Concetti chiave. Cooperative learning
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- Monica Caruso
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1 Fondamenti teorici Lev Semenovic Vigotsky da dimostrato il ruolo di facilitatore che può assumere un adulto consapevole agendo sull area potenziale di sviluppo della mente del bambino e questa ipotesi è stata successivamente sperimentata anche sul ruolo di facilitatori che possono assumere i coetanei. La dispensa è centrata sui seguenti testi: le informazioni teoriche principali sono tratte dalla lettura dei testi di Clotilde Pontecorvo, in particolare da Discutendo si impara e da La condivisione della conoscenza; 1 dal libro Non accettarmi come sono di Mario Iacomino ho tratto i riferimenti al cooperative learning con allievi disabili; dal testo di Alberto Pellai ed altri ho utilizzato il primo capitolo L educazione tra pari: modelli e prospettive metodologiche 2 ; dal libro di Dario Ianes Fabio Celi e Sofia Camerotti Piano educativo individualizzato Progetto di vita- Guida Casa editrice Erickson ho tratto la parte sulla full inclusion i riferimenti più a monte risalgono a Pensiero e linguaggio di Vigotsky ed alle ricerche su Star bene insieme a scuola (Donata Francescano, Thomas Gordon.) Concetti chiave Cooperative learning Il lavoro a gruppi nella storia della pedagogia L'Apprendimento Cooperativo (AC) è una modalità di apprendimento che si basa sull interazione all interno di un gruppo di allievi che collaborano, per cercare di raggiungere un fine comune, attraverso un lavoro di approfondimento e di apprendimento. L apprendimento cooperativo è quindi una nuova visione pedagogica e didattica che utilizza il coinvolgimento emotivo e cognitivo del gruppo come strumento di apprendimento ed alternativa alla tradizionale lezione accademica frontale. nel testo citato Discutendo si impara Anna Maria Ajello fa un interessante percorso nella pedagogia del Novecento per analizzare i sistemi di lavoro a gruppo degli allievi nelle esperienza di John Dewey, nei lavori di Jean Piaget, nelle scuole di Cousinet, nel metodo dei progetti di Kilpatrik, nelle tesi di Vigotsky, nel mutuo insegnamento della scuola di Barbiana di Don Milani: il cooperative learning non nasce certamente oggi, ha alle spalle un ampia preistoria. 1 Clotilde Pontecorvo ed altri La condivisione della conoscenza La Nuova Italia- Firenze prima edizione 1993; Clotilde Pontecorvo ed altri Discutendo si impara Carocci editore- prima edizione Alberto Pellai ed altri Educazione tra pari Erickson- Trento 1
2 La teoria dei gruppi Di Kurt Levin Teorie del costruttivismo sociale E Applicazioni in didattica Kurt Lewin sostiene che all interno di un gruppo si creano delle relazioni, delle interdipendenze : in base alla sensazione avvertita da ogni singolo individuo all interno dell ambiente di gruppo, si attiva una reazione che può essere vissuta come momento di apprendimento, di crescita, di mutamento. Tutto dipende e ruota attorno al rapporto fra dinamiche, interpretazioni e bisogni del gruppo. Viene ad instaurarsi così un atmosfera sociale in grado di modificare il comportamento dei membri qualora si attivi, negli stessi, la sensazione di condividere lo stesso destino Si costruisce nuova conoscenza e si apprende in modo sociale a partire dalle conoscenze già possedute da ciascuno nel gruppo, attraverso un'osservazione ragionata di eventi e una rielaborazione comune. Costruzione di nuova conoscenza come processo dinamico aperto alla competizione intellettuale. esplorazione della mappa cognitiva degli alunni attraverso la conversazionediscussione preparazione della mappa cognitiva del percorso di insegnamento/appren dimento verifica della nuova mappa cognitiva (cosa hanno imparato) e passaggio a nuovo argomento l aspetto cognitivo Il sistema STAD Scuola secondaria la prospettiva affettivomotivazionale riguarda il miglioramento delle competenze individuali per effetto della condivisione di conoscenze nella discussione di gruppo, ad esempio il sistema STAD, di Slavin scuola superiore - prevede che gli studenti studino il materiale scolastico in gruppo dopo la spiegazione dell insegnante e siano esaminati individualmente per garantire che tutti imparino; sulla base di esperienze condotte per diversi anni, Slavin sostiene che i risultati sul rendimento sono migliori (confronto allo studio individuale tradizionale) perché c è l occasione per discutere, difendere e scambiare idee (l autore centra l attenzione e la documentazione sugli aspetti cognitivi, ma non sottovaluta la componente emotiva e motivazionale); è più attenta ai rapporti di relazione fra i componenti del gruppo, alle manifestazioni di tutoring spontaneo (di sostegno ai membri del gruppo in difficoltà), di motivazione, di spirito di collaborazione che si crea quando il giudizio (o il voto) viene dato al lavoro fatto, collettivamente: il risultato è merito, o demerito, di tutto il gruppo. 2
