Il perverso meccanismo dei finanziamenti concessi dal Fondo Monetario Internazionale, permette lauti guadagni alle grandi imprese e rende debitori i paesi più deboli. La nuova distribuzione della produzione industriale nel mondo dilata le dimensioni dello spazio d azione delle grandi imprese multinazionali, globalizzando sempre di più il sistema economico. Da un punto di vista culturale, questo processo necessita di azioni tendenti ad una sempre di più ad una omologazione dei gusti e delle tendenze, cercando di esportare, almeno in forma superficiale, i valori morali e lo stile di vita occidentale. Si può rilevare in tutto questo, un fenomeno apparentemente e forse realmente contraddittorio, perché se da una parte la globalizzazione contribuisce alla crescita complessiva dell economia mondiale, il divario che si crea tra coloro che possono accedere allo sviluppo ed al benessere e coloro che invece devono ancora vivere in condizioni di estrema precarietà, è destinato ad aumentare sempre di più, come dimostrano tutti i dati relativi alla distribuzione di ogni tipo di risorsa ed ai consumi tra le varie aree del pianeta. Inoltre, l aumento numerico della popolazione che vive nel benessere nei paesi di nuova industrializzazione, porta ad un notevole aumento dei consumi, con conseguente aumento dei problemi legati all inquinamento atmosferico, delle acque e dei suoli ed all aumento della domanda riguardo alle risorse energetiche, idriche ed alimentari. LE MULTINAZIONALI 37

38 L origine dell impresa multinazionale, può essere fatta risalire alla seconda metà del secolo XIX, con la commercializzazione di alcuni prodotti agricoli di piantagione e di materie prime. Con la trasformazione della singola impresa manifatturiera in corporations, ma soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, si assiste alla crescita del numero e delle dimensioni di imprese, soprattutto nel settore agricolo, petrolifero e dei metalli, che estendono i loro interessi e loro produzioni ben al di là del loro paese d origine. La possibilità di spostare la produzione, dove essa, dal punto di vista del costo del lavoro è più conveniente, apre nuovi scenari per l economia moderna, scardinando un sistema che sino ad allora era basato sulla produzione fatta nei paesi industrializzati. Il livello decisionale, rimane nel paese d origine e il rapporto tra la casa madre e la periferia è fatto di flussi opposti: gli investimenti e le scelte strategiche si indirizzano dal centro alla periferia, mentre il flusso dei profitti, si sviluppa dalla periferia al centro. Una grande multinazionale è articolata in diverse società di varie dimensioni che operano nei loro settori di competenza e anche a livello territoriale. Gli interessi di una grande azienda, non sono ormai più riferiti soltanto al settore specifico nel quale opera, ma abbracciano tantissimi e diversificati ambienti, dall informazione, allo sport, all intrattenimento, oltre che agli investimenti di tipo esclusivamente finanziario e speculativo (es. settore immobiliare). Le più grandi delle imprese multinazionali, hanno centinaia di migliaia di dipendenti, sparsi in tutto il mondo e spesso il loro fatturato, supera quello di interi bilanci statali, anche di paesi non poverissimi. Disponendo di grandi quantità di denaro le grandi multinazionali, possono condizionare e condizionano la politica, sia quella interna dei loro paesi d origine, sia quella dei governi dei paesi meno sviluppati dove esse talvolta operano. La maggior parte delle imprese multinazionali ha origine statunitense, giapponese oppure europea (Regno Unito, Germania, Francia, Olanda, Svizzera). La struttura e gli interessi di una MULTINAZIONALE I SETTORI PRODUTTIVI 38

39 Il PIL totale di un paese può essere ripartito nei tre tradizionali settori produttivi. Settore primario : è riferito a tutte le forme di agricoltura e di allevamento, alla silvicoltura ed alla pesca. Settore secondario : è riferito all industria e all artigianato, alle attività estrattive, all edilizia, in definitiva tutto quello che produce e trasforma beni. Settore terziario : è riferito a tutto ciò che produce servizi pubblici e privati, al commercio, al turismo, nella sua forma più legata all utilizzo di tecnologia avanzata è definito terziario avanzato o quaternario. La tripartizione del PIL totale varia di parecchio a seconda dello sviluppo economico del paese da prendere in esame, così come la distribuzione della popolazione attiva nei tre settori. Nei paesi in ritardo di sviluppo e con un PIL/pro capite ppa non elevato, prevale in genere il settore primario soprattutto per quanto riguarda il numero degli addetti. Si tratta spesso di realtà nelle quali l agricoltura prevalente è quella di sussistenza o la piantagione monoculturale. Alcuni esempi : Sierra Leone (Pil/pro capite 219 dollari USA) Impiegati nel settore primario sul totale della popolazione attiva 61%. Percentuale del settore primario sul PIL totale 43%. Cambogia (Pil/pro capite 375 dollari USA) Impiegati nel settore primario sul totale della popolazione attiva 60%. Percentuale del settore primario sul PIL totale 33%. Nei paesi dove le difficoltà legate all ambiente ed al clima rendono poco produttiva l agricoltura, il divario tra numero di addetti ed incidenza sul PIL totale del settore primario si amplia : Niger (area semidesertica Pil/pro capite 278 dollari USA) Impiegati nel settore primario sul totale della popolazione attiva 86%. Percentuale del settore primario sul PIL totale 37%. Nepal (area di alta quota Pil/pro capite 322 dollari USA) Impiegati nel settore primario sul totale della popolazione attiva 93%. Percentuale del settore primario sul PIL totale 40%. 39

