Bollettino Epidemiologico n AIDS: un'epidemia dimenticata

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1 Dipartimento di Prevenzione E&P ASL - Benevento La malattia Bollettino Epidemiologico n. 102 Servizio Epidemiologia e Prevenzione Fax sep@aslbenevento1.it AIDS: un'epidemia dimenticata La Sindrome da Immunodeficienza acquisita, nota come Aids, rappresenta lo stadio clinico terminale dell'infezione del virus dell'immunodeficienza umana. L'HIV è un virus a RNA che appartiene ad una particolare famiglia virale, i retrovirus, dotata di un meccanismo replicativo assolutamente unico: i retrovirus infatti sono in grado di trasformare il proprio patrimonio genetico a RNA in un doppio filamento di DNA. Questo va ad inserirsi nel DNA della cellula infettata (detta cellula ospite ) e da lì dirige la produzione di nuove particelle virali. Vengono colpite particolari cellule del sistema immunitario che sono fondamentali nella risposta anticorpale contro diversi tipi di agenti patogeni. L'infezione da HIV provoca quindi un indebolimento progressivo del sistema immunitario (immunodepressione), aumentando il rischio di infezioni e malattie, più o meno gravi, da parte di virus, batteri, protozoi e funghi, che possono essere letali e che, invece, in condizioni normali potrebbero essere curate più facilmente. Dopo essere entrata in contatto con l'hiv, una persona può diventare sieropositiva e cominciare a produrre anticorpi diretti specificamente contro il virus, dosabili nel sangue. La sieropositività indica che l'infezione è in atto e che è dunque possibile trasmettere il virus ad altre persone. La comparsa degli anticorpi, però, non è immediata. Il tempo che intercorre tra il momento del contagio e la comparsa nel sangue degli anticorpi contro l'hiv è detto periodo finestra e dura mediamente 4-6 settimane, ma può estendersi fino a 6 mesi. Durante questo periodo, anche se la persona risulta sieronegativa è comunque in grado di trasmettere l'infezione. E' possibile vivere per anni da sieropositivi, senza alcun sintomo e accorgersi del contagio solo al manifestarsi della malattia. Sottoporsi al test per l'hiv è, quindi, l'unico modo di scoprire l'infezione. Il periodo di incubazione può durare anche diversi anni, fino a quando la malattia non diventa clinicamente conclamata a causa dell'insorgenza di una o più infezioni cosiddette opportunistiche.

2 A provocarle sono agenti patogeni che normalmente non riescono ad infettare persone sane, ma soltanto persone con un sistema immunitario fortemente compromesso. Nella fase conclamata dell'aids si possono sviluppare diverse forme di tumore, soprattutto linfomi e sarcoma di Kaposi. Le modalità di trasmissione dell'hiv sono: la via ematica, la via sessuale e la materno-fetale. La trasmissione per via ematica avviene per stretto e diretto contatto con ferite aperte e sanguinanti e scambio di siringhe con un sieropositivo. Questa via è la principale responsabile della diffusione dell'infezione nella popolazione dedita all'uso di droga per via endovenosa. L'infezione avviene a causa della pratica, diffusa tra i tossicodipendenti, di scambio della siringa contenente sangue infetto. Durante le prime fasi dell'epidemia, quando erano minori anche le conoscenze sulla modalità di diffusone del virus, diverse persone sono state contagiate dall'hiv in seguito a trasfusioni di sangue o somministrazione di suoi derivati. A partire dal 1985 questo tipo di trasmissione dell'infezione è stato praticamente eliminato, grazie ad un maggiore controllo delle unità di sangue, al trattamento con calore degli emoderivati e alla selezione dei donatori. La trasmissione sessuale è nel mondo la modalità di trasmissione più diffusa dell'infezione da HIV. I rapporti sessuali, sia eterosessuali che omosessuali, possono essere causa di trasmissione dell'infezione. La trasmissione da madre a figlio, verticale o materno-fetale, può avvenire durante la gravidanza, durante il parto o con l'allattamento. Il rischio per una donna sieropositiva di trasmettere l'infezione al feto è circa il 20%. Oggi, grazie alla somministrazione di farmaci alla madre durante la gravidanza e al neonato nelle prime settimane di vita, è possibile ridurre il rischio al di sotto del 4%. E' da tenere presente comunque che il figlio di una madre sieropositiva può avere gli anticorpi materni fino a due anni di vita pur non avendo contratto l'infezione. L'epidemia Dal 1982, anno che ha segnato l'inizio dell'epidemia, i casi notificati di AIDS nel nostro paese sono stati (di cui decessi). Oggi le persone infettate con HIV sono circa , con un'incidenza di nuovi casi all'anno: 35% nelle donne e 20% negli stranieri. A partire dalla seconda metà degli anni '90 il trend d'infezione è cominciato a scendere grazie all'introduzione delle terapie combinate con farmaci antiretrovirali, che hanno allungato i tempi d'incubazione dell'infezione da virus HIV e la sopravvivenza delle persone infettate. Ciò ha determinato una diminuzione soprattutto dei decessi e un aumento della prevalenza, ovvero di persone viventi con una diagnosi di AIDS.

