LaBussola. RAPPORTO ECONOMICO PROVINCIALE 2009 L economia reale dal punto di osservazione delle Camere di Commercio
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- Michele Carlini
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1 Cover GE_15mm-costa.pdf 29/04/ C M Y CM MY CY CMY K Via Cacciatori delle Alpi, Perugia Tel Fax statistica@pg.camcom.it - La presente pubblicazione è in distribuzione gratuita La Bussola 7 Giornata dell Economia - RAPPORTO ECONOMICO PROVINCIALE 2009 Camera di Commercio Perugia RAPPORTO ECONOMICO PROVINCIALE 2009 L economia reale dal punto di osservazione delle Camere di Commercio LaBussola
2 VII GIORNATA DELL ECONOMIA 8 MAGGIO 2009 RAPPORTO ECONOMICO PROVINCIALE 2009
3 Il presente Rapporto è stato curato dall Istituto G. Tagliacarne di Roma 2009 Camera di Commercio di Perugia La riproduzione e/o diffusione parziale o totale delle tavole contenute nel presente volume è consentita esclusivamente con la citazione completa della fonte Camera di Commercio di Perugia Unioncamere VII Giornata dell economia 8 maggio 2009 Finito di stampare nel mese di maggio 2009 Tipografia Guerra, Perugia 2
4 INDICE CAPITOLO 1- LO SCENARIO ECONOMICO DI RIFERIMENTO... 5 CAPITOLO 2 - DINAMICHE E CARATTERISTICHE DELL ECONOMIA PROVINCIALE La dinamica imprenditoriale La produzione e distribuzione del reddito L apertura sui mercati internazionali Il mercato del lavoro Le dinamiche creditizie La qualità della vita in provincia di Perugia NOTE METODOLOGICHE INDICE DELLE TAVOLE TAVOLE STATISTICHE
5 PREMESSA Nell ambito della Giornata dell economia, giunta quest anno alla sua VII edizione, la Nota sull economia della provincia di Perugia rappresenta uno strumento importante per la conoscenza e la comprensione della struttura produttiva del territorio provinciale e, in particolare, delle sue tendenze di sviluppo più recenti. L importanza di effettuare un monitoraggio periodico degli aspetti principali e dell evoluzione dell economia di un territorio emerge con particolare chiarezza nel momento attuale, in cui l economia nazionale, ai vari livelli territoriali, si trova ad affrontare gli effetti di una crisi che, pur iniziata negli Stati Uniti, ha assunto una dimensione mondiale, ripercuotendosi, seppure con forza diversa, su tutti i Paesi. In momenti come questo la conoscenza del territorio appare un requisito fondamentale per poter interpretare ed in parte prevedere le possibili conseguenze della crisi sull economia provinciale e per poter predisporre adeguate politiche volte a favorire una reazione positiva da parte del tessuto socio-economico. In questo contesto la presente Nota economica ha lo scopo di mettere in evidenza, attraverso l analisi degli ultimi dati disponibili, le performance recentemente sperimentate dall economia della provincia nei suoi aspetti più importanti (tessuto imprenditoriale, valore aggiunto, rapporti con l estero, mercato del lavoro, ecc.), inquadrandole, allo stesso tempo, all interno dei principali elementi strutturali di tale economia e interpretandole, anche, attraverso un confronto temporale e territoriale. Infatti, da una parte, il confronto con le dinamiche riscontrate nella provincia in un periodo di tempo più ampio permette di comprendere meglio il trend economico più recente, distinguendo, dove possibile, i primi segnali delle ripercussioni della crisi internazionale sull economia locale da fenomeni di più lungo periodo; dall altra il confronto con le tendenze manifestatesi nella provincia ternana, nel Centro Italia ed in Italia rende possibile evidenziare alcune particolarità circa le evoluzioni più recenti dell economia perugina. Va, tuttavia, specificato che gli effetti della crisi internazionale hanno iniziato a manifestarsi in maniera diretta sull economia italiana solamente nell ultimo periodo del 2008 e, secondo le previsioni, continueranno a farsi sentire durante tutto il 2009; per questo motivo l analisi dell andamento delle principali grandezze economiche nell anno appena trascorso, anche se fornisce alcune indicazioni, non permette di individuare in maniera specifica il modo e l intensità con cui la crisi internazionale si è ripercossa sull economia provinciale. Perciò, allo scopo di approfondire tali aspetti, l analisi svolta in questa nota economica è stata corredata da un altro report prodotto a partire dalle risultanze di un indagine field, svolta, nel mese di marzo, su un campione rappresentativo di imprese provinciali, capace di carpire le conseguenze più recenti della crisi sull economia provinciale e di approfondire, in particolare, le percezioni degli imprenditori. 4
6 CAPITOLO 1- LO SCENARIO ECONOMICO DI RIFERIMENTO Dopo un periodo di crescita economica, nell estate 2007 si è innescata, negli Stati Uniti, una profonda crisi finanziaria di diffusione internazionale che, a partire dall autunno 2008, ha dispiegato i propri effetti anche sull economia reale, determinando così l avvio di una fase recessiva su scala mondiale. Come ormai noto, la crisi finanziaria attualmente in corso (la peggiore in intensità dopo quella del 1929) viene da lontano (anni ottanta-novanta) e trova le sue cause nello sviluppo dell ingegneria finanziaria di Wall Street e nel meccanismo di propagazione del credito attraverso hedge fund, banche d investimento, veicoli fuori bilancio, etc. Più precisamente, la causa scatenante del ciclo economico recessivo viene individuata nella riduzione delle quotazioni del mercato immobiliare e nel contemporaneo aumento dei tassi di interesse, che hanno messo in crisi il mercato dei subprime, ossia i mutui concessi a prenditori (nel caso specifico le famiglie americane) senza opportune garanzie e con redditi medio-bassi. Suddette concause hanno determinato per centinaia di migliaia di famiglie difficoltà ad assolvere agli impegni finanziari assunti, con il conseguente pignoramento dei beni. Tuttavia, ai fini di una corretta analisi e nella prospettiva di individuare incisivi interventi di policy, risulta doveroso porre in evidenza le responsabilità attribuibili al blando controllo, da parte degli organi di vigilanza americani, delle attività finanziarie di tipo speculativo operate dalle grandi banche d affari