40 IL SETTORE PRIMARIO Gli addetti al settore primario nel mondo Nelle aree sviluppate, invece, l incidenza del settore primario sul PIL totale e sulla popolazione attiva è abbastanza irrilevante e in genere paritaria. Ad esempio : Stati Uniti (PIL/pro capite dollari USA) Impiegati nel settore primario sul totale della popolazione attiva 1%. Percentuale del settore primario sul PIL totale 1%. Giappone (PIL/pro capite dollari USA) Impiegati nel settore primario sul totale della popolazione attiva 4%. Percentuale del settore primario sul PIL totale 1%. Italia (PIL/pro capite dollari USA) Impiegati nel settore primario sul totale della popolazione attiva 4%. Percentuale del settore primario sul PIL totale 2%. 40

41 Il settore terziario prevale nettamente sugli altri, soprattutto nei paesi ricchi in fase post-industriale anche nella sua forma più avanzata. La percentuale bassa di addetti al settore primario negli USA, non significa che questo paese ha una produzione agricola insignificante, anzi si tratta in termini quantitativi del primo produttore mondiale del settore. L elevato uso di supporti meccanici e tecnologici determina un rapporto tra la forza lavoro impiegata e la produzione nel quale, un numero ridotto di impiegati nel settore riesce ad ottenere quantità e qualità ai massimi livelli. Viceversa nelle zone nelle quali prevalgono forme di agricoltura di sussistenza, a fronte di un grande numero di occupati nel settore, la produzione è scarsa. Agricoltura e allevamento. Le principali attività del settore primario (agricoltura e allevamento), possono essere suddivise in : Agricoltura di sussistenza Agricoltura commerciale L agricoltura di sussistenza ha come fine il sostentamento della famiglia contadina o di una piccola comunità (villaggio), quindi è destinata prevalentemente all autoconsumo. E praticata nei paesi a sviluppo intermedio e in quelli meno avanzati, occupa una grande quantità di manodopera e le rese sono generalmente 41

42 basse. Gli strumenti usati per lavorare la terra o accudire il bestiame, sono quelli tradizionali. L agricoltura commerciale è praticata nei paesi ricchi, segue le regole del mercato ed è fortemente meccanizzata e specializzata per aumentarne la redditività e la competitività. I modi di praticare l agricoltura sono essenzialmente quattro : Agricoltura intensiva Agricoltura estensiva Monocoltura Policoltura L agricoltura intensiva sfrutta al massimo il suolo, per ottenere alte rese per ettaro e prevale nelle aree densamente popolate con scarsa e limitata disponibilità di terreno coltivabile (es. Giappone, Europa Occidentale, Stati Uniti Orientali). L agricoltura estensiva utilizza grandi spazi ed ha minori rese per ettaro. E praticata dove i suoli hanno scarsa fertilità (es. alcune zone dell Africa), nella conduzione latifondista (America Latina). In alcuni casi, come alcune zone degli USA centrali e occidentali è praticata per la grande disponibilità di terreni, ma in questo caso la resa è alta, grazie alla meccanizzazione ed agli investimenti. La monocoltura è diffusa sia nei paesi sviluppati, sia in quelli meno avanzati sotto forma di piantagione. Nella monocoltura vengono coltivati con continuità gli stessi prodotti e vi è un grande impatto ambientale perché la monocoltura esaurisce i suoli agrari ed espone il terreno al rischio della desertificazione se questi non vengono reintegrati con le sostanze che le coltivazioni assorbono. La policoltura è la coltivazione di più specie vegetali in una stessa azienda o addirittura su un unico appezzamento. E tipica delle aziende di piccole dimensioni e anche dell agricoltura di sussistenza. L agricoltura industriale Si definisce come agricoltura industriale la coltivazione in grande scala di prodotti vegetali che non sono destinati e finalizzati all alimentazione umana ed animale, come ad esempio il tabacco oppure il cotone. Fanno parte del settore primario anche la pesca e la silvicoltura. 42

43 I PRODOTTI AGRICOLI Gran parte della produzione agricola mondiale, riguarda i cereali, essi sono destinati sia all alimentazione umana, che animale. I cereali coltivati più intensamente sono il frumento ed il riso. Con le farine derivate dalla macinazione del frumento, si ricavano il pane e la pasta, alimenti base in molte aree del mondo, il loro consumo è oggi in aumento e ciò sta determinando una salita del prezzo del frumento sui mercati internazionali. I principali produttori sono : Cina, India, USA, Russia, Francia, Canada. Il riso sostituisce o integra il frumento in molte zone del mondo, soprattutto in Asia, dove per milioni di persone è l elemento base dell alimentazione, la sua coltivazione necessita della disponibilità di acqua in grande quantità e quindi di un clima umido, come quello delle zone monsoniche. I principali produttori sono : Cina, India, Indonesia, Bangladesh, Vietnam, Thailandia. Un altro cereale importante è il mais, dal potere nutritivo inferiore, destinato all alimentazione animale nei paesi sviluppati e a quella umana nei paesi poveri. Nelle zone tropicali dell America meridionale, dell Africa e dell Asia, dove esistono condizioni ambientali favorevoli, si pratica l agricoltura di piantagione, che comprende una vasta tipologia di prodotti, destinati sia all alimentazione, come la frutta o la canna da zucchero, sia ad altri usi come il the ed il caffè oppure le piante oleaginose. LE PRODUZIONI AGRICOLE PRINCIPALI 43

