Programma energetico comunale, Certificazione Energetica e quadro normativo
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1 Programma energetico comunale, Certificazione Energetica e quadro normativo Il Piano Energetico Comunale del 1999 (PEC, o.d.g. n 112/99) si sviluppava a partire dai seguenti riferimenti normativi: - L. 10/91 (art. 5 comma 5): assegna ai Comuni con oltre abitanti il compito di integrare il PRG (L. 1150/42) con uno specifico piano relativo all uso delle Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) - DPR 412/93 attuativo: assegna ai Comuni con oltre abitanti il censimento ed il controllo degli impianti termici. Il Programma energetico comunale qui sviluppato dovrà recepire quattro principali novità legislative intervenute nell ultimo triennio: - Legge Regionale 24 Dicembre 2004, n. 26 Disciplina della Programmazione Energetica Territoriale ed altre disposizioni in materia di energia - Direttiva Europea 2002/91/CE del 16/12/02 Rendimento energetico nell edilizia - approvazione del Protocollo di Kyoto - Dlgs 192/2005 in attuazione della L.10/91 (art.4 c.2) su criteri costruttivi e tipologie edilizie per il contenimento dei consumi di energia e la Direttiva Europea 2002/91/CE del 16/12/02 - Direttiva Europea 2006/32/CE del 5/04/06 concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici Legge Regionale 26/04 La Legge Regionale 26/04 di programmazione energetica indica i seguenti obiettivi a scala comunale: - indirizzare i processi di trasformazione e riqualificazione urbana assunti dal PSC (Piano Strutturale Comunale) alla riduzione dei consumi energetici finali e delle corrispondenti emissioni climalteranti ed inquinanti a parità di servizio reso - subordinare l attuazione di interventi di trasformazione alla presenza o realizzazione di infrastrutture di produzione, recupero, trasporto e distribuzione di energia da fonti di energia rinnovabili FER o assimilate adeguata al fabbisogno degli insediamenti di riferimento - definire le dotazioni energetiche d interesse pubblico locale da realizzare o riqualificare e la relativa localizzazione Direttiva Europea 2002/91/CE La direttiva europea 2002/91/CE del 16/12/02 avrebbe dovuto essere recepita obbligatoriamente nella normativa degli Stati membri entro il gennaio 2006, ma in Italia ha trovato un certo ritardo. La Direttiva prevede l adozione di: - un sistema di certificazione energetica degli edifici - una classificazione degli edifici per classi di merito in relazione a indici di fabbisogno estremamente sintetici (kwh/m 2 anno) L applicazione della direttiva determina quindi nuove condizioni nel mercato immobiliare e pone le premesse per il progettista ed il costruttore di rispondere ai requisiti di legge con un approccio integrato nella progettazione edilizia. Protocollo di Kyoto Grazie alla ratifica da parte della Russia, il Protocollo di Kyoto è entrato definitivamente in vigore il 16 febbraio 2005.
2 Ciò significa quindi che gli obiettivi sottoscritti nel 1997 dai Paesi aderenti (tra cui l Italia), divengono finalmente obbligatori: il 5% per i Paesi industrializzati e il 6,5% per l' Italia entro il 2012, rispetto ai livelli di emissione del Va precisato che rispetto alla stabilizzazione prevista nel 2000 le emissioni di gas serra biossido di carbonio (CO 2 ); metano (CH 4 ); protossido di azoto (N 2 O); idrofluorocarburi (HFC); perfluorocarburi (PFC); esafluoro di zolfo (SF 6 ). hanno mostrato una continua tendenza all aumento, pertanto si dovrà accelerare, oltre agli interventi interni ai singoli stati anche l adozione di tutti i meccanismi previsti dal protocollo stesso - Emission trading (commercio delle emissioni) - Joint Implementation (Implementazione congiunta) - Clean Development (Sviluppo pulito) Sebbene l adesione sia a livello nazionale, è corretto che ogni singola realtà territoriale italiana traduca gli obiettivi di Kyoto in obiettivi sulla propria scala territoriale. Il Volume 1 bilancio energetico e delle emissioni ha evidenziato la crescita delle emissioni dal 1990 al 2004 delle emissioni climalteranti alla scala comunale di Bologna di oltre il 18%. Si comprende quindi l impegno e la forte spinta che si debba produrre in breve tempo nella direzione dell efficienza energetica (risparmio energetico e uso delle fonti rinnovabili) per lo meno per modificare