statunitensi ed europee. Queste ultime, approfittando di una forte liquidità presente sul mercato ed operando con un elevato uso della leva finanziaria (senza, peraltro, utilizzare i necessari criteri prudenziali nella valutazione dei rischi), hanno immesso sul mercato mondiale prodotti finanziari ad alto rischio. Le principali conseguenze di un simile scenario si sono ravvisate dapprima sul sistema finanziario internazionale, (fallimento di diverse banche, blocco del credito, blocco dei mercati finanziari), dando successivamente avvio a meccanismi deprimenti sull economia reale, sulle piccole e medie imprese e sui consumatori. Alla luce di tale scenario, sono state riviste al ribasso tutte le previsioni di crescita che sono addirittura di segno negativo. La crisi, probabilmente, vedrà una parziale soluzione solo alla fine del 2009, a condizione che gli interventi concertati dai governi occidentali (riduzione dei tassi di interesse, immissione di liquidità nel sistema, garanzie sul risparmio, etc.) dimostrino la loro efficacia in un tempo relativamente breve. 5
7 Graf Andamento dei tassi di sconto della FED e della BCE (Novembre Aprile 2009) 6,0 Tassi di sconto FED-BCE 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 3,25 2,00 1,75 1,25 Giugno, 2004 Giugno 25, 2003 Giugno 6, 2003 Marzo, 2003 Dicembre, 2002 Novembre, 2002 Dicembre, 2001 Novembre, ,75 2,50 2,00 1,75 1,25 1,50 1,25 1,00 2,25 2,75 2,50 Dicembre, 2005 Novembre, 2005 Settembre, 2005 Luglio,2005 Giugno, 2005 Maggio, 2005 Marzo, 2005 Febbraio, 2005 Dicembre, 2004 Novembre, 2004 Settembre, 2004 Agosto, ,00 5,25 5,00 4,50 4,75 4,00 4,25 3,25 3,75 2,00 2,75 2,25 2,50 Agosto, 2006 Luglio, 2006 Giugno, 2006 Maggio, 2006 Marzo, 2006 Gennaio, ,50 3,00 3,25 Giugno, 2007 Marzo, 2007 Dicembre, 2006 Ottobre, ,25 4,75 4,50 4,25 4,00 3,75 Gennaio, 2009 Dicembre, 2008 Novembre, Ottobre, Ottobre, 2008 Luglio, 2008 Aprile,2008 Marzo, 2008 Marzo, 2008 Febbraio, 2008 Gennaio, 2008 Dicembre, 2007 Novembre, 2007 Settembre, ,00 3,50 3,25 2,50 2,25 4,25 3,75 3,25 2,50 2,00 1,75 1,50 1,25 1,25 0,50 0,50 Aprile, 2009 Marzo, 2009 Fonte: FED, BCE FED BCE Il modo con cui la crisi americana ha influenzato l andamento dell economia europea trova diverse intensità a seconda della struttura economica e del grado di coinvolgimento che i vari paesi sperimentano nei confronti della crisi subprime. Le economie che negli ultimi anni hanno beneficiato maggiormente dell evoluzione dei settori immobiliare, finanziario e creditizio, sono quelle che, probabilmente, vedranno ridursi maggiormente i livelli di crescita. Relazionando, infatti, i tassi di crescita consuntivi al 2008 con le previsioni per il 2009, emerge come siano soprattutto la Spagna, il Regno Unito e la Germania a sperimentare le più sensibili contrazioni del tasso di crescita economica. L Italia, dal suo canto, risulta uno dei sistemi economici che, pur nella gravità della situazione, dovrebbe sperimentare con minor incisività gli effetti della crisi. In ogni caso, il 2008 è stato, per il nostro Paese, un anno di flessione del Pil (-1%). Tab Variazione annuale del Pil dei principali paesi occidentali e degli Stati Uniti (Anni e previsioni 2009 e 2010; valori percentuali) * 2010* Germania 1,2 0,8 3,0 2,5 1,3-2,3/-5,3 0,7/0,2 Spagna 3,3 3,6 3,9 3,7 1,3-2,0/-4,7-0,2/-0,4 Francia 2,5 1,9 2,2 2,2 0,7-1,8/-3,3 0,4/-0,1 Italia 1,2 0,0 1,8 1,5-1,0-2,0/-4,3 0,3/-0,4 Area euro 2,2 1,7 2,9 2,7 0,9-1,9/-4,1 0,4/0,3 Regno Unito 2,8 2,1 2,8 3,0 0,7-2,8/-3,7 0,2/-0,2 Stati Uniti 3,6 2,9 2,8 2,0 1,2-1,6/-4,0 1,7/0,0 * Range Fonte: Eurostat, OECD 6
8 Graf Variazione media annua del PIL in Italia (Anni e previsioni per il 2009; variazioni percentuali) 4,0 3,0 3,0 3,2 2,0 1,0 1,0 2,0 1,7 1,7 1,8 1,2 1,8 1,5 0,0-1,0-2,0 0,4 0,3 0, ,0-2,0-3,0 Fonte: ; per media delle stime previste dai principali Organismi Internazionali 7
9 CAPITOLO 2 - DINAMICHE E CARATTERISTICHE DELL ECONOMIA PROVINCIALE La dinamica imprenditoriale Al fine di tracciare un quadro dell economia perugina, appare utile, prima di tutto, osservare alcune delle più importanti caratteristiche del tessuto imprenditoriale provinciale (definendone la consistenza e la composizione per settori di attività economica, per forme giuridiche d impresa e per classi dimensionali) e mettere in risalto le tendenze che lo hanno caratterizzato nell ultimo quinquennio ( ), rivolgendo particolare attenzione all ultimo anno (2008). Analizziamo, inizialmente, lo stock di imprese registrate e le sue dinamiche che forniscono un indicazione della vivacità del tessuto economico locale e della capacità di questo di generare, al netto delle cessazioni, nuove iniziative imprenditoriali o di attrarne dall esterno. Risultano registrate, a fine 2008, oltre 73 mila imprese (il 77% del totale regionale), il 4,5% in più rispetto al Nel quinquennio preso in considerazione il numero di imprese in provincia di Perugia è cresciuto più velocemente rispetto a quanto registrato in provincia di Terni (+0,6%) ed in Italia (+3,4%), ma più lentamente che nell insieme delle province del Centro (+5,5%). Nel 2008 in provincia di Perugia, così come nell insieme delle province del Centro, si è registrato, rispetto alla media dei quattro anni precedenti, un rallentamento del trend di espansione (attestatosi al +0,4%), che è rimasto, tuttavia, positivo al contrario di quanto avvenuto per il territorio nazionale nel suo complesso (-0,3%) 1. Ne emerge, quindi, una maggiore capacità di reazione e di tenuta del tessuto imprenditoriale perugino di fronte al clima di incertezza causato dal recente andamento dell economia mondiale. Tab Imprese registrate nelle province umbre, in Umbria, nel Centro ed in Italia (Anni 2003, 2007 e 2008; Valori assoluti e variazioni percentuali) 2003 (v.a.) 2007 (v.a.) 2008 (v.a.) Var. 2003/2008 (%) Var. media annua 2003/07 (%) Var. 2007/08 (%) Perugia ,5 1,0 0,4 Terni ,6 0,1 0,2 Umbria ,6 0,8 0,3 Centro Italia ,5 1,2 0,4 Italia ,4 0,9-0,3 Fonte: Elaborazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Unioncamere-Movimprese Passiamo, ora, ad evidenziare alcune caratteristiche della configurazione settoriale del tessuto economico, prendendo in considerazione solo le imprese effettivamente attive (pari a circa l 84% delle registrate): emerge, innanzitutto, la forte diffusione delle attività di agricoltura, caccia e silvicoltura, nelle quali sono coinvolte il 23,4% delle imprese, una percentuale molto superiore alla media nazionale (16,8%). Tale dato mette in evidenza il forte legame ancora esistente fra attività imprenditoriale ed ambiente nella provincia perugina, legame che, quando si associa alla capacità di valorizzare gli elementi unici del 1 Al 31 marzo 2009, inoltre, lo stock di imprese registrate ammonta a unità, in flessione rispetto al IV trimestre 2008 (-311), ma in aumento (+251) sul dato riferito a un anno fa (I trim. 2008). 8