44 IL SETTORE SECONDARIO Numero di occupati nel settore secondario (compreso estrattivo) L industria moderna in poco più di due secoli si è imposta come sistema di produzione più efficiente. La sua apparizione ha prodotto le più intense trasformazioni dell ambiente e della società. Da fenomeno limitato ad un ristretto numero di paesi, ora l industrializzazione riguarda aree sempre più vaste in quasi ogni parte del pianeta. Tipologie industriali Industria manifatturiera Industria estrattiva Industria edile 44

45 L industria manifatturiera si può suddividere in due grandi settori : L industria di base che trasforma le materie prime in semilavorati come ad esempio l industria siderurgica e metallurgica oppure l industria chimica primaria. L industria che realizza prodotti finiti come l industria meccanica, tessile ed alimentare, oppure imprese che realizzano prodotti con tecnologie avanzate come ad esempio l industria elettronica e l industria informatica. L industria estrattiva è legata a tutte quelle attività che prevedono l estrazione dal sottosuolo di materie prime in forma solida, liquida o gassosa (minerali, petrolio, gas naturale). L industria edile si occupa della costruzione di edifici ed infrastrutture di vario genere (strade, ferrovie, dighe, ecc ). Il decentramento industriale Negli ultimi decenni il modello legato alla concentrazione industriale solo nei paesi sviluppati è entrato in crisi, soprattutto per l aumento del costo del lavoro, la caduta del muro di Berlino nel 1989 ha aperto infine nuovi mercati e scenari. Attualmente il fenomeno dell industrializzazione sta interessando quasi tutti i paesi a sviluppo intermedio che possono offrire per alcuni tipi di produzione : manodopera a costo inferiore e sufficientemente alfabetizzata, minor controllo sindacale e leggi più permissive in materia di sicurezza sul lavoro ed ambientale, agevolazioni fiscali a favore delle imprese. Tutti questi fattori, unitamente allo sviluppo delle tecnologie di comunicazione e di trasporto, hanno contribuito a determinare il fenomeno del decentramento industriale, cioè lo spostamento di alcune attività produttive (in genere a basso e medio contenuto tecnologico) dai paesi di antica industrializzazione (Europa Occidentale, USA e Giappone), verso i cosiddetti NIC (New Industrialized Countries), cioè i paesi di nuova industrializzazione (Sud Est asiatico, America Latina), ma anche verso i paesi dell Europa dell Est e dell Africa Mediterranea. Si assiste così alla diminuzione degli addetti al settore secondario nei paesi ricchi ed alla scomparsa di alcune tipologie di produzione in questi paesi, dove ormai queste non sono più assolutamente convenienti per motivi dovuti agli alti costi di produttivi. 45

46 LE DINAMICHE DEL DECENTRAMENTO INDUSTRIALE Nella carta tematica sottostante, sono indicate le dinamiche del decentramento industriale, dalle aree ad industrializzazione più consolidata ed antica (USA, Europa Occidentale, Giappone), i sistemi produttivi manifatturieri si stanno spostando verso nuove aree, in altre parti del mondo che fino a qualche decennio fa, erano solo fornitori di materie prime o mercati marginali. In alcuni dei paesi che avevano avuto in passato il proprio sviluppo dell industria secondo il modello socialista è in atto una riconversione degli impianti produttivi e delle tipologie industriali. Le grandi imprese multinazionali, esportano in parte o completamente i propri cicli di lavorazione in località dove il costo del lavoro e le condizioni operative in generale sono più vantaggiose e dove, in alcuni casi, vi sono anche potenziali mercati di espansione, come negli stati più popolati (Cina, India, Indonesia, Brasile), nuove, importantissime, realtà industriali del sistema mondo. L INDUSTRIALIZZAZIONE NEL MONDO E LE SUE FASI 46

47 IL SETTORE TERZIARIO Percentuale di addetti al settore terziario sul totale della popolazione attiva Il settore terziario raccoglie l insieme delle attività economiche che producono beni immateriali, i cosiddetti servizi. Si possono distinguere tra le attività classificate nel settore terziario : Il commercio (la circolazione dei beni). L attività finanziaria (la circolazione del denaro). Il turismo (la circolazione delle persone). I servizi erogati dalla pubblica amministrazione. Le attività del settore terziario possono essere poi distinte in : Servizi alla persona Servizi alle imprese 47