il trend di crescita osservato in questi 15 anni. Dlgs 192/05 Il Decreto legislativo 192/05 pubblicato sulla GU del 23/09/05 in attuazione della Direttiva 91/02, riafferma il sistema di certificazione energetica degli edifici e fissa i parametri prestazionali di riferimento per le aree interessate dal PEC. Per la Zona climatica E, (v. Allegato C Requisiti della prestazione energetica degli edifici), i requisiti sarebbero i seguenti Valori limite della trasmittanza termica U delle strutture verticali opache espresse in W/m 2 K Zona Climatica Dal 1 gennaio 2006 Dal 1 gennaio 2009 E 0,46 0,37 Valori limite della trasmittanza termica U delle strutture orizzontali opache espresse in W/m 2 K Zona Climatica Dal 1 gennaio 2006 Dal 1 gennaio 2009 E 0,43 0,34 Zona Climatica Valori limite della trasmittanza termica U delle chiusure trasparenti comprensive degli infissi espresse in W/m 2 K Dal 1 gennaio 2006 Dal 1 gennaio 2009
3 E 2,8 2,5 Valori limite della trasmittanza termica U dei vetri espresse in W/m 2 K Zona Climatica Dal 1 gennaio 2006 Dal 1 gennaio 2009 E 2,4 1,9 I valori di trasmittanza indicati dal Dlgs 192/05, se applicati, comportano una drastica diminuzione dei fabbisogni specifici rispetto ai parametri o requisiti prestazionali derivanti dalla L. 10/91. Da un fabbisogno di oltre 100 kwh/m 2 anno (ed una classe decisamente mediocre E ) si passerebbe ad un fabbisogno compreso tra i KWh/m 2 anno (classe C ). Direttiva Europea 2006/32/CE La Direttiva Europea 2006/32/CE del 5/04/06 concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici, come strategico per il decollo di una vera e propria politica di gestione della domanda e per ridurre la dipendenza dalle fonti di approvigionanemto non rinnovabili, e per rendere applicabile gli obiettivi di Kyoto. Una migliore efficienza degli usi finali dell'energia consentirà di sfruttare in modo economicamente efficiente le possibilità di risparmi energetici efficaci sotto il profilo dei costi. Le misure volte al miglioramento dell'efficienza energetica potrebbero realizzare tali risparmi energetici aiutando così la Comunità a ridurre la sua dipendenza dalle importazioni di energia. Inoltre, un orientamento favorevole a tecnologie più efficienti sotto il profilo energetico può dare impulso all'innovazione e alla competitività della Comunità, come sottolineato nella strategia di Lisbona. La direttiva indivisua nel settore pubblico e nella pubblica amministrazione il ruolo strategico nella promozione diuna politica di efficienza energetica. In ogni Stato membro il settore pubblico dovrebbe quindi dare il buon esempio per quanto riguarda gli investimenti, la manutenzione ed altre spese riguardanti attrezzature che consumano energia, i servizi energetici nonché altre misure di miglioramento dell'efficienza energetica. Il settore pubblico dovrebbe pertanto essere incoraggiato a integrare le considerazioni relative al miglioramento dell'efficienza energetica nei suoi investimenti, ammortamenti fiscali e bilanci di funzionamento. Inoltre, il settore pubblico dovrebbe sforzarsi di applicare criteri di efficienza energetica in ogni procedura di aggiudicazione degli appalti pubblici, pratica prevista dalla direttiva 2004/17/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 31 marzo 2004, che coordina le procedure di appalto degli enti erogatori di acqua e di energia, degli enti che forniscono servizi di trasporto e servizi postali (1), e dalla direttiva 2004/18/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 31 marzo 2004, relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi (2), il cui principio è stato confermato dalla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee del 17 settembre 2002 nella causa C-513/99 (3). Tenuto conto della grande diversità delle strutture amministrative negli Stati membri, i vari tipi di misure che il settore pubblico può adottare dovrebbero essere prese al livello appropriato nazionale, regionale e/o locale. La gamma delle modalità attraverso le quali il settore pubblico può espletare il suo ruolo esemplare è molto variegata: oltre alle misure applicabili elencate agli allegati III e VI, il settore pubblico può, ad esempio, avviare progetti pilota in materia di efficienza energetica e favorire un comportamento dei lavoratori efficiente sotto il profilo energetico.
