Recupero conservazione e valorizzazione del germoplasma viticolo veronese
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- Umberto Grasso
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1 Recupero conservazione e valorizzazione del germoplasma viticolo veronese Introduzione La conservazione, lo studio e la valorizzazione della biodiversità nella Provincia di Verona non sono un attività svolta per interesse di tipo generale o per una questione di moda, ma è parte integrante del territorio, della sua vocazionalità viticola, delle sue tradizioni e della sua storia. Gli ettari coltivati a vigneto a Verona sono circa , la produzione d uva si aggira intorno alle tonnellate annue che sono trasformate in 2,8 milioni di ettolitri di vino. In questo modo Verona rappresenta il 35% della produzione Veneta e da sola vale oltre il 5% della produzione nazionale Le aziende coinvolte sono dislocate in ben 94 comuni (il 40% delle aziende agricole della provincia). Sul territorio provinciale sono presenti inoltre ben 500 cantine di trasformazione e 12 Cantine Sociali. Un aspetto rilevante della produzione viticola veronese è che il 46,8%, ovvero più di 1,3 milioni di ettolitri di vino è DOC o DOCG (pari al 60% del vino di origine regionale). La presenza sul territorio di 10 DOC e 3 DOCG comprovano la qualità delle produzioni vitivinicole veronesi che si avvalgono di varietà di vite locali tanto che oltre il 70% delle superfici vitate sono costituite da vitigni autoctoni. Stato delle conoscenze Con la globalizzazione del mercato e la conseguente tendenza alla standardizzazione dei gusti, si è assistito a livello mondiale a una diminuzione del numero di vitigni coltivati in favore di pochi che trovano un ampia diffusione grazie alla loro facile adattabilità alle diverse condizioni pedo-climatiche. L Italia non è rimasta immune da questo fenomeno con una notevole erosione del suo ricco patrimonio viticolo, soprattutto per quella parte di vitigni autoctoni considerati minori, sostituiti nei nuovi impianti da quelli internazionali. Questa tendenza d omologazione dei gusti e delle produzioni, ha trovato una contrapposizione nella ricerca, di una parte di consumatori, di sapori diversi legati al territorio, alla sua coltura e alla sua tradizione. La viticoltura veronese presenta storicamente un forte legame con il territorio testimoniato dal fatto di aver chiamato i propri vini non con il nome del vitigno ma con quello della zona di produzione (Valpolicella, Soave, Bardolino, Custoza, Valdadige, ecc) e 1
2 si basa sull utilizzo prevalente di vitigni autoctoni e di tecniche particolari di antica origine, quali l appassimento delle uve o il ripasso. La Provincia di Verona, attraverso il Centro per la sperimentazione in vitivinicoltura, opera da trent anni a favore del comparto vitivinicolo veronese con una serie di attività che hanno come obiettivo la tutela e il miglioramento qualitativo delle produzioni viticole ed enologiche. Tra queste, particolare importanza riveste la conservazione della biodiversità varietale e intra-varietale dei vitigni autoctoni veronesi che sono alla base della piattaforma ampelografica provinciale. Tale attività comprende la caratterizzazione delle varietà, il reperimento dei biotipi, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio genetico, la selezione clonale e la diffusione sul territorio dei risultati e del materiale ottenuto. L attività di caratterizzazione, svolta in collaborazione con l Istituto sperimentale di viticoltura di Conegliano e l Ispettorato agrario di Verona, ha permesso già alla fine degli anni ottanta di identificare e caratterizzare sia le principali varietà veronesi sia i vitigni minori. Questo lavoro ha permesso di identificare numerosi vitigni diversi tra loro, che nel corso degli anni sono stati valutati per definirne le caratteristiche qualitative viticole ed enologiche, poi descritti e conservati in campi catalogo. Le tecniche utilizzate per la caratterizzazione sono passate dai tradizionali e iniziali metodi ampelografici basati sul rilievo di parametri morfologici, a quelli ampelometrici basati su misurazioni della foglia, ai metodi isoenzimatici in grado di identificare specifici enzimi della vite, agli attuali metodi molecolari che consentono di tracciare un preciso profilo delle varietà. 2