48 I servizi alla persona sono destinati sia ai singoli individui, sia alla collettività. Sono servizi individuali: il commercio al minuto, la ristorazione, il turismo, mentre sono servizi alla collettività: l assistenza sanitaria, l istruzione, le forze dell ordine, i trasporti e le telecomunicazioni. I servizi alle imprese comprendono tutte la attività che non sono destinate al consumo finale, ma sono rivolte esclusivamente alla produzione. La terziarizzazione dell economia. Negli ultimi decenni il peso del settore dei servizi è notevolmente aumentato, soprattutto nei paesi con economie sviluppate, ciò ha permesso a questi paesi di superare il periodo della società industriale, anche se l attività industriale di questi paesi non è complessivamente diminuita, ad essa si è però affiancata la presenza delle attività terziarie, sotto forma di servizi di progettazione, ricerca applicata, programmazione informatica, telecomunicazioni, marketing, attività finanziarie. Al tempo stesso, l aumento dei redditi e del tempo libero di una buona parte della popolazione, ha fatto salire la domanda di servizi di qualità superiore. Quando vengono usate le tecnologie più moderne, si parla di terziario avanzato. Il settore delle attività legate agli ambiti direzionali della pubblica amministrazione, alle sedi centrali delle grandi imprese e degli istituti di credito, alle università ed ai centri di ricerca è definito settore quaternario. Nei paesi arretrati e in quelli a sviluppo intermedio, pur con delle differenze, il settore terziario presenta elementi di arretratezza, tipici delle società pre-industriali. La manodopera esuberante nel settore agricolo, non trova impiego nel debole settore industriale e viene quindi a trovare uno sbocco di sopravvivenza nelle attività più semplici del settore dei servizi come ad esempio il commercio ambulante, l artigianato, alcuni servizi essenziali della pubblica amministrazione. In questi casi, la notevole percentuale degli addetti al settore terziario che può rilevarsi ( come evidenziato dalla carta soprastante, ad esempio in alcuni stati africani ), non significa necessariamente un reale sviluppo, ma semplicemente il fatto di essere in presenza di un economia stagnante e poco dinamica. Si parla quindi di terziario improduttivo. Esempio : STATI UNITI : Addetti al terziario sulla popolazione attiva : 79% Incidenza del settore terziario sul PIL totale : 78% ETIOPIA : Addetti al terziario sulla popolazione attiva : 70% Incidenza del settore terziario sul PIL totale : 41% 48

49 LE RISORSE NATURALI ED ENERGETICHE Per risorse naturali ed energetiche si intendono : l acqua, i minerali, il petrolio, il carbone, i gas naturali. La loro disponibilità ed il loro consumo sono differenziati tra i vari paesi del mondo e spesso non coincidono. L ACQUA La disponibilità di acqua potabile è sempre stato un elemento primario per lo sviluppo delle società umane. Nell era moderna il suo consumo è aumentato a dismisura nei paesi industrializzati, mentre per altre aree del pianeta, ancora oggi, la carenza idrica rappresenta un problema reale. Alcuni ipotizzano per un prossimo futuro, una serie di conflitti per il controllo delle falde acquifere, come oggi ci sono per il controllo del petrolio. 49

50 La carenza idrica Moltissime aree del pianeta, anche popolate fittamente, soffrono per la mancanza di disponibilità di acqua potabile sufficiente. Spesso non è una carenza dovuta soltanto alle condizioni ambientali sfavorevoli ( climi aridi e semi-aridi con poche precipitazioni ), ma anche alla mancanza di infrastrutture adeguate per il pompaggio ed il trasporto ( reti idriche, acquedotti ) e per l inquinamento delle falde da parte delle attività agricole. La cattiva qualità dell acqua potabile è spesso causa di malattie ed epidemie. L acqua dolce è una risorsa limitata, ma al tempo stesso rinnovabile attraverso il suo ciclo, ma i consumi non devono superare la disponibilità. I paesi più ricchi e sviluppati tecnologicamente, hanno comunque la possibilità di ovviare ad una eventuale carenza idrica, attraverso il trasporto da zone con eccedenza di acqua con navi cisterna, con impianti di desalinizzazione dal mare e con impianti di depurazione, inoltre hanno delle reti di trasporto efficienti con basse percentuali di perdita di liquido ( gli impianti vecchi e con poca manutenzione perdono infatti oltre la metà dell acqua per strada ). LE RISORSE ENERGETICHE La società moderna, nata dalla rivoluzione industriale, ha necessitato sempre di più di energia, indispensabile da prima per muovere le macchine all interno delle manifatture, poi per far viaggiare i mezzi di trasporto e infine, sotto forma di energia elettrica, per svolgere tutte le attività della società e del vivere quotidiano. La disponibilità delle risorse che producono energia è fondamentale per lo sviluppo economico di qualunque paese. Il consumo di energia varia a seconda delle caratteristiche economiche di un paese. Nel caso che un paese disponga di tutta l energia che gli è necessaria si parla di autosufficienza energetica, altrimenti si ricorre all importazione di energia o di sostanze atte a produrla. Si possono dividere i paesi della terra in quattro categorie riguardo alla disponibilità di risorse energetiche ed al loro consumo : 1) Paesi con grande consumo e grande disponibilità ( es. USA, Russia ). 2) Paesi con grande consumo e poca disponibilità ( es. Giappone, Italia ). 3) Paesi con grande disponibilità e poco consumo ( es. Arabia Saudita, Norvegia ). 4) Paesi con poca disponibilità e poco consumo ( es. alcuni paesi ad economia poco avanzata ). 50