10 territorio umbro, è in grado di generare prodotti dotati, come si vedrà meglio nel paragrafo relativo al commercio estero, di un buon livello di competitività. Solamente le imprese del commercio, pari al 23,7% del totale, risultano leggermente più numerose delle imprese del settore primario; seguono, per numerosità, le imprese di costruzioni (15,5% del totale) e quelle manifatturiere (12,2%). Osservando l evoluzione del numero delle imprese attive in questi settori si riscontra, tuttavia, nel 2008, una sostanziale stabilità o una contrazione della base imprenditoriale: le imprese attive sono, infatti, aumentate solo dello 0,3% nel commercio e diminuite rispettivamente dell 1% e dello 0,6% nell agricoltura, caccia e silvicoltura e nel settore manifatturiero. Questi dati, però, piuttosto che denotare una difficoltà di tali settori di fronte al rallentamento dell economia ed all incertezza che ha caratterizzato il quadro economico nel 2008, sembrano suggerire che è ancora in atto un processo di ricomposizione del tessuto imprenditoriale locale, già manifestatosi negli anni precedenti: nel quadriennio precedente ( ), infatti, il numero di imprese attive nell agricoltura, caccia e silvicoltura si è ridotto ad un tasso medio annuo del -0,8% e il numero di quelle attive nel manifatturiero ad un tasso medio annuo del -1,4%, mentre quelle del commercio hanno mostrato una sostanziale stabilità. Allo stesso tempo, però, altri importanti settori sono stati caratterizzati, nel quinquennio , da un forte sviluppo del numero di imprese, contribuendo, in tal modo, a sostenere l ampliamento del tessuto imprenditoriale perugino: nel settore delle costruzioni il numero di imprese è aumentato del 20,2% in cinque anni, mentre nel settore delle attività immobiliari, di noleggio, informatica e ricerca l incremento è stato ancora più sostenuto (+30% circa) e caratterizzato, soprattutto, dal forte sviluppo delle attività immobiliari (da circa 1400 a circa 2300 imprese, pari al + 63,5%) e di ricerca e sviluppo (da 23 a 46 imprese, pari al +100%). Anche nel 2008, inoltre, le iniziative imprenditoriali sono continuate ad aumentare sia nelle costruzioni che nelle attività immobiliari, di noleggio, informatica e ricerca, in queste ultime ad un tasso solo di poco inferiore rispetto alla media dei quattro anni precedenti (del 4,4% a fronte del 5,6%). Tuttavia il maggiore sviluppo, in termini di aumento del numero di imprese, lo hanno mostrato il settore della produzione e distribuzione di energia elettrica, acqua e gas (+ 80% nel quinquennio ) e quello della sanità ed altri servizi sociali (+31% nel quinquennio), nei quali, tuttavia, a fine 2008, sono attive rispettivamente solo lo 0,1% e lo 0,4% delle imprese provinciali. Tab Imprese attive nella provincia di Perugia per settore di attività economica (Anni 2003, 2007 e 2008; Valori assoluti, Variazioni percentuali ed Incidenza percentuale) 2003 (v.a.) 2007 (v.a.) 2008 (v.a.) Incid. % 2008 Var. 2003/0 8 (%) Var. media annua 2003/0 7 (%) Var. 2007/0 8 (%) Agricoltura, caccia e silvicoltura ,4-4,2-0,8-1,0 Pesca,piscicoltura e servizi connessi ,0-18,8-5,1 0,0 Estrazione di minerali ,1-1,6 0,4-3,1 Attività manifatturiere ,2-6,1-1,4-0,6 Produzione e distribuzione energia elettr., ,1 80,0 11,0 18,4 gas e acqua Costruzioni ,5 20,2 4,3 1,8 9
11 Commercio ingr.e dett.; rip.beni per le persone e per la casa ,7 0,9 0,1 0,3 Alberghi e ristoranti ,0 9,2 1,8 1,5 Trasporti,magazzinaggio e comunicazioni ,4-7,2-1,0-3,3 Intermediazione monetaria e finanziaria ,2 1,5 0,3 0,2 Attività immobiliari,noleggio, informatica, ricerca ,1 29,8 5,6 4,4 Istruzione ,3 5,8 2,1-2,7 Sanità e altri servizi sociali ,4 31,0 4,9 8,1 Altri servizi pubblici,sociali e personali ,2 9,1 1,9 1,3 Servizi domestici presso famiglie e conventi ,0-100,0-100,0 - Imprese non classificate ,5 43,9 6,4 12,2 Totale ,0 4,0 0,9 0,5 Fonte: Elaborazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Unioncamere-Movimprese Graf Forma giuridica delle imprese attive in provincia di Perugia, nel Centro ed in Italia (Anni 2003 e 2008; Valori percentuali) 80,0 70,0 66,7 67,4 63,6 63,9 68,1 63,8 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 21,6 21,6 20,9 20,9 17,8 12,9 13,2 16,5 17,5 9,9 9,9 12,0 1,8 1,9 1,8 2,0 2,0 2, Perugia Umbria Italia 2008 Società di capitali Società di persone Ditte individuali Altre forme Fonte: Elaborazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Unioncamere-Movimprese Ulteriori indicazioni sulla struttura imprenditoriale vengono dall analisi delle forme giuridiche scelte per svolgere l attività d impresa. A questo proposito si può mettere in evidenza che, in provincia di Perugia, così come a livello regionale e nazionale, la forma giuridica di gran lunga più diffusa resta quella della ditta individuale (63,6% delle imprese). Guardando alle tendenze manifestatesi in un orizzonte temporale più ampio, emerge che nel quinquennio , anche questa volta in linea con quanto sta avvenendo a livello regionale e nazionale, l importanza delle ditte individuali si è leggermente ridotta (dal 67% al 64% circa) a favore delle società di capitali (passate dal 10% circa al 13% circa del totale provinciale); è rimasta, invece, stabile al 22% circa l incidenza delle società di persone. 10