4 Al fine di ottenere l'auspicato effetto moltiplicatore, una serie di queste azioni dovrebbe essere comunicata in modo efficace ai singoli cittadini e/o alle imprese, evidenziando nel contempo i vantaggi economici. Notevole importanza viene assegnata alla Diagnosi energetica e agli interventi da questa scaturita, ai meccanismi d incentivazione tariffaria, ai sistemi di sostegno finanziario. La Direttiva fissa anche un obiettivo strategico di un risparmio del 9% (come minimo) entro il 2016 con verifiche intermedie e report elaborati a livello nazionale. Tale obiettivo, corrispondente ad una diminuzione dei consumi attuali dell 1% annuo potrebbe costituire la base per l attuazione del PEC di Bologna. Per favorire un approccio integrato fra politica energetica comunale e le altre politiche settoriali occorre definire alcuni strumenti condivisi di analisi e costruzione della programmazione energetica da recepire nella pianificazione urbanistica che sono: - Bacini Energetici Urbani (BEU): aree omogenee ad elevata urbanizzazione, delimitate infrastrutture o aree di confine amministrativo, contenenti aree di espansione e riqualificazione urbana superiore ai m2, edifici di proprietà pubblica, reti di tlr o altre specifiche rilevanze urbane (utenze ad elevato consumo di gas, utenze a gas olio combustibile), su cui diviene prioritario definire strategie d intervento per la limitazione dei nuovi fabbisogni energetici e nuove emissioni climateranti. - Linee guida per l energia: schede d intervento mirate e obbligatorie nei BEU, contenenti indicatori e standard prestazionali sugli edifici e sugli impianti - Certificazione energetica degli edifici Procedura in grado di fornire per ogni edificio certificato (attraverso la diagnosi energetica) in forma sintetica il fabbisogno specifico, espresso in kwh/m2, per il riscaldamento invernale, l acs, il raffrescamento estivo e quindi definire la classe di merito d appartenenza. La procedura di Certificazione Energetica è in via di definizione alla scala nazionale e regionale, ma potrebbe essere anticipata a livello comunale, iniziando dal patrimonio di proprietà pubblica comunale, secondo lo schema sotto riportato e già applicato in altre realtà comunali e provinciali (Bolzano, Carugate).
5 LA PROCEDURA DI CERTIFICAZIONE A LIVELLO COMUNALE Domanda (Proprietario o Costruttore) Scheda Tecnica e Allegati (Tecnico Abilitato) Richiesta Certificazione Energetica da presentare al Comune UT Protocollo Richiesta integrazioni Verifica Congruità NO Archiviazione Dati SI Emissione Attestato di Certificazione Targa Energetica La certificazione energetica per gli edifici di nuova costruzione di proprietà pubblica o adibiti ad uso pubblico, propone di soddisfare il fabbisogno energetico degli stessi mediante FER o assimilate e che sia prevista l adozione di sistemi di tele-controllo. Per gli edifici esistenti di superficie utile totale superiore a mq che subiscono interventi assoggettati a titolo abitativo ai sensi dell art. 6 della L.R. 31/02 (Disciplina generale dell edilizia), si richiede che sia migliorato il loro rendimento energetico al fine di soddisfare i requisiti minimi (di cui all art. 25 comma 1 L.R. 26/2004) e siano introdotti sistemi di contabilizzazione del calore per ogni singola unità immobiliare A semplice titolo d esempio vengono riportate nelle seguenti immagini il modello introdotto della Provincia di Bolzano con il sistema di certificazione CasaClima che impone sul nuovo la classe C e il modello svizzero MinErgie. Al modello CasaKlima si stanno ispirando anche altre Regioni, Province e Comuni italiani.
6 Schema di Certificazione Energetica CASACLIMA (Bolzano) Schema di Certificazione Energetica MINERGIE (Svizzera) VALORI LIMITE Industrie e magazzini (edifici nuovi) 20 kwh/m 2 anno RL Riscaldamento locali AC Acqua calda sanitaria AE Elettricità per aerazione meccanica
7 Schema di Certificazione MINERGIE (Svizzera) VALORI LIMITE Industrie e magazzini (edifici anteriori al 1990) kwh/m 2 anno RL Riscaldamento locali AC Acqua calda sanitaria AE Elettricità per aerazione meccanica
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