51 Le risorse che producono energia, possono essere di natura rinnovabile o non rinnovabile. Sono risorse rinnovabili : l acqua, il vento, il sole, la geotermia, sono risorse non rinnovabili : il petrolio, i gas naturali, il carbone, l uranio che serve per la produzione di energia nucleare. Le fonti rinnovabili Energia idroelettrica ( prodotta dalla caduta dell acqua ). Energia eolica ( prodotta dalla forza del vento ). Energia solare ( prodotta dal calore del sole ). Energia geotermica ( prodotta dal vapore dei soffioni ). Energia mareomotrice ( prodotta dalle maree ). Sono considerati fonti di energia rinnovabile anche i rifiuti combustibili. Attualmente le fonti rinnovabili producono soltanto il 13,8% dell energia mondiale. L energia idroelettrica si può ottenere solo in determinati ambienti naturali (montagne ricche di corsi d acqua), dove sono presenti dislivelli da sfruttare per la caduta delle acque. Attualmente a livello mondiale rappresenta solo il 2,5% della produzione. Il suo utilizzo, comporta la profonda modifica dell ambiente naturale, attraverso la costruzione di grandi dighe ed invasi. L energia eolica rappresenta soltanto lo 0,026% della produzione mondiale. Essa richiede grandi spazi ed ha un forte impatto sul paesaggio per la presenza delle grandi torri con pale che raccolgono il vento. I principali produttori sono la Germania, Spagna, gli USA e la Danimarca. L energia solare con celle fotovoltaiche è prodotta dal calore dei raggi. Necessita di ampie superfici piane dove dislocare i pannelli. Circa un milione di abitazione sono alimentate nel mondo con questo sistema. La percentuale sul totale della produzione energetica è irrilevante ( lo 0,039% ). L energia geotermica ( 0,442% della produzione globale ) sfrutta l energia sprigionata in alcune zone della terra dal vapore proveniente dal sottosuolo, mentre L energia mareomotrice ( 0,004% della produzione globale ) sfrutta il movimento delle maree oceaniche. I combustibili rinnovabili ricavati dai rifiuti, sono una nuova forma di produzione energetica che rappresenta l 11% della produzione totale di energia. 51

52 LE FONTI NON RINNOVABILI Il petrolio. Il gas naturale. Il carbone. L uranio. Il petrolio I PRINCIPALI PRODUTTORI MONDIALI DI PETROLIO ANNO 2003 ( la percentuale a fianco è riferita al totale della produzione mondiale ) Il petrolio è diventato la principale merce di scambio a livello mondiale e attualmente il 40% dei traffici marittimi commerciali è fatto da navi petroliere. Presente in natura sottoforma di giacimenti sotterranei o sottomarini, il suo uso intensivo inizia nella seconda metà del XIX secolo negli Stati Uniti. Il suo primato tra le fonti energetiche è dovuto a un insieme di fattori tra i quali : la facilità d estrazione e di trasporto, l alto contenuto energetico, l utilizzo dei suoi derivati per 52

53 i motori a scoppio. Il suo utilizzo è responsabile di buona parte dell inquinamento atmosferico, attraverso emissioni nocive derivate dalla sua combustione. Il petrolio ed i suoi derivati ( Benzine, gasolio, kerosene ) sono usati per : la produzione di energia elettrica ( energia termoelettrica ), tramite la combustione, il riscaldamento, l alimentazione dei mezzi dotati di motori non elettrici ( auto, navi, aerei, treni ), la produzione di materiali plastici e sintetici in genere. Il trasporto avviene dai luoghi di estrazione agli impianti di raffinazione e può essere via terra (oleodotti), via mare (navi petroliere). La non coincidenza tra le aree di produzione e quelle di maggior consumo, genera un commercio di natura strategica e dagli ingenti profitti, fondamentale è il controllo dei luoghi di estrazione. La disponibilità di petrolio (riserve), sembra essere ancora abbastanza ampia, anche se si stanno faticosamente cercando soluzioni alternative. Alcuni importanti paesi industrializzati e sviluppati, come il Giappone, la Germania, la Francia o l Italia, sono totalmente privi o quasi di petrolio e devono quindi ricorrere all importazione. Il prezzo mondiale è regolato da un ristretto numero di compagnie prevalentemente anglo-americane e dai paesi membri dell OPEC, un organizzazione internazionale che riunisce i paesi esportatori di petrolio ( Algeria, Indonesia, Iran, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Venezuela, Iraq ). Il gas naturale Il gas naturale è meno inquinante del petrolio ed è utilizzato per la produzione di energia elettrica, uso domestico, autotrasporto. Rispetto al petrolio, presenta difficoltà maggiori per il trasporto, infatti in forma gassosa (gasdotti), non può essere trasportato attraverso gli oceani, anche se può essere liquefatto e caricato su apposite navi cisterna per essere poi rigassificato con appositi impianti una volta giunto al mercato di destinazione. I maggiori produttori mondiali sono la Russia (22.4%) e gli USA (19.9%). 53