12 Tuttavia, mentre in Italia, le società di capitali hanno raggiunto una diffusione pressoché pari a quelle di persone, in provincia di Perugia, nonostante il numero delle società di capitali sia cresciuto più velocemente delle altre forme d impresa, restano ancora evidentemente preferite, fra le forme societarie d impresa, le società di persone (pari al 21,6% del totale). Tale forma di società, pur offrendo l opportunità di suddividere il rischio fra più soggetti e di disporre di maggiori fonti di capitali, si caratterizza per la rilevanza che mantiene al suo interno l apporto personale dei soci, in capo ai quali resta la responsabilità illimitata e che, di norma, partecipano direttamente all amministrazione dell attività. La diffusione delle ditte individuali è spiegata anche dalla dimensione normalmente molto ridotta mantenuta dalle imprese attive in provincia di Perugia, così come, in genere, dalle imprese italiane. Al fine di approfondire l aspetto dimensionale del tessuto imprenditoriale provinciale facciamo riferimento ai dati dell Archivio Statistico delle Imprese Attive (Asia 2 ) disponibili per il Analizzando, prima di tutto, la dimensione complessiva delle imprese 3 che hanno la propria sede in provincia di Perugia (considerando quindi anche gli addetti impiegati in tutte le unità locali dell impresa, anche quelle eventualmente situate all esterno della provincia) emerge che ben il 95% di esse mantiene una dimensione micro (fra 1 e 9 addetti), solo il 4,4% supera tale soglia dimensionale mantenendosi comunque nella piccola dimensione (fino a 49 addetti), mentre le imprese di medie o grandi dimensioni rappresentano un eccezione nel tessuto imprenditoriale provinciale (6 ogni 1000 imprese). Se si escludono i comparti dell estrazione di minerali e della distribuzione di energia elettrica, acqua e gas, che contano a livello provinciale un numero molto ridotto di imprese, solamente nel settore manifatturiero la diffusione delle micro imprese scende significativamente al di sotto nella media, risultando inferiore al 90%: in questo comparto, il 14,2% delle imprese (più del triplo rispetto alla media) ha fra 10 e 49 addetti e circa 2 imprese ogni cento raggiungono la media o grande dimensione (50 addetti od oltre); di conseguenza la dimensione media d impresa raggiunge gli 8 addetti a fronte di una media di 3,6 addetti. All interno del manifatturiero è possibile, tuttavia, distinguere comparti con strutture dimensionali differenti: se nella maggior parte di essi la presenza di micro imprese si mantiene fra l 80% ed il 90% del totale, sono, tuttavia, presenti dei comparti in cui la composizione del tessuto imprenditoriale appare maggiormente spostata verso classi dimensionali maggiori; si tratta in particolare dell industria della carta, dove la dimensione media raggiunge i 19,9 addetti (il 23% circa delle imprese ha fra 10 e 49 addetti e circa 1 2 Si tratta dell archivio delle unità statistiche di osservazione delle indagini economiche dell'istituto Nazionale di Statistica; creato nel 1996, è aggiornato annualmente, sulla base del trattamento statistico e dell'integrazione delle informazioni residenti in differenti archivi giuridici, amministrativi e di esazione. Raccoglie informazioni identificative (denominazione e localizzazione) e di struttura (addetti, attività economica, natura giuridica, data di inizio e fine attività, ecc.) di tutte le imprese attive e delle relative unità locali. Per imprese attive si intendono quelle che hanno svolto un attività produttiva per almeno sei mesi nell anno di riferimento. L archivio considera le imprese attive in tutti i settori di attività economica ad eccezione delle sezioni A (Agricoltura, caccia e silvicoltura), B (Pesca, piscicoltura e servizi connessi), L (Amministrazione Pubblica), P (Attività svolte da famiglie e convivenze) e Q (Organizzazioni ed organismi extraterritoriali) della classificazione Ateco e dei soggetti privati nonprofit. 3 La dimensione di ciascuna impresa è misurata in termini di persone occupate o addetti (lavoratori dipendenti ed indipendenti), che esercitano un attività a tempo pieno o a tempo parziale nell impresa. Nell archivio Asia tutte le imprese possiedono almeno un addetto indipendente, perché non si considera possibile lo svolgimento di un attività economica senza l utilizzo di una quantità minima di lavoro. Il numero di persone occupate è calcolato in termini di media annua. 11
13 impresa su 10 supera i 49 addetti), e dell industria della gomma e delle materie plastiche, dove di riscontra una dimensione media di 11,5 addetti (oltre ¼ delle imprese ha fra 9 e 49 addetti). Ancora maggiore è la dimensione media nel comparto della produzione di metalli e loro leghe (49,1 addetti) ed in quello della fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (32,9 addetti), gli unici nei quali più della metà delle imprese supera la dimensione micro, ma che comprendono, tuttavia, un numero molto ridotto di imprese (meno di 60 nel complesso). Anche all interno del manifatturiero esistono, inoltre, dei comparti dove la micro dimensione caratterizza oltre 9 imprese su 10, si tratta, ad esempio, dell industria del legno e dell industria degli apparecchi medicali, di precisione e degli strumenti ottici. Il settore del commercio, così come in generale i settori del terziario, si caratterizza per un altissima diffusione di microimprese (superiore al 96%), che determina una dimensione media molto ridotta (2,9 addetti). Ma la presenza di microimprese risulta ancora più alta, risultando quasi esclusiva, nell attività ausiliare dell intermediazione finanziaria (99,5%), nelle attività immobiliari, di noleggio, informatica e ricerca (98,4%) e nella sanità ed altri servizi sociali (98,8%). Lo stesso quadro emerge prendendo in considerazione, invece delle sedi di impresa, le unità locali: anche in questo caso si riscontra, infatti, una distribuzione per classi dimensionali pressoché corrispondente a quella precedentemente messa in evidenza. Inoltre è possibile notare, attraverso un confronto territoriale, che la struttura dimensionale del tessuto imprenditoriale perugino non si discosta da quella del tessuto regionale, del Centro Italia e dell Italia. Passando, tuttavia, a considerare la quota di addetti assorbita dalle unità locali di diverse dimensioni emerge che, nonostante le unità locali di medie o grandi dimensioni (più di 49 addetti) risultano estremamente poco numerose