3 Tra i diversi metodi molecolari utilizzabili ci si è avvalsi dell uso dei microsatelliti che hanno permesso di identificare e tracciare un profilo filogenetico di una buona parte dei vitigni autoctoni veronesi. Una volta terminato il lavoro d identificazione è fondamentale costituire una banca Caratterizzazione genetica attraverso l utilizzo di microsatelliti delle varietà veronesi (2002) genetica del germoplasma che raccolga la maggior parte della variabilità genetica di ogni singola varietà, al fine di poter conservare questo patrimonio che altrimenti con il diffondersi d impianti clonali, andrebbe irrimediabilmente perduto. Il lavoro di ricerca delle varie accessioni per ogni singola varietà svolto nel corso degli anni ha portato dapprima alla costituzione di un campo di collezione e di conservazione presso l azienda del Centro a San Floriano, poi per garantirne la conservazione anche da patologie gravi che possono colpire determinate aree vitate, sono stati dislocati in diversi ambienti presso strutture dell Istituto sperimentale di viticoltura (Spresiano, TV) e di Veneto agricoltura (Coregnano, RO). 3
4 L attività di selezione clonale ha interessato le varietà più diffuse Garganega, Corvina, Rondinella, Molinara, Rossignola e più recentemente il Corvinone. I biotipi raccolti risultati rispondenti alle esigenze viticole, enologiche e sanitarie, sono stati omologati e iscritti al catalogo nazionale. Sono ben 22 cloni (5 di Garganega, 5 di Corvina, 3 di Rondinella, 3 di Molinara, 3 di Rossignola, 3 di Corvinone ), contrassegnati da un numero di selezione e dalla dicitura ISV-CV, dove l acronimo ISV-CV indica le iniziali dei costitutori: l Istituto sperimentale per la viticoltura di Conegliano e il Comitato vitivinicolo veronese. Attualmente si stima che il 70 % dei nuovi impianti delle varietà oggetto di selezione siano costituiti con i cloni ottenuti da quest attività. Il lavoro di selezione clonale è un attività in continua evoluzione poiché mutano gli obiettivi della ricerca e talvolta anche i criteri di valutazione dettate dalle esigenze del momento storico in cui si opera. L attività di reperimento catalogazione e conservazione della biodiversità in un determinato bacino viticolo, seppur richieda notevoli risorse sia tecniche sia finanziarie, diventa un elemento strategico per il futuro della vitivinicoltura di quel territorio. Soggetti coinvolti nel progetto Il soggetto promotore del progetto è la Provincia di Verona attraverso il Centro per la Sperimentazione in Vitivinicoltura e l attività è svolta in collaborazione con: l Associazione Florovivaisti Veronesi Sezione viticola e la Regione Veneto attraverso il Servizio Fitosanitario. Il progetto iniziato nel 2003 ha una durata decennale. Obiettivo Il progetto prevede di costituire un campo per la selezione clonale presso l azienda della Provincia sita a Bovolino (Buttapietra) dell estensione di 4 ettari, di cui 2 destinate alla moltiplicazione di materiale vivaistico sano (gemmario) e il restante per la coltivazione dei biotipi delle diverse varietà locali reperiti nelle annate precedenti da vecchi vigneti non clonali. L obiettivo finale è quello di costituire nuovi cloni delle varietà locali idonei alle moderne esigenze del mondo vitivinicolo. Attualmente si ricercano accessioni con elevato contenuto zuccherino, con ridotte dimensioni del grappolo e dell acino, con maggior fertilità basale delle gemme, con facile 4
5 distacco dell acino a maturazione, e con elevati contenuti in polifenoli e antociani per le uve a bacca rossa. Risultati raggiunti Il lavoro di ricerca di biotipi corrispondenti alle esigenze delle moderna viticoltura ed enologia ha portato all individuazione di 277 accessioni provenienti da diversi vecchi vigneti coltivati in provincia di Verona. L analisi sanitaria effettuata sulle marze prelevate durante l inverno con il Test Elisa ha permesso di selezionare il 25% di biotipi risultati sani a tutte le virosi e il 34% affetti solamente da Fleck (virosi di cui la normativa recente non richiede più l esenzione). Per una maggiore accuratezza si è voluto testare il materiale vegetale attraverso una tecnica più sofisticata che essendo più sensibile rispetta al classico test Elisa consente una maggiore certezza sullo stato sanitario delle piante (PCR). Questo ha consentito di ottenere ad oggi 69 biotipi sicuramente sani. Quelli risultati affetti dal solo Fleck sono stati conservati in diversi campi collezione ma non posti in quello del Bovolino, dove sono stati messi a dimora solamente quelli risultati completamente virus esenti, come materiale di riserva per una successiva valutazione. Si è provveduto alla loro moltiplicazione e innesto su due portainnesti diversi in parcelle di 25 piante. Dal 2009 inizieranno i rilievi secondo i protocolli previsti dalla normativa vigente al fine di valutare nei prossimi tre anni i biotipi attualmente presenti, attraverso i rilievi vegetativi, produttivi, e attraverso le micro vinificazioni gli aspetti analitici e sensoriali dei vini. 5
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