3 E' aumentata anche l'età media alla diagnosi (40 anni per gli uomini, 38 per le donne, contro i 34 e 32 anni nel 1995, i 29 e 24 anni rispettivamente nel 1985), in parte a causa alla diminuzione dei casi legati alla tossicodipendenza e all'aumento di casi attribuibili alla trasmissione sessuale. Cambiano anche le modalità di contagio. In passato si infettavano prevalentemente i tossicodipendenti attraverso la somministrazione di droghe per via endovenosa; oggi, invece, la principale modalità di trasmissione è rappresentata dai rapporti sessuali. Nel 40% dei casi infatti le vittime del virus sono individui eterosessuali, nel 20% si tratta di omo/bi-sessuali e nel 35% di tossicodipendenti. Nella classifica delle regioni a più alta incidenza primeggiano il Lazio e la Lombardia, seguite da Liguria ed Emilia Romagna. La Campania insieme al Molise e alla Basilicata sono agli ultimi posti. Oggi uno dei fenomeni di maggiore interesse è rappresentato dall'alta percentuale di persone che scoprono di essere sieropositive nel momento in cui viene già fatta diagnosi di AIDS (52%) e quindi che non hanno fatto terapia prima della diagnosi di malattia conclamata. Ciò è dovuto in parte all'allungamento della sopravvivenza e alla migliore qualità della vita, che hanno contribuito a creare un clima di generale ottimismo con riduzione dalla percezione del rischio in ampie fasce della popolazione. Telefono verde ISS : Nella tabella che segue sono riportati i dati epidemiologici del COA, Centro Operativo Aids, dell'istituto Superiore di Sanità, riferiti agli ultimi venti anni.

4 I casi dell'ambulatorio dell'a.o. Rummo di Benevento Nel 1994 è stato aperto l'ambulatorio per infezione HIV-AIDS, presso il Reparto di Malattie Infettive dell'a.o. Rummo. La metà circa dei pazienti provengono dalla Città e dalla provincia di Benevento, l'altra metà proviene dalle altre province della Regione. Tale fenomeno "di fuga" è chiaramente correlato a motivi di privacy che spingono le persone dei piccoli centri a rivolgersi a strutture lontane, in cui, si pensa, possa essere maggiormente tutelato l'anonimato. Infatti, dopo 30 anni di epidemia, questa infezione pur essendo divenuta un'infezione cronica al pari di tante altre malattie croniche trattabili, è ancora contraddistinta dallo stigma sociale e da discriminazione. Nel grafico che segue è indicato il numero di pazienti seguiti nell'ambulatorio dedicato dell'a.o. Rummo dall'inizio della sua attività: Di seguito il numero di deceduti, tra i pazienti seguiti, per anno:

5 L'introduzione della terapia antiretrovirale nella clinica ha trasformato radicalmente il destino dei pazienti infetti da HIV. L'infezione anziché diventare una malattia rapidamente fatale, come era l'aids fino a qualche tempo fa, è rimasta una patologia cronica alla quale si sopravvive per oltre 20 anni. Questo scenario ha iniziato a delinearsi dopo il 1996 con la diffusione di farmaci inibitori di proteasi, tuttora previsti nel regime antiretrovirale (HAART, Highly Active Antiretroviral Therapy). Anche tra i pazienti seguiti dall'ambulatorio dell'ao Rummo si nota una riduzione della mortalità dopo l'introduzione del regime terapeutico HAART. Relativamente alla distribuzione per sesso degli utenti dell'ambulatorio, negli anni dal 1994 al 2009 sono stati: 68% maschi e 22% donne. L'età alla diagnosi ha un andamento lievemente diverso nei due sessi ma mostra negli anni, complessivamente, uno spostamento verso la fascia più adulta. Probabilmente tale aumento dell'età alla diagnosi è legata alla percentuale maggiore di soggetti che si infettano per via sessuale.

6 La modalità di trasmissione è cambiata negli anni: nel 1994, anno di apertura dell'ambulatorio, la percentuale maggiore di pazienti erano tossicodipendenti. Nel 2009 è notevolmente aumentata la trasmissione per via sessuale: il 12% eterosessuale e il 50% omosessuale. Il numero di tossicodipendenti affetti da HIV negli anni, tra gli utenti dell'ambulatorio, si è, quindi notevolmente ridotto.

7 Mentre è aumentato il numero di pazienti che si sono infettati per via sessuale.

8 L'ambulatorio L'Unità Operativa di Malattie Infettive dell'ao Rummo rappresenta l'unico presidio multizonale specialistico infettivologico della provincia di BENEVENTO. L'ambulatorio fornisce i seguenti servizi: - Informazioni, anche telefoniche, a tutti coloro che desiderano chiarimenti sulla modalità di trasmissione, i modi di contagio e le varie tipologie di rischio legate all'infezione da HIV, - prime visite (presa in carico dell'utente), - prelievi ematici per test specifici per la ricerca di anticorpi anti-hiv (test di sieropositività) con relativo counselling, in anonimato e senza impegnativa, - periodici controlli ematici per monitorare l' andamento dell'infezione da HIV, - prescrizione della terapia antiretrovirale laddove consigliata, - consegna dei farmaci antiretrovirali, - prenotazione diretta di visite specialistiche ed esami strumentali presso altre unità operative dell'0spedale, attraverso un canale preferenziale, - prenotazione diretta di appuntamenti per i controlli successivi. Giorni e orari di apertura dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore Telefono: ore Il presente Bollettino è stato stilato grazie al contributo della dott. Giovanna D'Alessio, dell'u.o. Malattie Infettive dell'ao Rummo. Dipartimento di Prevenzione Servizio Epidemiologia e Prevenzione Via Patrizia Mascellaro, Benevento Fax sep@aslbenevento1.it Ciclostilato in proprio Diffusione interna Servizio Epidemiologia & Prevenzione E&P Febbraio 2010

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