rispetto alle micro unità locali (il rapporto è di 1 a 164), esse danno un contributo importante all occupazione, impiegando il 19,2% degli addetti totali provinciali, rispetto al 55,5% delle micro unità (1 addetto nelle medie/grandi unità locali ogni 2,9 addetti delle micro ). In provincia di Perugia, tuttavia, all interno della classe dimensionale maggiore le unità locali mantengono una dimensione media comunque più ridotta di quella riscontrata nel Centro Italia ed in Italia, dove, difatti, le medio/grandi unità arrivano ad impiegare circa il 25% degli addetti. Tab Unità locali presenti in provincia di Perugia, in Umbria ed in Italia per classi di addetti (Anno 2006; Valori assoluti e valori percentuali) 1-9 addetti addetti 50 addetti e più Totale Valori assoluti Perugia Terni Umbria Centro Italia Italia Distribuzione % Perugia 94,5 4,9 0,6 100,0 Terni 95,2 4,3 0,6 100,0 Umbria 94,7 4,7 0,6 100,0 Centro Italia 95,0 4,4 0,6 100,0 Italia 94,8 4,6 0,6 100,0 Fonte: Elaborazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Asia 12
14 Tab Addetti (dipendenti ed indipendenti) impiegati nelle unità locali situate nelle province umbre, in Umbria e in Italia, per classe di addetti delle unità locali (Anno 2006; Valori assoluti e valori percentuali) 1-9 addetti addetti 50 addetti e più Totale Valori assoluti Perugia Terni Umbria Centro Italia Italia Distribuzione % Perugia 55,5 25,3 19,2 100,0 Terni 55,3 22,6 22,1 100,0 Umbria 55,5 24,7 19,9 100,0 Centro Italia 52,4 22,7 24,9 100,0 Italia 51,2 23,4 25,3 100,0 Dimensione media delle unità locali Perugia 2,0 17,6 113,3 3,4 Terni 2,0 17,9 133,7 3,4 Umbria 2,0 17,7 118,1 3,4 Centro Italia 1,9 17,7 150,5 3,5 Italia 1,9 18,0 140,0 3,5 Fonte: Elaborazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Asia 13
15 2.2 - La produzione e distribuzione del reddito Il prodotto interno lordo, esprimendo la capacità di un sistema economico di generare reddito, costituisce uno dei principali indicatori dello stato di salute di una determinata realtà economica. Gli ultimi dati disponibili a livello provinciale, fermandosi al 2008, intercettano le prime conseguenze della recessione mondiale sull economia della provincia, ma non consentono, tuttavia, di rilevare appieno le ultimissime variazioni della produzione che tengono conto dell evoluzioni più recenti della fase congiunturale negativa. Tab Prodotto interno lordo dell'intera economia nelle province umbre, in Umbria ed in Italia (Anni ; variazioni a prezzi costanti) Var. 2003/2004 (%) Var. 2004/2005 (%) Var. 2005/2006 (%) Var. 2006/2007 (%) Var. 2007/2008 (%) Variazione media annua 2003/2007 (%) Perugia 2,3 0,3 2,6 2,2-1,8 1,8 Terni 2,2-1,2 4,4 1,1-1,7 1,6 Umbria 2,3 0,0 3,0 1,9-1,8 1,8 Centro 2,9 0,5 2,2 1,8-0,7 1,8 Italia 1,5 0,7 2,0 1,6-1,0 1,4 Fonte: Istituto G. Tagliacarne Dal 2003 al 2007 il prodotto lordo in provincia di Perugia è cresciuto, in termini reali (ossia a prezzi costanti), più velocemente che in Italia (dell 1,8% medio annuo rispetto all 1,4%), in linea con il buon ritmo mostrato dall insieme delle province del Centro. Nel 2008, tuttavia, tale dinamica positiva si è interrotta; il dato relativo al 2008 testimonia la serietà della recessione che ha colpito l economia mondiale e che sta facendo sentire i suoi effetti sull economia italiana, determinando una contrazione del reddito prodotto. La contrazione del Prodotto Interno Lordo provinciale (-1,8%) è stata più forte di quella registrata dall insieme dell economia nazionale (-1,0%) e dall insieme delle province del Centro (-0,7%), ma in linea con quanto avvenuto in provincia di Terni. L osservazione della composizione del valore aggiunto consente di rilevare l importanza dei diversi settori di attività nell economia provinciale. In provincia di Perugia i diversi settori assumono, in termini di contributo alla produzione di ricchezza, un importanza sostanzialmente equivalente a quella ricoperta a livello nazionale. Le imprese di servizi, nonostante siano, in termini percentuali, meno numerose che in Italia, assumono un ruolo molto rilevante, contribuendo alla formazione di oltre 2/3 del valore aggiunto provinciale (il 68,7% poco meno della media italiana). Al contrario l agricoltura, attività che, come emerge dal numero di imprese attive (oltre 1/5 del totale), è molto diffusa nel territorio provinciale, assume un peso, in termini di reddito prodotto, pressoché in linea con la media italiana (2,5% a fronte del 2,1%), poiché la numerosità delle imprese è spiegabile con una minore dimensione media di esse. 14
16 Graf Composizione del valore aggiunto a prezzi correnti per settore di attività economica nella provincia di Perugia, in Umbria e in Italia (Anno 2007; valori percentuali) 80,0 70,0 68,7 69,1 70,4 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 21,0 20,9 21,4 10,0 0,0 7,9 7,7 6,1 2,5 2,3 2,1 Agricoltura Industria in senso stretto Costruzioni Servizi Perugia Umbria Italia Fonte: Istituto G. Tagliacarne Nei processi di creazione di reddito nella provincia perugina riveste un ruolo importante il settore artigiano. Se si osserva, infatti, il contributo dell imprenditoria artigiana, si nota come in termini di valore aggiunto lo stesso produca il 16,3% del totale nella provincia, a fronte del 12% dell Italia e addirittura del 10,6% del Centro. Anche in termini di incidenza di aziende attive sul totale del sistema imprenditoriale, si nota come a Perugia gli artigiani siano il 30,1% a fronte del 28% della media nazionale. Tab Valore aggiunto artigiano nelle province umbre, in Umbria ed in Italia (Anno 2006; valori assoluti in milioni di euro) Industria in senso stretto Costruzio ni Commerci o e riparazion i Trasporti e comunicazioni Informati ca e servizi alle imprese Servizi alle famiglie e altri servizi Totale Incidenza Artigiana to sul Totale economia Perugi a ,3 Terni ,4 Umbri a ,6 Centro ,6 Italia ,0 Fonte: Istituto G. Tagliacarne Appare utile, a questo punto, prendere in considerazione alcuni dati relativi al reddito ed alla ricchezza delle famiglie in provincia di Perugia, in quanto da questi si possono trarre alcune informazioni importanti per valutare la capacità delle famiglie stesse di far fronte a momenti 15