54 Il carbone Il carbon fossile è stata la prima risorsa ad essere sfruttata in maniera intensiva nell era moderna dell industrializzazione ( Inghilterra seconda metà del XVIII secolo ). E un combustibile fossile solido e ne esistono quattro qualità di diverso potere calorico ( antracite, litantrace, lignite, torba ), l antracite è la qualità di maggior pregio. Il carbone viene estratto in miniere che arrivano fino a metri di profondità o in miniere a cielo aperto. Le tecniche di estrazione tradizionali, praticate oggi soprattutto nei paesi in via di sviluppo sono talvolta pericolose per la salute e l incolumità dei minatori. Il suo utilizzo è andato progressivamente diminuendo, sostituito dal petrolio ( nel 1920 rappresentava oltre l 80% della produzione energetica, oggi soltanto il 20% ). Il suo declino è dovuto soprattutto ai costi di trasporto elevati e al carattere molto inquinante della sua combustione. Negli ultimi anni, alcuni paesi che dispongono di giacimenti di carbone, come la Germania o il Regno Unito, per ridurre la propria dipendenza energetica dal petrolio, hanno investito in tecnologia, allo scopo di produrre energia dal carbone, riducendo al massimo le emissioni nocive (carbone pulito). La disponibilità di carbon fossile è distribuita in maniera più uniforme rispetto al petrolio ed al gas naturale. Il maggior produttore mondiale è la Cina, seguita dagli USA e dall India. Il grande uso, in progressivo aumento, che fanno del carbone i due giganti demografici asiatici ( Cina e India ), preoccupa a livello mondiale per l inquinamento atmosferico. 54

55 L energia nucleare (Uranio) Il sistema di produrre energia derivato dalle tecnologie che riescono a sfruttare le proprietà della materia ( fissione dell uranio e del plutonio ) è definito nucleare. Lo sviluppo tecnologico del settore è strettamente connesso con l uso militare e in pratica, disponendo della stessa tecnologia, si possono costruire indifferentemente bombe o centrali elettronucleari. Oggi, ufficialmente, solo pochi paesi dispongono di armamenti nucleari. L uso civile è comunque ampiamente diffuso in paesi che non dispongono di bombe atomiche come il Giappone e la Germania. Come nessun altra forma di produzione energetica, il nucleare è stato oggetto di discussione tra i favorevoli al suo impiego ed i contrari, esso rappresenta tuttavia attualmente, l unica alternativa realistica alla dipendenza dal petrolio. Le nuove tecnologie potrebbero addirittura disporre di fonti illimitate di energia, attraverso l utilizzo infinito delle scorie prodotte, eliminando così la dipendenza dall uranio, minerale radioattivo, indispensabile per la fissione. I principali produttori di uranio sono : il Canada, l Australia, il Kazakistan e la Russia. Fattori favorevoli all utilizzo dell energia nucleare L uranio è meno costoso del petrolio e necessita di quantitativi piuttosto limitati, senza la necessità di un approvvigionamento continuo. In condizioni di normale funzionamento non ci sono emissioni di anidride carbonica e le emissioni radioattive dovrebbero essere modeste e tollerabili. Autonomia energetica per i paesi che non dispongono di altre risorse. Fattori sfavorevoli all utilizzo di energia nucleare Costi fissi di produzione, non variabili, come quelli del petrolio. Rischio di catastrofi in caso di incidente (Cernobyl 1986). Smaltimento delle scorie radioattive costoso e pericoloso. La produzione di energia nucleare Tutti i grandi paesi industriali del mondo (eccetto l Italia, che ha rinunciato al nucleare nel 1987 a seguito di un referendum popolare), producono energia con centrali elettronucleari. La Cina ha iniziato un colossale programma di sviluppo energetico, che prevede la costruzione di cinquanta impianti. LA PRODUZIONE DI ENERGIA NUCLEARE 55

56 Le risorse minerarie non energetiche Ogni anno vengono estratti dalle viscere della terra quasi 10 miliardi di tonnellate di minerali utili (il doppio rispetto al 1970), queste sono risorse a lungo termine esauribili. Le risorse minerarie non energetiche possono essere suddivise in : minerali metallici, minerali non metallici, minerali preziosi, minerali da costruzione. I minerali metallici sono quelli da cui si estraggono i metalli indispensabili per i più svariati usi. I più comuni sono : il ferro, il piombo, il rame, lo stagno, l alluminio, lo zinco, il manganese. I minerali non metallici come sale, zolfo e fosfati hanno una ampia diffusione e valore commerciale generalmente inferiore ai metalli. Spesso sono materie fondamentali per l industria chimica. I minerali preziosi comprendono sia metalli (oro, argento, platino), sia minerali non metallici come i diamanti ed altre pietre preziose. I quantitativi di estrazione, a causa della rarità, sono abbastanza limitati. I minerali da costruzione possono essere di grande uso quantitativo e basso costo, come : sabbia, argilla, gesso, ghiaia, oppure di pregio, come i marmi ed alcuni graniti. La loro estrazione comporta un forte impatto ambientale (sbancamenti, escavo dei letti fluviali). LA PRODUZIONE DEI 4 MINERALI METALLICI PIU IMPORTANTI 56