3 le esperienze di Spencer Kagan scuola secondaria ricerche specifiche per bambini in età prescolare uno dei fondatori dell apprendimento cooperativo, elenca i pro (di cui è convintissimo) ed i contro, che cita per dovere di obiettività e per rispondere a tutte le critiche che il metodo ha ricevuto, le esperienze di questo libro riguardano l organizzazione del lavoro degli studenti nelle scuole superiori (di primo e secondo grado), il sistema nell attribuzione dei voti, le verifiche sono condotte, in Italia, dal gruppo coordinato da Clotilde Pontecorvo che, nel testo La condivisione della conoscenza presenta i risultati di gruppi sperimentali nei seguenti ambiti: le regolazioni socio-cognitive nei giochi di finzione tra bambini l interazione verbale tra bambini in diversi contesti di attività (quando parlano facendo) il repertorio delle conversazioni nei conflitti del gioco di far finta (le modalità con cui i piccoli difendono le loro idee, litigano ed arrivano a negoziazioni spontanee) la struttura del ragionamento nelle conversazioni (ad esempio nelle esperienze di circle time) processi interattivi nella costruzione di storie in gruppi di coetanei Nella scuola primaria La full inclusion di alunni diversamente abili i resoconti di esperienze, nel testo La condivisione delle conoscenze, continuano con attività più specifiche dei bambini della scuola elementare : forme di ragionamento condiviso nella comprensione di argomenti storici; come funziona il processo di interazione quando due interlocutori cercano di risolvere un problema logico; tipo di interazione nella risoluzione di un problema al computer) esperienze particolari per allievi diversamente abili (ad esempio interazione e comunicazione in bambini sordi al computer) nel libro di Dario Ianes Fabio Celi e Sofia Camerotti Piano educativo individualizzato Progetto di vita- Guida Casa editrice Erickson- Trento, leggiamo che le strategie fondamentali per la full inclusion il viaggio del Pei (attività, scelta dei materiali, metodi di lavoro, organizzazione..) secondo il sistema FULL INCLUSION (lavoro nel gruppo) e ne indica i processi educativi e didattici ben precisi: classi e gruppi di apprendimento eterogenei modalità cooperative di apprendimento e di lavoro rapporti di collaborazione informale tra gli alunni curricoli rivolti allo sviluppo di intelligenze multiple istruzione orientata all acquisizione di competenze essenziali integrazione di tecnologie nel curricolo- le TIC apprendimento attivo basato su problemi reali uso di modalità di azione con pochi rischi di errore valutazione centrata sui bisogni educativi speciali ed uso del portfolio 3
4 coinvolgimento attivo dell allievo nelle decisioni aumento della collaborazione degli insegnanti con altre figure professionali Gruppi eterogenei e gruppi di livello Il cooperative learning è sperimentato in gruppi eterogenei (= alunni della stessa età, ma con diverse capacità e conoscenze) proprio perchè lo scopo è la condivisione delle conoscenze (il passaggio da chi ne sa di più a chi ne sa meno). Il mutuo insegnamento Il Tutoring Tutor e tutee A volte, nell organizzazione della classe è opportuno fare anche gruppi omogenei ( es: alunni con le stesse difficoltà), per attività di recupero, purchè di breve durata (perchè non si trasformino in una specie di sottoclassi differenziate) E una forma antica di apprendimento fra pari : i docenti chiedevano ad alunni più preparati di insegnare ai loro compagni che avevano bisogno di recupero (es Dewey...) Don Milani ha basato tutta la sua organizzazione sul mutuo insegnamento: al pomeriggio venivano a scuola anche i grandi delle medie o delle superiori: don Milani faceva ad esempio lezione di latino, ma in cambio i bambini più grandi facevano fare i compiti ai piccoli e li facevano esercitare (sia per scopi pratici, sia per scopi morali) Sotto il nome di tutoring si identificano tutti quegli interventi educativi di sostegno e di accompagnamento, realizzati in vari ambiti dell esperienza sociale (scuola, lavoro, apprendimento a distanza), oggi sempre più diffusi e promossi per risolvere situazioni di disagio e sostenere gli individui nell ambito di nuove realtà di apprendimento. La sperimentazione della tutorship nelle scuole si colloca in un quadro di iniziative avviate in riferimento e risposta alle indicazioni e Circolari del Ministero della Pubblica Istruzione in ambito preventivo ed è attualmente una realtà dinamica: vengono avviati nuovi progetti e sottoposti a revisione continua quelli già in atto Con il termine tutor «si intende la persona che insegna attivamente (nel nostro caso un alunno più competente) con tutee invece quella che riceve l insegnamento (discente, allievo, ecc.)» Peer education = insegnamento tra pari, ad esempio l organizzazione di una classe in cui, per i compiti a casa, o a scuola, si scelgono, a turno, alunni più preparati che fanno esercitare compagni più in difficoltà Tutorin e antibullismo preparati in appositi corsi di formazione per prevenire il bullismo nella ragazzi dotati di intelligenza interpersonale e disponibili sono stati loro classe (vedi sotto) Peer tutoring Un altra metodologia di intervento e di azione impiegata per la prevenzione del disagio scolastico e la promozione della salute degli studenti (in tutti i livelli di scuola), «costituisce un metodo educativo in base al quale alcuni membri di un gruppo vengono formati e destinati [...] a svolgere un ruolo tutoriale all interno di quel medesimo gruppo» «Il metodo prevede che alcuni alunni di una classe assumano nei confronti dei compagni il ruolo di "peer educator" nel realizzare un progetto di miglioramento che la classe stessa sotto la guida di un docente ha individuato» Il metodo rende così gli studenti e le studentesse protagonisti: da semplici destinatari della formazione, divengono partner, parte attiva dei processi formativi all interno della scuola. Alla base di questa proposta educativa sta la convinzione che sono proprio le4 persone appartenenti al medesimo gruppo di riferimento che possono diventare adeguate ed efficaci promotrici del benessere dei coetanei,
5 parte attiva dei processi formativi all interno della scuola. Alla base di questa proposta educativa sta la convinzione che sono proprio le persone appartenenti al medesimo gruppo di riferimento che possono diventare adeguate ed efficaci promotrici del benessere dei coetanei, perché in possesso dello stesso patrimonio linguistico e valoriale, grazie al quale possono con più facilità interagire e relazionarsi con i loro pari. 5
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