17 di difficoltà economica, che potrebbero derivare dall attuale contesto economico internazionale. Tab Reddito lordo disponibile delle famiglie a prezzi correnti in provincia di Perugia, Terni, in Umbria ed in Italia (Anni 2006 e 2007; valori percentuali e numeri indici rispetto alla media italiana) Totale (milioni ) Per famiglia Pro capite Totale Per famiglia Pro capite n n (milioni n n indice indice ) indice indice Perugia , , , , , ,6 Terni 3.693, , , , , ,6 Umrbia , , , , , ,2 Centro , , , , , ,9 Italia , , , , , ,0 Fonte: Istituto G.Tagliacarne Nel 2007 in provincia di Perugia il reddito disponibile pro capite è stato di oltre 18 mila euro, cioè del 3,6% più alto rispetto alla media italiana, ma, allo stesso tempo, leggermente inferiore (del 3,1%) rispetto alla media delle province del Centro. Leggermente migliore risulta la posizione della provincia se si osserva il reddito disponibile per famiglia: il gap positivo rispetto alla media italiana infatti si accentua (+5,3%), mentre si attenua lo scarto rispetto al Centro; tuttavia, il risultato più rassicurante emerge dall osservazione del reddito disponibile pro capite, dopo aver classificato le famiglie per numero di componenti: si nota, infatti, che, in provincia di Perugia, nelle famiglie con un solo componente ed in quelle con 4 o più componenti, quelle, cioè, maggiormente esposte al rischio di povertà rispetto alle altre, il reddito medio pro capite è superiore non solo rispetto al corrispondente valore medio italiano, ma anche rispetto a quello del Centro. Rispetto a quanto avviene a livello nazionale e del Centro Italia, infatti, il reddito medio pro capite dei componenti delle famiglie più numerose risulta più vicino alla media provinciale, mentre quello delle persone che vivono sole risulta pari al 156% circa della media (rispetto al 150% circa del Centro e 152% dell Italia) 4. 4 Nel confrontare il reddito medio pro capite di famiglie con diverso numero di componenti, bisogna tenere in considerazione che le famiglie più numerose beneficiano di economie di scala (ad esempio nella bolletta del gas o della luce), per cui i costi medi per componente di una famiglia decrescono al crescere del numero di componenti. Pertanto, a parità di reddito pro capite, una famiglia con un solo componente è più povera di una con 2 o più componenti. 16
18 Tab Reddito lordo disponibile delle famiglie residenti a prezzi correnti in provincia di Perugia, in Umbria ed in Italia (Anno 2007; valori assoluti e numero indice rispetto alla media) 1 componente 2 componenti 3 componenti 4 componenti Più di 4 componenti Totale Perugia Terni Umbria Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno Italia In percentuale della media Perugia 156,0 119,3 97,0 82,2 66,7 100,0 Terni 157,5 114,8 95,4 77,6 57,8 100,0 Umbria 156,1 117,9 96,4 81,3 65,9 100,0 Nord-Ovest 142,1 115,9 97,9 74,2 56,3 100,0 Nord-Est 142,2 117,5 97,4 79,1 63,4 100,0 Centro 149,6 119,1 99,5 78,7 63,9 100,0 Mezzogiorno 155,6 122,1 106,7 90,8 63,4 100,0 Italia 151,4 121,8 102,3 78,7 55,6 100,0 Fonte: Istituto G. Tagliacarne Graf Relazione fra reddito lordo disponibile per famiglia e valore del patrimonio per famiglia nelle province italiane (Anno 2007; valori assoluti in euro) y = 12,442x R 2 = 0,8337 Patrimonio per famiglia PG Reddito lordo disponibile per famiglia Fonte: Istituto G. Tagliacarne 17
19 Risulta, inoltre, rilevante per comprendere la capacità delle famiglie di far fronte a situazioni di difficoltà, anche l osservazione dello stock di patrimonio da esse posseduto e della sua composizione; infatti, i redditi da capitale possono dare un contributo rilevante in termini di entrate monetarie delle famiglie, ma vista l origine finanziaria dell attuale crisi, che si sta ripercuotendo in particolare sul valore delle attività mobiliari, una maggiore sicurezza deriva dalle attività reali. In provincia di Perugia il patrimonio medio per famiglia era, nel 2007, pari a euro, del 5,5% inferiore rispetto alla media italiana (oltre 382 mila euro). Lo stock patrimoniale delle famiglie perugine è costituito, inoltre, per il 60,3% da attività reali, che possono rappresentare un elemento di stabilizzazione del reddito rispetto a variazioni dell andamento dell economia, tale incidenza, tuttavia, che, tende ad aumentare nelle province con un reddito per famiglia più basso (risultando pari al 69% circa nel Mezzogiorno), risulta leggermente inferiore a quella media del Centro (per il minor peso delle abitazioni), sostanzialmente in linea con quella del Centro-Nord e dell Italia e significativamente superiore solo rispetto all incidenza media del Nord-Ovest. Tab Composizione del patrimonio delle famiglie della provincia di Perugia, di Terni ed in Italia (Anno 2007; valori percentuali) Attività reali Abitazioni Terreni Totale Depositi Attività finanziarie Valori mobiliari Riserve Totale Totale generale Perugia 57,3 3,0 60,3 9,5 22,3 8,0 39,7 100,0 Terni 57,8 3,1 60,9 10,5 16,9 11,6 39,1 100,0 Umbria 57,4 3,0 60,5 9,7 21,0 8,9 39,5 100,0 Nord-ovest 54,7 1,7 56,4 8,4 27,6 7,7 43,6 100,0 Nord-est 56,3 3,8 60,1 8,0 24,6 7,4 39,9 100,0 Centro 61,3 1,6 63,0 10,4 18,8 7,8 37,0 100,0 Centro-nord 56,9 2,3 59,2 8,8 24,4 7,6 40,8 100,0 Mezzogiorno 66,5 2,9 69,4 11,7 11,0 7,9 30,6 100,0 Italia 59,1 2,4 61,5 9,5 21,4 7,7 38,5 100,0 Fonte: Istituto G. Tagliacarne 18
20 Graf Relazione fra reddito lordo disponibile per famiglia e incidenza delle attività reali sul totale del patrimonio delle famiglie italiane (Anno 2007; valori assoluti in euro e valori percentuali) 80,0 75,0 y = -0,0007x + 91,85 R 2 = 0,4802 Attività reali (% sul patrimonio) 70,0 65,0 60,0 55,0 50,0 PG 45,0 40, Reddito lordo diponibile per famiglia Fonte: Istituto G. Tagliacarne 19