57 LE COMUNICAZIONI E I TRASPORTI Da sempre l attività e lo sviluppo delle civiltà umane, sono legate alla possibilità di far circolare cose e persone. Commercio, migrazioni di massa, esplorazioni, esportazione di religioni ed ideologie, hanno cambiato radicalmente il volto del pianeta. L Europa dominerà gran parte del mondo, quando sarà padrona assoluta delle grandi rotte commerciali marittime, i più grandi conflitti dell era contemporanea hanno per oggetto non solo le aree di produzione delle risorse energetiche, ma anche i territori di passaggio degli oleodotti, dei gasdotti e persino degli acquedotti. Milioni di tonnellate di merci ogni anno vengono imbarcate su navi, camion, aerei, centinaia di milioni di persone si spostano attraverso i continenti, i capitali finanziari rimbalzano da un capo all altro del mondo, miliardi di informazioni ed immagini attraversano l etere. Non a caso la nostra è stata definita anche l era della comunicazione globale. Il trasporto commerciale In epoca di globalizzazione dell economia, sempre più merci vengono prodotte in un luogo per essere poi vendute in altri, anche molto distanti. L utilizzo di tecnologie di trasporto sempre più avanzate (containers, superpetroliere), ha finito per abbassare i costi complessivi di viaggio, riducendone anche i tempi. I maggiori porti del mondo sono oggi situati nell area asiatica del Pacifico, da dove l imponente produzione industriale viene caricata su grandi navi cargo ed esportata nel resto del mondo. Grandi aerei da trasporto volano da un continente all altro, carichi di prodotti che in poche ore possono giungere ovunque. La distribuzione delle merci all interno delle aree continentali è affidata alle reti stradali e ferroviarie, efficienti ed articolate nei paesi industrializzati. Giganteschi oleodotti e gasdotti, corrono per migliaia di chilometri (talvolta anche sotto il mare), dalle zone di estrazione a quelle di raffinazione e di consumo. La circolazione delle persone Ogni giorno, milioni di persone si spostano per motivi professionali o per turismo. Il traffico aereo è giunto quasi al limite delle proprie capacità di sopportazione, nei paesi industrializzati ed in alcuni in via di sviluppo, i grandi centri urbani e le assi di comunicazione stradale principali, sono assediati dalla morsa del traffico veicolare su gomma. Negli ultimi decenni è cambiato profondamente anche l uso del treno, con l introduzione delle linee ad alta velocità, un sistema che permette ai convogli il raggiungimento di velocità molto elevate (oltre 300 km/h), diventando così, sulle medie distanze ( km), una valida alternativa all uso dell aereo. Tuttavia le zone più periferiche del pianeta sono ancora difficilmente raggiungibili e soffrono dei problemi dovuti all isolamento. 57

58 L INVENZIONE DEL CONTAINER La rivoluzione del trasporto commerciale moderno Il container è stato inventato negli Stati Uniti nel 1917, esso è un semplice contenitore di metallo di misura standard, che si può collocare su qualunque mezzo di trasporto con semplici operazioni di scorrimento o sollevamento. La sua introduzione ha contribuito notevolmente ad abbassare i costi ed i tempi del trasporto delle merci, soprattutto per quanto riguarda le grandi distanze, diminuendo il numero delle operazioni di carico e di scarico delle merci. L uso del container prevede infrastrutture specializzate, adatte a questo tipo di trasporto, come l EUROPOORT di Rotterdam o il porto di Gioia Tauro. Nei moderni sistemi di trasporto commerciale intermodale, si può passare direttamente da un tipo di mezzo di trasporto ad un altro tipo (es. da autocarro a treno), semplicemente spostando i containers o addirittura caricando un intero mezzo sopra ad uno più grande. Per fare tutte queste operazioni, occorrono però degli spazi appositi, chiamati interporti, situati solitamente alle porte dei grandi centri urbani, lungo le direttrici autostradali in prossimità dei nodi più importanti, oppure presso le aree di confine tra gli stati. I VANTAGGI DEL CONTAINER 58

59 Confronto Treno ad Alta Velocità/Aereo FIRENZE - ROMA. La circolazione dei capitali e delle informazioni : le reti telematiche La tecnologia digitale permette oggi la trasmissione simultanea di immagini e di qualunque tipo di informazione, in tempo reale. Con un semplice tocco sulla tastiera del computer, si possono movimentare ingenti somme di denaro, trasferendole da un paese ad un altro o investendole in borsa, la libera circolazione dei capitali è una condizione non rinunciabile dell economia globale. Al tempo stesso, attraverso la rete di internet e la comunicazione satellitare, è possibile oggi acquistare qualunque cosa, leggere un quotidiano, vedere programmi televisivi di paesi lontani, scambiarsi messaggi e videomessaggi personali. Tuttavia l accesso a tutte queste tecnologie, non è uguale in tutto il mondo, esiste infatti un divario abissale tra i paesi industrializzati e quelli meno sviluppati (soprattutto africani e latinoamericani) riguardo alla disponibilità e all uso delle nuove tecnologie, questo provoca una barriera culturale tra i due mondi. Per escludere sempre meno persone dall accesso alle grandi reti di comunicazione globale, si sta cercando di immettere sui mercati dei personal computer semplicissimi e dal costo ridottissimo (non più di 100 dollari USA), in modo da favorirne la diffusione ed incentivarne l uso. 59