21 2.3 - L apertura sui mercati internazionali Nel quinquennio che va dal 2003 al 2008 le esportazioni della provincia di Perugia sono aumentate del 41% circa, mostrando una crescita sostenuta, sostanzialmente in linea con quella registrata in provincia di Terni ed in Italia, ma sensibilmente superiore a quella che ha caratterizzato l insieme delle province del Centro. Concentrando l attenzione sul 2008 si riscontrano, tuttavia, performance molto differenti nei diversi territori: in provincia di Perugia il tasso di crescita delle esportazioni, attestatosi al 3,7%, si è più che dimezzato rispetto alla media dei 4 anni precedenti, ma è rimasto comunque nettamente positivo a differenza di quanto avvenuto complessivamente in Italia (dove le esportazioni nel 2008 sono rimaste pressoché stabili), nell insieme delle province del Centro (-4,1%) e, soprattutto, in provincia di Terni (-17,8%). La provincia di Perugia, quindi, dove le esportazioni dal 2003 al 2007 erano crescite ad un tasso medio annuo più basso rispetto a Terni ed all Italia, ha mostrato una tenuta migliore rispetto agli altri territori di fronte al rallentamento dell economia e degli scambi mondiali e la domanda estera indirizzata ai suoi prodotti è continuata a crescere, nel 2008, anche se ad un tasso contenuto. Tab Esportazioni delle province umbre, dell Umbria e dell Italia verso il Resto del Mondo (Anni 2003, 2007 e 2008; valori in migliaia di euro e variazioni percentuali) * Var. media annua 2003/2007 (%) Var. 2007/08 (%) Var. 2003/2008 (%) Perugia ,0 3,7 40,8 Terni ,0-17,8 38,9 Umbria ,6-6,3 40,0 Italia Centrale ,2-4,1 26,7 Italia ,4 0,3 38,2 * Dato provvisorio Fonte: Elaborazioni Istituto G. Taglicarne su dati Istat Allo stesso tempo, però, la domanda provinciale di beni e servizi esteri ha mostrato una certa sensibilità rispetto al rallentamento dell economia in provincia e, nel 2008, le importazioni provinciali si sono contratte del 2,7% rispetto all anno precedente (in linea con il dato medio del Centro). D altronde, anche fino al 2007 le importazioni perugine sono cresciute ad un ritmo più contenuto rispetto a quello registrato in provincia di Terni ed in Italia (in media del 5,5% all anno rispetto al 16,6% di Terni ed al 9,2% dell Italia). Questo ha determinato, nel quinquennio, una crescita delle importazioni più contenuta (del 20,6% contro il 49,1% di Terni ed il 43,5% dell Italia), che, insieme alla più alta crescita delle esportazioni, ha portato ad un ampliamento progressivo del surplus della bilancia dei pagamenti ed al miglioramento del tasso di copertura (rapporto percentuale fra esportazioni ed importazioni), passato dal 134,6% nel 2003 al 157,2% nel
22 Tab Importazioni delle province umbre, dell Umbria e dell Italia dal Resto del Mondo (Anni 2003, 2007 e 2008; valori in migliaia di euro e variazioni percentuali) * Var. media annua 2003/2007 (%) Var. 2007/08 (%) Var. 2003/2008 (%) Perugia ,5-2,7 20,6 Terni ,6-19,4 49,1 Umbria ,8-11,8 33,2 Italia Centrale ,7-2,9 30,9 Italia ,2 1,1 43,5 * Dato provvisorio Fonte: Elaborazioni Istituto G. Taglicarne su dati Istat L analisi della composizione settoriale delle esportazioni della provincia di Perugia consente, a questo punto, di mettere in luce alcuni dei punti di forza e delle criticità del posizionamento del territorio provinciale nel mercato internazionale e di interpretare meglio l andamento delle esportazioni nell ultimo anno. Da un punto di vista della configurazione delle esportazioni, in provincia di Perugia, ricoprono un importanza particolare, superiore a quella ricoperta a livello nazionale, alcuni prodotti manifatturieri del Made in Italy; ciò denota l esistenza di una forte sinergia fra attività economica, tradizioni e territorio, dovuta alla capacità dell imprenditoria locale di valorizzare tali risorse. La principale voce di esportazione sono le macchine e gli apparecchi meccanici, che hanno rappresentato, nel 2008, oltre ¼ delle esportazioni provinciali (il 28,9% contro una media in Italia del 21%); accanto a queste i prodotti delle industrie tessili e dell abbigliamento hanno rappresentato il 15,5% delle esportazioni, assumendo un peso più che doppio rispetto a quello medio italiano; lo stesso vale per i prodotti alimentari, bevande e tabacco (13,2% contro una media italiana del 5,7%). Queste tre tipologie di prodotti hanno costituito, dunque, nel 2008, da sole, oltre la metà delle esportazioni perugine (il 57,6%). Meno importanti in termini di incidenza sul totale, ma comunque caratteristici della configurazione delle esportazioni provinciali, sono i prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (si tratta soprattutto di prodotti della lavorazione di ceramica e vetro), che rappresentano il 4,2% delle esportazioni (contro una media italiana del 2,6%), ed il legno ed i prodotti in legno (il 2% delle esportazioni, cinque volte la media italiana). La provincia di Perugia, tuttavia, nonostante si caratterizzi per una specializzazione delle esportazioni in prodotti tipici del Made in Italy, esposti più di altri sul mercato internazionale alla concorrenza di prodotti a basso costo provenienti, in particolare, dai Paesi emergenti, ha mostrato, nel 2008, sul mercato internazionale, un andamento migliore del complesso dell economia italiana e del Centro, grazie proprio alla tenuta delle esportazioni di queste merci. Difatti, nel 2008, le esportazioni di macchine ed apparecchi meccanici dalla provincia di Perugia sono cresciute del 3,9%, a fronte di un aumento per l Italia dell 1,5%; una crescita ancora più sostenuta hanno registrato le esportazioni di prodotti delle industrie tessili e dell abbigliamento (+7,3%, in netta controtendenza rispetto alla contrazione del 3,5% registrata a livello nazionale) e di prodotti alimentari, bevande e tabacco (+18,9%, più del doppio rispetto al dato complessivo italiano). 21
23 Tab Esportazioni della provincia di Perugia verso il Resto del Mondo, per settore (Anni 2007 e 2008; Valori in euro e variazioni percentuali) * 2007 (comp. %) Var. 2008/07 (%) 2008 (comp. %) Prodotti agricoltura, caccia e della silvicoltura ,4-19,0 3,4 Prodotti della pesca e della piscicoltura ,0 556,4 0,0 Minerali energetici e non energetici ,0-0,8 0,0 Prodotti trasformati e manufatti ,5 4,7 96,5 Prodotti alimentari, bevande e tabacco ,5 18,9 13,2 Prodotti delle industrie tessili e dell'abbigliamento ,0 7,3 15,5 Cuoio e prodotti in cuoio, pelle e similari ,9-9,8 3,4 Legno e prodotti in legno ,8 15,4 2,0 Pasta da carta, carta e prodotti di carta; prodotti dell'editoria e della ,9 1,5 1,8 stampa Coke, prodotti petroliferi raffinati e combustibili nucleari ,0 161,1 0,0 Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali ,6-10,3 4,9 Articoli in gomma e materie plastiche ,3-26,0 0,9 Prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi ,9 11,7 4,2 Metalli e prodotti in metallo ,1 2,1 6,0 Macchine ed apparecchi meccanici ,8 3,9 28,9 Macchine elettriche ed apparecchiature elettriche, ,2-2,0 5,8 elettroniche ed ottiche Mezzi di trasporto ,3 4,9 6,4 Altri prodotti delle industrie manifatturiere ,2 9,0 3,4 Prodotti delle attività informatiche, professionali ed imprenditoriali ,0 146,2 0,0 Prodotti di altri servizi pubblici, sociali e personali ,0-42,2 0,0 Altre merci ,0 37,2 0,0 Totale merci ,0 3,7 100,0 * Dato provvisorio Fonte: Elaborazioni Istituto G. Taglicarne su dati Istat Anche il legno ed i prodotti in legno ed i prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi, le cui esportazioni a livello nazionale hanno risentito della riduzione della domanda internazionale, subendo una contrazione rispettivamente dell 8,5% e del 5,4%, sono state oggetto, a livello provinciale, di un accresciuta domanda da parte dell estero (rispettivamente +15,4% e +11,7%). Negativo, invece, a livello provinciale è stato, nel 2008, l andamento delle esportazioni di prodotti dell agricoltura della caccia e della silvicoltura (-19%), del cuoio e prodotti in cuoio, pelle e similari (-10% circa) e dei prodotti chimici e delle fibre sintetiche e artificiali (-10% circa). 22
24 Tab Esportazioni della provincia di Perugia verso il Resto del Mondo per Paese di destinazione (Anni 2007 e 2008; valori in euro, valori percentuali e variazioni percentuali) * Comp. % 2007 Var. 2008/07 (%) Comp. % 2008 EUROPA ,1 0,7 71,0 Unione europea ,7 0,1 60,5 Altri paesi europei ,4 4,1 10,4 AFRICA ,1 18,3 4,7 Africa settentrionale ,1 30,3 2,7 Altri paesi africani ,0 5,4 2,0 AMERICA ,6 6,9 15,1 America settentrionale ,6 6,7 13,0 America centro meridionale ,0 8,1 2,1 ASIA ,8 19,6 7,8 Medio Oriente ,9 38,4 2,5 Asia centrale ,8 11,1 0,8 Asia orientale ,2 12,8 4,5 OCEANIA E ALTRI TERRITORI ,4 4,8 1,5 MONDO ,0 3,7 100,0 * Dato provvisorio Fonte: Elaborazioni Istituto G. Taglicarne su dati Istat Le esportazioni della provincia di Perugia sono rivolte soprattutto verso mercati ricchi: l Unione Europea a 27 rappresenta per la provincia, così come per l Italia, il principale mercato di destinazione delle esportazioni (il 60,5% delle merci in uscita, nel 2008, a fronte del 58,5% per l Italia); il secondo principale mercato è rappresentato dai Paesi dell America Settentrionale, al quale, nel 2008, sono state dirette il 15,1% delle esportazioni perugine a fronte del 10,3% di quelle italiane. Tuttavia, queste due aree mostrano, così come messo in evidenza dal trend delle esportazioni nel 2008, una domanda meno dinamica rispetto a quella di alcune delle principali aree emergenti: in particolare, nel 2008, sono cresciute a tassi molto sostenuti le esportazioni verso l Africa Settentrionale (del 30% circa) e verso l Asia (+19,6%), in particolare il Medio Oriente (+38,4%). Questi mercati, pur rivestendo ancora un ruolo secondario per la provincia di Perugia (le esportazioni verso Africa Settentrionale e Asia rappresentano il 10,5% del totale), hanno contribuito, con la loro domanda, a sostenere la crescita delle esportazioni anche nel 2008, quando, la crescita della domanda da parte dei Paesi dell UE a 27 si è nel complesso pressoché arrestata. 23
25 2.4 - Il mercato del lavoro Negli ultimi mesi il mercato del lavoro in Italia ha risentito degli effetti della crisi economica e finanziaria, con un aumento della disoccupazione e del ricorso agli ammortizzatori sociali. Per analizzare le dinamiche occupazionali vengono utilizzati i principali indicatori del mercato del lavoro elaborati dall Istat (tasso di occupazione e di disoccupazione) e i dati forniti dall Inps sull utilizzo della Cassa integrazione Guadagni. Il tasso di occupazione in Umbria, nel 2008, risulta di 3 punti percentuali più alto del tasso di occupazione medio in Italia; tale gap positivo, maggiore rispetto a quello esistente nel 2003, è il risultato di un miglioramento costante, negli ultimi 5 anni, del tasso di occupazione regionale, che è cresciuto in misura più evidente di quanto avvenuto a livello nazionale, passando dal 46,1% al 48,9%. Fin dal 2004, il tasso di occupazione nella provincia di Perugia risulta più alto rispetto alla media regionale, mettendo in evidenza l esistenza di un vantaggio del territorio perugino rispetto a quello della provincia di Terni in termini di opportunità di lavoro offerte. Anche il tasso di occupazione provinciale, così come quello regionale, è aumentato significativamente negli ultimi 5 anni, mostrando, dopo il lieve peggioramento registrato nel 2005, un aumento continuo, particolarmente forte nel 2006 (+1,2 punti percentuali rispetto all anno precedente) e nel 2007 (+1,2 punti percentuali rispetto all anno precedente), ma più contenuto, secondo la stima Unioncamere-Istituto G. Tagliacarne, nel 2008 (+0,4 punti percentuali). Considerando il dato regionale, è possibile osservare le dinamiche occupazionali con un dettaglio trimestrale: il tasso di occupazione nella regione Umbria, dopo aver registrato il valore massimo nel primo trimestre del 2008 (67,4%), ha subito, nel secondo trimestre, un evidente peggioramento per via della caduta del numero di occupati nelle costruzioni (- 3,7%) e nei servizi (-8%), in particolare il commercio (-8,7%). Nel terzo trimestre, invece, si è verificata una forte diminuzione degli occupati nell industria manifatturiera (-9,2%), compensata dal recupero dell occupazione nelle costruzioni e nei servizi. La ripresa del tasso di occupazione registrata nel quarto trimestre, invece, è dovuta ad un buon andamento del mercato del lavoro in tutti i settori, in particolare nell industria (+4,8%), ed al suo interno anche nelle costruzioni, e nel commercio (+5,1%). Graf Tasso di occupazione in provincia di Perugia, in Umbria ed in Italia (Anni *; valori percentuali) 47,5 47,3 48,5 49,7 50,1 46,1 46,2 47,0 48,3 48,9 45,4 45,3 45,8 45,9 45, Perugia Umbria Italia Fonte: Istat; * il dato 2008 della provincia è una stima Unioncamere-Istituto G. Tagliacarne su dati 24
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