60 LA RIVOLUZIONE TELEMATICA Il nuovo millennio si è caratterizzato per l evoluzione della comunicazione, soprattutto attraverso le reti telematiche che ormai attraversano ogni parte del globo con i loro fili invisibili. La capacità di trasmettere istantaneamente informazioni, immagini, documenti, denaro, con un solo tocco di tastiera, oltre ad avere cambiato completamente la vita dell uomo, ha aperto nuovi ed inimmaginabili scenari per quanto riguarda l economia. Le aziende dei paesi sviluppati, dove il costo del lavoro è maggiore, possono appaltare alcune parti del loro lavoro, presso paesi ad alta informatizzazione, come ad esempio l India, dove il costo del lavoro è inferiore, attraverso la trasmissione e al ricezione dei dati necessari, così come anche una piccola azienda ha la possibilità di farsi conoscere in tutto il mondo attraverso il web. Una parte sempre più importante del commercio al dettaglio, avviene tramite la vendita diretta in rete. La diffusione di internet, cioè della possibilità di agire in tempo reale in ogni parte del globo, ha rivoluzionato i mercati finanziari del mondo ed i sistemi d investimento. E oggi possibile, restando seduti davanti ad un semplice computer connesso in rete, agire su ogni grande mercato azionario planetario, anzi, sfruttando i fusi orari, si possono praticamente praticare scambi ad ogni ora del giorno e della notte. Nell esempio riportato qui sotto, sono prese in considerazione le tre principali piazze borsistiche del mondo : Tokio, Londra e New York. Tokio ha 9 ore di differenza con Londra (in anticipo), mentre New York ha 5 ore di differenza con Londra (in ritardo). In pratica, salvo brevi intervalli, almeno una di queste borse risulta aperta, in qualsiasi orario della giornata ed è quindi possibile operare sui mercati. BORSE E FUSI ORARI 60

61 APPENDICE IV ANNO STATI UNITI D AMERICA Gli Stati Uniti d America o U.S.A., acronimo di United States of America, sono il quarto paese al mondo per estensione territoriale (dopo Russia, Canada e Cina) e il terzo paese al mondo per numero di abitanti (dopo Cina e India), sono di gran lunga però il paese economicamente più avanzato e militarmente potente, tanto da poter essere definiti, dopo la caduta del muro di Berlino, l unica superpotenza del pianeta. Il territorio degli Usa è situato quasi interamente nella parte centromeridionale del continente nordamericano che occupa totalmente assieme al Canada che si estende invece nella parte settentrionale dello stesso. La posizione geografica a cavallo tra l oceano Atlantico e l oceano Pacifico e l estensione nella zona temperata dell emisfero boreale, insieme alla grande disponibilità di risorse naturali e minerarie, hanno contribuito allo sviluppo della potenza di questo paese, soprattutto nel corso del XX secolo. U.S.A. dati generali SUPERFICIE: Kmq POPOLAZIONE: di abitanti nel 2007 DENSITA DI POPOLAZIONE: 32 abitanti/kmq LINGUA UFFICIALE : Inglese diffuso anche lo spagnolo castigliano UNITA MONETARIA: Dollaro USA RELIGIONE : Cristiana (protestante, cattolica, altre confessioni) 73%. Altre confessioni CAPITALE : Washington D.C. ( ab. / abitanti dell area urbana) 61

62 U.S.A. Ordinamento dello stato Gli Stati Uniti d America, sono una Repubblica Federale di tipo presidenziale. Formano l Unione cinquanta stati e il territorio della capitale ( Washington D.C. District of Columbia ). Dipendono dall amministrazione USA anche molti territori, soprattutto insulari, tra i quali Puertorico e la base militare di Guantanamo nell isola di Cuba. Ogni singolo stato è dotato di un proprio governatore e di un assemblea legislativa, entrambi elettivi. Capo dello Stato e del Governo è il Presidente, eletto ogni quattro anni assieme al Vice-Presidente da un assemblea di grandi elettori, a sua volta eletta a suffragio universale dal corpo elettorale. Il Presidente è capo delle forze armate ed esercita il potere esecutivo con l ausilio di un Gabinetto Presidenziale, formato da capi di dipartimento da lui nominati. Il presidente ha anche l iniziativa delle leggi e gode del diritto di veto; egli nomina, inoltre, i giudici della Corte Suprema. Il potere legislativo spetta al Congresso, composto da due Camere, entrambe elette a suffragio universale diretto: la Camera dei Rappresentanti, formata da 435 membri eletti per due anni in numero proporzionale alla popolazione dei singoli Stati; il Senato, formato da 100 membri, due per ogni Stato, eletti per sei anni e rinnovabili per un terzo ogni due anni. Il Senato, che è presieduto dal vicepresidente degli Usa, ha compiti ampi in politica estera e competenza esclusiva per la ratifica dei trattati internazionali. 62

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